L’ambasciatore del Baskin, il BASKet INclusivo

Federico Vescovini, noto imprenditore del settore metalmeccanico e la sua esperienza con un modo nuovo di praticare lo sport

In principio fu Cremona. Correva l’anno 2001. Antonio Bodini è un ingegnere di professione, padre di cinque figli, tra cui Marianna, una ragazza disabile nata prematura. L’invenzione è semplice come l’uovo di Colombo, ma è una rivoluzione copernicana, l’uomo e la donna e non il gioco sono al centro di ogni attività sportiva.

La persona sia essa normodotata, talentuosa o con limitazioni di qualsiasi genere e neofita, nella condizione in cui si trova può essere messa in grado di giocare in modo competitivo a baskin insieme agli altri. Il campo è lo stesso, le regole cambiano, si adattano e s’immedesimano con le persone per permettere a chiunque una reale partecipazione competitiva al gioco. È come se l’uomo vitruviano, simbolo dell’arte rinascimentale, fosse stato disegnato al centro di un pallone da basket.

Nelle nuove regole, nate dalla sperimentazione e dai suggerimenti dei ragazzi, si aggiungono, ai due canestri tradizionali, ulteriori quattro canestri a metà campo e i ruoli dei giocatori, che compongono una squadra di uomini o donne che siano, riflettono le abilità al gioco in funzione di esperienza, capacità atletica e presenza di limitazioni fisiche o cognitive. Il regolamento funziona e tutti possono o meglio debbono dare il proprio contributo alla squadra per la vittoria.

Si chiama Baskin proprio perché è BASKet INclusivo e possono giocare uomini, donne, disabili, normodotati, anziani e bambini. La partecipazione è aperta a chiunque. L’idea ad Antonio Bodini nasce in casa, si sviluppa con Fausto Cappellini, professore di educazione fisica e si afferma ai massimi livelli mondiali in termini di applicazione concreta di inclusività e democraticità.

Federico Vescovini

Federico Vescovini è un affermato imprenditore di Sbe Varvit SpA un’azienda leader mondiale nella produzione di giunti meccanici di fissaggio di alta qualità che sono di fondamentale importanza per molti settori industriali. Decisivi sono gli incontri. A Udine, dove vive, conosce un professore di educazione fisica che l’anno seguente subisce un grave incidente che lo costringe in carrozzina. Il professore gli scrive una mail per fargli una proposta. La mail viene cestinata e poi recuperata.

L’imprenditore, infine, incontra il professore. «Mi introduce al Baskin – spiega Federico Vescovini -, il primo sport inclusivo e competitivo allo stesso tempo capace di mettere insieme tutti nella stessa squadra. Comprendo subito che è uno sport candidato a contribuire in modo fondamentale a quel mondo di fraternità che sa includere e valorizzare le differenze, quel mondo unito, che ho in cuore e che sognava Chiara Lubich».

Fatti e non parole, così si ama il prossimo. Federico Vescovini non perde tempo, finanzia la start up Zio Pino Baskin. A distanza di un anno ci sono già due squadre a Udine. Dopo quattro anni, le squadre salgono a 12 nella Regione Friuli-Venezia-Giulia.

Quest’anno la grande soddisfazione. La Zio Pino Baskin di Udine vince il campionato italiano e Antonio Bodini diventa Ufficiale al Merito della Repubblica.

L’ambasciatore del Baskin, così ama definirsi Federico Vescovini perché il suo lavoro lo porta in molti Paesi e, dovunque si trovi promuove in Slovenia, Croazia, Serbia, Albania, Egitto, il basket inclusivo, superando non pochi ostacoli e pregiudizi.

E ora una nuova iniziativa: il sogno di portare gli sport inclusivi al comitato dei Giochi del Mediterraneo del 2026 a Taranto. «Inserire oltre alle competizioni per normodotati e per diversamente abili anche gli atleti appartenenti agli sport inclusivi come il Baskin. Sarebbe la prima volta in una manifestazione internazionale e sono convinto che i valori universali insiti in questi sport rappresentino un segnale importante di fraternità per il Mediterraneo».

Due discorsi lo hanno ispirato. Il primo è di Papa Francesco a Marsiglia, del settembre del 2023. Citò l’esempio del “sindaco santo” Giorgio La Pira che vide il Mediterraneo non solo come un luogo di conflitti, ma come una opportunità per «l’inizio e il fondamento della pace tra tutte le nazioni del mondo». Tutte le grandi visioni, profezie, non si fermano all’esistente. Partono dal reale, ma sognano di «allargare le frontiere del cuore, superando barriere etniche e culturali». Il Mediterraneo può diventare un mare che unisce.

È anche il sogno di Margaret Karram, presidente dei Focolari, nata e cresciuta ad Haifa in Israele che, nel settembre del 2023, disse che «un Mediterraneo della fraternità dimostra come le differenze ci facciano progredire e ci permettano di superare le frontiere (…) È un’utopia? Il passato ci insegna che non lo è. Lo conferma anche lo storico inglese David Abulafia che ha spiegato che per la maggior parte dei secoli passati, anzi dei millenni, la caratteristica del Mediterraneo è stata “integrativa”».

Integrazione e inclusività sono tipiche del Baskin che oggi è presente in 18 regioni Italiane con 182 Associazioni Sportive Dilettantistiche con oltre 6300 tesserati di cui circa 3400 atleti con disabilità. La crescita della disciplina è stata accompagnata inizialmente dall’Associazione Baskin fino ad arrivare a strutturarsi nel 2019 nell’Ente di promozione paralimpico EISI.

Fu il Presidente Mattarella venuto a conoscenza di questo sport inclusivo e approfondendo le difficoltà incontrate per riuscire a classificarlo idoneo ad entrare a tutti gli effetti parte di una federazione sportiva che fondò nel 2019 la EISI, l’ente nazionale degli sport inclusivi, la prima federazione sportiva del suo genere a livello mondiale. La fondazione di questa nuova federazione ha favorito l’ideazione e sviluppo di altri sport inclusivi quali il calcetto, le bocce ed altri ancora.

Baskin in Slovenia

Anche a livello internazionale, proprio per il suo approccio universale ed inclusivo, il Baskin si è rapidamente diffuso e oggi conta più di 20.000 atleti in tutta Europa. Oltre all’Italia, il Baskin viene regolarmente praticato in Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Lussemburgo, Belgio, Inghilterra, Slovenia, Croazia, Serbia, Albania, Grecia e Senegal.

Il Baskin sarà presente nella piazza sant’Antonio di Trieste fino al 5 luglio per le Settimane Sociali dei cattolici in Italia come buona pratica di impegno civile, di dedizione al bene comune, di partecipazione e di testimonianza dei valori repubblicani.

«È il sogno – conclude Federico Vescovini – di attivare processi tentando di costruire “dal basso” un mondo migliore, che valorizza le diversità per una società che viva nella quotidianità concrete azioni di inclusione e di pace».

Aurelio Molè

https://www.ziopinobaskinudine.it

https://www.baskin.it




Gorizia e Nova Gorica: “Vivere la pace Go25”

Da sempre tra i membri della nostra piccola comunità di Gorizia, appartenenti al Movimento dei Focolari, c’era il desiderio di poterci incontrare con la comunità slovena e condividere qualche momento insieme per rinsaldare il nostro legame di unica famiglia del Movimento, ma per diverse circostanze, prima fra tutte la difficoltà della lingua, non eravamo mai riusciti a progettare niente. Ma nel 2022 si è saputo che Gorizia sarebbe stata nel 2025 capitale della Cultura Europea assieme a Nova Gorica e questo l’abbiamo visto come segnale da cui partire.

Nel marzo del 2022 in occasione dei Santi Patroni della città Ilario e Taziano, il tema scelto per le celebrazioni fu “Gorizia porta aperta” a ricordo della visita che papa Giovanni Paolo II fece trent’anni prima alla nostra città.

Tra i diversi eventi proposti c’era una biciclettata che partendo da Gorizia andava a visitare le tre chiese di Nova Gorica proprio perché “se si vuol essere aperti prima bisogna conoscersi” e ci è stata chiesta una collaborazione per l’organizzazione di questa uscita.

Ci è sembrata una bella occasione per metterci a disposizione della Diocesi e poter così fare il ciak anche con la comunità slovena coinvolgendola nell’organizzazione.

Ci siamo così ritrovati tra gli aderenti delle comunità italiana e slovena ed è stato un momento molto forte perché si sentiva che era tanto atteso da entrambi e tanta la voglia di fare qualcosa insieme. La manifestazione è riuscita benissimo.

Nel programmare le iniziative in vista del 2025 abbiamo pensato che si poteva proporre nelle scuole sia italiane che slovene, il progetto vivere la pace sull’esempio dell’esperienza di Trento, per sensibilizzare i bambini e i ragazzi delle scuole proponendo una cultura nuova di fratellanza proprio in questo nostro territorio di confine. Questa poteva essere l’occasione per iniziare una collaborazione diretta con i nostri del Movimento dei Focolari che vivono in Slovenia.

Così ci siamo trovati per la stesura del progetto “Vivere la pace Go25” che abbiamo poi presentato a tutte le scuole dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado sia di Gorizia e di Nova Gorica.

Ovviamente ci sono delle differenze nel sistema scolastico tra le due proposte ma il progetto resta uguale: “Educare alla pace non si insegna in modo nozionistico, ma è un esercizio che si trasmette con l’esempio nella vita di tutti i giorni, in famiglia a scuola, sul lavoro. Valori come rispetto, fiducia, libertà, onestà, sincerità, dialogo, si possono realizzare e ci portano a vivere in pace perché la pace è possibile se comincia “da me”.

Abbiamo deciso di aderire insieme al Progetto Living Peace International che da anni promuove il Dado della Pace e altre metodologie, collegando le scuole in una rete globale.

Nell’anno scolastico 2023-2024 hanno aderito alla proposta ben 12 scuole di Gorizia: 6 asili, 3 elementari, 3 medie per un totale di 327 bambini-ragazzi.

A partire da novembre ci siamo incontrati diverse volte con le insegnanti che hanno aderito al progetto e abbiamo presentato il Dado della pace e del materiale da poter utilizzare, ma lasciando piena libertà di gestire come meglio credevano le loro iniziative.

Abbiamo creato una chat dove le insegnanti potevano aggiornare e inserire foto delle attività che stavano svolgendo creando così un bello scambio di idee. Insieme poi abbiamo progettato la festa finale con l’esposizione di tutti i lavori e attività che erano state svolte durante i mesi precedenti. Purtroppo per motivi burocratici non siamo riusciti ad organizzare l’evento insieme tra le scuole di Gorizia e Nova Gorica ma confidiamo nel prossimo anno.

Venerdì 24 maggio in una bellissima mattinata di sole, per nulla scontato, si è svolta presso l’oratorio del duomo di Gorizia la festa conclusiva del progetto “Vivere la pace Go-25” che ha visto la partecipazione di più di 300 bambini -ragazzi accompagnati dai loro insegnanti. Una festa di colori a iniziare dalle magliette diversificate per ogni scuola, alle bandiere appese e ai tanti cartelloni dei lavori svolti che facevano da cornice a tutto il campo. Era davvero uno spettacolo veder arrivare bambini dell’asilo in fila perfetta che si tenevano per mano e che riconoscevano il loro cartellone appeso o ti dicevano sorridenti che loro erano venuti per la festa della pace.

Proprio per conciliare le esigenze dei bambini piccoli il programma pensato è stato molto semplice ma tanto partecipato. Aiutati da due pagliacci speciali “Gibì e Doppiaw” tutte le scuole si sono presentate con un “urlo di battaglia” a cui è seguito un gruppo strumentale delle medie che ha suonato e cantato “l’Inno alla gioia”.

E’ stato poi presentato brevemente il progetto “Vivere la pace Go 25” spiegando che volevamo essere dei veri testimoni di una nuova cultura nella nostra città perché la pace parte da noi e dobbiamo tutti essere protagonisti e costruttori della pace e che per aiutarci abbiamo imparato ad utilizzare il “Dado della pace” (ne avevamo uno grande 50x50cm) con cui abbiamo già iniziato a fare tante esperienze concrete che erano riportate sui cartelloni appesi.

Altro momento significativo è stato quello della ricomposizione del grande mandala (200x200cm). Ogni classe aveva ricevuto in precedenza una parte (50x50cm) che i bambini-ragazzi potevano colorare ogni volta che facevano un atto di gentilezza.

A turno ogni classe è stata invitata ad incollare il proprio pezzo colorato sulla matrice grigia a significare che con il nostro modo di comportarci possiamo cambiare la nostra città da grigia e triste in una colorata e felice.

I bambini di una scuola elementare hanno presentato la storia del “Fiore della vita”, fiore che viene minacciato da un re prepotente ma che solo la cura di una bambina riuscirà a salvare. Si sono intervallati bangs, semplici coreografie e canzoni sia in italiano che sloveno.

Alla fine si è cantato Eveno Shalom in italiano, sloveno, inglese, ebraico e arabo. Prima dei saluti finali ogni classe ha ritirato un pezzo del grande mandala, ma non il proprio ma quello colorato e firmato dai bambini di un’altra classe.

Il progetto proseguirà anche il prossimo anno sia a Gorizia che a Nova Gorica e si auspica che al termine dell’anno scolastico si possa prevedere una festa tra bambini e ragazzi italiani e sloveni in un punto significativo del vecchio confine con l’installazione di un grande Dado della pace.

Antonella Gaggioli




Quando il lavoro diventa una “mission”

Lavoro da 7 anni come operatore socio sanitario presso una cooperativa e mi occupo di assistenza a domicilio. Rispetto al lavoro in struttura il lavoro a domicilio richiede maggior attenzione in tutte le necessità dell’assistito. Fondamentale è il rapporto con la famiglia, la sinergia col medico di base e con il distretto sanitario.

Ho conosciuto Bepi (lo chiamo così per rispetto della privacy) circa 6 anni fa. Ci ha lasciati alcuni giorni fa. Era affetto dal morbo di Alzheimer da diversi anni. Per desiderio della famiglia l’ho seguito costantemente fino alla fine, per cui gran parte del mio lavoro era dedicato a lui.

In questi anni abbiamo fatto molte cose con Bepi, anche se lui non riusciva ad esprimersi chiaramente. Lunghe passeggiate, vacanze al mare, momenti ricreativi.

Non sono mancate le occasioni per stimolarlo e far affiorare le sue residue capacità motorie, espressive, emozionali con canzoni, letture, giochi.  Con la moglie è nato un rapporto molto amichevole, ci siamo confrontati sulle terapie e i passi da compiere mentre avanzava la malattia.

La famiglia (benestante) non ha una particolare sensibilità “religiosa”, vive in una sorta di indifferenza e non frequenta la Chiesa. Tuttavia in questi anni ho avuto modo di esprimermi apertamente, stimolato dalla curiosità della moglie che mi chiedeva cosa c’era “dietro” le mie scelte.

Così le ho parlato del Movimento, dei miei impegni e delle iniziative che facevamo col focolare e la comunità. La cosa interessante era che ad ogni inizio settimana mi chiedeva cosa avessi fatto nel weekend e non le ho mai nascosto nulla. Presto è nata una stima reciproca e il dialogo tra noi si è aperto sui più vari argomenti.

Qualche settimana fa Bepi si è aggravato e non si alzava più dal letto, non mangiava e faceva fatica a respirare. Insieme alla moglie abbiamo deciso di tenerlo in casa. Gli ultimi giorni sono stati “intensi” e vissuti serenamente. Quando Bepi ormai si stava “spegnendo” la moglie mi chiede improvvisamente: “come funziona con i riti religiosi”?

Chissà perché anziché starle a spiegare teoricamente come funzionava, le ho risposto: “vuoi che vada a chiamare un sacerdote”? Lei mi ha risposto di sì. Così mi sono precipitato dal parroco della chiesa lì vicino, che conoscevo poco, ma non lo trovo. Procuratomi il numero di cellulare da una volontaria riesco a raggiungerlo. Con mia sorpresa mi risponde, cosa strana mi dirà più tardi, poiché di solito non risponde immediatamente ai numeri sconosciuti. Arriva a casa del mio assistito nel giro di pochi minuti.

Bepi stava quasi “partendo”. La preghiera dell’unzione degli infermi è stata bellissima. Non l’avevo mai sentita, mi sono anche commosso. La moglie e i figli erano presenti.

Dopo pochi minuti, Bepi è “partito” serenamente. Al suo funerale (che in forma privata abbiamo fatto in chiesa) ho letto un pensiero che riassumeva la mia esperienza con lui. La famiglia ne ha voluto una copia.

Ora il rapporto con la famiglia si è consolidato. E’ stata una esperienza forte di “misericordia” di Dio proprio come dice la Parola di Vita del mese di febbraio.

Franco Vasta – Udine




Cantiere Ragazzi per l’Unità fra i monti del tarvisiano

CANTIERE MONDO UNITO RAGAZZI 11-17 ANNI CAMPOROSSO (TARVISIO – UDINE) 3-7 LUGLIO 2019

Fra i monti del tarvisiano, a un’ora da Udine e a due passi dall’Austria, dal 3 al 7 luglioabbiamo vissuto un bellissimo “cantiere” con 46 ragazzi dagli 11 ai 17 anni provenienti da tutto il Friuli Venezia Giulia. La generosità e l’entusiasmo dei 14 adulti pronti a donare tempo, energie, capacità…sono stati il motore e la base sicura che ha permesso ai ragazzi, a tutti noi, di agire molto concretamente come cittadini attivi, rendendo piùbelli “angoli bui” del territorio: con nel cuore un “segno matematico” come motto della giornata, il “time-out” a mezzogiorno, con guanti, carriole, badili, zappette e rastrelli,un gruppo ha risistemato un sentiero e trasformato quasi in un giardino una collinetta attorno ad un
faggio secolare meta di turisti, un altro gruppo ha ripristinato le tombe di uno storico cimitero austro-ungarico (con caduti della prima guerra mondiale), distrutte da un’alluvione. E poi gite alla scoperta della bellissima natura con laghi, torrenti, monti maestosi, giochi di squadra, momenti di svago per stare insieme e conoscersi, uno sguardo sul mondo ascoltando intensamente la testimonianza di un giovane che era appena tornato dalla Bolivia, la visita alla “Baita dell’alpin”, costruita dal nonno di Marco Aquini, con tutta la ricchezza di valori e di Vangelo vissuto che traspariva anche grazie alla forte testimonianza di Marco stesso e di alcuni di noi. Il tutto in un clima gioioso, sereno, in cui l’undicenne stava a suo agio col diciassettenne e col settantenne!

Giorni che ci sembra abbiamo portato tanti frutti: hanno potuto partecipare 10 ragazzi del posto, paese di montagna dove da anni non si facevano iniziative per i ragazzi e dove c’era isolamento e chiusura; con la sola nostra presenza siamo riusciti a mobilitare l’intero paese, che ci ha inaspettatamente aperto braccia e cuore, forse vedendo che volevamo sinceramente solo fare qualcosa di bello con loro e per loro, per la loro terra. Ragazzi, genitori, viceparroco, alcuni catechisti, suore, istituzioni civili, famiglie hanno compiuto un atto di fiducia verso di noi e ne è nato un rapporto di reciprocità nella stima e nella cordialità.

Sembra che la parrocchia, con le parole espresse nell’omelia dal vice-parroco durante la messa solenne, abbia ricevuto uno stimolo e una spinta ad aprirsi e a iniziare cose nuove per i ragazzi. Significativo e inaspettato il dono di una statua in ceramica della Madonna del vicino Santuario del Monte Lussari, meta di tanti pellegrini di varie nazioni. Il Consorzio “Vicinia” che ci ha permesso di ripristinare il sentiero ha usato tutte le forme possibili per ringraziarci: una targa in legno affissa lungo il sentiero a testimonianza del lavoro fatto, una pergamena scritta a mano consegnata a ciascun ragazzo con un grazie personale.

Anche i gestori del cimitero austro-ungarico hanno voluto farsi presenti con una targa di ringraziamento in tedesco. Citiamo questi riconoscimenti per esprimere la bellezza e la preziosità dei rapporti che sono nati. Ancora frutti: un ragazzo di Camporosso era così felice di stare al cantiere che non voleva partire per le vacanze con la famiglia (prima che finisse il cantiere); un ragazzo timido che all’inizio stava per ritirarsi dal cantiere, ha poi trovato “il suo posto” sentendosi libero di esprimersi senza sentirsi giudicato: ha giocato sereno con tutti, ha partecipato al programma, ha aiutato in cucina. Un ragazzo ha accettato di fare un servizio superando un suo limite evidente; un altro che non parlava con la mamma da tempo, le ha telefonato per raccontarle cosa stava facendo al cantiere.

Tutti sono stati felici di lavorare a contatto con la natura, hanno conosciuto nuove persone, hanno rafforzato rapporti già iniziati, si sono molto divertiti; tutti desiderano rifare l’esperienza.

Un animatore così si è espresso: “Questo cantiere ha lasciato un segno indelebile in tutti i ragazzi … A differenza di altri cantieri, qui i ragazzi hanno dato testimonianza (questa è maternità spirituale). Non possiamo più abbandonare Camporosso e Valbruna. Sono super contento. Evviva”.

Ci sembra di poter dire di aver portato un seme di unità e speranza e di aver colorato con l’amore qualche angolo buio delle nostre terre.

Stefania e Franco 




Veglia per la pace a Gorizia

Fortemente interpellati dall’appello di papa Francesco, anche a Gorizia ci siamo trovati per preparare una veglia di preghiera per la pace nella serata del 23 febbraio, presso la Chiesa dei Cappuccini che si è ben presto riempita.

E’ bastato poco per definire un programma e dividerci i compiti. L’unico desiderio era  pregare il Dio della pace e sentirci ri-chiamati al servizio di un bene tanto prezioso.  L’intervento di accoglienza diceva così: “Tutti gli uomini appartengono ad un’unica famiglia.

L’esaltazione esasperata delle proprie differenze contrasta con questa verità di fondo. Occorre recuperare la consapevolezza di essere accomunati da uno stesso destino, in ultima istanza trascendente, per poter valorizzare al meglio le proprie differenze storiche e culturali…Sono queste semplici verità a rendere possibile la pace; esse diventano facilmente comprensibili ascoltando il proprio cuore con purezza di intenzioni”.

All’inizio della serata abbiamo ascoltato l’appello di papa Francesco e successivamente P. Valentino, cappuccino congolese, ci ha spiegato la situazione della sua terra e del Sud Sudan.

Si sono succeduti poi gli interventi dei quattro gruppi ecclesiali presenti (CL; RnS; OFS; Focolari) sotto forma di considerazioni,  esperienze,  preghiere. Tra un intervento e l’altro, in un clima di profondo ascolto, abbiamo ascoltato una ragazza musulmana del Senegal, un Imam del Marocco, alcuni della Costa d’Avorio. Dopo ogni intervento ci siamo fermati per qualche minuto di silenzio e poi don Francesco ha guidato un canto semplice sulla pace  coinvolgendo tutti.  Durante il canto sono stati  portati sotto l’altare dei lumini che via via hanno delineato una colomba.

Come movimento dei Focolari abbiamo preparato qualcosa sulla Regola d’oro e alcuni tratti dell’esperienza di Ulisse Caglioni in Algeria. La preghiera fatta dagli amici musulmani il giorno della morte di Ulisse ha dato la misura di come si costruisce il cammino verso Dio, pur nelle differenze, e un autentico “dialogo della vita” incentrato sull’amore.

Abbiamo concluso con la preghiera di san Francesco “Lode al Dio altissimo” scritta dal santo dopo l’esperienza in Terrasanta.

Sono state raccolte le  offerte per la cena non consumata, circa 700 euro per la Caritas.

La comunità locale dei Focolari di Gorizia




A Trieste, preghiera e digiuno per la Pace

Giornata di preghiera e digiuno per la Pace indetta da Papa Francesco con la partecipazione delle Chiese e delle Religioni –  venerdì 23 febbraio 2018 – Promosso dalla Diocesi di Trieste Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso –  Movimento dei Focolari e Comunità di Sant’Egidio.

In risposta alla sollecitazione di Papa Francesco a fare una giornata di digiuno, di preghiera e di riflessione sulle tante guerre scatenate nel mondo e in par colare in Sud Sudan e nel Congo ( per non parlare della martoriata Siria! ), ecco che ci arriva via mail un invito a ritrovarci venerdì 23 febbraio alle ore 19.30 nella sala ‘Turoldo’ in via Locchi.

L’iniziava è stata presa dal Gruppo ecumenico e Sae di Trieste e dal Movimento dei Focolari che hanno coinvolto la Comunità di sant’Egidio, gli amici di “Insieme per l’Europa” e altri…Malgrado soffi gagliarda la bora accompagnata da nevischio, la sala si riempie presto di persone di tutte le età e delle più vari provenienze …

Quale il programma per un’iniziativa inedita come questa e senza un copione da seguire? Quanto durerà? pensa chi magari ha lasciato a casa bambini o anziani soli. Don Valerio ci invita a spegnere i cellulari: gettiamo in Lui ogni preoccupazione! Ci dà il benvenuto cordiale: “E’ una gioia essere qui-dice- a pregare insieme, a condividere ciò che abbiamo di più prezioso in risposta all’appello del Papa.”

Inizia il coretto dei giovani intonando il canto ‘Evenu Shalom’, pace nel senso più ampio del termine…Scorgo fra i Gen Giulia e Giovanni, i nipoti di Giovanni Torelli, colui che ai tempi di mons. Santin alla fine degli anni ’60 aveva iniziato il cammino ecumenico a Trieste insieme ai coniugi Bianchi, a Franca Franzil e a Laura Famea che mi siede vicino e si commuove per questa presenza generazionale.

Poi don Valerio dà la parola ai rappresentan delle varie Religioni e delle Chiese con cui da anni dialoghiamo a Trieste. La monaca betana Ani Malvina osserva: “Siamo il piccolo pilastro di un grande tetto” (usa quest’originale immagine plastica)”.

L’imam Nadder Akkad, prima di correre a Monfalcone per una cerimonia simile, ricorda che uno dei 99 nomi dell’Islam è PACE. Ma pace non c’è in Siria!, dice Nadder che è originario proprio di Aleppo. Assicura che desiderano la pace i musulmani di Trieste che provengono da 30 Paesi diversi. Recita una preghiera molto profonda Maura Del Puppo, la Baha’i che da anni percorre un cammino con noi (in particolare con i coniugi Lunardis) aderendo a “Religioni per la Pace”.

Per le confessioni cristiane intervengono padre Eusebio Negrea, parroco ortodosso rumeno, e Michele Gaudio, pastore della Chiesa avventista del Settimo Giorno. Il rabbino Meloni manda un suo contributo scritto (venerdì sera non può spostarsi) e un messaggio arriva anche dal vescovo di Trieste, impegnato anche questa sera nella visita pastorale alla parrocchia dell’Addolorata.

Si prega per questi due Stati dell’Africa, ma chi li conosce? Li veniamo a conoscere con la loro storia,le loro potenzialità e le loro guerre attuali tramite l’esposizione molto dettagliata che ci fa Giampiero Viezzoli, dell’ufficio stampa dell’Università di Trieste. So che è stato varie volte in Africa anche per seguire i progetti dell’Amu, finanziati dal nostro Ateneo. Ci sono di aiuto anche le cartine geografiche!

La Comunità di sant’Egidio, come è nel suo stile, introduce la preghiera per ogni singolo popolo (dal’Afghanistan alla Terrasanta ) accendendo una candelina. Si ricordano anche le persone rapite e tuttora prigioniere.

Sullo schermo appaiono poi le parole pronunciate dal Papa all’Angelus del 4 gennaio 2015: è urgente costruire la pace, anche nelle comunità parrocchiali!

Sull’urgenza della pace nel Tibet si esprime Malvina…Che cosa posso fare io per la pace? si chiede Michele Gaudio.

Seguono un momento di silenzio e di meditazione, molto significativo, la recita del Padre Nostro e un altro canto sulla pace.

Spetta a don Valerio spiegare il significato della distribuzione in sala di un bicchierino d’acqua e di un frusto di pane come simbolo di una cena povera, mentre uscendo possiamo dare l’equivalente di una cena, più o meno ricca, alla Caritas diocesana per i poveri. Risuona ancora il canto Hopes of peace nelle varie lingue.

Non è ancora finita: Sara Signorello ci manda a casa con il dado della pace, fac-simile di quello collocato in Giardino pubblico il 21 novembre 2014.

Rita Corsi

 

 

 




Estate 2017: giovani insieme in focolare

Una proposta aperta ai giovani e alle giovani di tutta l’Italia, un’esperienza di vacanza insieme in focolare con gite, condivisione e momenti di approfondimento.

Parteciperà Ezio Aceti (psicologo) con il tema: Liberi di amare

Vedi le note pratiche nel Volantino estate in focolare

Iscrizione entro il 20 luglio 2017




Passeggiata della pace

Trieste, 8 giugno 2016

Cappellino colorato, zainetto e maglietta della scuola; gli aprifila di ciascuna classe muniti anche di vivaci cartelloni raffiguranti le diverse facce del “dado della pace”. Erano davvero tanti, più di cinquecento, i bambini e i ragazzini provenienti dagli I.C. Valmaura e Roiano-Gretta che, accompagnati dai rispettivi insegnanti, si sono presentati sul colle di san Giusto, cuore storico e religioso di Trieste, per vivere insieme, con compostezza ma anche con tanta allegria la “passeggiata della pace” a conclusione di un anno scolastico in cui è stato messo a tema, nella varie classi, il valore della pace.

Dopo aver attraversato il commovente “Parco della Rimembranza” dove su ogni pietra è inciso il nome di un caduto in guerra, e aver reso omaggio all’imponente “Monumento ai Caduti” di Attilio Selva che domina la città, tutti sono entrati passando per la Porta Santa in Cattedrale dove, a contrappunto del tema della guerra, è stata celebrata la pace.

Cinquecentoventi bambini sono tanti, eppure…incredibile il silenzio e l’attenzione con cui hanno tutti partecipato e ascoltato le testimonianze e i canti preparati dai compagni: e sono stati il gospel “Wade in the water” che invita a non temere le acque, sono mosse da Dio, e a non arrendersi mai se si mira ad un ideale alto; la presentazione del dado della pace, scritto e letto a più voci da una classe di I media; le tenere esperienze raccontate da Alice e Matteo che trovano nei suggerimenti del dado la forza per “prestare le cose agli altri” e “dare importanza più alle persone che alle cose” e addirittura, come ha confessato tra le lacrime Manola, per ” stare accanto alla mamma e aiutarla a sopportare assieme il dolore della perdita del fratellino”. E ancora le note e la parole di “Semina la pace” che è “un dono, un sogno che si avvererà, un mondo nuovo”. Ma…cos’è la “pace” per un bambino? … Qualcuno ha detto di associarla all’allegria, per un altro è “un modo per stare bene assieme” o “un sogno”, “o ancora “un modo per risolvere i bisticci in famiglia per non andare a dormire arrabbiato con la mamma ma sereno e contento” …” Per finire con il messaggio di “Goccia dopo goccia” che, intonato dal coro, poi tutti hanno cantato assieme perché ” se una voce sola si sente poco, insieme a tante altre diventa un coro…e….un passo dopo l’altro si va lontano.. per aiutare chi non ce la fa”.

E poi, a suscitare la curiosità e l’ammirazione dei passanti e turisti venuti a visitare la città nella bella giornata estiva, un lunghissimo e colorato serpentone di bambini, insegnati e ragazzini ha attraversato tutta la città vecchia passendo per i vicoli della Trieste medioevale e i resti romani riportati alla luce dai recenti scavi per scendere in piazza Unità, altro punto nevralgico della città dove, davanti al Municipio, con lo sfondo del golfo, hanno dato vita ad un inconsueto flash-mob: dapprima disposti in file hanno poi formato dei grandi cerchi da cui sono partite migliaia e migliaia di bolle di sapone che hanno inondato la piazza, simbolo della levità del bene e della bellezza della pace.

Infine: al suono di tamburelli e trombette il lancio di un grande dado della pace che ha assegnato ai veri cerchi i rispettivi “compiti per le vacanze “: amare per primo, accogliere tutti, perdonare l’altro, aiutarsi a vicenda…

Marina Del Fabbro




Campo di lavoro

 

Per ragazzi e ragazze dai 10 ai 17 anni

Prenotazioni entro il 20 luglio 2016

Volantino Campo di lavoro




Concerto a favore dell’Ospedale pediatrico

concerto