Una carezza rifiutata

Ero in attesa del mio secondo figlio, mancavano ormai poche settimane al parto e mi trovai in un  Fast Food  a Ragusa. Si avvicinò una barbona con il sorriso sulle labbra perché intenerita dal mio stato interessante e si propose di poter accarezzare il mio pancione, io in quell’istante rimasi  ferma e incapace di rifiutare tale proposta ,la guardai con attenzione e notai  che aveva problemi di vista, vedeva soltanto da un occhio, ed  era mal odorante. Si avvicinò quasi per toccarmi, ma scorgendo la sua mano sudicia, ebbi una forma di ribrezzo, feci un passo indietro per farle capire che non volevo essere sfiorata e scoppiai in lacrime.

Il titolare del locale alla visione di tale episodio  andò su tutte le furie, rimproverò  in maniera accesa la barbona e la cacciò via. In quella situazione si sa che gli stati emotivi sono modificati, ed io non finivo di piangere e sentirmi sdegnata dalla visione di quelle mani. Mi  sentii anche mortificata nei confronti di quella poverina che non avendo fatto nulla di male era stata aggredita verbalmente.

Poi conobbi il meraviglioso ideale di Chiara Lubich. Cominciai a capire che nell’altro e nel prossimo, proprio in quello che mi passa accanto, c’è un Gesù da amare.

L’anno scorso il giorno dell’Immacolata Concezione mi trovavo a Roma con la mia famiglia e precisamente in piazza San Pietro, li’ per caso abbiamo incontrato un gruppo di frati Camilliani e con loro c’era  anche un frate , un cugino di mio marito. Loro erano abbastanza numerosi,  c’erano seminaristi, suore, la fotografa del gruppo, e come ultima in ordine di arrivo e in “in tutti i sensi“ c ‘era Angela. Lei è una signora romana, la osservai per un po’: abbigliamento cencioso, odore poco gradevole, si…presumo sia un‘ultima. Questa volta mi sono avvicinata io a lei, ci siamo messe a parlare e a camminare insieme per San Pietro, la madre della chiesa universale. Mi sembrava di abbracciare il mondo. Stavo parlando con Gesù, nella persona di Angela, lei era dolcissima e molto contenta perché  si sentiva amata dal gruppo e pensata, quando i frati  vanno a Roma passano spesso a trovarla. Angela mi parlava dell’importanza della famiglia e diceva che lei era sola. Sembrava zoppicasse un po’ e nel salire i gradini le chiedevo se avesse  bisogno di una mano, ma diceva di farcela. Ho visto in lei un Gesù solo e non amato da tutti. In questo incontro ho messo in atto l’arte di amare di Chiara …e pensare che anni fa avevo  rifiutato una carezza da parte di Gesù…

Condivido questa mia esperienza perché vivo con la certezza che il nostro cuore può cambiare!

Sonia




Inaugurazione della scuola “Chiara Lubich” a Pesaro

Sabato 20 maggio, mattina presto, Pesaro. Pioggia a tratti torrenziale. Le insegnanti della scuola elementare di Largo Baccelli, per nulla allarmate, sono all’opera per rifinire i preparativi della festa di intitolazione della loro scuola a Chiara Lubich che avverrà da lì a poco.

20 maggio, h 10:30: il giardino addobbato a tema con le facce del dado della pace è gremito di gente. Ci sono tutti: c’è il vicario del Vescovo, don Stefano Brizi. C’è l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Ricci, dall’assessore Ceccarelli, l’assessore Bertolucci, il presidente della Circoscrizione Schiaratuta. Ci sono i parroci delle chiese limitrofe tra cui don Guido che questa scuola, restata per più di 40 anni senza nome, l’ha vista nascere. Ci sono i cittadini del quartiere e i parrocchiani.

Significativa è la presenza di persone di confessioni cristiane non cattoliche, ma ancora di più lo è, per una scuola multietnica e multiculturale quella della comunità musulmana. Ci sono ovviamente la preside Anna Scimone, gli allievi e i loro genitori. E c’è anche una nutrita rappresentanza della comunità locale del Movimento dei Focolari, a cui si sono aggiunti focolarini provenienti da altre diverse parti d’Italia e che hanno voluto leggere il messaggio della presidente Maria Voce, che ha voluto esprimere la sua gratitudine per aver scelto Chiara quale “pattern di riferimento didattico e come paradigma morale e sociale”, utilizzando le stesse parole scelte dalla preside nella sua lettera di annuncio e invito ricevuta dal Centro Chiara Lubich. Aggiungendo la sua personale speranza, che “la scuola Chiara Lubich possa davvero vivere e trasmettere gli alti ideali di fraternità universale per cui Chiara ha vissuto.

La fraternità che diventa strumento pedagogico è, come ha spiegato il prof. Milan, ordinario di pedagogia interculturale a Padova, un’intuizione avuta da Chiara Lubich a Washington, in occasione del conferimento della laura honoris causa in pedagogia. In quella occasione aveva intravisto la scuola come “luogo fondamentale per la costruzione di un mondo unito”.

La scelta di intitolare la scuola a Chiara Lubich è il frutto di un percorso condiviso e poi maturato attorno ad uno stile inclusivo e ad una didattica e pedagogia rinnovate, dove lo studente è al centro, che ha trovato l’approvazione dalla Commissione scuola del Consiglio Comunale prima e della giunta poi. Il terreno era pronto, perché in questi ultimi anni le maestre della scuola avevano aderito al progetto “Coloriamo le città per un mondo unito”, promosso da Verso un Mondo Unito (onlus),  Movimento Ragazzi per l’Unità e AMU – Movimento Umanità Nuova, espressioni nel sociale del Movimento dei Focolari, che aveva come presupposto e fondamento delle attività previste, la “Regola d’oro”, comune a tutte le culture, ”Fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, principio e condizione indispensabile per ogni educazione. La reciprocità, le relazioni di pace, e la “cultura del Dare” sono divenuti così punti fermi per tutti a Largo Baccelli.

Per rendere accogliente la scuola il giorno dell’inaugurazione, gli insegnanti si erano dati da fare già a partire dai mesi scorsi, sacrificando le loro vacanze di Pasqua per ristrutturare la recinzione e spendendosi per rimettere a posto la facciata. Un contributo concreto è arrivato anche dalla comunità dei Focolari, che ha organizzato una cena di raccolta fondi con i quali sono state acquistate le lettere dell’insegna. Quello intorno alla scuola è stato un lavoro di squadra, reso possibile dall’aiuto di tutti: oltre al loro, infatti, la scuola ha ricevuto anche l’aiuto del Comune, che ha offerto il mezzo per tinteggiare, e della Circoscrizione che ha procurato la pittura. L’assessore al dialogo del Comune ha voluto offrire il suo contributo per la stampa delle locandine e la foto di Chiara Lubich ora affissa nell’atrio. E la scuola ha pensato al resto.   

Anche il tempo atmosferico ha voluto dare il suo piccolo contributo, concedendo, almeno nel momento della scopertura e del lancio dei palloncini, una tregua dalla pioggia incessante.


Video di Tanino Zacchia

I sentimenti più palpabili, alla fine della mattinata, erano due. Innanzitutto la gratitudine della comunità dei Focolari, che ha sottolineato come “nella cerimonia d’intitolazione e nel lavoro che ha preceduta l’evento, sia emersa tutta la spiritualità di Chiara, che guarda ad ogni persona quale elemento essenziale della comunità, che riconoscere l’altissima dignità del Tu, che accoglie le diversità, che accetta le difficoltà e le ritiene un trampolino di lancio per costruire nella relazione reciproca tra tutti un nuovo tipo di società. (..) Proprio nella scuola può crescere e svilupparsi questo tipo di ‘cultura nuova’, quella che Chiara chiama l’Arte di amare, condensata nel dado della pace esposto durante la festa: amare tutti, amare per primi, amare come sé, amarsi a vicenda, perdonare l’altro, ascoltare l’altro”.

Ed insieme uno squarcio aperto sulla speranza: in un periodo dove spesso rimbalzano alle cronache le notizie di attentati, di violenze, le parole lasciate dai bambini della scuola a margine dell’inaugurazione testimoniano come la tensione alla pace deve cominciare attraverso quanto si vive e si condivide tra i banchi di scuola. Come racconta Giulia: “Noi vogliamo la pace e vogliamo che tutti stiano bene. Conoscendo Chiara Lubich e il suo ideale del mondo unito che ha raggiunto tutti i popoli del mondo, abbiamo capito che la pace è possibile e noi, anche se ancora molto giovani, vogliamo contribuire a costruirla sin da ora, a partire dalla nostra famiglia, dalla nostra scuola per raggiungere l’obiettivo del mondo unito“.




La nomina di Bassetti ci dà grande gioia

Comunicato stampa – 24 maggio 2017

La nomina del cardinale Bassetti è per il Movimento dei Focolari in Italia motivo di grande gioia 

La notizia della nomina del cardinale Gualtiero Bassetti a Presidente della Conferenza Episcopale Italiana è per il Movimento dei Focolari in Italia motivo di grande gioia.

La multiforme ricchezza della sua esperienza pastorale riporta al cuore e alla mente le radici profonde del nostro essere cristiani oggi in Italia.

In primo luogo l’insegnamento di don Lorenzo Milani che il cardinale Bassetti ha ripreso recentemente: «Queste due semplici parole, I care, non rappresentano (…)  solo il punto d’incontro tra le esigenze dell’allievo e quelle del maestro in una scuola dell’Italia degli anni Sessanta, ma si configurano anche, in una visione più vasta, come il momento di raccordo tra il mondo dei giovani e quello degli adulti (…), quelle parole esprimono quello stesso amore e quella identica cura pastorale verso le giovani generazioni che scaturisce dall’annuncio del prossimo Sinodo dei Vescovi».

Una sottolineatura che esprime uno stile, sempre fedelmente perseguito nella vicinanza alle persone, agli operai, ai migranti, alle famiglie, nelle concrete situazioni di crisi e nella ricerca della verità.

I suoi gesti e le sue parole hanno proposto con efficacia una direzione per avvicinare il messaggio salvifico di Cristo all’uomo contemporaneo. I “Crocefissi della storia” sapientemente offerti all’attenzione del mondo nel commento della Via Crucis del 2016 al Colosseo, restano come un’icona disegnata con realismo e autenticità, compassione e prorompente speranza.

Auguriamo al cardinale Bassetti di sperimentare in questo nuovo compito un sempre rinnovato coraggio per affrontare le innumerevoli sfide, confortato da quella sinodalità che testimonia il volto fraterno della Chiesa.

 

Carlo Cefaloni (+39) 328 0531322

ufficiostampaitalia@focolare.org

 




“Amare un bambino vuol dire conoscerlo”

“Crescere è una straordinaria avventura”, parola di Ezio Aceti, psicologo dell’età evolutiva mattatore dell’incontro, organizzato dall’Usp di Rieti e promosso dal Movimento dei Focolari, il 18 maggio scorso all’Auditorium Varrone, in occasione della manifestazione “Rieti città amica dei bambini”. E già, perché Ezio Aceti non può che essere un mattatore. Voce squillante, timbro accattivante, cattura l’attenzione dei presenti con una gestualità che non passa inosservata. Chi lo ascolta viene da subito investito da una raffica di parole, ne rimane affascinato, catturato.

Foto di Paolo Cesarini

La platea dell’auditorium, composta soprattutto da genitori e docenti, per circa un’ora e mezzo viene completamente rapita dalla professionalità ammaliante del professore. Ci racconta la verità Aceti: dei bambini da 0 a 7 anni non sappiamo niente, restano un mistero per genitori ed insegnanti che non fanno altro che imporre regole che non verranno mai rispettate perché non comprese. La comunicazione, l’empatia, sono gli strumenti indispensabili per comprendere i più piccoli che vedono gli adulti come giganti a volte indecifrabili ma sempre degni del loro amore.

Comprendere significa immedesimarsi e aiutare i bambini a raggiungere il traguardo più ambito: l’autonomia. Nel processo di crescita, un ruolo fondamentale è ricoperto dal padre, figura descritta dallo studioso come l’unica capace di staccare il bambino dalla madre per fargli conoscere il mondo. Dall’osservazione dell’operato dei genitori come coppia i nostri figli potranno capire che tipo di persone essere, che tipo di amore cercare e vivere, riuscendo a portare a compimento un processo di maturazione che non li farà più essere dei “bebè”. Essere un “bebè” per Aceti non vuol dire essere solo un immaturo, significa soprattutto non essere in grado di decifrare la realtà che ci circonda, non essere capaci di affrontare nel giusto verso i problemi della vita quotidiana.

Questa accezione vale naturalmente per i bambini, per gli adolescenti e per gli adulti che verranno, perché ad affrontare la vita si impara sin da piccoli. Per guidare i bambini attraverso il fantastico viaggio della vita, secondo Aceti, bisogna comunicare con loro cercando un rapporto paritario, dove nessuno ha torto ma tutti ragione. Se si comprende con empatia il punto di vista dei più piccoli, si riesce a far rispettare loro i grandi e le loro regole.

Foto di Paolo Cesarini

Nella mattinata Aceti aveva incontrato diverse classi dell’Istituto Professionale per i Servizi Sociali Luigi di Savoia di Rieti in un’aula magna in cui il confronto tra il formatore e gli studenti è stato da subito empatico e aperto. Per lo psicologo lombardo si trattava di un ritorno: già nel 2016 aveva tenuto una relazione sulla “Conquista della libertà come padronanza di sé”. Anche stavolta ha parlato ai giovani dei giovani”, mettendosi dal loro punto di vista, li ha coinvolti con diversi scambi di battute, alternando momenti ironici e divertenti a pillole di sapienza.

Proprio dal tema della libertà è ripartito il confronto: essere padroni di sé significa conoscere il proprio corpo (da curare senza divenirne schiavi) e governare le emozioni attraverso una volontà buona, che nasce dall’esempio abilitante delle figure adulte, dai genitori fino ai docenti. Non esistono bocciature, per Ezio Aceti, né ragazzi o ragazze dal carattere “cattivo”. Per Aceti ogni errore diventa occasione di crescita, se ripreso con la consapevolezza che è sempre possibile, con impegno e sostegno, ricominciare. Ricominciare sempre e accettare le nostre fragilità, che spesso si trasformano nelle risorse più preziose.

In una seconda parte dell’incontro, dopo un dibattito, si è parlato degli aspetti legati alla relazione, perché l’uomo è un essere sociale, che cerca la sua realizzazione stringendo rapporti con l’altro. E questi rapporti si possono e si devono educare, valorizzando sempre il positivo dell’altro, alimentandone l’autostima, sforzandosi di eliminare i possibili pregiudizi che ostacolano la creazione di una relazione positiva.

Gli studenti, che hanno affrontato un percorso di alternanza scuola-lavoro avvicinandosi alle disabilità, hanno sperimentato questa esigenza di creare relazioni positive per operare nel migliore dei modi, mettendosi al servizio degli altri. Un messaggio forte è stato infine indirizzato ai docenti, anch’essi chiamati a fare la loro parte decisiva, per sostenere il processo di maturazione dei loro studenti: “Sorridete ai vostri alunni – si è raccomandato Aceti – state su. Non lasciateli uscire dalla classe senza averli salutati”.

Stefano Mariantoni e Livia Cesarini




Ho inserito nei miei “preferiti” . . .

La Parola di vita di questo mese mi ha spinto a cercare nella giornata, o quando mi è possibile, un momento da dedicare a persone che conosco e che stanno vivendo alcune difficoltà.

Ho inserito nei “preferiti” dello smartphone le persone che ho individuato, per ricordarmele meglio. Sono cose molto semplici come la visita ad un ammalato, una telefonata, un colloquio con un amico che ho visto un po’ preoccupato o con un altro che è costretto in casa da tanto tempo…  

Accogliendo le loro esperienze di vita ne esco sempre molto arricchito, veramente il dolore mette ciascuno a confronto con Dio, ma nella condivisione e nella comunione, Gesù Risorto mi sembra che trovi lo spazio per esprimersi ed illuminarci.




Dio penserà a noi, parti senza indugio

Dopo la morte del babbo, ho dovuto fare da capofamiglia per mamma, nonna e due fratelli. Il mio lavoro assicurava il sostentamento di tutti. Ma quando ho capito che Dio mi chiamava per una via di consacrazione a lui, il pensiero che alla famiglia sarebbe mancato il mio sostegno non mi dava pace. Tanto più che la mamma aveva dovuto lasciare il lavoro per motivi di salute senza che le riconoscessero una pensione, i miei fratelli studiavano. Quando le ho detto la mia intenzione, mi ha risposto: «Sono contenta: Dio penserà a noi, parti senza indugio». Il consenso sereno di mia madre è stato un ulteriore incentivo a credere che Dio avrebbe sistemato al meglio le cose. Trascorse alcune settimane dalla mia partenza, ho ricevuto una lettera da lei: «Dio ha risposto alle nostre esigenze: la pensione di tuo padre, che attendevamo da anni, è giunta proprio in tempo! Valeva la pena aver detto sì a Dio con te».

D. C. – Italia

Fonte: Il Vangelo del giorno, n.5 – Maggio 2017, Città Nuova Editrice, p. 116




Estate 2017: giovani insieme in focolare

Una proposta aperta ai giovani e alle giovani di tutta l’Italia, un’esperienza di vacanza insieme in focolare con gite, condivisione e momenti di approfondimento.

Parteciperà Ezio Aceti (psicologo) con il tema: Liberi di amare

Vedi le note pratiche nel Volantino estate in focolare

Iscrizione entro il 20 luglio 2017




Run4unity: la staffetta mondiale per la pace a Giarratana

Si è svolta il 7 maggio a Giarratana (RG) la manifestazione “Run4unity”, una “staffetta mondiale” per la pace organizzata dai “Ragazzi per l’unità” del Movimento dei Focolari. Nella cittadina ragusana, piccolo centro pedemontano nella zona dei Monti Iblei, di origini antichissime, si sono dati appuntamento 450 ragazzi, dai 10 ai 18 anni, provenienti da Palermo, Catania, San Giovanni La Punta, Niscemi, Rosolini, Scicli, Ispica, Vittoria e dalla stessa Giarratana.

Run4unity è un evento che coinvolge ragazzi in varie città del mondo. Da più parti, si sono organizzati degli eventi sportivi ed una marcia, una „staffetta” che, a seconda dei fusi orari, nelle diverse latitudini, fa passare idealmente il testimone da un gruppo all’altro. Tutti insieme “marciano” per la pace. Run4unity (run = corsa) copre così l’intero arco delle 24 ore. Lo strumento per promuovere la pace è la “regola d’oro”: la regola dell’amore al fratello presente in tutte le religioni. “Fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi” è un principi accomuna tutte le culture e religioni. I ragazzi per l’unità cercano di metterla in pratica ogni giorno, per costruire la pace attorno a loro. La “marcia ha offerto uno splendido colpo d’occhio, con centinaia di ragazzi che sfilano tra le vie del centro storico ed i palazzi barocchi, fino alle caratteristiche viuzze del quartieri “U Cuozzu” dove si trovano anche i ruderi del castello dei Settimo.

Oltre alla marcia ed agli eventi sportivi, ci sono anche azioni di cittadinanzattiva. A Giarratana, i ragazzi hanno lanciato delle azioni di sostegno a due progetti per la raccolta fondi per una scuola in Congo e in Siria. A sostenere tutte le attività anche il comune, la parrocchia Santissima Annunziata,  la scuola “Luigi Capuana”, la Protezione civile.

Momento clou della giornata il “time out”: una preghiera per la pace (o un momento di silenzio), a mezzogiorno in punto.  A seguire, il collegamento via streaming proprio con il Congo.

“Il time-out alle 12 – spiega Chiara Scarsi, una degli organizzatori – è stato un momento di silenzio e di preghiera per la pace, cui hanno partecipato tutti i ragazzi presenti: cristiani cattolici in maggioranza,  ma con rappresentanti evangelici,  musulmani. Tra questi, c’erano anche i ragazzi del centro di seconda accoglienza di Vittoria. Il collegamento telefonico con Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) ha segnato il “passaggio del testimone” e ha dato il via alla loro staffetta per la pace”.

E aggiunge: “Una giornata singolare, non solo per l’entusiasmo dei ragazzi, ma per la consapevolezza di tutti che una marcia per la pace e per l’unità esprime il nostro desiderio di vedere un mondo in pace, un mondo più unito, un mondo che diventi una sola famiglia. Sì, famiglia. E’ la parola azzeccata per esprimere ciò che si avvertiva fra tutti: una gioia che stava sotto ogni parola, ogni attività sportiva, ogni sorriso donato a chi camminava accanto a te e che faceva culminare tutto al momento del time-out, dando quel senso profondo e sacro, di quando la famiglia prega insieme”.

Nel pomeriggio si sono svolti tornei di varie discipline sportive, laboratori artistici, giochi: anche questi sono stati per i ragazzi l’occasione  per vivere concretamente  “la regola d’oro”: dimostrazione che con voglia e determinazione si possono fare grandi cose.  In chiusura, alcuni ragazzi del liceo scientifico “Galileo Galilei” di Catania  hanno raccontato la loro esperienza: una telefonata skype, per un’ora e mezza, con i ragazzi loro coetanei della città siriana di Aleppo. “Un incontro emozionante – racconta la docente Enza Maria Ignaccolo – colpiva la serenità dei ragazzi siriani, il loro modo di adattarsi alla vita quotidiana nonostante le bombe che cadono sulla loro testa. Vedevamo la loro fede ancorata in Dio: credono nella pace ancora possibile. In più, questi ragazzi si adoperano per aiutare ragazzi più disagiati di loro: alcuni sono orfani e cercano di fare delle feste per donare loro un sorriso. Dopo la telefonata, gli studenti del nostro liceo hanno organizzato una “fiera del dolce”: i dolci sono stati venduti durante la ricreazione ai compagni ed il ricavato è stato inviato ad Aleppo”. “Questa testimonianza è stata profonda e toccante – conclude Chiara Scarsi – e ci ha permesso di innestarci nella realtà più difficile di un paese da vari anni in guerra. Noi vogliamo essere con loro a testimoniare che la pace non è un’utopia”.

Infine, il saluto dei ragazzi per l’unità dell’Algeria (musulmani) inviato in audio-video, con la traduzione di Gino Mineo, focolarino italiano che vive in Algeria.  “I Ragazzi per l’Unità dell’Algeria – racconta Eliseo Perticarini – ci hanno mandato un messaggio e raccontato le loro esperienze.  Abbiamo concluso la giornata, invitando i ragazzi dai 14 ai 17 anni al prossimo cantiere estivo (Stop’n Go – Start Now) che si terrà dal 19 al 23 luglio a Formia, in provincia di Latina, insieme ai Ragazzi per l’Unità del Lazio Sud. Parteciperà anche il complesso internazionale Gen Verde”.




A che gioco giochiamo? La piaga sociale del gioco d’azzardo

Sabato 6 maggio l’associazione “Famiglia Insieme” con il team Slotmob di Arezzo ha organizzato una giornata dal titolo:  “A che gioco giochiamo? “ sul gioco d’azzardo e su come prevenire questa piaga sociale. L’iniziativa, oltre a coinvolgere numerose associazioni del territorio, ha  avuto il patrocinio del Comune di Arezzo e della Usl Sud Est Toscana.     

Nella mattinata di sabato è stato premiato un bar “deslottizzato” di Arezzo, bar 197° in tutta Italia, che ha avuto il coraggio di dire “no” alle Slot machine  in favore del benessere comune. Numerose le persone arrivate per una “colazione di massa”  alle quali sono stati proposti alcuni giochi contrari alla logica dell’azzardo dove le abilità motorie e mentali sono stati strumenti per il divertimento e la socializzazione.

La premiazione del bar è stata seguita da un Convegno rivolto alla cittadinanza per affrontare il tema della dipendenza dal gioco d’azzardo. Il convegno si è tenuto nel pomeriggio alla Casa delle Culture di Arezzo con relatori impegnati nel campo politico, socio economico e sanitario. L’iniziativa è stata inserita nell’ambito della “Settimana Mondo Unito” e al momento delle presentazione si è spiegato il significato di questo momento e le varie manifestazioni che hanno luogo in tutto il mondo.

Successivamente il rappresentante del movimento Slotmob Paolo Giusti ed il presidente dell’associazione Famiglia Insieme Emanuele Spinello hanno presentato l’iniziativa e dato la parola per un saluto alle autorità presenti: il vice sindaco del comune di Arezzo, il vice direttore della Usl e l’Assessore alle politiche sociali.  

Carlo Cefaloni, editorialista di  Città Nuova, ha messo in evidenza come  il gioco d’azzardo sia una piaga ancora poco combattuta dallo Stato e frutto della fragilità della società in cui viviamo. Simona Neri, sindaco di Pergine Valdarno, responsabile regionale Anci dei progetti contro il bullismo e  ludopatie ha posto l’accento su quanto le istituzioni poco stiano facendo per contrastare i danni sociali che si nascondono nel gioco d’azzardo. Il dott. Carlo Becattini, direttore Dipartimento Dipendenze Usl Sudest Toscana ha spiegato in modo puntuale e scientifico gli aspetti sanitari ed epidemiologici della dipendenza del gioco d’azzardo. 

Il Presidente dell’associazione “Mi rimetto in gioco” ha dato esperienze personali del gruppo di auto aiuto di ex giocatori. Al termine del convegno è stato offerto un buffet preparato da un altro bar “deslottizzato”.

Questa giornata è nata dall’impegno di alcuni giovani che  circa tre anni fa hanno iniziato ad occuparsi di questo argomento e adesso collaborano attivamente con le istituzioni per combattere “dal basso” questa piaga e rendere consapevoli i cittadini che questo problema riguarda tutti e non soltanto chi gioca.

 

Vedi maggior dettagli della manifestazione nell’articolo apparso su Città Nuova a cura di Tamara Pastorelli




La scuola incontra l’adozione

Evento conclusivo del progetto Famigliedicuore ad Ascoli

Chi è entrato in contatto da vicino con la realtà dell’adozione sa quanto sia arricchente l’esperienza che ogni famiglia adottiva genera nel contesto in cui vive. Anche per la scuola rappresenta senz’altro un’occasione di crescita, ma è anche una sfida. Lo rileva le “Linee guida per il diritto allo studio degli alunni adotatti” pubblicate dal Miur nel 2014. Infatti  all’essere adottato sono generalmente connessi alcuni fattori di rischio e di vulnerabilità che devono essere conosciuti e considerati.

Spesso bambini e ragazzi adottati internazionalmente arrivano in Italia nella maggioranza dei casi già in età scolare e si trovano a dover far fronte alla necessità di conoscere la nuova lingua, integrarsi nella nuova cultura e adattarsi ad un metodo di insegnamento diverso. Occorre dunque strutturare una metodologia di accoglienza scolastica di questi alunni ‘delicati’ la cui storia personale può influenzare il processo di apprendimento e la socializzazione. In questo modo sarà possibile garantire il benessere di questi ragazzi sin dal primo ingresso a scuola, premessa per una positiva esperienza scolastica negli anni a venire.

Con questa finalità hanno operato le varie proposte e iniziative formative svoltesi nell’arco degli ultimi due anni del progetto Famigliedicuore ad Ascoli che hanno suscitato un vasto interesse e la partecipazione di un centinaio di famiglie adottive e affidatarie sine die, amministratori, medici ed operatori e circa 700 insegnanti. Il progetto, promosso da Afnonlus e “Una famiglia per tutti” in collaborazione con la Fondazione Carisap, ha avuto tra i partner principali L’Ufficio Scolastico Regionale per le Marche-Ufficio IV – Ambito territoriale per le province di Ascoli Piceno e Fermo. Realizzando una efficace azione sinergica sul territorio, ha inteso favorire il sostegno alle famiglie adottive, la diffusione della cultura adottiva e l’incontro tra la realtà della scuola e l’adozione attraverso tre  piste di azione: fare sostegno-fare rete-fare cultura.

Un primo bilancio del progetto è  emerso durante l’evento conclusivo aperto a tutta la comunità del territorio dal titolo “Ogni ostacolo una pedana di lancio! Percorsi di resilienza” presso l’auditorium Emidio Neroni della Fondazione Carisap in rua del Cassero di Ascoli Piceno (31 marzo – 1 aprile 2017).

Insegnanti, famiglie, operatori hanno approfondito  il tema della vulnerabilità e della resilienza nel percorso adottivo, con un focus particolare sul ruolo delle famiglie e della scuola. La dott.ssa Roberta Bonelli rappresentante del Miur e la dott.ssa Simona Flammini responsabile dell’Ufficio Studi dell’Ufficio scolastico provinciale Marche hanno affrontato la tematica del rapporto scuola e adozione, esponendo i risultati di un censimento nelle scuole del territorio provinciale, mentre la dott.ssa Roberta Lombardi psicologa, psicoterapeuta e giudice onorario del Tribunale dei minorenni di Roma ha posto il focus sulle possibili fragilità dei ragazzi adottati e sulla capacità di resistere alle difficoltà e saper ricostruire la propria vita nonostante le difficoltà. Infine la dott.ssa Antonella Zecchini psicologa, psicoterapeuta, giudice onorario del Tribunale minorenni di Ancona ha presentato un report sull’esperienza del Tribunale dei Minorenni in materia di adozione con particolare rilievo al ruolo della rete sul territorio.

Presso l’Istituto tecnico agrario Celso Ulpiani di Ascoli si è svolto poi un secondo evento formativo dal titolo “Ogni ostacolo una pedana di lancio! Boing boing, boing… a scuola di resilienza”, conclusosi con una performance artistica e un’apericena finale. Attraverso una serie di laboratori di giornalismo, arte, sport, teatro, musica, magia, si è cercato di favorire la crescita della persona, aiutandola anche a  superare i disagi e a favorire l’integrazione e i legami sociali.  

Il percorso Famigliedicuore ha evidenziato come la specificità degli alunni adottati abbia sul territorio un impatto rilevante. E come sia fondamentale l’importanza formativa e il fare sistema tra quanti si occupano di adozione dal momento che questa costituisce  un valore di crescita sociale e culturale del Paese.

Giovanna Pieroni




Fatima: una questione di fede

A cento anni dalle apparizioni della Madonna a Fatima (1917) nel libro “Fatima l’infinito segreto”, Natale Benazzi propone una lettura dell’evento dal punto di vista dell’intelligenza della fede e chiedendosi quale sia il messaggio di Maria a Fatima per il credente di oggi.




Per un’estate attiva: le proposte dei giovani dei Focolari

Dopo l’appuntamento che li ha visti protagonisti a Loppiano, i giovani dei Focolari e i loro amici si preparano per un’estate “attiva” all’insegna di proposte di varie tipologie, da Summer School a campi di lavoro nelle periferie del nostro paese.

Ecco nel dettaglio le diverse proposte

 




Bombe italiane per la guerra. Non possiamo restare indifferenti

Firma anche tu la petizione!

Il ripudio della guerra da declinare oggi nell’Italia dove cresce l’esportazione di armi verso il Medio Oriente: è partito un appello a non restare indifferenti invitando, perciò, a sostenere, con una petizione pubblica lanciata su webl’iniziativa emersa in Sardegna come questione di giustizia e dignità nazionale.

Il gruppo locale di Iglesias di Umanità Nuova, espressione sociale del Movimento dei Focolari, insieme al Movimento Ragazzi per l’Unità, in collaborazione con la rete di associazioni “I giardini della biodiversità”, ha indetto, per domenica 7 maggio 2017, una giornata di sensibilizzazione sul disarmo, intitolata “Run for Unity – Pace … parliamone”.

Volantino Run4unitySardegna

Comunicato STAMPA

Leggi articolo su Città Nuova Online




Roma, il Villaggio per la Terra chiude con successo

Cinque giornate, 130 mila visitatori, due festival, grandi ospiti del mondo politico, culturale e scientifico; sport, ambiente, dialogo e cultura, hanno celebrato la Terra lanciando un messaggio di pace e impegno. 

 

Un grande successo di pubblico oltre le aspettative, con una stima di 130 mila visitatori che per cinque giorni hanno condiviso sport, musica, laboratori ed eventi in nome della tutela dell’ambiente e di tutto il patrimonio del pianeta. Così si conclude l’edizione 2017 del Villaggio per la Terra, organizzato da Earth Day Italia insieme al Movimento dei Focolari sulla terrazza del Pincio e al Galoppatoio di Villa Borghese a Roma

Un programma fitto di eventi e celebrazioni, incontri istituzionali, forum a tema, corsi, spettacoli con big della musica, attività sportive e un grande villaggio dedicato ai più piccoli con laboratori ludico-didattici. Il tutto unito dal fil rouge della tutela dell’ambiente, sull’onda dell’emergenza dei cambiamenti climatici e delle politiche mondiali, ma anche con un forte focus sull’emergenza dell’integrazione sociale, contro l’innalzamento dei muri che dividono, perché migrazioni e clima sono fenomeni fortemente collegati.

Al Villaggio per la Terra si è parlato di mobilità sostenibile, economia circolare e di economia di comunione con l’economista Stefano Zamagni. Un panel dedicato al fenomeno degli eco-profughi e uno al dialogo interreligioso sul clima, alla presenza di sette donne rappresentanti di diverse fedi religiose provenienti da tutto il mondo.

Durante l’evento si sono svolti gli Stati Generali dell’Ambiente per i Giovani, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con il MIUR, in cui gruppi di studenti hanno redatto un documento con le loro proposte che sarà presentato al G7 Ambiente al prossimo giugno a Bologna. Anche la Marcia per la Scienza del 22 aprile è passata per il Villaggio per la Terra, con la presenza di alcuni ricercatori e scienziati: tra gli altri il noto fisico Giorgio Parisi e il climatologo Riccardo Valentini, già premio Nobel per la pace. 

Il Villaggio è stato anche teatro di incontri tra istituzioni e cittadini in diverse giornate; sono stati infatti ospiti: il Segretario di Stato Vaticano cardinal Pietro Parolin; il Ministro per l’ambiente Gian Luca Galletti; il vice ministro per le politiche agricole Andrea Olivero; il ministro per la salute Beatrice Lorenzin; l’ex ministro Livia Turco; il sindaco di Roma Virginia Raggi, in visita privata; l’assessore alla sostenibilità ambientale del Comune di Roma Pinuccia Montanari.

Da ricordare tra i momenti più suggestivi l’ormai tradizionale Concerto per la Terra in occasione dell’Earth Day del 22 aprile, presentato da Fabrizio Frizzi, con Noemi, Sergio Sylvestre, Soul System, Zero Assoluto, Ron e La Scelta e il maestro Cacciapaglia, organizzato da Earth Day insieme a Urban Vision. Quest’edizione del concerto, che per la prima volta si è svolto sulla panoramica Terrazza del Pincio, è stata intitolata “Over the Wall – Mecenati della Bellezza”, perché si è deciso di sottolineare il rischio di perdere i patrimoni naturali del pianeta e culturali dell’umanità. Sull’onda di questo messaggio contrario a ogni muro, al Villaggio per la Terra si sono celebrati anche i 30 anni dell’Erasmus, simbolo della costruzione di ponti per tante generazioni di giovani che hanno creduto e credono nell’Europa. 

“Questo successo – ha dichiarato Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia – testimonia la crescente sensibilità ambientale della cittadinanza e la consapevolezza sempre più diffusa sull’urgenza di intervenire in modo diretto per la salvaguardia del Pianeta. Comincia a prender forma l’idea di un’azione collettiva che parte dal basso e si confronta con le istituzioni in modo critico e maturo sulla questione ambientale sulla quale l’umanità non può più permettersi di temporeggiare”.

“Il Villaggio per la Terra si rivela un modello vincente – ha commentato Antonia Testa, co-responsabile del Movimento dei Focolari di Roma – che permette di esprimere una cittadinanza nuova, è una città nella città, dove piccoli e grandi condividendo la Regola d’oro (fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te) hanno costruito rapporti autentici, si sono scambiati progetti realizzati e traguardi futuri.”

Fonte earthday.it

Leggi anche articolo sul sito focolare.org




Madre

Sono cappellano in un carcere. Vedendo tutti i giorni una donna portare cibi e vestiario pulito a un giovane detenuto, ho immaginato che fosse la madre.

Ma quando le ho chiesto di lei, sono rimasto scioccato dalla risposta: «Non è mio figlio – spiegava lei –: lui è l’assassino di mio figlio. L’unico figlio che avevo. Mio marito mi aveva abbandonata tanti anni fa e sono rimasta sola.

Un giorno, mentre mi rodevo nella mia disperazione, sono venuta a sapere che quel gio- vane non aveva né madre né padre. Ho capito allora che la cosa più logica era diventare io madre sua».

Fonte: Il Vangelo del giorno, n.4-Aprile 2017, Città Nuova Editrice, p. 212




Pulse, l’appuntamento dei giovani a Loppiano

Rivedi lo streaming di sabato 29 aprile

RIVEDI L’EVENTO DEL PRIMO MAGGIO

Vedi articolo su Città Nuova online

Tre, due, uno … il conto alla rovescia verso Pulse, l’appuntamento primaverile dei giovani dei Focolari è incominciato!

Filo conduttore, la pace: «Cambia il tuo cuore, cambia il mondo», è questo l’incipit dei tre giorni dei giovani dei Focolari che dal 29 aprile al 1 maggio chiameranno a raccolta a Loppiano (Firenze) i loro coetanei. Declinata in parole, in musica, testimonianze, spazi di dialogo su politica, economia, arte, religione, cultura e l’impegno sociale a favore della pace.

“Pulse” vivrà di due diverse declinazioni: si comincia il 29 e 30 aprile con un meeting internazionale dei Giovani per un Mondo Unito che proporrà ai partecipanti un percorso sulla pace attraverso testimonianze, momenti di workshop e forum con la partecipazione anche dei giovani delle comunità islamiche in Italia.

Così, dopo aver scaldato i motori, si giungerà il 1 Maggio a “Pulse The Event”, l’edizione 2017 dello storico appuntamento del Primo Maggio che ha visto ormai da qualche decennio convergere annualmente tra le colline del Valdarno intere generazioni di giovani di tutta Italia per progettare insieme la fraternità.

Una giornata per mostrare il vero battito dell’umanità: le infinite azioni di pace e fraternità che popolano la vita dei singoli, dei gruppi, fino ad incidere anche su quella dei popoli.

L’edizione 2017 vede una folta schiera di “ospiti” d’eccezione che aiuteranno i giovani in questo viaggio di frammenti di fraternità già realizzati. Sarà presente Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa che proprio nei giorni scorsi ha ricevuto il premio UNESCO per la Pace e che condurrà il “barcone della pace” con la sua testimonianza di accoglienza e lotta all’omertà.

Con lei si alterneranno sul palco anche Amara e Paolo Vallesi, cantautori che hanno presentato a Sanremo 2017 la canzone “Pace”. E poi l’imam Yousef Sbai di Massa Carrara, Mustapha Batzami di Teramo e i giovani delle comunità islamiche d’Italia.

Insomma … occhi puntati su questo pezzo della collina fiorentina, dove i giovani vogliono dire a gran voce come, nonostante quanto ci succede intorno, ancora non intendono abdicare ad un mondo senza pace e il loro impegno in questa direzione.

Come seguire Pulse e il Primo Maggio a Loppiano

Per chi volesse seguire il Primo Maggio da casa lo potrà fare attraverso interviste, aggiornamenti e video sui canali social Facebook, Twitter e Instragram e sui siti Focolaritalia e Focolari Internazionale.

Sarà inoltre possibile seguire alcuni dei momenti della tre giorni attraverso dirette streaming dal sito di Loppiano e del Primo Maggio:

  • Meeting: 29 aprile a partire dalle 15:00
  • Event: 1 maggio dalle 10 alle 12:30

Verrà trasmesso in diretta Facebook sulla pagina “Primo Maggio Loppiano” anche un flash-mob che i giovani realizzeranno il 1 Maggio, con orario indicativo 15:30 – 16:30

Sintesi Programma

Cosa è un “battito”?

Per ingannare l’attesa di questi giorni, ecco il video che alcuni giovani di tutto il mondo hanno preparato per raccontare che cos’è per loro un “pulse” (un battito).

E per voi, cos’è un “pulse”?




La terra non esilia

Cambiamenti climatici, conflitti e migrazioni forzate:

il fenomeno degli ecoprofughi

Villaggio per la Terra, Galoppatoio di Villa Borghese Roma

25 aprile ore 11.00

Il nostro pianeta sta subendo in maniera sempre più chiara e veloce, un cambiamento non dovuto a fenomeni naturali. Gli effetti dei mutamenti climatici, come è noto, riguardano tutti. L’impatto, però, che hanno sui Paesi più poveri e sulle popolazioni più vulnerabili, è decisamente maggiore. Negli ultimi anni, proprio a causa di queste alterazioni e delle susseguenti drammatiche condizioni ambientali, sono aumentate le migrazioni forzate di intere fette di popolazioni nel mondo.

Non è certo facile quantificare il fenomeno degli esseri umani costretti a spostarsi a causa del cambiamento climatico. Secondo l’Internal Displacement Monitoring Agency, in ogni caso, gli individui oggi hanno il 60% di probabilità in più di essere forzati ad abbandonare la propria casa di quanto non ne avessero nel 1975. Si calcola poi che dal 2008 al 2014, oltre 157 milioni di persone abbiano dovuto spostarsi per eventi meteorologici estremi.

Le emergenze umanitarie causate da disastri naturali, molto spesso di naturale non hanno nulla. Un classico esempio è quanto sta avvenendo in Sud Sudan dove centinaia di migliaia di persone sono state colpite da carestia e oltre un milione costrette alla fuga nel periodo tra la fine del 2016 e inizio 2017. Come testimoniano molti fonti accreditate, alla base di tale fenomeno c’è l’impossibilità di allevatori, coltivatori, contadini, di occuparsi del bestiame e delle terre in quanto non accessibili per via del conflitto in corso tra truppe governative e ribelli, non per l’aridità del terreno.

Ci sono poi i casi del Delta del Niger dove a causa di sversamenti petroliferi dei pozzi gestiti da compagnie occidentali, intere fette di popolazione sono state costrette a lasciare le proprie case o sono morte; quelli legati al fenomeno del cosiddetto Land Grabbing (accaparramento della terra per interessi economici ad opera di Stati e multinazionali).

Esistono anche situazioni di conflitto, in apparenza estranee a motivi ambientali, che nascondono in realtà origini strettamente connesse ai cambiamenti climatici in atto.

Una drammatico caso è rappresentato dalla guerra in Siria. La crisi, nota come primavera siriana, esplode dopo quattro anni consecutivi di siccità che avevano trasformato i terreni agricoli in deserto e creato problemi gravissimi all’agricoltura e all’industria.

La ricorrenza della Giornata Mondiale della Terra 2017 offre l’occasione ideale per sollevare il dibattito su quanto siano indispensabili un cambiamento di mentalità globale, una coscientizzazione universale riguardo il tema dell’ambiente e una presa di posizione netta sulla questione dei profughi. L’approccio ormai indispensabile dovrà da un lato favorire in ogni modo misure atte a contenere eventi traumatici ambientali, dall’altro porsi il problema dell’accoglienza.

Earth Day Italia e il Movimento dei Focolari ritengono maturi i tempi per una riflessione seria sulle correlazioni tra disastri, eventi meteorologici estremi, sfruttamento della terra, cambiamenti climatici, guerre, e migrazioni forzate. Nella cornice della 5 giorni organizzata a Roma per festeggiare la Giornata Mondiale della Terra 2017, lanciano il  Forum LA TERRA NON ESILIA. Cambiamenti climatici, conflitti e Migrazioni Forzate: il fenomeno degli ecoprofughi, un primo momento di confronto tra varie realtà che si occupano a diverso titolo di ambiente e di migrazioni, nel tentativo di avviare una riflessione alla base di un percorso di sensibilizzazione e di azione.

“La battaglia per la conservazione dell’ambiente – ha dichiarato Pierluigi Sassi, Presidente di Earth Day Italia – non avrebbe senso se non fosse primariamente una lotta per l’uomo, in particolare l’uomo più fragile, più a rischio, quello che subisce drammaticamente sulla propria pelle gli effetti dei cambiamenti climatici. La nostra organizzazione ha fortemente voluto porre all’attenzione di tutti il tema degli ecoprofughi e ribadire che il modo migliore per celebrare la Giornata Mondiale della Terra è avere coscienza dei rischi che stiamo correndo e intraprendere azioni concrete personali e comuni perché il mondo sia più vivibile, a partire dalle popolazioni più vulnerabili”.

“Il fenomeno degli ecoprofughi – afferma Antonia Testa, co-responsabile del Movimento dei Focolari di Roma – penso richiami da vicino quanto Papa Francesco esprime quando parla di “ecologia integrale”, cioè l’importanza di riportare al centro dell’attenzione la persona. Ci si prende davvero cura del creato, dell’ambiente, se ci si prende cura degli uomini e delle donne che lo abitano, se la loro dignità viene difesa e promossa, sei i loro diritti fondamentali vengono riconosciuti. Lavorare in questa direzione vuol dire lavorare per la pace e questo, direi, è il modo più alto, più nobile di custodire la nostra Terra”.

Interverranno:

Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia WWF

Elisa Nucci, responsabile progetti esteri COMI (Cooperazione per il Mondo in Via di Sviluppo)

Vincenzo Buonomo, docente di diritto internazionale presso la Pontificia Università Lateranense

Cecilia Dall’Oglio, European Programs Coordinator, Global Catholic Climate Movement

Alessandra Morelli, Delegata per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)

Lorenzo Ciccarese, Responsabile dell’Area protezione degli habitat e delle specie – ISPRA

Modera: Luca Attanasio, giornalista.

Uff. Stampa:

Luca Attanasio, attaluca@gmail.com  3397751996;

Elena Coppola, press@romainmariapoli.org 3392184423;

Alessandro De Carolis, decarolisale@gmail.com 3358356271




Da Chiara Lubich una luce per la famiglia

Interviste, approfondimenti e immagini dell’evento Chiara e la famiglia del marzo 2017

Regia di Maria Amata Calò. Produzione Oltreaudiovisivi

Testo del video da Chiara Lubich una luce per la famiglia




Economia di comunione – Villaggio per la terra (Roma)

VOLANTINO EdC_al_Villaggio_per_la_Terra_23_e_24_aprile_2017




Politica e carismi nella loro forza attuativa

PRESENTATO DAL MINISTRO BEATRICE LORENZIN E L’ONOREVOLE LIVIA TURCO IL LIBRO DI JESUS MORÁN AL VILLAGGIO PER LA TERRA

POLITICA E CARISMI NELLA LORO FORZA ATTUATIVA

presentato il libro di Jesús Morán Fedeltà creativa

24 aprile 2017

VILLAGGIO PER LA TERRA

Beatrice Lorenzin, Livia Turco e Vittorio Pelligra, moderati da Ignazio Ingrao, hanno presentato il libro Fedeltà creativa. Le sfide dell’attualizzazione di un carisma, di Jesús Morán, co-presidente del Movimento dei Focolari. È stata l’occasione per un profondo scambio sul tema Politica e carismi nella loro forza attuativa, che ha messo in luce le analogie dei due ambiti apparentemente lontani. Tanto i carismi quanto la politica nella sua ispirazione ideale, si trovano infatti ad affrontare la concretezza della storia inverando se stessi in maniera sempre nuova ma profondamente fedele. È emerso che si tratta di una sfida identitaria. Quando viene persa, resta un simulacro destinato a perire.

Tanto Livia Turco quanto Beatrice Lorenzin hanno espresso una singolare assonanza nella lettura della fedeltà creativa in politica, come fedeltà a se stessi e agli ideali originari, come capacità di lasciarsi interpellare dalle domande del presente cercando risposte coerenti con i propri valori anche se scomode, come capacità di sguardo lungo e inclusivo. Tanti gli spunti, gli ambiti toccati, le riflessioni, le auto-analisi: dalla esperienza personale alla lettura della politica nazionale e mondiale, con uno sfondo: la critica ad una politica che oggi sembra il risultato di uno scarso esercizio della fedeltà creativa.

La positività della caduta delle ideologie ma la messa in ombra degli ideali, è stato il fulcro dell’intervento del prof. Vittorio Pelligra, che ha parlato della necessità di un nuovo umanesimo, del quale sia fondante l’elemento della relazionalità messo in luce dal libro. Un umanesimo capace di rideclinare politica ed economia in forme e contenuti che investino e valorizzino le capacità positive dell’uomo.

Le parole conclusive dell’autore Jesús Morán, hanno definito il senso profondo dell’incontro. Riprendendo Luc Ferry, ha voluto guardare all’epoca presente come a quella della “rivoluzione dell’amore”, che deve sostanziare anche la politica, definita, sulla scorta di Chiara Lubich, “amore degli amori”. E’ la via dell’amore che colma la distanza tra società civile e politica e risponde ai bisogni e alle sfide di oggi.

Ufficio stampa
Elena Coppola 339 218 4423press@romainmariapoli.org
 

 




Quei cinquecento maratoneti della legalità del noi

Chi l’ha detto che gli adolescenti sono solo smartphone, piercing o pantaloni sdruciti?

Da ottobre scorso fino ad aprile di quest’anno, 500 studenti appartenenti a 20 classi dell’istituto Gramsci/Keynes, insieme ai loro insegnanti,  si sono interessati alla legalità nell’ambito del progetto “La legalità del Noi”, promosso dal Prof.  Giuseppe Consentino.

Gli studenti hanno dedicato un’ora al mese a parlare di legalità in un percorso scandito dalla visione di documentari significativi e dalla lettura di stralci tratti dal libro “La legalità del Noi” di Giuseppe Gatti, magistrato antimafia, e di Gianni Bianco, giornalista del TG3.

I ragazzi sono rimasti fortemente affascinati dalla ricchezza dei contenuti delle pagine del libro, la cui trama risulta costruita in maniera del tutto originale poiché riunisce insieme la forma del racconto a quella dell’intervista scavando sul senso profondo delle storie vissute direttamente o indirettamente dai suoi protagonisti.

Attraverso l’insegnamento etico e sociale di questo volume, i ragazzi hanno compreso  che la legalità – per essere uno strumento di giustizia e non solo di potere – presuppone relazioni fondate sulla prossimità, sul riconoscimento degli altri, alla scoperta di un’ identità come  risultato della relazione e dell’ incontro.

Ne è un esempio concreto la trasformazione dei rapporti tra i compagni delle classi che hanno preso parte  al progetto. In alcuni casi, infatti, si sono manifestate nuove forme di inclusione nei confronti di alunni precedentemente emarginati e una maggiore consapevolezza dell’importanza del rispetto delle regole.

Tutti si sono adoperati nel fare brevi ricerche su alcune realtà negative (come il Caporalato, il racket, i comuni sciolti per mafia, le infiltrazioni mafiose, la corruzione) e su tante altre positive come l’associazione Libera di Don Ciotti, gli eroi  antimafia come Falcone, Borsellino, Peppino Impastato, Don Pino Puglisi e le numerose  vittime delle mafie, vicende come quella della Calcestruzzi Ericina o delle associazioni che si sono ribellate al racket delle cosche.

Alcune classi hanno visitato le terre confiscate alle mafie e poi, di ritorno dal loro viaggio in Sicilia, hanno raccontato in una conferenza stampa di aver toccato con mano gli effetti prodotti dalla mafia sul territorio e la società.

Hanno partecipato in 200 con grande entusiasmo alla marcia della legalità che si è  svolta anche a Prato, il 21 marzo. Per l’occasione, gli alunni di una classe prima hanno lavorato alla realizzazione di uno striscione con la scritta: “Istituto Gramsci-Keynes – La legalità del Noi”. E nel ritrovarsi tutti insieme quelli dell’istituto e quelli delle altre scuole , in circa 3.000, a marciare uniti per  lo stesso obiettivo, hanno scoperto di essere una forza.

Successivamente, ciascuna classe si è dedicata all’approfondimento di un aspetto del libro “La legalità del noi” da presentare, attraverso power point,  filmati o domande, ai due autori del libro, il 7 di aprile.

Quel giorno da veri protagonisti di legalità, condotti da Alice e Greta, alunne della 3ee, in 400 hanno accolto  il magistrato e il giornalista con uno striscione: “La mafia uccide, il silenzio pure. Quanto è forte il noi? “ e hanno introdotto  i lavori prodotti con le seguenti parole: 

“Noi giovani non siamo soltanto vittime della moda o del consumismo, spesso alienati dalle tecnologie. Noi non siamo solo quei giovani che seguono la moda dei jeans strappati o dei capelli con il ciuffo, prima di tutto vogliamo  essere considerati una risorsa e assumerci le nostre responsabilità. Noi, a cui piace tanto stare in compagnia dei nostri smartphone e che ascoltiamo la musica ad alto volume e che  solo in prossimità delle interrogazioni  ci impegniamo nello studio, siamo assetati di rapporti, di rapporti autentici e oggi, che viviamo questo momento come un punto di arrivo, oltre che come un punto di partenza più cosciente, vogliamo farvi dono, cari Giuseppe e Gianni, delle nostre attività, riflessioni e domande.  Forse non saranno il massimo ma di sicuro sono il frutto del nostro grande impegno per costruire insieme una comunità solidale. Nel contempo siamo anche pronti a rinunciare alle nostre presentazioni perché ci interessa ascoltare anche voi, e cioè le vostre parole, i vostri suggerimenti, la vostra esperienza, per essere sicuri di poter essere sia noi che voi un dono reciproco perché è nel donare a fondo perduto, nell’andare incontro all’altro semplicemente  che si è  la vera essenza dell’antimafia perché sai che l’altro è parte di te. GRAZIE!”

I ragazzi sono rimasti per tre ore di seguito, senza intervallo, incollati alle loro sedie ad ascoltarsi tra di loro e ad ascoltare le parole del Magistrato e del Giornalista. A conclusione hanno donato al Magistrato lo striscione con le firme di tutti gli studenti della scuola a suggello del loro impegno nel costruire un “NOI” sempre più grande.

Nel pomeriggio Gatti e Bianco hanno presentato il loro libro presso il “Centro La Pira” a un gruppo di fiorentini che sono rimasti profondamente impressionati. È intervenuto anche Don Bigalli, Presidente di Libera Toscana.

 




Ci è capitato quello che solitamente capita sempre agli altri!

Sono sposato con questa minuta e allo stesso tempo immensa donna, a cui devo tutto da ventotto anni, ma praticamente ci frequentiamo da sempre, siamo cresciuti insieme  e ancora oggi non abbiamo smesso di farlo. Abbiamo tre figli.

Proprio quando  la nostra vita andava a gonfie vele, nella direzione che volevamo, ci è capitato quello che solitamente capita sempre agli altri. Dieci anni fa ci siamo ammalati di SLA, in effetti questa malattia ha colpito solamente la mia persona, ma di riflesso,  gli effetti condizionano pesantemente la vita di chiunque decida di starmi accanto e sostenermi.

Dovete sapere che, ad oggi, l’enorme peso della disabilità in Italia, è sostenuta dalle  famiglie che operano con immenso sacrificio in totale anonimato, con le istituzioni molto spesso latitanti che ci sostengono solo a parole, senza fatti concreti.

Nella  mia vita dipendo totalmente dagli altri, solamente la mia mente è rimasta integra ,  ma impotente a interloquire con il resto del corpo. La vitalità del mio corpo  non è più “strumento” al servizio della vitalità dei miei pensieri.

Questa tremenda condizione inizialmente mi portò a sentirmi un peso, una zavorra che rallentava la corsa di tutti gli altri. Un giorno mia moglie, alla presenza dei  miei figli mi disse: “Devo pensare che se al tuo posto ci fosse qualcuno di noi, sarebbe un peso per te”, risposi assolutamente di NO! Allora, continuarono in tutti in coro: “Noi saremo sempre felici di essere le tue braccia e le tue gambe, abbiamo bisogno di te!”. Furono queste parole che mi portarono alla conclusione che non si vive solo per sé stessi, ma per le persone che ami e per quelle che ti amano.

Nelle loro azioni quotidiane, vedo l’amore con cui mi permettono di vivere una vita quanto più possibile normale, a volte penso di essere come un’ape regina, circondato da tante laboriose e infaticabili api operaie, ognuna con il suo compito, ma tutti con un obiettivo comune.

Tutto è tornato a splendere di nuova luce, la nostra vita scorre intensamente e in modo sereno, il legame tra di noi è divenuto fortissimo, mai avrei pensato di riuscire a vivere dei rapporti così veri, così puri e sinceri. Tutto, intorno a noi, sembra avvolto da un’atmosfera magica, giorno dopo giorno viviamo godendo di quello che di buono la vita ci offre ancora.

Ho sempre pensato di dover essere io a prendermi cura della mia famiglia, invece mi ritrovo a vivere una situazione diversa, dove sono padre dei miei figli e nello stesso tempo figlio dei miei figli.

Grazie alle loro cure posso affermare che vivo felicemente la mia condizione, la mia vita non la scambierei con quella di nessun altro e infine dico che godere della bellezza del Creato, dell’affetto dei propri cari, val bene un po’ di sofferenza!

Ciò che mi addolora è il pensiero di chi non è fortunato come me, di chi non ha la famiglia a fianco, di chi vive la solitudine e l’umiliazione dell’abbandono: è su queste persone invisibili che dobbiamo concentrare le forze sane della cosiddetta società civile, in un’Italia in cui si salvano banche e banchieri di dubbie qualità morali e non si trovano i fondi per sostenere adeguata assistenza socio-sanitaria ai malati, sgravando così le famiglie da questo immane peso.

La famiglia, una delle poche cellule ancora sane della nostra società, è sotto attacco da molteplici fronti. E’ prioritaria oggi la difesa e il sostegno di questa sacra, inscindibile e naturale istituzione, attraverso la creazione di politiche attive che vadano in questa direzione.

Rivolgo il mio pensiero a tutti coloro che soffrono e a tutti coloro che silenziosamente e con il sorriso tra le labbra alleviano la loro sofferenza.

Michele La Pusata




Osservare

Anni fa è nata una bella amicizia con un pittore di alto livello che frequentava spesso il mio convento. Il giorno in cui gli ho con dato di provare una “santa invidia” per chi sapeva usare il pennello, mi ha risposto semplicemente: «Ma tutti possono dipingere: basta imparare, e le tecniche si acquisiscono».

Ed io: «Non so tenere in mano la matita, figuriamoci il pennello!». «Se vuoi, io posso darti delle lezioni». Ho accettato la sfida. L’incontro con questo pittore è stato per me un dono di Dio: non solo mi ha insegnato a disegnare e a dipingere, ma la sua è stata anche una lezione di vita.

Lui mi ripeteva spesso: «Osserva molto, immagazzina più immagini che puoi nella tua mente, perché questo poi ti consentirà di esprimerti». L’osservazione mi ha aiutato anche nelle relazioni umane, nel mio ministero sacerdotale, nel quale non posso essere superficiale.

Se osservo gli oggetti, la natura, quando dipingo, non posso non essere attento al fratello che ho davanti quando mi apre il cuore.

Fra’ Giuseppe – Italia

Fonte: Il Vangelo del giorno, Aprile 2017, Città Nuova Editrice, pag. 151




I bombardamenti non si giustificano. La nostra coscienza davanti alla guerra

Comunicato stampa – 12 aprile 2017

Sostegno del Movimento dei Focolari Italia all’appello di Pax Christi e Caritas

Il Movimento dei Focolari in Italia sostiene la proposta di Caritas e Pax Christi di osservare un giornata di preghiera e digiuno per mercoledì 12 aprile 2017 davanti all’orrore della guerra in Siria e in tanti altri luoghi che reclamano giustizia e pace.

Per non accettare la banalità del male e costruire la pace con responsabilità e realismo, rinnoviamo la richiesta di fermare ora ogni fornitura di armi, anche da parte dell’Italia, verso i Paesi in guerra. Ricordiamo che non abbiamo ricevuto alcuna risposta alla lettera datata 24 marzo 2017 inviata al ministro degli esteri Alfano assieme a Amnesty, Banca etica, Oxfam e Rete disarmo per chiedere di interrompere il flusso di bombe in partenza dal nostro Paese verso la coalizione saudita impegnata nel conflitto yemenita. Una guerra con migliaia di morti e vittime tra i civili.

Non possiamo tacere. Ripetiamo ancora le parole di papa Francesco a Redipuglia nel 2014: «Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante! E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: “A me che importa?”».

Alimentiamo con questa scelta condivisa il nostro ripudio verso la menzogna della guerra che non può mai richiedere comprensione o giustificazione, ricordando che l’Italia resta il 7° esportatore di armi al mondo.

Carlo Cefaloni (+39) 328 0531322

ufficiostampaitalia@focolare.org