Un euro per una matita

Il Libano è nel pieno di una crisi economico finanziaria drammatica aggravata dalla  pandemia e dalle conseguenze dell’esplosione avvenuta nel porto di Beirut nell’agosto 2020. I prezzi del cibo sono aumentati vertiginosamente e più della metà della popolazione libanese vive al di sotto della soglia di povertà. I bambini hanno pochissime prospettive di futuro perché l’apprendimento è sempre più limitato. Le tasse scolastiche degli istituti privati stanno diventando insostenibili per molte famiglie e il numero di alunni che frequentano la scuola pubblica cresce esponenzialmente, rendendo praticamente impossibile per i bambini rifugiati siriani e palestinesi iscriversi alle classi; inoltre l’aumento del costo degli articoli scolastici di base come libri di testo, cancelleria e apparecchiature informatiche è una barriera reale che impedisce l’accesso all’istruzione a tutti i bambini.

L’iniziativa “1 euro per una matita”, promossa dal movimento dei focolari in Sardegna attraverso l’associazione di promozione sociale (APS) “Link-legami di fraternità”, in collaborazione con Azione Famiglie Nuove (AFN), è volta a colmare il vuoto educativo,  economico e sociale che  questo Paese sperimenta da diversi anni a questa parte.

La matita è un oggetto simbolico, uno strumento semplice ma anche essenziale per studiare, è più ‘delicato’ di una penna nel senso che il suo tratto si può cancellare e idealmente ciò vorrebbe essere l’augurio che questo momento che stanno vivendo, passi in fretta. L’iniziativa prevede la possibilità di donare una piccola cifra, ma anche di unire le forze coinvolgendo amici e colleghi per far di più per questi bambini bisognosi, inviando una donazione collettiva al conto Iban di Link indicato in calce. Il ricavato è devoluto, tramite AFN, a sostegno dei bambini libanesi accolti attraverso il centro sociale “Together” presso il Vicariato Apostolico dei Latini in Libano con cui AFN collabora. Attualmente sono 70 i bambini che lo frequentano e una cinquantina le famiglie bisognose a cui si offre assistenza sociale, supporto psicologico, servizio medico, attività ricreative e formative, scolarizzazione e alimentazione.

Numerose le iniziative a sostegno dei bambini libanesi già realizzate in questi anni dall’associazione di promozione sociale “Link- legami di fraternità” e portate avanti da Umanità Nuova e le varie realtà del movimento dei Focolari, in Sardegna e nel resto dell’Italia, grazie ad una importante macchina della solidarietà che si è messa in moto. Due i concerti di beneficienza realizzati e tante le altre attività organizzate a sostegno dapprima di una scuola di francescane, poi di altre scuole i cui bambini vivevano situazioni davvero  pesanti. A gennaio durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stata rivolta la proposta di aiuto anche a scuole appartenenti alla chiesta riformata battista e ad altre comunità cristiane. In tutto ora sono 5 le scuole in Libano che vengono supportate grazie alla generosità di tante persone:  1- Beirut Baptist School; 2- Ecole Secondaire des Filles de la Charité;  3- Collège Protestant Français;  4- College des Dominicaines de N.D. de la Delivrande Araya – Liban;  5- Scuola delle Suore francescane missionarie del cuore immacolato di Maria (C.I.M. ) Adonis – Jbeil.

L’attuale iniziativa “1 euro per una matita”, che intende supportare i bambini libanesi accolti nel centro di comunità di Beirut offrendo  loro la possibilità di scolarizzazione, si inserisce in tutta questa scia di attività solidali che hanno già portato molto frutto e creato legami di fraternità tra persone e comunità.

Continuiamo insieme a credere che anche un piccolo contributo può fare tanto. Mettiamo in campo le nostre forze e condividiamo modalità per raccogliere all’interno delle nostre comunità e non solo un aiuto per i bambini del Libano.

È possibile offrire il proprio contributo sul seguente conto corrente:

APS Link – legami di fraternità
IBAN: IT 88°0501817200000017013574
Causale: Progetto 6LITO – Libano Together

Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali.

Fonte: AFN Azione Famiglie Nuove




Sardegna: emergenza alluvione 2020, aiutiamo le famiglie in difficoltà




Centro studi Migrantes: avviare processi, conoscere il territorio

Migrantes – Diocesi di Cagliari

La missione parte dal centro studi Migrantes. Questo è attento al nuovo Dicastero per lo sviluppo umano integrale costituito da papa Francesco lo scorso agosto 2016 e guarda con attenzione alla Fondazione Migrantes della Cei. Sviluppa sul territorio, in rete, iniziative e progetti, precedentemente esaminati e valutati, legge le esigenze locali per dare risposte concrete di incontro e di piena integrazione dei migranti sul territorio. Aiuta a leggere la complessità del fenomeno migratorio che riguarda sia i popoli migranti che gli autoctoni. Aderiscono al centro studi: membri del Movimento dei Focolari, di Comunione e liberazione, di Religions for peace e volontari con competenze specifiche.

Il centro studi avvia processi, coordina e accompagna le iniziative progettuali di conoscenza e di attuazione in corso d’opera o a venire nella diocesi. Una delle attività del centro è stata la creazione del sito della Migrantes (migrantes.diocesidicagliari.it), che viene costantemente aggiornato pubblicando sulla rete tutte le iniziative riguardanti i migranti.

Quartu Sant’Elena ospita e accoglie più di 2.000 immigrati provenienti da Senegal, Romania, Ucraina, Germania, Cina, Marocco, Pakistan, Polonia, Filippine, Brasile, Regno Unito, Federazione Russa, Francia, Niger e Spagna. Di recente è nata una rete che cerca di conoscere e di sviluppare strumenti e soluzioni per l’integrazione, l’accoglienza reciproca e la cultura dell’incontro, per la crescita dei migranti e con i migranti.

Quest’anno è stato improntato all’incontro e alla conoscenza delle diverse realtà presenti sul territorio, per uscire dalla frammentazione e mettere insieme tutte le iniziative e le forze di cui la diocesi dispone. La rete ha avuto dei fruttuosi momenti di vita comunitaria che hanno visto la partecipazione delle varie presenze migratorie provenienti dalle aree della terra più in difficoltà. Si è cercato di valorizzare quanto esiste di edificante nella cultura dei popoli migratori e di sottolineare i punti di contatto effettivi e quelli di incontro con le altre culture. La celebrazione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, nel Gennaio 2017, è stata una grande testimonianza di partecipazione e di reciproca accoglienza.

Aderiscono alla rete: tutte le comunità parrocchiali della forania di Quartu Sant’Elena, la Comunità missionaria di Villaregia, la Società San Vincenzo de’ Paoli, il Movimento dei Focolari, con la sua comunità sul territorio, la Consulta dei giovani della forania di Quartu, l’Assessorato alle politiche sociali del Comune, l’Associazione Arcoiris onlus, l’Aquilone – cooperativa sociale, Starter cooperativa sociale, lo Sprar (Servizio di protezione richiedenti asilo e rifugiati) San Fulgenzio (Caritas), con il Cas (Centro di assistenza straordinaria) (Caritas), il Centro Quattro Mori (Caritas), e i mezzi di comunicazione (Radio Sant’Elena). Una buona accoglienza diffusa sul territorio vuole accompagnare la costruzione duratura di questo cambiamento culturale.

La Migrantes, nella sezione rom e sinti, insieme ai Giovani per un mondo unito, ai “Volontari” del Movimento dei Focolari, alla Caritas, alla Fondazione Anna Ruggiu e ad altre associazioni che si occupano di questa realtà, insieme ai comuni di residenza dei rom e dei sinti, ha dato vita a una rete di accompagnamento per vincere la sfida dell’inclusione nella scuola e nella società. Un primo contatto è stato realizzato grazie al Progetto “A scuola con Ceferino”, che ha visto impegnati giovani volontari del Movimento dei Focolari a sostegno dei bambini rom che frequentano la scuola elementare e quella media del comune di Selargius.

Il progetto è stato molto apprezzato sia dalle famiglie sia dai bambini e ha portato a sviluppare autentiche relazioni di collaborazione, di affetto e di inclusione dei bambini nella scuola e sul territorio, anche coordinati con gli insegnanti. Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione Migrantes e dalla diocesi di Cagliari.

Su questa scia, il centro studi Migrantes ha proposto la realizzazione di un mini-campus estivo a loro dedicato, volto a rafforzare i legami creati nel corso dell’anno scolastico con gli operatori e a permettere ai bambini di avere un momento ricreativo e formativo in un’atmosfera ludica stimolante e accogliente. Il campus è stato progettato come esperienza-ponte tra l’operato dell’anno scolastico e i nuovi progetti e le nuove idee da attuare per il successivo anno scolastico. Questa è, in realtà, un’azione ben articolata e complessa di inclusione sociale del popolo rom.

Stefano Messina, omi

Leggi l’articolo completo sulla rivista Unità e Carismi n.3/2017




Bombe italiane per la guerra. Non possiamo restare indifferenti

Firma anche tu la petizione!

Il ripudio della guerra da declinare oggi nell’Italia dove cresce l’esportazione di armi verso il Medio Oriente: è partito un appello a non restare indifferenti invitando, perciò, a sostenere, con una petizione pubblica lanciata su webl’iniziativa emersa in Sardegna come questione di giustizia e dignità nazionale.

Il gruppo locale di Iglesias di Umanità Nuova, espressione sociale del Movimento dei Focolari, insieme al Movimento Ragazzi per l’Unità, in collaborazione con la rete di associazioni “I giardini della biodiversità”, ha indetto, per domenica 7 maggio 2017, una giornata di sensibilizzazione sul disarmo, intitolata “Run for Unity – Pace … parliamone”.

Volantino Run4unitySardegna

Comunicato STAMPA

Leggi articolo su Città Nuova Online




Sardegna – Mariapoli 2017

Mariapoli Cagliari 2017

Mariapoli Sanluri 2017

Mariapoli Sassari 2017

 

 

 

 

 




Imparare serve, servire insegna

A Selargius, nel cagliaritano, un docente propone un’iniziativa di solidarietà che coinvolge professori e studenti. Pian piano se ne scopre l’alto valore formativo.

Avvertivo da qualche mese, dopo la partenza per il Cielo di mia madre, non più impegnato nelle necessarie incombenze di assistenza che avevano occupato il mio tempo libero negli ultimi anni, l’esigenza di dedicarmi a qualche forma di volontariato. Al tempo stesso era mio desiderio non svolgere questa esperienza da solo, ma condividerla con altri.

Questo moto personale dell’animo si è incontrato con l’approccio educativo, sempre improntato alla formazione integrale della persona, che caratterizza la mia attività di docente in un liceo scientifico del cagliaritano. Da tempo ritenevo importante poter fornire ai miei studenti la possibilità di conoscere i valori della gratuità e della solidarietà non solo attraverso parole, ma con esperienze concrete di volontariato. Pensavo inoltre che condividere con gli allievi un’attività di servizio esterna alla scuola avrebbe avuto ricadute positive nella relazioni interpersonali.

Ho dunque presentato alla Caritas diocesana di Cagliari un progetto di inserimento settimanale dei miei studenti, da me accompagnati in piccoli gruppi, nella cucina e nella mensa, al fine di svolgere i servizi necessari sotto il coordinamento dei rispettivi responsabili dei servizi.

A questo punto ho pensato di non restringere la proposta alle sole mie classi ma di estenderla, d’accordo con la collega di religione e col consenso del Dirigente, a tutte le quarte e le quinte dell’istituto. Con mia grande sorpresa ho raccolto oltre cinquanta adesioni. A questo punto, però, non sarebbe bastata la mia disponibilità di una sera settimanale per accontentare tutti.

Ho allora proposto al collegio docenti l’approvazione del progetto denominato “Imparare serve, servire insegna”, subordinandolo alla disponibilità di colleghi tutor anche solo per quattro o cinque sere nell’arco dell’anno, a titolo gratuito per non inficiare la motivazione fondamentale dell’attività. Con mia grande sorpresa si sono dichiarati disponibili una decina di colleghi (alcuni per un quattro sere, qualcuno per sei o anche otto) e successivamente altri due hanno offerto la loro disponibilità per eventuali sostituzioni. A questo punto è iniziato il complicato lavoro di redigere il calendario incrociando i giorni in cui la Caritas era disponibile ad accoglierci con le esigenze dei colleghi e dei giovani. Più volte ho dovuto rivedere i turni già predisposti per venire incontro a nuove richieste.

Il servizio, avviato nel mese di novembre 2015, è andato avanti per l’intero anno scolastico con cadenza bisettimanale: con la presenza di un docente tutor per ciascun gruppo che lavorava alla pari con i ragazzi, quattro minorenni si rendevano disponibili per l’aiuto in cucina mentre altrettanti maggiorenni servivano in mensa. L’esperienza è stata percepita subito dai docenti impegnati nei turni per il suo grande valore formativo. Una di loro, dopo la prima sera, ha così commentato: «La sensazione per me e i ragazzi è stata quella di stare in famiglia. I ragazzi si sono superati nel pelare patate, affettare pane e altro, in uno stato di “benessere affettivo” e col sorriso sulle labbra, con una naturalezza assoluta». Tutti i colleghi coinvolti ringraziavano sentitamente per l’opportunità loro data di vivere questa esperienza. L’aver condiviso inoltre questa attività offriva nuovi argomenti di discussione nella sala professori e nei corridoi, contribuendo così a elevare la qualità delle relazioni tra noi.

Anche i ragazzi erano molto contenti per aver provato la gioia del dono di sé, che la quasi totalità di essi non aveva mai sperimentato prima. Quelli poi che hanno servito i pasti alla mensa hanno preso coscienza del dramma della povertà, diffusa non solo tra extracomunitari ma anche nel nostro territorio. Una giovane, inizialmente turbata per aver riconosciuto tra gli utenti un vicino di casa del quale non sospettava la situazione di indigenza, ha subito capito che avrebbe dovuto avere su di lui, nel rincontrarlo per strada, uno sguardo discreto e amorevole. Ha scritto una ragazza sulla sua pagina Facebook: «Non avevo mai partecipato a qualche attività che riguardasse la nostra società né mai mi sono interessata all’attualità. L’esperienza di volontariato svolta alla mensa Caritas mi ha aperto gli occhi. Ho servito cibo a persone con cui viaggiavo in pullman ogni giorno, persone a pochi centimetri dal mio naso e ragazzi come me che vanno all’università e non possono permettersi un pasto, genitori e anziani che non arrivano a fine mese, malati, extracomunitari gentilissimi. In realtà non avrei mai immaginato che a Cagliari ci fossero cosi tante persone bisognose di aiuto, persone normali che vediamo in strada tutti i giorni. Ho imparato che bisogna avere rispetto, che bisogna essere pazienti con chi ti da le colpe dei suoi problemi perché non ha nessuno con cui sfogarsi, ho imparato che se uno ha una mozzarella, tutti devono averne una, perché siamo tutti uguali, al diavolo questo essere prevenuti nei confronti delle persone di altri Paesi: facile parlare da dietro uno schermo, ma basta guardare queste persone negli occhi per capire come tutto ciò non abbia senso. Mi è capitato di servire italiani e non ricevere neanche un grazie di risposta e servire invece uomini “di colore” e ricevere in cambio un sorriso pieno di gratitudine, di speranza, ma anche di tristezza. Il volontariato che ho svolto alla mensa della Caritas ha sollevato quel velo dai miei occhi che copriva la realtà che avevo di fronte».

Una classe quarta, coinvolta per due terzi nel servizio in cucina, ha pensato di organizzare un’iniziativa di sensibilizzazione all’interno del liceo intitolata “Testimoni di solidarietà”: è stato realizzato un breve video su questa attività di volontariato e, dopo aver pubblicizzato l’idea con una locandina sulla pagina Facebook della scuola, i giovani sono passati in tutte le classi promuovendo una raccolta alimentare a favore della Caritas di Cagliari. La risposta dei compagni è stata generosa.

Un ultimo frutto di questa esperienza è stato il rapporto di collaborazione vissuto con l’insegnante di religione che ha appoggiato il progetto: da tempo sentivo l’esigenza di confrontarmi con qualche collega sulle diverse questioni della vita scolastica, senza però riuscire a vivere in profondità e continuità con nessuno la passione per incidere positivamente nell’ambiente scolastico. È stata proprio l’esperienza condivisa nel condurre l’attività di volontariato a far germogliare un prezioso seme di unità.

Daniele Siddi

 

 




Mariapoli in Sardegna