Percorso di formazione alla pace 2017 – Living Peace

In questa pagina potrete trovare i testi del corso di formazione “Percorso di educazione alla Pace” 2017.

http://www.amu-it.eu/materiali-percorso-di-formazione-alla-pace-living-peace-2529-ottobre-2017/?lang=it




Benevento, integrazione e solidarietà nelle nostre città

Il 4 gennaio 2018, al Centro Mariapoli Pace di Benevento, si è svolta la giornata di dialogo e condivisione con i poveri, coinvolgendo diverse Associazioni caritative della città. Giornata  voluta fortemente dall’ Arcivescovo Mons. Felice Accrocca  e con la partecipazione dell’Imam di Benevento Mustapha Ghafir e del Pastore evangelico Roberto Sferruzzo.

Un fermento di iniziative e di partecipazione generosa ha caratterizzato inizialmente la preparazione del “Pranzo di fraternità”, con donazioni spontanee di idee e di risorse da parte di aziende e di singoli cittadini.

Solenne è stato poi l’arrivo al Centro, il giorno 4,  di un centinaio di cittadini indigenti trasportati gratuitamente dal pullman della Mazzone Viaggi,  accolti con calore ed entusiasmo  e resi protagonisti di un momento conviviale arricchito da manifestazioni artistiche, canti, poesie, molti dei quali recitati dagli stessi ospiti.

Il pranzo è stato aperto alle ore 13 dall’intervento del Vicario Don Franco Iampietro che ha portato il saluto del Vescovo, impossibilitato ad essere presente per l’improvvisa dipartita del vescovo emerito di Benevento S.E. Mons. Sprovieri, sottolineando la necessità di vivere questi momenti di integrazione e di solidarietà  con slancio e amore concreto.

Erano presenti ospiti della Caritas, di alcune Associazioni operanti nel territorio e un buon numero di immigrati, famiglie intere con i loro bambini che hanno potuto sperimentare quanto sia costruttiva la dimensione di fraternità vissuta in un rapporto di ascolto e rispetto vicendevole.

Il personale tutto del Centro era felice e  una delle lavoratrici vestita da “Befana” ha consegnato a ciascuno dei presenti un piccolo dono.

Commovente alle ore 16, sia per chi restava sia per chi ritornava in città, la partenza: gli occhi di tutti esprimevano dolore e gioia: dolore per la presa di coscienza di quanto sia difficile ancora  realizzare una vera uguaglianza tra tutti, gioia per aver donato e partecipato ad  un momento di sentita condivisione a tanti cittadini in difficoltà.

Il pomeriggio poi dopo le 18  nella sala del Centro, un momento di riflessione sul tema: “Le sfide della povertà nella società di oggi” con Luigino Bruni.  Una relazione non accademica  ma intessuta di esperienza concreta e che sottolineava  il valore, nell’esperienza vissuta in quella significativa giornata, della presenza condivisa di cattolici, musulmani, evangelici, persone senza convinzioni religiose, nella sola prospettiva di un mondo unito e in pace.

Significative le esperienze donate dalla Dr.ssa Lidia Corticelli della Comunità dei Focolari di San Severo (Puglia) e dal Dr. Francesco Salomone, responsabile delle Sentinelle della carità operante in Benevento.

Vari momenti artistici  coordinatati dalla Dr.ssa Liliana Taddeo  e offerti  da tre giovani (Giovanni Longobardi alla tastiera, Marco Cocule al clarinetto, Marta Cioffi al violino) hanno sottolineato con il linguaggio musicale la bellezza dell’intera giornata.

Alla fine dell’incontro si è avanzata la proposta avanzata di dar vita presso il Centro la Pace ad un “Tavolo per i poveri” con la partecipazione di tutte le Associazioni laiche e religiose della città, al fine di unire gli sforzi e coordinare quelle iniziative future che sarà necessario prendere. Unanime il consenso alla proposta da parte  dei partecipanti e dei responsabili di comunità religiose e associazioni presenti.

In allegato l’articolo apparso sulla Gazzetta Benevento




Frammenti di solidarietà dei piccoli e non solo

Flash di vita evangelica da un gruppo di bambini e ragazzi di varie città del Lazio.

Calza della befana

“È stato bello aiutare le persone che sono in carcere donando loro le calze della befana per i loro figli”, racconta una ragazza di Latina. “Anche se noi non siamo potuti entrare nel carcere, è stato bello conoscere il cappellano che li aiuta. Sono stata molto contenta, vorrei continuare questa esperienza dove e quando c’è bisogno”.  Questa attività è stata proposta da un’educatrice e subito ha suscitato entusiasmo e collaborazione. In un laboratorio gioioso e fantasioso, gli adulti hanno insegnato a bambini e ragazzi a cucire le calze con stoffa riciclata, riempite poi con caramelle, giocattoli e dolci.

Fagotto per i più poveri

In dicembre, un gruppo di bambine e ragazzine di Gaeta sono state in una casa famiglia a Terracina a portare i regali per Natale. Ognuna di loro ha messo in comune i propri giocattoli e altro in buono stato. “Bello il momento in cui hanno consegnato i regali sperimentando la gioia del dare”, racconta la loro assistente. “Portare i doni ai bambini senza genitori è stato come portarli a Gesù bambino nella capanna”, ha invece detto una di loro. Di ritorno i genitori vedendo i figli felici hanno ringraziato per la possibilità di fare esperienze così importanti. La stessa iniziativa è stata fatta a Nettuno dove i bambini hanno portato il loro “fagotto” in una casa famiglia di Anzio. A Frosinone il “fagotto” dei piccoli è stato utilizzato per una tombolata di beneficenza per le adozioni a distanza.

La fabbrica di cioccolato

Nel mese di novembre, c’è stato un pomeriggio speciale per un gruppo di ragazzi di Latina che hanno organizzato una gita alla fabbrica di cioccolato di Norma insieme ai bambini del Centro di prima accoglienza di Velletri. 50 tra bambini e famiglie hanno toccato con mano la provvidenza arrivata per pagare pullman e ingresso. Grande gioia di tutti, non solo per aver mangiato tanta cioccolata, ma perché i ragazzi del posto hanno dato ai bambini immigrati la possibilità di integrarsi e di trovare nuovi amici.

 




GENFEST ITALIA – 1° Maggio Loppiano

Alla vigilia della visita di papa Francesco a Loppiano, la cittadella internazionale dei Focolari sulle colline toscane, si prepara ad accogliere migliaia di giovani il 1° maggio per l’atteso appuntamento del Genfest, dal titolo: “Beyond Me”. Un mix di generi – festa, musica, teatro, arte, storie, spiritualità – per portare un unico messaggio: diventare responsabili di se stessi e del mondo. Ma quando la precarietà la fa da padrona, ha ancora senso questo per un giovane? È attorno a questa grande domanda di senso che ruotano le storie che daranno vita al grande spettacolo del 1° maggio.

Storie di giovani che propongono una controcultura fondata sul bene comune; che vogliono essere agenti di cambiamento; che ci stanno ad uscire dalla propria comfort zone e andare verso l’altro, nella società, facendo esperienze per l’umanità e trasformando attivamente il contesto sociale in cui sono inseriti. Per tanti, esperienze come queste affondano le radici nella dimensione di un incontro personale con Dio che ha trasformato la propria vita, e permesso di superare le paure aprendosi ad un orizzonte di fiducia e speranza. Per altri si tratta di un vissuto all’insegna dei valori di solidarietà e di impegno di diversa ispirazione culturale. Per tutti, si parte comunque dall’esperienza del limite e del prendere coscienza dei propri confini: chi sono e come sono nel mondo, i propri dolori, il senso di precarietà e la scarsa facoltà di intervenire sulla società e sulle scelte.

Filo conduttore –La voglia di andare oltre i propri limiti e confini per operare un cambiamento personale e soprattutto sociale, e trasformare l’ambiente attorno a sé: da qui il titolo della manifestazione, BEYOND MEe l’offerta di “progetti adottabili” cui partecipare una volta tornati a casa.

Alcuni temi – 5 blocchi tematici, che corrispondono ai 5 sensi, abbinati a 5 colori e a 5 elementi naturali: vuoto, terra, aria, acqua, fuoco. Ascolteremo la voce di Roberto di Amatrice, a confronto con l’esperienza del terremoto e da lì la storia dell’associazione Il Varco, che ha dato vita ad un laboratorio dinamico del territorio per rianimare i luoghi colpiti dal sisma; il racconto di George e Michael, giovani siriani Homs che hanno ancora nelle orecchie il rumore degli spari. A questo si collega il lavoro di tanti intrapreso con coraggio dal basso per un’economia disarmata e l’impegno per l’applicazione della legge che vieta la vendita di armi ai Paesi in guerra. Un corpo coreografico di 100 giovani costruirà delle figure imponenti per far entrare il pubblico nell’esperienza sensoriale della distruzione della guerra e del terremoto, coordinati e guidati da coreografi e ballerini come Gabriel Ledda, fra gli otto migliori ballerini hip hop al mondo. Le scenografie che andranno a costruire e ricostruire le città sono curate da Enzo Gagliardi e dal suo team. La regia è di Fernando Muraca.

 

Alcuni nomi – Al Genfest Italia si alterneranno le storie di chi si è dovuto confrontare con il limite della malattia e della disabilità, e ha dimostrato con le proprie scelte come un ostacolo può davvero diventare una pedana di lancio: è l’esempio di Marco Voleri, tenore di fama internazionale e fondatore di Sintomi di Felicità che sensibilizza il pubblico sul tema della sclerosi multipla; di Simone Barlaam, campione paraolimpico di nuoto ai mondiali del Messico; di Chiara Beltrame, in arte Cli, che nel suo singolo “Tacco Punta” racconta di come andare oltre le proprie gabbie e si avvale della collaborazione della ballerina Simona Atzori. Altri che con fantasia e coraggio hanno dato vita a piccole o grandi realizzazioni: Michele Tranquilli, autore del libro Una buona idea e promotore del ponte con l’Africa YouAid; Beatrice Kabutakapua, giovane italo congolese di seconda generazione, fondatrice della cooperativa Balobeshaiy, per un diverso racconto delle migrazioni. Sarà presente anche un gruppo di giovani di Nomadelfia, comunità che condivide con Loppiano l’attesa della visita di papa Francesco il 10 maggio. I giovani si esibiranno sul palco con una coreografia legata al tema dell’andare oltre i propri confini.

CALL TO GENFEST– Il Genfest Italia sarà preceduto dal 28 al 30 aprile da tre giorni di approfondimento e preparazione. Interverranno, tra gli altri, Vincenzo Buonomo, politologo, Carlo Cefaloni (Economia Disarmata), Michele Zanzucchi, autore del libro “Potere e denaro. La giustizia sociale secondo Bergoglio”, Gianluca Falconi, filosofo, Antonella De Ponte, psicologa.

Il Genfest Italia “Beyond Me”è la tappa italiana verso ilGenfest mondiale, dal titolo “Beyond all borders” che si svolgerà a Manila dal 6 all’8 luglio 2018 (info: http://y4uw.org/it/events/genfest-2018/)

Vedi il Programma

20180320CSGenfestItalia_1

20180411CSGenfestItalia_2

 

 

Info e prenotazioni:

www.genfestitalia.it

Partecipa alla discussione con l’hashtag #beyondme e condividi i contenuti del social wall. SEGUICI!

 

FB |http://www.facebook.com/primomaggioloppiano/

IG |https://www.instagram.com/1maggioloppiano/

TW |https://twitter.com/1MaggioLoppiano

Youtube|https://www.youtube.com/channel/UCx23VLGBlLeqvKsgAFSzk-A

SOSTIENI IL GENFEST ITALIA CON UNA DONAZIONE

https://www.gofundme.com/gen-fest-italia

Contatti stampa

Maria Chiara De Lorenzo +39 349 5843084 

Roberta Formisano +39 320 948 4000

www.genfestitalia.it  genfestitalia@primomaggioloppiano.it

FB @primomaggioloppiano

 




Pietra viva onlus, le vie dei colori

Rivitalizzare il territorio attraverso la consapevolezza di essere parte della famiglia umana. L’esperienza di “Pietra viva” a Casavatore.

A Casavatore, nel nord di Napoli, in particolare nella frazione Parco delle Acacie, il contesto è molto difficile e la densità abitativa al primo posto nelle classifiche europee. Qui alcuni anni fa, un gruppo di persone ha cominciato ad attivarsi e a sperimentare una nuova forma di solidarietà e socialità.

Le iniziative avviate anche in collaborazione con il Centro Servizi Volontariato, hanno avuto come risultato la forza di  tessere una rete di relazioni sociali tra gli abitanti del luogo, le scuole, le Istituzioni locali e la parrocchia, animando ed aggregando un territorio caratterizzato da individualismo e indifferenza.

Le innumerevoli azioni solidali rivolte all’infanzia disagiata, all’emarginazione, all’accoglienza dei meno abbienti, un’attenzione all’ambiente e alla sanità, hanno dato vita all’associazione di volontariato “Pietra viva”, che in seguito ha acquisito presso il Registro della Regione Campania l’iscrizione come Onlus.

E’ così che è nata anche l’attività di un laboratorio, la “sartoria solidale”, presso il Centro Polifunzionale Parrocchiale:  alcune sarte volontarie mettono a disposizione il loro tempo libero e la loro esperienza lavorativa. Dai proventi delle varie attività della sartoria, si rinnovano dal 2013  cinque sostegni a distanza che supportano tramite AFNonlus bambini di Paesi diversi: Vietnam, Serbia, Repubblica Democratica del Congo, Giordania, Repubblica Dominicana. Un modo per abbracciare  il mondo intero! Gli aiuti garantiscono ai bambini i beni primari: alimenti, medicinali, vestiario, istruzione e la possibilità  di crescere, studiare e migliorare la loro condizione, liberandosi dall’ignoranza, dalle malattie, dal sottosviluppo così da  rappresentare anche una speranza di futuro per la propria comunità.

Recentemente l’associazione “Pietra viva” è riuscita a raccogliere dei contributi anche a favore del progetto  “On your side”  di AFNonlus,che si rivolge ai bambini gravemente ammalati residenti presso gli Istituti di accoglienza per minori in Vietnam, realizzando  per loro interventi di supporto medico-sanitario che  migliorino il loro  stato di salute e  qualità della vita.  Tante iniziative sono state realizzate per arrivare all’obiettivo prefissato: una serata all’insegna delle canzoni classiche napoletane, visite culturali, tornei sportivi, una sagra dal titolo “le vie dei colori” ed un concorso di disegno e narrativa rivolto ai bambini delle Scuole di Infanzia,  Primaria e Secondaria di I° grado del territorio di Casavatore con tema “Famiglie a Colori”. I bambini delle scuole si sono espressi  attraverso disegni, temi, riflessioni di vita vissuta e sono stati premiati in una serata conclusiva che ha dimostrato come la convivialità e l’aggregazione siano possibili anche in un territorio così difficile.  E non è finita qua!

L’associazione Pietra Viva Onlus è in continuo movimento e trasformazione, sempre vigile alle necessità e ai bisogni delle persone che vivono  in situazioni d’indigenza. Facendo propria la frase di Madre Teresa di Calcutta: “Noi non possiamo fare grandi cose, ma piccole cose con grande Amore”,  continua a costruire, come pietra viva, la nostra casa comune.

Giovanna Pieroni




La “moltiplicazione dei pesci”

Come ogni settimana ci incontriamo in un gruppetto per andare in profondità nella vita della Parola e condividere i frutti e le fatiche del cercare di attuarla.
Al momento di tornare a casa, Rosetta, che ci ospitava, sapendo che in casa siamo tre fratelli, mi offre tre trote, fresche fresche, pescate al mattino dal figlio.
Uscendo con il dono (apprezzatissimo) tra le mani, subito un pensiero: “Sicuramente Teresina ne ha bisogno”. Le chiedo se le gradiva e lei: “Per me sarebbero proprio una provvidenza”, così gliele ho date.
Il giorno dopo suonano alla porta di casa mia: è un vicino che mi porta…. ben sei trote!

Annarosa

dal sito Focolari Lombardia Est




Beyond Go coffee – Milano

Beyond Go coffee è l’iniziativa rilanciata dai noi giovani di Milano. Ottenuto un prezzo speciale da un distributore all’ingrosso, abbiamo applicato il logo del Genfest 2018 sulle confezioni di caffè ricevute e ci stiamo organizzando per venderle.
Lo scopo dell’iniziativa è promuovere l’ideale del mondo unito e raccogliere fondi per: la costruzione del Genfest, il viaggio a Manila per chi arriva dai Paesi più lontani e per sostenere la popolazione filippina colpita dal tifone Vinta nel dicembre scorso.

Per info caffè: caffe2018manila@gmail.com




Trento: un patto per la pace

Un progetto condiviso di fratellanza sociale, che potrebbe estendersi a tutta l’Italia.

Un progetto nato nel 2001, che dopo quasi 17 anni ha dato vita a ulteriori iniziative: basterebbe questa considerazione per decretare la buona riuscita di Tuttopace, avviato a Trento per iniziativa di alcune persone del Movimento dei Focolari, e poi concretizzatosi come esperienza condivisa con molte realtà cittadine.

«Era da poco passato l’11 settembre – ricorda Stella Salin, tra coloro che hanno visto nascere il progetto – e i ragazzi della scuola in cui insegnavo erano rimasti molto colpiti, volevano fare qualcosa. Così, oltre a tirare il “dado della pace” – che presenta su ogni faccia un’azione concreta da mettere in pratica per portare la pace là dove si vive –, hanno avviato un giornalino scolastico su queste tematiche».

Il giornalino, dopo essersi diffuso nella scuola, è arrivato anche ad altri istituti cittadini grazie all’iniziativa di un centro interculturale. Poi, quando i ragazzi della classe promotrice stavano per concludere il loro ciclo di studi primari nel 2004, «uno di loro, preoccupato che il giornalino non avesse seguito, ha contattato l’allora sindaco Alberto Pacher. Il primo cittadino – aggiunge Salin – con nostra grande sorpresa ha fatto inserire il giornalino nel periodico del Comune Trento Informa come inserto, posizione che occupa tuttora contando 50 mila copie».

Il giornalino è stato il primo passo di una proficua collaborazione con il Comune, che si è estesa al di là delle singole amministrazioni e che ha preso la forma del progetto Tuttopace. Su idea dei ragazzi è nata nel centro della città l’Aiuola della pace, nella quale
è stato posto un “dado della pace” gigante.

Si è poi consolidata l’annuale giornata Trento città della pace, che a maggio coinvolge diverse scuole di una rete che si è estesa fino a fuori Regione, e che ha visto tra i suoi ospiti anche la scuola Hand in Hand di Gerusalemme, dove ragazzi ebrei e palestinesi studiano insieme.

Sono inoltre stati avviati anche contatti con istituti scolastici del Canada e dell’Ungheria. Attorno al progetto si è creata una rete di docenti – ad oggi sono circa 120 – per la condivisione di percorsi di educazione alla pace, con incontri ospitati ogni mese dal Comune.

«È impressionante vedere come ogni volta si aggiunga qualcuno – riferisce Stella Salin–. Inoltre, il Dipartimento della conoscenza della Provincia si è fatto avanti e oggi coordina il Tavolo Tuttopace, che riunisce i diversi attori istituzionali e della società civile coinvolti in questo percorso» . . . 

Chiara Andreola

leggi tutto l’articolo sulla rivista mensile Città Nuova, numero 1 – Gennaio 2018, pp.42-44




A Torino un ponte sarà intitolato all’Unione Europea: il comunicato del MPPU Piemonte

Il Movimento Politico per l’Unità del Piemonte esprime vivo apprezzamento per la decisione della Commissione Toponomastica del Comune di Torino di intitolare all’Unione Europea il nuovo ponte in costruzione, nei pressi della stazione di Torino Porta Susa, che si inaugurerà nel marzo 2018.

Questa scelta rappresenta un gesto in controtendenza in un’epoca dove muri e divisioni sembrano prevalere. Anche i simboli nelle grandi città possono rilanciare progetti di pace e di cooperazione tra i popoli.
Promotori dell’iniziativa alcuni giovani amministratori torinesi, tra cui Marco Titli, membro del Movimento Politico per l’Unità e Consigliere della Circoscrizione 3 di Torino.

Una scelta coraggiosa, proprio nella Città di Torino, chiamata da Chiara Lubich nel 2002 a diventare “capitale della fraternità”.

Movimento Politico per l’Unità del Piemonte




Prima la lite e poi l’impegno di ritrovarci!

Stamattina intorno alle 9.00 esco a passeggio con il cane e, come in tante altre circostanze, nel tentativo di imboccare una strada trovo lo scivolo per disabili occupato da un fuoristrada.

So che in un altro lato c’è un’altro scivolo e così vado da quella parte, ma anche qui c’è una macchina che ne impedisce il passaggio.

Non mi rimane che tornare indietro al punto di partenza, ma penso anche che sia giusto rappresentare il disagio che questi signori hanno creato e cosi mi decido a lasciare sul parabrezza di queste vetture un piccolo bigliettino che ho predisposto già da tempo e che mi porto dietro, dove invito appunto a non occupare gli scivoli per disabili.

Verso le 17.00 esco per un’altra passeggiatina quando mi si accosta un fuoristrada al cui interno, un giovanotto di circa una trentina d’anni, mi chiede se ero stato io a lasciare il bigliettino e ad avergli imbrattato la macchina tempo addietro.

Io gli rispondo che il bigliettino era certamente il mio, dell’imbrattamento alla macchina non ne avevo idea e che comunque lui avrebbe fatto semplicemente il suo dovere se non avesse più occupato gli scivoli.

La sua reazione è stata semplicemente minacciosa dicendo che non ci sono abbastanza parcheggi per le macchione che se scopriva che ad imbrattargli la macchina ero stato io mi avrebbe fatto non si sa bene che cosa.

A questo punto anche a me il sangue ha cominciato a scorrere velocemente alla testa: ma come non solo questo mi ha creato un disagio ma pensa pure di avere ragione?

Allora gli risposto con tono altrettanto che forse chi gli ha imbrattato la macchina era semplicemente esacerbato dal fatto di dover subire continuamente disagi e che se avessi trovato un’altra volta la sua macchina davanti ad uno scivolo, probabilmente non mi sarei limitato a mettere un bigliettino.

Comunque, il clacson del le macchine che nel frattempo si erano accodate ha interrotto la conversazione e così ciascuno se ne è andato per la sua strada.

In me è rimasta una sensazione di rabbia e di sconcerto anche per il fatto di non aver saputo tenere a freno la mia rabbia e cosi, strada facendo mi sono messo a dire il rosario chiedendo a Maria di darmi la grazia di saper essere più mite visto che di situazioni del genere me ne potranno succedere ancora tante in futuro.

Quando sto iniziando l’ultimo mistero glorioso mi trovo a all’ingresso al parco e un ragazzo mi si fa incontro farfugliando qualcosa che non riesco a capire subito.

Mi fermo e il ragazzo mi dice: “Ciao, mi chiamo Filippo e vorrei parlare un attimo con te con calma”.

Io rispondo: “Volentieri, ma di che cosa?”

E lui: “Ma non mi riconosci? Sono quello del fuoristrada di prima e volevo chiederti scusa per come ti ho aggredito, ero già fuori di me per aver litigato con la ragazza, e me la sono presa con te”.

Beh! Siamo stati 10 minuti a parlare, ci siamo lasciati con l’impegno di ritrovarci ed approfondire la nostra conoscenza.




Oltre all’accoglienza è necessaria l’integrazione

L’esperienza che sto vivendo assieme a mia moglie, nell’avere accolto nella nostra famiglia e azienda agricola un ragazzo immigrato dal Mali, è abbastanza singolare, almeno per noi.

Il suo nome è Youssouf, con una storia alle spalle di sofferenze, giorni di cammino nel deserto con poca acqua, prigionia in Libia, giorni e notte imbarcato su un gommone in mezzo al mare, per approdare in Sicilia dopo due anni dalla partenza dalla sua terra, con un futuro di incognite ma pieno di speranza, almeno perché salvo.

E’ arrivato da noi tramite l’AMU proveniente dal CAR di Chiaromonte in Sicilia. Dopo una notte di viaggio, al mattino l’abbiamo accolto come si accoglie un ospite atteso. Era chiaro il suo disorientamento tanto da chiedermi subito i punti cardinali e in particolare il sud. Per lui avevamo ricavato un alloggio dignitoso con il necessario per la sua privacy. Tuttavia affinché si ambientasse il meglio possibile, per un po’ di tempo è stato ospite a pranzo e cena in famiglia.

All’inizio qualche difficoltà è emersa forse per dubbi e paure, diffidenza, specialmente per l’iscrizione al centro per l’impiego, dove grazie alla paziente e cortese disponibilità della direttrice per spiegare l’importanza di ottenere l’iscrizione al centro dell’impiego e poter lavorare nella legalità. Dopo circa due ore di silenzio e timori, grazie all’intervento telefonico del mediatore culturale dalla Sicilia, si decise a firmare con grande sollievo per tutti.

Hai appena compiuto 18 anni e davanti a te, diceva la direttrice, c’è tutta una vita lavorativa da vivere nella legalità e senza paura. Alla fine l’ho visto contento e sollevato, soprattutto quando lo presentai agli altri lavoratori, in particolare a Niang originario del Senegal con il quale è nato un rapporto fraterno e di reciproca fiducia, quasi da padre e figlio.

In quel periodo eravamo impegnati alla raccolta della frutta che in base alla pezzatura, veniva selezionata. Un lavoro dove bisogna prestare molta attenzione che Youssouf imparò subito senza problemi. Nel frattempo frequentò un corso obbligatorio sulla sicurezza nel lavoro superandolo molto bene. Alla mia domanda come andava, rispondeva che era facile. Oltre alla raccolta della frutta si adoperò in altri lavori, come la preparazione delle spedizioni, l’imballaggio, la raccolta del pomodoro e così via.

L’aspetto della cura personale e dell’ambiente dove vive, aveva bisogno di richiami per tenere in ordine la casa, l’abbigliamento. Mi fu di grande aiuto mia moglie nello spiegare che gli indumenti è necessario lavarli periodicamente, indicando una lavanderia industriale, come pure a fare la spesa degli alimenti andando in un supermercato adatto alle sue esigenze.

Oggi Youssouf penso si sia integrato abbastanza bene, almeno a giudicare dalla sua serenità. Difatti ha fatto amicizia con altri immigrati residenti nei paesi vicini, relazionandosi molto bene. Si è pure inserito in una squadra di calcio locale partecipando a partite e allenamenti. Nei nostri confronti, a detta sua, ci considera come genitori portandoci un grande rispetto.

Durante le giornate invernali, segue la potatura con gli altri potatori in campagna ed è molto contento. A giorni inizierà un corso teorico-pratica sulla potatura dei fruttiferi, presso l’istituto agrario assieme a uno dei nostri potatori che lo accompagnerà. Penso sia molto utile soprattutto in prospettiva di questa professione sempre più carente di manodopera specializzata.

Dopo alcuni mesi dall’assunzione, si è pensato assieme all’AMU, di presentare l’esperienza di Youssouf nella nostra azienda, mettendo in rilievo che oltre all’accoglienza è necessario fare sistema, cioè inserendo queste persone immigrate per motivi sia umanitari che sfollati causa guerre, nel tessuto sociale e lavorativo del territorio, informando gli imprenditori della necessità di occupare queste persone in maniera diffusa dove l’integrazione può dare i suoi frutti.

Così il primo dicembre presso l’Oversiss, una Onlus il cui significato invita a guardare oltre, si è tenuto un incontro sul tema immigrazione. La partecipazione è stata numerosa con dibattito, scambio di opinioni e pareri, in una parola una Comunità che si prende a cuore un fenomeno di non facile soluzione ma che si mette in gioco per portare il proprio contributo.

Luigi – Modena




Leggere insieme la Bibbia, sapientemente guidati, per acquisire nuovi capitali narrativi

Un’esperienza da ripetere e moltiplicare!

Rileggo d’un fiato l’articolo Un viaggio dalle mete inaspettate che Maria Gaglione, aveva scritto dopo l’appassionante esperienza della settimana Biblica vissuta al Polo Lionello Bonfanti di Loppiano. Con Maria siamo diventate grandi amiche ed abbiamo cominciato a comunicarci cose importanti; eppure, se ci penso, ci siamo viste per la prima volta solo alcuni mesi dopo, ma quell’intensa esperienza condivisa ci aveva avvicinate.

Quando con Roberto e alcuni altri abbiamo realizzato che non avremmo potuto ritagliarci una settimana per recarci di presenza al Polo per partecipare, realizzata la possibilità di iscriversi al corso online, abbiamo pensato di fare anche noi, per quanto possibile, un’esperienza collettiva di ascolto e condivisione.

Il focolare di Torino ci ha aperto le porte e abbiamo organizzato un’aula-salotto in collegamento virtuale che la tecnologia rendeva facilmente two-ways. Sono state giornate avvincenti, sfruttavamo i trasferimenti a piedi casa-lavoro per recuperare in cuffia la lezione che avevamo perso, insomma, una bella full-immersion fruttuosa, un’importante esperienza relazionale. Poter interagire con Loppiano con riflessioni, domande, richieste di approfondimenti ci ha fatti sentire davvero presenti…

Che dire, consigliamo vivamente l’esperienza! Certo, essere presenti in loco ha un valore aggiunto, e quest’anno è più fattibile perché i corsi sono due, più brevi, in febbraio (15-17 sul Libro dell’Esodo) e in giugno (14-1  sul Libro del Profeta Isaia).

Il  primo ciclo di trasmissioni “Benedetta Economia”, su TV2000, appena concluso non fa che confermare la ricchezza di parole che la Bibbia può offrire a ciascuno di noi per leggere e narrare in modo più consapevole la nostra storia, per scorire il nostro ruolo oggi nella società.

Proponiamolo nelle nostre comunità locali, può essere una bella opportunità formativa da condividere! E per chi può…vi aspettiamo al Polo!

Beatrice Cerrino

Per maggior informazioni 

 




Dare qualcosa di più . . .

Un nostro amico è venuto da lontano a portare un’autovettura da donare ad una famiglia terremotata che ne ha bisogno. Fin qui “nulla di speciale”.

La prima cosa che si notava in lui era una grande gioia e naturalezza nel dare poi anche una “perfezione” nel dare. P. aveva pensato a tutto: un set di gomme da neve supplementari, pala, torcia, carta carburante per un anno, assicurazione e bollo pagati . . . ma non solo anche un gruppo elettrogeno con una latta di 20 litri di benzina per alimentarlo.

Mentre ci faceva vedere queste cose ci siamo quasi commossi per la sua generosità, ma fin qui ancora “nulla di speciale”. Più tardi abbiamo ancor più compreso l’essenza del suo voler bene, abbiamo fatto pranzo insieme a casa ed è venuto anche il sacerdote direttore della Caritas a cui la macchina è stata consegnata.

Abbiamo capito mano a mano che stavamo insieme che quella autovettura era molto di più di un’auto aziendale, era una “sua creatura” preziosa e non un qualcosa in più,  un mezzo familiare, un autoveicolo mantenuto fino a quel momento per custodire una passione, di quelle cose che fanno parte di te, della tua storia e che al solo pensiero del distacco ….ci si preoccupa anche della pioggia che può prendere, quindi non un oggetto indifferente.

La misura “sovramisura” di questo amore per un fratello, peraltro non conosciuto, ci ha convertito. Le ore passate insieme sono volate perchè passate in donazione reciproca.

Questa esperienza ci ha insegnato tante cose: non si possono solo fare progetti e programmare attività (bene, tutto questo va fatto ma non solo), non si tratta solo di dare quello che si ha in più (bene ma questo lo fanno in tanti), si tratta di dare anche del nostro, di uscire dalle piccole comodità personali e familiari, dai piccoli attaccamenti, per andare incontro ai bisogni di tutti, soprattutto di quelli che hanno più bisogno, aprire la porta della nostra famiglia per essere sempre di più quell’unica famiglia che dovremmo essere.

Prossimità quindi e poi anche reciprocità.

P. L.




Ho scelto la persona più sola

In un recente viaggio, con tante persone che avevo invitato, mi sentivo impacciato nei rapporti: tirato a destra ed a sinistra non sapevo come fare per non scontentare nessuno…

Mi sono sentito spinto a scegliere particolarmente la persona più sola ascoltandola a lungo, abbiamo riso insieme. Poi mi è arrivato questo messaggio: “… grazie di cuore per tutta la gioia che mi dai!” Mi ha sorpreso e ho ringraziato Gesù!


Poi è arrivato un altro messaggio, ma di rimprovero questa volta…E ho ringraziato Gesù anche di questo perché mi spinge a ripartire “forte” delle mie fragilità.

Alessandro




Mi sentivo costretta

In questi ultimi tempi mi sono ritrovata “a fare le cose” non tanto spinta dall’amore, ma “dal dovere”, dalla “rassegnazione”, mi sono sentita come “costretta” ad adeguarmi ad alcune situazione o fatti…e questo mi faceva sentire in ribellione.

Ieri è stata una giornata particolarmente significativa per questo… Alla sera, prima di addormentarmi, mi sono riletta la nuova Parola di Vita per trovare un po’ di pace: così è stato.

Stamattina mi sono svegliata col pensiero che anche Gesù abbandonato si è sentito “costretto”, “costretto” dai chiodi che hanno messo gli altri nei suoi piedi ed nelle sue mani, e lo hanno appeso lì…Il pensiero di Lui “costretto” mi ha ridato la spinta dell’amore: nella “Suo essere costretto” posso ritrovare la spinta dell’Amore….

A.L.




Dio mi ha “salvato” da me stesso per essere nell’amore

Stamattina, ancora sotto le coperte, ho riletto la Parola di Vita. Rimango sempre impressionato dall’inizio: “. . . il Verbo è al presente: Egli viene”!

Nella meditazione è venuto, nell’accorgermi di una cosa fuori posto da riordinare è venuto, nel rispondere alle telefonate è venuto, nello studiare è venuto, nel tornare indietro per salutare Gesù in Chiesa e affidargli le “ultime”…è venuto, nel seguire piccole ispirazioni e scrivere dei messaggi è venuto!

E’ stata una mattinata del tutto ordinaria ma ricca! nella quale Dio mi ha “salvato” da me stesso per essere nell’amore. E alla fine sembra di essere con Gesù sempre, la vita “ordinaria” diventa preghiera.

Alessandro




Una vigilia di Natale insolita e assurda

E’ la Vigilia di Natale. Tutto è pronto per accogliere figli e nipoti. Un bel presepio, diverso dal solito, un bell’albero con le lucette accese, i doni, una bella tavola festosa preparata con cura e un menu semplice ma secondo i loro gusti. 

Arrivano, è festa, baci e abbracci e poi, in un lampo…è bufera!!! La presenza del cane!!! C’è chi ha una gran paura, la proprietaria del cane, serenamente sceglie di mangiare in cucina col cane ed il problema sembra risolto.

Ci sediamo a tavola ma c’è disagio. Comincio a servire, il clima è freddo!! Poi un altro colpo di scena, la nipote che ha paura del cane si alza da tavola e non torna più anche se il papà va a chiamarla più volte.

Il gelo cala sulla tavolata, chi cerca di minimizzare, chi è serio e chi arrabbiato. Io chiedo scusa e più volte dico quanto mi dispiace, ma nessuno replica. Imbarazzo, pena, tutto si è frantumato in un attimo . . . mi sembra un’esagerazione!

 “Gesù Bambino – penso- stanotte nasci già abbandonato!”

Guardo le tre fiammelle di quelle tre candele rosse che illuminano la tavola e vorrei che illuminassero i nostri cuori. Non posso proferire parola ma posso amare in silenzio servendo la cena fino in fondo prendendo su di me, come una spugna, tutto il dolore di quella situazione assurda.

Qualcosa piano piano si scioglie, come le tre candele rosse…poi c’è lo scambio dei doni. Quando vanno via baci e abbracci, ma mia nipote va via senza salutare nessuno.

Mentre mi trovo sola a riordinare la cucina cerco anche di riordinare le mie idee. Mi chiedo se ho sognato o se ho vissuto veramente questa sera di Natale così insolita e assurda.

Sento nel cuore una grande pace, non ce l’ho con nessuno, non sento delusione né fallimento: forse l’amore ha purificato in me tutti questi sentimenti e, senza forse, “Gesù è venuto a salvarmi”.

Non può mancare la 2° puntata…

Dopo l’esperienza della sera di Natale, ho invitato a pranzo le due nipoti: una ha risposto subito con un si gioioso, l’altra, che a Natale aveva creato tutto quello scompiglio, non ha risposto ai miei sms e non è venuta a pranzo.

E’ venuta la più piccola, è stato un momento bello, le ho fatto anche dono di vari oggetti di quando ero più o meno un’adolescente come lei: ha molto apprezzato per il semplice valore affettivo.

Nel pomeriggio, assolutamente inaspettata, la telefonata della sorella maggiore che si scusava per non essere venuta a pranzo. Le ho fatto una gran festa e l’ho sentita molto contenta e forse sorpresa… Domani quando andrò a salutare tutta la famiglia, prima della partenza, porterò anche a lei una graziosa scatola di legno con dentro della semplice bigiotteria che so piacerle molto… Gesù viene e porta la reciprocità!

C.- Italia

 




Passeggiata a San Severo

Sunuterra , insieme alla Consulta delle Associazioni, ha promosso una passeggiata nella città  di San Severo (FG).  Una quarantina di persone hanno aderito tra cui 8 arrivati da Bari,  7 ragazzi del Senegal e qualcuno dai comuni limitrofi. Conoscere la città, la sua storia le sue radici per amarla. Molto apprezzata dai ragazzi africani, nessuno mai li aveva coinvolti nella conoscenza del luogo in cui vivono e che è  a loro noto solo per il recupero di letto, materassi,questura ecc.

La felicità e la sorpresa per un bel pacco regalo

Esco di casa per andare giù a pulire in garage. Mentre scendo le scale, incontro la bambina di una delle famiglie che abitano nel mio condominio e che cerchiamo di aiutare, perché vivono in condizioni molto modeste.

La bimba tutta contenta mi dice: “Oggi è il mio compleanno!”. Ed io con tanta gioia le faccio gli auguri.

Nel pulire il garage, trovo del materiale scolastico: matite, gomme, dei colori ed una riga di colore rosa. Subito mi si accende la lampadina: idea!!!

Corro a casa e, col materiale scolastico trovato, faccio una confezione regalo. Dopo aver preparato tutto con cura e senza scrivere niente, in modo da non scoprire chi fosse l’autore, lascia il pacchettino davanti alla porta dell’abitazione della festeggiata, prima del suo rientro a casa.

Il mio cuore si è riempito di gioia al pensiero della felicità che avrebbe provato la bambina per la sorpresa di quel pacco regalo.

Pina – Italia




Chiara Lubich: “Parole di Vita”

La “Parola di vita” è una creazione di Chiara Lubich. Più che un commento al Vangelo, ne è una lettura carismatica, un’intuizione, un deciso impulso a metterlo in pratica, a viverlo. Presenta un carattere immediato, incisivo, diretto. Destinata fin dal principio a un vasto pubblico, è sempre apparsa su foglietti modesti, scritti con un linguaggio alla portata delle persone più umili. Nell’ampia produzione letteraria della Lubich costituisce un genere particolare. Pur nella sua semplicità, l’iniziativa ha offerto un notevole contributo alla riscoperta della Parola di Dio nella Chiesa del Novecento, trasmettendo un “metodo” per vivere la Scrittura e condividerne i frutti. L’edizione curata da Fabio Ciardi ne raccoglie la quasi totalità, circa 350 Parole di vita, coprendo un arco di anni che va dagli inizi dell’esperienza evangelica della fondatrice del Movimento dei Focolari (il primo commento è del 1943) fino alla sua morte.

Scheda libro




La finestra

Col passare degli anni mio marito era diventato scontroso, silenzioso, non salutava più nessuno: mai una carezza o una parola gentile, anche con i figli e i nipoti.

Al lavoro aveva mandato in tilt tanti computer, lui era un informatico. Quando divenne aggressivo, non ressi più e decisi per la separazione. Poi la ripresa della vita a due quando lui accettò di farsi curare per una malattia cerebrale.

Ecco perché aveva provocato tanto dolore a sé ed alle persone care! Peggiorando la sua situazione, ora mi sembra di avere a che fare con un bambino, con un figlio, più che con un marito. Cosa mi fa andare avanti?

L’amore dei nipotini, il far parte di gruppo di auto mutuo aiuto tra familiari di ammalati di Alzheimer e demenza, legato ad un centro specialistico dove per un po’ si esce dall’isolamento sociale che la malattia comporta. soprattutto la fede.

Il dolore ti immette in luoghi imprevedibili e ignoti, ma io credo che sia anche “la finestra” da cui Dio guarda il mondo e il mondo può “vedere” meglio Dio. E lui, nella mia esperienza, non ti abbandona mai.

M. – Italia

a cura di Tanino Minuta

 




Zucchini

Rispetto agli anni passati, avevo seminato in più 3.000 metri quadri di zucchini e 500 di fagiolini.

Quando ho sentito parlare di una economia evangelica che propone la destinazione di una parte degli utili per le necessità dei poveri, l’idea mi è entrata nell’anima e volevo subito attuarla.

Consultandomi con mia moglie, ho deciso di riservare per questo scopo il 10% del prodotto del campo. Quando però mi sono accorto che gli zucchini cominciavano ad ammalarsi, ho avuto un momento di smarrimento: “Signore, cosa faccio adesso? Se va male, non avrò niente da darti . . . “.

L’unica tentativo da fare era trattare le piantine ammalate con un prodotto. L’ho fatto e subito hanno ripreso vigore. Intanto, a causa della stessa malattia, altri contadini avevano seminato altri generi di ortaggi.

Abbiamo cominciato a raccogliere i primi zucchini a luglio e fino alla fine di settembre ne abbiamo venduti 45 quintali, tra la meraviglia di tanti, mentre dai fagiolini ho ricavato 4 quintali.

Da allora lavorare in campagna ha acquistato una nuova sacralità.

L.F. – Italia

a cura di Tanino Minuta

 

 




Miei i dolori di chi mi sta accanto

“Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16, 24)

Onestamente ci ho pensato parecchio quale fosse la mia croce di questo momento, ma in tutta onestà mi risulta difficile individuarla: rispetto ad anni passati, devo sinceramente dire che il Signore mi sta concedendo un periodo di serenità e di gioia nel vivere il Ministero in mezzo alla mia gente che amo sempre di più.

Certo, non mancano difficoltà che io considero ordinarie a tutte le parrocchie (gruppi parrocchiali che faticano ad andare d’accordo, qualche malcontento di qualcuno per delle involontarie incomprensioni, la fatica a trovare nuovi volontari nei diversi ambiti di servizio…) però al momento non sento di avere una particolare croce che mi pesa.

Ho deciso allora che questo mese avrei dato una spinta in più a cercare di fare mia la croce di chi mi era accanto. Qualche giorno fa ad esempio ho lasciato i tanti lavori in corso e sono andato in ospedale a fare visita ad una persona della quale avevo avuto notizie non buone poco prima: la cosa non mi veniva in modo spontaneo anche perché avevo alcune scadenze da rispettare; tuttavia sono andato con l’intento di fare un atto d’amore.

Una sera ero libero: pensavo di riposarmi un po’ e stare tranquillo. Ricevo un invito a cena a casa di M. che, qualche settimana prima, aveva perso la moglie di soli 41 anni dopo un calvario durato più di un anno. Vinco la stanchezza e vado per cercare di fare un po’ mia la sua grande croce. M. apprezza moltissimo: vado, ascolto e faccio mio il suo dolore. Ne risulta una serata piacevole e distesa per tutti. M. e la sua famiglia mi ringrazia tantissimo: a me sembrava di aver fatto veramente poco.

Un giorno un parrocchiano che conosco mi manda un sms: è in grave difficoltà economica. La cosa gli provoca un disagio così grande che non riesce nemmeno a parlarne direttamente. Intuisco e lo aiuto come posso: mi ringrazia e va via sollevato. Qualche giorno più tardi mi restituisce la somma prestata.

Una mattina una signora mi confida la sua sofferenza: offro la giornata per lei e alla sera la chiamo per far sentire la mia vicinanza. Non finisce più di ringraziarmi.

Un sacerdote




Instancabili nell’amare!

Da tempo dovrei andare a trovare una persona anziana, la cui nuora mi ha sollecitato; vinco una resistenza interna e mi lancio, anche il cane non si presenta al cancello ed entro tranquillo. Dico parole vere di conforto e di fede, sento un’atmosfera pienamente umana e divina.

Nel ritorno passo davanti a una casa dove i genitori si sono separati e che non vedo da tempo. Toh! sono in giardino, mi fermo, scendo dalla macchina, mi salutano, ma non è la famiglia che conoscevo: sono una coppia giovane che abita qui da qualche mese, loro mi conoscono perché mi vedono in chiesa, ma stanno in fondo.

Dopo breve presentazione vado subito al sodo. “C’è Gesù nella vostra famiglia?”. Accenno poi alla parola della domenica da vivere, mi ascoltano e ci lasciamo felici. Nel frattempo ho visto che nella villetta accanto è entrata una macchina, ci sono due figli piccoli, avevo incontrato i genitori per il battesimo. Vado o non vado? Seguo l’ispirazione, mi lancio.

Breve incontro in cui verifico che non ricevono per email la “Parola di Vita” mensile che mando anche a loro. Faccio un giochetto per un minuto al bambino più piccolo e ci salutiamo cordialmente, sono già passate le 12.00; però qui vicino c’è un’ammalata che l’altro ieri non ho trovato all’ospedale, come starà?

Il marito è molto addolorato perché è una malattia molto seria e piange. Li trovo, lei è a letto. Parliamo e posso dirle di offrire la sua sofferenza a Gesù. Alla fine il marito mi fa un’offerta di 50 euro e gli dico che celebrerò messe per loro. Risalgo in macchina per tornare a casa, ma vedo poco dopo in giardino un uomo che era del consiglio affari economici, non lo vedo da tempo, non riesco andare da sua madre ultranovantenne che al telefono non risponde mai perché sorda, fermo la macchina e lo saluto.

Mi invita ad entrare, a sedermi, parliamo mentre mi propongo di alzare bene la voce per amore della mamma a cui, alla fine posso promettere che porterò Gesù Eucaristia (non ero mai riuscito prima). Ma il figlio mi ha parlato di sua zia, anche lei ultranovantenne che non sta bene, prometto che la andrò a trovare. Salgo in macchina, è già la una: vado o non vado? Magari stanno mangiando.

Rischio e giro la macchina. Mi riceve contenta, la sento sollevata. È la una e dieci, ma qui vicino c’è un uomo intelligente, che si interessa di energia fotovoltaica e ha dei brevetti speciali. È tribolato perché due clienti non l’hanno pagato ed è sotto di 100.000 euro che cerca di saldare col suo lavoro. Ha fede, prega, mi chiede di pregare per il progetto che ha tra mano e cerca finanziamento. Terminiamo con una Ave Maria insieme.

Sono le 13.40, il sole splende fuori e dentro, sono contento di aver seguito “quella voce” non solo nel rischiare ma anche nel parlare di Gesù. È forse questa “la Chiesa in uscita”?

Un parroco