“Portico della pace” a Bologna

Il Portico della Pace nasce da una proposta della Papa Giovanni 23° nell’autunno del 2015 che ha portato alla prima marcia della Pace del primo gennaio 2016.

E’ una rete informale di espressioni varie dell’associazionismo che nella attiva e aperta società civile di Bologna trova un humus molto fertile. Portico perché da sempre i portici sono un simbolo di Bologna, ne caratterizzano l’identità, e sono segno di un luogo accogliente dove trovare riparo e potersi incontrare. Non un portico qualsiasi ma un Portico della Pace, cioè un luogo dove sognare insieme la pace e lavorare perché diventi realtà.

In diversi della comunità locale del Movimento dei Focolari abbiamo partecipato a quel primo evento e da allora siamo in cammino insieme: APG23, LMC (Laici Missionari Comboniani), Percorsi di Pace, AVOC, OFS, Pax Christi…

Dopo la marcia del 1° gennaio fu la volta del 2 giugno per la “festa della repubblica che ripudia la guerra”. Dal 2016 siamo rimasti fedeli al “pendolo” che da capodanno va al 2 giugno con una partecipazione numerosa e un coinvolgimento crescente delle autorità civili e religiose.

Con l’avvento della pandemia sono state sospese le manifestazioni di piazza ma è stato possibile continuare sul web: anche se piccolo è comunque un gesto che fa opinione, un contributo ad una causa che ci sta tanto a cuore.

Oggi il Portico della Pace continua a essere un punto di incontro fra amici: camminare insieme e lavorare gomito a gomito ci ha permesso di scoprire le tante realtà associative e le persone che le animano con impegno e entusiasmo (ultimo esempio l’azione per la Rotta Balcanica).

Attraverso questa esperienza ci siamo aperti come comunità alla città con tutta la sua ricchezza di espressioni multiculturali e religiose, di volontariato e di impegno sociale e politico. Guardare insieme alla comunità cittadina ci permette anche di cogliere le difficoltà e le opportunità per essere così più attenti e presenti, parte attiva di un percorso che, con luci e ombre, cerca di stare al passo con la storia.

Come Movimento dei Focolari Italia ci sembra che partecipare al Portico e alle sue iniziative è un “uscire fuori”, un aprirsi agli altri “spendendo” il grande dono del carisma che abbiamo ricevuto e di cui la società civile ha grande bisogno (e anche tanta stima): costruire ponti, relazioni di solidarietà e amicizia, unità fra culture e generazioni diverse. Non è l’unica occasione per farlo, ma è certamente una grande opportunità per “abitare” il fermento dell’umanità, o come dice Chiara Lubich, per «perdersi nella folla, per informarla del divino, come si inzuppa un frusto di pane nel vino».

Giulio Boschi

https://www.facebook.com/?locale=it_IT

porticodellapace@gmail.com




Sarsina. Campo di lavoro alla fattoria didattica “Il Pagliaio”

Riportiamo qui alcune parti della lunga lettera che Antonio Pacchierini di Cesena ha scritto al CORRIERE CESENATE (a cui rinviamo per la lettura completa della stessa) sul Campo di lavoro che alcuni giovani stanno facendo in questi giorni a Sarsina, presso una struttura alluvionata.

Caro direttore,

è una lunga relazione sull’inizio del Campo, con una descrizione dell’ambiente in cui opereranno i nostri baldi giovani.

[…] Il 6 agosto abbiamo dato il via al nostro Campo di Lavoro presso la Fattoria Didattica ‘ Il Pagliaio’, situata pochi chilometri sopra Sarsina, colpita da numerose frane. Abbiamo iniziato con la sistemazione dei ragazzi nelle casette di legno ‘spartane’ che i gestori usano per ospitare i pellegrini che percorrono la Via Francigena; praticamente uno spazio vuoto di pochi metri quadrati. A seguire cena, in una grande tavolata all’aperto con un panorama collinare mozzafiato e il mare sullo sfondo. Quando l’aria è completamente tersa si riesce a intravedere la terra di Croazia.

I genitori e la sorellina di Chiara e Martina hanno accompagnato le figlie fino al Campo ed erano decisi a tornare subito a casa. Sono poi stati gli ultimi alzarsi da tavola.

[…] Partecipano al Campo sette ragazzi e ragazze dai 18 ai 23 anni (un ottavo ci raggiungerà martedì), molto in gamba e molto gasati. In un clima di famiglia Raffaele Russo, presidente della nostra APS Focolari Romagna, ha illustrato il fine di questo progetto che è quello di condividere le difficoltà del nostro prossimo sia materialmente, con i muscoli (come diceva Chiara), che quello di far sentire, a chi sta vivendo una situazione difficile, la nostra solidarietà, condivisione e fratellanza. Eleonora, moglie di Giovanni e madre di Gianmaria, gestori della Fattoria Didattica, ha raccontato come si siano trovati in estrema difficoltà.

Da diversi anni (la loro impresa è sorta circa dieci anni fa), sono sotto assedio per eventi avversi quali: due anni di siccità, grandinate che hanno rovinato molti alberi da frutto, inverno di neve abbondante che ha fatto 40.000 euro di danni alle culture, Covid spalmato in tre anni, e adesso le frane.

[…] La strada asfaltata che porta alla Fattoria è agibile, con qualche tratto dissestato in cui bisogna fare attenzione alle buche, ma essendo stata riaperta in modo ‘emergenziale’, è percorribile solo da residenti e autorizzati (noi abbiamo il permesso in quanto autorizzati da Giovanni) e i pullman e pulmini che portavano da loro le scolaresche in visita alla Fattoria non possono transitarvi. Era una notevole fonte di reddito e di soddisfazione. Non hanno potuto raccogliere i quintali di ciliegie presenti sugli alberi perché la strada per il frutteto era, ed è, interessata da una frana e stanno portando a valle i 1.200 quintali di legna da ardere, tagliata in primavera, attraverso vie traverse e in piccole quantità alla volta. Ciò fa aumentare di molto il costo del trasporto e, di conseguenza, fa diminuire il guadagno finale.

Eleonora si è commossa raccontando di quanto la nostra presenza le stia dando carica ed energie. Proprio lei che voleva mollare tutto e venir così meno al loro motto: ‘portatori sani di entusiasmo’. Nella piccola piazzetta dove sorge la loro casa, edificata artigianalmente pietra su pietra, trave su trave, c’è una grande yurta originale che hanno fatto venire dal Tibet. È foderata con peli di cammello ed è calda d’inverno e fresca d’estate. Lì dentro tengono lezioni di ecologia ai gruppi di bambini che tutto l’anno vengono (venivano!) a conoscere la loro esperienza.

Noi useremo la yurta per gli incontri di un’ora, alle 12 e alle 17, tenuti prima del pranzo e prima di riprendere il lavoro pomeridiano. Con il sole alto nel cielo è bene non lavorare all’aperto perché pericoloso per la salute. In ognuno di questi momenti i ‘relatori’ saliranno alla Fattoria per dialogare con i ragazzi presentando vari temi: volontariato, impegno politico, vita di famiglia, disabilità acquisita per un incidente o una malattia progressiva, ritrovarsi con la pelle scura in una nazione di pelli chiare, passione per la musica e per lo spettacolo, una vita al servizio di Dio, Islam e cristianesimo, perché, come appartenente alla Papa Giovanni XXII ho deciso di aprire un Centro diurno per disabili, ecc.

[…] Giovanni è un filosofo della natura e spiega volentieri quali sono i suoi segreti e come, se entriamo in sintonia col creato, si può cogliere la bellezza di ciò che ci circonda e trovare il nostro posto in questa armonia di esseri viventi.I ragazzi iniziano questa mattina il lavoro nei campi e sono entusiasti dell’ambiente in cui dovranno darsi da fare agli ordini di Gianmaria, che la loro stessa età.

Antonio Pacchierini – Cesena

Puoi leggere l’articolo completo sul Corriere Cesenate




Campo di lavoro per giovani in aiuto agli alluvionati della Romagna

Hai mai pensato di approfittare dell’estate per offrire il tuo contributo ad un progetto di utilità sociale?

Il Team Emergenza Emilia Romagna organizza un Campo di lavoro rivolto a 15  giovani maggiorenni a Sarsina  (FC) dal 6 agosto al 13 agosto 2023. L’iniziativa, resa possibile grazie alla raccolta fondi del Coordinamento Emergenze del movimento dei Focolari, intende supportare una situazione di bisogno causata dalle frane dell’alluvione dello scorso maggio in Romagna, al contempo vuole essere un’occasione di crescita per i giovani partecipanti, di scambio per allargare i propri orizzonti e conoscere il territorio, realizzando qualcosa di utile e positivo.

Ecco le informazioni per partecipare:

CHI? Sono invitati a questa esperienza i giovani maggiorenni. Il campo di lavoro verrà attivato solo se si raggiungerà una squadra di 8 persone e non potrà accogliere un numero superiore a 15 partecipanti. Dopo tale numero ci sarà una lista d’attesa.

PERCHÉ? Un Agriturismo con Fattoria Didattica annessa, che ha avuto molte frane nelle strade e sentieri di sua proprietà (gli Enti pubblici non intervengono direttamente ma daranno un contributo per coprire parte della spesa), ha bisogno di mano d’opera non qualificata. Si trova a Sarsina (comune di Mercato Saraceno sito sul confine) e si chiama ‘Il Pagliaio’. La famiglia che lo gestisce, composta da tre persone, è impegnata nel seguire i lavori nelle strade e non ha tempo per i lavori di campagna e per la manutenzione ordinaria. Ecco perché è stata chiesta una mano per velocizzare i lavori e poter così riprendere le attività didattiche, le visite alla fattoria e agli animali (numerosi e simpatici) che sono la loro principale fonte di reddito, insieme ai frutteti e all’accoglienza di ospiti.

DOVE E QUANDO? Sarsina  (FC) dal 6 agosto (con cena) al 13 agosto 2023 (conclusione prevista in  mattinata). Non è possibile partecipare ad una sola parte del Campo, è necessario dare disponibilità per l’intero periodo.

CHE COSA? Ci sono lavori più pesanti che lavori alla portata di tutti: carteggiare e verniciare gli arredi esterni, decespugliare, pulire i campi invasi dalla terra, sistemare bene i recinti degli animali e le altre recinzioni, eccetera. Anche nei lavori sulle frane servirebbe un aiuto non specializzato in quanto gli operai svolgono alcune attività semplici (scaricare materiali dai camion, riempire l’impastatrice per il cemento, pulire il cantiere a fine giornata…) che prendono loro tempo che potrebbero utilizzare in maniera più proficua. Tutte attività che, anche se  nessuno avesse mai svolto, si possono  imparare rapidamente con un po’ di buona volontà.

COME? Dato il clima, il lavoro verrà svolto dalle 5 alle 10 (del mattino) e dalle 18 alle 20 del pomeriggio per scampare alle ore di calura insopportabile e pericolosa. Non importa essere degli energumeni o avere particolari capacità o manualità. C’è lavoro per tutti … sono ammesse sia le pause che il fare in due o tre ciò che un operaio fa da solo. La cosa imprescindibile è essere puntuali all’inizio del lavoro ed avere buona volontà.

ATTREZZATURA NECESSARIA Abiti da lavoro e guanti pesanti. A chi dipinge verranno  forniti guanti di plastica usa e getta, ma se ognuno ha dei guanti da lavoro è preferibile. Le protezioni individuali per lavori particolari le fornisce l’agriturismo.

TEMPO LIBERO Le tante ore in cui non si può lavorare potranno essere utilizzate per riposare ed è previsto un paio di uscite nel pomeriggio. Una nella piscina delle Terme di San Pietro in Bagno che si trova a pochi chilometri ed un’altra turistico-culturale con guida alla cittadina di Sarsina che è antichissima ed è la città natale di Tito Maccio Plauto. Queste uscite sono libere ma sarebbe gradita la partecipazione perché fanno parte dell’esperienza che viene proposta. Sempre nei momenti di riposo, prima del pranzo e prima della ripresa dei lavori pomeridiana, alle 12 ed alle 17, saranno organizzati  dei momenti di scambio culturale e sociale con persone che verranno a raccontare qualcosa di loro o della loro professione. Anche questi momenti sono facoltativi, ma fanno parte integrante dell’esperienza del campo. Dopo la cena, per chi ha ancora energia, sono previsti momenti di  relax con giochi, balli e canti.

NOTE PRATICHE ALLOGGIO Per il riposo vi sono a disposizione 5 casette da tre posti ciascuna, con camere spartane che loro offrono ai pellegrini che percorrono la Via Francigena. Sono dotate di servizi ma non di letti per cui è necessario portare materassino e sacco a pelo o simili. I servizi sono nelle immediate vicinanze.

SPESE  Il vitto, l’alloggio e le uscite sono gratuiti. Ciascuno dovrà sostenere invece le spese di viaggio, magari mettendosi d’accordo con chi arriva dalla stessa posizione geografica. Il team Emergenza Emilia Romagna comunicherà se ciò è fattibile quando avrà ricevuto le sedi di partenza dei partecipanti. Inoltre invierà via WhatsApp il Team Emergenza Emilia Roma le indicazioni precise per raggiungere il posto e il parcheggio relativo.

COMPILARE IL FORM Per l’iscrizione occorre compilare il form al link sottostante con tutti i  dati necessari anche per predisporre l’assicurazione che sarà gestita dall’APS Focolari – Romagna.

CLICCA QUI PER ISCRIVERTI!

Per informazioni: Antonio Pacchierini, tel. 340 514 5706

Fonte: https://afnonlus.org/2023/07/24/campo-di-lavoro-per-giovani-in-aiuto-degli-alluvionati-della-romagna/




Tre giorni a spalare fango. Diario dalla Romagna

In soccorso degli alluvionati un gruppo di 15 volontari da Torino a Faenza e Solarolo

di Aurelio Molè

Il 2 giugno sarebbe stato un ottimo lungo fine settimana da sfruttare, agognato da tempo, per fare una gita fuori porta, al mare o in montagna, con il caldo, dopo le intense piogge, appena sopraggiunto. Decidono diversamente 15 persone di Torino, dai 19 ai 57 anni, con loro alcuni membri dei Focolari, giovani e adulti. Alcuni hanno esperienza di altre emergenze: il sisma de L’Aquila del 2009, l’alluvione in Liguria del 2011. Altri sono amici degli amici che hanno scelto di andare ad aiutare chi ha perso tutto, piuttosto che andare al mare. La loro meta è Faenza, in Romagna, in soccorso degli alluvionati.


Stivali prestati, pochi bagagli con lo stretto necessario
e on the road again, di nuovo sulla strada, con lo spirito di avventura di non sapere cosa succederà. Le strade sono trafficate dai vacanzieri, nel fine settimana si sono mossi 15 milioni di italiani, e Bologna diventa un imbuto dove le code diventano lente e il tempo si allunga.  A Faenza sono accolti da Michele il capo scout. Saranno alloggiati in un oratorio, con le brande del ministero dell’Interno e tanti sfollati accolti in parrocchia.

Alla Caritas gli assegnano il primo compito: ripulire un bar pasticceria allagato dal seminterrato fino ad un metro di acqua nei locali al piano terra. I proprietari sono sconsolati e salutano appena. Le indicazioni sono sommarie, ma il lavoro è tanto. Non c’è tempo da perdere in convenevoli.

«Il lavoro consiste – spiega Monica, una delle volontarie – nel lavare tutte le stoviglie e gli attrezzi di lavoro, che sono ricoperti di fango e sporcati dai detriti penetrati dentro il locale dalla strada invasa dal fiume esondato in alcuni rioni della città, ma c’è una sorpresa. Lavando i pavimenti, quando si termina, bisogna ricominciare. Il pavimento restituisce continuamente lo sporco».

L’unione fa la forza, in cordata si prende coraggio l’uno dall’altro e le forze si moltiplicano. Non guasta e non è fuori luogo un po’ di musica di sottofondo che fa da colonna sonora alla loro avventura alleggerendo la fatica. I proprietari, solerti e silenziosi, lavorano tutto il giorno con i volontari.

«Finito il pomeriggio di servizio, salutiamo il signor Bruno, uno dei proprietari. Sorride, ci ringrazia. Il suo viso è più bello. Ci dice che abbiamo fatto molto per lui e la sua realtà. Lo salutiamo. Ci sembra più contento di quando siamo arrivati. Non abbiamo risolto molto, ma abbiamo fatto tutto quello che potevamo».

Piazza del Popolo di Faenza fa da splendido scenario, con la costruzione del loggiato di palazzo Manfredi del XV secolo, ad un po’ di relax dopo la cena preparata dai volontari della parrocchia dove sono ospitati. La notte la trascorrono nelle brande nella sala del catechismo. La doccia è solo con acqua fredda. Non importa sono giovani e forti.

Il 3 giugno il loro lavoro si svolge in un vivaio di Solarolo. La scena è desolante il fango anche qui era è abbondante. Un argine di un canale è pieno d’acqua e sovrasta la strada in modo inquietante. Fiori e piante del vivaio sono mescolate come in quadro astratto e sono sparse fino a tre chilometri di distanza trascinati dall’acqua fino al mare.

«I badili pesano – prosegue Monica – e il fango di più. Sotto le serre coperte di pannelli solari c’è una temperatura insopportabile. Ma non ci fermiamo, c’è troppo da fare. Spalare è un mestiere pesante. Siamo quasi tutti impiegati, infermieri, studenti o liberi professionisti. Al più alziamo 10 chili al giorno. Qualcuno si addormenta su una panca e lo svegliamo per il caffè. Quando si riprende, vediamo l’immensità del lavoro che è già stato fatto e di quel che ancora resta da fare. Il pomeriggio è ancora lungo. A fine lavori i proprietari e alcuni collaboratori portano un po’ di salame e qualche bottiglia per offrirci un aperitivo di fine giornata. Siamo così grati. Ci regalano anche una pianta di fiori a testa. Ci dicono che finora temevano non arrivassero volontari forti e resistenti, ma che con noi si sono felicemente stupiti. Orgogliosi, ma senza vanità, ripartiamo. Andiamo a farci la doccia fredda…».

Domenica 4 giugno, nel terzo ed ultimo giorno, devono liberare dal fango che pesa come il piombo alcune case private. Spalando emergono CD di Claudio Villa, vinili abbandonato, cartoni animati in VHS degli anni ’90. Un substrato di ricordi, emozioni, esperienze, vita vissuta in famiglia. Mescolati al fango ci sono detriti di ogni genere. Eppure, anche nel letame spunta un fiore.

«Sulla strada – racconta Monica – passa un gruppo di volontari con un carretto: ci portano panini e succhi e acqua per rinfrescarci. Un sogno. In quell’inferno, un panino al prosciutto… Ci sfamiamo con le delizie del territorio. Guardiamo l’orologio, sporco di fango. É tardi, dobbiamo partire verso casa, domani siamo in ufficio alla nostra scrivania. Salutiamo quelli che ci hanno aiutato a spalare e dopo una rapida sciacquata ci mettiamo in auto. Siamo stanchi, abbiamo ancora un po’ di ore di viaggio. Tutti rientrano dal mare, dal weekend di festa. Anche noi, abbiamo fatto festa. Abbiamo fatto la nostra parte, piccola. Qualcuno dice: “Vorrei tornare presto, c’è ancora bisogno”. Ci lasciamo un temporale alle spalle. Pensiamo alle case ancora martoriate dal fango.

Ciao Romagna, ci vediamo presto».

Valentina una delle volontarie commenta: «Abbiamo portato un po’ di vita a chi l’ha vista sgretolarsi tutta intera, e ora si trova a doverla ripulire teglia per teglia, macchinario per macchinario, con gli occhi bassi e senza sentir il peso degli anni e dei giorni che si susseguono.

Così, anche solo piccoli gesti diventano vita, vissuta e donata, quella vita che nasce nell’amore e nell’amore termina. Aiutando le persone senza voler niente in cambio, nemmeno un sorriso o una parola, quella stessa vita s’illumina d’amore anche durante il suo svolgimento, talvolta diluito nella quotidianità. Non esiste più io, tu, loro o voi, ma solo noi, che tutti riuniti sfidiamo la paura e la fatica per risollevarci dalle intemperie di un mondo affaticato.

È bello sentirsi parte di questa catena umana, vedere altri sporchi come te, stanchi molto di più, e sentire la solidarietà che scorre tra gli sguardi, in un mondo in cui si è ormai abituati a contare solo su se stessi, ti giri intorno e vedi che in realtà siamo tanti, stretti nella stessa esistenza che si cerca di salvare dai suoi stessi errori».




Emergenza alluvione in Emilia-Romagna: raccolta fondi

Il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari ha avviato una raccolta fondi straordinaria a sostegno della popolazione di Emilia-Romagna e Marche, due regioni del centro-nord Italia, colpite da gravi alluvioni, attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN).

I contributi versati verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN per avviare azioni di ricostruzione (molti hanno subito danni alle case; ai mobili; alle auto, essenziali per il trasporto e le attività lavorative; ingenti anche i danni ad allevamenti e colture…)

È possibile donare online sui siti:
AMU: www.amu-it.eu/dona-online-3/
AFN: www.afnonlus.org/dona/

oppure attraverso bonifico sui seguenti conti correnti:

Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU)
IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica
Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX

Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN)
IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica
Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX

CausaleEmergenza Emilia-Romagna e Marche

Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali.
I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus

Fonte focolare.org

info@afnonlus.org

info@amu-it.eu

 




Le armi nucleari e l’Italia. Che fare? Un incontro con il card. Matteo Zuppi

Sabato 18 febbraio 2023 ore 15-17: Sala santa Clelia, via Altabella 6, Bologna

Ogni giorno in più della guerra senza fine in Ucraina apre anche allo scenario di una apocalisse nucleare come ci avverte il Comitato per la Scienza e la Sicurezza del Bulletin of the Atomic Scientists. Nella notte del 31 dicembre 2022 la marcia della pace promossa dalla Chiesa italiana ha rilanciato ancora una volta l’appello che abbiamo promosso, fin dal maggio 2021, come realtà del mondo cattolico italiano e dei movimenti ecumenici e nonviolenti a base spirituale, per chiedere al nostro Paese di ratificare il “Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”.

Non è più rimandabile un serio dialogo e un confronto pubblico, e in sede parlamentare, sulla proposta lanciata dalla campagna “Italia ripensaci” e promossa dai rappresentanti in Italia della coalizione Ican, Nobel per la pace 2017, anche in considerazione del fatto che stanno per essere stoccate a Ghedi e a Aviano le nuove bombe atomiche B61-12.

Per continuare nella riflessione e nell’azione volta a contrastare la logica della guerra e delle armi, sabato 18 febbraio 2023 si ritroveranno a Bologna i rappresentati delle organizzazioni cattoliche e dei movimenti ecumenici e nonviolenti su base spirituale che hanno firmato l’appello per chiedere l’adesione dell’Italia al Trattato di proibizione delle armi nucleari.

All’incontro sarà presente il cardinale di Bologna, Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, per condividere un momento di discernimento sul drammatico momento che stiamo vivendo e su come continuare con coraggio a operare per la pace in un tempo di guerra.

L’appello è firmato dai Presidenti e dai Responsabili nazionali di: Acli, Azione Cattolica Italiana, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari Italia, Pax Christi, Fraternità di Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio, Sermig, Gruppo Abele, Libera, AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale), Argomenti 2000, Rondine-Cittadella della Pace, MCL (Movimento Cristiano Lavoratori), Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, Città dell’Uomo, Associazione Teologica Italiana, Coordinamento delle Teologhe Italiane, FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario), Centro Internazionale Hélder Câmara, CSI (Centro Sportivo Italiano), La Rosa Bianca, MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani), MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), Fondazione Giorgio La Pira, Fondazione Ernesto Balducci, Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, Fondazione Don Primo Mazzolari, Fondazione Don Lorenzo Milani, Comitato per una Civiltà dell’Amore, Rete Viandanti, Noi Siamo Chiesa, Beati i Costruttori di Pace, Associazione Francescani nel Mondo aps, Comunità Cristiane di Base, Confcooperative, C3dem, MEC (Movimento Ecclesiale Carmelitano), AIDU (Associazione Italiana Docenti Universitari Cattolici), Arca di Lanza Del Vasto, Fondazione Magis, UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi), IPRI-CCP (Istituto Italiano Ricerca per la Pace-Corpi Civili di Pace), AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici), Ordine Secolare Francescano OFS, FESMI (Federazione Stampa Missionaria Italiana).




Camminare insieme? Non è facile…ma ce n’è proprio bisogno!

Sull’incontro di Retinopera a Bologna

Le parole del titolo riprendono quelle pronunciate dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in apertura ed in chiusura del convegno Retinopera 2002-2022: lavorare e camminare. Cattolici nell’economia, nel lavoro e nel sociale: orizzonti per il terzo millennio. L’evento, organizzato il 27 novembre 2022, si è svolto a Bologna, nella splendida sede di Coldiretti Emilia-Romagna a Palazzo Merendoni. Oltre ai rappresentanti delle associazioni cattoliche affiliate a Retinopera (sono 24, tra cui anche il Movimento dei Focolari), hanno partecipato numerosi relatori e decine di uditori, riempiendo l’aula nonostante l’evento fosse di domenica mattina.

Tante le sfide toccate, così come le contraddizioni emerse sull’Italia di questi anni. Siamo notoriamente un paese “familistico”, ma con poche politiche che sostengano la famiglia stessa. Siamo tra i più ricchi al mondo per corpi intermedi (basti pensare che il Centro Servizi per il Volontariato serve 80.000 enti e che ci sono circa 10 milioni di volontari), ma il rischio di individualismo è concreto anche nel mondo delle associazioni. E che dire poi dell’ambiente? La crisi climatica è ormai conclamata eppure si consumano 19 ettari di suolo al giorno in Italia, la cifra più alta degli ultimi 10 anni. Come se non bastasse, abbiamo 5,5 milioni in povertà assoluta secondo l’Istat, nonché 15 milioni a rischio povertà. In questo quadro drammatico, poi, i migranti fanno quotidianamente da emblema delle ingiustizie del nostro tempo, spinti verso di noi anche da un continuo aumento di popolazione a cui fa da contraltare il nostro “inverno demografico”.

Che fare allora? C’è accordo unanime sul fatto che ognuno sia responsabile di qualcosa, e ce n’è altrettanto su alcune metafore usate: quella del camminare (senza correre né stare fermi, quindi) ma anche quella del buon samaritano (con attenzione però a rendere più visibile cioè che facciamo!).

È ancora il card. Zuppi a ricordare i nostri limiti ma anche la nostra forza: ci accorgiamo molto di noi e poco degli altri…ma proprio questo dà valore al mettersi assieme, a patto che sia sempre una “comunione delle differenze” come è negli intenti di Retinopera.

Gabriele Manella




“L’amore vince tutto”: in dialogo con Saverio D’Ercole

RIVEDI LO ZOOM

L’amore vince tutto: In dialogo con

  • Saverio D’Ercole, Produttore creativo, Casanova Multimedia-Eliseo Cinema
  • Anna Maria Rossi, Centro Chiara Lubich

modera Elisabetta Sofi

Diretta streaming canale YouTube Focolare Emilia Romagna




La somma che mio marito avrebbe ricevuto questo mese!

All’inizio di quest’anno avevamo assoluto bisogno di una persona che ci desse una mano con le nostre 3 figlie, soprattutto per affiancare mia moglie durante i miei frequenti viaggi di lavoro. Dopo averne intervistate molte, finalmente conosciamo una ragazza che ci ha fatto subito una buona impressione. Giovane, sposata e con una splendida bimba di circa 3 anni.

Ancor più ci ha fatto piacere scegliere lei, quando siamo venuti a conoscenza della sua storia familare…troppo lunga da spiegare in poche righe, ma molto complessa. Per di più il marito è un operario precario, quindi sotto la continua minaccia di non rinnovo del contratto. Quindi la prendiamo in prova e subito si rivela un’ottima scelta! Ragazza seria, coscienziosa, dinamica, premurosa…davvero un bel regalo dal cielo!

Purtroppo arriva il Coronavirus e a me sospendono tutti i viaggi prima e mi fanno lavorare da casa poi. Contemporaneamente chiudono scuole e tutte le attività, quindi ci troviamo a non aver più bisogno di lei per questo periodo. Ovviamente siamo molto dispiaciuti, pensando alla sua situazione. Ma ci siamo dispiaciuti ancor più quando dopo qualche giorno ci ha comunicato che al marito non avevano rinnovato il contratto e che a lei era stato è stato proposto un full time in una famiglia al termine della quarantena…quindi che ci avrebbe “lasciato” seppur a malincuore, perché si è affezionata a noi e alle nostre figlie.

In queste settimane di isolamento casalingo io e  mia moglie ci siamo più volte chiesti cosa potevamo fare per continuare a fare girare l’amore di Dio, pur dovendo rimanere chiusi in casa…e l’occasione si è presentata quando, chiamandola per caso per sapere come stava, lei ci ha detto che anche questa famiglia non aveva potuto tenerla in questo periodo, date le restrizioni dell’ultimo decreto. Morale: non avevano più neanche i soldi per fare la spesa‼!

Immediatamente ci siamo guardati negli occhi e abbiamo pensato che potevamo condividere la nostra fortuna (entrambi a lavorare da casa a stipendio pieno) con una famiglia meno fortunata e così abbiamo pensato di donare loro la somma che le avremmo dato in un paio di mesi di lavoro, per poter andare avanti, almeno per qualche giorno…

Lei al telefono era incredula e ci ha chiesto cosa ci spingesse a fare questo gesto e noi le abbiamo risposto dicendo solo “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Le abbiamo lasciato la cifra in una busta chiusa fuori da casa sua e potete immaginare la nostra felicità nel ricevere il suo messaggio: “Abbiamo aperto la busta…non abbiamo parole! Siete matti…era proprio la somma che mio marito avrebbe ricevuto in stipendio questo mese!”

A. e M.




Summer school 2019: “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”

Siamo Lisa e Sara Maria, due giovani del Movimento dei Focolari ed abbiamo partecipato alla summer school organizzata dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della CEI che si è tenuta a Monte Sole (Marzabotto – Bologna) dal 5 all’8 settembre 2019, in collaborazione con COREIS, UCOII e CII.
Il titolo della summer school era “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” e il programma ripercorreva alcuni punti del Documento di Abu Dhabi quali fratellanza umana, tutela dell’ambiente e identità religiosa. Gli argomenti trattati sono stati i più vari, dall’immigrazione alla guerra, dalla tutela dell’ambiente a come conciliare giustizia e perdono.
È stato bellissimo vedere una cinquantina di ragazzi tra i venti e i trent’anni, con varie sfumature di colore della pelle, di origini diverse, ma tutti con accenti italianissimi, dal nord al sud, pronti a rimboccarsi le maniche per il Paese in cui viviamo, mantenendo uno sguardo allargato a tutta l’umanità.

Il gruppo era molto vivace e tutti avevano voglia di intervenire e dire la loro. Non ci sono mai stati momenti di silenzio, senza interventi o senza domande. Quello che più ci ha colpito è quella che ha fatto notare un ragazzo musulmano: al di fuori degli interventi degli esperti, si è parlato poco di religione; non si è quasi mai parlato di dialogo ma lo si è proprio vissuto, sia in sala che nella quotidianità, condividendo le stanze, i pasti e tutti i momenti di ‘svago’.

Negli incontri fatti in “piccoli” gruppi tutti avevano ben chiara la problematica che si stava affrontando e cercavano di mettere in rilievo criticità, possibili soluzioni, personali o collettive. L’impressione è stata una bellissima gioventù italiana, pronta a vivere per migliorare ciò che li circonda. Ci ha fatto tanto bene sperimentarlo!! Aiuta ricordarsi le bellissime e silenziose persone che esistono ed operano il bene, al di là delle tragedie dei telegiornali. Visitare insieme i luoghi dell’eccidio di Monte Sole, guidati dai formatori della Scuola di Pace, ed ascoltare insieme la testimonianza di un sopravvissuto alla strage è stato commovente. L’impressione era che tutti volessero custodire quella memoria, farne tesoro, per costruire un mondo migliore.
Siamo tornate a casa con la consapevolezza e la “chiamata” ad un rinnovato impegno a portare anche noi,il nostro Carisma dell’unità, ovunque saremo e nel dialogo interreligioso in particolare, chiedendo a Dio di indicarci la via!

Lisa e Sara Maria

La Summer School è un’iniziativa promossa dall’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (UNEDI) della CEI in collaborazione con la Comunità Religiosa Islamica Italiana (CO.RE.IS.), l’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (UCOII) e la Confederazione Islamica Italiana (CII).
Lo scopo dell’iniziativa è duplice:

a. quello di riunire da tutta Italia giovani cristiani e musulmani in età universitaria, per un’attività di formazione, riflessione, scambio sui temi centrali dell’identità religiosa specifica a ciascuno e del rapporto di questa identità con la comunità civile alla quale tutti apparteniamo.

b. far si che questo progetto pilota possa incoraggiare la promozione di iniziative simili nelle regioni italiane.

La seconda edizione della Summer School, si è svolta nel contesto particolare di Monte Sole (Marzabotto – BO) si concentrava su tre piste del documento di Abu Dhabi firmato congiuntamente da Papa Francesco a il Grande Imam di Al-Azhar Aḥmad Muḥammad Aḥmad al-Ṭayyib:

1. la fratellanza umana alla prova della guerra,
2. la fratellanza sperimentata nel comune impegno per la tutela dell’ambiente,
3. la capacità di collegare credenti di religioni diverse.




Sui passi di Gesù – Video

I Ragazzi per l’Unità dell’Emilia Romagna presentano un video che sintetizza l’esperienza vissuta quest’estate in Terra Santa. Una settimana per sintonizzare mente, cuore, mani sui passi di Gesù.




Un campus a Bologna nel segno del “Noi”

Cittadinanza attiva, solidarietà, formazione. Il patrimonio di una esperienza di impegno civile promossa dai Giovani per un mondo unito nei quartieri Cirenaica e Pilastro della città felsinea.

«È stata proprio ‘na botta de vita di quelle notevoli» mi conferma Etta, la vivace fondatrice dell’associazione Il Cerchio, che sotto il ponte di Via Libia è nata e si è sviluppata per combattere il razzismo, accogliendo soprattutto giovani migranti.

Etta si riferisce al rapporto costruito nei giorni precedenti con i giovani partecipanti del Campus promosso dai Giovani per un mondo unito.Essendo infatti lo slogan dell’associazione “C’è una sola identità: la comune umanità”, non poteva che risuonare empaticamente con la forte motivazione dei giovani provenienti da dieci regioni italiane, decisi a costruire un “noi” e a cambiare concretamente la realtà circostante.

L’impegno per i migranti è fondamentale in questo periodo storico, come ha testimoniato direttamente, in un incontro organizzato nello stesso Campus, don Mattia Ferrari, giovane prete bolognese, che ha partecipato alle iniziative della nave della ONG “Mediterranea” impegnata nell’operazione di salvataggio di persone nel Mar Mediterraneo. Parlando da sacerdote ha detto di aver imparato la generosità e la gratuità dagli attivisti umanitari che si definiscono “non credenti”. Un esempio che rimanda alla parabola evangelica del “buon” Samaritano.

Ma cosa è un Campus come quello organizzato in un settimana (dal 20 al 28 luglio) dell‘estate 2019 a Bologna? Essenzialmente un’esperienza di impegno civile, in cui, dopo aver individuato le necessità di un territorio marginalizzato a livello sociale, si cerca di intervenire in modo continuativo, soprattutto attraverso la costruzione di rapporti. Precedenti esperienze del genere sono state promosse dai Giovani per un Mondo Unito a Siracusa, Roma e Torino.

Il tema dominante del percorso emiliano è stato quello che della  Legalità declinato nel significato più profondo e completo come “Legalità del noi” da Giuseppe Gatti, sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, attualmente sotto scorta, intervenuto in un momento aperto alla città durante il campus, assieme al giornalista del tg3 Gianni Bianco. Per sconfiggere le mafie occorre, infatti,  combattere l’isolamento in cui si trova chi ne è vittima, e costruire una comunità, in cui le relazioni siano solide. Occorre quindi superare l’omertà, per passare dalla legalità verticale, tipica dei regimi totalitari e della criminalità organizzata, a quella circolare.

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Fonte: Città Nuova – di Emanuele Pugliese




Mundialito e festa dell’amicizia tra i popoli – Villa Verrucchio (RN)

MUNDIALITO E FESTA DELL’AMICIZIA FRA I POPOLI

“PER UN MONDO UNITO”

Sabato 8 e Domenica 9  Giugno 2019

Week-end all’insegna dell’integrazione

Questo torneo di calcetto e la Festa dell’amicizia fra i popoli nascono da un percorso di conoscenza e amicizia che facciamo insieme da diversi anni. Abbiamo scelto insieme questa data, alla fine del Ramadan. Sabato 8 giugno, vedere le squadre  allinearsi, i colori che spiccano contro il verde del campo, gli inni nazionali . . . che emozione!

Parte il Mundialito! Quest’anno c’è anche l’Argentina. E’ stato l’amico Carlo di Volontarimini che ha cominciato ad appassionarsi a questa esperienza e presentarceli. Perchè è proprio per attrazione che il gruppo organizzatore cresce. Sono 11 le squadre in campo: Algeria, Argentina, Costa d’Avorio, Guinea, Italia, Macedonia, Marocco, Perù, Romania, Senegal,  Africa West Coast, la quale riunisce ragazzi di varie nazionalità che da soli non sarebbero riusciti a fare una squadra di calcetto (Mali, Ghana, Costa D’Avorio, fam.Rom.)

Hammed poteva stare con la sua squadra, la Costa d’avorio, ma è entrato dentro lo spirito che vuole diffondere questa iniziativa: incontrarsi, conoscersi, creare legami. Così è diventato il coach di una squadra multietnica. Il dado di “sport for peace” viene lanciato, appare la scritta: “Applaudite il successo altrui come il proprio”:  ogni tanto bisogna richiamarsi allo spirito del gioco ma è bello che i ragazzi vivano con passione le partite!

Fra gli arbitri c’è anche Mattia, un giovane di Cesena del Movimento dei Focolari; tutti i giocatori hanno grande rispetto e stima per lui.  Alcuni della comunità , amici coinvolti nel progetto, anche alcuni focolarini e focolarine sono a distribuire acqua, frutta e cioccolata, fare foto o altri servizi. Ci lasciamo stanchi ma felici, pronti per il giorno dopo, dove nella piazza principale ci sarà la festa,  le premiazioni delle squadre, quella vincitrice del torneo e quella del premio fair-play.

Da metà pomeriggio della domenica la gente affluisce, che bello vedere la piazza che si riempie di colori, costumi, bambini…. il gruppo di canzoni tradizionali romagnole “Nun ai sem” accoglie con la sua musica e i balli popolari. Si coglie subito che ognuno dei presenti è lì per esprimere la propria gioia di essere tutti uguali e che insieme possiamo costruire una nuova umanità. Ogni nazione allestisce il proprio stand con i piatti tipici cucinati a casa o anche sul momento: 22 le Nazioni presenti! 

Il desiderio di tutti è farsi conoscere, offrire le cose più buone della propria terra. Anche la famiglia Rom è a suo agio fra tutti! Si percepisce nell’aria un clima di fraternità. La comunità del Movimento dei Focolari oltre a gestire lo stand italiano è a servizio per tutte le necessità. Ci siamo detti che anche se non avessimo potuto parlare di Dio, lo avremmo potuto dare con il nostro amore reciproco. E ci sembrava che un legame invisibile unisse piano piano tutti; la festa rendeva visibile una rete di rapporti tessuti durante tutto l’anno con incontri numerosi e internazionali.

La stanza dei nostri incontri era un laboratorio di idee, proposte, per dirci quanto è importante conoscersi e riacquistare un senso di comunità, di appartenenza e di cittadinanza.  Presenti alla festa anche i bambini dell’Istituto Comprensivo coinvolti già da qualche anno: vivono già  un’ esperienza multietnica e regalano canzoni che ci commuovono. Sul palco viene premiato il disegno del concorso  che sarà la copertina del diario scolastico 2019 -2020 sul tema intercultura, ma tanti sono i disegni. Pure coinvolti i bambini della scuola di ballo “Passi di stelle”provenienti da diversi Paesi.

Prima di partire con le musiche e le danze di ogni Paese la piazza si è fatta attenta per ascoltare alcuni rappresentati delle Nazioni presenti nell’atto di donare a tutti l’esperienza personale che stanno facendo, fra questi alcuni ragazzi richiedenti asilo. Poi un altro momento forte, un minuto di silenzio per l’ambiente; per questo tutte le nostre stoviglie sono compostabili e Romagna acque ha fornito un erogatore di acqua fresca; è un evento plastica free. Ci teniamo per mano mentre viene letta preghiera di Ghandi sull’amore.

Il momento è profondo, tutti insieme un esempio di mondo unito: è visibile la gioia sui volti, segno tangibile dello star bene insieme. Poi la  musica, i ritmi, i balli catturano l’attenzione mentre le persone si affollano ai gazebo  e tornano con il piatto pieno di cibo proveniente dalla tipicità dei vari paesi presenti. Ogni nazione ci attrae e ci stupisce con la sua bellezza, la sua armonia. Non manca il laboratorio artistico per i bambini, i sarti africani.

Come ci sentiamo estranei alle notizie dei TG che vogliono metterci paura e preoccupazione verso gli stranieri! Saremmo veramente più poveri senza di loro! A sera rimettiamo a posto la piazza, non ci sono rifiuti sparsi, siamo stanchissimi e sudati ma su ogni volto spicca il sorriso. E’ festa di Pentecoste, abbiamo veramente sperimentato che l’amore ci può unire,  tante persone di religione, cultura, lingua diverse e sentirci una unica famiglia. Abbiamo toccato con mano la bellezza di un mondo unito e fatto un’esperienza di vera fraternità!

https://youtu.be/4KdZ1mQty_Q




Mariapoli 2019 – Bedonia (PR)




Mariapoli 2019 a Corniolo (FC)

Per maggior informazioni e prenotazioni:

Mariapoli Corniolo 2019_web




«Chiara Lubich-Rimini: un dono, una sfida»

La risposta della Città di Rimini all’evento del 10 marzo 2019 presso il Teatro degli Atti è stata particolarmente generosa: il teatro, che nella platea ha la capienza di 200 posti, risultava quasi pieno. Gli organizzatori e molti loro amici manifestavano la propria meraviglia: “mettere insieme, una domenica pomeriggio così bella, tanta gente e Rimini sa di prodigioso!” Ma ciò che maggiormente ha qualificato la presenza di tante persone è stato il profondo silenzio e la generale accoglienza dei contenuti e dei momenti artistici: si son viste in diversi momenti persone piangere di commozione.

Il teatro, discreto nelle sue linee architettoniche, si presenta però alquanto spartano al momento della consegna. Le commissioni artistiche della Parrocchia di S. Agata di Santarcangelo, de La Ginestra e della Comunità locale di Rimini, l’hanno reso non solo bello e accogliente ma addirittura stimolante per lo sviluppo del pensiero. Un rappresentante delle istituzioni nel suo intervento ha appoggiato le carte sul tavolo e ha improvvisato il discorso lasciandosi ispirare dall’arredo stesso: la figura di Chiara Lubich che sembrava una fonte luminosa e la città di Rimini contemplata con occhi artistici «erano più eloquenti che non le nostre statistiche». 

Chiara Lubich-Rimini: un dono, una sfida

L’evento si è sviluppato in tre momenti:

  • Canto e musica eseguiti dagli Swingeneris, un gruppo locale, e da Padre Elijah accompagnato dal sax di Anacleto Gambarara e dall’arpa ed il canto di Annalisa Cancellieri. I due gruppi hanno scandito i tempi dell’evento, conferendo un senso appropriato ad ogni particolare. 
  • Esperienze in atto di fraternità presenti nella nostra Città. Rimini è definita «capitale europea del volontariato» per l’alto numero di associazioni e gruppi (laici e di ispirazione religiosa) che operano nel Territorio.
  • Una tavola rotonda, guidata da Giorgia Salvatori e Luca Casadei (una presentata dal Movimento dei Focolari e l’altro dall’Associazione La Ginestra, entrambi impegnati nel mondo dell’economia e delle istituzioni): suo obiettivo scoprire l’incidenza della fraternità, esaminata non come valore in sé, ma quale paradigma globale di sviluppo politico, relativamente al mondo del turismo, dell’habitat, dell’economia e della qualità della vita sociale.

Il saluto della Vice Sindaco Gloria Lisi ha dato l’intonazione a questo pomeriggio di fraternità. La presentazione della figura di Chiara Lubich, tramite un video, ha avuto un impatto spirituale, emotivo e culturale rilevante. Voluto dagli organizzatori è risultato inatteso per la ricchezza e profondità dei contenuti: è venuto fuori un profilo di Chiara universale. Libero da ogni forma di appartenenza religiosa, politica e scevra da ogni forma di ideologia, ha potuto evidenziare il volto di Chiara in relazione al cammino dell’umanità verso il suo dover essere. 

Si sono quindi passati in rassegna alcuni soggetti portatori di fraternità del e nel Territorio, come ad esempio il Movimento di Comunione e Liberazione: ne ha illustrato, anche con esperienze, alcuni profili Cristian Lami, responsabile di CL a Rimini.

Il «già» della fraternità nel Territorio

Si è passati ad evidenziare gli aspetti più vivi della Cittadinanza Riminese tramite esperienze di persone che in diversi modi vivono l’augurio di Chiara alla «sua Città»: “Che Rimini e i suoi cittadini conoscano la gioia di una fraternità perfetta che irradi luce e amore tutt’intorno”.

I messaggi inviati per l’occasione sono stai quello di Emmaus Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, che è stato molto applaudito soprattutto perché ha messo a fuoco il significato dell’iniziativa in rapporto alla vita sociale di Rimini e del suo Territorio, e quello di Salvatore Martinez, che ha ricordato l’intensa stima e collaborazione sua e del Rinnovamento Nello Spirito con Chiara, particolarmente a Rimini: è apparsa la stretta unità fra i due Movimenti, alimentata dalla stessa fede, dall’adesione ai medesimi valori e reciprocante sostenuti nel perseguimento degli stessi obiettivi.

Testimonianze

Hanno poi singolarmente manifestato il loro contributo alla fraternità i sindaci Giuseppe Chicchi e Alberto Ravaioli.

Giuseppe Chicchi concesse la Cittadinanza Onoraria e nel suo intervento ne ha spiegato le motivazioni: “Rimini sempre aperta per la via del mare con l’altra costa dell’Adriatico si sentiva in dovere di dare una risposta alla guerra appena iniziata nell’ex Yugoslavia; Chiara con la sua presenza ha dato vigore e universalità a questa volontà di pace della Municipalità”.

Alberto Ravaioli è il sindaco che per dare continuità all’azione di pace e sviluppo umano alla città iniziata dal suo predecessore ha accolto Chiara nel 2002.

In quella data Chiara ha espresso in maniera molto forte l’esigenza di fraternità fra i popoli per una nuova convivenza di pace. L’ex sindaco ha voluto mettere in luce quanto sia benefico per una città che i suoi amministratori abbiano rispetto uno dell’altro accogliendo in successione e portando a compimento i progetti e le iniziative prese dall’antecessore. Ha voluto inoltre evidenziare come questa presenza di Chiara a Rimini unitamente a quelle precedenti sia stata ancora una risposta al male che ha sparso tanto sangue innocente: possiamo intravedere in queste parole il riferimento che fece Chiara nel 2002 alla tragedia delle Torri Gemelle.

Gli organizzatori hanno inserito una delle tante esperienze di fraternità in atto che fioriscono come per incanto nel tessuto economico del Territorio. Fabrizio Moretti e Vincenzo Colonna, due imprenditori, dirigenti di aziende che producono gli stessi articoli e perciò sono concorrenti fra di loro hanno raccontato come si articola il loro rapporto di fraternità: nel rifornirsi di materie prime quando per qualche motivo vengono a mancare a uno dei due, nell’aiuto nella ricerca del Know How, nello scambiarsi informazioni utili nella cura dei clienti, nel sostegno anche umano, nelle non piccole difficoltà che non possono non mancare a chi è posto in ruoli di responsabilità sociale. Hanno voluto mettere in evidenza quanto questo aiuto reciproco sia favorevole al funzionamento delle rispettive imprese e quanto il loro rapporto acquisti in umanità per il beneficio degli imprenditori stessi e di tutto il personale.

La testimonianza proveniente dalla Comunità Papa Giovanni XXIII attraverso Valerio Giorgis, responsabile della Comunità Riminese, ha evidenziato come la risonanza che ogni cittadino dà all’operato di don Oreste Benzi non sia motivata da cosa ha fatto, ma dall’aver valorizzato la solidarietà come necessaria espressione di vita umana e sociale. 

Tavola rotonda

Il vescovo di Rimini, Monsignor Francesco Lambiasi, ha messo in evidenza un rapporto collaborativo fra la Chiesa e la Società Civile. Ha parlato di un «noi» non statico, ma in cammino: una realtà che può essere espressa con una parola di recente coniata «sinodalità». La Chiesa vive nella carità che la anima e perciò diviene fermento anche per la socialità. Tale identità della Chiesa viene espressa da Chiara attraverso la fraternità. Il «noi» ha radici in Cielo, trova il suo modello nella Trinità Celeste e informa di nuovi contenuti la nostra convivenza.  

La Professoressa Gabriella Baldarelli, docente di Economia civile all’università di Bologna sede di Rimini, con esempi molto semplici ha messo in luce come da Chiara è scaturita l’Economia di Comunione, una espressione dell’economia civile. Ha chiarito in tal modo il perno attorno a cui ruota una economia a misura d’uomo. 

Sara Donati, Presidente del Consiglio Comunale di Rimini, abbandonando le carte precedentemente preparate, si è lasciata ispirare dall’arredo del teatro e dal clima che si respirava nella sala per legare in un’unica visione il grande impegno profuso dalla Municipalità Riminese nella ricostruzione prima (Rimini dalla guerra venne distrutta per il 92% – come anche Chiara notò nel suo discorso del 23 Settembre 1997) e nell’adattamento alla vita e alle sue esigenze nel presente. La necessità di curare l’habitat secondo criteri più umani, custodire come un dono l’acqua, il patrimonio artistico, l’accoglienza dell’ospite, ci offrono stimoli e la fraternità, come anelito profondo dell’uomo, sviluppa pensieri e suscita energie per formulare e portare avanti i progetti.

Il dottor Sergio Brasini Presidente del Campus universitario di Rimini, l’istituzione che permette l’esistenza che accompagna lo sviluppo dell’università a Rimini ha evidenziato come viene coniugata la fraternità nell’impianto educativo della università Riminese.

Alessandro Giovanardi, scrittore, docente d’iconografia e iconologia, storico e critico d’arte, ci ha condotto in un clima alto di contemplazione della verità. Egli ha evidenziato il percorso di riappropriazione della grande ricchezza artistica della nostra Città e delle antiche radici, ancora vive di tale ricchezza. Questo lavoro viene portato avanti dalla Chiesa Riminese in collaborazione con la Municipalità ed altre istituzioni: concorso che rende vivace e fecondo il recupero artistico e la riscoperta del suo valore come stimolo di crescita per la cittadinanza e dono per l’ospite che vive un momento significativo della sua esistenza, nella nostra città. Si è soffermato particolarmente sulle peculiarità artistiche del Tempio Malatestiano così come emergono nei recenti studi che hanno rivalutato la figura di Sigismondo Malatesta e l’équipe artistica che ha collaborato nella costruzione.

Patrizio Bianchi, assessore regionale alla scuola e alla formazione, ha fatto un intervento molto apprezzato iniziando con queste parole: «Mi sono domandato: cosa mi ha detto Chiara oggi; ho imparato che bisogna essere profeti nel proprio tempo […] Essere profeti vuol dire avere il coraggio di alzare la voce altissima, per seguire una visione del mondo in un tempo il nostro nel quale le risposte che vengono date non sono risposte ispirate all’amore». Ha proseguito per tutto l’incontro declinando la profezia di Chiara e l’accoglienza, la formazione in rapporto all’istruzione con chiarezza ed entusiasmo.

Liliana Cosi, étoile, ha saputo raccogliere le tonalità degli interventi di tutti i relatori armonizzandole al significato dell’arte che è profezia e augurio per la città di Rimini. Molto interessante è il rilievo che ha dato al coraggio e al desiderio di fraternità per la città, un desiderio orientato al futuro che non nega le difficoltà e la fatica del lavoro di ogni giorno ma che anzi sa orientarsi alla bellezza per la città, nella normale ordinarietà che ciascuno di noi è.

Nel susseguirsi sul palco di persone di associazioni diverse, di relatori che hanno coniugato il messaggio di Chiara, nel rispettivo ambito, è emerso un filo d’oro che ha legato i vari momenti e i vari contenuti, mettendo in risalto a più riprese proprio il carisma di Chiara: “l’Unità”, che è il vivere sociale mettendo alla base la fraternità, tanto nella politica quanto nell’economia, nell’arte quanto nel turismo, nella cultura.

Nella gioia generale per quel filo d’oro che parte dal Cielo e collega tutti gli attori di questo evento gli organizzatori hanno tentato una considerazione finale. Cos’è tutto questo di fronte al dilagare di corruzione sociale e indifferenza etica che si coglie un po’ ovunque quasi fosse un costume? Eppure tra i presenti vibrava un gran senso di ripresa e voglia di ridire un sì ad ogni possibilità di intervento ci possa capitare.

Don Giancarlo Moretti – Associazione culturale La Ginestra
Paolo Maroncelli – Comunità del Movimento dei Focolari di Rimini




Convegno a Parma – Dignità e diritti della persona: fondamento e “porta” dell’accoglienza.

Venerdì 14 dicembre si è tenuto a Parma il convegno Dignità e diritti della persona: fondamento e “porta” dell’accoglienza.

170 i partecipanti: avvocati, notai, magistrati, professori, cittadini interessati al tema.

La Gazzetta di Parma, il quotidiano più letto del territorio, aveva annunciato ampiamente il nostro incontro, “ospitandolo” all’interno di una rubrica settimanale dedicata alle azioni, ai fatti, agli eventi più significativi di quella settimana; rubrica dal titolo “La buona notizia”!

L’intero evento è stato poi ripreso da una televisione locale che lo trasmetterà all’inizio del nuovo anno.

L’incontro ha preso il via con gli indirizzi di saluto, per niente formali, delle autorità intervenute: Questore, Prefetto, Magnifico Rettore, Assessore all’Associazionismo.

Sono seguite le brillanti e apprezzate relazioni di Andrea Nicolussi (Professore di Diritto Civile all’Università Cattolica di Milano) e Giuseppe Spadaro (Presidente del Tribunane dei Minori di Bologna).

Altrettanto apprezzati gli intermezzi musicali del Maestro Tommaso Binini che, col suo faluto traverso, ha “legato” magistralmente le varie parti del convegno.

L’evento, infine, è stato arricchito dalla testimonianza dei rappresentanti di alcune associazioni che lavorano nel campo dell’accoglienza.

Il tema trattato ha riscosso grande interesse creando nuove opportunità di collaborazione tra gli enti promotori.




Cultura del dialogo e dialogo tra le culture: una strada per un’integrazione sostenibile?

« Siamo qui non per celebrare una persona, ma per raccogliere e rilanciare il suo messaggio alla città di Bologna». Con queste parole di Marina Motta, rappresentante del Movimento dei Focolari dell’Emilia Romagna, ha avuto inizio il Convegno  « Cultura del dialogo e dialogo tra le culture : una strada per un’integrazione sostenibile? » che si è tenuto a Bologna il 15 marzo scorso.

La suggestiva Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio – che 20 anni fa ha fatto da cornice al conferimento a Chiara Lubich della « Turrita d’argento » – accoglie oggi questo evento, uno dei tanti che non solo in Italia, ma in tutto il mondo, vogliono ricordare  Chiara a dieci anni dalla sua scomparsa. La sala non è meno gremita di allora e molti dei presenti sono stati testimoni anche di quell’indimenticabile giornata. Tra essi, l’allora Sindaco Walter Vitali che, ricordando le motivazioni del conferimento della Turrita d’argento, definisce Chiara « testimone della cultura del dialogo » e conclude il suo intervento affermando con forza: “Le idee di Chiara Lubich sono sempre attuali, devono essere sempre più al centro della nostra attenzione di credenti e non credenti. Ricordarla credo che ora abbia questo significato: l’ assunzione di un impegno forte e determinato per il futuro“.


Sullo stesso registro si avvicendano gli interventi dei vari ospiti di questo Convegno : dopo il saluto del Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e dell’Assessore del Comune di Bologna Marco Lombardo, seguono le relazioni dell’Arcivescovo Matteo Zuppi, del Prof. Stefano  Zamagni, del Presidente Romano Prodi che, avendo conosciuto personalmente Chiara e sentendosi a lei uniti da “amicizia profonda” (cito Walter Vitali) ne declinano il carisma nei loro campi di competenza sottolineandone l’universalità, la sua capacità di rendere possibile il dialogo su tutti i fronti, oggi più che mai, perché tutto impostato– come ha evidenziato il prof. Zamagni- sulle opere e opere di carità.

Anche in questa stagioneche a noi sembra particolarmente difficile e complicata, se non piangiamo, nelle notti di sereno, è possibile vedere le stelle”– conclude Zamagni riferendosi ad un pensiero del poeta Tagore 1) “E una di queste stelle sicuramente è quella di Chiara

Segno tangibile della capacità di Chiara di realizzare ogni tipo di dialogo, è anche la toccante testimonianza di Shahrzad Housmand, teologa islamica : il suo è un discorso « tu a tu » con Chiara, a cui confida, nella sua lettera letta ad alta voce, quale sia stato per lei, musulmana osservante, l’impatto rinnovatore con il suo carisma dell’ unità.

Il presidente Prodi, allargando il convegno ad una dimensione internazionale, pur in un quadro realistico della storia presente, ha aperto uno spiraglio di speranza ricordando i passi fatti a Stoccarda, Insbruck e la sfida dell’umanità di oggi verso l’unità assolutamente indispensabile, concludendo:  “…Chiara aveva capito e metteva in pratica questa capacità di unione ovunque potesse”.

Attraverso queste molteplici e autorevoli voci, il messaggio di Chiara viene offerto oggi come dono a questa città che – sottolinea Mons. Zuppi – ha una innata vocazione al dialogo in quanto naturale crocevia di diverse culture. E alla città di Bologna si rivolge direttamente Aurora Nicosia (direttore di Città Nuova) sottolineando le varie espressioni con le quali si può tradurre e dare forma, nelle relazioni sociali urbane, la parola “Unità”.

In sala sono presenti diversi assessori e consiglieri del Comune di Bologna, il Prefetto, il Presidente della Corte d’Appello, il Presidente del Tribunale dei Minori dell’Emilia Romagna, il vice Questore, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza, il Comandante dei carabinieri… tutti rimasti profondamente toccati.

Un convegno, oggi, che vuole rappresentare una nuova tappa  verso la realizzazione di quell’augurio che Chiara stessa, 20 anni fa, aveva scritto  di suo pugno sull’albo d’oro del Comune di Bologna : « Alla Bellissima città di Bologna, con l’augurio che si realizzi pienamente tra tutti i suoi abitanti il programma umano-divino «Che tutti siano uno ».

I testi delle varie relazioni saranno raccolti in una prossima pubblicazione, perché diventino fonte di ulteriori riflessioni ed azioni concrete in collaborazione con le istituzioni locali, come esse stesse hanno auspicato a conclusione del convegno.

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1)«Non piangere quando il sole tramonta, le lacrime ti impedirebbero di vedere le stelle»




Mi chiamo Youssouf . . . lavoro in un’azienda agricola

Mi chiamo Youssouf, ho 18 anni e vengo dal Mali. Sono partito dalla mia terra circa tre anni fa, e dopo un percorso in mezzo al deserto e un periodo in Libia, assai pericoloso per la mia vita soprattutto per non cadere ostaggio di gruppi di delinquenti ed essere incarcerato per poi chiedere riscatto in denaro.

Durante la mia permanenza in Libia, di circa otto mesi, ho condiviso questa situazione precaria, con altre persone provenienti dall’Africa Sub Sahariana lavorando in maniera saltuaria per conto di gruppi di bande di delinquenti, per poi essere derubati di tutto il denaro guadagnato durante incursioni notturne. Scappare era impossibile e pericoloso per la propria incolumità oltre a quella dei propri famigliari a casa sottoposti ad eventuale ricatto.

Finalmente, dopo aver lavorato in simili situazioni, ho guadagnato il corrispettivo per pagare il passaggio per venire in Italia. Dopo un giorno e una notte di navigazione su un gommone, senza acqua da bere, siamo stati salvati dalla Marina Italiana in acque internazionali e portati a Pozzallo.

Da lì siamo stati portati a Modica dove ho imparato l’italiano, e dopo vari passaggi sono stato ospitato in una comunità a Chiaromonte Gulfi in provincia di Ragusa.

Mi è stata offerta la possibilità di venire a lavorare in provincia di Modena presso l’Azienda Agricola Punto Verde. Dopo non pochi dubbi e perplessità, ho accettato la proposta e così il due agosto 2017 sono arrivato, in pulman, a Modena  dove mi hanno accolto i titolari dell’azienda. I dubbi, le paure mi rimanevano in quanto non conoscevo le persone che mi accoglievano. Il giorno dopo mi recai assieme al titolare al Centro per l’impiego di Vignola per l’iscrizione a questo ufficio per poter lavorare in regola. Anche in quell’occasione all’atto di porre la firma per concludere l’iscrizione, ci ripensai non accettando la proposta di lavoro. Ero in completa confusione e non riuscivo a connettere, anche perché era la mia prima esperienza di lavoro.

Grazie alla pazienza delle persone che mi accompagnavano, dopo due ore accettai firmando.Ora mi trovo a lavorare in questa azienda, l’incontro con gli altri colleghi di lavoro mi ha molto aiutato, in particolare con un senegalese che mi ha fatto da padre dando consigli sul lavoro. Anche con altri lavoratori provenienti dal Marocco, Albania, Ghana, non ho trovato difficoltà, anzi accoglienza.

L’alloggio mi è stato preparato in maniera dignitosa dal titolare dell’azienda, trovandomi bene. Ho frequentato dopo un mese di lavoro, un corso obbligatorio sulla sicurezza sul lavoro e appreso la tecnica sulla raccolta della frutta, preparare il confezionamento e le spedizioni della frutta, oltre ad altri lavori di campagna.

L’azienda mi ha fornito una bicicletta con la quale mi sposto in paesi vicini, trovando amici provenienti da vari paesi dell’Africa, con i quali ho fatto amicizia.  Per la mia passione di giocare a calcio, grazie ad alcuni suggerimenti di un collega di lavoro, mi sono inserito in una locale squadra dove frequento regolarmente gli allenamenti.

L’accoglienza che ho ricevuto, mi ha facilitato l’integrazione con culture diverse dalla mia.  Luigi e sua moglie Anna Maria, grazie ai loro consigli e suggerimenti, mi sono sentito  trattato da figlio. Come per esempio lavare la mia biancheria, tenere pulito e ordinato l’ambiente dove vivo, essere aiutato a fare provvista di alimenti sentirmi richiamato per qualche mancanza e così via.

Ho avuto modo di incontrare e fare conoscenza con altre persone del posto, le quali si sono date da fare per portarmi indumenti e soprattutto amicizia.

Attualmente sto frequentando un corso di specializzazione sulla potatura di piante da frutto presso un Istituto tecnico agrario, lo trovo molto interessante perché sento che mi apre a nuove conoscenze. Al termine di questo corso conseguirò un diploma di specializzazione.

Ora sento il dovere di ringraziare coloro che mi hanno suggerito di venire presso questa azienda agroalimentare, dove come già detto, ho trovato accoglienza, amicizia e opportunità di specializzarmi in ambito agrario e non solo, quindi sono molto contento.

Youssouf

 

 




Scuola di Partecipazione Politica – Carpi (MO)

Carpi (MO) dal 2015 al 2017

Le lezioni e le attività svolte dall’inizio fino alla lezione conclusiva di consegna dei diplomi, avvenuta l’ 11 Ottobre scorso.

In sintesi:
16 ragazzi coinvolti dall’inizio alla fine della scuola 
11 lezioni frontali con docenti
14 incontri o attività o piccoli laboratori svolti insieme ai ragazzi

In allegato il percorso delle attività svolto con relative foto ed un articolo uscito prima della serata conclusiva su “Il Tempo”.

Vedi tutto il percorso di questi anni  Scuola-Carpi 2015-2017

Articolo apparso su Tempo il 4 ottobre 2017 a cura di Lisa Migatti




Mariapoli 2017 – Porretta Terme (BO)

Volantino Mariapoli Porretta Terme (BO)




Mundialito e Festa dell’amicizia fra i Popoli per un mondo unito

Sabato 20 maggio e domenica 21 maggio hanno avuto luogo a Villa Verucchio, presso Rimini, due manifestazioni tuttavia espressione di un unico evento…

Sabato pomeriggio il Mundialito e domenica la “Festa dell’amicizia fra i Popoli per un mondo unito”: scopo dell’evento, creare accoglienza, inclusione, creare amicizia fra persone di diverse etnie e provenienze per condividere la vita nella stessa città di abitazione, costruire insieme brani di fraternità.

Al mundialito hanno partecipato 10 squadre di altrettante diverse nazioni: dal Marocco, alla Nigeria, l’Albania, il Senegal, la Romania, la Macedonia … : si sono esibite in un torneo di calcetto in due gironi, poi semifinali e finale il giorno dopo.

Coinvolta e partecipe al torneo anche la parrocchia del paese, in rappresentanza dell’Italia, con la presenza in squadra del giovane viceparroco.

Prima regola dichiarata giocare per divertirsi e rispettarsi reciprocamente, volersi bene: l’obiettivo, nello svolgersi delle gare, è stato ampiamente raggiunto.

Ha vinto l’Albania in una appassionata finale con la Macedonia.

Domenica, favorita anche dal bel tempo e un bel sole, la festa dei popoli all’aperto nella grande piazza principale del paese, con la nutrita partecipazione di componenti di 17 diverse nazionalità, fra cui l’India e la repubblica Dominicana.

La festa dell’Amicizia si è rivelata un successo travolgente di colori, suoni, gusti, con centinaia e centinaia di persone a riempire piazza Europa.

Bambini, anziani, giovani (tanti), famiglie intere di tante nazionalità nei costumi dai colori sgargianti dei propri paesi: tutti insieme hanno vissuto la città insieme ai Verucchiesi e agli italiani.

Le famiglie han preparato stand gastronomici con assaggi dei piatti tipici e di bevande del paese d’origine ed erano pure esposti tessuti e artigianato.

Tanti hanno collaborato e dato il proprio contributo per l’organizzazione, ma ciò che più colpiva era vedere come ci si aiutava a vicenda, nel prestarsi attrezzi, nel passarsi oggetti di servizio, come bicchieri, piatti, tovaglioli.

Un vero tripudio di gioia, con bambini, tanti, bianchi e neri, a giocare fra loro, un palco e una pista che ha accolto uno per volta i vari gruppi, nei loro tipici costumi, che si sono esibiti in canti, danze, recite e balli caratteristici dei propri paesi.

Anche i 20 ragazzi accolti a Verucchio con il progetto Sprar si sono esibiti e con loro alcune classi di bambini dell’istituto comprensivo Valle del Marecchia.

Davvero difficile raccontare il vissuto, certamente meglio rappresentato e visibile attraverso le foto che meglio esprimono quanto di bello, di gioioso, di fraterno si è visto e sperimentato, ma di sicuro una cosa si può dire: sembrava una festa di amici che si conoscono da sempre.

Fra gli intervenuti alcune autorità e la sindaco di Verucchio, che ha portato il benvenuto della città e della municipalità, premiando poi ad una ad una le squadre partecipanti al Mundialito con una medaglia per ogni giocatore e la coppa alla vincitrice Albania.

Hanno pure partecipato, sia attraverso un contributo organizzativo, che di sponsorizzazione, diverse associazioni del territorio, oltre alla straordinaria partecipazione della chiesa Rumena con Padre Marcian presente.

Un grande merito dell’evento così ben organizzato e riuscito a Giuseppe Malerba, che in veste di assessore ai servizi sociali del comune, ha profuso un impegno notevole sia nel mettere insieme lo staff organizzativo, sia nel coinvolgimento dei vari attori dei paesi stranieri rappresentati.

Ovviamente la comunità ha fornito il suo contributo concreto, la sua presenza attiva, il suo sostegno, la sua unità.

Se dovessimo dire cosa ha maggiormente caratterizzato la manifestazione, diremmo senza ombra di dubbio la bellezza e la gioia, frutto di un amore tangibile che contagiava tutti; dovremmo altresì aggiungere che un senso di soprannaturale ha unito i cuori facendo fare esperienza di una fraternità viva e senza ombre: considerando le varie etnie, le fedi diverse, i tanti musulmani, io credo che solo il “Cielo” poteva legare tutti come fratelli, tutti figli dell’Unico Padre.

La comunità del Movimento dei focolari di Rimini e Villa Verucchio

Puoi vedere maggiori immagini sul sito www.focolaremiliaromagna.org




Terroristi? No, costruttori di pace

Nella moschea di Ravenna una giornata insieme fra ragazzi cristiani e musulmani. Dallo scetticismo all’amicizia

“Bologna 2 – Savignano 1; Savignano 2 – Cesena 4”. Sembrano le parole di un arbitro durante un torneo di ping-pong. Invece, no. Questa volta siamo nella moschea di Ravenna. Ad arbitrare la partita è Mustapha Toumi dalla Tunisia. Il gioco è un quiz: si tratta di rispondere in modo corretto a domande sulla Bibbia e sul Corano, i testi sacri rispetti- vamente della religione cristiana e di quella musulmana.

Inizia così la nostra giornata. Una domenica mattina, quando fa freddo e vorresti stare a dormire sotto le coperte, non possiamo disdire il nostro appuntamento: i giovani musulmani ci hanno invitato, vogliono conoscerci, sapere come viviamo, cosa possiamo fare insieme.

Tutto era iniziato quando l’imam Mustapha Soufi, neopresidente della moschea, aveva participato ad un incontro di presentazione del Progetto Living Peace Internazionale a Savignano. Ascoltando le esperienze dei Ragazzi per l’unità, era rimasto entuasiasta e ha voluto che le raccontassimo anche ai loro giovani nella moschea.

Ci prepariamo per non fare gaffe: le ragazze si coprono tutte il capo con foulard o sciarpe, entriamo silenziosamente in moschea sapendo di entrare in un luogo sacro, ci togliamo le scarpe come ci viene indicato. Le ragazze sul lato destro, i ragazzi sul lato sinistro ci disponiamo in cerchio per iniziare il nostro gioco.

Una giornata intensa, dove impariamo a conoscere i tempi arabi, meno vorticosi rispetto ai nostri. Eppure, se le differenze ci balzano subito dinanzi agli occhi, è più vero che torniamo a casa con la consapevolezza che i nostri nuovi amici non sono poi così tanto diversi da noi, anzi loro come noi vogliono vivere e costruire un mondo più unito.

Fonte: parte dell’articolo apparso sulla rivista Teens 01/2017 p.14-15




Le fragilità nella nostra famiglia

Da un po’ di tempo mio marito ed io ci prendiamo cura, quasi a tempo pieno, dei nostri due nipoti di 10 e 8 anni, che abitano al piano di sopra. Questo perché la mamma li ha lasciati al babbo, nostro figlio, per andare a stare da sola. “Troppa responsabilità” ha detto e la separazione è stata consensuale.

Già da qualche tempo avevo notato l’insofferenza di mia nuora per gli impegni che una famiglia richiede. Mio figlio ha vissuto mesi molto dolorosi nel sentirsi rifiutato e nel dover accudire ai figli ancora abbastanza piccoli. Noi gli siamo stati sempre vicino, abbiamo condiviso tutto.

Ogni volta per noi nonni era vivere nell’attimo presente e certe volte ci chiedevamo “Perché?”. La risposta ci è venuta meditando sugli scritti di Chiara Lubich, soprattutto quando parla del dolore ed elenca i volti di Gesù Abbandonato. Lì vi abbiamo riconosciuto l’”Assurdo”. Era Lui da amare!

Come fare però ad andare oltre quel dolore? La preghiera quotidiana, il cercare di vivere la Parola di Vita che ogni mese ci nutriva, sono state un aiuto essenziale per dire di sì e ricominciare sempre ad amare. Per me è stato fondamentale sostenere mia nuora, farla parlare e non giudicarla. In fondo era stata accolta come una figlia, poiché aveva rotto i rapporti con la sua famiglia d’origine. Mi sentivo di poter volerle bene!

Talvolta ho sentito un senso di fallimento: forse non era stata amata abbastanza, visto che tutto vince l’amore? L’idea di chiudere ogni rapporto con lei ci ha sfiorato più volte, ma è stato più forte il pensiero che Chiara ci aveva, negli anni, formato ad amare sempre.

Per il momento non c’è stato un miracolo nella mia nuora ma c’è stato in me.

Tutte le volte che viene a prendere i bambini l’accolgo con un sorriso, le chiedo se desidera un caffè e la saluto con affetto. Dentro di me sento che questo modo d’essere aiuta i bambini a sentirsi meno soli, ad essere abbastanza sereni.

Questa accoglienza, che anche mio figlio condivide, penso che permetterà loro di passare un’infanzia abbastanza gioiosa. Con loro spesso si gioca a nascondino, si dipinge, si fanno i compiti….

In fondo al cuore c’è sempre il desiderio che si ricomponga la famiglia. In caso avvenisse questo miracolo vorrei che mia nuora trovasse qui quel clima che le permettesse di fare la sua parte. So che è un pio desiderio, ma non voglio porre limiti al Gesù che è in lei.

G. e F.