Mi sento ancora giovane e attiva!

A 79 anni mi son trovata recentemente in ospedale per una protesi dell’anca. La mattina fatidica un medico entrando in sala operatoria disse:”Eccomi, eccomi!” E mi venne in mente canticchiare, con un filino di voce:”Eccomi, eccomi: si compia in me la tua volontà…” Un medico credendolo un gemito mi disse:”E che, si lamenta? Ma se non abbiamo ancora incominciato!” Ma una giovane signora dolce come un angelo, mi chiese:”Sta pregando?” Io sorrisi e dissi di sì.

I giorni seguenti furono penosi ed io non fui un modello di pazienza, malgrado la buona volontà. Tuttavia, avevo preso accordi, con una rete di ministri straordinari della Comunione, affinchè non mi mancasse Gesù Eucarestia. La cosa più bella è stata che le mie compagne di camera, nei due mesi di degenza, si sono volute accostare all’Eucarestia, pur non avendone l’abitudine. E siamo diventate amiche, concordi in tutto, anche se con qualche sacrificio.

Tanti gli atti d’amore dati e ricevuti coi pazienti più inabili, col personale di assistenza e di servizio. Con tanta fatica, mi alzavo per prima: preghiere, pulizia personale e letto rifatto, per alleggerire il lavoro agli ausiliari. Un giorno, la “ministra” della Comunione, appena entrata, propose di recitare il Rosario. Con la compagna di camera accettammo, chiudemmo la porta e davanti alla teca aperta su un fazzoletto di pizzo, si creò un’atmosfera di commosso raccoglimento.

Ad un tratto, senza bussare, la porta si aprì: era il primario. Osservò tutta la scena, poi sussurrò:”Scusatemi!”, richiuse la porta delicatamente e scomparve. Ogni mattina, dopo colazione, un fisioterapista conduceva un paziente in carrozzina giù in palestra, per gli esercizi di riabilitazione. Da qualche giorno da me veniva un giovane dal viso di marmo, che sembrava facesse uno sforzo pure per salutare e talora ometteva pure di farlo. Allora lo salutavo per prima.

Una mattina mi disse:”La vedo spesso scrivere ed ha una bella scrittura. Cosa scrive?” Gli dissi che si trattava di osservazioni, riflessioni, pensieri, ricordi, poesia. Mi disse che gli sarebbe piaciuto leggerne qualcuna. Nei giorni seguenti ne scelsi una dal mio quaderno e gliela consegnai in busta chiusa con una dedica gentile. Lui sorpreso aprì la busta, lesse tutto e, per un attimo lessi nel suo viso impassibile, un lampo di commozione. Disse:”Grazie, grazie!: Io”” la conserverò tra le mie cose più preziose”.

Intanto in questo periodo nel Movimento dei Focolari ci sono stati eventi importanti: il Papa a Loppiano! Emmaus a Palermo! E con lei un momento speciale di dialogo interreligioso e ancora: incontri, Giornate, congressi…Che desiderio di essevi di persona! Un tempo non me ne sfuggiva uno, ora guardo le foto che mi arrivano dal telefonino, essendo reclusa, disabile, legata ad una carrozzina a ruote.E allora?

Allora sono felice per tutti quelli che vi partecipano, per le belle notizie che ricevo, per il Regno di Dio che avanza! Come se ci fossi anch’io. Perchè ci sono. Vivendo in atto di perenne offerta, fedele alla volontà di Dio di ogni attimo, mi sento ancora giovane e attiva, strumento nelle Sue mani che Egli può usare come vuole, pure relegandomi in un canto; purchè io continui a rimaner ferma in Lui, a custodire Lui in me, solo come Lui mi vuole…E con l’umile orgoglio di chi tutto ha ricevuto, mi sento anche un po’ protagonista di tanto bene, perchè Lui dice:”Chi rimane in Me ed Io in lui, porta molto frutto”(Gv 15,5).

Angela 




Giovani famiglie da tutta l’Italia a Loppiano

Una ventata di freschezza ha percorso Loppiano nel weekend del 25-27 maggio scorsi.

100 coppie che sono insieme nel matrimonio o in una convivenza da 0 a 5 anni, tanti bambini (64!), ma soprattutto la voglia di prendersi un breakper la propria coppia rispetto agli affanni quotidiani e per condividere con altri, ascoltare, dialogare, riflettere e “mettersi nello zaino” qualcosa di bello e di utile per il proseguimento dell’avventura insieme.

Il titolo dell’evento “IO x TE = NOI” dice qualcosa del percorso proposto in questi tre giorni: gli esperti chiamati ad intervenire e alcune testimonianze di coppia hanno guidato tutti quanti in un viaggio dalla riflessione e consapevolezza del proprio “io” alla ricerca e costruzione di un rapporto “empatico” con il partner con testa, cuore e braccia, per scoprire il “tu” che ci sta di fronte, imparando a comunicare in modo efficace.

Nel secondo giorno si è ripreso dalla realtà del “noi” rafforzata che permette di affrontare le tante sfide di coppia, tra le quali il rapporto con le famiglie di origine, l’arrivo dei figli, la sessualità vissuta con gioia, equilibrio, delicatezza che ci porta ad essere “uno”.

Infine, la domenica partendo dal “noi” si è dato uno sguardo di apertura al mondo al di fuori della coppia prendendo qualche spunto dalle esperienza raccontate su adozione, accoglienza con il progetto “fare sistema oltre l’accoglienza”e coraggio di investire un periodo di tempo alla Scuola Loreto.

Le persone che hanno partecipato provenivano da esperienze molto diverse di coinvolgimento nel Movimento e di fede, ma anche da coppie nuove che non conoscevano nulla ma invitate da amici,  ma tutte erano accumunate dal desiderio di “mettersi in gioco” e sperimentare l’applicazione “dell’arte d’amare” come veri e propri cittadini di Loppiano.

Le impressioni che alcuni hanno inviato alla fine del week end (in allegato) aiutano a “visualizzare” meglio l’esperienza vissuta in questi giorni.

IMPRESSIONI

L’incontro è stato molto interessante e in un ambiente accogliente. Già dai primi momenti si percepiva il coinvolgimento di tutti i partecipanti. Sono stati presentati tanti spunti teorici ma anche esperienze di vita che hanno trasmesso messaggi importanti e utili. I temi riflettevano le problematiche che vivono le coppie oggigiorno. Abbiamo vissuto questi giorni come un dono per rafforzare la nostra coppia

Siamo sposati da 5 anni e abbiamo partecipato al week-end Amore in Corso e che dire? È stato qualcosa di unico! Partiti da casa con la velocità della quotidianità addosso, arrivati a Loppiano ci sembrava che tutto ci dicesse: “Ben arrivati, adesso respirate a fondo e godetevi questo tempo per voi!” e così abbiamo cercato di fare, l’orologio non era più importante, le scadenze per 3 giorni hanno potuto aspettare (nel vero senso della parola, ho pagato le bollette in ritardo), contavamo solo noi. La voglia di mettersi in gioco era tanta, ci siamo subito sentiti uno con le altre famiglie presenti è stato quasi automatico scambiarsi il patto di Amore Reciproco anche senza essersi mai visti prima. Per la coppia è stata davvero un’occasione speciale, gli argomenti trattati, le storie di vita vissuta, gli esperti, i giochi sono stati tutti dei piccoli grandi doni da portarsi nel cuore.

Sembra davvero di aver fatto un viaggio, dall’IO all’UNO,  che ci ha aiutato a ripercorre le tappe delle nostre famiglie. Il viaggio dell’andata era stato pesante…poche parole, con fatica, i bimbi che piangevano, poco pazienza e un pizzico di gelo non ci facevano comunicare…Siamo tornati in un dialogo profondissimo di anima: siamo riusciti a dirci cose importantissime senza ferirci, con amore delicato. Ci siamo ritrovati, ringraziati ed è stato una grande gioia (e i bimbi dormivano!).

Esperienze profonde e vere, approfondimenti con esperti, giochi di coppia e non solo…il tutto servito in un ambiente che coccola e accompagna la famiglia nella direzione dell’unità…il Noi che diventa Uno…la coppia che trova la felicità se tende all’unità…anche nell’intimità… Grazie di questa opportunità

 

E ci hanno lasciati con dei compiti: l’impegno nel sociale per le altre famiglie (ad esempio adozioni internazionali, ricevere in casa – per breve periodo – rifugiati adolescenti che non hanno più genitori ecc. . .). Quindi, stiamo valutando come impegnarci di più in tutto questo e come portar avanti questa esperienza, sviluppandola.




Polo Lionello Bonfanti, il CDA si rinnova: sfide e opportunità da qui al 20121

Intervista a Giorgio Del Signore, nuovo presidente della EdiC Spa Benefit

di Antonella Ferrucci

Giorgio Del Signore rid newGiorgio Del Signore, 55 anni, romano, dallo scorso 26 maggio è il nuovo presidente di “EdiC Spa benefit” società di gestione del Polo Lionello Bonfanti; sarà affiancato da un CdA rinnovato, ampliato e dotato di grandi competenze. Imprenditore EdC della prima ora, in tutti questi anni ha lavorato in maniera continuativa per l’Economia di Comunione, ricoprendo incarichi a livello locale, regionale e nazionale. Socio fondatore del Polo Lionello Bonfanti e dell’AIEC, è stato referente degli imprenditori del Lazio (AIPEC-Lazio).

Oggi arriva questo nuovo incarico, una vera a e propria sfida. Giorgio come vivi questa novità e quale impronta intendi dare nei prossimi tre anni al Polo Lionello Bonfanti?  

Riguardo l’impronta che si vorrebbe dare alla sua gestione, penso che se un progetto è realmente innovativo, i suoi obiettivi non vanno raggiunti con un marketing tradizionale (funzionerebbe poco). Dovremo invece concentrarci nello sviluppo delle peculiarità della visione e della missione, che hanno fortemente motivato la nascita di EdiC Spa e l’adesione dei suoi 5.700 soci, residenti in ogni parte d’Italia. Nella visione, ad esempio, è incluso con i principi di EdC il suo essere parte della Cittadella di Loppiano (ha fatto cenno al Polo Lionello anche Papa Francesco nella sua recente visita); mentre nella missione c’è il suo essere realtà “polarizzante” di ogni impresa e iniziativa EdC in Italia.

Perché il Polo Lionello diventi sempre più un bene comune e produca valore di ogni genere, non possiamo prescindere da questi due elementi. Inoltre, quali espressioni di entrambi, ci stanno particolarmente a cuore la sperimentazione e la diffusione di quell’imprenditorialità e di quella propensione imprenditoriale che si sviluppano in sintonia con la vita della comunità, guardando lo sviluppo umano integrale e realizzando un circuito virtuoso tra qualità di vita della comunità e qualità del progetto imprenditoriale. È qui buona parte del valore del Polo Lionello. Risposte efficaci al desiderio di cambiamento del sistema economico, non possono prescindere da esperienze come questa.

Il CdA si è ampliato a 9 membri, nove persone con competenze molto ricche e variegate, ciascuno con un suo specifico contributo per il Polo Lionello Bonfanti. Potresti presentarceli uno ad uno?

È arduo presentare per titoli un consiglio di amministrazione tanto ricco di competenze umane e professionali.Per dire solo qualcosa, con me ci sono Sandra Della Bella, imprenditrice di successo presso il Polo Lionello, Koen Vanreusel, imprenditore e fondatore del Polo EdC del Belgio, Marco Cabassi, imprenditore milanese, Carlo Pigino, manager di una grande multinazionale europea, Fabio Vitale, esperto di finanza in una banca europea, Tina D’Oronzo, esperta di antiriciclaggio, Flavia Cerino, avvocato con lunga esperienza sul campo in tema di migrazioni, accoglienza e integrazione, Maria Gaglione, insegnante di scuola superiore e rappresentante dei giovani EdC italiani. A livello operativo, insieme al personale e ai collaboratori, tutti molto qualificati, affiancherà il CdA Rebeca Gomez, avvocato e persona che da anni lavora per lo sviluppo dell’EdC anche a livello internazionale.

Quali sfide vedi davanti a voi oggi per il Polo Lionello e quali le opportunità che tramite questa nuova gestione intendete cogliere?

L’opportunità che abbiamo costruito nei primi 27 anni di EdC è quella di far lavorare ovunque “insieme” le comunità e le imprese, come è
stato nel Movimento dei Focolari alle origini dell’EdC. In tutta Italia, infatti, sono molte le imprese e le comunità (anche fuori del Movimento) che hanno conosciuto l’economia di comunione e che trovano in essa un riferimento importante o addirittura essenziale per la qualità della propria vita. Tutto ciò rappresenta una grande opportunità di cambiamento.

La sfida centrale è la sfida organizzativa. Quelle dell’EdC, infatti, non saranno mai organizzazioni gerarchiche, né semplicemente funzionali, né solo progettuali, perché si guarda in primo luogo a quella che è la vocazione (umana e professionale) di una persona o di un’organizzazione. Da questa governance vocazionale, pertanto, viene in primo piano la necessità di generare quel contesto dove tutti possono apportare lo specifico positivo che si sentono chiamati a costruire, per il bene comune. È una sfida stimolante e meravigliosa, che può preludere a un vero cambiamento economico e sociale e che ha al suo cuore non solo il Polo Lionello ma l’intero sistema EdC che da anni si va progressivamente generando. 

Fonte:  EDC-online  




Fare équipe

Siamo una infermiera, un tecnico di laboratorio e un medico. Lavoriamo in reparti diversi dello stesso ospedale. Il nostro rapporto si sostanzia dalla convinzione che il Vangelo vissuto non si limita a trasformare l’uomo, ma ha la potenza di rinnovare strutture, quartieri, ambienti di lavoro.

Quasi sempre la mattina, prima di iniziare il lavoro, troviamo un momento per condividere fatiche e gioie. È una scoperta continua capire che possiamo trasferire nel nostro posto di lavoro questa carica di amore concreto verso tutti vivendo quotidianamente il nostro compito professionale.

Da: “Il Vangelo del giorno” n. 6/2018 pag.41 – Città Nuova Editrice




Bisogno di appartarsi

Come sindaco, non c’è giorno senza che venga fermato per strada per ascoltare qualcuno o anche solo per un saluto. Perfino in chiesa, durante la messa, c’è chi si alza per venire ad ossequiarmi. Per evitare incontri del genere, una domenica in cui avevo più bisogno di appartarmi con Gesù, sono andato a messa nella città vicina, sperando di passare inosservato.

Entro e trovo la chiesa gremita: è in corso una liturgia lunghissima presieduta dal vescovo. E io che speravo di pregare in santa pace! Sono dovuto uscire per recuperare un minimo di intimità col Signore. Fuori c’era una donna a cui ho fatto l’elemosina. Solo pochi passi e ho evitato un altro povero con il volto sfigurato.

Non sono andato lontano: era come se Gesù dentro mi dicesse: «Mi cercavi? Ebbene, ero lì in quella povera e in quel povero che hai trascurato». Sono tornato indietro. Lui era ancora lì. Frugando in tasca ho trovato qualche moneta, gliel’ho data e in cambio lui, grato perché ero tornato a cercarlo, mi si è gettato al collo.

Da: “Il Vangelo del giorno” n. 6/2018 pag.25 – Città Nuova Editrice




Fare memoria della freschezza dello spirito delle origini

Correva l’anno 1967. La mia generazione si stava preparando a dare l’assalto al cielo.

Un giorno qualsiasi del marzo di quell’anno, un giovane architetto argentino bussò alla mia porta. Cercava un certo Walter con cui aveva parlato a lungo la sera prima. Solo che quel Walter non ero io. La persona con cui aveva parlato non era conosciuta con il suo nome ufficiale, ma con un soprannome, come usa molto da queste parti.

Quando aveva chiesto in giro dove abitava Walter, le indicarono la mia casa e così, per quello che potrebbe essere definito uno scherzo del destino, oppure, come credo io, un disegno della Provvidenza, la mia vita cambiò verso.

Rimasi affascinato dal tipo di contestazione che mi venne proposta.

Dopo qualche mese da quell’incontro andai ad abitare a Loppiano, il luogo da dove proveniva quel giovane argentino. C’erano centinaia di ragazzi venuti da tutte le parti del mondo. La mia prima abitazione fu una casetta prefabbricata in cui eravamo stipati in otto. Un giovane nero del Camerun, erede di un’importante dinastia di notabili, un nero americano di New York con una voce incredibile, un filippino di Manila, uno slavo di Lubiana, capitato per sbaglio pensando di trovare un monastero, due italiani, uno del nord e l’altro del sud, uno svizzero appena arrivato dall’India dove aveva vissuto per qualche anno e un francese.

Non era una convivenza facile ma avevamo tutti un sogno: costruire un mondo nuovo, abbattendo tutte la barriere culturali, politiche, economiche e sociali, linguistiche che ci dividevano.

Migliaia di persone ogni fine settimana arrivavano in questo colle richiamati dal fascino di questa utopia in cui l’unica legge era il vangelo.

Sono rimasto a vivere nella cittadella di Loppiano quasi cinque anni, studiando e lavorando per sviluppare le piccole aziende che permettevano il sostentamento delle centinaia di persone che si avvicendavano per la propria formazione spirituale e culturale.

Ho provato un’emozione forte quando papa Francesco ha ricordato agli attuali abitanti di Loppiano di fare memoria, cioè di avere presente, nell’oggi della storia, la freschezza dello spirito delle origini di quel tempo di fondazione.

Walter Checcarelli

 




Noi siamo la Legalità del Noi

Giornata della “Legalità del Noi” al Gramsci-Keynes-Prato

A cura di
Ylenia Flamia, Sara Bagnai, Noemi Dugo, Miranda Martini, Monica Mancini

Il giorno 18 maggio 2018, circa 250 studenti dell’ISIS Gramsci Keynes, si sono riuniti in Auditorium per celebrare la seconda edizione del progetto promosso dal professor Giuseppe Consentino sulla Legalità del NOI in presenza dei due autori del libro omonimo, il giornalista vicecaporedattore del TG3 Gianni Bianco e il Magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia Giuseppe Gatti. Gli alunni, i veri protagonisti della mattinata, hanno preso parte all’incontro convideo, racconti e striscioni.

Al progetto hanno partecipato molte classi, abbiamo raccolto le loro idee sulla loro esperienza:
La 1ee ha eseguito due lavori: uno su “Cosa Nostra” e una sulla “Sacra Corona Unita”. La cosa che li ha colpiti di più è stato vedere il mondo da un’altra prospettivae scoprire come agiscono le mafie. La seconda riflessione era sulla mafia cinese, effettuato dai ragazzi di origine cinese, che sperano che in Italia qualsiasi forma di criminalità organizzata venga sconfitta affinché ognuno possa vivere onestamente del proprio lavoro senza che altri possano approfittarsene illecitamente.

La 1ce ha voluto ricordare Pietro Nava, testimone dell’omicidio del giudice Livatino,sottolineando l’importanza del dovere civico e del senso di responsabilità come cittadini.
La 2ee ha lavorato sulla mafia in Toscana e ha dimostrato che la mafia nella nostra regione opera a basso profilo a differenza dei reati nel Sud Italia.

Il lavoro della classe 3fe riguardava la vita di Rosario Livatino, detto il “Giudiceragazzino”, morto prematuramente a causa della mafia.
La 3ae ha rappresentato la camorra immedesimandosi nella vita delle vittime della mafia e raccontando, in prima persona, la loro storia.

La classe 2be ha mostrato un video sulla vita di Michela Buscemi. I ragazzi hanno imparato l’importanza del Noi e che bisogna essere pronti a far parte di questo Noi per sconfiggere la mafia.
La 2bt ha portato una ricerca su Giuseppe Di Matteo e ha riferito che affrontando questo argomento si è potuta rendere conto della presenza di attività illecite anche all’interno della nostra città.

Gli studenti della 3ce hanno presentato un lavoro sull’ecomafia e hanno affermato di vivere in una società dove tante cose vengono celate ma in realtà tutti i giorni veniamo a contatto con la mafia anche se non è così evidente.
Inoltre, è emerso come la Sicilia sia vista come la terra madre di questa organizzazione che è un organismo talmente grande da risultare difficile da combattere ma non impossibile se uniamo tutte le nostre forze.

La 3de e la 3als hanno realizzato e proiettato un filmato sulla loro gita in Sicilia, mentre la 3albs ha effettuato un’analisi dettagliata sull’illegalità nei mezzi dicomunicazione.
Ultime, ma non per importanza, le classi 1ce e 2ce hanno realizzato un cartellone con la scritta “Noi siamo la Legalità del Noi” firmato da tutti partecipanti al progetto e che oggi è custodito nell’atrio della scuola a testimonianza dell’esperienza vissuta.Gli autori hanno ascoltato con grande ammirazione e stupore gli interventi degli alunni, esprimendo le loro osservazioni e riflessioni.

In particolare il magistrato Gatti ha voluto ricordare che lo scorso anno, sempre inoccasione dell’incontro sulla Legalità del Noi, ha ricevuto in regalo dagli studenti della 2ce uno striscione con su scritto “La mafia uccide, il silenzio pure. Quanto è forte il Noi?”, che lui ha deciso di appendere nel suo ufficio.

Secondo Gianni Bianco:” Non ci è rimasto che prendere appunti. Perché la cosa più bella è proprio questa: che i protagonisti sono ormai loro, il Noi cammina sulle loro gambe e a noi non resta che dire loro forza, coraggio e arrivederci. A ottobre si riparte piantando alberi per ridare colore ai quartieri periferici”.

L’iniziativa ci è apparsa davvero coinvolgente in quanto tutti i ragazzi hanno avuto modo di esprimersi e collaborare. Ci è piaciuto il fatto che l’evento sia stato organizzato e svolto da tutti noi ragazzi così che ci siamo sentiti partecipi della giornata in prima persona.

Riteniamo anche che gli interventi degli studenti realizzati con cura all’interno delle loro classi siano risultati in perfetto accordo tra loro, venendo a comporre un puzzle armonioso, senza averlo previsto prima, che da ogni quadratino faceva riecheggiare il NOI.

E noi vogliamo vivere per diffondere questo Noi.

Alcune studentesse della IV EE e della II CE hanno profuso il loro impegno nell’organizzazione e nella riuscita dell’evento dividendosii compiti nel seguente modo:Greta Rossi e Alice Skinner: coordinamento e conduzione incontro.
Sara Agoglia: cura degli avvisi, della scaletta e dei tempi di presentazione delle attività.
Laura Pieroni: cura aspetto informatico, audio, video e luci.
Balteanu Cosmina, Costin Diana e Tipaldi Margherita: aiuto per la sala.
Miranda Martini: fotografia e realizzazione filmato.
Mancini Monica, Noemi Dugo, Sara Bagnai, Ylenia Flamia e Miranda Martini: redazione articolo dell’evento da pubblicare insieme al filmato da pubblicare nel sito della scuola.

Colonna sonora – Canzone: “I cento passi” dei Modena City Ramblers

 




Estate giovani 2018: proposte del Movimento dei Focolari in Italia

http://www.focolaritalia.it/2018/06/17/summer-campus-2018-limpegno-dei-giovani-nelle-periferie-ditalia/

http://www.focolaritalia.it/events/summer-campus-2018-roma-e-torino/

http://www.focolaritalia.it/events/go_miti-creativi-ancona-25-30-giugno/

 

Ripudio della guerra. Un laboratorio a Camaldoli

 

Da Loppiano città dei giovani . . . in cammino verso Roma

 




MI LIMITO D’IMMENSO: Il limite nelle esperienze umane

Convegno svoltosi a Trento, presso la Sala Conferenze del Muse, sabato 19 maggio 2018

Il limite – nelle riflessioni, nelle narrazioni, nelle esperienze e nei pensieri degli intervenuti – ci viene descritto come qualcosa  che ci sfida e, nel contempo,  ci stimola a vivere, pensare ed agire, tra il principio-realtà e il principio-possibilità; a vedere – in quel confine (talvolta, incerto) – una soglia, un’apertura, un luogo d’incontro, una possibilità di relazione, di crescita, di prossimità, di dialogo, di fratellanza; esso (il limite) è antropologicamente connaturato alla nostra esistenza, e tutti – chi più, chi meno; chi prima, chi dopo – ne sperimentiamo la presenza, abituandoci a progettare (e a riprogettare) la nostra vita; esperendo, entro quel confine (e, ove e per quanto possibile, spostandolo in avanti), la dimensione della libertà/responsabilità/operatività (dagli interventi dei professori Giuseppe Milan e Silvia Peraro, moderatori dell’incontro).

Giuseppe B. (la cui storia ci viene presentata in un cortometraggio), un artigiano della ceramica, d’incommensurabile bravura ed ispirazione, ci incoraggia e ci commuove, nel proferirci, con umile profondità, i problemi che incontra e che affronta (e, in parte, supera) nel vivere e lavorare/creare nello spazio che i limiti derivanti dalla sua malattia progressiva gli offrono/consentono; entro quei confini, lui riconfigura la sua dimensione operativa e, nelle opere, imprime ed esprime la propria umanità, nella dimensione della speranza e della gratitudine per il dono della vita.

Superando numerosi e consolidati limiti teorici, culturali e sociali, il dottor Renzo De Stefani (psichiatra) promuove (nello spirito mai spento di Basaglia), in psichiatria, un approccio terapeutico (del fare assieme) che vede la collaborazione tra operatori, utenti, familiari e volontari, e che si esplica, tra l’altro, nel progetto ‘Amici per casa’; ove si sperimenta, positivamente, la convivenza tra rifugiati per motivi di guerra e utenti con disagio psichico; convivenza nella quale lo svilupparsi di una sincera relazione di mutuo aiuto migliora la condizione di salute di quest’ultimi (utenti) e procura, nel contempo, un senso di soddisfazione e di  realizzazione nei primi; i rifugiati, un po’ per le tradizioni di provenienza, un po’ perché hanno conosciuto l’umana sofferenza  al suo apice, si mostrano particolarmente sensibili e premurosi nel loro approccio cogli utenti/amici (testimonianze di Mutiu Mohamed e di Marco Agostini).

Tre giovani studiosi di Economia (Gloria Comper, Francesco Crepaz e Luca Guandalini) ci mostrano come – in campo economico – limiti ritenuti, in passato, insormontabili vengano, col tempo, ampiamente superati; coll’aumentare della produttività e della disponibilità dei beni, crescono, purtroppo, anche la disuguaglianza, l’inquinamento, la durata dell’orario di lavoro, l’ingiustizia sociale; tutto ciò non deve, però, apparirci come inesorabile; i nostri tre amici ci offrono la prospettiva (e l’esempio) di un’economia che torni ad essere responsabile, solidale e a misura dell’uomo, della famiglia, della comunità; e che sia felice e rispettosa dei valori e degli affetti più cari.

Nel trailer del film ‘Niente sta scritto’ (Marco Zuini ne è il regista; i protagonisti sono Martina Caironi, campionessa paralimpica, e Piergiorgo Cattani, giornalista e scrittore, che, nella distrofia muscolare, non ha riconosciuto un limite frenante il suo vulcanico impegno culturale e sociale), viene presentata l’attività della Fondazione Fontana, nella quale le limitazioni di tipo fisico non condannano alla chiusura/resa/emarginazione autocommiserazione, ma spingono, invece, a un’azione d’aiuto verso i più sofferenti, i più poveri, i più sfortunati della terra; è un percorso controcorrente, una guarigione oltre il corpo, una relazione colla comunità, l’affermazione  di elevati valori umani e civili.

L’intervento vero e proprio (al di là del trailer) di Cattani ci ha accompagnati nell’incontro con alcuni testi poetici fondamentali della letteratura universale. Con Leopardi, l’uomo supera la barriera (siepe) coll’immaginazione (finzione nelle parole del poeta e del relatore; ma è finzione, soltanto? o, entrambi, ritengono che sia sublime e ineguagliabile elevazione dello spirito?) e arriva ad intuire l’infinito. Con Montale, oltre la rete che ci avviluppa, oltre il muro della vita travagliata (con cocci di bottiglia aguzzi alla sommità), tentiamo l’evasione (dalla gabbia, dalla prigione). Con Ungaretti, nel freddo, nella fame, nella stanchezza, nell’angoscia della guerra (colla presenza costante e incombente della morte), d’improvviso, nella nebbiosa mattina invernale, una luce ci avvolge nell’immensità: qui, il limite non viene superato, ma piuttosto, compreso ed accettato; con questa consapevolezza, possiamo abbracciare l’infinito.

Altre suggestioni ci propone Cattani: “Le città, per esistere, devono avere un centro e un limite” (Mario Botta, architetto), e così l’uomo, per potersi relazionare; tutti noi abbiamo dei limiti e siamo  vulnerabili; non marginalizziamoci, dunque, ma, con l’aiuto reciproco, risaliamo la china,  giungendo, così, a una serena presa di coscienza; la società si costruisce  nella mutua accettazione dei propri limiti: essi, delimitandoci,  trasformano gli spazi concreti e interiori in luoghi vissuti, in cui intessere relazioni e far nascere collaborazioni; le difficoltà e la vulnerabilità devono stimolarci a  operare per il superamento dell’emarginazione sociale ed esistenziale e per il miglioramento del benessere collettivo (anche di chi, a prima vista, sta bene): non c’è più, quindi, un ‘noi’ e  un ‘loro’.  Il relatore chiude con Charles Baudelaire (Elevazione): lasciandosi dietro la noia e i tormenti, slanciarsi verso la luce, la serenità e la comprensione del linguaggio dei fiori e delle cose mute.

Nell’intervento di Paolo Crepaz (docente in pedagogia dello sport e medico sportivo), lo sport è, potenzialmente e, (per fortuna) tante volte, realmente, un luogo in cui si misurano, si rispettano, si spostano e si oltrepassano i limiti, nella dimensione dell’impegno, del coraggio, della fatica, dell’amicizia, della fratellanza, del reciproco riconoscimento; della scoperta, dell’avventura, della solidarietà, del rispetto delle regole  del gioco; dove a vincere è l’atleta che non si rassegna al problema fisico (o psicofisico), o, comunque, l’atleta che, umilmente, nobilmente e senza uno  scopo materiale, amplia – dell’umanità –  le frontiere; lo sport è salute e luogo in cui la ricerca medica sperimenta metodi, strumenti, protesi che,  nel venire incontro agli atleti con qualche disabilità, si rivelano utili all’umanità intera.

Ne ‘Il mondo di Lucy’, i gravi problemi di salute diagnosticati precocemente alla nascitura (Lucy) colorano dolorosamente l’attesa – da parte dei genitori (Anna Benedetti e Gianluca Anselmi, entrambi musicisti professionisti) – della sua nascita; ma il coraggio, la speranza e la fede illuminano, man mano, e sempre più fortemente, questo tempo; che diventa tempo dell’accoglienza, dell’aiuto e del sostegno reciproco; dell’impegno, della speranza e della fiducia; Lucy, circondata dall’amore, supera ostacoli indicibili e diventa – lei stessa – centro di irradiazione di amore e di fiducia. Questo cammino affascinante viene espresso in un racconto per immagini, parole e musica. Il sapiente montaggio dei tre elementi suscita intensa partecipazione: le immagini sono drammaticamente belle; le parole trasmettono una verità intimamente vissuta; la musica – melodicamente, armonicamente e ritmicamente – ci immerge nel dolore profondo e ci eleva a una gioia pura. La rappresentazione si colloca all’incrocio tra cinema, teatro e opera in musica (tra pop raffinato, umori jazzistici, sentori di classica contemporanea): è, nel contempo, testimonianza fedele e partecipata, e opera dotata di verità artistica.

Una visitazione del concetto di limite, in un ampio spettro e in variegate declinazioni, che – nelle testimonianze succedutesi – ha inteso approfondire il tema e offrire un messaggio di speranza.

Fonte: sito www.trentoardente.it




Ripudio della guerra. Un laboratorio a Camaldoli

Il Movimento dei Focolari in Italia è impegnato in prima fila nella proposta di una cultura di pace che sia capace di incidere sulla realtà. A partire dalle scelte in campo economico e politico. A tal fine, per sostenere e accompagnare questo percorso, si è costituito il gruppo di lavoro, riflessione e azione “Economia disarmata” che opera a livello nazionale, su singole campagne e azioni, in collaborazione con altre realtà impegnate da sempre su questi temi, come Rete e Tavola pace, rete disarmo, pax Christi, Banca etica, Amnesty, Arci, Oxfam, …

In particolare, la straordinaria capacità della comunità sarda dei Focolari di operare come lievito di un vasto movimento di cittadinanza attiva in dialogo con le istituzioni, ha fatto emergere il caso paradigmatico delle bombe per aereo prodotte nel nostro Paese, tra le città di Domusnovas e Iglesias, per essere desinate all’Arabia Saudita che le usa nei bombardamenti sullo Yemen, guerra dimenticata ma dichiarata dall’Onu uno dei più gravi disastri umanitari in corso.

Relativamente a tale grave responsabilità, che coinvolge la politica nazionale e internazionale, il Movimento ha promosso incontri in diverse città italiane e nelle sedi parlamentari, come la conferenza stampa presso la Camera dei deputati del 21 giugno 2017  che ha originato mozioni, poi respinte a maggioranza nella scorsa legislatura, per chiedere il rispetto della legge 185/90 e cioè lo stop all’invio di bombe verso i Paesi in guerra, assieme ad un effettivo impegno di risorse per il lavoro degno in una terra come il Sulcis Iglesiente che vive duramente gli effetti della crisi economica.

Come sempre avviene, è la testimonianza credibile che smuove le coscienze dal profondo, come ad esempio la scelta della famiglia di Giorgio e Daniela Isulu di non accettare la possibilità di lavorare presso la fabbrica di bombe nonostante la recente perdita, da parte di Giorgio, dell’occupazione per delocalizzazione dell’azienda dove era impiegato da tempo. Una scelta operata senza polemiche o condanne per altri colleghi, ma come esigenza insopprimibile di fraternità.

Cfr trasmissione di Tv 2000 del 21 maggio 2018   

https://www.youtube.com/watch?v=OikXfAJNGdc

Proprio per dare occasioni di approfondimento di questo percorso avviato dal Movimento in Italia, il gruppo di lavoro “Economia disarmata” ha organizzato da venerdì 27 a domenica 29 luglio 2018 una tre giorni a Camaldoli (Arezzo) per affrontare alcune delle questioni emerse dall’impegno diretto nella “nonviolenza attiva” proposta da papa Francesco. Non si tratta di una serie di una serie di conferenze ma di un percorso di approfondimento e dialogo per il quale è consigliata la partecipazione a tutte e tre i giorni.

Il laboratorio è aperto a chi condivide questa esigenza ed è orientato a fornire gli strumenti per continuare il cammino in dialogo con tutti sapendo offrire le ragioni della propria scelta.

Ripudio della guerra e disobbedienza civile a 100 anni dalla “vittoria” del 1918

Laboratorio a cura del gruppo di riflessione e azione Economia disarmata del Movimento dei Focolari in Italia

Tre giorni di dialogo e approfondimento presso il monastero di Camaldoli (Arezzo) da venerdì 27 a domenica 29 luglio 2018

Premessa

A cento anni dalla frattura epocale della Grande Guerra (1914-1918), primo eccidio industriale di massa, l’umanità assiste ad una crescita costante delle spese in armamenti. L’instabilità mondiale, dalla scarsità delle risorse al fenomeno delle migrazioni, sposta le frontiere oltre i confini tradizionali degli stati alimentando la “terza guerra mondiale a pezzi” evocata da papa Francesco. Chi ricerca ancora la pace secondo giustizia, non può ignorare il decisivo ruolo esercitato dalle industrie delle armi. Dal monito del presidente statunitense Eisenhower nel 1961 all’export italiano dei nostri giorni.

Testo di riferimento

Dossier Disarmo Città Nuova 2017

Ratio della tre giorni

Uno spazio di dialogo e approfondimento con alcuni degli interlocutori e compagni di viaggio incontrati nel percorso intrapreso, come Focolari in Italia, sulla questione della guerra e della pace. Con particolare attenzione alla questione dei dilemmi della nonviolenza attiva e il confronto con i poteri economici che determinano le scelte decisive in campo politico.  

Non basta il riarmo e neppure il disarmo
per rimuovere il pericolo della guerra:
occorre rimuovere lo spirito di aggressione e
sfruttamento ed egemonia, dal quale la guerra viene:
occorre ricostruire una coscienza.
Igino Giordani (1894-1980)

PROGRAMMA

Venerdì 27 luglio 2018

Ore 11-13

Il ripudio della guerra oggi e la “vittoria “del 1918

Dialogo con Renato Sacco, coordinatore Pax Christi Italia

 Pranzo

Ore 15.30- 19.30

La lezione di Primo Mazzolari

Letture e dialogo con Anselmo Palini, insegnante e saggista

Utopia della guerra e realismo della pace

Dialogo con Maurizio Certini Centro Giorgio La Pira, Massimo Toschi, storico, Silvio Minnetti, presidente Mppu Italia  

Cena

Ore 21-23.30

Rassegna filmografica

Sabato 28 luglio 2018

Ore 9.30-13.00

Camminata nella foresta casentinese con letture e testimonianze

Pranzo al sacco

Ore 17-20

Cento anni dalla inutile strage

Approfondimento con lo storico Giorgio Giannini

Presidente Centro studi difesa civile

“Anche se tutti, io no”, diritto di resistenza e guerre umanitarie

Dialogo sulla nonviolenza attiva con Mao Valpiana, Movimento nonviolento, e Nicoletta Dentico, Banca Etica

Cena

Domenica 29 luglio 2018

Ore 9.30-13.00

Il peso del complesso militare industriale e la riconversione possibile

Dialogo con Gianni Alioti, responsabile ufficio internazionale Fim Cisl, e Raul Caruso, docente di politica economica presso Università Cattolica di Milano

Pranzo

Ore 15 -17

Bilancio del percorso e prospettive operative

Fonti di riferimento

Facebook pagina Economia disarmata  

Blog http://economiadisarmata1.blogspot.it/

cittanuova.it   focolaritalia.it

Trattandosi di un percorso di approfondimento e dialogo, e non di una serie di conferenze, si consiglia la partecipazione all’intero periodo del laboratorio

Note logistiche

Costo pensione completa, comprensive spese organizzative, dal pranzo del 27 luglio a quello del 29 luglio: 150,00 euro

Termine iscrizione: lunedì 25 giugno 2018, con acconto 50 euro.  

 da versare su C/C intestato a PAMOM

IBAN: IT58C0501803200000012433637

causale: “Partecipazione laboratorio Camaldoli”

Per chi si muove in treno è previsto un servizio di trasporto in macchina dalla stazione ferroviaria di Arezzo

Info e iscrizioni: economia.disarmata@gmail.com

3280531322 – 3358158244




Mariapoli ad Acerno (Sa) – 13 -15 Luglio 2018




Il nostro impegno per un dialogo aperto e approfondito a favore dell’unità del Paese

In questo momento di seria crisi politica che attraversa il Paese, ci sentiamo chiamati, come Movimento dei Focolari in Italia, ad impegnarci, ad ogni livello, per rafforzare i legami sociali che fondano la convivenza civile.

Abbiamo bisogno di creare spazi di dialogo e approfondimento sulle grandi questioni che incidono sulla vita delle persone e delle famiglie, con particolare attenzione a quelle più fragili che rischiano di pagare il prezzo più alto dell’instabilità. Riconosciamo che ognuno debba esprimere compiutamente le proprie convinzioni a partire da una prospettiva di apertura reciproca, senza cedere a demonizzazioni che rischiano di sfigurare e umiliare il volto dell’altro.

Resta fermo e riteniamo sia da rispettare il ruolo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come garante della Costituzione a servizio dell’Unità del Paese. Una conquista, quella dell’Unità, che alla vigilia della festa della Repubblica non possiamo mai dare per scontata senza il sincero e quotidiano contributo di ognuno al bene comune.

Auguriamo a tutte le forze politiche di lavorare con spirito di servizio e senso di responsabilità, a partire da un accresciuto rapporto fra eletti ed elettori, elemento fondamentale per la vita democratica del Paese.

Roma 30 maggio 2018

Andrea Goller e Rosalba Poli
Responsabili Movimento dei Focolari Italia 




Cantieri dei Ragazzi per l’Unità in Italia – Estate 2018

Testa, cuore e mani in azione: ci rimbocchiamo le maniche, usando il cervello e mettendo in moto il cuore per le più diverse attività. Sport, musica, volontariato, arte, tempo libero e tante nuove amicizie all’insegna della Regola d’Oro: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Sono i Cantieri dei Ragazzi per l’Unità che si moltiplicano ogni estate in tutta Italia. Partecipa anche tu!

 

CROAZIA

 

EMILIA ROMAGNA         

 

LOMBARDIA      

  • Cittadella Faro (Croazia) 16/22 LUGLIO

 

LAZIO

  • GENZANO 25/29 LUGLIO

Volantino_stopngo_2018

 

SICILIA 

  • PALERMO 2-12 LUGLIO

 

  • CATANIA 17/21 LUGLIO

 

TOSCANA           

  • Cantiere/Mariapoli NOCERA UMBRA 27/8-1/9

TRENTINO         

  • Merano (BZ) 31/7-5/8

UMBRIA

  • GUALDO TADINO (PG) – 16/21 LUGLIO

VENETO             

CAMPANIA

  • 21-24 giugno Nocera (SA)
  • 7 luglio Centro La Pace – Benevento
  • 13-15 luglio Casagiove (CE)
  • 27-29 luglio S.Andrea del Pizzone (CE)

29-30 SETTEMBRE LOPPIANOLAB TEENS

L’appuntamento di LoppianoLab veste Teens: tutti i lettori della rivista e del blog e tutti i ragazzi che vogliono partecipare sono attesi per vivere insieme due giorni di workshop su: giornalismo e comunicazione, ecologia, musica e altro ancora. A Loppiano, Incisa Valdarno (FI)

Pagina in continuo aggiornamento




Turno serale

Un collega che fa il turno serale nel centro elettronico, dopo l’ennesimo inconveniente, mi telefona per dirmi che non ce la fa più. Anche se mi costa lasciare la famiglia, decido di andare a dargli una mano. Lo trovo in preda a una crisi isterica. Cerco di assorbire tutta la sua rabbia. Pian piano si calma e ricostruiamo quanto perso.

Il mio compito è terminato, ma pensando alle parole di Gesù: «Se uno ti chiede di fare un miglio, tu accompagnalo per due», gli propongo di andare a casa: rimarrò io al suo posto. Rifiuta. A mezzanotte lasciamo la banca. Una gioia m’invade, oltre la stanchezza.

a cura di Tanino Minuta




Il naso aquilino

Tra noi ragazze parliamo molto di ciò che fa parte della nostra vita, di come vestirci, come truccarci e via dicendo. Un giorno una del gruppo mi ha messa in ridicolo davanti a dei ragazzi, facendo notare che avevo il naso aquilino.

È scoppiata una risata generale con qual- che commento tremendo. Sono andata via disperata e per diversi giorni il mio umore è rimasto nero. A casa i miei mi vedevano in quello stato senza poter far niente. Finché una sera mia sorella maggiore mi ha invitata a partecipare assieme a lei ad un gruppo che metteva a base di ogni azione il Vangelo. L’ho seguita.

Non so cosa mi sia successo ma mi è sembrato di entrare in un altro mondo dove contavano le cose che veramente hanno valore e non inezie come il naso o il vestito firmato… Da allora ho cominciato a leggere il Vangelo, ad approfondirlo, trovando non solo una grande serenità ma anche la forza di stare con le amiche di prima in modo diverso e anche di aiutarle. Ora mi sento veramente me stessa.

a cura di Tanino Minuta




La mamma italiana

Ero appena scesa dal treno, quando sono stata travolta da un ragazzo di colore inseguito da tre uomini che gridavano: «È un ladro, fermatelo!». Qualcuno lo ha bloccato e i tre hanno cominciato a pestarlo. Mi sono precipitata allora a far da scudo a quel poveretto: poteva avere 16 anni, era spaventatissimo e raggomitolato a terra cercava di spiegare in un italiano stentato che aveva rubato perché da giorni non toccava cibo.

Ai carabinieri ha spiegato che era fuggito dal Congo, unico sopravvissuto allo sterminio dei suoi. Stava male, si lamentava: Andava portato al Pronto soccorso, dove ho ottenuto di accompagnarlo. Intanto si stringeva a me: «Tu mi hai salvato la vita, tu sei la mia mamma italiana!». La diagnosi: trauma cranico e tre costole rotte. Inevitabile il ricovero. Essendo sprovvisto di vestiario adatto, sono andata a comperarglielo. Al ritorno, qualcuno mi ha chiesto come mai mi prodigavo per uno sconosciuto, per di più ladruncolo. Ho risposto: «È mio dovere, in quanto cristiana, aiutare un fratello più sfortunato».

Anna Maria – Italia

(a cura di Tanino Minuta)




La discussione

Mamma era tornata a casa distrutta dopo una pesante settimana di lavoro. È bastato poco ad accendere la discussione: certe decisioni riguardanti la famiglia e i miei studi universitari.

Mi sono sentita ferita, incompresa, tentata per ripicca di lasciare l’università e andarmene. Poi però mi son chiesta quale fosse la cosa giusta da fare: cominciare ad amare per prima. Quante volte lei lo aveva fatto con me! Preso coraggio, le ho chiesto scusa.

Lei mi ha capita al volo e mi ha chiesto scusa a sua volta. Anche in famiglia, dove volersi bene è naturale, spesso si cerca di essere amati piuttosto che amare. Ma soltanto così si superano i momenti critici.

a cura di Tanino Minuta




Se sogni puoi farlo…

Riceviamo e pubblichiamo da un’insegnante del Liceo “E. Basile” di Palermo l’esperienza degli studenti che hanno partecipato al progetto “Palermo, Capitale dell’unità e della fraternità”. 12-14 maggio 2018.

Tornati da Loppiano un anno fa con i miei guerrieri del Liceo Basile, un piccolo gruppetto di ragazzi del triennio, eravamo pieni di entusiasmo. Abbiamo vissuto a pieni polmoni il mondo unito, abbiamo conosciuto la realtà dell’Istituto universitario Sophia, abbiamo ritrovato le amiche del Gen Verde e poi l’esperienza bellissima del Primo Maggio!
Poi siamo stati messi a conoscenza di quanto bolliva in pentola nella nostra città: ricordare l’anniversario della cittadinanza onoraria a Chiara il 20 gennaio di 20 anni fa, 1998 e l’occasione speciale, unica ed irripetibile di Palermo capitale della cultura, proprio in questo anno 2018. Mi hanno chiesto, come docente di questo Liceo di periferia di Palermo, nel quartiere di don Pino Puglisi, nel quartiere del Castello di Maredolce, se i miei ragazzi avevano voglia e piacere di essere coinvolti, di farsi mettere in gioco ancora una volta, dopo il progetto Start now col Gen Verde vissuto a febbraio 2017. Ci siamo messi subito in contatto, dopo pochi giorni dal ritorno da Loppiano ed è partita l’avventura.
Abbiamo cominciato a sognare cosa avremmo potuto fare: workshop, maratone, momenti di festa e condivisione. Abbiamo creato un piccolo gruppo di “menti” pensanti, ci siamo definiti “i carbonari” del Basile ed abbiamo individuato a scuola una piccola aula che abbiamo chiamato “il covo”. Eravamo 5 e volevamo solo cambiare Palermo, la nostra città. Ci siamo dati un motto: se puoi sognarlo puoi farlo. Ci abbiamo creduto.
Avevamo il desiderio di far provare ad altri giovani, amici, compagni di classe la nostra stessa esperienza di meraviglia e stupore nella scoperta di questi ideali profondamente umani: pace, tolleranza, rispetto, unità.
Le idee hanno cominciato a prendere forma e ci siamo concentrati su alcuni eventi: workshop col Gen Verde nei locali del Liceo scientifico Ernesto Basile, con l’Istituto universitario Sophia al Gonzaga di Palermo sul tema della comunicazione digitale ed un flashmob in via Maqueda a Palermo, nella centralissima zona pedonale.
L’emozione era sempre più forte col passare dei mesi (12 per l’esattezza), non sono mancati i momenti di difficoltà di ogni genere e specie, anche un lutto familiare che ha colpito una di noi un giorno prima dell’inizio dei workshop col Gen Verde, ma alla base di tutto la certezza che il sogno stava per realizzarsi. Nulla ci ha fermato.
Questi eventi sono stati il nostro piccolo ma significativo contributo alle innumerevoli iniziative di Palermo capitale italiana della cultura. La cultura che vogliamo diffondere è l’unica che esiste: quella che coltiva l’uomo, che lo ama e lo rispetta. Questa è la cultura che noi vogliamo portare nel mondo, nella società, in politica: la cultura della pace, della fraternità, del dialogo.
Ogni pietra, ogni angolo di questa città urla questa cultura, ogni via, ogni strada è un tripudio di colori, di odori, di lingue diverse; la storia di questa città è storia di popoli, dominazioni che hanno mescolato razze, culture, religioni diverse. Palermo ha respirato per secoli accoglienza, tolleranza, condivisione, pur nella diversità.
Purtroppo per tanti anni, per troppo tempo questa cultura, questa storia, è stata oscurata, quasi annichilita da un’altra anticultura: l’anticultura della morte, della vendetta, della violenza, della mafia. Quante donne, quanti uomini hanno dovuto offrire le loro vite per combattere questa anticultura.
Loro sono i nostri testimoni, i nostri supereroi, i nostri martiri, loro hanno avuto il coraggio di offrire la loro vita per la cultura della vita contro la morte, della mitezza contro la violenza. Con queste iniziative abbiamo voluto consegnare idealmente quelle stesse chiavi della città che 20 anni fa Chiara Lubich ha ricevuto dal Sindaco Leoluca Orlando e passarle a loro, i giovani che hanno creduto in questo progetto “Palermo capitale della cultura dell’unità e della fraternità”.  Loro hanno sognato questi workshop, queste attività e noi adulti in tutti questi mesi li abbiamo accompagnati mano nella mano a realizzare quel sogno che è diventato realtà. A loro le chiavi della città, a noi adulti il compito di aprire le porte di questa città perché i loro sogni possano essere accolti e realizzati. Questo sarà possibile se ogni mattina scegliamo di far scorrere nelle nostre vene la cultura del perdono, della pace. Questa cultura è dentro ciascuno di noi, non è fuori di noi. Questa cultura è l’unico antidoto per combattere quell’anticultura che distrugge i sogni di questa città. Grazie Ragazzi, perché avete permesso anche a noi adulti di imparare a sognare insieme a voi!

Maria Rita Di Benedetto




Palermo, capitale della cultura della risurrezione

 

Si è concluso il Progetto “Palermo capitale della cultura dell’unità e della fraternità” lanciato dai Focolari. 300 giovani coinvolti e un’affollata partecipazione ai convegni, presenti Maria Voce e Jésus Morán, l’Arcivescovo Mons. Lorefice, gli studenti di Sophia e la band Gen Verde.

Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, ha concluso questi giorni, ricchi di eventi dedicati alla cultura dell’unità e della fraternità, con un incontro di famiglia dedicato alla comunità dei Focolari del capoluogo siciliano, lanciando una sfida: «Che Palermo diventi capitale della cultura della risurrezione, capitale nel senso de “il capo”, quella da cui parte questa cultura della risurrezione per invadere il mondo intero».

20 anni fa Chiara Lubich riceveva la cittadinanza onoraria del capoluogo della Sicilia. Da allora la comunità ha proseguito in questo percorso per cercare di attualizzare le parole pronunciate da Chiara in quell’occasione: «Promettiamo che Palermo sarà sempre presente nei nostri cuori, affinché, per l’audacia e il coraggio dei suoi cittadini, sappia arrivare ad essere modello per molte altre città di Italia e fuori, come vera “città sul monte”».

Le iniziative, all’interno del programma di “Palermo Capitale della Cultura 2018”, promosso dal Comune, hanno abbracciato diversi campi: diritto e legalità, dialogo ecumenico, musica e spettacolo con il Gen Verde, workshop, flashmob e tavole rotonde promosse dai giovani.

Nella sede del Parlamento Regionale, Palazzo dei Normanni, sabato 11 maggio, oltre 120 persone hanno partecipato al Convegno “Relazionalità e diritto. Il bene relazionale e i beni comuni”. Dopo gli interventi da parte di alcune personalità del mondo della giustizia, magistrati, avvocati, studenti, docenti, ha concluso i lavori Maria Voce affermando che l’ambito del Diritto e la Giustizia ha «estrema necessità di persone che abbiano il cuore aperto al grande ideale dell’unità della famiglia umana e che per questo impegnino tutto se stessi ad operare nel concreto per risanare ogni rapporto, senza paure e senza compromessi».

Nel pomeriggio e nella serata, oltre 300 giovani sono stati protagonisti del programma su ”Identità digitale”, promosso dall’Istituto Universitario Sophia, e “Siamo le nostre scelte. Il coraggio di partire, il coraggio di restare”, presenti Jesús Morán, copresidente dei Focolari, e il Sindaco Leoluca Orlando. I giovani hanno offerto le testimonianze sulla scelta che spesso li mette in crisi: restare in Sicilia o scommettere la propria vita in altre città e Paesi? Jesús Morán ha incoraggiato i giovani, attentissimi, a trovare la strada nel “sapersi donare”. La scelta ricade su «dove posso donarmi di più e dove posso sviluppare di più i miei talenti. […] Se parto non posso andare per scappare, e se resto non posso restare per paura». Il Sindaco Orlando ha sottolineato quanto sia difficile cambiare una città che proviene da anni di sottomissione a regole e comportamenti mafiosi, ma che cerca di riscattarsi attraverso un cambiamento culturale.

Nella mattina della domenica 13 maggio, un momento “di famiglia” con la Santa Messa, seguita dall’incontro con le famiglie del quartiere del centro storico Albergheria/Ballarò e con momenti artistici realizzati dai bambini. Nel pomeriggio, 500 rappresentanti di circa 20 chiese cristiane hanno partecipato, presso il Teatro Golden, al Convegno “Insieme nella carità, dal dialogo alla cooperazione”. Sono intervenuti l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, Maria Voce, e il direttore dell’Ufficio regionale per l’Ecumenismo, Erina Ferlito. Le testimonianze hanno raccontato il cammino ormai intrapreso con decisione in varie città della Sicilia: dall’aiuto ai carcerati, all’attenzione per i poveri, per i senza casa, per gli immigrati.
Quindi, “On the other side”, il concerto del Gen Verde con più di 800 partecipanti. Il giorno precedente si erano esibiti i giovani partecipanti ai workshop promossi dalla band e che hanno poi partecipato al flashmob in una delle strade principali della città. Anche questa è stata un’esperienza travolgente, che ha entusiasmato giovani e adulti, all’insegna del messaggio di fraternità che la band internazionale porta in tutto il mondo.

Il programma è proseguito lunedì 14 maggio con il Convegno che si è tenuto presso la Pontificia Facoltà teologica con la tavola rotonda su “Il contributo della cultura dell’Unità all’umanesimo popolare”, dove è stato approfondito il pensiero di Chiara Lubich per la Chiesa del Terzo millennio. La professoressa Ina Siviglia, che aveva accolto Chiara nel 1998 insieme ai Cardinali Pappalardo e Di Giorgi, ha moderato i lavori, con gli interventi di Mons. Corrado Lorefice, Maria Voce e Jesús Morán. La figura di Chiara è stata non soltanto ricordata, perché lei è sempre presente con il suo carisma e la sua gente. E come ha affermato Maria Voce, con il carisma dell’unità è nata una “via nuova” nella Chiesa.

(fonte www.focolare.org)

Vedi programma e comunicati stampa




Il grande dono di Papa Francesco a Loppiano


 

maggio 2018

Papa Francesco lancia da Loppiano, il centro internazionale dei Focolari, l’invito ad affrontare insieme le urgenze del nostro tempo.

“Costruire una cultura condivisa dell’incontro”. È questa la sfida che Papa Francesco ha lanciato in mattinata dal centro internazionale di Loppiano (FI) ai 7.000 presenti davanti al Santuario Maria Theotókos.

Facendo riferimento alle “urgenze spesso drammatiche che ci interpellano da ogni parte e non possono lasciarci tranquilli” – il Santo Padre ha sottolineato che non è più sufficiente solo “l’incontro tra le persone, le culture e i popoli”. Occorrono uomini e donne “capaci di tracciare strade nuove da percorrere insieme” per dar vita ad “una civiltà globale dell’alleanza”.

Papa Francesco è arrivato presso il centro dei Focolari alle ore 10 atteso da Maria Voce, presidente del Movimento, Jesús Morán, copresidente e dal vescovo di Fiesole Mons. Mario Meini. Dopo una breve sosta di preghiera dentro il santuario, ha incontrato gli 850 abitanti di Loppiano provenienti da 65 nazioni e le migliaia di persone arrivate da tutta l’Italia e oltre in maggioranza aderenti al Movimento dei Focolari.

È la prima volta che un pontefice visita questa “piccola città”, che – come l’ha definita Maria Voce nel suo indirizzo di saluto – vuole essere “laboratorio di convivenza umana, bozzetto di mondo unito e testimonianza di come potrebbe essere la società se fosse basata sull’amore reciproco del Vangelo”.

È seguito un dialogo aperto e schietto, scandito da alcune domande poste da un gruppo di cittadini di Loppiano. Le domande hanno toccato da varie prospettive il tema della sfida cristiana nei confronti della modernità. Il Santo Padre ha incoraggiato a non “nascondersi nel quieto vivere, nel perbenismo, o addirittura in una sottile ipocrisia, (…) ma di vivere da discepoli sinceri e coraggiosi in carità e verità” e di affrontare le difficoltà “con tenacia, serenità, positività, fantasia… e anche un po’ di umorismo”.

E facendo riferimento alla missione di un progetto originale come Loppiano nell’odierno contesto sociale, il Papa ha invitato ad alzare lo sguardo insieme a lui “per guardare con fedeltà fiduciosa e con creatività generosa al futuro che comincia già oggi”.

©SIF Loppiano

Dopo aver impartito ai presenti la sua benedizione, 37 cittadini di Loppiano di diverse provenienze, religioni, età ed estrazione sociale hanno salutato personalmente Papa Francesco.

In risposta alle parole del Santo Padre, il copresidente dei Focolari, Jesús Morán gli ha consegnato un dono simbolico: un “patto” firmato da tutti gli abitanti, con l’impegno di vivere affinché Loppiano sia sempre più un luogo di fraternità e reciprocità.

All’invito di sottoscrivere a sua volta il “Patto di Loppiano” il Santo Padre ha aderito con gioia, tra gli applausi di tutti i presenti.

Stefania Tanesini – +39 338 5658244
— Ufficio Comunicazione Focolari Via Frascati, 306 00040 Rocca di Papa (Roma) Telefono +39 06 94798199 Cell +39 349 8745 287 www.focolare.org

20180510-Papa_Loppiano_risposte

Per rivedere tutto la mattinata del 10 maggio




Io credo nel noi – Meeting giovani al Centro la Pace di Benevento

Benevento  – Centro la Pace – Incontro dei giovani del Movimento Parrocchiale                                                                                                                                  21 – 22 aprile 2018

Ripartendo da Gennaio, dove abbiamo ancorato il nostro amore a Dio Padre, unico timone della nostra vita, eccoci a raccontarci una nuova esperienza di condivisione con i nostri giovani della CAMPANIA, LAZIO e PUGLIA. Eravamo più di 110 pronti a metterci in gioco, scoprirci e viverci come ormai  è nello stile beneventino! Non manca la gioia, fatta di abbracci, nel ritrovarsi e finalmente guardarsi negli occhi e dirsi ancora una volta CI SIAMO! E poi le “nuove strette di mano” e i benvenuti a chi per la prima volta varca la soglia della struttura che, come sempre, non ci fa mai sentire estranei, ma parte di una famiglia!

Il tema di questo week end è l’amore al fratello. Believe in us, infatti, è una sfida a scoprire la bellezza, la fortezza e la gioia del credere nel noi. L’obiettivo previsto è quello di diventare giovani costruttori di comunità attraverso l’ascolto, la cooperazione e il dono di sé per l’altro. Tema importante e obiettivi arditi non fermano il programma che inizia la sua corsa…

Nell’accoglienza ciascuno riceve un cartellino dove scrivere il proprio nome, associato ad una nota musicale che servirà a formare i diversi gruppi. Iniziano le prime attività con i giochi di conoscenza per sciogliere quell’imbarazzo tra persone che per la prima volta s’incontrano e nulla sanno l’un l’altro. Sorrisi e risate confermano che i giochi mettono d’accordo tutti quanti nonostante la differenza di età. I gruppi iniziano a cucire i lori timidi rapporti, facendo tesoro di questa prima esperienza.

Si pranza fuori, al sole, con chi capita ed anche qui non si perde occasione per fare nuove conoscenze e condividere tutto: un panino, i taralli, una piccola esperienza di lavoro, e intanto qualcuno riceve un piatto di riso, un pezzo di dolce e una forte esperienza di perdono in famiglia! È proprio vero quello che dicono: donarsi per l’altro ti apre e rigenera il cuore!

Ritornando al programma, i gruppi si riuniscono per fare altri giochi! Si resta in cerchio con il sorriso stampato sul viso per il divertimento e così, mano nella mano, l’empatia inizia a circolare! Tra questi giochi c’è quello dell’ANGELO CUSTODE. Lo scopo è prendersi cura, come un angelo custode, di un componente del gruppo, il cui nome viene pescato e non rivelato fino alla fine del week end. Immaginate come ci si può prendere cura di una persona che abbiamo incontrato per la prima volta e non si conosce, in così poco tempo? Eppure tutti accettano la sfida!

In sala Rosalba e Andrea ci spiegano, con le loro piccole esperienze di vita ordinaria, come il prossimo sia stato sempre un’opportunità  per dare il meglio di se stessi, anche quando questo si è rivelato difficile da amare. In particolare Rosalba raccontava della sua timidezza e della difficoltà di fare il primo passo, soprattutto nei confronti di un’amica che non perdeva occasione per metterla in imbarazzo. Come affrontarla? Un aneddoto: prima di andare a dormire, provare a cancellare come con il cancellino alla lavagna, tutto ciò che è avvenuto durante la giornata, nel bene e nel male, compresi i nostri limiti, le nostre paure e le nostre barriere, per essere pronti a ricominciare e avere occhi nuovi per amare, accettare e vivere quell’amico….così difficile.

Nel pomeriggio vengono presentati 5 forum o, come alcuni hanno chiamati, momenti di dialogo, divisi per tematiche: POLITICA, AMBIENTE, SOCIALE, ARTE E SPORT. L’intento è quello di scoprire che quel noi (in piccolo) fatto di amici, famiglia, scuola, comunità parrocchiale, possa realmente diventare un NOI (in grande) come una nuova realtà o un nuovo progetto. Moderatori, esperti e la condivisione di alcune esperienze parrocchiali sono i protagonisti di ciascun forum dove all’interno i partecipanti interagiscono con la vita di qualcuno, “esperto” e comunità ecclesiale, che ha creduto nella possibilità di spendersi per l’altro, relativamente al proprio ambito, tanto da sposare un grande obiettivo, cambiare la propria vita quasi radicalmente, andare controcorrente, modificare una vecchia abitudine dannosa per sé e per l’altro.

Tutti questi forum celano un’impronta di speranza, quella che ti spinge a credere fino in fondo che nulla è impossibile se condiviso e pensato per e con l’altro, a vivere pensando che vale davvero la pena spendersi, fino ad andare fuori da sé stessi, per gli altri, a trovare il senso di tutto. Alla conclusione di ogni forum, si raccolgono i primi commenti a caldo: ci si ritrova in un “credevo di annoiarmi e invece ho avuto delle grandi risposte”, oppure “ignoravo la possibilità di essere nel mio piccolo un potenziale cambiamento” e ancora “ma perché queste storie così belle e cariche di gioia, non fanno rumore in tv come le cattive notizie?”….

La sera, dopo cena, i vari gruppi si ritrovano sul prato per giocare nuovamente insieme. Stavolta però i giochi verranno eseguiti assieme ad altri gruppi. Si prova così a mettere in pratica ciò che si è appreso nel pomeriggio con i forum. Il clima è diventato più famigliare e accogliente, ciascuno di noi si sente parte importante del suo gruppo, ormai ci si conosce tutti e quell’io iniziale e timido che in mattinata era “ma che ci faccio qui?”, “non conosco nessuno” oppure “chi sono queste persone?” ora è diventato un “cosa faremo ora?”, “proviamoci”, e ancora “dai che ce la facciamo insieme”!! e così tra occhi bendati e fiduciosi solo di una pacca sulle spalle, tra abbracci in equilibrio, ancorati solo da un foglio di carta come una piccola zattera, tra poche note ascoltate e riconosciute e tanti altri giochi, si scopre concretamente che insieme è davvero più bello! Quel noi fatto in piccolo può diventare un grande NOI. Alla fine dei giochi i capigruppo ricevono delle note musicali che devono portare su un gigante pentagramma a significare l’importanza che ciascuno nel suo piccolo gruppo e con la sua nota, messa assieme ad altre note di altri gruppi, compone una melodia armoniosa. Infatti qualcuno prova a suonarla ed ecco:

“…non sono un supereroe, IO CREDO NEL NOI se io ci sono per te e tu per me possiamo vincere

questo brano ha nella sue parole il senso di tutto ciò che fino ad ora si è fatto e siamo certi che sarà la colonna sonora che ci accompagnerà in questa esperienza.

Eccoci a domenica! La colazione è fatta di latte e risate: si ripensa ai giochi della sera e si commentano tutti gli episodi nei vari gruppi, le tavolate si mescolano sempre di più e anche il servizio diventa un’occasione per continuare a costruire un rapporto con quel fratello appena conosciuto o a consolidare uno già esistente…. tutto viaggia su un’unica armonia, quelle note nella loro splendida melodia, si stanno facendo sentire.

In sala incontriamo mons. Lucio Lemmo, il vescovo del sorriso! La sua gioia nel vederci ed incontrarci è davvero contagiosa. I ragazzi gli chiedono come amare il fratello sempre e soprattutto quando è difficile, quanto ci costa. Le sue parole in risposta a queste domande sono semplici e arrivano al cuore di tutti. Ci consiglia a buttarci ad amare gratuitamente senza aspettarsi nulla in cambio, a prenderci cura degli ultimi semplicemente senza etichettare o giudicare nessuno, a non aver paura di mescolare la propria vita con l’altro, a far sentire unico chiunque incontri il nostro cammino come se amassimo solo quel fratello in quel momento e poi quel fratello in quell’altro momento, affinché quell’amore non cessi mai di circolare. Don Lucio ci mostra il lato più umano e dolce della Chiesa, quel luogo in cui poter credere che si può essere piccoli costruttori di comunità perché la Chiesa è dei giovani!…lui crede nel NOI!

È il momento di donare: i gruppi sono chiamati a costruire e poi portare qualcosa che rappresenti il NOI nato e cresciuto in questi giorni ed è inevitabile il confronto e la condivisione. Ognuno porta la sua personale esperienza di vita che vuole condividere con tutti: c’è chi si promette di continuare ad essere vicini l’uno con l’altro nonostante le distanza geografiche perché contano sulla presenza di Dio che ha permesso questi incontri nuovi; c’è chi dona coraggio e forza a chi è nella prova; c’è chi ringrazia tutti per aver avuto in questi giorni una rinascita di sé; c’è chi “credendo nel noi” ha ritrovato la fiducia in se stesso; c’è anche chi venendo solo e non conoscendo nessuno ringrazia per aver trovato nuovi amici e il vero significato di amore gratuito.

Questo torrente di amore reciproco arriva in sala con i simboli che ciascun gruppo ha pensato, realizzato e motivato in gruppo. Tante sono le sfaccettature che si colgono tra i gruppi: amicizia innanzitutto, poi serenità, speranza, tanta fiducia, gioia piena e sincera, affiatamento, dono per l’altro, aiuto reciproco, presenza!

C’è una strofa del brano, colonna sonora del nostro week end, che dice: “… Apro il mio cuore e scopro che se io penso al bene degli altri do il meglio di me….”, credere nel noi non è utopia ma verità, possibile realtà. Dare importanza al noi richiede una forte dose di fiducia nell’IO, aldilà delle mie paure e dei miei limiti, e nel TU portatore di nuovi rapporti e di nuove scoperte INSIEME!

La chiave di violino è il simbolo che ci viene donato per ricordarci che per iniziare a scrivere una bella canzone sul pentagramma della vita, dobbiamo partire da quella chiave che è Dio, per far sì che ciascuna nota, nel suo posto e assieme ad altre note, possa far sentire quella melodia che apre il cuore e dona il meglio sé per gli altri!

Grazie a tutti ed alla prossima!




Concluso a Roma il “Villaggio per la Terra 2018”

I 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU presentati a Roma nella cornice di Villa Borghese e della Terrazza del Pincio da Earth Day Italia e Movimento dei Focolari. Una consolidata esperienza sempre in crescita e aperta ad ulteriori e più ampie prospettive.

di Emanuele Casarotti e Flavia Cerino

Una scommessa che si ripete da tre anni, quella del Villaggio per la Terra, giocata da Earth Day Italia e Movimento dei Focolari che dal 21 al 25 aprile hanno coinvolto centinaia di associazioni nella cornice di Villa Borghese a Roma. Inutile tentare la descrizione dettagliata delle singole presenze: oltre 150 associazioni e 150.000 visitatori, numeri che crescono di anno in anno. Inevitabile invece sottolineare, con grande gioia degli organizzatori, lo spirito con cui ciascuno si è inserito nella manifestazione che quest’anno si è sviluppata confantasia e creatività – ma anche con rigore scientifico – intorno ai 17 obiettivi del programma ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta. Un progetto unitario che, nelle 5 giornate, ha richiamato contributi musicali, artistici, sportivi e culturali attorno alle “5 P” che riassumono il programma ONU: People, Planet, Partnership, Prosperity e Peace.

In questa cornice il Movimento dei Focolari ha potuto esprimersi nella varietà delle sue componenti ma soprattutto nel far rete tra tutte le realtà associative e istituzionali che hanno popolato il Villaggio. Sorprendente l’espressione più comune utilizzata dai visitatori nel definire la variegata compagine che li ha accolti: si percepisce una profonda armonia. I lavori dei congressi internazionali di Sportmeete di EcoOnehanno avuto conclusione a Villa Borghese nella giornata inaugurale del Villaggio per la Terra  con una riflessione su come i limiti – geografici, naturali, tecnologici – possano diventare trampolini di lancio per un futuro sostenibile del genere umano e dell’ambiente terrestre. L’Economia di Comunione ha sostenuto l’approfondimento sul tema Prosperity, in una visione panoramica che includeva anche l’economia circolare testimoniando la fitta rete di “portatori di interesse” impegnati in questo nuovo orizzonte economico. Il Gruppo editoriale Città Nuova, tramite i suoi giornalisti e autori,ha portato all’attenzione tematiche quanto mai stringenti – disarmo, legalità, relazionalità in famiglia, tutela dell’infanzia, migrazione ecc. – offrendo spazi di dialogo e confronto, in una prospettiva di fraternità, giustizia e comunione.

Davvero straordinaria la partecipazione delle scuole di ogni ordine e grado che, con oltre 3000 studenti, hanno popolato il Festival dell’educazione ambientale colorando il Villaggio di progetti e realizzando animazioni in uno scambio intergenerazionale quanto mai arricchente. Complici le meravigliose giornate di sole, Villa Borghese è stato un pullulare di famiglie che hanno potuto godere delle numerose attività offerte dalle federazioni sportive, dei variegati work-shop per bambini e ragazzi, nonché dei momenti di approfondimento quale il focus sul tema delle adozioni organizzato dal Forum nazionale delle associazioni famigliari. Terminata la manifestazione si fanno i bilanci ma già si guarda con slancio ed entusiasmo al futuro, non solo al prossimo Villaggio per la Terra, ma prima ancora a raccogliere e moltiplicare i risultati raggiunti che certamente non sono solo quelli visti nei giorni della manifestazione. L’intenzione è quella di non disperdere il capitale di idee e di rapporti interpersonali costruiti nel Villaggio per la Terra 2018, a iniziare dall’amicizia costruita con i 60 studenti dell’Università Cattolica che per cinque giorni sono stati  costantemente presenti, coordinati dai docenti dell’Alta Scuola per l’Ambiente, a spiegare ai visitatori i 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030.

L’esperienza consolidata negli anni tra Movimento dei Focolari e Earth Day Italia darà un grande contributo in questa direzione: ampliare gli orizzonti oltre ogni immaginabile confine, stringere alleanze costruttive, cercare insieme ciò che è bene per tutti, diventeranno obiettivi sempre più condivisi ma anche sempre più ampi per coinvolgere quanti sono seriamente e sinceramente rivolti alla diffusione della cultura, dello sviluppo integrale e sostenibile dell’umanità e del pianeta intero.

Se questa strada sarà intrapresa insieme, allora potremo dire che il Villaggio per la Terra 2018 ha raggiunto uno dei suoi principali obiettivi, ossia coinvolgere e convincere persone e iniziative su temi fondamentali per la pacifica e fraterna convivenza tra i popoli.




Genfest Italia: la scelta dei giovani di andare oltre se stessi . . .

GENFEST ITALIA (LOPPIANO – FI) –
“LA SCELTA DEI GIOVANI DI ANDARE OLTRE SE STESSI, DI SUPERARE TUTTI I CONFINI”.

È la scenografia di una città che vola a chiudere il Genfest Italia, la grande festa che ha raccolto a Loppiano 3.700 giovani. Sì,una città composta nella coreografia finale sulle parole del testo di Chiara Lubich “Una città non basta”: “Con Dio, una città è troppo poco. Egli è colui che ha fatto le stelle, che guida i destini dei secoli e con Lui si può mirare più lontano, alla patria di tutti, al mondo. Alla fine della vita facciamo in modo di non doverci pentire di aver amato troppo poco”. Il 1° maggio è stato la festa per tutti coloro che lavorano per il bene comune, nelle periferie delle città e del mondo, per andare incontro agli ultimi, per aiutare i più deboli, per integrare gli emarginati.

Vedi articolo apparso su Città Nuova

Servizio su TGR Toscana

 




Approdo: 10 anni dopo Chiara Lubich

Venerdì 20 aprile sera, nella collegiata dello S.Santo a Ischia Ponte, una serata artistica ha voluto ricordare Chiara Lubich a dieci anni dalla scomparsa. La serata, frutto dell’incontro fra l’esperienza dello scenografo casertano Enzo Gagliardi, del regista Valter Pesce con alcune realtà isolane nel campo del canto e della musica, è stata un momento dedicato alla “bellezza”. Quella stessa bellezza che scaturisce dal Carisma dell’unità di cui Chiara è stata portatrice. 

Dalla chitarra di Sasà Ferraiuolo e dalle voci dei giovani cantanti della sua Mediterraneo Music School, alla Corale del Buon Pastore, dalle note della pianista Franca Volpicelli accompagnata dal violino di Pina Trani , dalla recitazione di alcuni brani al clarinetto di Marco Cocule e ancora alla voce di Alessandro Riff per ritornare alla musica leggera, in quasi un’ora e mezza si è costruito un mosaico di stili e di arrangiamenti che legava ed esprimeva quello che di vero è in ogni esperienza artistica. Quasi un laboratorio, all’interno del quale anche due pittori, Annamaria Di Meglio e Francesco Mazzella, nello scorrere della serata hanno dato forma ai lineamenti del volto di Chiara. Il tutto incastonato nella cornice barocca della chiesa e sostenuto dalla disponibilità del parroco Don Carlo Candido e del Borgo di Ischia Ponte.

“Non immaginavo che stili tanto diversi ed esperienze artistiche così distanti potessero armonizzarsi come stasera”, è stata l’impressione di alcuni dei presenti e forse anche il messaggio più naturale che l’esperienza di Chiara poteva suggerire. 

E due dei giovani cantanti, Concetta e Ivan, che si erano coinvolti nella serata pur senza conoscere Chiara Lubich, hanno scritto:“Nonostante i problemi credo che sia stata una bellissima serata… Credevo fosse una di quelle solite cose noiose, ma non è stato affatto così. In tempi ridotti si è riuscito a fare tutto e, cosa più importante, a raccontare al meglio la vita di Chiara”.

“La serata, come anche la mattina di preparazione, mi ha trasmesso tanto calore, quel calore sempre meno scontato per chi come me vive il suo rapporto col divino nella sua intimità e non appartiene a realtà comunitarie. Ebbene mi sono sentito accolto ed ho amato quell’aria quanto l’idea romantica che la luce riesca a sopravvivere ancora e forse mai smetterà di brillare…”

Dunque un’occasione di festa, di incontro e anche di gratitudine, come ha precisato nel suo saluto il Vescovo Padre Pietro Lagnese, gratitudine per ciò che questa vita del Vangelo ha prodotto dappertutto e anche sulla nostra isola. Perché l’incontro con lei – come qualcuno ha detto, – con il suo Carisma, è stato in qualche modo un Approdo, è stato come entrare in un porto dopo la navigazione, ritrovando senso e prospettiva al viaggio.