Catania, dal 7 all’11 Maggio “Costruiamo la pace/Let’s Build Peace”: una cultura di pace tra le giovani generazioni

La città di Catania ospita, dal 7 all’11 maggio, la manifestazione “Costruiamo la Pace/Let’s Build Peace”: cinque giorni di appuntamenti culturali, dedicati soprattutto al mondo della scuola, ma aperti a tutti, per lanciare un messaggio forte di una nuova cultura di pace, per le giovani generazioni, ma capace anche di lasciare un segno nella città. Vari gli appuntamenti che scandiranno la manifestazione, che coinvolgerà molte scuole cittadine. Gli eventi si svolgeranno dal  7 all’11 Maggio  a  Catania sono  promossi da diverse scuole cittadine in collaborazione con associazioni internazionali quali “Living Peace” ed “Elephants for Peace” insieme ad associazioni locali, con il sostegno di AMU, Umanità Nuova, Teens 4 Unity,  Manitese, Polena, Cinestar, Coro Interscolastico “ Vincenzo Bellini”.

«Il nostro obiettivo – afferma Salvatore Impellizzeri, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Italo Calvino” – è potenziare e sviluppare una buona pratica pedagogica esportabile in luoghi e contesti differenti».

Il leit motiv della manifestazione, che si svilupperà, attraverso una serie di appuntamenti, si fonda sul “Dado della Pace”, percorso educativo didattico semplice, giocoso ed efficace, che stimola a cambiamenti personali e comunitari. Il dado ha, su ciascuna delle sei facce, delle  frase come “AMO PER PRIMO”, “AMO TUTTI”».

Ognuno, si impegna ad essere protagonista nel mettere in pratica una delle sei  frasi riportate. L’adesione personale fa  crescere l’impegno a vivere per la pace, rinnovando rapporti, rafforzando collaborazioni, cooperando nel mondo alla costruzione di una “rete”  per  creare relazioni di pace.

Salvatore Impellizzeri, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “Italo Calvino”, spiega che «l’iniziativa nasce dall’impegno di tanti docenti che ogni giorno curano l’educazione alla cittadinanza globale e alla fraternità universale».

Il primo appuntamento della manifestazione, l’ideale “taglio del nastro” di “Costruiamo la Pace/Let’s Build Peace” avverrà al Parco Gioeni con l’installazione del “Dado della Pace”, il 7 maggio alle ore 9.30, alla presenza delle autorità cittadine.

Rose Marie Gnausch,  artista tedesca e fondatrice di “ Elephants for Peace”, curerà un’estemporanea di pittura; interverrà  Carlos Palma Lema, fondatore  di  “Living Peace International” e si esibiranno:
– gli studenti del “Fermi – Eredia”, del Kiwanis Catania Est,
– gli studenti dell’Istituto superiore “ De Felice – Giuffrida” con danze e coreografie multietniche,
– il coro scolastico dell’ Istituto Comprensivo “ Leonardo Sciascia” di Misterbianco.

Sempre il 7 maggio, alle 16.00, presso il  Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Catania, si svolgerà il  convegno internazionale “Educare alla Pace in un mondo globalizzato” con interventi  di docenti universitari, di esperti e di rappresentanti delle associazioni internazionali.

Altri appuntamenti si svolgeranno con l’artista tedesca Rose Marie Gnausch, che curerà le estemporanee di pittura, l’8 maggio alle ore 9.30 presso il Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania, il 9 maggio, sempre alla stessa ora, in Piazza Vicerè e l’11 maggio presso il parco cittadino “Villa Bellini”.

L’8 maggio, alle ore 16.30, nel plesso di via Leucatia n. 141 dell’Istituto “Calvino”, sarà inaugurato un affresco dedicato al tema della pace realizzato dall’associazione “Polena”.

Il 9 maggio, alle 18.00, presso il Cortile Platamone (Palazzo della Cultura di via Vittorio Emanuele) si esibirà il coro interscolastico “Vincenzo Bellini” diretto da Daniela Giambra e a seguire, il concerto tributo a Fabrizio De Andrè, poeta e cantante per la non violenza, a cura del Gruppo Musicale “Quelli che non”.

Il 10 maggio alle ore 9.00 presso il Cinestar di San Giovanni La Punta (Centro Commerciale “I Portali”) si svolgerà la fase finale del Concorso “Piccoli Registi Cercasi”, durante la quale saranno premiati gli spot e i cortometraggi prodotti dalle scuole italiane sul tema della legalità.

Alle 17.30 della stessa giornata presso il Liceo Musicale “ Giuseppina Turrisi Colonna” si potrà assistere al “Concerto per la Pace”.

La manifestazione si concluderà giorno 11 maggio alle ore 11.00 con la  “Run4Unity 2018” che si snoderà lungo via Etnea, dalla Villa Bellini a piazza Duomo. I partecipanti all’evento  potranno associarsi ad una staffetta mondiale di  pace, che unirà i punti più lontani del pianeta.

Durante tutte le giornate della manifestazione sarà possibile visitare la Mostra Internazionale “Elephants for Peace” con manufatti realizzati da studenti provenienti da varie parti del mondo, presso il “Castello Leucatia”, da lunedì 7 a venerdì 11 maggio, dalle ore 9.30 alle ore 12.30.

Per info:
Segreteria organizzativa  I.C. “ I. Calvino”
e-mail: ctoc89700g@istruzione.it
Tel. 095330560
Salvatore Impellizzeri cell: 320 2320959
pagina facebook: costruiamo la pace – let’s build peace
http://www.run4unity.net2018




Giovani e Gen Verde a Crotone, un cocktail spumeggiante

Tra sfide, scoperte e sorprese, echi di un’autentica scuola di vita e di fraternità

video del Gen Verde

video da WeSud news




Genfest Italia – Loppiano 1° Maggio – Rivedere lo streaming

“BEYOND ME”- ARTEFICI DI PACE E DI SPERANZA
a Loppiano (FI) il 1° MAGGIO 2018
GENFEST ITALIA
 
Puoi rivedere la Diretta streaming
 
“Essere ovunque artefici di pace e di speranza”, è l’augurio che giunge da papa Francesco ai partecipanti al Genfest Italia, con l’incoraggiamento “ad attingere sempre nuova luce da Gesù e dal Vangelo, per camminare uniti e gioiosi sulle strade della condivisione e della solidarietà, mostrando a tutti la bellezza del vivere in comunione”. Il pontefice visiterà la cittadella internazionale dei Focolari a Loppiano, sulle colline toscane, il prossimo 10 maggio, nello stesso giorno in cui sarà accolto anche nella comunità di don Zeno Saltini, a Nomadelfia.

 “Beyond Me” è la tappa italiana del Genfest, un mix di generi – festa, musica, teatro, arte, storie, spiritualità – per portare un unico messaggio: diventare responsabili di sé stessi e del mondo. Sul palco del 1° maggio a Loppiano si alterneranno le storie di Michele Tranquilli (YouAid), Sara Fabris (pittrice), Simone Barlaam (campione paraolimpico di nuoto), George e Michael Nakhla (di Homs, Siria), Alessandra Leanza (volontariato con i bambini Rom in Sardegna), Roberto Spuri (Amatrice) e Elena Sofia Ferri (Arquata del Tronto), Alessio Lanfaloni e Maria Chiara Cefaloni (Economia Disarmata), Marco Tancredi e Luca Salerno (Dialoghi in Architettura)

Filo conduttore – La voglia di andare oltre i propri limiti e confini per operare un cambiamento personale e soprattutto sociale, e trasformare l’ambiente attorno a sé: da qui il titolo della manifestazione, BEYOND ME e l’offerta di “progetti adottabili” cui partecipare una volta tornati a casa.
 
L’arte al Genfest – Un corpo coreografico di 100 giovani – tra cui i ballerini di DanceLAB Armonia – costruirà delle figure imponenti per far entrare il pubblico nell’esperienza sensoriale della distruzione della guerra e del terremoto, coordinati e guidati da coreografi e ballerini come Gabriel Ledda, fra gli otto migliori ballerini hip hop al mondo. Le scenografie che andranno a costruire e ricostruire le città sono curate da Enzo Gagliardi e dal suo team. La regia è di Fernando Muraca.

 Interverranno gli artisti Marco Voleri, tenore e promotore di Sintomi di felicità, la cantante Cli, la band dei Medison. L’evento si concluderà con un concerto dei Reale.

Il Genfest è una grande festa per i giovani nata negli anni ’70 da un’idea di Chiara Lubich per diffondere un forte messaggio di fraternità. Quest’anno l’edizione internazionale si svolgerà dal 7 al 9 luglio a Manila.
  
Ufficio stampa Genfest Italia:
Maria Chiara De Lorenzo +39 349 5843084
Roberta Formisano +39 320 948 4000
 

 

 

 

 

 

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La Salute: un equilibrio dinamico … nelle relazioni, nell’alimentazione, nelle arti e nello sport”

Comunicato stampa

“La Salute: un equilibrio dinamico … nelle relazioni, nell’alimentazione, nelle arti e nello sport”: questo il titolo del convegno in programma, dal 25 al 27 maggio, all’Hotel Selene & Selene Sporting, a Pomezia (Roma). Il  convegno è organizzato dal Movimento dei Focolari (Movimento Umanità Nuova).

Un congresso sul tema della “salute”, rivolto non solo agli addetti ai lavori, ma a tutti: non si parlerà solo di medicina, ma anche di tutto ciò che contribuisce a determinare la salute e che ha un ruolo fondamentale nell’equilibrio della vita di ogni persona. Il convegno porrà il focus sugli elementi fondanti per la tutela della salute e la promozione del benessere delle persone,  informando e educando ai sani stili di vita, a partire dalle abitudini alimentari. Le riflessioni e gli approfondimenti tematici inseriti nel programma offriranno ai partecipanti un approccio multidisciplinare ed esperienziale al fine di mantenere in equilibrio le diverse parti della persona. 

Parteciperanno singole persone e professionisti interessati a confrontarsi e dialogare sulle esperienze professionali relative ai diversi ambiti di appartenenza. Il convegno offrirà occasioni di confronto e dialogo, con l’obiettivo di costruire una “rete” stabile, che permetta a tutti di interagire e di avviare un percorso interdisciplinare, convergente verso una meta comune.

«La “salute” – spiega Maria Carmela Perrotta, medico di Napoli, una degli organizzatori – non è solo “assenza di malattia”. Lo star bene, il cosidetto “benessere”, è determinato da un insieme di fattori: le relazioni sociali, l’alimentazione, la pratica sportiva, ma anche l’arte giocano un ruolo importante nella costruzione del benessere dell’uomo. Ciascuno di noi può contribuire, in modo diverso, a costruire il vivere sociale e collettivo: l’equilibrio della società, comporta il coinvolgimento di tutti noi. Ognuno è responsabile degli altri. Il nostro convegno mira a rendere evidenti, a far tesoro ed a far conoscere tutte le esperienze di vita, sia in campo medico, sociale e relazionale, ma anche in campo artistico, che contribuiscono a determinare lo “star bene”».

«Oggi – spiegano Rosanna Bianco e Manuel Comazzi, responsabili di Umanità Nuova in Italia – c’è una ricerca esagerata di salute, fatta spesso attraverso vie distorte, senza tener conto che il nostro benessere dipende da vari fattori, non solo dall’assenza di malattia. Si può star bene anche se ammalati, se si è in equilibrio con se stessi e con ciò che ci circonda. Ciò che mangiamo, le relazioni che abbiamo, la musica che suoniamo o ascoltiamo, l’ambiente in cui viviamo, incidono sullo stato di salute, di cui ognuno è responsabile per se stesso e per gli altri. Quando vi è disordine e irregolarità fra gli aspetti della nostra vita, non c’è armonia, quindi non c’è “salute».

Info:umanitanuova.italia@gmail.com| 371 – 16.25.999 | 338 – 86.38.284

Vedi evento: www.focolaritalia.it/events/la-salute-un-equilibrio-dinamico/




Situazione Siria: Comunicato stampa Focolari Italia

Scarica il comunicato stampa (pdf)

 

 

 




Roma, conferenza stampa sulla situazione attuale in Yemen

CONFERENZA STAMPA
Responsabilità italiane nelle violazioni di diritti umani in Yemen: le autorità e i produttori di armi sono complici di un attacco aereo dall’esito mortale, sferrato dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita?

18 aprile 2018 alle ore 11:00 
Sala Conferenze – Associazione della Stampa Estera in Italia, Via dell’Umiltà, 83/C – Roma

Da oltre tre anni lo Yemen è devastato da un conflitto armato: le forze Houthi stanno combattendo contro le truppe fedeli al presidente Abd Rabbuh Mansur Hadi e contro i gruppi militari sostenuti dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita e composta da Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Kuwait, Egitto, Giordania, Marocco, Senegal, Sudan e inizialmente Qatar. La popolazione civile yemenita sta affrontando una grave crisi umanitaria, mentre tutte le parti in conflitto hanno ripetutamente violato i diritti umani. Gli attacchi aerei sferrati dalla coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita costituiscono secondo le Nazioni Unite una violazione del diritto umanitario internazionale.

Nonostante le denunciate violazioni dei diritti umani e l’impatto devastante del conflitto armato in corso sulla popolazione,  l’Italia continua ad esportare armi verso i membri della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita, in pieno contrasto con quanto previsto dalla Legge italiana n. 185/1990, che vieta l’esportazione di armi “verso paesi in conflitto armato”, e anche contro gli obblighi derivanti dalle norme UE sul controllo delle esportazioni di e contro le prescrizioni contenute nel Trattato internazionale sul Commercio di Armi ratificato all’unanimità dall’Italia.

L’azione legale avviata dall’European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR), da Mwatana Organization for Human Rights, con sede nello Yemen, e dalla Rete Italiana per il Disarmo si concentra sul ruolo dell’Italia in queste esportazioni di armi e prenderà in considerazione la responsabilità penale delle autorità e delle società coinvolte.

Ulteriori dettagli relativi all’iniziativa legale saranno presentati durante la conferenza stampa, alla quale parteciperanno: 

Bonyan Gamal, Mwatana Organization for Human Rights

Francesco Vignarca, Rete Italiana per il Disarmo

Linde Bryk, ECCHR

Francesca Cancellaro, avvocato dello Studio Legale Gamberini 

Saranno presenti rappresentanti delle organizzazioni italiane che da tempo lavorano in coalizione sulla questione del conflitto armato in Yemen: Amnesty International Italia, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari, Rete della Pace, Opal Brescia. I relatori rifletteranno sul conflitto in Yemen, sul ruolo dell’Italia nell’esportazione di armi ai membri della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita impiegate in Yemen e sulle responsabilità dell’Italia in questo contesto.

L’evento si terrà in italiano e inglese. Sarà disponibile una traduzione consecutiva. 

Saremo lieti di darvi il benvenuto alla conferenza stampa e vi invitiamo a registrare la vostra presenza all’indirizzo mail segreteria@disarmo.org entro il 17 aprile 2018 (si prega di notare che non verrà inviata alcuna conferma). 

 

Contatti: 

Rete Disarmo: Francesco Vignarca, Tel: +3932833999267, E-mail: segreteria@disarmo.org

ECCHR: Anabel Bermejo, Tel: +49 (0)30 6981 9797, E-mail: bermejo@ECCHR.eu




Cultura del dialogo e dialogo tra le culture: una strada per un’integrazione sostenibile?

« Siamo qui non per celebrare una persona, ma per raccogliere e rilanciare il suo messaggio alla città di Bologna». Con queste parole di Marina Motta, rappresentante del Movimento dei Focolari dell’Emilia Romagna, ha avuto inizio il Convegno  « Cultura del dialogo e dialogo tra le culture : una strada per un’integrazione sostenibile? » che si è tenuto a Bologna il 15 marzo scorso.

La suggestiva Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio – che 20 anni fa ha fatto da cornice al conferimento a Chiara Lubich della « Turrita d’argento » – accoglie oggi questo evento, uno dei tanti che non solo in Italia, ma in tutto il mondo, vogliono ricordare  Chiara a dieci anni dalla sua scomparsa. La sala non è meno gremita di allora e molti dei presenti sono stati testimoni anche di quell’indimenticabile giornata. Tra essi, l’allora Sindaco Walter Vitali che, ricordando le motivazioni del conferimento della Turrita d’argento, definisce Chiara « testimone della cultura del dialogo » e conclude il suo intervento affermando con forza: “Le idee di Chiara Lubich sono sempre attuali, devono essere sempre più al centro della nostra attenzione di credenti e non credenti. Ricordarla credo che ora abbia questo significato: l’ assunzione di un impegno forte e determinato per il futuro“.


Sullo stesso registro si avvicendano gli interventi dei vari ospiti di questo Convegno : dopo il saluto del Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e dell’Assessore del Comune di Bologna Marco Lombardo, seguono le relazioni dell’Arcivescovo Matteo Zuppi, del Prof. Stefano  Zamagni, del Presidente Romano Prodi che, avendo conosciuto personalmente Chiara e sentendosi a lei uniti da “amicizia profonda” (cito Walter Vitali) ne declinano il carisma nei loro campi di competenza sottolineandone l’universalità, la sua capacità di rendere possibile il dialogo su tutti i fronti, oggi più che mai, perché tutto impostato– come ha evidenziato il prof. Zamagni- sulle opere e opere di carità.

Anche in questa stagioneche a noi sembra particolarmente difficile e complicata, se non piangiamo, nelle notti di sereno, è possibile vedere le stelle”– conclude Zamagni riferendosi ad un pensiero del poeta Tagore 1) “E una di queste stelle sicuramente è quella di Chiara

Segno tangibile della capacità di Chiara di realizzare ogni tipo di dialogo, è anche la toccante testimonianza di Shahrzad Housmand, teologa islamica : il suo è un discorso « tu a tu » con Chiara, a cui confida, nella sua lettera letta ad alta voce, quale sia stato per lei, musulmana osservante, l’impatto rinnovatore con il suo carisma dell’ unità.

Il presidente Prodi, allargando il convegno ad una dimensione internazionale, pur in un quadro realistico della storia presente, ha aperto uno spiraglio di speranza ricordando i passi fatti a Stoccarda, Insbruck e la sfida dell’umanità di oggi verso l’unità assolutamente indispensabile, concludendo:  “…Chiara aveva capito e metteva in pratica questa capacità di unione ovunque potesse”.

Attraverso queste molteplici e autorevoli voci, il messaggio di Chiara viene offerto oggi come dono a questa città che – sottolinea Mons. Zuppi – ha una innata vocazione al dialogo in quanto naturale crocevia di diverse culture. E alla città di Bologna si rivolge direttamente Aurora Nicosia (direttore di Città Nuova) sottolineando le varie espressioni con le quali si può tradurre e dare forma, nelle relazioni sociali urbane, la parola “Unità”.

In sala sono presenti diversi assessori e consiglieri del Comune di Bologna, il Prefetto, il Presidente della Corte d’Appello, il Presidente del Tribunale dei Minori dell’Emilia Romagna, il vice Questore, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza, il Comandante dei carabinieri… tutti rimasti profondamente toccati.

Un convegno, oggi, che vuole rappresentare una nuova tappa  verso la realizzazione di quell’augurio che Chiara stessa, 20 anni fa, aveva scritto  di suo pugno sull’albo d’oro del Comune di Bologna : « Alla Bellissima città di Bologna, con l’augurio che si realizzi pienamente tra tutti i suoi abitanti il programma umano-divino «Che tutti siano uno ».

I testi delle varie relazioni saranno raccolti in una prossima pubblicazione, perché diventino fonte di ulteriori riflessioni ed azioni concrete in collaborazione con le istituzioni locali, come esse stesse hanno auspicato a conclusione del convegno.

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1)«Non piangere quando il sole tramonta, le lacrime ti impedirebbero di vedere le stelle»




Non avevo calcolato . . . avevo solo amato!

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri” (Sal 25,4).

Nella vita bisogna continuamente fare delle scelte, a volte scelte esistenziali e decisive, a volte sono solo piccole scelte nella quotidianità.

Sono andata al solito supermercato, in vista di una cena con una trentina di giovani a casa nostra, e dato che sarei stata impegnata in un convegno di più giorni, ho pensato di fare una grossa spesa da lasciare a chi rimane a casa.

Mettendo le cose sul nastro alla cassa, vedo la signora dietro a me con pochi oggetti. È logico che la invito a passare avanti. Dopo di lei c’è una signora anziana con 10 pacchetti di fazzoletti in mano. Gli dico se vuole passare avanti anche lei. Mi dice che suo marito è andato a prendere una confezione d’acqua. Dico che non si preoccupi. Arrivato il marito, ho spostato le mie cose e aiutato a farli passare.

Finalmente tocca a me! Ma arriva un giovane che ha comprato una cassettiera, perciò in braccio ha un grande scatolone. È giovane, ma ho pensato che è amore anche per lui perché la scatola pesa. Quindi è passato anche lui.

Comincio a riempire le mie tante borse piene di ogni bendidio. Alla fine la ragazza della cassa tira fuori lo scontrino e dice, “Oggi lei non paga niente!”.  Ho pensato: siccome mi conoscono ormai, mi sta facendo una battuta. Ma lei mi chiede: “Come si chiama?” Rispondo: “Chiu”, passa nella mia mente: forse vogliono che mi iscrivo a loro club?

Invece sento l’altoparlante che annuncia, “Oggi la signora Chiu ha vinto la spesa gratis di 107 euro!” Non ci credevo, forse non ci credono neanche tutti clienti lì. Per la seconda volta “La signora Chiu ha vinto …”. Dentro il supermercato si è alzato un sussulto di gioia. “Complimenti Signora”, “che grande”, “auguri” … e tutti sorridono a me, sono dalla parte mia a condividere la mia fortuna. Poi qualcuno, “Allora lei ha fatto proprio bene a fare passare avanti gli altri …”. Veramente non avevo calcolato la probabilità della fortuna, avevo solo amato i prossimi che erano in fila dietro a me!

I complimenti mi hanno accompagnato fino al parcheggio mentre caricavo la macchina, gente sconosciuta che mi dice “ottima spesa”.

Ho ringraziato Gesù, luce della mia scelta. Sono sicura che ho scelto la via giusta, e che la via giusta è sempre quella dell’amore. E ascoltando la voce di Dio dentro, avremmo sempre una guida sicura e illuminante.

Chiu Yuen Ling, Stella




Palermo, incontro regionale delle volontarie e dei volontari 2018

Si è tenuto, dal 23 al 25 marzo 2018, presso il San Paolo Palace Hotel di Palermo, un bene confiscato alla mafia negli anni ’90, il raduno delle Volontarie e dei Volontari di Dio della Sicilia, laici impegnati a vivere in tutto il mondo, radicalmente e liberamente, la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich. Arrivati in oltre 300 da ogni parte della Sicilia, i partecipanti hanno approfondito le radici del loro impegno per costruire relazioni di fraternità tra persone in ogni ambito della società in cui operano quotidianamente. Il tema dell’incontro è stato centrato sulla figura di Maria, «la prima laica nella Chiesa – così scrive Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari – fonte di ispirazione per chi vuole conciliare la vita spirituale con l’essere in mezzo al mondo».

Attraverso contributi, riflessioni ed esperienze personali e collettive realizzate nei vari ambiti dell’agire umano, dalla sanità all’istruzione, dall’accoglienza alla battaglia contro il gioco d’azzardo, fino all’impegno in politica, è emersa tutta l’attualità del tema dell’azione generatrice di Gesù nel mondo compiutasi nella persona di Maria.  Azione generatrice ancora oggi possibile con la cooperazione di persone che sperimentino concretamente l’amore scambievole fino al punto di attirare la presenza di Gesù. «Testimoni – come scrive ancora Maria Voce, che a maggio sarà presente nel capoluogo siciliano nell’ambito delle iniziative di Palermo Capitale della Cultura 2018 – che Gesù è vivo oggi nel mondo e rinnova dal di dentro persone e strutture». 








Ero orgoglioso e soddisfatto ogni volta che trovavo qualche errore . . .

Dopo qualche incertezza, mi sono deciso anch’io a vivere la Parola di vita. Ho avuto qualche sconfitta perché, al momento giusto, c’era sempre un pizzico di egoismo che prendeva il sopravvento, e anche un po’ di orgoglio.

Ho capito poi che, dopo aver superato queste difficoltà, assaporavo qualcosa di insolito. Mi è stato di grande aiuto il foglietto con la Parola di vita. È come una voce che mi dice: «Attento, ama!».

Lavoro in una ditta privata, e non mi mancano certo le occasioni per vivere la Parola di vita. Sono addetto alla fatturazione, ultimo stadio di una serie di controlli e di verifiche, che se non fatte, danno origine a errori e disguidi a non finire. Di conseguenza, a volte, devo fare qualche brutta figura, non sempre per colpa mia, con chi mi è immediatamente superiore.

Avevo imparato quindi a controllare bene le commesse prima della fatturazione, in modo che la fattura uscisse esatta in tutto. Ero orgoglioso e soddisfatto ogni volta che trovavo qualche errore e lo segnalavo al capufficio; ovviamente, in questo modo però danneggiavo i colleghi…

Ora ho cambiato atteggiamento. «Tutto quello che vorreste fosse fatto a voi…». Invece di rivolgermi al capufficio, ora le commesse sbagliate le porto a chi le aveva compilate, per le correzioni: questo ha suscitato una grande meraviglia nel responsabile dell’ufficio; perché non riceveva più commesse errate. Ora, però, nell’ufficio c’è tutto un altro clima.

B.S.




Auguri di Buona Pasqua!

Cos’è la Pasqua per lei? Che significato ha per i cristiani che vogliono vivere in questa dimensione?

Cos’è la Pasqua per me e che significato ha per i cristiani?

La Pasqua è la festa di Gesù Risorto. E Gesù Risorto è la più grande manifestazione dell’amore di Dio verso gli uomini. Mi diceva giorni fa un signore . . . di altra cultura e non credente: «Non le sembra che al fondo di tutte le paure dell’uomo, di tutti i suoi problemi stia il pensiero, la realtà della morte?».

È così certamente. È questa realtà, da cui non si può prescindere, che turba spesso il tranquillo vivere umano. È questo Gesù lo sapeva. Ed ecco che Egli viene incontro all’uomo e muore, ma risorge e vince la morte. E per la sua risurrezione noi pure risorgeremo. Così Gesù è venuto incontro a quello che si può dire il problema dell’umanità. E ciò è amore immenso.

Una volta risorto è salito al Cielo, nella gloria del Padre, dove prepara un posto anche per ciascuno di noi. E di là ci ha mandato lo Spirito Santo. E tutto questo è ancora amore immenso.

Vetrata Santuario Theotokos – Loppiano

Ma il Risorto non è solo in Cielo, è rimasto anche qui con noi. Gesù infatti ha fondato la Chiesa, che lo continua ed è la Sua presenza in terra. L’aveva detto: «Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). E anche ciò è amore senza misura.

Noi cristiani siamo immersi in Lui: Egli è nell’Eucarestia, nella sua Parola, nel Papa, nei Vescovi, dentro di noi, in mezzo a noi, nei poveri. Siamo abbracciati da Lui, avvolti da Lui.

Non lo si vede con questi occhi, ma con quelli della fede. I Santi però e tutti gli autentici cristiani che vivono la loro fede hanno avuto ed hanno spesso un’esperienza della pace, della luce, della gioia che emana il suo Spirito. Manifestazione dell’amore immenso di Dio dunque il Risorto.

Ma la Pasqua per noi non è solo contemplazione del Risorto. Essa ci invita ad accogliere questo immenso amore. Come? Dio ci ha amato. Dobbiamo amarLo anche noi. L’amore è la risposta: amore a Lui e per Lui ai nostri fratelli. Dobbiamo vivere l’amore cosicché il Risorto splenda in noi nell’uomo nuovo, come dice san Paolo, sulla morte dell’uomo vecchio egoista.

E dobbiamo amarci a vicenda perché Egli sia fra noi. Lo ha detto: «Dove due o più sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20). E dobbiamo amare tutti per concorrere a quella fratellanza universale che Egli ha voluto e generato cosicché il mondo sia più buono, più in pace, più unito.

Chiara Lubich -19 aprile 1992, Pasqua – Intervista R.A.I.

 




Per la pace in Yemen – Comunicato stampa congiunto

Comunicato stampa congiunto

Amnesty International Italia – Movimento dei Focolari – Fondazione Finanza Etica Oxfam Italia – Rete della Pace – Rete Italiana per il Disarmo

27 marzo 2018

Il nuovo Parlamento sospenda l’invio di armi che alimentano il conflitto in Yemen

A tre anni esatti dall’inizio della conflitto, richiediamo con fermezza alle istituzioni italiane, ai Paesi membri ed all’Unione Europea di sospendere l’invio di armamenti alle parti in conflitto in Yemen e di sollecitare una iniziativa di pace a guida ONU

Non possiamo più chiudere gli occhi davanti alla catastrofe umanitaria che da tre anni si sta perpetrando in Yemen anche con armi italiane. Per questo chiediamo che la prima iniziativa del Parlamento italiano sia quella di conformarsi alle risoluzioni, votate ad ampia maggioranza nel Parlamento europeo, che chiedono di promuovere un embargo di armamenti verso l’Arabia Saudita e i suoi alleati in considerazione del coinvolgimento nelle gravi violazioni del diritto umanitario in Yemen accertate dalle autorità competenti delle Nazioni Unite. Chiediamo inoltre al prossimo Governo di farsi promotore della medesima istanza in sede di Consiglio europeo e di avviare un’iniziativa multilaterale per promuovere la fine del conflitto e il processo di pace in Yemen.

L’Italia e l’Unione Europea non possono continuare ad essere complici del disastro umanitario e della carneficina in corso in Yemen. Un confitto sanguinoso che sta colpendo soprattutto la popolazione civile da tre anni, cioè da quando la coalizione guidata dall’Arabia Saudita, senza alcun mandato internazionale, ha iniziato i primi bombardamenti sul territorio yemenita il 25 marzo 2015. Tre anni di guerra hanno portato a una situazione drammatica ed insostenibile per la popolazione locale (oltre 22 milioni di persone in condizioni di emergenza umanitaria), con più di 9 mila morti, di cui 6 mila civili, causati da scontri tra le parti in conflitto e e bombardamenti quotidiani soprattutto su aree cittadine. La crisi umanitaria è senza precedenti con difficoltà di accesso al cibo e acqua e con emergenze sanitarie sempre crescenti, nei mesi scorsi contraddistinte anche da epidemie di colera (1 milione di casi di colera ed 1 altro milione a rischio), inasprite dal blocco navale deciso dalla coalizione Saudita che impedisce l’arrivo di aiuti umanitari.

La richiesta della società civile italiana (in linea con le richieste internazionali tra cui la recenti decisioni del Consiglio di Sicurezza ONU che chiede il via libera agli aiuti umanitari oltre ad indagini sulle violazioni del diritto internazionale commesse in questi tre anni) continua d essere con forza quella di fermare le ostilità e permettere l’assistenza umanitaria alla popolazione e l’avvio di un percorso di pacificazione che parta in primo luogo dalle necessità della popolazione civile. Chiediamo con forza che cessino gli attacchi ad ospedali, luoghi di cura ed abitazioni.

In questi tre anni la guerra è stata condotta con armi fornite principalmente dall’Occidente e dai maggiori produttori di armamenti. Tra di essi anche l’Italia che ha consentito l’invio all’Arabia Saudita e ai propri alleati di bombe ed altri armamenti in quantità mai registrata prima, con un livello record di autorizzazioni per centinaia di milioni di euro. Le licenze rilasciate hanno già consentito negli ultimi mesi l’invio di migliaia di ordigni – sicuramente utilizzati nel conflitto, come dimostrano numerose prove raccolte sul campo – e la messa in produzione di nuove forniture che potrebbero giungere nei luoghi di ostilità nelle prossime settimane.

Contribuendo a rendere ancora più insostenibile una situazione già drammatica; tutti gli osservatori indipendenti ed anche autorevoli e anche autorevoli prese di posizione e Rapporti delle Nazioni Unite hanno sottolineato le violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani perpetrate in Yemen da tutte le parti in conflitto.

Carlo Cefaloni
ufficiostampaitalia@focolare.org
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BEYOND ME – IL GENFEST ITALIA con il Sinodo dei Giovani

Proporre una controcultura fondata sul bene comune e desiderare di spendersi per gli altri. Quando la precarietà la fa da padrona, ha ancora senso questo per un giovane? È attorno ad una grande domanda di senso che ruota la preparazione del Genfest Italia, evento che il 1° maggio radunerà migliaia di giovani a Loppiano. Un mix di generi – festa, musica, storie, spiritualità – per portare un unico messaggio: diventare responsabili di sé stessi e del mondo.

Il Genfest Italia desidera offrire al Sinodo dei Giovani il proprio contributo di domande, riflessioni, storie. Attraverso i canali dedicati si condividono i contenuti in preparazione al Sinodo, mentre i giovani coinvolti nella preparazione del Genfest partecipano via Facebook alla riunione presinodale in corso. Un cammino che si vuole fare insieme a tutta la Chiesa per poi ritrovarsi l’11 e il 12 agosto, con i giovani italiani attorno a papa Francesco.

I giovani dei Focolari, quindi, lavorano in piena sintonia con i 315 coetanei riuniti a Roma dal 19 al 24 marzo per la riunione presinodale. Con la paraguayana Naomi Sanches, loro rappresentante al presinodo, sono anche altri giovani chiamati a collaborare in vario modo. Nell’ambito dei giovani provenienti da università cattoliche è rappresentato anche l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, la cittadella dei Focolari che si prepara ad accogliere papa Francesco il prossimo 10 maggio, quando nell’arco della mattinata visiterà le due comunità di Nomadelfia e di Loppiano.

 

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Info e prenotazioni:

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Alle mafie diciamo NOi

Un libro non può camminare. Ma le idee che veicola, a volte, sì. Quelle possono pure mettersi in viaggio e farsi strada. Così “La legalità del noi” di Bianco e Gatti, quattro anni fa raccontava quanto di buono l’Italia può fare contro le mafie, quando non si affida agli eroi solitari, ma al gioco di squadra. Quattro anni dopo, si vedono i passi avanti (piccoli e grandi) fatti grazie a tanti comuni cittadini incontrati da Nord a Sud e che nella condivisione, hanno trovato il coraggio e la forza per dare risposte nuove all’arroganza dei clan. Una spinta al cambiamento che parte da studenti e insegnanti, a cui queste pagine, in particolare, si rivolgono. I ragazzi e le ragazze del nuovo millennio sono la prima linea di un’antimafia che non delega, ma si impegna in prima persona. Sono l’avamposto del “noi”. Quell’energia vitale che attiva processi di riscatto e di emancipazione prima impensabili. La carta da giocare per sperare – anche in questi tempi di crisi – di costruire un Paese migliore, senza più mafie. Insieme.

SCHEDA LIBRO




Le Aggregazioni Laicali nel cambiamento d’epoca indicato da Papa Francesco: Convegno a Ragusa

I movimenti ecclesiali, spesso definiti la “primavera della Chiesa”, la novità del post Concilio, si ritrovano attorno ad un tema comune. Nel terzo millennio, in un’epoca di transizioni, in un periodo in cui aleggia la crisi e non solo quella economica, c’è la necessità di interrogarsi sul ruolo dei movimenti nella chiesa di oggi. Sguardo puntato soprattutto sulla peculiarità del proprio impegno ecclesiale, che si muove all’interno della parrocchia, ma privilegia soprattutto i luoghi “laici” del lavoro, dell’impegno politico e sociale.

Tre esperti, provenienti da vari movimenti ecclesiali, hanno offerto il loro contributo, portando l’esperienza di chi, da anni, vive questa nuova realtà nella Chiesa e ne ha assaporato il gusto antico di una vita che ha radici nell’esperienza della prima comunità cristiana di Gerusalemme e, insieme, la gioia di una prospettiva che vede la Chiesa proiettata sempre di più verso una “fraternità universale”: Federico Luzietti, di Rinnovamento nello Spirito, Patrizia Bertoncello, del Movimento dei Focolari e Paul Fenech, delle Cellule di Evangelizzazione, hanno presentato, a brevi linee, il cammino percorso finora, ma soprattutto le prospettive. Elisabetta Migliore, membro del servizio diocesano di Pastorale Giovanile, ha moderato la serata.

“I carismi sono tutti importanti nella Chiesa” ha esordito Federico Luzietti . Nelle sue parole, un esempio non nuovo e fortemente illuminante: il corpo e le sue membra, tutte indispensabili. La mano e il cuore hanno compiti diversi, ma ciascuno non potrebbe esistere se non legato al corpo. “Tra i movimenti ci sono differenze, diversità, non divisioni” ha detto Luzietti. Un richiamo forte ad una comunione ecclesiale che è già in atto ma che deve essere rafforzata. E soprattutto ad uno “stile sinodale” di cui si parla tanto oggi nella chiesa di Papa Francesco. “I movimenti – ha detto Luzietti – vivono in questa dimensione di comunione e di corresponsabilità. Essi incarnano la Chiesa del dopo Concilio”. Ma questa vita deve essere sostenuta da una profonda convinzione interiore, deve crescere e sostanziarsi di contenuti, di esperienze concrete. Che sono già in atto, ma che devono diventare prassi consolidata. “Nessuna motivazione sarà sufficiente se non arde in noi il fuoco dello Spirito” ha detto Luzietti. Tutto questo, dove sostenere una Chiesa che non guardi più e non solo al proprio interno, ma che sia sempre più “in uscita”, aperta e proeittata verso gli uomini, tutti gli uomini della società contemporanea.

Una società contemporanea dove i cattolici oggi sono “minoranza”, come ha sottolineato subito dopo Patrizia Bertoncello. Bertoncello ha sottolineato la “crisi di credibilità” della Chiesa di oggi, e la “crisi di rilevanza”, mutuando dalla Bibbia il paragone con il “resto d’Israele” chiamato oggi a  nuove sfide: quelle della “visibilità” e della coerenza. “La Chiesa deve trovare vie e linguaggi nuovi, deve presentarsi e farsi conoscere per ciò che è” ha aggiunto . Poi un richiamo alla “nuova evangelizzazione”: “Non si tratta di portare le persone in Chiesa, ma portare la Chiesa, la vita della Chiesa, fuori. Dobbiamo camminare insieme alla storia”. Anche nelle sue parole il richiamo allo “stile sinodale” di Papa Francesco: uno stile che si sostanzia come “servizio”: “Nella chiesa è necessario che qualcuno si abbassi. Spesso i movimenti ritengono di avere qualcosa in più. Hanno avuto in dono un “carisma” ma il carisma “funziona” solo ci si mette “al servizio”. Anche i vari organismi ecclesiali devono essere “connessi verso il basso” e soprattutto proiettarsi all’esterno, andare nelle periferie della società. Dove la chiesa struttura non arriva, i movimenti arrivano. “Lo stile sinodale per noi significa: camminare insieme per stare al servizio degli altri”. È la Chiesa in uscita che raggiunge tutti gli ambienti del sociale…

Don Paul Fenech, delle Cellule di Evangelizzazione, ha descritto lo stile delle cellule: “Non un movimento – ha spiegato – ma un metodo di organizzazione e di vita parrocchiale. Paul Fenech ha richiamato la necessità di risvegliare le comunità cristiane, grande “gigante addormentato”. “Le parrocchie devono essere centro costante di invio missionario. Le cellule sono un invito costante al rinnovamento delle parrocchie”. Anche nelle sue parole il richiamo alla necessità di una “missionarietà in uscita” che però ha radici profonde nella comunione profonda tra i membri di una parrocchia, che si sostanzia davanti all’Eucaristia. “Le cellule – ha detto don Paul Fenech – sono un nuovo modo di essere parrocchia. Un nuovo modo, ma in realtà antichissimo: è la vita delle prime comunità cristiane, degli Atti degli Apostoli. Sono piccoli gruppi che si riuniscono nelle case, attorno alla Parola di Dio ed all’insegnamento del parroco (anche attraverso mezzi audiovisivi). Lo scopo è evangelizzare, andare verso le persone nella vita quotidiana e fare incontrare Cristo”. La guida delle cellule è il parroco. Le cellule sono organismo vivo di servizio nella Chiesa, con la passione per il rinnovamento delle parrocchie. Di recente, il 15 aprile 2015, esse hanno avuto il riconoscimento ufficiale della Chiesa.

A Ragusa, il cammino dei movimenti ecclesiali ha alle spalle un’esperienza consolidata. Fin dal 2004, quando il vescovo del tempo, Paolo Urso, istituì la Consulta delle Aggregazioni laicali: più di 30 gruppi e associazioni iniziarono un percorso che aveva già radici in alcune esperienze vissute dopo la convocazione di Pentecoste ’98, da parte di Giovanni Paolo II. Il primo presidente fu Alfio Di Pietro, gli succedettero Enrico Massari e poi Sebastiano Distefano, che la guida anche oggi. Un’esperienza sostanziata di esperienze concrete, di piccoli tasselli di comunione che, nell’arco di almeno vent’anni, hanno costruito una realtà solida e vera. Che dura tuttora. “Con questa iniziativa – spiega Sebastiano Distefano – abbiamo voluto offrire un’occasione per rinsaldare la realtà dei vari movimenti, permettere a tutti di conoscerli profondamente, in uno spirito di condivisione”.

La sintesi di una serata di vera comunione nelle parole di Elisabetta Migliore (Azione Cattolica Italiana):  “Nella varietà dei carismi, la capacità di amare diventa la prima strada maestra, la lingua conosciuta da tutti; per questo motivo occorre, prima di tutto, curare le relazioni e la loro qualità: le persone forse potranno dimenticare cosa abbiamo detto loro, ma non dimenticheranno mai come si sono sentite quando le abbiamo amate”.

Francesca Cabibbo




Mi chiamo Youssouf . . . lavoro in un’azienda agricola

Mi chiamo Youssouf, ho 18 anni e vengo dal Mali. Sono partito dalla mia terra circa tre anni fa, e dopo un percorso in mezzo al deserto e un periodo in Libia, assai pericoloso per la mia vita soprattutto per non cadere ostaggio di gruppi di delinquenti ed essere incarcerato per poi chiedere riscatto in denaro.

Durante la mia permanenza in Libia, di circa otto mesi, ho condiviso questa situazione precaria, con altre persone provenienti dall’Africa Sub Sahariana lavorando in maniera saltuaria per conto di gruppi di bande di delinquenti, per poi essere derubati di tutto il denaro guadagnato durante incursioni notturne. Scappare era impossibile e pericoloso per la propria incolumità oltre a quella dei propri famigliari a casa sottoposti ad eventuale ricatto.

Finalmente, dopo aver lavorato in simili situazioni, ho guadagnato il corrispettivo per pagare il passaggio per venire in Italia. Dopo un giorno e una notte di navigazione su un gommone, senza acqua da bere, siamo stati salvati dalla Marina Italiana in acque internazionali e portati a Pozzallo.

Da lì siamo stati portati a Modica dove ho imparato l’italiano, e dopo vari passaggi sono stato ospitato in una comunità a Chiaromonte Gulfi in provincia di Ragusa.

Mi è stata offerta la possibilità di venire a lavorare in provincia di Modena presso l’Azienda Agricola Punto Verde. Dopo non pochi dubbi e perplessità, ho accettato la proposta e così il due agosto 2017 sono arrivato, in pulman, a Modena  dove mi hanno accolto i titolari dell’azienda. I dubbi, le paure mi rimanevano in quanto non conoscevo le persone che mi accoglievano. Il giorno dopo mi recai assieme al titolare al Centro per l’impiego di Vignola per l’iscrizione a questo ufficio per poter lavorare in regola. Anche in quell’occasione all’atto di porre la firma per concludere l’iscrizione, ci ripensai non accettando la proposta di lavoro. Ero in completa confusione e non riuscivo a connettere, anche perché era la mia prima esperienza di lavoro.

Grazie alla pazienza delle persone che mi accompagnavano, dopo due ore accettai firmando.Ora mi trovo a lavorare in questa azienda, l’incontro con gli altri colleghi di lavoro mi ha molto aiutato, in particolare con un senegalese che mi ha fatto da padre dando consigli sul lavoro. Anche con altri lavoratori provenienti dal Marocco, Albania, Ghana, non ho trovato difficoltà, anzi accoglienza.

L’alloggio mi è stato preparato in maniera dignitosa dal titolare dell’azienda, trovandomi bene. Ho frequentato dopo un mese di lavoro, un corso obbligatorio sulla sicurezza sul lavoro e appreso la tecnica sulla raccolta della frutta, preparare il confezionamento e le spedizioni della frutta, oltre ad altri lavori di campagna.

L’azienda mi ha fornito una bicicletta con la quale mi sposto in paesi vicini, trovando amici provenienti da vari paesi dell’Africa, con i quali ho fatto amicizia.  Per la mia passione di giocare a calcio, grazie ad alcuni suggerimenti di un collega di lavoro, mi sono inserito in una locale squadra dove frequento regolarmente gli allenamenti.

L’accoglienza che ho ricevuto, mi ha facilitato l’integrazione con culture diverse dalla mia.  Luigi e sua moglie Anna Maria, grazie ai loro consigli e suggerimenti, mi sono sentito  trattato da figlio. Come per esempio lavare la mia biancheria, tenere pulito e ordinato l’ambiente dove vivo, essere aiutato a fare provvista di alimenti sentirmi richiamato per qualche mancanza e così via.

Ho avuto modo di incontrare e fare conoscenza con altre persone del posto, le quali si sono date da fare per portarmi indumenti e soprattutto amicizia.

Attualmente sto frequentando un corso di specializzazione sulla potatura di piante da frutto presso un Istituto tecnico agrario, lo trovo molto interessante perché sento che mi apre a nuove conoscenze. Al termine di questo corso conseguirò un diploma di specializzazione.

Ora sento il dovere di ringraziare coloro che mi hanno suggerito di venire presso questa azienda agroalimentare, dove come già detto, ho trovato accoglienza, amicizia e opportunità di specializzarmi in ambito agrario e non solo, quindi sono molto contento.

Youssouf

 

 




Ogni generazione è generativa a modo suo

“L’essere ognuno dell’altro ora maestro, ora discepolo…
Questi e altri simili segni di cuori innamorati l’uno dell’altro
sono l’esca della fiamma che fonde insieme le anime  

e di molte ne fa una sola.”
Agostino

Ogni generazione è generativa a modo suo. Con questo gioco di parole si potrebbero sintetizzare i due giorni di formazione a 360° vissuti da circa 150 giovani del Movimento dei Focolari, provenienti da Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia e Trentino Alto Adige, dal titolo GENeratività
Il weekend, tra le nebbie del Monte Grappa, ha cercato su più piani di affrontare tre temi scelti dai partecipanti: cosa fare di grande, la noità come equilibrio tra identità personale e collettiva, Maria donna del nostro tempo.
Tre sfumature diverse ma ugualmente importanti per capire come poter essere generativi in un tempo che a gran velocità cambia si evolve e ci evolve.
Oltre a momenti di formazione vera e propria, per approfondire e vivere i tre aspetti sono state fondamentali le occasioni di meditazione, condivisione e gioco, che nell’arco del weekend hanno rafforzato il gruppo e calato nella realtà i temi affrontati.

Non solo i contenuti, ma anche il processo di costruzione dei due giorni è stato a suo modo generativo.
Con qualche mese di anticipo, alcuni giovani dei vari territori hanno iniziato a pensare i contenuti del weekend di formazione, insieme ad aiuti esterni e professionisti. Un percorso che tenendo insieme sguardi, strumenti ed esigenze diverse ha portato un arricchimento reciproco prima ancora che venisse definita la struttura dei due giorni.
Le voci di alcuni partecipanti al momento raccontano cos’è stato per loro costruire, un passo alla volta, i due giorni di GENeratività

 

Benedetta racconta le tante voci che hanno animato i due giorni della formazione:
Scelgo di soffermarmi su un punto luminoso che ha animato queste giornate: le voci. Tante e variegate, le voci dei giovani come me che si sono trovati a vivere la Bellezza delle relazioni, dei nuovi incontri; giovani curiosi ed eccitati, pronti a mettersi in gioco e a confrontarsi, pronti a condividere un pezzettino di loro stessi.
Le voci. Quelle “navigate”, quelle di chi ha voluto raccontare la propria Storia per porgere testimonianza di un cammino vissuto, quand’anche fatto di cadute e smarrimento.
Le voci degli altri: coloro che la pensano diversamente da te ma, pur nella differenza d’opinione, sono disposti ad ascoltare; e ad ascoltare con pazienza, perché sanno che il confronto potrà solo arricchirli.
Una voce, infine. La Sua, interiore e personalissima, che mi ha dato coraggio laddove serviva.
In questa dimensione corale ho trovato un mio locus. Ho trovato accoglienza e pienezza come non le avevo mai sperimentate altrove.                  

Chiara ha riscoperto la vocazione come il luogo di gioia più profonda per l’anima:
Cos’è la vocazione, se non il luogo in cui la nostra anima trova la gioia più profonda?
Quella che ci sembra cucita addosso, fatta apposta per noi, lo scopo della nostra vita. Quella che è il nostro specchio: se la guardiamo, nel riflesso vediamo esattamente noi stessi. Questo è stato il congresso: guardarmi allo specchio con occhi nuovi e riconoscermi. Riconoscermi nelle meditazioni, nei momenti più intimi con me stessa, ma anche negli sguardi degli altri, nelle esperienze. Sguardi sorridenti di chi è lì e condivide la tua vocazione: un mondo unito e giusto, che sia uno, ma non solo a parole.
Lo vogliamo, è ciò che ci muove e ci porta avanti, ciò che ci tiene in vita e che ci spinge ad agire per costruirlo. Questo è stato il congresso: riscoprire la propria vocazione e viverla con semplicità e coraggio, ascolto e attenzione: come Maria. E ricordarci che siamo “io” parte di un “noi”, che è grazie all’altro che l’amore si concretizza e che solo insieme possiamo realizzare il nostro obiettivo: che tutti siano uno.

Davide invece racconta il percorso di preparazione dei due giorni:
L’avvincente sfida di “ fare squadra ” a distanza non è stata semplice. I mesi di preparazione infatti sono stati una palestra di pazienza e ascolto profondo, un esercizio importante di comprensione e lettura attenta di quelle sfumature del vissuto dell’altro che non per forza corrispondono con il proprio.
Rileggendo a conclusione i processi del percorso fatto insieme, trovo grande assonanza con un testo tratto dalle Confessioni di S.Agostino, che meglio spiega quanto vissuto insieme.
“I colloqui, le risa in compagnia, lo scambio di cortesie affettuose” […]
“l’essere ognuno dell’altro ora maestro, ora discepolo, la nostalgia impaziente di chi è lontano, le accoglienze festose di chi ritorna. Questi e altri simili segni di cuori innamorati l’uno dell’altro, espressi dalla bocca, dalla lingua, dagli occhi e da mille gesti gradevolissimi, sono l’esca, direi, della fiamma che fonde insieme le anime e di molte ne fa una sola.”

Giovanni torna a casa con una nuova consapevolezza:
Ascoltando Chiara rispetto alle storie dei primi tempi ho avuto l’impressione che si rischia talvolta di alzare l’asticella ad altezze olimpiche.
Quei vissuti straordinari sono una sorta di rampa di lancio nel mio piccolo, forse io non fonderò una cittadella o non aiuterò la vecchietta ad entrare nel rifugio anti bombardamento, sento però che posso provare a vivere come Dio mi chiede oggi nelle mie sfide quotidiane, e che questo può riempirmi ugualmente.
Mi è di sprone la nuova consapevolezza che si può essere perfetti “nell’età di maturazione”, che abbiamo nella misura in cui vivo il rapporto con Lui.

Sofia si è regalata del tempo:
Ho pensato che sarebbero stati due giorni per me, per fermarmi e ritagliarmi lo spazio necessario a coltivare il bisogno di andare al cuore di quelle domande che mi pongo quotidianamente. Il tema della vocazione è stato forse quello che mi ha maggiormente coinvolta, mi sono interrogata su cosa significhi per me essere veramente realizzata.

Maria Stella dà un nuovo valore al ricominciare:
Mi sono sentita riaccolta ed amata dal Boss lassù, anche attraverso gli altri, come se ogni mio sbaglio o mancanza perdesse di valore di fronte al Suo perdono e alla mia volontà di ricominciare a riscoprirlo.

Maria Rita scrive:
Questo congresso è riuscito a tenere in equilibrio alcune “polarità”: contenuti ideali e concretezze vitali, mente e cuore, sentire e volere, corpo e anima, libertà e appartenenza, diverse regioni e unico cuore, programma definito e partecipazione.
Ho vissuto un’esperienza in prima persona che mi ha fatto pensare, ascoltare, donare, rimettere a fuoco ciò che ritengo prioritario.
La fratellanza e l’unità hanno preso sostanza umana, con la gioia mi sono portata via l’impegno rinnovato, quotidiano, per realizzare un sogno.

Stefano condivide le domande che hanno accompagnato il racconto della propria esperienza:
Raccontare la propria vita è una (nuova) attribuzione di senso.
E chi lo attribuisce il senso? Colui che narra?
Non solo. Anche chi ascolta la storia.
Avevate mai pensato a questa cosa?
Io ci avevo pensato, ma non l’avevo realmente capita.
Era una comprensione teorica: un’idea elegante e sovversiva.
Potenziale, fino a quando l’ho sperimentata: raccontando.
Ti chiedi (prima e mentre parli): dico anche questo passaggio dolente?
Turberò qualcuno? Forse lo ometto. Invece dico quest’altro, che secondo me darà coraggio.
Ho capito che occorre imparare ad ascoltare, mentre si parla: se stessi e gli altri.
Mettersi dalla parte dell’ascoltatore. Così finisce che la capisci meglio anche tu, la tua storia. E magari la prossima volta quello che hai omesso per delicatezza sarà l’incipit del racconto. La citazione che avrebbe dovuto spiegare il non detto: una ridondanza intellettuale.
Perché l’ascolto di chi hai davanti ti suggerirà altro. Darà un nuovo senso.
Chi lo sa. Io so che sono grato, perché ho raccontato.
E c’era qualcuno ad ascoltare: volti curiosi, attenti.
Anagraficamente figli. Di fatto GENitori: quelli che ti generano (con l’ascolto).
Forse, il senso (della propria vita) è nell’ascolto.

Giovanni Vecchio




Loppiano – Presentazione Genfest Italia

Loppiano: il messaggio di Chiara Lubich ai giovani.

Presentazione del Genfest Italia

TV 2000 – Servizio di Enrico Selleri




COSTRUTTORI DI PONTI: “La Scuola aperta sul mondo”, convegno nazionale

Il tema di quest’anno: “La scuola aperta sul mondo”, una realtà di fatto, certo più complessa e difficile, per la composizione delle classi con allievi delle più diverse provenienze, lingue, religioni. Una sfida per l’educazione ma anche un’occasione di cambiamento. C’è ancora bisogno di ponti e di insegnanti costruttori, dotati di bussole e di materiali e tecniche utili per l’ ”impresa”. L’arte di costruire, di questo è fatto il mestiere di insegnare. C’è bisogno per questo di una nuova cittadinanza e un nuovo sogno per tutti.

PROGRAMMA




La guerra è il mio nemico

Il 6 marzo scorso, circa 350 studenti delle scuole superiori di Prato hanno riflettuto insieme ai loro insegnanti e ad alcuni esperti, Fabiana Carosella di Emergency, Stefano Comazzi ,
Presidente dell’Amu e Carlo Cefaloni, redattore di Città Nuova, sulla Guerra è il mio nemico.

Hanno apprezzato molto il ruolo che svolgono l’Amu ed Emergency a favore dei popoli in difficoltà e l’intuizione di Chiara Lubich dell’Economia di Comunione. Si sono molto indignati per la fabbrica di armi a Domusnovas che hanno rinonimato ‘spaccio di armi’. Gli studenti hanno ascoltato con grande interesse, hanno preso appunti e a conclusione si sono alzati con la decisione di dare il loro contributo per la pace e l’unità di tutti i popoli.




Un Ministero della Pace: la proposta della comunità Papa Giovanni XXIII a Catania

Istituire in Italia un Ministero della Pace: la  proposta è stata promossa dalla Comunità  Papa Giovanni XXIII, ora approda in Sicilia sostenuta cosi come nel resto di Italia da una rete di associazioni.  Sabato 24 febbraio 2018, alle ore 9.30 a Catania,  promossa della Comunità Papa Giovanni XXIII  insieme ad un cartello di associazioni, (Azione Cattolica, Cesc Project, Focsiv, Movimento dei Focolari, Movimento Nonviolento, Sermig-Arsenale della Pace, Università di Padova, Mir, Atlante delle guerre), la campagna “Ministero della Pace”.

Presso la parrocchia Nostra Signora del SS. Sacramento, in Librino, via delle Susine 15 si  è svolto un seminario  in cui si è presentata  la proposta di istituire  in Italia un  Ministero della Pace.

La proposta del Ministero giunge in un momento in cui il tema della sicurezza sociale è percepito come prioritario dai cittadini. Violenza, guerre, terrorismo, riarmo stringono sempre più le persone nella morsa dell’insicurezza. Si tratta ora di spezzare questa catena di morte, come diceva don Oreste Benzi fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, “ l’uomo da quando esiste ha sempre organizzato la guerra, è arrivato il momento di organizzare la pace”.

Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha invitato a prendere coscienza della situazione geopolitica internazionale, tanto grave quanto sottovalutata. Accoglie e saluta i convenuti al seminario padre Aristide Raimondi parroco della chiesa che ospita l’evento.

Sono intervenuti:

Don Piero Sapienza, Direttore Ufficio per la Pastorale dei problemi sociali e lavoro, giustizia, pace e salvaguardia del Creato che ha analizzato alcune la visione di vari Papi e di alcune  Encicliche.

Tony Bonaventura, Presidente Diocesano dell’Azione Cattolica Italiana che ha trattato il tema Educare alla Nonviolenza

Grazia Martines del Movimento dei Focolari che ha trattato Il sistema educativo come chiave per la prevenzione della violenza, raccontando la sua esperienza personale.




Il ruolo delle donne nel dialogo interreligioso e interculturale

Sabato 10 febbraio a Cuneo si è svolto un incontro molto partecipato, posticipo della giornata annuale sul dialogo Cristiano-Islamico che si celebra di solito in autunno.
L’evento è stato promosso dall’Associazione Islam Cuneo, l’Associazione Orizzonti di Pace, il Movimento dei Focolari, la Scuola di Pace di Boves, la Comunità di Mambre e con il patrocinio del Comune di Cuneo, e il tema di quest’anno era “Il ruolo delle donne nel dialogo interreligioso e interculturale”.
Il Movimento dei Focolari è stato presente sia nella preparazione che nello svolgimento del programma, e anche tra il pubblico.
Per la preparazione ci si è incontrati più volte con un piccolo gruppo misto cristiani-musulmani, e, su nostra proposta, si è deciso insieme di avventurarsi in un programma che non fosse solo una conferenza di esperti, con successive domande e risposte, ma che ci fossero anche esperienze concrete che aiutassero a toccare con mano che il dialogo è possibile, a partire dal quotidiano e da chi abbiamo vicino.
La serata ha visto alternarsi diversi interventi e video-testimonianze. Ha cominciato una giovane esponente del movimento “Partecipazione e Spiritualità Musulmana” (PSM) che ha parlato del suo essere musulmana in Italia, ed in particolare del significato profondo del portare il velo.
E’ seguito il video che testimoniava l’esperienza di un bel cammino condiviso di amicizia profonda anche spirituale tra donne musulmane e cristiane, portato avanti a Cuneo tra alcune componenti della comunità islamica e donne che ruotano intorno all’Associazione “Orizzonti di pace”.
L’esperienza dell’amicizia di Tatiana e Bashma (in video), due donne, una cristiana e l’altra musulmana, ha colpito molto! Il loro essere profondamente sorelle, dopo un’esperienza dolorosa vissuta insieme, è stata una forte testimonianza.  
Si è presentata la figura di Chiara Lubich in quanto donna del dialogo a tutto campo, e la sua pedagogia basata sulla “regola d’oro” presente anche nell’Islam.
In conclusione, l’esecuzione della canzone del Gen Verde “Accendi la pace” da parte di un coro composto da una quindicina di ragazze musulmane e cristiane, le quali si erano preparate attraverso ben quattro momenti di prova precedenti, e ciò ha costituito già di per sè un’esperienza positiva di relazione tra le diverse culture.
La serata ha visto la partecipazione di oltre 150 persone, sia musulmane che cristiane, e si è svolta in un clima di grande rispetto, cordialità e amicizia.




Veglia per la pace a Gorizia

Fortemente interpellati dall’appello di papa Francesco, anche a Gorizia ci siamo trovati per preparare una veglia di preghiera per la pace nella serata del 23 febbraio, presso la Chiesa dei Cappuccini che si è ben presto riempita.

E’ bastato poco per definire un programma e dividerci i compiti. L’unico desiderio era  pregare il Dio della pace e sentirci ri-chiamati al servizio di un bene tanto prezioso.  L’intervento di accoglienza diceva così: “Tutti gli uomini appartengono ad un’unica famiglia.

L’esaltazione esasperata delle proprie differenze contrasta con questa verità di fondo. Occorre recuperare la consapevolezza di essere accomunati da uno stesso destino, in ultima istanza trascendente, per poter valorizzare al meglio le proprie differenze storiche e culturali…Sono queste semplici verità a rendere possibile la pace; esse diventano facilmente comprensibili ascoltando il proprio cuore con purezza di intenzioni”.

All’inizio della serata abbiamo ascoltato l’appello di papa Francesco e successivamente P. Valentino, cappuccino congolese, ci ha spiegato la situazione della sua terra e del Sud Sudan.

Si sono succeduti poi gli interventi dei quattro gruppi ecclesiali presenti (CL; RnS; OFS; Focolari) sotto forma di considerazioni,  esperienze,  preghiere. Tra un intervento e l’altro, in un clima di profondo ascolto, abbiamo ascoltato una ragazza musulmana del Senegal, un Imam del Marocco, alcuni della Costa d’Avorio. Dopo ogni intervento ci siamo fermati per qualche minuto di silenzio e poi don Francesco ha guidato un canto semplice sulla pace  coinvolgendo tutti.  Durante il canto sono stati  portati sotto l’altare dei lumini che via via hanno delineato una colomba.

Come movimento dei Focolari abbiamo preparato qualcosa sulla Regola d’oro e alcuni tratti dell’esperienza di Ulisse Caglioni in Algeria. La preghiera fatta dagli amici musulmani il giorno della morte di Ulisse ha dato la misura di come si costruisce il cammino verso Dio, pur nelle differenze, e un autentico “dialogo della vita” incentrato sull’amore.

Abbiamo concluso con la preghiera di san Francesco “Lode al Dio altissimo” scritta dal santo dopo l’esperienza in Terrasanta.

Sono state raccolte le  offerte per la cena non consumata, circa 700 euro per la Caritas.

La comunità locale dei Focolari di Gorizia




L’incontro con i Focolari che ha cambiato la mia vita

Una donna che ha precorso i tempi, apripista di iniziative di quartiere per la cittadinanza attiva. A Siamo Noi, Diana Pezza Borrelli racconta il suo legame con il movimento dei Focolari. Una storia d’amore e di impegno sociale, da sempre schierata con i ragazzi, in favore dell’unità tra le persone e per un generale cambiamento culturale.