Cercare Gesù Abbandonato

Si sta concludendo il secondo anno del cammino sinodale nelle comunità dei Focolari: l’attenzione ai giovani.

 Di Aurelio Molè

 «In principio è la relazione» – scrive Martin Buber, teologo e pedagogista austriaco, naturalizzato israeliano – può essere uno slogan che ben descrive la dimensione plurale del secondo anno di Cammino Sinodale della Chiesa cattolica che in Italia è stato declinato sui tre Cantieri di Betania della strada e del villaggio; della casa e dell’ospitalità; del servizio e della formazione spirituale e un quarto Cantiere; lavorare insieme alle nuove generazioni.

Se il principio è la relazione, la fratellanza e la sorellanza vengono prima di ogni vocazione particolare, sia laica che religiosa, prima dell’essere uomo e donna, appartenenti ai Focolari o ad altre Comunità ecclesiali presenti nel territorio e così è stato, dove possibile, il ritrovarsi in gruppi eterogenei sparsi per il Belpaese animati da un unico spirito dove il dare e il ricevere sono due facce della stessa medaglia.

Avviare il processo di comunione ha generato una maggiore unità nei gruppi e all’interno della comunità ecclesiale facendo crescere la consapevolezza che per una Chiesa in uscita occorre rischiare di più e valorizzare e dare visibilità al molto vissuto già in atto.

Tra le tante esperienze avviate in Italia il più “trasversale” e “inclusivo” è risultato il quarto Cantiere come ponte e punto di incontro tra generazioni in attività di solidarietà con i poveri a Torino, a Bologna e in altre comunità; i percorsi, in varie città d’Italia, di Upto2me per approfondire i valori dell’affettività e della sessualità, e in Trentino di Ecoplan, sui temi ambientali.

A Corato, in provincia di Bari, si nota una vivacità di iniziative. I giovani hanno partecipato alla terza edizione di Sognitudo 2030 sulle tematiche degli obiettivi Onu sull’Agenda 2030 per coinvolgere una comunità di persone di buona volontà che affronta i problemi del presente proiettando i propri sogni nel futuro con tante attività creative e artistiche. È in programma il progetto Give and sharing sulle problematiche che nascono dall’ascolto del territorio per trovare, attraverso la condivisione in piccoli gruppi, delle possibili risposte perché, come diceva, Chiara Lubich, rivolgendosi a dei bambini: «Non c’è nessuno che non abbia qualcosa da dare: un aiuto, un sorriso, l’ascolto, la gioia, condividere la merenda…».

In Italia le esperienze sono le più varie in campo sociale come la raccolta e distribuzione di alimenti e farmaci per popolazioni bisognose, campi di lavoro presso la cittadella Faro in Croazia, in campo ambientale con azioni puntuali, in campo formativo con scuole sociali, interculturali e di dialogo con i musulmani, ma, in genere, si riscontra la difficoltà del mondo degli adulti nel saper dialogare con i giovani che ruotano poco attorno le comunità locali anche se sono disponibili al confronto e a mettersi in gioco.

Tra gli ultimi eventi, nella diocesi di Foggia-Bovino, il 18 giugno si è conclusa la settimana della legalità e della giustizia sociale. Nella Capitanata preoccupa l’esplosione della criminalità e l’assuefazione per la crescita del numero dei delitti, spesso impuniti. L’eclissi di una mentalità di incontro, dialogo, fraternità genera sfiducia nella popolazione che spesso rinuncia anche a denunciare i delitti. La reazione della città passa per una nuova cultura ben espressa anche dalla recente iniziativa che ha presentato una mostra con dieci grandi testimoni della legalità e della giustizia sociale, tra cui don Pino Puglisi, ucciso nel 1993, nel quartiere Brancaccio di Palermo da mano mafiosa, e Chiara Lubich che ha portato in tutto il mondo un vento di speranza seminando la cultura della fraternità.

Notevole la risposta dei giovani, proprio nei momenti in cui, forse, meno si aspetta la loro partecipazione: una affollata Adorazione eucaristica nella cripta della cattedrale attirati dal silenzio e dalla vita interiore. Giovani definiti seminatori di legalità per cominciare una cultura della legalità dal basso, protagonisti di nuovi rapporti sociali, per un nuovo cammino di speranza, anche in accordo con il progetto 3P, piccoli passi possibili verso la legalità, nato all’interno del cammino sinodale.

A Caltanisetta, la docente di religione Maria Curatolo, ha portato i principi del cammino sinodale dentro le mura della scuola superiore, l’ISS A. Volta, dove insegna, per un dialogo con gli studenti e con i colleghi. Dopo un primo anno di ascolto, anche con risposte scritte a dei quesiti in cui sono emerse alcune caratteristiche della contemporaneità: la dimensione religiosa spesso taciuta in famiglia, l’abnorme uso del tempo trascorso con i device elettronici, cellulari e affini, ma anche il desiderio di affrontare i temi della misericordia e della giustizia da declinarsi in armonia, per una cultura della pace.

La seconda tappa del cammino sinodale si è allora declinata con la collaborazione, già iniziata da anni nella scuola, con la Caritas diocesana, con azioni per persone bisognose e la popolazione ucraina. Ed è proseguita con il cappellano della casa circondariale di Caltanisetta. L’attenzione a chi è recluso, anche con modalità a distanza, il sostegno concreto delle famiglie dei detenuti, è una esperienza straordinaria anche per chi la compie. Come ha ben spiegato Papa Francesco il 2 aprile scorso: «Cristo Abbandonato ci smuove a cercarlo e ad amarlo negli abbandonati» e «anch’io ho bisogno che Gesù mi accarezzi e si avvicini a me, e per questo vado a trovarlo negli abbandonati, nei soli».

Un discorso da rileggere e meditare con attenzione, perché è un manifesto della vita di ogni di ogni comunità: andare a cercare Gesù abbandonato per le vie della città. L’ultima chicca è la partecipazione ad un concorso per le scuole superiori promosso dal Progetto Policoro sul tema del martirio per la giustizia che frutta la pace. Il primo premio, di mille euro, per le spese di iscrizione all’università è stato vinto da uno studente della scuola A. Volta con un elaborato dal titolo: il perdono e la migliore delle vendette. L’unica via per ritrovare la pace perduta, dentro di noi e tra noi.

Ci prepariamo ora a compiere un altro tratto di strada, sempre insieme. Come sappiamo il Cammino italiano è strutturato in tre fasi: narrativa, sapienziale e profetica. “Sono fasi che si intrecciano e si richiamano: i racconti hanno già offerto un primo discernimento e alcune intuizioni profetiche; nel discernimento incontriamo la ricchezza delle storie e l’esigenza di fare delle scelte; infine, nelle decisioni raccoglieremo il frutto delle esperienze narrate e del discernimento compiuto […] Il passaggio alla fase sapienziale fa tesoro di quanto emerso nei primi due anni e intende approfondirlo, in prospettiva spirituale e operativa” (dalle Linee guida per la fase sapienziale del cammino sinodale delle Chiese in Italia).

Vedi anche:

https://www.focolaritalia.it/2022/06/10/il-sinodo-dei-focolari-in-italia-per-un-nuovo-inizio/

https://www.focolaritalia.it/2022/02/14/la-sfida-del-sinodo-le-comunita-si-incontrano/




Il “gioco del limite”

Una nostra nipote ha iniziato da qualche anno un rapporto che le sembra serio e capace di “sostenere” una lunga vita a due. Giorni fa mi ha interpellata sulla fedeltà nel matrimonio quando si è già vecchi.

Le ho risposto che punti-forza della nostra vita sono il rispetto e la capacità di non risolvere subito qualche nube che richiede tempo per dissiparsi. Siamo cresciuti insieme ed ora nella vecchiaia ognuno si scontra ogni giorno con qualche nuovo limite. Allora, piuttosto che sorprenderci con qualche moto di insofferenza, abbiamo cominciato a dare il nome al limite che scopriamo in noi e a dircelo con umorismo.

Questo giochetto semplice e apparentemente banale ci permette di capirci meglio, di prevenirci negli errori, di aiutarci. Ma il vero dono di questo nostro impegno è la preghiera.

Preghiamo insieme in modo nuovo, come se l’esercizio di essere attenti l’uno all’altra sia la base del rapporto con Dio. E preghiamo per i vivi e per i morti. Non è richiesta di qualcosa, ma un essere presenti con la nostra vita a quanti amiamo e ci hanno amato

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno IX, n. 4, luglio-agosto 2023)

 




Nuovo direttore della rivista e del quotidiano web cittanuova.it

In questi giorni la rivista Città Nuova, ha vissuto un cambio di guardia alla direzione: Aurora Nicosia ha terminato il proprio mandato, al suo posto è subentrato Giulio Meazzini.

A nome del Movimento dei Focolari in Italia, esprimiamo un sentito ringraziamento ad Aurora per questi anni di servizio, vissuti con grande dedizione e generosità, pur in mezzo a non poche difficoltà.

Auguriamo buon lavoro a Giulio, certi che il suo impegno appassionato lo accompagnerà anche nel nuovo ruolo ricoperto.

Auspichiamo infine che Città Nuova possa essere sempre più come Chiara Lubich l’ha pensata, una vera testimonianza dell’Ideale dell’unità vissuto al proprio interno e quindi trasmesso a tutti i lettori, vecchi e nuovi, che entreranno in contatto con la rivista, il sito internet, l’editrice.

Cristiana Formosa e Gabriele Bardo

Articolo di Aurora Nicosia

Articolo del nuovo Direttore Giulio Meazzini   




Focolari e migranti: Cooperativa “Una Città Non Basta”

Gianni Caucci, imprenditore appassionato di musica, dirigeva il coro della parrocchia quando ha deciso con i componenti di allargare i rapporti positivi che si erano creati tra loro alla comunità circostante. Nel tempo si sono avvicinati agli altri, venendo a conoscenza di tante situazioni diverse, anche di grandi difficoltà economiche, così hanno iniziato a raccogliere beni, cibo, soldi e tempo, per donarli a chi ne aveva bisogno.

Si è creata una rete che è diventata un’associazione di volontariato chiamata “Una città non basta Onlus”, allargatasi sempre di più fino a far nascere l’esigenza di rendere un “servizio” più concreto alla comunità e avere una soddisfazione personale, visto che bisognava dedicargli sempre più tempo e aumentavano le richieste di aiuto e sostegno.

Nasce quindi la Cooperativa “Una Città Non Basta impresa sociale”, in cui ora lavorano operatori come psicologi, assistenti sociali, operai, muratori e avvocati. Infatti, oltre alla necessità di figure professionali per gestire situazioni delicate, un aiuto importante arriva dall’ambito lavorativo, che dona agli assistiti dignità e libertà.

La Presidente, Maria Rosaria Calderone, si dedica interamente alla Cooperativa, che ha una sede a Marino, dove si coordinano tutte le attività ed è attivo il  PIS (Pronto intervento Sociale), servizio per senza fissa dimora nei Comuni di Marino e Ciampino, con accoglienza serale/notturna insieme ad un N. Verde per l’aiuto e l’assistenza  Sociale.  Altra sede sul territorio è a Velletri, un edificio che apparteneva al Don Orione, diventata casa per famiglie migranti da dieci anni. Inoltre “Una Città non Basta” ha dato impulso ad un ulteriore progetto, ristrutturando una casa che verrà adibita all’accoglienza di donne vittime di violenza, a seguito di un bando indetto dal comune di Roma, vinto dalla cooperativa che tuttavia è stata l’unica ad aderire.

L’accoglienza è verso tutti coloro che sono emarginati, come ex tossicodipendenti in buone condizioni fisiche e mentali che ancora non vengono ufficialmente accettati dalla società. La Cooperativa affianca e sostiene le persone, diventando molto importante per le vite che incontra. Una signora che si trovava in grandi difficoltà, racconta Gianni Caucci, gli disse che nessuno nell’ultimo periodo l’aveva cercata, neanche i suoi familiari, se non le persone della Cooperativa.

Una famiglia afgana numerosa è accolta a Marino. Tra i componenti un bambino a cui Gianni ha aggiustato la macchinina telecomandata, che è arrivato in Italia con la mamma e la sorella tramite i ponti aerei del 30 agosto 2021. Con tante altre persone accolte, stanno imparando la lingua grazie al lavoro di docenti volontari che si recano periodicamente al centro. Si cerca di capire quali siano i sogni, i desideri e le capacità di queste persone, in modo che possano un giorno uscire dai centri di accoglienza e rendersi indipendenti.

Non avendo scelto di venire in Italia, a volte mostrano difficoltà nell’accettare la loro situazione. Una ragazza accolta dalla cooperativa continua ad avere il desiderio di tornare nel paese di origine, forse perché ha lasciato degli affetti quando è partita, sebbene la situazione sia molto complicata.

Altro episodio di cui ci rende partecipi Gianni: un giorno Maria Rosaria è entrata in ufficio lamentando che i bambini accolti avevano bisogno di giubbotti. Dopo qualche remora presentata dalla contabile, che le mostrava i pochi fondi a disposizione, comunque comprarono queste giacche, per una spesa di circa trecento euro. Il caso ha voluto che tornate in sede, alla visualizzazione dell’estratto conto, avessero ricevuto una serie di bonifici di una somma più o meno corrispondente a quella spesa, fatti da persone che liberamente donano per sostenere i progetti.

Far funzionare la Cooperativa è un lavoro impegnativo, portato avanti con fatica e speranza per il futuro. Gianni Caucci racconta come si sia ispirato al pensiero di Chiara Lubich: rendere concreto l’amore. Dopo la sua morte si è sentito in dovere di agire: “Forse non sono la persona più adatta a esprimere il pensiero di Chiara a parole, ma sento il dovere di provare a metterlo in pratica, per quanto ho ricevuto nella vita”. Ha parlato della libertà di esprimersi, di donare ed essere ricambiati: “Anche un caffè può essere mezzo di felicità e relazione, oltre che un segno di parità, se è un dono”.

Sia Gianni Caucci che Maria Rosaria Calderone hanno insistito sul tema dell’integrazione, sotto una prospettiva capovolta: dobbiamo pensare non solo alle persone che vengono accolte ma anche a chi accoglie. Non si è sempre pronti al diverso, anzi se ne ha paura, è importante perciò creare dei ponti tra le comunità locali e le realtà di accoglienza, mettendo in relazione le persone nella quotidianità.

Lavorare nella cooperativa dà soddisfazione e gioia, proprio in virtù dei legami che si creano. I volontari insieme ai lavoratori sono sempre in fermento, impegnati e totalmente dediti alla loro attività. Gianni Caucci, persona molto gioviale, aperta e desiderosa di raccontarmi le vicende della Cooperativa, non nasconde che ci possano essere degli scontri perché si è di culture diverse, si vive in tanti e insieme. L’importante è confrontarsi per cercare di raggiungere un “sentire” comune. Così conclude, mentre beviamo un caffè.

Miriana Dante

SITO WEB UNA CITTA’ NON BASTA

SITO COOPERATIVA




Diario di Fango – L’alluvione del 16 e 17 maggio 2023 a Faenza

Dopo più di due mesi dall’alluvione che il 16 e 17 maggio 2023 ha colpito l’Emilia Romagna e, in parte, le Marche, ecco il racconto di quei giorni e di ciò che ho vissuto nelle settimane successive.

Non è un’inchiesta giornalistica, ma una testimonianza. In questo video parlo di quello che ho vissuto in prima persona, delle mie riflessioni su ciò che questo evento ha messo in luce del perché l’umanità meriti una seconda possibilità.

Claudio Di Filippo – Faenza

Link al video: https://youtu.be/tFETQDRoTgM




Buona estate! Abbiamo bisogno di una “ecologia del cuore”

Con l’augurio di una felice estate di pace e di amore reciproco: che ognuno possa vivere momenti di gioia e gratitudine. 

“. . . siamo indaffarati, corriamo, pensiamo che tutto dipenda da noi e, alla fine, rischiamo di trascurare Gesù e torniamo sempre noi al centro. Per questo Egli invita i suoi a riposare un po’ in disparte, con Lui. Non è solo riposo fisico, è anche riposo del cuore. Perché non basta “staccare la spina”, occorre riposare davvero. E come si fa questo? Per farlo, bisogna ritornare al cuore delle cose: fermarsi, stare in silenzio, pregare, per non passare dalle corse del lavoro alle corse delle ferie. 

. . . solo il cuore che non si fa rapire dalla fretta è capace di commuoversi, cioè di non lasciarsi prendere da sé stesso e dalle cose da fare e di accorgersi degli altri, delle loro ferite, dei loro bisogni. La compassione nasce dalla contemplazione. Se impariamo a riposare davvero, diventiamo capaci di compassione vera.

. . . abbiamo bisogno di una “ecologia del cuore”, che si compone di riposo, contemplazione e compassione. Approfittiamo del tempo estivo per questo!

Papa Francesco – Angelus di domenica 18 luglio 2021




Corso di formazione alla sinodalità 2023-2024

Intervento di Piero Coda – Dalla lezione inaugurale del 12 settembre

Corso di Formazione alla Sinodalità- volantino e il link di iscrizione per il prossimo Corso di Formazione alla Sinodalità – Novembre 2023 ad aprile 2024. Le iscrizioni sono aperte.
Le lezioni saranno online – via zoom – di lunedì (18.00 alle 21.00, ora italiana) secondo il calendario indicato nel volantino e possono essere trovate in differita attraverso una apposita piattaforma Classroom.

Per informazioni scrivere a: ceg@sophiauniversity.org

ISCRIZIONI APERTE  Termine iscrizioni 30 ottobre 20232

LINK STUDENTI

LINK UDITORI

Scarica volantino: Corso di formazione alla sinodalità 2023

Lezione inaugurale [https://youtube.com/live/v0set08JiKY?feature=share

Moderatore: Prof. Vincenzo Di Pilato

Coordinatore accademico del Centro Evangelii Gaudium

Cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo
Sr. Nathalie Becquart, XMCJ, Sottosegretario – Segreteria Generale del Sinodo
S.E. Mons. Luis Marín de San Martín, OSA, Sottosegretario – Segreteria Generale del Sinodo Mons. Piero Coda, Segretario generale – Commissione teologica internazionale
Dialogo

 




Gen Rosso: tour in Veneto

Sono stati due mesi intensi e vivaci quelli che il Gen Rosso ha vissuto in Veneto. Prima tappa del loro tour, Mussolente in provincia di Vicenza, per il Social Ability Days, il Festival dedicato all’inclusione e al mondo del terzo settore. Il concerto “The Reason”, il 27 maggio scorso è stato preceduto da 5 laboratori artistici che hanno dato vita ad alcune performance che hanno arricchito il concerto.

Poi, è stata la volta di Costa di Rovigo, dove la pioggia non ha scoraggiato le 1.500 persone presenti in piazza S. Giovanni Battista, radunate per ascoltare il messaggio di pace e di amore della band attraverso la musica. Alla fine, sul palco sono stati chiamati anche i giovani del Coro Arcobaleno di Costa di Rovigo con cui il Gen Rosso aveva lavorato in “masterclass” dedicate.

Poi, il 14 giugno ad Asparetto, in provincia di Verona. Ultimo appuntamento, il 23 giugno, a Padova, il concerto “The Reason”, in versione acustica, sul Sagrato del Santo. Il concerto si è inserito nell’ambito della 17° edizione del Giugno Antoniano 2023.

SERVIZIO SUL SOCIAL ABILITY DAYS




Il fiume, l’alluvione, la fuga sul surf: cronaca di un salvataggio a Faenza

Cinque anni fa ci siamo trasferiti in via Carboni a Faenza, che per noi era sconosciuta prima di incontrare la nostra casetta. Ora è una delle vie più famose d’Italia. Nel mezzo c’è il 16 maggio, il fiume, l’alluvione e la nostra fuga sul surf, salvati da un cugino.
Quel martedì pomeriggio avevamo scelto di rimanere in casa, installando pompe e sacchi di sabbia per cercare di arginare l’acqua, che due settimane prima ci aveva colto assolutamente impreparati. Non ci illudevamo di restare all’asciutto, ma il primo piano della casa ci dava la tranquillità di vivere lì dentro, semmai isolati, con le provviste necessarie per alcuni giorni. Lo studio sarebbe diventato la cucina e dall’interno avremmo continuato a gestire le pompe per tenere il livello dell’acqua il più basso possibile.

Non è andata così. Quando il fiume ha rotto l’argine, proprio in cima alla via, in venti minuti siamo rimasti intrappolati con l’acqua che già stava salendo di sopra. È stata una lotta contro il tempo. Telefonare ai soccorsi, stare alla finestra con le torce, i figli che angosciati controllavano il livello dell’acqua salire di gradino in gradino. Poi indossare scarpe e piumini per il freddo, salvare i documenti, fare uno zaino, cercare di pregare ma non riuscire a farlo, mandare messaggi per chiedere che altri preghino per noi. In tutto questo ricevo una telefonata: mio cugino Massimo ha saputo che l’argine ha spaccato proprio lì e chiede se ho bisogno. Gli dico di non fare pazzie, la situazione è pericolosa, ma abbiamo allertato i soccorsi, ma la mia voce mi tradisce e lui decide di venirmi a salvare con la tavola da surf e l’aiuto di un altro cugino. Così, nuotando in via Lapi a 4-5 metri d’altezza, tra alberi e cassonetti galleggianti, ci salva uno alla volta, partendo dai nostri tre figli. Oltre alla vita, ogni figlio salva un peluche, compagno di quell’ora di terrore, mentre noi adulti un beauty con spazzolini, portafogli e chiavi. Il resto viene inondato

Io, Maria Chiara, sono l’ultima a partire e rimango alcuni minuti da sola, seduta sulla balaustra del terrazzo, con l’acqua che già mi arriva alla vita. Non abbiamo lucernari e arrampicarsi sul tetto sarebbe stato impossibile. Stiamo scappando proprio per non morire, l’hanno capito anche i nostri figli. Eppure, in quel momento, sentendo le chiavi in tasca, penso alla mia casa. Abbandonarla è triste. Quanti migranti avranno già fatto questa esperienza. Sento che nessuno lascia la propria casa se non per un pericolo grave. Guardo il cortile che attraverserò di lì a poco a bordo del surf, prima di immetterci nella corrente della via. Se mi cascano le chiavi di casa lì, forse quando l’acqua sarà scesa le ritroverò, ma quante chiavi sono nel fondo del Mediterraneo, e nessuno le troverà mai più. Ringrazio per questa esperienza così forte, che mi permette di immedesimarmi davvero con quella parte di umanità nata a sud del mare.

Con il surf veniamo portati alle mura della città, che assaliamo con una scaletta come nel Medioevo. Un’amica, che abita di fronte, uno alla volta ci accoglie nel buio di casa sua. Ci siamo svestiti, asciugati, e ci ha prestato nuovi abiti per non morire di freddo. Anche il centro della città inizia a essere in pericolo e così scappiamo dalla suocera in campagna, salvando anche la macchina nuova. Il primo pensiero è stato telefonare a Chiara, la moglie di Massimo, per ringraziarla e avere sue notizie. Dopo aver messo in salvo altre persone è rientrato a casa, stremato ma vivo. Li ringraziamo entrambi, lui ci ha davvero salvato la vita, e lei lo ha lasciato fare, pur essendo consapevole del pericolo che avrebbe corso (anche loro hanno due figlie). Ci ritorna la frase del Vangelo: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Massimo e Chiara sono stati davvero pronti a metterla in pratica per noi.

Marco e Maria Chiara Bubani

FONTE: IL PICCOLO DI FAENZA

Vedi altri articoli sull’alluvione:

https://www.focolaritalia.it/2023/06/07/tre-giorni-a-spalare-fango-diario-dalla-romagna/

https://www.focolaritalia.it/2023/05/26/in-soccorso-degli-alluvionati/

https://www.focolaritalia.it/2023/05/19/emergenza-alluvione-in-emilia-romagna-e-marche-raccolta-fondi/

 




L’estate che non ti aspetti

Tante iniziative attraversano il Belpaese per partire con il piede giusto per vacanze costruttive e alternative. E anche per chi resta a casa è un’occasione per riscoprire la propria città

Di Aurelio Molè

Non si può vivere tutto l’anno aspettando l’estate come se fosse la panacea di ogni problema. L’estate può essere vissuta ogni giorno, ogni attimo, nella dimensione del tempo dell’attimo presente. In estate, di differente, c’è che il tempo è più dilatato e durante le vacanze, per chi può permettersele, il ritmo diminuisce di intensità, la dimensione temporale scorre con più lentezza, senza i tempi “da infarto” della vita quotidiana.

Una vecchia canzone del 1962, cantata da Bruno Martino, recitava: «E la chiamano estate/ Questa estate senza te». Si riferiva, naturalmente, ad una donna, all’amore in senso lato. Per chi ha intrapreso un cammino spirituale può riferirla anche a Dio perché una estate è soprattutto occasione di vivere meglio tutti gli aspetti della vita: dormire di più, mangiare meglio, trovare una dimensione di pace nella preghiera, di passare del tempo in compagnia di amici e parenti.

Un tempo per ritrovare se stessi, il nostro vero se, per ritrovare energie fisiche e spirituali. «È come se – scrive Dori Zamboni, una delle prime focolarine, nel 1981 – dovessimo scalare una montagna, (…) è necessario salire con la picozza (la croce), con la corda (l’amore scambievole), (…) bisognerà fermarsi ogni tanto per prendere fiato (pregare) e riprendere: sereni, sicuri perché andiamo da Lui, camminiamo per Lui». Una dimensione che si può vivere sia per chi resta in città, sia per chi va in vacanza per riscoprire il tempo dell’attimo, contemplando la bellezza della natura o navigando «per gli occhi delle persone, vedrai che il tempo fiorisce di eternità» – scrive Ermes Ronchi in “L’infinita pazienza di ricominciare”.

Estate è anche tempo per le nuove generazioni di sperimentarsi in campi estivi, iniziative, la Gmg di Lisbona. Ce n’è per tutti i gusti.

Per gruppi, famiglie e singoli le vacanze si potranno trascorrere anche al Centro Mariapoli di Cadine (TN) in un territorio tutto da conoscere con vallate, monti, laghi, passeggiate nel bosco, visite ai castelli: dal 1° luglio fino al 30 agosto per dare nuovo valore al tempo e alle relazioni.

Un campo ecologico a Manduria, in provincia di Taranto, dal 6 al 9 luglio, si svolgerà in una masseria con frutteti, vigneti, pergolati e arnie per le api. Sono previste numerose attività: visita alla Salina Monaci e alla Torre Colimena, birdwatching, senza farsi mancare un giro in barca e un tuffo nel mare del Salento e nel fiume Chidro.

La comunità dei Focolari in Toscana si trasferisce a Falcade (BL) dal 15 al 23 luglio per delle vacanze geniali pensate per tutta la famiglia, quella di Roma in Abruzzo, a Prati di Tivo per la Mariapoli come pure quella della Puglia a Roccaraso (L’Aquila) . . . altre Mariapoli si svolgeranno sulle Dolomiti.

Ritorna a Loppiano (FI) Formato Famiglia dal 15 luglio al 6 agosto. Un’occasione per rilassarsi nelle colline toscane per formarsi e riflettere come coppia, per conoscere e crescere insieme ad altre famiglie. La durata del soggiorno è a scelta tra le tre settimane indicate.

La Romagna lotta per riprendersi dopo l’alluvione e non è possibile organizzare campi estivi, ma la Caritas di Faenza, dato che l’emergenza continua, chiede aiuto a chiunque volesse spendere del tempo per gli altri.

Natura, sport, intercultura, spiritualità, volontariato, musica divertimento. È il programma del cantiere della cittadella Faro dei Focolari di Croazia dal 16 al 23 luglio a cui parteciperanno i ragazzi dai 14 ai 17 anni di Lombardia e Veneto.

A Pescara dal 20 al 23 luglio un summer camp dal titolo “Abitare la povertà” alternerà momenti formativi di educazione alla solidarietà, alla sostenibilità ambientale, e ci sarà anche tempo di realizzare video reportage e un laboratorio di robotica. Non solo teoria, ma mani in pasta nel volontariato alla scoperta delle povertà, con animazione per anziani e bambini e workshop presso la casa circondariale. Momenti di svago garantiti da escursioni nella natura, giochi sulla spiaggia e serate a tema.

“Insieme si cresce” è lo slogan scelto dai ragazzi della Sardegna per il loro campo estivo a Porto Torres dal 26 al 30 luglio. Cura, ascolto, relazioni, giustizia, dignità, concretezza sono le parole chiave per partire, anche d’estate, con il piede giusto.

Non tutti dall’Albania potranno partecipare alla Gmg di Lisbona per cui alcuni giovani dei Focolari dall’Italia, dal 2 al 12 agosto, provenienti soprattutto dal Friuli, e anche Veneto, Abruzzo e altre regioni, si trasferiranno a Tirana e Vallona per un campo interculturale e sociale. «L’idea è – spiega Fabio Teofani dei Focolari di Udine – di andare a conoscere direttamente, oltrepassando i confini per capire le ragioni degli altri, perché emigrano». Il titolo “Outside the box” indica la volontà di uscire dai propri schemi, dalle proprie certezze per conoscere gli altri, per una cultura dell’incontro vissuta in modo concreto dal punto di vista di scambio culturale e di attività sociali, con visite ad un orfanatrofio e a malati psichiatrici.

“Guardare tutti i fiori” invece è la proposta di una vacanza in autogestione in Trentino Alto Adige rivolta a tutti i giovani, dal 12 al 19 agosto.

13 i campi scuola organizzati dal Movimento diocesano dei Focolari nelle Marche e in Abruzzo che coinvolgeranno centinaia di bambini, ragazzi e giovani dalla prima elementare fino alle superiori. Si tratta di una esperienza formativa sulla spiritualità dell’unità e su tematiche giovanili come il bullismo, l’autostima, l’accettazione di sé. «Non è solo una vacanza – chiosa Simone Ciccioli della segreteria del Movimento diocesano per l’Italia e l’Albania – ma una vera esperienza di vita cristiana. Si creano dei rapporti profondi senza filtri che durano tutta la vita e si offre una lettura diversa della realtà che parte dal Vangelo». In fondo si tratta di laboratori in cui s’impara ad amare e «il vero campo scuola – continua Simone Ciccioli – comincia tornando a casa per impostare la propria vita in modo diverso, con la nuova prospettiva di una società nuova».

La prima settimana di agosto, fino a domenica 6, è focalizzata sulla Gmg di Lisbona dove Papa Francesco ha confermato di partecipare e dove andranno un migliaio di giovani dei Focolari da tutta Italia.

L’estate si conclude con il grande evento del 30 settembre a Roma per una veglia ecumenica che si chiama “Together | Raduno del Popolo di Dio” per pregare in vista dell’Assemblea sinodale di ottobre. Migliaia di giovani giungeranno da tutta Europa e gli italiani aiuteranno nell’accoglienza e nella logistica dell’evento.

Per chi resta in città e non ha modo o possibilità di fare vacanza l’occasione è sempre ghiotta per conoscere il proprio territorio, partecipare ad eventi locali e per riscoprire tutte le iniziative di prossimità che sono anche un rimedio per sollevarci dalla solitudine e non essere centrati su noi stessi. In fondo basta poco, anche nel nostro piccolo quotidiano per guardare all’altro. Per un’estate che non ti aspetti.

 




Benedetti dubbi: un podcast per esplorare le nostre domande

“Benedetti dubbi”, il nuovo podcast creato dai giovani del Movimento dei Focolari. Scopriamo insieme agli ideatori, Tommaso Bertolasi e Laura Salerno, come i dubbi possano essere davvero una “benedizione” per conoscere meglio noi stessi e gli altri.

A cosa siamo chiamati? Quale la strada migliore da seguire dinanzi a uno dei tanti bivi che la vita ci mette davanti? Conosciamo noi stessi e, soprattutto, dove hanno nascosto l’antidoto contro le paure? Sono le domande, quelle che sommergono la nostra quotidianità, le protagoniste di “Benedetti dubbi”, il nuovo podcast pensato per i giovani e dai giovani, in uscita il 23 maggio in lingua italiana. Per saperne di più abbiamo pensato di intervistare gli ideatori di questo progetto, amici tra loro da tempo, Tommaso Bertolasi, ricercatore in filosofia presso l’Istituto Universitario Sophia (Loppiano – Firenze), e Laura Salerno, giovane del Movimento dei Focolari, studentessa di lettere e autrice.

Leggi tutto au focolare.org

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Lisbona 2023: un passo verso la Giornata Mondiale della Gioventù

Aver “fretta” di andare verso l’altro, come la Vergine Maria. È questo il cuore del messaggio della prossima Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) che si svolgerà a Lisbona (Portogallo) dall’1 al 6 agosto 2023. Alcune curiosità sui preparativi.

“Cari giovani, sogno che alla GMG possiate sperimentare nuovamente la gioia dell’incontro con Dio e con i fratelli e le sorelle. Dopo lunghi periodi di lontananza e isolamento, a Lisbona – con l’aiuto di Dio – ritroveremo insieme la gioia dell’abbraccio fraterno tra i popoli e tra le generazioni, l’abbraccio della riconciliazione e della pace, l’abbraccio di una nuova fraternità missionaria!”.

È questo l’augurio con il quale Papa Francesco, dalla Basilica di San Giovanni in Laterano (Roma) si è rivolto ai giovani di tutto il mondo il 15 agosto 2022, in occasione della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, spiegando il significato profondo del tema scelto per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù: Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39).

In tempi così difficili, in cui l’umanità, provata dal trauma della pandemia, è straziata dal dramma della guerra, l’episodio evangelico della Visitazione è la strada sulla quale si muoveranno i passi di tantissimi giovani che dall’ 1 al 6 agosto 2023, prenderanno parte a Lisbona all’incontro internazionale; un momento di grande gioia e l’occasione per poter testimoniare, meditare e condividere insieme sui passi di Maria.

Ma come procedono i preparativi di questa GMG? Ce ne parla Mariana Vaz Pato, una giovane designer di Lisbona, parte di un’équipe del Movimento dei Focolari che si occupa dell’organizzazione: Quando ho saputo che la GMG si sarebbe svolta in Portogallo, ho reagito a questa notizia con grande gioia. Ho deciso subito di far parte di questa squadra perché sentivo di poter dare il mio contributo, dedicare il mio tempo per la costruzione di questo grande evento”.

Leggi tutto sul sito internazionale del Movimento dei Focolari 

Segui sul sito ufficiale: https://www.lisboa2023.org/it

Segui sui social del Movimento dei Focolari: @y4uw.official e @_yesmoments

Per maggior info: commissione.gmg2023@focolare.org

https://www.focolaritalia.it/events/anteprima-del-libro-lultima-ora-della-notte-roma-1-luglio/




Associazione Arcobaleno Milano

L’Associazione Arcobaleno
Nel cuore di Milano, l’Associazione Arcobaleno è un’iniziativa sociale nata 40 anni fa per opera di alcuni giovani del Movimento dei Focolari e divenuta un esempio riuscito dell’integrazione e dell’inclusione delle popolazioni straniere in Italia. L’obiettivo dell’associazione è quello di accogliere e promuovere l’inclu- sione sociale delle persone migranti. Le fondamenta dell’iniziativa partono da una frase di Chiara Lubich: «Amare la patria altrui come la propria». Alle origini, un torneo di calcio, il Mundialito, che nei primi anni ’80 radunava giocatori da oltre 24 nazionalità. A questo col tempo si è aggiunta la Scuola di Italiano, che è riuscita a cogliere fino a 1.500 studenti all’anno e che oggi costituisce l’attività principale dell’associazione. Oltre a questa ci sono i corsi di inglese, di informatica, il centro di ascolto per le donne, lo sportello di assistenza legale, e i servizi per le famiglie bisognose attraverso la Spesa Sospesa e il Banco Alimentare.

Contatti
E-mail arcobalenoass@libero.it Tel 02 89400383

 




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Ascoltare “quella voce” ed osare

La settimana scorsa ho partecipato in cattedrale ad un incontro con il Vescovo sul Cammino Sinodale, a questo incontro erano presenti anche diverse persone del Movimento dei Focolari.

Al termine dell’incontro il Vescovo ci ha sollecitati a portare nei diversi ambienti il messaggio del Cammino Sinodale per far comprendere il nuovo cammino intrapreso dalla Chiesa. Ci ha consegnati inoltre alcuni volumetti riguardanti la pastorale della salute per il Cammino Sinodale.

Tornando al parcheggio per riprendere l’auto, ho chiesto ad un membro del Consiglio Pastorale della nostra parrocchia, di portare ai medici di famiglia del nostro Comune i volumetti che il Vescovo ci aveva consegnati.

Inizialmente mi è sembrato titubante, ma dopo un’attenta riflessione ha sposato la causa. Oggi mi ha chiamata ed era felicissimo di aver consegnato otto dei volumetti ed ha aggiunto: ”Sai, quando ho consegnati questi libretti ho anche detto che l’idea era tua. Lo dobbiamo condividere con il Consiglio Pastorale, per far capire che le cose vanno fatte insieme”.

Questa esperienza mi ha fatto molto riflettere sull’importanza della condivisione: anch’io prima di proporla ero titubante, ma ho ascoltato “quella voce” e ho osato.




VIII convegno nazionale Reti della carità: intervento del Movimento dei Focolari

Lunedì 19 giugno 2023 si è svolto a Roma l’VIII convegno nazionale Reti della carità, dal titolo “Pace è difesa dei fragili”.

Reti della Carità da tempo sta riflettendo sui temi della pace e del dialogo rispetto ai molti scenari di guerra che hanno fatto emergere come il parlare di accoglienza e giustizia significhi mettere al centro le persone, lo loro storie, le loro sofferenze.

Pubblichiamo qui l’intervento di Maria Bencivenni del Movimento dei Focolari

Porto il saluto della Presidente Margaret Karram, che non potendo partecipare di persona mi ha incaricato di rappresentare il Movimento dei Focolari. Ci sentiamo parte delle RETI DELLA CARITA’, per una particolare consonanza di obiettivi, proprio perchè è una realtà che mette al cen- tro gli ultimi, gli scartati e vogliamo lavorare insieme per una cultura della solidarietà che prepari la pace.

In continuità con quanto Margaret stessa e Carlo Cefaloni hanno portato lo scorso anno, vor- rei porgere un contributo centrato sulla fraternità come potente antidoto ai conflitti, alla violenza, alla guerra, come CHIAVE per avvicinare persone e popoli. La costruzione di rapporti fraterni – anche per noi oggi qui – diventa il NODO principale di queste reti.

Posso parlarne per l’esperienza concreta che stiamo vivendo come Movimento dei Focolari, che è un laboratorio di fraternità su scala planetaria, nato storicamente durante l’orrore della seconda guerra mondiale. Da quelle macerie parte un fortissimo appello all’unità dei popoli. C’è un Dio che è Amore, scoperto come Ideale che nessuna bomba può distruggere: Amore per ogni uomo – ha un disegno che è la sua felicità – e Amore per l’umanità, in cammino verso la fraternità universale: nonostante tutto, il mondo tende all’unità, è un segno dei tempi. Una proposta di impronta evangelica che diventa popolare e condivisa nel tempo da persone di diverse latitudini, religioni, credo e culture, in 182 Paesi.

Oggi, di fronte all’orrore della terza guerra mondiale non più solo a pezzi, è cresciuta una consapevolezza più profonda e più nitida che il carisma dell’unità – così riconosciuto, come dono per la Chiesa e l’umanità di oggi – ci interpella ad un impegno forte per la pace.

Rivedi l’evento:

 

https://retidellacaritasite.wordpress.com/2023/06/01/notizie-viii-convegno-nazionale-reti-della-carita-pace-e-difesa-dei-fragili-roma-19-giugno/




Relazionalità e gestione della salute: elemento-cardine per una svolta?

Carenza di risorse destinate alla sanità, ineguale disponibilità dei servizi, percezione da parte del pubblico di una progressiva disumanizzazione dell’assistenza: sono sfide poste ai sistemi sanitari di tutto il mondo, la cui tenuta è messa alla prova dai mutamenti demografici e da eventi straordinari ormai frequenti, come le emergenze ambientali, le epidemie e le guerre. È possibile immaginare che un salto di qualità nella relazione, sia tra le persone che compongono il mondo della salute, sia a livello delle sue strutture, contribuisca ad una svolta? Si può pensare ad una “comunità che cura”, luogo terapeutico per ciascun appartenente ad essa? Professionisti sanitari di diverse provenienze, culture e competenze hanno lavorato a questa idea, formalizzandola in una “Carta Etica” che propongono agli operatori della sanità, alle istituzioni civili ed ai cittadini in genere. La “Carta” è accompagnata da riflessioni corredate da esperienze attuative, allo scopo di contribuire al dibattito su come ripensare la nostra idea di salute.

Cnr, Istituto di biostrutture e bioimmagini       
Curatori: Flavia Caretta, Teodoro Marotta
Cnr Edizioni, 2023

PDF SCARICABILE GRATUITAMENTE SUL SITO: https://www.cnr.it/it/new_editoriali




“In carcere mi sento libero”

Tanti volti, tanti nomi ma soprattutto tante persone incontrate con le loro storie, il bisogno di farsi ascoltare, di non sentirsi soli, moltissimi di loro non hanno nessuna famiglia alle spalle e trovare un volto amico che non li giudica che li ascolta e offre loro una parola buona, diventa motivo di sollievo e speranza nella loro sofferenza.

ma come potremmo chiederci ?? Come è possibile essere liberi in un carcere??

scopre di avere un talento per la scrittura e per dare un senso alle sue giornate incomincia a scrivere gialli fino ad arrivare a scrivere due libri.

Condividiamo con lui, la presentazione di uno di questi libri e anche i progetti di un nuovo lavoro, suggerendogli i valori di una economia solidale.

un conto è uscire dal carcere e un altro è uscirci da uomo libero”.

.. molto spesso di un viaggio l’importante non è la meta finale, ma il percorso fatto per raggiungerla e chi lungo questo percorso ci ha accompagnato.

Ed allora non possiamo che ricordare i nostri compagni di viaggio e soprattutto i nostri Volontari che vogliamo ringraziare per la grande umanità e attenzione mostrata nei nostri riguardi, ma soprattutto perché in ogni momento trascorso con loro ci hanno sempre fatti sentire uomini e non detenuti, consegnandoci una dignità che a volte la vita ed i nostri errori ci hanno negato.

Ed allora grazie anche ai volontari “portatori di speranza”, ci lascia credere che il nostro futuro sia ancora tutto da scrivere ed è possibile ricominciare una che a volte la vita ed i nostri errori ci hanno negato.

Per noi volontari è il miglior riconoscimento della bontà del nostro operare.

Franca per il gruppo dei Volontari del Carcere di Lodi




Dopo il divorzio, di nuovo il matrimonio

La nostra famiglia è composta da 6 tra fratelli e sorelle, cresciuti con una educazione cristiana vissuta nei fatti, magari poco capace di esprimere con le parole che ci volevamo bene; ognuno di noi si è formato una sua famiglia e abbiamo avuto dei figli.

Fra tutti, mia sorella più piccola ha sempre manifestato insofferenza nel rapporto col marito e negli anni, nonostante la presenza di due figlioli, gli attriti e le diverse idee su tanti aspetti della vita, hanno creato ferite profonde; nel tempo ha anche manifestato un disturbo psicologico importante. La sua fragilità era a volte visibile, a volte no, ma è stato comunque difficile negli anni poter essere di supporto in qualche modo proprio per la scarsa capacità da parte di noi fratelli di comunicare e di condividere.

L’aiuto maggiore lo ha potuto dare mia sorella più grande che abitava vicino ed era più a stretto contatto con lei. Quando tra noi si parlava di lei spesso non sapevamo cosa dire se non che la vita matrimoniale è fatta anche del sopportarsi e di lasciar perdere…. poi mio cognato era sempre rimasto in famiglia e mai aveva lasciato intendere di volersi separare.

Quando invece tutti e due i figlioli sono divenuti maggiorenni è stata mia sorella a prendere l’iniziativa dicendo che non intendeva continuare questa farsa e che lei si sarebbe separata. Nel frattempo nostra madre era morta, era rimasto solo nostro padre che non aveva mai espresso idee al riguardo ed era molto anziano.

La sua decisione ci ha sorpreso perché, nonostante la sofferenza che percepivamo, credevamo che lei non sarebbe stata in grado di essere autonoma sia dal punto di vista economico che dal saper stare senza di lui. E invece si sono separati con tante fatiche e ripicche che i figli hanno cercato di smorzare, essendo quasi sollevati dalla decisione della mamma.

I contatti con nostro cognato che è uscito di casa ed è tornato ad abitare con la madre si sono fatti via via più radi. Solo nostra sorella maggiore è riuscita a non perderlo completamente di vista e anche i figli hanno cercato a modo loro di tenere un rapporto con lui.

Sono passati altri dieci anni e forse più, la separazione è diventata divorzio, i figli di mia sorella hanno messo su famiglia, mia sorella quattro anni fa è diventata nonna prima di un bellissimo bimbo e poi di una bimba. Negli anni l’abbiamo vista riacquistare una certa stabilità emotiva, unico argomento che la amareggiava era sempre quello dell’ex marito.

Finchè, un anno fa, veniamo a sapere che lui è ammalato e che sta curando un tumore piuttosto aggressivo. Mia sorella ha reagito in modo distaccato, dicendo che la cosa non la riguardava, al massimo che era dispiaciuta come lo si può essere per qualunque altra persona. Come non darle torto?

Negli anni aveva lasciato intendere a più riprese di quanto fosse stato negativo per lei il rapporto col marito, di quanto avesse sofferto. Io e un mio fratello, con cui condivido la Spiritualità dell’Unità del Movimento dei Focolari, abbiamo pensato di pregare intensamente sia per nostro cognato che per la nostra sorellina (l’abbiamo sempre considerata più fragile e bisognosa di amore) e anche per i figli che si stavano facendo carico della malattia del loro papà.

In breve tempo la situazione di nostro cognato è precipitata. I medici gli hanno comunicato che oramai le cure non facevano più effetto e che gli restavano pochi mesi di vita. Gli consigliarono il ricovero in un hospice. Lui ha manifestato il desiderio di incontrare nostra sorella e lei, dopo giorni di dubbi, ha accettato.

Nella prospettiva della morte vicina sono riusciti a comunicare in modo nuovo e chiarificatore, ammettendo vicendevolmente difetti e incapacità del passato. Mio cognato ha insistito per sposare di nuovo mia sorella per poter trovare una pace nuova e per lasciare a lei, sempre in difficoltà economiche, la reversibilità della sua pensione che da poco percepiva: ha accettato e anche lei si è sentita con una serenità inaspettata.

Il giorno successivo al matrimonio, avvenuto in casa, coi figli vicino, mio cognato ha accettato di trasferirsi all’hospice dove tutti noi, a turno, lo abbiamo visitato e dove è morto pacificato, esprimendo sentimenti affettuosi verso tutti.

Pensiamo che tutto questo sia un piccolo, grande miracolo, il frutto del pregare insieme e del credere che tutto vince l’Amore.




Il terzo discepolo di Emmaus

C’era un altro discepolo che decise di mettersi in cammino verso Emmaus e partì qualche tempo dopo di loro, era più giovane e più veloce e arrivò in vista degli altri due nel pomeriggio.

Li vide da lontano in discussione con un terzo personaggio che non riusciva a distinguere bene; decise di tenersi a prudente distanza, pronto ad intervenire nel bisogno.

Quando arrivarono in vista di Emmaus accelerò il passo in tempo per scorgere la casa dove erano entrati quei tre.

Decise di entrare e trovò il pane spezzato e i due fratelli pieni di luce e di gioia nel volto, non gli rivolsero alcun rimprovero, ma gli dissero: “Era Gesù, il Signore Risorto!”.

A quanti in questi due anni si sono tenuti “a prudente distanza” dal Cammino Sinodale noi possiamo solo annunciare: “Era Gesù in mezzo a noi, il Signore Risorto!”

Cesare Ciancianaini




Europe for peace: servono negoziati che possano rafforzare la logica della pace invece che l’illogica della guerra

Pace con mezzi pacifici. Cessate il fuoco e negoziati ora!

Noi, organizzatori del Vertice internazionale per la Pace in Ucraina, chiediamo ai leader di tutti i Paesi di agire a sostegno di un immediato cessate il fuoco e di negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina.

Siamo una coalizione ampia e politicamente diversificata che rappresenta i movimenti per la Pace la società civile, compresi i credenti, in molti Paesi. Siamo fermamente uniti nella convinzione che la guerra sia un crimine contro l’umanità e che non esista una soluzione militare alla crisi attuale.

[…]

Invitiamo la società civile di tutti i Paesi a unirsi a noi in una settimana di mobilitazione globale (da sabato 30 settembre a domenica 8 ottobre 2023) per un cessate il fuoco immediato e per negoziati di Pace che pongano fine a questa guerra.

Leggi tutto sul sito delle ACLI 




Mariapoli Alto Adige: unità nella diversità

di Ferdinando Granziol

Passata la pandemia, finalmente abbiamo potuto ritrovarci in presenza per quattro giorni nel Centro “Chiara Lubich” di Cadine presso Trento. L’incontro prende il nome di Mariapoli, città di Maria, e ricorda di quando Chiara si ritirava in montagna durante l’estate dal 1949 al 1959.

Così anche noi ci siamo ritrovati, dal 28 aprile al 1° maggio, un centinaio di persone provenienti da Curon, dalla val Martello, dalla val di Vizze, dalla Pusteria fino a san Candido e poi ancora dalla Gardena e Badia. Erano presenti anche una quindicina di amici dall’Austria, una quarantina di persone tra Bolzano e Merano, una famiglia di tunisini di Bolzano e due giovani giunti dal lontano Afghanistan.  

La presidente del Movimento dei Focolari Margaret Karram, palestinese, ci aveva invitato ad approfondire quest’anno la preghiera. Così abbiamo scelto come titolo “Fermarsi, ascoltare, dialogare”, con spunti che ogni giorno ci illustravano come Chiara Lubich ha vissuto il suo rapporto con Dio. Tutta la sua vita era preghiera, in ogni ambiente in mezzo al mondo. 

Reinhard, del Vorarlberg, ci ha raccontato di come sia riuscito a perdonare l’uomo che lo aveva accoltellato durante una rapina nel suo ufficio postale e ora con l’aiuto della moglie e dei suoi amici può sperimentare l’amore di Dio anche se, in seguito alle gravi ferite subite, è su una sedia a rotelle. 

Karin di Bolzano ha condiviso il suo impegno nell’aiutare rifugiati e persone disagiate a inserirsi nel mondo del lavoro, a trovare un alloggio dignitoso, ma soprattutto a costruire con loro un rapporto di fraternità.

Margherita e Peter della val Gardena hanno avvertito una forte presenza di Gesù soprattutto durante un periodo di grave malattia, sperimentando l’amore concreto di tutta la comunità.

I bambini presenti hanno costruito con carte colorate “il dado dell’amore” sulle cui facce erano scritte frasi del Vangelo. Ad esempio: ama tutti, ama per primo, ama il tuo nemico…. Ogni mattina lo lanciavano e scoprivano come vivere la giornata.

I giovani hanno capito di dover dare speranza al mondo attraverso azioni concrete impegnandosi personalmente.

Un momento particolare è stato il saluto via zoom del vescovo Ivo, che ha sottolineato come il carisma del Movimento dei Focolari, Unità nelle diversità, dia un contributo molto importante alla vita della nostra Diocesi: “Non dimenticate mai la diversità dell’altro, apprezzate questa diversità, ascoltate l’altro e vivete per l’unità”. Questo invito è certamente una grande sfida, ma è la nostra vocazione di cristiani, soprattutto in Alto Adige.  

Molti partecipanti sono rimasti sorpresi dal clima di semplicità e fraternità che si è instaurato da subito in questa Mariapoli. Ci siamo salutati con una grande gioia nel cuore e il desiderio di diffondere questo stile di vita fraterno nelle nostre città e nelle nostre valli.

Ferdinando Granziol, del Movimento dei Focolari, per 12 anni Presidente della Consulta delle aggregazioni laicali

 Articolo pubblicato su Il Segno del mese di giugno 2023




MPPU, convegno a Pompei sulla cultura del dialogo

Quaranta partecipanti, provenienti da tutta Italia, dal 9 all’11 giugno 2023 si sono confrontati sul tema: “La cultura del dialogo per le sfide della politica oggi”.

La tavola rotonda dal titolo “In dialogo sulle Riforme Istituzionali: Autonomia, governabilità, ruolo dei partiti”, è stata introdotta da Iole Muccicone componente del comitato scientifico di Mppu International, dirigente della Presidenza del Consiglio, che ha evidenziato i tre temi presi in esame, temi che si intrecciano e per questo il Movimento Politico per l’Unità auspica che a guidare un percorso riformatore sia una visione complessiva.

La tavola Rotonda è stata moderata del giornalista Salvatore D’Angelo, con la partecipazione dei professori Ernesto Preziosi, storico, studioso, già parlamentare; Armando Lamberti, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Salerno, consigliere comunale e già assessore a Cava De’ Tirreni; e dei senatori Valeria Valente, del Partito Democratico, e Andrea De Priamo, di Fratelli d’Italia, entrambi membri della prima commissione Affari costituzionali del Senato.

Leggi tutto l’articolo su Città Nuova

https://italia.mppu.org/notizie/mppu-in-dialogo-sulle-sfide-della-politica/

 




Come mi hanno cambiato la vita i disabili

Non sempre siamo noi a dar vita a “buone pratiche”. A volte sono piuttosto le circostanze e le persone con cui ci troviamo a vivere e a lavorare ad avere su di noi l’effetto di una “buona pratica”. È l’esperienza di una medica spagnola: dopo anni di intenso lavoro e grandi responsabilità è andata a lavorare in un Centro tenuto dai padri Orionini per persone con gravi disabilità e vi ha imparato molto.

Ho 57 anni. Sono medica e sono entrata in focolare (i focolari sono piccole comunità di persone donate tutte a Dio, al cuore del più vasto Movimento dei Focolari) a 26.

Ho lavorato e vissuto sempre nella regione di Madrid. Ero ormai da qualche anno responsabile del Movimento dei Focolari per una parte della Spagna, quando ho incominciato ad avvertire disagio e disinteresse per tutto quanto facevo nel Movimento. Non me ne rendevo conto, ma mi ero molto “burocratizzata”: avevo un’agenda piena di “cose da fare”, persino il ritiro o qualsiasi incontro era un “dovere”, una cosa da fare, non persone da amare.

Avevo accettato quel compito perché era un mio modo di dire sì a Dio, ma percepivo anche che era un impegno superiore alle mie forze. Piena di buona volontà, mi sono buttata nella vita di comunione, nel lavoro per il Movimento, per gli incontri, per strutture come i Centri Mariapoli e il Centro editoriale, e continuavo il mio lavoro come medico.

Avevo quindici giorni di vacanza all’anno e due o tre giorni di riposo ogni due mesi. Mi alzavo alle 6 del mattino e andavo a dormire alle 23. Tutto il giorno, in un modo o nell’altro, “lavoravo”. Oltre a questo, mia mamma si era ammalata di tumore e abitava da sola (siamo un fratello e io).

Ero molto contenta e grata delle esperienze vissute, della gente meravigliosa conosciuta. Ma dentro di me intuivo sempre più che qualcosa non andava, anche se non riuscivo a fermarmi per ascoltare il mio intimo: troppi erano i bisogni che vedevo attorno (o così mi sembrava). E quindi continuavo la mia corsa.

Un giorno, nelle vacanze, mi sono ridonata a Maria e le ho chiesto di fare lei nella mia vita quello che occorreva. Le ho affidato quella situazione perché non sapevo come aggiustarla… e in cosa.

Siccome il mio ritmo di vita era fisicamente estenuante – tra l’altro dovevo fare tutti i giorni 180 km in macchina per le trasferte di lavoro – ho colto con gratitudine l’opportunità di andare a lavorare più vicino al focolare, in un Centro dei religiosi di don Orione per persone con grave disabilità intellettiva.

Io provenivo dal mondo della medicina del lavoro, da ambienti molto competitivi come la Tv, l’amministrazione pubblica, ecc. Durante il colloquio per l’assunzione siamo entrati in un reparto e uno dei ragazzi, con sindrome di Down, molto alto, quando ha saputo che io ero la nuova medica, mi è venuto incontro di corsa con le braccia allargate.

In un primo momento mi sono spaventata e ho cercato di fermarlo prendendo la sua faccia tra le mie mani, un gesto amichevole ma che aveva anche la seconda intenzione di bloccarlo qualora mi avesse fatto del male. Lui è rimasto molto sorpreso. Poi, con dolcezza, ha preso le mie mani e se le è messe dietro il collo come per dargli un abbraccio. A sua volta mi ha abbracciato per un bel po’ e mi ha sorriso come per dire: «Guarda che gli abbracci si danno così».

Io non lo sapevo, ma Gesù mi aspettava in queste persone per trasformare profondamente la mia vita. Con loro ho incominciato a guardare il mondo in un altro modo. Una mattina, alle 7, mentre davo le medicine e loro erano ancora a letto, l’idraulico che doveva fare un lavoro ai termosifoni ha incominciato a dare forti colpi di martello: ton, ton, ton… Stavo per andare a rimproverarlo – «Come fa a fare tanto rumore a quest’ora, quando i ragazzi sono ancora a letto?» – quando mi sono fermata perché uno di loro stava muovendo le braccia al suono dei colpi, che egli viveva come … “musica”.

Vedendo la loro spontaneità, la loro libertà nell’agire, il loro affetto sincero, ho cominciato, senza accorgermi, a mettere anch’io in gioco queste risorse. Da tempo provavo a vivere il Vangelo, ma lì… ricevevo grosse lezioni.

Ad esempio, c’era un ragazzo – Jesús – che ogni mattina, quando gli dicevo “Buongiorno”, mi rispondeva con un sorriso da un orecchio all’altro. Io qualche giorno arrivavo contenta ma altre volte ero triste oppure stanca. Lui invece, immancabilmente, mi accoglieva con il suo sorriso, tutto per me!

Un giorno ero un po’ nervosa e mi sono cadute per terra le pastiglie che dovevo dare a loro: prima una, poi un’altra e un’altra ancora. Mi veniva da spazientirmi, quando uno dei ragazzi – erano tutti zitti perché mi vedevano tesa – ha cominciato a ridere e tutti sono scoppiati a ridere. Impossibile non mettermi a ridere anch’io con loro!

Un altro ragazzo – Luis – ogni venerdì, quando veniva a prenderlo la famiglia che lo accoglieva per il weekend, mi salutava dicendo: «Dottoressa! Io vado ma non piangere perché ritornerò!». Era uno scherzo innocente che si ripeteva tutti i venerdì. Qualche mese dopo è morto per un arresto cardiaco ed io ho pianto tutte le mie lacrime. Ma poi, di colpo, mi sono tornate alla mente quelle parole: «Dottoressa, non piangere perché ritornerò».

La convivenza con queste persone con gravi disabilità ha smontato progressivamente la mia struttura così sicura e la mia intelligenza poco aperta, lasciando emergere un’altra intelligenza: quella del cuore che sa riconoscere in ognuno qualcosa di unico e irripetibile.

Con loro ho ritrovato il fascino della vita del Vangelo e dell’ideale dell’unità, quella vera. La loro autenticità mi ha portato a confrontarmi con la mia inconscia ipocrisia: quel cercare di mostrarmi sempre brava e ineccepibile, scoperto come un atteggiamento profondamente dannoso. Perché, in realtà, abbiamo bisogno continuamente di perdono e di misericordia da parte di Dio, degli altri, di noi stessi…  Per sentire quel bisogno dobbiamo, però, vederci e accettarci così come siamo. È questa una delle tante cose che mi ha insegnato l’autenticità di queste persone.

Margarita Gómez del Valle

Esperienza tratta dalla rivista Ekklesía n. 19 aprile/giugno 2023

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