Vedere il tutto dal punto di vista dell’anello più debole

Mi è capitato di ascoltare l’esperienza di una comunità che raccontava il processo non facile e anche abbastanza lungo per prendere una decisione sul come aiutare una famiglia di immigrati.

Le idee di ognuno non coincidevano con le idee dell’altro. Era una situazione che creava anche qualche difficoltà nei rapporti. Ma il fatto di voler cercare la volontà di Dio mantenendo l’unità, unito al consiglio di una persona che invitava a vedere il tutto dal punto di vista dell’anello più debole della catena (in questo caso i bambini), ha portato la luce necessaria per arrivare ad un consenso.

In questo tempo di sinodalità, ascoltare questa storia mi è parso illuminante e di grande aiuto per capire che vale sempre la pena di cercare l’unità, anche quando sembra difficile.

Matteo




In ricordo di Daniela Zanetta

38° ANNIVERSARIO DELLA PARTENZA PER IL CIELO DI DANIELA ZANETTA: 14 APRILE 2024

Si è da poco celebrato l’anniversario della partenza per il Cielo di Daniela Zanetta, la giovane di Maggiora dichiarata “venerabile” dalla Chiesa: esattamente 38 anni dal momento in cui ha lasciato il suo corpo terreno, piagato sin dalla nascita da una rarissima malattia – l’epidermolisi bollosa distrofica -, per nascere a nuova vita.

Chiara Bonetti, presidente del Comitato, precisa: “Sin da subito ma anche e soprattutto in questi ultimi anni, giungono a Lucia, la madre di Daniela, o ai contatti del nostro Comitato, attestazioni di grazie chieste e ricevute, testimonianze particolarmente toccanti di come, nel silenzio dei cuori, la ‘nostra’ Danielina operi conversioni, guarigioni del corpo e dei cuori. Già dal 2021 abbiamo raccolto in viva voce i ricordi e il vissuto di chi l’ha conosciuta sia a scuola, sia in parrocchia, sia con le Gen del Movimento dei Focolari (testimonianze che si possono ascoltare sul sito https://danielazanetta.webnode.it/ e sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/groups/137911955121/?ref=share). Ora vorremmo poter far altrettanto con chi si è sentito ‘toccato’ in modo particolare, attraverso la meditazione e la preghiera, dalla forza spirituale della ‘venerabile’. Per questo lanciamo un appello: chiunque abbia ricevuto una grazia per intercessione di Daniela, può contattarci e scriverci agli indirizzi sopra citati. In attesa di un miracolo che possa dare slancio alla Causa di beatificazione, tali attestazioni sono quanto mai preziose”.

Lucia Zanetta aggiunge: “Di recente mi è arrivata dal Nuovo Continente una lettera, piena di affetto e gratitudine, per quanto Daniela ha operato nel cuore della persona che ha scritto e che ha conservato di lei un fervido ricordo. Capita sovente anche di trovare biglietti con richiesta di intercessioni o con un ringraziamento presso la sua tomba, mentre continua incessante la visita da parte di singoli o di gruppi di preghiera o di giovani degli oratori alla sua cameretta, dove si respira aria di Cielo, perché lì, ogni venerdì, negli ultimi anni, Daniela era solita stare in adorazione per tre ore davanti al Santissimo”.

Il Comitato prosegue nella sua opera di diffusione della figura e dell’esperienza della “venerabile” con pubblicazioni come “Inno alla vita”, (il libro illustrato pensato per i più giovani ed edito dalla Velar) e attraverso i suoi scritti, raccolti nel libro “I segreti del cuore”, edito da Città Nuova.




Festival delle relazioni 2024: verso una nuova comunità

Dal 2019 un gruppo di persone appartenenti al Movimento dei Focolari, in collaborazione con il Gruppo editoriale Città Nuova, propone una serie di incontri di riflessione e dialogo su tematiche emergenti allo scopo di offrire un contributo alla realizzazione di una società “nuova” che trova le proprie radici nel riconoscimento dei valori di ogni persona, nella cura reciproca, capace di tessere relazioni di reciprocità alle quali tanto anela l’animo umano.

Percorsi formativi che trovano casa nel Festival delle relazioni giunto quest’anno alla sesta edizione dal titolo: Verso una nuova comunità – Rilanciamo nuovi sguardi a partire dalle domande e dalle sfide del nostro tempo.

Come per ogni edizione, la ricerca delle tematiche avviene dietro il lavoro di confronto, rapporti personali nella comunità locale per l’individuazione dei temi da mettere a fuoco. Il comitato scientifico (composto da persone qualificate e dal direttore della casa Editrice Città Nuova) raccoglie le proposte, le osservazioni e i suggerimenti, in merito a contenuti e tempi, dando così corpo al percorso del Festival.

Il focus di questa edizione, come si evince dal titolo, è orientato a dare continuità al percorso iniziato lo scorso anno. Si è voluto rimettere in evidenza le sfide che il tempo presente vive per guardarle con occhi nuovi e identificarne gli aspetti generativi di “buone relazioni”, di piccole oasi di pace.

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Associazione Arcobaleno Milano

L’Associazione Arcobaleno
Nel cuore di Milano, l’Associazione Arcobaleno è un’iniziativa sociale nata 40 anni fa per opera di alcuni giovani del Movimento dei Focolari e divenuta un esempio riuscito dell’integrazione e dell’inclusione delle popolazioni straniere in Italia. L’obiettivo dell’associazione è quello di accogliere e promuovere l’inclu- sione sociale delle persone migranti. Le fondamenta dell’iniziativa partono da una frase di Chiara Lubich: «Amare la patria altrui come la propria». Alle origini, un torneo di calcio, il Mundialito, che nei primi anni ’80 radunava giocatori da oltre 24 nazionalità. A questo col tempo si è aggiunta la Scuola di Italiano, che è riuscita a cogliere fino a 1.500 studenti all’anno e che oggi costituisce l’attività principale dell’associazione. Oltre a questa ci sono i corsi di inglese, di informatica, il centro di ascolto per le donne, lo sportello di assistenza legale, e i servizi per le famiglie bisognose attraverso la Spesa Sospesa e il Banco Alimentare.

Contatti
E-mail arcobalenoass@libero.it Tel 02 89400383

 




Aspettando l’amore…. IO ‘costruisco’ l’amore

Un gruppo di adolescenti di Milano si è ritrovato nella cittadella di Loppiano dal 17 al 24 luglio per un cantiere estivo. Così ci ha scritto l’equipe di adulti che li ha accompagnati, che ha fatto con loro questa vitale esperienza e raccolto le loro impressioni.
Prendendo spunto da una canzone i ragazzi stessi hanno voluto mettere al centro del loro Cantiere la parola SERVIZIO.
“Il nostro atteggiamento non deve essere quello di chi attende, ma vogliamo essere protagonisti della nostra vita. . .  come? ‘Costruendo’ l’amore con azioni concrete perché, come continua la canzone: …se c’è amore in questa vita, non ci sarà alcun ostacolo che non possa essere superato!”.
E così giorno per giorno a servizio fra noi, della cittadella di Loppiano e di quanto ci veniva proposto, abbiamo potuto costruire rapporti veri, lasciare un segno nella cittadella e dentro il cuore di ciascuno di noi!
Sono stati giorni intensi: il lavoro per portare avanti il progetto del percorso verde LAUDATO SI, l’accoglienza di una comunità di disabili, la visita alle due case con focolarini anziani  di cui i ragazzi dicevano che “nonostante l’anzianità e la malattia in questi focolarini vedevamo persone felici e pienamente realizzate”, l’entusiasmante workshop e concerto del Genrosso….
Parlando di SERVIZIO tutto ha preso questo colore: non solo nei servizi concreti, ma anche nell’affrontare temi come l’economia, la politica, il nostro rapporto con noi stessi e con quanto ci circonda. Fermarsi nella natura ed ‘ascoltare’ anche il silenzio, è stato un modo per ritrovare quella parte di noi che normalmente immersi nelle nostre città non curiamo! Piccoli e grandi servizi ma che hanno portato tutti a vedere realizzati progetti e sogni. 
Un ragazzo, diceva che vedere posizionare sul percorso verde, un tavolo costruito da loro, è stato fonte di grande gioia e soddisfazione. Un altro era emozionato nel vedere che le persone utilizzavano la scaletta costruita da loro.
Dopo la visita alla comunità di Nuovi Orizzonti di Montevarchi una ragazza diceva “queste sono le prediche che vorrei sentire a messa, se ci raccontassero queste esperienze, andrei a messa tutti i giorni”, e un altro “ascoltare Marco mi ha fatto capire che anche se si tocca il fondo più fondo, si può sempre ricominciare”.
 I ragazzi ne sono usciti, diremmo, trasformati e folgorati, attaccati alla sedia per un’ora che è volata. Ognuno in questa settimana si è speso veramente senza limite, constatando che l’amare e il servire limiti non ne hanno e ci rendono pienamente felici. Non sono mancati momenti di svago in piscina, di gioco notturno tra i boschi  e di condivisione a cena nei diversi focolari della cittadella che ci hanno allargato il cuore sul mondo intero, senza dimenticare
la serata ‘disco’!

Al termine di questo cantiere, ciascuno di noi ha scritto un motto, un proposito che ogni giorno ci accompagnerà fino al nostro prossimo appuntamento di settembre…eccone alcuni e il ringraziamento scritto a tutta la cittadella.

  • Fate prima le cose che vi fanno bene e poi quelle che vi piacciono.
  • Mettiti in gioco, sii coraggioso, buttati e prova in tutti i modi ad amare gli altri anche quando ti sembra difficile o non ne hai voglia, sii portatore di gioia nel cuore delle persone.
  • L’amore non ha niente che vedere con ciò che ti aspetti di ottenere; solo con ciò che ti aspetti di dare, cioè tutto.
  • Ascolta il prossimo come ascolti la musica, con le cuffiette, orecchie solo per lui e fa che la sua “musica” ti arrivi al cuore.

“Vogliamo ringraziare tutti voi per  l’ospitalità e per la disponibilità che ci avete donato grazie a voi siamo riusciti a dare il meglio di noi nelle attività di ogni giorno anche nei semplici momenti di convivialità come una merenda di metà mattina. In questo cantiere siamo riusciti ad entrare in contatto con la natura ,esperienza straordinaria per noi ragazzi di città. Grazie per ogni sorriso che ci avete donato che ci ha aiutato a vivere con gioia le nostre giornate e a superare i piccoli ostacoli che potevamo incontrare sulla nostra strada. Ci ha molto colpito la semplicità e la spontaneità della vostra presenza anche nei piccoli gesti che ci ha donato degli esempi di vita da ammirare e da seguire. Torneremo a Milano portando con noi la gioia e l’amore che ci avete trasmesso.” Ed ora… al SERVIZIO SEMPRE, certi che, come ha scritto una ragazza “Piccole opportunità sono spesso l’inizio di grandi imprese”
Buona estate a tutti!

L’equipe Cantiere Loppiano 2022



Vacanza insieme diffusa . . .

Siamo giunti all’inizio della nostra Vacanza Insieme: questa volta più che mai quello che ci unirà sarà il filo d’oro dell’amore che vogliamo vivere in ogni posto dove ci troviamo. Perché?

Come vi abbiamo anticipato, la Mariapoli si effettuerà in modo diverso, diffuso. Parecchi di noi non potranno essere a Falcade ma se lo desiderano potranno essere uniti ovunque si trovano: dal luogo di lavoro, dalle colline, dal mare.

Come Chiara Lubich ci diceva “La legge delle Mariapoli, che fioriscono ogni estate nel mondo, è una sola, una legge che vissuta basterebbe per giustificare una Mariapoli: il comandamento nuovo.” L’amore reciproco

Uniti da questa legge iniziamo a costruire la nostra Vacanza Insieme diffusa, possiamo seguire attraverso il Sito Web (https://www.focolaremilano.org/vacanzainsieme),
per approfondire la riflessione dello spunto (sul sito è possibile trovare ulteriore materiale).

La comunità del Movimento dei Focolari di Milano




Volontariato…nel condominio

Da tre anni sono volontario nella clinica Humanitas Gavazzeni di Bergamo e ogni sabato mattina dedico il mio tempo tra i pazienti nei reparti di medicina e oncologia. A causa dell’emergenza sanitaria, però, da un anno non posso più andare in clinica per questo servizio.

Ne sentivo la mancanza, e mi sono chiesto cosa potessi fare. Mi sono ricordato di una vicina di casa di 99 anni che ha bisogno di cure e sostegno morale. Sono salito da lei e mi sono accordato con la sua badante che ha accettato con piacere l’aiuto che le ho offerto. Così, tutte le sere, vado dalla mia vicina e mi prendo cura di lei. Ciò che faccio forse è poco ma io sono felice perché non mi pesa e la signora la vedo felice e contenta.

Athos




Streaming Redazione Flest

CANALE YOUTUBE REDAZIONE FLEST (Focolari Lombardia Est)




BIG fest 2021 – Rivedi

Per maggior informazioni:  

https://www.flest.it/2021/01/invito-alla-festa-anzi-una-bigfesta.html

Locandina Big Fest 2021

RIVEDI




Amare sempre, subito e con gioia

Un nuovo giorno, di buon mattino subito in auto per andare a consegnare delle chiavi. Arrivo sul ponte ed il flusso del traffico si ferma… c’è un veicolo fermo con doppie frecce. Tutti superano l’ostacolo, mi accosto e vedo una donna con accanto una persona anziana, non ci penso molto, mi dico: “Ecco, è Gesù che mi chiede aiuto!!” Esco dalla mia auto e vado a vedere.

Che succede? La Signora mi dice che alle 8,45 il papà, che era con lei, ha un esame importante in ospedale. Sono in crisi e non so cosa fare.

Allora Le dico: “Salite sulla mia macchina e subito vi accompagno all’ospedale, all’auto ci penso io dopo, riparo la gomma mentre siete all’ospedale . . . se volete naturalmente!”.

“Grazie Signore”, Lei è Sorprendente sembra un angelo sceso qui adesso per prendersi cura di noi. Le lascio le chiavi della mia macchina e ci vediamo dopo.

Così torno indietro, fermo la mia macchina vicino a quella bucata, incomincio a metterci le mani e dopo averla sistemata, decido di fare di più: far sistemare quella bucata, dal gommista che sapevo non molto distante. Così metto in moto la macchina della Signora e la porto dal gommista che la ripara abbastanza in fretta. Alla fine torno all’ospedale per riconsegnare alla signora la sua auto sistemata.

Quando le spiego quello che avevo fatto, la signora mi confida che non credeva più ci fossero persone così, io le spiego che bisogna testimoniare l’amore per il prossimo e oggi Gesù, mi chiedeva questo.

Allora il papà che era stato sempre zitto fino a quel momento disse: “Avevo perso ogni speranza e la mia fede in Dio era lontana . . . ma oggi devo riconoscere che mi sbagliavo e devo rivedere la mia fede. Lei mi ha dato una bella lezione!! Grazie, non mi scorderò di questo giorno”.

Mario




Una bicicletta per andare in Chiesa

Ho chiesto al ciclista se poteva riparare i freni della mia bicicletta che, anche se vecchia, mi faceva comodo per andare in Chiesa. Questi mi ha guardato dicendo che lui la bicicletta la usa per andare nel Parco e poi non sapeva quando avrebbe potuto ripararla.

Mi è venuto spontaneo dire che è più importante andare in Chiesa e che in questo momento c’è bisogno di preghiere . . . soprattutto recitare il Rosario così la Madonna ci apre le porte del Paradiso, la bici comunque potevo portarla da un’altra parte.

Mi ha interrotto, un poco scioccato, assicurandomi la riparazione per il giorno seguente.

Quando sono andato a ritirarla questo signore non voleva essere pagato: aveva riferito in casa cosa era successo e avevano deciso di non prendere nulla e propormi di dare in Chiesa un’offerta.

Ho ritenuto giusto pagare e lasciare a loro di fare l’offerta in Chiesa. Mi ha anche confidato il forte desiderio di sua moglie di passare dalla Chiesa, prima di andare nel Parco come avevano programmato.

Mario




“La rivoluzionaria gentile”. Live streaming 7 dicembre ore 17.00

Iniziativa di chiusura del centenario della nascita di Chiara Lubich

LUNEDÌ 7 DICEMBRE 2020 • ORE 17 

LIVE STREAMING ALL’INDIRIZZO DIRETTA.FLEST.IT

L’iniziativa è realizzata in collaborazione con
– EDIZIONI CITTÀ NUOVA
– CENTRO INIZIATIVE DI CULTURA POLITICA
– ALCIDE DE GASPERI|Castegnato (BS)

Partecipano:
Maurizio GENTILINI | storico, autore di “Chiara Lubich. La via dell’unità, tra storia e profezia”
Luciano ZANARDINI | giornalista e scrittore
Giuliana ZUBANI BERTAGNA | imprenditrice
Giuliano RIZZARDI | avvocato
Vincenzo ZANI | arcivescovo, segretario della Congregazione
per l’educazione cattolica
Gabriele SESANA | Gen2

coordina Claudia FACCIOLI | esperta in comunicazione

VISITA VIRTUALE ALLA MOSTRA CHIARA LUBICH CITTÀ MONDO
con Tina GIACHI | Aloisio CERETTI | Caterina LAZZARONI

VIDEOINTERVISTA a Saverio D’ERCOLE
produttore, con Rai Fiction, del film sulla vita di Chiara Lubich

scarica la locandina




Coronavirus: «Sono guarito»

Toti Ingrassia, focolarino di Milano, si ammala di coronavirus. Dopo la terapia intensiva e 15 giorni di ospedale è guarito. Una storia di speranza e di solidarietà da cui molto s’impara.

La prudenza non è mai troppa. E Toti Ingrassia, 62 anni, educatore, con un quadro clinico non esente da altre malattie da tre settimane stava rinchiuso in casa, ben prima del lockdown. Poi, improvvisa, la febbre dirompente. Ne soffre non solo lui ma anche un altro compagno della comunità del focolare di Milano, mentre altri quattro sono messi in quarantena in casa per 15 giorni. La visita del medico di famiglia conferma che ci sono sintomi riconducibili al coronavirus. Toti e un altro focolarino sono portati nella stessa ambulanza al Policlinico di Milano.

Al pronto soccorso urla, agitazione, tensione attraversano le sale e i corridoi. Il coronavirus mette a dura prova uomini e strutture. La sua diffusione è in piena espansione e colpisce tutti. È una livella direbbe Totò che rende tutti uguali, fragili, passeggeri.

Il sentimento dominante di Toti è la paura di non sapere, di essere scaraventati di colpo in una situazione indecifrabile, di essere di fronte alla propria nudità esistenziale, nel non sapere se e quando si supera un punto di non ritorno. Oltrepassare le porte dell’ospedale al tempo del coronavirus è come varcare le colonne d’Ercole, il limite del mondo conosciuto. Si naviga a vista verso l’ignoto.

Del mondo di prima resta solo il cellulare e qualche effetto personale. Nel mondo di mezzo, nel reparto di terapia intensiva, Toti si ritrova in una pellicola di fantascienza. Viene allettato, nota i compagni di stanza intubati e con il casco posto intorno al capo per poter  respirare. Vivace, dinamico, abituato ad una vita attiva è preso dallo sconforto. Mai si immaginerebbe in quello stato di blocco totale, imprigionato, inchiodato al letto. Si agita. I medici se ne accorgono e lo addormentano con una puntura.

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Portare la gioia

Lavoro in un ufficio pubblico e in questo tempo di emergenza coronavirus tra tutti c’è paura, smarrimento e incertezza sul da farsi. Lo smart working è davvero difficile da realizzare nella Pubblica Amministrazione e non ci sono indicazioni chiare ed univoche.

Questo porta spesso a sfogarsi in discorsi a volte sterili e poco razionali in cui si critica tutto e tutti. All’inizio, forte dell’esperienza di unità che vivo da tanti anni, volevo portare un po’ di speranza cercando di valorizzare il positivo che comunque c’è intorno a noi, informando di quei gesti di solidarietà e fraternità di cui ero venuta a conoscenza, ma avvertivo che cadevano nel vuoto.

Allora dentro di me è avvenuto il primo cambiamento: ho sentito forte che per poter essere canale dell’Amore di Dio anche ai miei colleghi dovevo farmi loro prossima guardandoli come miei fratelli. Da questo sguardo nuovo ho visto chiaramente che il loro primo e reale bisogno era quello di parlare tanto e di esprimere tutti i sentimenti e le emozioni umane che provavano.

Così mi sono messa in un ascolto sincero e senza pregiudizi, cercando di essere “al servizio” delle relazioni tra tutti, spendendo qualche parola in più per avvicinare posizioni diverse oppure con telefonate e messaggi anche fuori dell’orario di lavoro, finalizzati a costruire rapporti e sostenere.

In una di queste telefonate avevo saputo che per il collega sindacalista era stata una giornata molto dura di forti tensioni con il suo superiore. Ho cercato di mettermi nei suoi panni e alla sera gli ho mandato un messaggio di ringraziamento per tutto quello che fa per tutelarci e anche il suggerimento, da sorella, di avere cura di sé e non tirare troppo la corda. La sua risposta immediata: “Mi hai davvero riempito di gioia con le tue parole, grazie davvero!”.  

C. S.




Come se fossi “richiamata in servizio”

Sono un’insegnante di scuola secondaria in pensione da un anno e mezzo. Da qualche tempo aiutavo nei compiti una bambina di quarta elementare, su richiesta delle maestre e dei genitori che conoscono molto poco l’italiano.

Veniva da me una volta o due la settimana e stava facendo progressi perché si sentiva più sicura, mi riferivano le insegnanti. Quando, il 24 febbraio, le scuole in Lombardia sono state chiuse per l’emergenza “Coronavirus”, mi sono sentita chiamare in causa: ora i compiti erano reperibili sul sito della scuola, dove le maestre pubblicano anche video con lezioni per portare avanti il programma.

Ma a casa della mia “alunna” non c’è un computer… Il commento alla Parola di vita dice, tra il resto:”Chiediamoci cosa ci aspettiamo noi…anche consiglio, orientamento, istruzione…”.

Per mettere in pratica la “Regola d’oro” ho pensato che, come i medici pensionati rientravano in servizio, così avrei potuto fare io come insegnante. Ho proposto alla bambina di venire tutti i giorni a casa mia, per studiare e fare i compiti, come se fosse a scuola. Abbiamo cominciato, con sorpresa e gioia delle maestre. Ma, poco dopo, con le nuove norme, non è stato più possibile uscire.

Ora l’unico modo di aiutarla era inviare i compiti al cellulare del papà e con telefonate. Ma ero preoccupata: a casa la bambina avrebbe lavorato?…ha poco spazio e tre fratellini più piccoli. Invece, dopo pochi giorni, mi arriva un messaggio vocale: “Maestra, ho finito tutti i compiti! Se ce ne sono altri, me li puoi dare?”.

Giovanna




Il Coronavirus è arrivato in Italia, in Lombardia . . . tra i miei parrocchiani!

In questo periodo segnato dall’emergenza Coronavirus, facciamo circolare delle buone pratiche di fraternità che si vivono quotidianamente.

Il Coronavirus è arrivato in Italia, in Lombardia, a Milano, a Gorgonzola . . . tra i miei parrocchiani!

In questo momento di incertezza (e di un po’ di indisposizione), sono nello stato d’animo di chi sa che potrebbe arrivare anche a sé. E ciò mi mette in quel “estote parati” (Siate pronti!) di cui parla il Vangelo. Da un lato confesso che un po’ ho paura. Non me ne vergogno. Dall’altro mi chiedo: e se fosse, cosa devi fare in questi che potrebbero essere gli ultimi momenti della tua vita? E mi rispondo: riempire d’amore ogni gesto ed ogni occasione. Fare tutto nell’amore, è così facendo sento screscere in me una grande pace e una rinnovata unione con Dio.

Ma cosa mi sta insegnando questo tempo , in queste quasi tre settimane ormai in cui abbiamo chiuso tutto? Prima di tutto un’occasione di conversione. Avevo preparato tutto bene: 91 adolescenti e giovani a Palermo, la Quaresima con tutte le sue attività, una più bella dell’altra; l’inizio del bicentenario della Chiesa con eventi, concerti, manifestazioni, celebrazioni… Ma forse correvo il rischio di uno sguardo sulla vita che vorrebbe avere tutto sotto controllo! Ma la realtà è più grande di noi e dobbiamo imparare a riscoprire, prima del nostro fare, dell’organizzare e del preparare, l’affidamento al vero Signore del mondo, creatore e Padre, nel gesto umile e intelligente della preghiera.

Questa situazione è occasione perché mi ricorda che sono un uomo, semplicemente e solamente. Come uomo, davanti ad alcune circostanze non posso fare molto. Ma – “fortunatamente” mi viene da dire – sono anche cristiano e proprio per questo posso dire, come il profeta Isaia: “Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza” (Is 30,15).

Mi ha insegnato che abbiamo bisogno di un luogo in cui essere Chiesa. Me lo ero dimenticato. Per questo Dio si è fatto carne in un luogo e in un tempo determinato. Abbiamo bisogno di fisicità, di incontro, di corpo, di luoghi che parlino.

Vivere la messa senza fedeli e sapere che i miei fedeli sono senza Messa mi mette molto a disagio. È un grande dolore, un volto di Gesù Abbandonato da abbracciare e scegliere come unico bene, fonte e culmine della mia vita di fede.

Mi fa guardare con gratitudine tutta la vita trascorsa, le persone amate . . . mi fa dire solo grazie, scusa, e mi lascia un gran bene nel cuore…. Mi fa capire che il Regno di Dio cresce come una pianta senza che l’agricoltore sappia come… per fortuna!

Don Paolo 

http://www.focolaritalia.it/2020/03/10/contagiamoci-con-le-buone-pratiche-di-fraternita/




Diffondiamo a tutti l’antivirus della fraternità

In questo periodo segnato dall’emergenza Coronavirus, facciamo circolare delle buone pratiche di fraternità che si vivono quotidianamente.

26 febbraio 2020

Oggi alle ore 13, su iniziativa del sindaco di Gorgonzola, io parroco insieme al sindaco e alla presidente della Proloco, accompagnati dal capo dei vigili urbani di Gorgonzola, siamo andati ad incontrare i sindaci di Codogno e di Casalpusterlengo, al limite della zona rossa.

Siamo andati per consegnare loro quattro forme di gorgonzola come segno: segno della vicinanza della nostra gente alla popolazione della zona rossa. Segno per me di voler donare un antivirus, l’antivirus della fraternità, perché con il corona virus rischia di diffondersi oggi fra le persone un virus più pericoloso, ed è il virus dell’indifferenza, del sospetto e dell’individualismo.

Per questo ci sembrava importante dire che siamo vicini alle popolazioni colpite; siamo vicini con un segno di solidarietà, di vicinanza, di attenzione, di fraternità. Abbiamo invitato i due sindaci a venire a Gorgonzola per la sagra del gorgonzola. Loro sono stati molto, molto contenti.

Hanno detto che è stata la prima delegazione ufficiale di un comune di un parroco ad andare da loro per manifestargli un segno di vicinanza. Erano quasi commossi tanto erano contenti e non finivano mai di ringraziarci; di ringraziarci non tanto per quattro forme di gorgonzola, ma ringraziarci per questa vicinanza, per questa attenzione alla loro situazione.

Chiaramente abbiamo parlato a due metri di distanza con tutte le mascherine, con tutte le precauzioni che la legge impone anche se loro non sono infetti e non hanno alcun problema. E’ stato credo davvero un momento molto bello, direi proprio un segno grande, un segno di fraternità, un segno d’amore. 

L’attenzione che dobbiamo avere per non contagiare va vissuta non nella forma del sospetto, ma nella forma di un atto d’amore reciproco che ci doniamo vicendevolmente. E allora anche le privazioni che ci sono richieste, credo sia importante viverle proprio come atto d’amore nei confronti dei fratelli. Diffondiamo a tutti l’antivirus della fraternità.

don Paolo Zago – parroco di Gorgonzola (MI)

http://www.focolaritalia.it/2020/03/10/contagiamoci-con-le-buone-pratiche-di-fraternita/




Pensiero creativo: una nuova strada per ripensare la città?

Sono le 19.30 di uno dei primi giorni di vero freddo milanese. Piano piano sempre più persone entrano timide e infreddolite nella sala convegni di via Rovigo 5 a Milano.
C’è il tempo per conoscersi, scaldarsi, tra una pizzetta e un bicchiere di vino.
Ha inizio l’atteso incontro con Elena Granata, Professore Associato di Urbanistica al Politecnico di Milano. È venuta per presentare “Biodiversity. Città aperte, creative e sostenibili che cambiano il mondo” uno dei suoi ultimi libri, dedicato alla tematica della città.

Entriamo subito nel vivo del discorso; gli argomenti toccati sono tanti e molto attuali. Quello ambientale è certamente un tema caldo. Non c’è giorno in cui i giornali non mettano al centro il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai, le manifestazioni promosse dai giovani, non ultimo quanto è in corso a Venezia.
Fin da subito l’autrice ci spiega che il testo è nato dall’esigenza di affrontare la tematica ambientale con una prospettiva nuova: non tanto focalizzata sulla problematica, ma sulle strategie di risoluzione del problema.

È il caso della High Line newyorkese, una ferrovia nata con lo scopo di trasportare merci da una parte all’altra di Manhattan. Dismessa a partire dal 1980, era destinata ad essere demolita, se due giovani dalla mente creativa, Robert Hammond e Joshua David non avessero pensato ad un uso diverso. Oggi la High Line è un parco sopraelevato all’interno di Manhattan ed una delle principali attrazioni di New York. David e Hammond sono riusciti a guardare oltre, lì dove tutti vedevano solo una struttura fatiscente.

Ecco che allora si definisce il genio contemporaneo: colui che cambia il presente reinterpretando il passato. Lo caratterizza un pensiero creativo, divergente, in grado di guardare il problema da un’altra prospettiva e proporre una soluzione che rispetti il contesto e l’ambiente.

Un caso simile è quello accaduto in Cile, dove nel 2010 si sono abbattuti un forte terremoto e uno tsunami. Alejandro Aravena, chiamato nella città di Costitution per ricostruire il paese e proteggerlo da futuri tsunami, aveva davanti due possibili soluzioni: la costruzione di un imponente muro sulla costa, oppure il divieto all’abitabilità dei piani terra, mettendo i cittadini forzatamente in sicurezza. Avena, dopo aver dialogato con le persone del luogo, pensò ad una terza alternativa: prevedere tra la città e il mare una foresta che fungesse da protezione. Questi esempi ci insegnano che, forse, l’unica strategia per ottenere i risultati sperati è rispondere alla natura con la natura.

Ma come portare le persone ad atteggiamenti virtuosi? Come tutti possiamo riscontrare nel presente, infatti, la costrizione ad una norma non ha portato gli effetti sperati. In alcuni casi, allora, è stata provata la strada della dimensione irrazionale ed istintiva, spingendo il soggetto ad un determinato comportamento grazie alla sua sfera emotiva.
È il caso di Mockus, sindaco di Bogotà, il quale, per ovviare ai frequenti incidenti, distribuì ai cittadini cartoncini con il pollice verde da una parte e quello rosso dall’altra. Questi strumenti sarebbero serviti ai guidatori per segnalare atteggiamenti corretti o scorretti.
È importante quindi che per ottenere una vasta sensibilizzazione sul tema ambientale oggi venga fatto un utilizzo intelligente della parte più emotiva di noi.

Usciamo dalla sala: il freddo è ancora tutto lì ma negli occhi dei presenti c’è uno sguardo vivo e lucido, caratterizzato da nuova consapevolezza: la biodiversità è la chiave per rendere il Pianeta un po’ migliore. Cosa ci ha lasciato questo appuntamento? Lo abbiamo chiesto direttamente ad alcuni dei partecipanti…

“Ho trovato conferma che la diversità non è un problema, ma può essere l’inizio di una soluzione ai problemi. È stato un forte stimolo a non guardare le cose sempre dallo stesso lato”. 55 anni, dirigente scolastico

Mi sono proposto di non fermarmi alla prima soluzione che mi viene in mente, ma di valutare con maggiore flessibilità le diverse possibilità”. 22 anni, studente di ingegneria aerospaziale

“L’esempio di Bogotà mi ha fatto comprendere come si può arrivare con strumenti morbidi, ma non per questo meno efficaci, a sensibilizzare le persone rispetto ad una problematica”.
21 anni, studente di giurisprudenza

“Un concetto che mi ha fatto riflettere molto é quello del “rispondere alla natura con la natura” e la nuova prospettiva del non concepire le costruzioni umane come una difesa dalla natura ma, al contrario, pensare nuove idee per collaborare con questa. L’incontro mi aiutato a percepire la possibilità della concretizzazione degli ideali che già condividevo!” 
18 anni, studentessa di economia per l’arte, la cultura e la comunicazione

“Mi ha colpito la possibilità del lavoro interdisciplinare. Sin da piccoli sentiamo parlare di quanto il mondo stia cambiando (dalla politica all’ecosistema) e che il lavoro che intraprenderemo probabilmente non coinciderà strettamente nostri studi universitari. Di per sé tutto il discorso della prof.ssa ha contribuito a farmi cambiare opinione, perchè mi sono sentito coinvolto e chiamato in causa”. 19 anni, studente di economia e management

“Esco da questa serata culturale con la consapevolezza che il problema è urgente e mi/ci chiede una presa di coscienza personale/collettiva. Ho compreso meglio il significato del sinodo sull’ Amazzonia”. 73 anni, sacerdote

“Mi ha colpito la meravigliosa potenzialità dell’umano di rispondere alle criticità del proprio tempo con creatività. Mi ha colpito, inoltre, la possibilità e necessità di affrontare le questioni sociali attraverso un approccio irrazionale ed emozionali”.  35 anni, fisioterapista

“Più che farmi un’idea mi ha dato speranza sapere che all’interno di un élite di docenti universitari vi sono persone non fossilizzate solo sulle conoscenze, ma aperte alle idee che arrivano dal di fuori. È il primo incontro sui cambiamenti climatici da cui mi sono sentito arricchito e non demotivato”. 30 anni, operaio non specializzato

Elena Caselli




Gen Verde: “Come una ventata che risveglia le braci”

Ultime tappe di Gen Verde Acoustic in Italia, a Busca (CN)– con anche un workshop-lampo con giovani in gambissima – vicino al paese della nostra violinista Annalisa, e Saronno (VA); un passaggio veloce ma intensissimo.

Le note comuni? Una grande partecipazione del pubblico, espressa a tratti con silenzi e ascolti densissimi, a tratti con una vera esplosione di gioia, sempre con una vibrazione sorprendente o con applausi interminabili che dicevano adesione al messaggio ascoltato ma anche cantato e ballato da tutti. Era difficile dover dire: “questa è l’ultima canzone…”.

Stando a chi era presente, i concerti hanno portato una valanga di emozioni capaci di toccare l’anima; e si sono colte bellezza, intensità, gioia e speranza, limpidezza, tenerezza, testimonianza di fraternità e pace. Qualcuno ha apprezzato “il linguaggio musicale per tutti, ma chiaro e controcorrente”; qualcun altro ha avuto l’impressione che il concerto fosse “come una ventata che riaccende le braci presenti nel cuore della gente”.

E a noi resta nel cuore un grazie immenso per tutti.

Gen Verde




Una vacanza “speciale”: Arabba 2019

240 persone, (di cui moltissimi bambini, ragazzi e giovani, tante famiglie) hanno partecipato dal 6 al 13 luglio alla VACANZA INSIEME 2019 dal titolo: “PUNTARE IN ALTO: Mettere in relazione persone, culture e storie” che si è svolta ad Arabba, nel cuore delle Dolomiti.
Una settimana di vacanza secondo un programma ormai consolidato e che ha visto negli anni aumentare sempre più il numero dei partecipanti anche molto diversi tra loro per età, provenienza, professione…. : attratti dalla possibilità di vivere rapporti veri e accogliendo la sfida di una vera esperienza di fraternità.

E proprio le relazioni sono state alla base dell’esperienza di questa vacanza speciale che ha avuto ,nei vari giorni, delle parole chiave a cui ognuno era invitato ad aderire: dal “mescolarci” andando incontro a chi non si conosce o è diverso da noi, all’ “incontrarci” donando all’altro qualcosa di sè, dall’ “ascoltare l’altro” in profondità al non spaventarsi delle difficoltà, saper ricominciare e camminare insieme.

Ognuno ha potuto dare il proprio contributo con semplicità, nel riposo, nel camminare insieme ,nell’aiutarsi concretamente in un clima che faceva intravedere la bellezza della famiglia umana quando i rapporti sono basati sull’amore reciproco.

Non sono mancati, la sera, dei momenti culturali ed artistici. Il tema della solidarietà è stato presente con la proiezione del film documentario “Straniero io?” e con la presentazione dei progetti internazionali di Azione per un Mondo Unito (AMU). Una serata è stata dedicata all’arte contemporanea nel suo anelito per le relazioni sociali. Molto intensa anche la serata in cui tre sacerdoti si sono messi in gioco raccontando la loro vita in comune a servizio di una grossa parrocchia dell’hinterland milanese.

In definitiva sette giorni nei quali si è sperimentata la gioia di stare insieme nelle varie diversità,avendo come riferimento la legge dell’amore concreto.

Equipe Vacanze Insieme

www.focolaritalia.it/2019/03/14/arabba-mariapoli-vacanza-insieme/




L’unità non è per pochi intimi . . .

“È stata un’occasione per ossigenare i rapporti”.

“Ogni volta che ci troviamo è speciale!”.

Saluti, abbracci, l’invito per una grigliata serale di inizio estate e la consapevolezza di aver donato un po’ di noi agli altri con quel “pizzico di divino”: così si è conclusa la prima, calda, domenica di giugno.

Una giornata di formazione e partecipazione attiva per la realtà giovanile del Movimento dei Focolari delle varie province della Lombardia, per approfondire alcuni strumenti della spiritualità collettiva e per riscoprire la genuinità del dove due o più.

“È stato un momento per fare chiarezza” – racconta Laura – “Torno a casa carica a mille, pronta a mettere le mani in pasta con un’anima nuova”.

“Mi è sembrato un momento autentico, di ripartenza e di ricerca per uno scambio più profondo tra una generazione e l’altra”, ci confida Donatella.

La giornata è stata l’appuntamento conclusivo di un percorso di formazione iniziato lo scorso aprile a Schilpario (Bg), dove ci eravamo confrontati con temi impegnativi, quali il rapporto con Dio e il rapporto con l’Altro.

Domenica si è parlato invece del come attualizzare il dove due o più che Chiara ci ha insegnato nelle sfide quotidiane.

“È stata una giornata in Dio per andare verso gli altri con fede, gioia e fiducia”, dice Stefano; mentre Andrea ha capito che “La comunione delle esperienze parte dal mettere in atto il Vangelo” e che, come dice Sant’Agostino, “I dissensi occasionali senza rancore possono essere costruttivi”.

Interrogarsi sul proprio essere “GEnerazione Nuova” oggi, nel 2019, con tutti i punti di forza e le fragilità, con tutte le contraddizioni e gli entusiasmi, così come Dio ci ha scelti, è il terreno per progredire insieme nel costruire l’Ut Omnes.

In questo cammino di discernimento ci hanno aiutato le parole di Chiara Lubich, che ci ha raccontato dell’esperienza di vita nel suo focolare; il confronto con alcuni adulti dell’Opera che attraverso piccoli aneddoti quotidiani e qualche ricordo del passato ci hanno rinsaldato nel presente; infine i momenti di comunione fatti a piccoli gruppi, sulla scia di quel Patto d’Amore Reciproco che anche Carlo e Alberto (due gen di Genova per cui è in corso il processo di beatificazione, ndr) si sono scambiati nel 1980 e che resta ancora oggi un esempio prezioso per molti di noi.

“Mi è piaciuta l’idea di invitare Stefano, Luisa, Giuseppe, Donatella, Lavinia e nonna Eda. Ci hanno dedicato del tempo e questo mi ha fatto sentire parte di un Tutto”, dice Francesco.

“Ho avuto modo di capire meglio che vivere all’unisono può significare condividere ogni cosa non solo come ‘semplici amici’, ma scoprendosi pronti a tutto per l’altro. In particolare penso che la comunione delle esperienze sia qualcosa di contagioso, perché da un atto d’amore parte sempre un altro atto d’amore”, ci racconta Sofia.

La volontà di ascoltarsi e impegnarsi a vedere Gesù nell’altro è stato il filo conduttore della giornata.

Farsi carico del fardello dei nostri compagni di viaggio, vivere la Parola con loro, condividere le Esperienze reciproche: è anche questa la comunione di cui parla Chiara, quella “comunione spirituale che darà sempre sprint alla vita ideale; essa ci aiuterà ad amare meglio Dio nella sua volontà e a tradurre in vita la Sua Parola” (Rocca di Papa, 22 settembre, 1994).

Perché l’Unità non è per pochi intimi, ma è un seme che attecchisce nel terreno se questo è coltivato con premura. Piano piano cresce e trova nutrimento in quell’Amore scambievole a cui anche io posso contribuire.

Benedetta Appiani




Momento INeDItO, Momento in Dio

“Noi arriviamo all’unione con Dio amando il fratello. […] Spieghiamo ciò con l’esempio di una pianticella nella quale più s’interrano le radichette, più si alza il fusticino; e più cresce il fusticino, magari a causa dell’ossigeno dell’aria, più s’approfondiscono le radichette. L’amore di Dio è raffigurato nelle radichette, quello del prossimo nel fusticino.” (Chiara Lubich, Unione con Dio e con i fratelli nella spiritualità dell’unità, Castel Gandolfo, 15 giugno, 2002).

Sono state queste le parole d’apertura, le linee guida del fine settimana di formazione che si è tenuto a Schilpario (Bg) dal 26 al 28 aprile e che ha coinvolto alcuni giovani del Movimento dei Focolari che lavorano o studiano nelle varie provincie della Lombardia, per approfondire alcuni dei temi fondanti e impellenti della vita.

L’appuntamento, dal titolo “Momento INeDItO”, si è dedicato infatti al rapporto con Dio e al rapporto con gli Altri, intesi nella loro accezione più ampia.

“Il rapporto con Dio è una cosa che mi ha sempre messa in crisi, perché così come i rapporti con le persone in carne ed ossa sono altalenanti, allo stesso modo (se non il doppio) è il rapporto con Dio, che non posso fronteggiare fisicamente. Interrogarmi su questo è stato un buon punto di partenza, perché è anche attraverso questo tipo di spunti che posso lavorare su me stessa e con gli altri”. Così dice Giulia (22 anni), mentre Luca (28 anni) è rimasto particolarmente colpito dalle esperienze condivise: “Porto a casa le storie di gente che ha saputo mettere in gioco pezzi importanti della propria esistenza scommettendo sulla relazione con l’altro, diverso da sé, e uscendo dal piccolo e sicuro recinto in cui è cresciuto”.

Andrea invece (22 anni) è stato affascinato dall’esperienza di Abdul, di religione musulmana, che all’età di sei anni è arrivato in Italia dove la sua famiglia lo ha portato in oratorio senza problemi, affinché fosse pienamente integrato con i bambini del suo quartiere pur essendo di una religione diversa. “Nel racconto di Abdul ho colto le sue origini salde, ma anche una forte curiosità per tutto ciò che è diverso da lui”.

Anche l’incontro con Anne Zell, pastora della Chiesa Valdese a Brescia, si è rivelato un momento prezioso di confronto ecumenico: “Nelle nostre chiese, sopra l’altare, noi non abbiamo un Crocifisso, ma una croce nuda, spoglia. Questo ci ricorda che Cristo è sceso dalla croce, che è risorto e che la morte è stata vinta”.

Per Lucia (24 anni), invece, la testimonianza più forte è stata quella raccontata da Yalu Zhang, una ragazza cinese proveniente da una famiglia atea e che si è convertita al cattolicesimo durante l’adolescenza: “Non sono stata io a scegliere”, ci confida, “ è stato Dio che mi ha chiamata”.

Chiedersi come sia il mio rapporto con Dio, se sia un legame granitico e che do per scontato oppure se sia qualcosa che si evolve; chiedersi come nutro la mia fede; in quale modo gestisco la relazione con i fratelli e se vivo nella convinzione che l’altro sia per me davvero un “dono”: questi sono stati i punti di partenza per meglio conoscerci, per interagire e creare coesione, scoprendo quanto i fili del tessuto “Io-il fratello-Dio” siano strettamente annodati e inscindibili.

Non solo infatti la relazione con Dio necessita di un allenamento costante, ma è anche una conquista che si rinnova quotidianamente tramite l’Amore al prossimo.

Luca (20 anni) racconta: “Mi è capitato di pensare che il rapporto con Dio potesse crescere soltanto con la preghiera, invece ho capito che è soprattutto attraverso l’amore al fratello che questo si arricchisce. Solo vedendo Dio nel prossimo e amandolo come lui mi ha amato, sarò in grado di arricchire la mia fede ed esserne testimone”.

Lo scopo dei tre giorni trascorsi a Schilpario non è stato quello di fornire risposte univoche e definitive ai dubbi, agli interrogativi che di volta in volta ci affollavano (e ci affollano) la mente e il cuore, bensì l’occasione di fornire spazi di ascolto profondo e generativo che può essere più appassionante se vissuto insieme.

Come racconta Stefano (20 anni): “Torno a casa con una nuova consapevolezza: in fondo siamo tutti in cammino, il che vuol dire percorrere un sentiero dove le domande non trovano risposte concordi e immediate, ma consentono di sperimentare la concretezza della Fede”. Anche Emanuele (28 anni) e Serena (29 anni) confidano di “aver cercato a lungo di capire dove fosse l’interruttore della luce …dopo dieci minuti a brancolare nel buio, siamo riusciti raccoglierci un pochino  con Gesù in cappellina”.

Letizia (20 anni) racconta: “l’esperienza di Schilpario mi ha permesso di aprirmi di più e di sfatare dei pregiudizi che mi sono accorta di avere nei confronti di chi è diverso da me”.

“Ho vissuto un’esperienza profonda!”, dice Luca (23 anni), “al di là degli argomenti affrontati, mi porto a casa le storie che ho incontrato, i legami che ho stretto e la consapevolezza che arrivare al fratello vuol dire arrivare a Dio”.

In una location suggestiva e fresca, incorniciata dalle montagne innevate e da un soffuso silenzio, si è creata l’occasione ideale per fare vuoto dentro di noi, per tendere il cuore verso quel seme di Comunione fraterna che solo in Dio trova compimento, e verso quell’Amore reciproco che possiamo donare a piene mani per le vie del mondo.

Benedetta Appiani




Insegnami i tuoi sentieri

Mi accorgo che Dio mi chiede di perdere un po’ tutto: i miei sogni, desideri e progetti per fare miei i suoi sogni, i desideri ed i progetti. Saper perdere il mio desiderio di tornare a casa presto dall’ospedale quando mi chiedevano di restare ancora. Saper perdere tante iniziative pastorali che mi affascinavano per ridurmi a una vita chiusa e troppo tranquilla. Saper perdere, nei prossimi mesi, anche la parrocchia di Salò dove mi sono sentito a casa, e anche tanto amato dalla gente. Ma è bello scoprire che proprio questo perdere è un guadagnare una nuova visione della vita, nuovi doni di Dio, una vita vissuta nella Volontà di Dio con tanta gioia e libertà interiore. In questo contesto ho anche scoperto che la mia esistenza, a causa della mia malattia, è avviata verso l’eternità.
A Villa Gemma, parlando con una dottoressa che mi ha seguito, ho chiesto cosa mi devo attendere, e anche una possibile tempistica sulla fine della mia vita, e mi ha parlato di alcuni mesi, forse qualcosa di più, ma non certamente di un anno e mezzo o due. Proprio questo aprirmi alle vie di Dio mi ha dato una grande libertà e serenità, senza avvertire un minimo di paura o di tristezza. Anzi, nel cuore è nata una grande riconoscenza per la mia vita, per l’età a cui sono arrivato, per i doni immensi che hanno arricchito la mia esistenza. Come non ringraziare per il dono della fede in Dio amore, che da senso a tutto ciò che viviamo? Come non ringraziare per il dono della chiamata al sacerdozio, alle esperienze fatte nelle varie parrocchie, con le fatiche e ai fallimenti ma anche con tante gioie per essere stato un piccolo e povero strumento nelle mani di Dio? Come non ringraziare per il dono dell’Ideale di Chiara Lubich che ha illuminato di luce nuova la mia vita personale e il mio ministero, e soprattutto per l’esperienza del Focolare sacerdotale, che mia ha fatto sperimentare la bellezza e la concretezza della comunione,  di un rapporto profondo di unità tra noi. In questi ultimi anni, e soprattutto in questi ultimi mesi, ho avvertito tanto amore fraterno che spesso mi ha commosso! E tutto questo al di là delle mie povertà e debolezze umane! Anche questa realtà che mi attende mi apre ancora di più alle “vie di Dio e ai suoi sentieri” e alla gioia profonda del cuore.

Don Lionello Cadei (Coccaglio – BS – 1950/2019)




Accoglienza e inclusione: l’esperienza di una comunità in Lombardia.

Gazzada Schianno comune di 4500 abitanti in provincia di Varese. Nell’agosto 2016 arriva un gruppo di dieci giovani richiedenti asilo provenienti da diversi Paesi africani, affidati a una cooperativa locale.

“Il Sindaco, contrario all’accoglienza dei migranti, ha cominciato a sostenere che l’appartamento che li alloggiava non era idoneo  e che la popolazione non era disponibile all’accoglienza. Sentivamo che non era così, che buona parte della cittadinanza avrebbe voluto mettersi a disposizione di questi ragazzi e che non potevamo stare a guardare con indifferenza. Così, su proposta di un sacerdote, abbiamo contattato persone impegnate nella Caritas e altre associazioni e iniziato a creare un dialogo con questi ragazzi, andando a trovarli e invitandoli a trascorrere qualche momento di svago con noi. Poi postavamo le foto sulla pagina di un gruppo social che racconta storie e vicende del territorio. Poiché siamo  presidente e consigliere di una Fondazione e facciamo  parte di un coordinamento tra associazioni, abbiamo cominciato un percorso di collaborazione molto fruttuoso, anche se non privo di difficoltà, causate soprattutto dall’amministrazione comunale, per accogliere concretamente questi giovani nella nostra comunità: corsi di lingua organizzati dalla Caritas che integravano quelli da loro già seguiti nelle scuole pubbliche, attività ricreative dell’oratorio, tesseramento per la squadra di calcio di Gazzada, pranzo di Natale insieme. La Cooperativa, che inizialmente mostrava diffidenza nei nostri confronti,  ha successivamente espresso un grande apprezzamento per tutto ciò che facciamo, tanto da consegnarci un attestato di benemerenza firmato anche dalla Prefettura. 

 

Un’altra azione è stata quella di riuscire ad ottenere un accordo con il Comune per far svolgere ai ragazzi dei lavori socialmente utili. Grazie alla disponibilità di alcune famiglie del paese e col contributo di tutte le associazioni, è stata pagata l’assicurazione e si è svolto il corso sulla sicurezza: i nostri giovani hanno così cominciato a svolgere lavori di giardinaggio o di pulizia delle strade. In questi pomeriggi di lavoro c’era sempre un volontario che li accompagnava. Siamo sorpresi di quanta cura ed energia abbiano dedicato al loro lavoro, e come siano stati accolti con simpatia dalla popolazione. Una volta hanno svolto il servizio per il centro anziani del paese e questi li hanno poi ringraziati, offrendo loro bevande calde e panettoni. Altre due iniziative sono state attivate, quella di offrire ai ragazzi la possibilità di frequentare un corso per saldatori e proporre ad alcune aziende del territorio lo svolgimento di uno stage, perché possano imparare un lavoro. Purtroppo il loro futuro è molto incerto perché il responso della commissione è stato per tutti negativo. È un duro colpo ma i ragazzi hanno deciso di  fare ricorso e noi siamo accanto a loro, cercando di capire in  quale altro modo è possibile aiutarli. Non molliamo e siamo sicuri che quello che abbiamo cercato di dare a questi ragazzi, che ci ricompensano già quotidianamente con il loro affetto e la loro amicizia, non andrà perso, rimarrà sicuramente nei loro e nei nostri cuori”.

Silvestro e Luigi a nome di un gruppo di volontari di Gazzada Schianno