Quando l’arte diventa “sacramento di Dio”

Intervista allo scultore e teologo don Luigi Razzano

a cura di don Mimmo Iervolino

Luigi Razzano è uno scultore, poeta, pittore e sacerdote. Nasce a Caserta nel 1963. Il suo paese d’origine porta il nome di un grande monte italiano: Cervino, ma col monte ha in comune solo centodieci metri di altitudine sul livello del mare. Dopo il diploma artistico, nell’82 entra nella bottega del maestro A. Argenio, dal quale apprende e perfeziona la tecnica della scultura in marmo. Con lui collabora fino all’86. Dopo le strade si dividono. Luigi è attratto da una ricerca esistenziale che lo porta nel 1988, all’età di 25 anni, a lasciare l’attività artistica per il sacerdozio. Un cammino formativo che lo conduce all’ordinazione nel ’96. Il suo desiderio di conoscere e indagare il mistero di Dio lo porta nel 1999 a conseguire la Specializzazione e nel 2004 il Dottorato in Teologia Fondamentale, presso l’Università Lateranense di Roma, a pieni voti.
Seguono anni di insegnamento, prima come assistente di Cristologia e Trinitaria presso la Pontificia Facoltà di Teologia dell’Italia Meridionale, poi come docente di Teologia Estetica alla Scuola di Alta Specializzazione di Arte e Teologia, presso la PFTIM, e di Cristologia preso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Caserta. Un impegno quello della docenza che lo ha portato a coniugare la ricerca artistica con quella teologica ed estetica.
È stato inoltre Presidente della Commissione Arte sacra della Diocesi di Acerra (Na). Nel 2008 ha fondato il Centro Logos, per l’evangelizzazione della cultura attraverso l’arte. Nel 2012 lascia tutto e si trasferisce a Roma presso il Centro Aletti, dove comincia un’esperienza di comunione artistica con p. M.I. Rupnik. Dal 2014, insieme ad altri sacerdoti e religiose, vive a Santa Severa, presso Civitavecchia, dove l’ho raggiunto per questa intervista.

Chi viene prima l’artista o il sacerdote?

È un tutt’uno, non posso scindere l’uno dall’altro. Un tempo pensavo di dovermi dedicare radicalmente o all’uno o all’altra. Poi invece ho capito di essere chiamato e all’uno e all’altro: in altre parole, all’unità tra queste due vocazioni. Non so vivere il sacerdozio se non in chiave artistica. Ancora meno l’arte se non alla luce della dimensione sacerdotale. L’arte per me è una liturgia: un’offerta quotidiana della materia: che sia l’argilla o il mio cuore o ancora la libertà degli altri. È un altare sul quale donarsi Dio. In ogni caso un luogo dove sono sempre a contatto con una materia da offrire e ricevere.

La tua ricerca teologico-estetica non si è mai conclusa anche dopo il dottorato con Piero Coda?

Anzi, si è intensificata. Quando cominciai gli studi filosofici e teologici, presso la Facoltà Teologica di Napoli, non avrei mai immaginato di giungere al dottorato. Ho vissuto lo studio sempre come espressione della volontà di Dio. E in questa chiave senza accorgermi il Signore è andato fondando teologicamente la mia vocazione artistica. Il dottorato su Bulgakov mi ha dato modo di riconsiderare una delle categorie più in crisi della modernità: la bellezza. La sua rilettura in chiave sofianica (da sofia, sapienza) e trinitaria mi ha permesso di uscire da una visione essenzialmente classica e considerarla come avvento ed evento dinamico dello Spirito. La bellezza come l’amore accade nel dono di sé all’altro. Per dirla in termini teologici è una pericoresi che si rende visibile nella comunione. Vivere l’arte alla luce di questa esperienza di bellezza comunionale ha significato per me riscoprirla come luogo rivelativo di Dio e via di santità. Dio, per così dire, mi si è rivelato e mi si rivela da Artista.

Come sei arrivato a p. Rupnik del Centro Aletti?

Quando cominciai la tesi di dottorato, nel 2000, uno dei miei correlatori mi consigliò di incontrare p. T. Spidlik, un esperto del pensiero sofilogico e orientale in genere. Egli viveva allora presso il Centro Aletti. Ho un ricordo ancora molto vivo della sua cordiale accoglienza e del suo sorriso. In seguito, al termine della tesi gli chiesi una sua prefazione al mio libro: “L’estasi del Bello nella sofiologia di N.S. Bulgakov”, per i tipi di Città Nuova, ma non so come ma fu fatta da p. Rupnik, direttore del Centro Aletti. Da allora quelli con p. Rupnik sono diventati incontri sporadici ma progressivi.
Nonostante il dottorato e la docenza non ho mai tralasciato il lavoro pastorale che mi ha dato modo di interagire sempre con la gente e di conoscere da vicino la varie problematiche umane. Tutto ciò mi ha tenuto lontano dal mondo artistico per venti anni. Ma gradualmente cresceva in me un senso di responsabilità nei confronti dell’arte. Avvertivo come se un giorno avrei dovuto rispondere a Dio di questo talento. Finché nel 2008, manifestai il coraggio di riprendere l’arte. Avevo paura che fosse un ritorno al passato, ma dopo un lungo e approfondito discernimento, capii che ora l’arte mi veniva restituita centuplicata. D’accordo col mio vescovo, aprii in Diocesi, i Centro Logos, per chiunque avesse voluto avvicinarsi a Dio attraverso l’arte. Seguirono anni di attività evangelizzativa, estesa anche alla città di Acerra, dove risiedevo come vicario parrocchiale.
Nel 2010, un amico sacerdote mi informò della presenza di p. Rupnik nella sua Diocesi di Nola (Na), confinante con la mia. Mi recai subito da lui, per invitarlo al mio Centro Logos, che lui accettò dopo qualche tempo. Fu un’ora e mezza di colloquio, che mi fece maturare una ennesima svolta. Nel giro di poco lasciai di nuovo tutto e così, il dodici aprile del 2012, nel secondo anniversario della morte di p. Spidlik, mi trasferii al Centro Aletti.

Come concili questa01LuigiRazzano nuova vita artistica con l’Ideale dell’Unità che abbiamo condiviso per tanti anni?

Intanto mi hanno sempre sorpreso i tantissimi aspetti in comune tra l’Ideale dell’Unità di Chiara Lubich e lo specifico impegno teologico e spirituale del Centro Aletti. Ciò mi ha confermato ancora una volta come l’Unità fosse un vero segno dei tempi. E alla luce dell’insegnamento di papa Francesco direi che non è possibile pensare neppure la Chiesa in modo Occidentale o Orientale, occorre più che mai pensarla in modo cattolico, nel senso universale del termine. Ogni realtà non è solo un’are geografica o culturale, ma una prospettiva spirituale, teologica  ed ecclesiale che fa della Chiesa una convergenza dei popoli in Cristo.
Per tornare alla domanda, mi chiedevi come concilio l’arte e la spiritualità dell’Unità. Il mio non è
uno sforzo conciliativo, come fossero due realtà differenti, ma un’esperienza di unità che vivo già a livello interiore. Ed è questa unificazione spirituale che traduce in unità anche le relazioni interpersonali. È bello, per esempio, poter constatare quanto questa unità tra di noi artisti del Centro si renda palpabile nei cantieri musivi che facciamo nelle diverse parti del mondo. Ogni volta che lavoriamo per un mosaico in una chiesa si tocca con mano la dimensione corale dell’arte e della Chiesa. Ed è bello poter constatare sempre quanto questa unità tra di noi diventi visibile e percepibile dalle varie comunità parrocchiali che incontriamo.


Che posto ha Gesù Abbandonato nella tua esperienza artistica?

Direi che è la conditio sine qua non. Senza di lui il sacerdozio, l’arte e perfino l’unità rischiano di essere esperienze idilliache. Lui è la chiave, la colonna e il fondamento, per dirla con P. Florenskij, dell’arte.  È l’esperienza di deserto che precede la fase creativa di ogni opera, il passaggio del Mar Rosso che porta alla libertà della contemplazione di un’opera. Può sembrare un paradosso ma l’unità personale tra arte e sacerdozio e l’unità tra noi artisti del Centro passa necessariamente attraverso una solitudine, spesso spiritualmente provata, nella quale il Signore ti chiama a stringerla prima personalmente con lui. Nessuna spiritualità comunitaria può fare a meno di questa dimensione personale. Solo un artista che muore a se
stesso può manifestare Cristo attraverso le sue opere. Gesù non ci ha lasciato nessuna opera sua che non fosse una manifestazione della gloria del Padre. Tutto è stato in vista del Padre. Non capisco perciò una scelta artistica di un sacerdote che riduca l’arte ad un mezzo per rappresentare o esprimere se stesso. È un controsenso che sovverte la logica della glorificazione del sacerdozio di Gesù.  

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Maria Voce e Jesús Morán a Matera, Capitale europea della cultura

18 giugno 2019

Comunicato stampa

Abitare lo spazio e il tempo. La cultura dell’unità al servizio della città.
Matera, 22 giugno, ore 10
Sala Congressi Casa Sant’Anna, via Lanera, 14
Intervengono la presidente dei Focolari Maria Voce e il copresidente Jesús Morán

 In un momento storico in cui appare difficile costruire significative relazioni tra le persone e stabilire dialoghi costruttivi con le istituzioni, nella Capitale europea della cultura ci si confronterà su se e come si possa oggi abitare la città rendendola “comunità integrata”, in grado di coniugare la dimensione identitaria e l’apertura al nuovo.

All’evento – organizzato dalla comunità di Matera del Movimento dei Focolari e dall’Associazione l’Elicriso di Matera, e coordinato da Gianni Bianco, giornalista RAI – interverranno anche il Sindaco, avv. Raffaello De Ruggieri, l’Arcivescovo di Matera-Irsina S.E. Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, ed il dott. Giovanni Oliva segretario generale della Fondazione Matera Basilicata 2019. I diversi interventi si alterneranno con spazi di carattere artistico-musicale affidati al gruppo Freilach Ensemble.

Nella prima parte della mattinata sarà data voce alla comunità locale del Movimento dei Focolari che, attraverso alcuni suoi rappresentanti, delineerà il profilo di un percorso di vita di oltre 50 anni in cui il tragico evento del terremoto del 1980 rappresentò l’occasione per suscitare in ognuno dei suoi membri la spinta ad essere a fianco degli ultimi organizzando turni di assistenza per gli sfollati prontamente accolti presso la casa di riposo Mons. Brancaccio.

Seguirà l’intervento di Maria Voce, attuale presidente del Movimento, al suo secondo mandato, subentrata a Chiara Lubich dopo la sua morte avvenuta nel 2008. Calabrese di nascita, laureata in Giurisprudenza, primo avvocato donna del foro di Cosenza, lascia una promettente carriera per seguire Dio nella via del Focolare. In Turchia dal 1978 al 1988 matura importanti esperienze in campo ecumenico e interreligioso stabilendo proficui rapporti con il Patriarca di Costantinopoli e con leader di altre chiese e religioni. Nel 2008 partecipa al Sinodo dei Vescovi su La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesae nel 2009 è nominata da Benedetto XVI, unica donna tra i 15 nuovi consultori, membro del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Maria Voce lancerà da Matera Capitale europea della cultura, visitata ogni giorno da migliaia di persone provenienti da ogni continente del pianeta, la proposta di porsi come modello nel vivere e promuovere una cultura, decisamente controcorrente, orientata all’unità dei popoli attraverso l’Amore evangelico concretamente vissuto e cominciando da chi ci vive accanto e manifesta ed esprime un pensiero molto diverso dal nostro.          

Un dialogo – intessuto tra il giornalista Gianni Bianco e il copresidente Jesús Morán– su come la cultura dell’unità possa esprimersi con un respiro internazionale e in particolare europeo, concluderà la mattinata. Nato in Spagna, Morán, appena ventenne entra a far parte del Movimento dei Focolari e vive per lungo tempo in America Latina tra Cile, Bolivia, Messico e Cuba. Filosofo con un dottorato in teologia, si specializza in antropologia teologica e teologia morale.     

Tra i molteplici eventi artistico-culturali che nell’arco dell’intero anno si susseguiranno a ritmi incalzanti a Matera e dintorni, questo si configura come un momento importante per la città per il coraggio della proposta rivolta all’intera Europa, di promuovere l’unica cultura capace di superare le diversità e di unire i popoli: la cultura dell’Amore reciproco proclamata da quel Gesù di Nazareth che, nella finzione filmica, più volte ha percorso le strade di Matera trasformate in set cinematografico.

            L’evento sarà trasmesso in diretta streaming. Per seguirlo collegarsi a www.focolaritalia.itwww.focolaripugliamatera.it o alla pagina Facebook @focolaritalia

Vedi anche: www.focolaritalia.it/events/abitare-lo-spazio-e-il-tempo-matera-22-giugno-2019/

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La bellezza di crescere – Ezio Aceti e Stefania Cagliani – Video delle 6 puntate

Guida per genitori ed educatori che vogliono amare

EZIO ACETI E STEFANIA CAGLIANI

Gli incontri, della durata di un’ora, sono stati trasmessi in diretta da Telepace per sei giovedì consecutivi.
PRIMA PUNTATA

SECONDA PUNTATA

TERZA PUNTATA

QUARTA PUNTATA

QUINTA PUNTATA

SESTA PUNTATA




In ospedale

In un momento di buio e stanchezza, in cui mi sembrava impossibile continuare a voler bene agli altri (dal dottore che mi curava ai miei nipotini che volevano giocare con me mentre avevo la eboclisi), mi è tornata a un tratto in luce la volontà di Dio. Mi è sembrato di “risorgere” e mi sono rimessa ad amare magari solo con un sorriso (m’avevano proibito di parlare) e ho perso ogni stanchezza. Che dono vivere l’attimo presente quando si soffre, quando umanamente non se ne potrebbe più… Il futuro si perde e tutto diviene quel presente che è Dio.

Giovanna – Firenze

Fonte: Il Vangelo del Giorno, Città Nuova editrice, Gennaio 2016, p. 18




Il sinodo dei Focolari in Italia per un nuovo inizio

«Camminare insieme», incontrarsi, parlarsi, condividendo i propri pensieri, emozioni, comportamenti, iniziative. «Camminare insieme» riflettendo su alcune domande chiave della vita, non solo cristiana. In primo luogo, l’ascolto perché se abbiamo due orecchie e una bocca un motivo ci sarà: ascoltare il doppio e parlare la metà. Siamo più abituati, forse per eccesso narcisistico, più a parlare, a farsi ascoltare, a restare sulla propria idea piuttosto che immedesimarsi con il vissuto di altri, comprenderli, accoglierli, farli nostri, apprezzarli. E così imparare dal basso, da tutti, da chi meno te lo aspetti perché ognuno ha qualcosa da dare, da dire, da offrire, da costruire. Del resto è proprio il condividere un tratto del nostro viaggio della vita insieme a chi ci sta più vicino, la caratteristica del “noi” che prende forma nel nostro quartiere, comunità, città.

È quanto accaduto nel «camminare insieme», questo vuol dire sinodo, all’interno delle comunità dei Focolari in Italia dal dicembre del 2021 a marzo del 2022 con migliaia di persone e centinaia di incontri. Percorso che si snoderà, all’interno della Chiesa italiana, con tappe successive, fino al Sinodo dei vescovi del 2023 dal titolo “Per una chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione” per individuare proposte e azioni pastorali comuni che affrontino le sfide del nostro tempo.

«Il cammino sinodale è stato gioioso ed efficace». «Stiamo provando ad imparare ad acquisire una coscienza comunitaria». «L’esperienza di unità fatta nel Movimento dei Focolari spinge ciascuno ad uscire per costruire o ricostruire rapporti con i fratelli».  Sono alcuni dei commenti delle migliaia di partecipanti riuniti in piccoli gruppi trasversali dei Focolari: intergenerazionali, formati da laici e chierici, da credenti e non credenti. Tutti alla pari, al di là dell’età, del ruolo, della vocazione, dell’essere uomini o donne. Gruppi in cui, dopo due anni di pandemia, è rifiorita la speranza per superare lo scoraggiamento, avviare processi di sviluppo, comporre nuove possibilità di vita nelle comunità con idee che nascono dal fare rete insieme nel territorio per creare brani di fratellanza vissuta.

Rete che si realizza agendo insieme ad altre associazioni, vicine per interessi o presenti nello stesso territorio, non per produrre convegni, tavole rotonde, dibattiti pubblici ma per ascoltare chi non ha spazi di ascolto, che è fuori dal recinto classico dei nostri orizzonti, fuori dal perimetro ecclesiale. La Cnal, Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali, propone tre laboratori per ascoltare: chi condivide un credo, dialogo ecumenico e interreligioso; chi fa del “bene comune” con il volontariato o il terzo settore; chi svolge un ruolo educativo e culturale a vantaggio dei giovani e delle nuove generazioni.

Per il cammino sinodale dei Focolari in Italia si è scelto di rispondere a cinque domande. Ci si è interrogati, stimolati e si sono cercate le risposte in modo comunitario, in spirito di comunione, unità, sinodalità: in fondo tre sinonimi. Non per produrre documenti  – come si legge nel documento preparatorio -, ma per «far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani …».

La questione più gettonata, il 58% dei gruppi, ha approfondito il tema dell’ascolto e del dialogo. Molti gli ostacoli da rimuovere tra cui: la superficialità nei rapporti, la troppa attenzione ai risultati e non alla persona che si ha di fronte, la risposta sempre pronta, il non saper perdere le proprie idee, le chiusure mentali, l’integralismo, l’autoreferenzialità. Ostacoli riferiti da molti e, in particolare dai giovani, in attesa di strade nuove fuori dai soliti schemi da confort zone. Così come nel dialogo è emerso che, all’interno delle comunità dei Focolari, si fa fatica ad accettare il conflitto, il confronto autentico per portare il proprio contributo senza timore di incrinare il clima di comunione. Ciò che in primo luogo favorisce l’ascolto e il dialogo è la cura delle relazioni, dedicare tempo ai rapporti, senza fretta. È un investimento nella “banca del tempo” che ha ricadute positive sull’intera comunità e nel territorio, genera nuova vita che nasce dall’amore reciproco e dal “fare insieme” anche con le nuove generazioni.

Un contributo tipico dei Focolari è nel desiderio di vivere insieme come comunità le parole del Vangelo, con, non solo un commento esegetico, ma con la comunicazione delle esperienze vissute: una vera novità. Raccontare cosa ha generato vivere la Parola di vita in noi e attorno a noi. La parola vissuta e comunicata, anche valorizzando gli “otri nuovi”, i Social, crea un inedito stile evangelico dove il rapporto tra i fratelli e le sorelle dei Focolari supera il confine tra famiglia naturale e comunità. Pietra miliare resta una indicazione di Chiara Lubich sull’essenzialità di vivere le tre comunioni nei gruppi: «Lasciarsi vivere dalla Parola, ricevere l’Eucarestia per essere sempre più Gesù, e comunicare con il fratello perché cresca l’amore reciproco». Quante comunità, iniziative sono nate da semplici atti d’amore, dal voler mettere in pratica la Parola che diventa vita, associazioni, opere? Se è accaduto “lì e allora” perché non può accadere anche “qui e ora”. Il Vangelo è lo stesso.

Si tratta di trovare spazi, luoghi, modi nella logica delle 3P: piccoli passi possibili. Con l’individuazione di obiettivi da perseguire nel discernimento comunitario e concreto nelle comunità abituandosi al dialogo, all’ascolto, allo scontro, alla comunione, finché arriva l’ispirazione dell’idea giusta, condivisa, praticabile, realizzabile. Obiettivi scelti con l’integrazione di tre criteri: interessi della comunità locale, esigenze della Chiesa nel territorio e le proposte nazionali e internazionali dei Focolari.

L’autorità è il collettivo, una leadership dialogica e le decisioni vanno prese insieme con corresponsabilità dal basso: un vero salto evolutivo dove occorre più disponibilità e una frequente alternanza dei ruoli. Il contributo tipico dei Focolari è costruire ponti, gettare il cuore oltre l’ostacolo, favorire la comunione, valorizzare l’altro e il carisma altrui, evidenziare il bene, metterlo in rete facendo da lievito nella pasta, mettendo in relazione persone, cristiani di altre chiese, credenti di altre religioni e persone diversamente credenti. Il luogo è il vicinato, il quartiere, la piccola comunità che diventa locale e globale, particolare e universale. Abbiamo il “collante”, il Volto per eccellenza, il diviso da Dio e dagli uomini per portare unità dove non c’è e partire dalle criticità per trovare nuove piste e sostenere tutte le persone impegnate nei vari organismi ecclesiali, sociali, politici. Non era solo un sinodo, era una rifondazione. Per un nuovo inizio

di Gabriele Amenta




“Spirito di Assisi” – Origine, sviluppi e prospettive

30 ANNI DI “SPIRITO DI ASSISI

assisi pace

Dépliant Assisi

Programma Assisi 2016

(Origine, tappe, sviluppi e prospettive)

Uno “spirito” che sta segnando il cammino dell’umanità

Nel secolo scorso le religioni hanno intrapreso un nuovo cammino: dopo secoli di diffidenze e di ostilità, hanno iniziato a incontrarsi, a dialogare, e soprattutto a operare insieme per la pace. Due in particolare gli eventi che hanno dato speciale impulso a tale processo.

Il primo la pubblicazione, il 28 ottobre 1965, della dichiarazione conciliare Nostra aetate, considerata la magna charta del dialogo fra le religioni. Il secondo, promosso da San Giovanni Paolo II, l’incontro ecumenico e interreligioso del 27 ottobre 1986, cui hanno offerto uno speciale contributo la Chiesa di Assisi, le Famiglie francescane unite, la Città, chiamate ad animare e a fare da sfondo a quello storico incontro.

Il 1986 era l’anno dedicato dall’ONU alla pace. Il metodo proposto, accolto favorevolmente da tutti i rappresentanti religiosi, fu quello del pellegrinaggio, del digiuno e della preghiera per la pace. Tale evento è stato all’origine dello “spirito di Assisi”. A coniare tale espressione fu San Giovanni Paolo II che, rientrato in Vaticano, due giorni dopo ricevette in udienza i rappresentanti delle religioni non cristiane. Rivolgendosi ad essi, formulò un auspicio, quasi una consegna: «Continuiamo – disse – a vivere lo “spirito di Assisi”»! In seguito, riferendosi allo stesso evento, precisò: «Quell’incontro ha una forza spirituale dirompente: come una sorgente a cui tornare per rinsaldare l’ispirazione; una fonte capace di sprigionare sempre nuove energie di pace!».

Nello “spirito di Assisi”: dal 1986 ad oggi

La Santa Sede, la Città di Assisi, i Francescani e altri Enti e Movimenti ecclesiali, le varie religioni stesse, in questi 30 anni, si sono fatti promotori di numerosi incontri ecumenici e interreligiosi per la pace, proponendo azioni comuni in favore del dialogo, dell’incontro e della preghiera per la pacifica convivenza fra i popoli.

San Giovanni Paolo II ha nuovamente convocato in Assisi le religioni mondiali il 9 gennaio 1993, a seguito della grave crisi scoppiata nei Balcani. Il Papa presagì che ancora una volta solo Dio poteva porre fine a quella assurda strage e convocò nella città di Francesco le tre religioni coinvolte: Cattolici, Ortodossi e Musulmani.

Fu poi la volta del grave attentato alle torri gemelle di New York. Le religioni ancora una volta, il 24 gennaio 2002, si ritrovarono ad Assisi, sollecitate dall’anziano Pontefice, per innalzare a Dio una speciale invocazione affinché fosse scongiurata una ulteriore crisi mondiale.

A 25 anni dall’evento del 1986, anche Papa Benedetto XVI volle essere in Assisi, con i rappresentanti delle religioni, per attingere nuovamente allo “spirito di Assisi”, cioè – come affermò – a quella “fonte ispiratrice”. Ciò avvenne il 27 ottobre 2011: anch’egli, sulle orme del predecessore, si fece pellegrino alla città serafica invitando i credenti delle varie fedi a farsi “Pellegrini della verità, Pellegrini della pace”. In quella occasione estese l’invito anche a 4 persone di cultura che non avevano riferimenti religiosi nella loro vita. In quel giorno Benedetto XVI definì l’iniziativa di Giovanni Paolo II: “audace e profetica”.

Lo “spirito di Assisi” e la comunione nella Chiesa Cattolica

Assisi, nel trentennio, è diventata città-icona di un ulteriore dialogo: quello all’interno della Chiesa cattolica. Giovanni Paolo II, agli albori del nuovo millennio, propose alla Chiesa di essere “comunione” e che questa dovesse “rifulgere nei rapporti fra i Vescovi, fra i Presbiteri e i Diaconi, fra Pastori e intero Popolo di Dio, fra Clero e Religiosi, fra associazioni e movimenti ecclesiali, ecc.”.

Dopo l’incontro dei Movimenti ecclesiali avvenuto in piazza San Pietro nel 1998 alla vigilia del Giubileo, ad Assisi, il 26 ottobre del 2000 si è svolto, nello “spirito di Assisi”, uno speciale incontro fra la grande Famiglia Francescana e una nuova famiglia ecclesiale: il Movimento dei Focolari. L’allora Custode del Sacro Convento, P. Giulio Berrettoni, invitò nella città serafica Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, per condividere un’esperienza di comunione: fra una “spiritualità antica” e una “spiritualità nuova”. 10 anni dopo, il 27 ottobre 2010, l’incontro si è ripetuto e allargato con la partecipazione di 14 Movimenti ecclesiali e oltre 40 Istituti religiosi antichi con la presenza di alcuni Superiori Generali e della Presidente del Movimento dei Focolari. Insieme hanno sottoscritto un patto di comunione ed si sono assunti l’impegno di diffondere nel mondo i “quattro dialoghi”, attraverso la spiritualità della comunione e il dialogo della vita.

San Francesco: “celeste patrono dei cultori dell’ecologia” e Papa Francesco

Lo “spirito di Assisi” in questi ultimi anni ha acquisito anche un’altra accezione: quella della difesa e della custodia del creato. Già il 29 novembre 1979 san Giovanni Paolo II aveva riconosciuto in Francesco d’Assisi un singolare cantore e difensore del creato. E con lettera motu proprio, aveva proclamato il Santo “celeste patrono dei cultori dell’ecologia”.

Tuttavia è stato Papa Francesco, fin dall’inizio del suo ministero petrino, a lanciare alla Chiesa e al mondo il tema della custodia del creato. Disse: “La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, riguarda tutti. É il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo” (19 marzo 2013).

Papa Francesco poi sì è pronunciato ulteriormente nel 2015, nella forma solenne della lettera Enciclica “Laudato si’’”, che fin dalle sue prime battute si ispira alla visione del mondo del Santo di Assisi. Una lettera indirizzata non solo alla Chiesa cattolica ma a tutti i membri della famiglia umana.

Iniziative per rivivere e consegnare lo “spirito di Assisi” alle nuove generazioni

Nel 2016 sono state programmate molteplici iniziative per celebrare i 30 anni dello “spirito di Assisi”. Già nel mese di gennaio 2016, in India, il “Franciscan Centre for Peace and Dialogue” fondato dai Conventuali in Kerala 20 anni fa, ha dato particolare solennità all’assegnazione del Premio Nazionale “spirito di Assisi”, invitando una delegazione di Frati della Basilica di San Francesco di Assisi.

Ad Assisi è stata poi allestita una elegante mostra che raccoglie le immagini più significative degli incontri e giornate di preghiera per la pace che si sono succeduti nella città serafica in questi 30 anni. La mostra, inaugurata lo scorso 7 maggio, sarà visitabile fino a novembre nel chiostro superiore Sisto IV della Basilica di San Francesco.

Anche a Marsala (TP), il 22 maggio 2016 (vedi comunicato stampa) si è tenuto un convegno sulle tematiche dello “spirito di Assisi” in particolare sui temi del dialogo interreligioso, sulla solidarietà a famiglie povere del territorio, sull’educazione alla legalità e sull’accoglienza dei rifugiati. Il convegno è stato promosso dalla Fondazione Francesco d’Assisi e dal Sacro Convento, in accordo con la Chiesa locale.

Quest’anno inoltre, la Comunità di Sant’Egidio, che in questi trent’anni ha lanciato le celebrazioni dello “spirito di Assisi” nelle capitali del mondo, con le Famiglie francescane ha scelto di realizzare l’evento commemorativo in Assisi. Una commissione allargata alla Diocesi e ad altri Enti e Movimenti ecclesiali è al lavoro per la programmazione dell’incontro per la pace che vedrà uniti ancora una volta i rappresentanti delle religioni mondiali in Assisi nei giorni da18 al 20 di settembre 2016.

Infine, il prossimo 27 ottobre, sempre in Assisi avrà luogo l’incontro annuale di preghiera per la pace.

L’obiettivo di tutte queste commemorazioni è quello di tenere vivo lo “spirito di Assisi”, ma soprattutto, dopo 30 anni, di consegnare tale “spirito” alle nuove generazioni. È quasi una bandiera che una generazione consegna a quella successiva perché i giovani si sentano interpellati e decisi a intraprendere ulteriori cammini di incontro e di dialogo fra le religioni e offrire all’umanità nuove prospettive di pace e di speranza.

L’impegno dei Francescani e di tutti

Frate Francesco, la spiritualità sgorgata dal suo carisma, il messaggio che i francescani sono chiamati a vivere e a diffondere con decisione anche oggi, lo “spirito di Assisi” che da ormai tre decenni sta percorrendo le strade del mondo: tutto si muova in sinergia per recare all’umanità un rinnovato messaggio di pace, occasione di dialogo e di fraternità, difesa e custodia del creato. Ne va del futuro del pianeta e dell’umanità.

Ci auguriamo che tanti uomini e donne di tutte le fedi, o anche privi di riferimenti religiosi nella loro vita, si sentano coinvolti nel farsi promotori di dialogo, di giustizia, di pace, di difesa e custodia del creato e di fraternità degli uomini fra loro e degli uomini con l’intero creato!

Assisi, 1 giugno 2016

P. Egidio Canil OFM Conv Delegato per lo “SPIRITO DI ASSISI” Sacro Convento – Assisi

Vedi anche: Articolo su città Nuova online Sete_di_Pace_Ad_Assisi_30_anni_di_religioni_e_culture

 




Margaret Karram: ritrovare la strada del rispetto dei diritti umani attraverso dialogo e riconciliazione

La dichiarazione della Presidente del Movimento dei Focolari in seguito allo scoppio delle gravi violenze in Terra Santa del 7 ottobre 2023: “Giustizia, il dialogo e la riconciliazione, strumenti indispensabili per costruire la pace”. 

Non ci sono parole per esprimere l’infinito dolore che ho in cuore per le popolazioni di Israele e Palestina; per i morti, le persone ferite, quelle tenute in ostaggio, i dispersi e le loro famiglie che l’ultimo, gravissimo scoppio di violenza ha provocato nella mia terra.E’ con profonda fede che, insieme a tutto il Movimento dei Focolari, mi unisco all’appello di Papa Francesco, a quello del Patriarcato Latino di Gerusalemme, alle parole di pace di  responsabili delle diverse Chiese Cristiane e dei leaders delle Religioni – in particolare della regione israelo-palestinese – nel chiedere che si fermino le armi e si comprenda che, come ha detto Papa Francesco all’Angelus di oggi, “il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma ogni guerra è una sconfitta”.Nella preghiera al Dio della Pace e della Giustizia sono unita anche a quanti in tutto il mondo offrono preghiere, sofferenze e azioni, perché la pace vinca sull’odio e il terrore. Il mio grazie particolare va a quanti mi hanno scritto da luoghi di conflitto, come l’Ucraina, esprimendo offerta e vicinanza pur nella tragica situazione in cui vivono da oltre un anno.Impegniamoci a costruire un mondo fraterno e a fare tutto quanto ci è possibile affinché questi popoli e quanti sono nelle stesse condizioni di instabilità e violenza, ritrovino la strada del rispetto dei diritti umani; dove la giustizia, il dialogo e la riconciliazione sono gli strumenti indispensabili per costruire la pace.

Roma, 8 ottobre 2023

Margaret Karram
Presidente del Movimento dei Focolari

Fonte: https://www.focolare.org/2023/10/08/margaret-karram-ritrovare-la-strada-del-rispetto-dei-diritti-umani-attraverso-dialogo-e-riconciliazione/




Rassegnarsi? No, grazie

Rassegnarsi? No, grazie

Come un’insegnante nel quartiere degradato di una grande città prova a non arrendersi allo squallore, al disordine e all’illegalità

Ogni mattina mi capita di vivere un’avventura sempre nuova e sempre sconcertante.

Esco di casa ed una breve passeggiata nel traffico mattutino mi porta alla metropolitana; respiro l’aria intrigante di una delle più grandi città d’Italia. Grande in tanti sensi: per la sua storia, per la sua gente, per le sue potenzialità, per le sue ricchezze di ogni genere, per il suo calore, per la sua sofferenze, per la sua dignità.

Entro in metropolitana fra volti sconosciuti ma non estranei; immagino storie, intrecci, fatiche… Poche fermate; esco dal tunnel, risalgo in superficie e… mi ritrovo – come Harry Potter! – in un altro mondo.

Il grigio di edifici scrostati ed imbrattati al limite dello squallore, marciapiedi sconnessi, cassonetti arrugginiti, rifiuti di ogni tipo disseminati lungo la strada: materassi, pezzi di elettrodomestici, mobili squartati, vetri rotti… tra le crepe dell’asfalto qualche timido ciuffo d’erba si affanna a dare un segno di speranza.

Un’altra passeggiatina e mi ritrovo a scuola; l’edificio non ha niente da invidiare al resto del rione: già entrarci richiede un grande atto di coraggio. Il coraggio di entrare nel ‘brutto’, nel ‘non accogliente’, nel ‘disordine’.

La scuola è praticamente sfornita di tutto, dell’essenziale, del necessario. Le classi, spoglie e disordinate, si affacciano su un corridoio che i colleghi chiamano significativamente il ‘miglio verde’, dall’appellativo del tragitto che nelle carceri americane porta dalle celle alla sedia elettrica.

Non disponiamo di un’aula docenti dove custodire in modo sicuro i documenti e i materiali (la scuola nei momenti notturni è spesso visitata…), lavorare serenamente, ricevere i genitori. Una stanza sufficientemente ampia c’è… ma è da anni diventata un deposito polveroso, pieno di scatole, libri vecchi, materiale dimenticato o inutilizzabile, anche ingombrante; risistemarla sarebbe un’impresa non da poco: tempo oltre quello del servizio, energia, materiali da comprare. Il personale ausiliario non è disponibile; tra i colleghi inizia la polemica: «Non tocca a noi», «Facciamo già abbastanza per uno stipendio inadeguato», «Non se ne parla proprio»…

Senza discutere troppo, ci accordiamo con un gruppetto di colleghi disponibili e motivate e diamo inizio ai lavori: scope,  stracci, buona lena e gioia di stare insieme per qualcosa di positivo. In due mattinate il magazzino diventa un’ariosa stanza con scaffali ordinati e sedie pulite (anche se non ce n’è una uguale all’altra!!!). L’ambiente aiuta e vuole esprimere l’impegno a rendere bello il nostro lavorare insieme per questi ragazzi che, anche se inconsciamente, hanno sete di bellezza e armonia.

Ma non è solo una questione di estetica o un capriccio; ci sono carenze ben più profonde che ci sfidano ogni giorno: la mancanza di strumenti didattici e tecnologici di base che potrebbero in qualche misura venire incontro alle esigenze di 110 ragazzini che vivono qui sei ore di ogni loro giornata. Hanno tutti facce e sguardi vivi, intelligenti… 110 paia di occhi dietro ai quali spesso si nascondono casi familiari e situazioni border line: genitori in carcere, altri latitanti, parenti morti in lotte fra clan, madri-ragazzine, famiglie ricombinate…

Sul rione incombe una cappa pesante, più pesante del cemento sporco che fa da sipario alle viuzze percorse da motorini sfreccianti, alle botteghe anguste, alle piazzette ed alle edicole dove si traffica, si spaccia, si decide.

E questa è l’amarezza più profonda che provo ogni mattina quando entro in questo mondo che, pur lontanissimo da quello in cui vivo, sento ogni giorno di più ‘mio’.

L’amarezza di constatare come il destino dei ragazzi che tutti i giorni mi vengono incontro sembri già deciso, segnato. La loro vivacità (a volte la loro sfrontatezza), la loro intelligenza, la loro voglia di vivere merita qualcosa di più che pomeriggi trascorsi davanti ai videogiochi o in giro per le strade ad imparare dai più grandi i trucchi e gli espedienti meno nobili per tirare a campare.

Le loro ambizioni (loro non lo sanno…) possono elevarsi molto oltre il raggiungimento del presunto prestigio di un boss o le unghie laccate per sembrare più grandi.

Ci si sente impotenti, sognatori senza speranza.

Un rione dove la miseria non è economica: è umana.

Un rione che sembra dimenticato da Dio e dagli uomini.

Un rione che non conosce spazi aggregativi, attività sociali, spiragli di futuro.

Un rione dove i ragazzi vengono a scuola per crudo obbligo, per paura dei carabinieri a casa.

Una mattina, entrando più tardi in classe, sono stata alla messa nella chiesa della zona. La celebrazione era accompagnata dalla musica ad alto volume che arrivava dalla strada: neo-melodici a tutto spiano, secondo i gusti del posto; a pochi metri dalla chiesa il ‘centro direzionale’ del quartiere: la materializzazione dell’illegalità, del disprezzo per il bene, dell’offesa ad ogni valore e ad ogni diritto.

Le parole del Vangelo del giorno risuonano forti come mai. «Gesù cominciò a dire: questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno…»..  Il cuore si fa piccolo… un velo di tristezza, una domanda: «Come fare? e se quel ‘segno’ potessi – con altri – essere anch’io? Ma come? Da dove cominciare?».

Con i colleghi siamo una bella squadra: non ci arrendiamo facilmente, anche se spesso ci ritroviamo con armi spuntate.

Con le assistenti sociali, i carabinieri del territorio c’è una collaborazione che può senz’altro crescere ma che è già un punto di forza.

Con le istituzioni… beh… il sindaco ed un paio di assessori sono passati di qui; hanno elogiato il nostro operato, hanno verificato difficoltà, carenze e pericoli; vedremo…

Ma in quel momento, davanti al tabernacolo, si riaffaccia un suggerimento importante: confidare nell’Onnipotente con quella fede che opera “miracoli”.

Ritrovo dentro una certezza:  davanti al Male che sembra dominare coscienze, rapporti, famiglie intere… solo il Bene può essere ‘la’ risposta, quel Bene ariete di luce e di speranza che sfonderà – prima o poi – il muro della malvagità, della violenza, dell’ingiustizia.

di Maria Silvia Dotta

 

 

 

 




Percorso vocazionale: “Find my way”. Video dei tre appuntamenti

Movimento dei Focolari Italia – tre serate alla ricerca del nostro posto del mondo

FIND MY WAY – per giovani dai 18 ai 30 anni

Primo appuntamento su: “Desiderio e dono” con Nicolò Terminio

VIDEO PRIMA SERATA

Secondo appuntamento su: “Ricerca ed ascolto” con la partecipazione di Inaki Guerrero Ostolaza (psicologo e psicoterapeuta)

VIDEO SECONDA SERATA

Secondo appuntamento su: “Percorsi di vita” con la partecipazione di Chiara D’Urbano (psicologa e psicoterapeuta)




Mariapoli Europea 2019

Conclusione della Mariapoli Europea:

In marcia verso l’unità!

 
Un tuffo nei luoghi d’origine del Movimento dei Focolari per ripartire per i propri Paesi con il marchio della fraternità. Questo è stata la Mariapoli Europea 2019 che ha visto alternarsi per un mese 2800 persone provenienti da tutti i Paesi europei e anche da nazioni di altri contenenti.

L’ultimo giorno alcuni appuntamenti speciali. La mattina del sabato 10 agosto ha visto alcune centinaia di partecipanti radunarsi davanti a Palazzo Scopoli per l’intitolazione della nuova “Via Chiara Lubich” a Tonadico, alla presenza del Sindaco Daniele Depaoli, dell’Arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, e di Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari.

Quello che è avvenuto qui per Chiara nel 1949 – ha sottolineato l’arcivescovo – è stata una vera esperienza mistica: ha visto come vive Dio e ha consegnato agli uomini la vita di Dio. Questo è un luogo che ha visto il passaggio di Dio in maniera importante. Chiediamo per i nostri popoli di poter essere uomini e donne che vedono Dio e raccontano Dio, la Sua bellezza, la Sua bontà”.

“A noi è piaciuto in particolar modo il titolo di questa Mariapoli “Puntare in alto”, ma anche il fatto di far incontrare, nel segno e nel nome di Chiara, diversità culturali europee – ha affermato il sindaco Depaoli -. Come amministrazione volevamo dare un segno di vicinanza a Chiara e al Movimento, per questo ci è parso naturale dedicare alla sua persona la via sulla quale si affaccia Baita Paradiso, ma anche Palazzo Scopoli, uno degli edifici simbolo della nostra comunità e della nostra storia”.

Subito dopo, alla Pieve di Fiera di Primiero, la Messa presieduta dall’arcivescovo di Trento, durante la quale, come avvenuto durante l’ultima Mariapoli svoltasi nel Primiero, i presenti hanno espresso in diverse lingue una preghiera di affidamento dei popoli a Maria.

Maria Voce: “Un rinnovato impegno, sia al livello personale che comunitario”

Il messaggio lanciato dalla Presidente dei Focolari Maria Voce, durante il programma conclusivo del pomeriggio, è stato accolto con grande attenzione e partecipazione: “I processi globali in corso mostrano l’interdipendenza planetaria di Stati, nazioni, comunità – ha sottolineato la presidente -. È sempre più evidente che c’è un comune destino per tutti i popoli della Terra e che i grandi temi dell’attualità riguardano questioni vitali per tutti: la cura dell’ambiente, le vecchie e nuove povertà, i conflitti invisibili e le guerre conclamate, le migrazioni su scala globale (spesso frutto proprio della povertà, delle guerre e dei cambiamenti climatici), la redistribuzione delle ricchezze, l’accesso alle risorse naturali, il riconoscimento dei diritti umani… Sono questioni trasversali alle differenze culturali, civili e politiche. Dunque immettono i popoli in un circuito di costante confronto, al fine di maturare processi di integrazione politica e di convergenza decisionale.

(…) Anche oggi, proprio come sessant’anni fa, possiamo pregare Dio per l’unità fra i popoli della Terra. Il mio augurio è che questa preghiera sia accompagnata da un rinnovato impegno, assunto sia al livello personale che comunitario, di vivere per il mondo unito. Diffonderemo quei germi del cambiamento utili a trasformare il presente e a scrivere pagine sempre nuove della storia della famiglia umana in marcia verso l’unità”.

Messaggio del Presidente del Parlamento Europeo

In un messaggio inviato ai partecipanti alla Mariapoli, il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, ha ricordato: “In un tempo segnato da divisioni, muri e fili spinati, è fondamentale rispondere con la logica dell’incontro e della comunità. Saluto pertanto gli amici provenienti da tutta Europa che, sull’esempio di Chiara Lubich, hanno condiviso questa straordinaria esperienza umana e spirituale basata sulla fraternità e sul rispetto reciproco”.

Questa esperienza forte di fraternità ha abbattuto muri e incomprensioni tra le persone provenienti dai diversi Paesi, e le testimonianze comunicate sabato 10 agosto pomeriggio, giorno delle conclusioni e della festa di chiusura della Mariapoli, all’Auditorium di Primiero non lasciano spazio a chiusure ed egoismi.

 

 

 

 

Per rivedere le dirette, cliccare qui

Per la prima volta insieme da tutta l’Europa, una vacanza speciale nelle Dolomiti per tornare nei luoghi dove l’esperienza della Mariapoli, ispirata dal carisma dell’ unità, è cominciata 70 anni fa.

Sullo sfondo di un continente europeo sempre più frammentato, il movimento dei Focolari
promuove per l’estate 2019 la sua prima Mariapoli europea dal titolo “Puntare in alto”.
Dal 14 luglio, per quattro settimane di seguito, si alterneranno persone provenienti da tutta Europa, a Tonadico, sulle Dolomiti, dove si è tenuta la prima “Mariapoli” settant’anni fa. La Mariapoli (Città di Maria), è un raduno in cui le persone che abitano questa “città temporanea” cercano di costruire un nuovo tipo di società basata sulla fraternità e il rispetto reciproco. Questa vacanza originale è aperta a persone di tutte le fedi, le estrazioni sociali e le culture.

Vedi il sito: www.mariapolieuropea.org

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PROGRAMMA DELLA MARIAPOLI

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Mariapoli Europea – Comunicato Stampa n.1 

Mariapoli-Europea – Comunicato n.2

Mariapoli Europea – Comunicato n. 3

Mariapoli-Europea-Comunicato-4

Mariapoli-Europea-Comunicato-5

 Indirizzo mail: mariapolieuropea.italia@gmail.com




“Economia disarmata”: gruppo di riflessione e azione

Gruppo di riflessione e azione su disarmo, riconversione e cammino della pace   promosso dal Movimento dei Focolari Zona Italia

Dopo la prima assemblea generale del Movimento dei Focolari in Italia, tenutasi a Castel Gandolfo dal 23 al 25 ottobre 2015, si è costituito un gruppo di lavoro per dare attuazione alla direttiva di seguire l’impegno per la costruzione della pace a partire dalle scelte nel campo della finanza e dell’industria del nostro Paese.

Il gruppo, che si è autodefinito, perciò, con il nome di “Economia Disarmata

  • Esercita un’attività di riflessione a servizio di azioni coerenti e consapevoli
  • Promuove direttamente e sostiene le attività di formazione e di impegno che si intende intraprendere in tal senso in Italia
  • Esprime posizioni nel dibattitto pubblico in concorso e condivisione con i responsabili nazionali del Movimento dei Focolari.

L’impegno per la pace è coessenziale al carisma dell’unità del Movimento nato storicamente con Chiara Lubich, sotto il bombardamento della città di Trento, e che ha come cofondatore Igino Giordani, che si definiva “deputato di pace” e perciò segno di contraddizione. Un tratto mantenuto ben saldo nel servizio svolto da Città Nuova con riferimento ai ricorrenti scenari di guerra.

Il primo compito da affrontare è quello dell’educazione integrale capace di alimentare una coscienza in grado di ribellarsi sempre verso la menzogna e la violenza.

Come osserviamo abitualmente, la consapevolezza dell’ingiustizia può produrre, invece, solo un’indignazione temporanea perché prevale l’accettazione della sconfitta, l’inutilità dell’azione secondo giustizia.

La diffusione più efficace del messaggio con i social media o la presenza agognata sui maggiori mezzi di informazione non risolvono la questione principale di trovare un soggetto umano capace di prendere posizione, anche da solo se necessita. Ce ne accorgiamo con molti dei nostri compagni di viaggio, anche e soprattutto credenti, che, pur bravi e sensibili, hanno interiorizzato una sconfitta profonda, fino a percepire l’impossibilità di poter fare qualcosa per cambiare il mondo.

Esiste una frattura molto profonda nel vissuto personale conseguente alla fine di ogni mito rivoluzionario. Il campo educativo, non solo per giovani, va quindi pensato a partire da questo stato di cose trovando il modo efficace per andare alle radici della coscienza con percorsi di interiorizzazione della vicenda di Milani, Mazzolari, La Pira, Giordani, Capitini, ecc.

Tra le tappe del percorso di questo gruppo di lavoro si segnala il sostegno all’iniziativa sulla politica di pace e disarmo promossa il 16 marzo 2016 presso la Camera dei deputati dai Giovani per un mondo unito e dalle scuole di partecipazione del Movimento politico per l’unità.  Il dialogo avviato con alcuni parlamentari e pezzi della società civile ha condotto i responsabili del Movimento dei Focolari in Italia a prendere esplicita posizione sulla violazione della legge 185/90 che vieta l’invio di armi nei Paesi in guerra.

Di Economia civile e disarmata si è parlato, in maniera sempre più approfondita, e creando sinergie, con l’istituto universitario Sophia , il Polo Lionello per l’economia di comunione e Banca Etica a Loppiano il 19 aprile 2016.

Sempre a Loppiano, l’11 maggio si è svolta un’intera giornata seminariale promossa da Made in the world (associazione di riflessione per l’impegno sindacale), dove è stata affrontato il nodo della politica industriale di Finmeccanica e il ruolo dei lavoratori nelle aziende di armi.

Per dare continuità all’impegno e all’esplicita presa di posizione del Movimento dei Focolari in Italia, si è stimolato un confronto aperto in sede parlamentare con un seminario promosso dal Movimento politico per l’unità il 5 luglio 2016 presso la Camera dei Deputati su “Guerre, scelte di pace e riconversione industriale”. L’incontro è stato promosso assieme a numerose associazioni e reti civili con la partecipazione, oltre di deputati senatori diversi parlamentari delle commissioni industria e difesa, di due relatori di prestigiosi centri di ricerca: l’istituto Archivio Disarmo, con il quale è già iniziato un rapporto di collaborazione, e l’istituto Affari internazionali.

Alla questione dell’Economia disarmata è stata dedicata una parte significativa del programma della scuola estiva promossa a Siracusa dal 2 al 12 agosto 2016 dai Giovani per un mondo unito.

Il Movimento dei Focolari ha aderito e invitato alla partecipazione della Marcia Perugia Assisi 2016 per la pace e la fraternità del 9 ottobre, facendo precedere tale gesto, che ha coinvolto come sempre un centinaio di migliaia di persone di diverse culture, da un convegno svoltosi il 5 ottobre presso il Centro La Pira di Firenze assieme a  diverse associazioni (Fondazione Balducci, Rete Disarmo, Fondazione don Milani, Dialogo interreligioso).

In questa occasione i presenti, hanno ricevuto l’invito a continuare nella strada intrapresa da Michele Gesualdi, uno dei ragazzi della scuola di Barbiana che resta l’esperienza feconda di formazione delle coscienze alla pace senza sconti e compromessi fino alla necessaria disobbedienza alle leggi ingiuste.

Nell’ottica di andare alle radici di una scelta di pace è stato avviato un percorso di confronto tra la scuola del pensiero del realismo politico che giustifica la guerra giusta (Niebuhr), il centro La Pira di Firenze e l’associazione italiana Thomas Merton.

In vista della settimana mondo unito a Firenze del maggio 2017 si vuole offrire, tra l’altro, una conoscenza sempre più diretta dell’esperienza di don Milani andando alle radici del ripudio della guerra espressa nella lettera ai cappellani militari.

Nel più lungo termine, si vuole proporre  a cominciare dall’estate 2017, nel pieno del triennio di rievocazione del primo conflitto mondiale, un percorso di approfondimento sui luoghi dove si è consumata “l’inutile strage” che, secondo una certa retorica, avrebbe forgiato l’unità nazionale, ma che, in effetti, rappresenta la rottura epocale, spesso rimossa, che continua a segnare la nostra epoca avvolta da quella che papa Francesco invita a riconoscere come una guerra mondiale a pezzi alimentata da un’insensata economia delle armi.

Vedi anche articolo su Città Nuova

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Loppiano: “cittadella” dei Focolari impegnata nella produzione e vendita di mascherine “made in Loppiano”

 

MADE IN LOPPIANO – ACQUISTO MASCHERINE

Coronavirus Covid-19: “cittadella” dei Focolari impegnata nella produzione di mascherine “made in Loppiano”

Fonte articolo – AGENSIR

“Un’occasione per fare qualcosa di concreto per l’altro e in aiuto al nostro Paese, in questo momento di incertezza e sospensione”. Così Luisa Colombo spiega al Sir le ragioni che hanno spinto il marchio “Fantasy”, fabbrica che da oltre 50 anni produce prodotti tessili per l’infanzia, a riconvertirsi passando dalla produzione di oggetti alla fabbricazione di mascherine di protezione individuale anti Covid-19.

La fabbrica si trova nel cuore della cittadella del Movimento dei Focolari, a Loppiano: 260 ettari di terreno immersi nel verde delle colline di Incisa Valdarno, a meno di 20 chilometri da Firenze. Qui oggi vivono quasi un migliaio di persone: arrivano da tutto il mondo aderendo alla proposta fatta agli inizi degli anni ’60, dalla fondatrice Chiara Lubich, di “incarnare in una città la legge evangelica dell’amore reciproco, unendola ad elementi di una città moderna in cui vivere, istruirsi, lavorare”.

Due anni fa, Papa Francesco visitò Loppiano e chiese agli abitanti della cittadella di mettersi in ascolto delle “urgenze spesso drammatiche che ci interpellano da ogni parte e non possono lasciarci tranquilli”. Occorrono – disse in quell’occasione  – uomini e donne “capaci di tracciare strade nuove da percorrere insieme” per dar vita ad “una civiltà globale dell’alleanza”.

”Fantasy, come gli altri brand che operano all’interno della Cittadella, aderisce da sempre a questo “stile di vita”, ritagliandosi un posto importante nel mercato dei prodotti tessili per l’infanzia. “A fine febbraio però – racconta Luisa Colombo, che insieme a Marco Barlucchi, è responsabile del progetto “mascherine” – ci siamo resi conto che la crisi del settore stava peggiorando. L’epidemia e subito dopo il blocco della Cina hanno cominciato ad avere un impatto molto forte che si è fatto subito sentire sul calo delle commissioni e degli ordini”. È a quel punto che a Loppiano arriva una richiesta insolita da parte della Regione Toscana: la disponibilità a fabbricare mascherine. Fantasy aderisce subito, riconvertendo, nel limite del possibile, i laboratori di cucito e stoccaggio.

Alla produzione – racconta sempre Colombo – partecipano gli abitanti della cittadella, in particolare gli oltre 100 giovani che si trovano qui come ospiti per un periodo di tempo, provenienti da tutto il mondo. Divisi in due turni da 35 persone, vengono realizzate dalle 3mila alle 5mila mascherine al giorno. “L’idea è quella di offrire mascherine made in Loppiano” che la Regione Toscana distribuisce soprattutto agli operatori e a chi lavora nelle case di cura per anziani. “Ci siamo messi in questo progetto – aggiunge Colombo – coscienti di vivere in un momento di grande incertezza, dove nessuno ha ancora le idee chiare di come da qui a qualche mese evolveranno la situazione e le nostre vite, ma abbiamo accolto questa richiesta perché ci è sembrata subito un’attività che può coniugare da una parte il desiderio di dare un contributo al nostro Paese e dall’altra le necessità, in questo tempo di crisi, di trovare uno sbocco economico e di lavoro”.

Fonte: SIR Agenzia d’informazione

https://www.madeinloppiano.com/it/




“Stop alle forniture militari all’Arabia Saudita. Si salvi il lavoro in Sardegna”

Rivedi gli interventi

Comunicato stampa – 21 giugno 2017
“Stop alle forniture militari all’Arabia Saudita.
Si salvi il lavoro in Sardegna”

L’appello ai parlamentari italiani presentato oggi alla Camera da Reti e associazioni della pace, dei diritti umani e dell’intervento umanitario.
Le bombe italiane fanno stragi di civili in Yemen, alimentando uno dei conflitti più drammatici e gravi al mondo
Presentata oggi a Roma, in una partecipata conferenza stampa alla Camera dei Deputati, la proposta di Mozione parlamentare predisposta da alcune organizzazioni e reti della società civile italiana a riguardo del conflitto in Yemen.
”Si fermino le forniture militari verso Arabia Saudita e propri alleati” è il punto principale della proposta, lanciata da Amnesty International Sezione Italiana, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari in Italia, Oxfam Italia, Rete Italiana per il Disarmo, Rete per la Pace. Il testo di mozione riprende e rilancia quello della Risoluzione votata dal Parlamento Europeo (a febbraio 2016 e a metà giugno 2017) che per ben due volte ha richiesto di “avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’UE di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale da parte di tale paese nello Yemen”.
Nel corso della conferenza stampa sono stati richiamati da Archivio Disarmo i dati delle forniture militari italiane verso Arabia Saudita e Medio Oriente, mentre Amnesty International Italia, Ofxam Italia e Medici Senza Frontiere hanno evidenziato le drammatiche situazioni umanitarie e di violazione dei diritti umani in Yemen, in particolare ricordando gli attacchi subiti dagli ospedali in questi due anni di guerra e la situazione socio-sanitaria completamente degenerata (da cui è derivata l’attuale epidemia di colera).
Dopo aver illustrato il contenuto dell’Appello ai parlamentari, e i dati riportati anche nel testo di Mozione, si è dato spazio al “Comitato Riconversione RWM per la pace, il lavoro sostenibile, la riconversione dell’industria bellica, il disarmo” composto da oltre 20 organizzazioni della Sardegna che ha riportato all’attenzione nazionale le azioni locali per la riconversione produttiva dell’industria bellica nel Sulcis Iglesiente. Iniziativa derivata proprio come azione territoriale di reazione alla produzione e vendita di ordigni della RWM Italia verso l’Arabia Saudita.
Hanno poi portato sostegno alle iniziative in programma i rappresentanti di Fondazione Finanza Etica, Rete della Pace, Movimento dei Focolari in Italia, Rete Italiana per il Disarmo.

Nel corso dell’incontro si è infine ricordato che secondo il “Rapporto finale del gruppo di esperti sullo Yemen” inviato lo scorso 27 gennaio 2017 al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dichiara che «Il conflitto ha visto diffuse violazioni del diritto umanitario internazionale da tutte le parti in conflitto. Il gruppo di esperti ha condotto indagini dettagliate su questi fatti ed ha motivi sufficienti per affermare che la coalizione guidata dall’Arabia Saudita non ha rispettato il diritto umanitario internazionale in almeno 10 attacchi aerei diretti su abitazioni, mercati, fabbriche e su un ospedale». Da qui la richiesta di compiere azioni che riportino al centro i principi e le prescrizioni della normativa italiana (legge 185/90) e del Trattato sul Commercio delle Armi ratificato dall’Italia nel luglio 2014:
Bloccare l’esportazione di armi all’Arabia Saudita e a tutti Paesi coinvolti nel conflitto armato in Yemen
Attivare e finanziare il fondo per la riconversione previsto nella stessa legge 185/90 contemporaneamente ad una discussione pubblica sull’impatto del complesso militare-industriale

Alcune dichiarazioni dei referenti delle organizzazioni promotrici dell’Appello ai parlamentari:
”La situazione oggi in Yemen è più che drammatica: un conflitto sporco che va avanti da più di due anni e di cui conosciamo poco forse anche perché pochi saranno i profughi che verranno in Italia da quelle zone. E così il disinteresse è generale! Una situazione che deve finire, per salvaguardare i diritti umani della popolazione yemenita”
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International

”Oxfam è presente in Yemen da 34 anni e il principale intervento anche oggi riguarda la fornitura di acqua e servizi igienici di base; occorre ricordare che oggi circa il 60% dalla popolazione in Yemen ha difficoltà nel reperire il cibo quotidiano, con 4,5 milioni che soffrono di malnutrizione (di questi circa 2 milioni sono bambini). Ci sono 3 milioni di sfollati, di cui non si parla. La comunità internazionale deve farsi carico di questa drammatica situazione”
Paolo Pezzati, Oxfam Italia

“In un territorio difficile, con tassi di disoccupazione altissima, abbiamo creato un Comitato formato da oltre 20 organizzazioni, perché vogliamo uno sviluppo sano, sostenibile, pacifico e non sfruttato o succube di logiche di guerra. Dal nostro lavoro non deve derivare morte e distruzione, in particolare di civili e bambini. Vogliamo poter costruire un lavoro che produce futuro e che si possa raccontare ai propri figli… Basato sulla pace. Chiediamo alle istituzioni di rovesciare la situazione che si è creata: nel 2001 una fabbrica esplosivi ad uso civile è stata convertita con soldi pubblici al militare. Perché non si può fare il percorso inverso?”
Arnaldo Scarpa, Comitato Riconversione RWM per la pace, il lavoro sostenibile, la riconversione dell’industria bellica, il disarmo.

“La storia di Domusnovas ha una potente valenza simbolica che non può essere ignorata; oggi la politica nazionale ed internazionale si riempie la bocca con lo “sviluppo sostenibile” mentre nella realtà si favorisce la produzione di armi. Il nostro ruolo e apporto sarà quello di creare le condizioni di pressione sull’azienda tramite l’azionariato critico per un cambio di rotta. Riconvertire le aziende a produzione militare è possibile”.
Nicoletta Dentico, vicepresidente Fondazione Finanza Etica

“Secondo i dati del SIPRI, l’Arabia Saudita, nel quinquennio 2012-2016, è il secondo paese importatore di maggiori sistemi d’arma al mondo, conquistando l’8,2% del mercato globale. È stato inoltre accertato, per ammissione della stessa coalizione, l’impiego delle bombe a grappolo, bandite a livello internazionale dal 1 agosto del 2010, dopo la firma della Convenzione internazionale sulle bombe a grappolo. Dall’Italia invece sono partite bombe della classe MK e nel 2016 se ne ipotizza ragionevolmente un export di circa 20.000 tra bombe e parti di quest’ultime per un valore di svariate centinaia di milioni di euro”.
Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio Disarmo e Rete Italiana per il Disarmo

“Dobbiamo fare sinergia su questi temi, e portare avanti insieme questo lavoro e questo percorso. Perché le istituzioni non rispondono? Come mai non bastano gli appelli di Papa Francesco? Quante volte deve parlare il papa? Dobbiamo essere accanto a chi lotta per la riconversione e dobbiamo stare a loro fianco”
Alfredo Scognamiglio, Movimento dei Focolari in Italia

“E’ importante questo lavoro congiunto, ed è rilevante che una grande fetta della società civile italiana si stia impegnando visibilmente e con forza sul tema del conflitto in Yemen e delle responsabilità dell’Italia. Occorre tenere insieme tutto il quadro, in particolare partendo da atti di trasparenza fondamentali. E’ inaccettabile che la vendita di armi sia un fiore all’occhiello che il Governo sta sbandierando da troppo tempo”.
Vittorio Cogliati Dezza, Rete della Pace

Di seguito il testo dell’Appello ai parlamentari e la proposta di Mozione

CS_AppelloNoArmi_Yemen

Carlo Cefaloni

ufficiostampaitalia@focolare.org

cell. 328/0531322




“Viaggiando il Paradiso di Chiara”. Video dei 4 appuntamenti

19 Marzo 2021 – Video del 4° appuntamento 


Mostra dei quadri dipinti da Michel Pochet a illustrazione del Paradiso di Chiara Lubich.

In occasione del Centenario della nascita di Chiara Lubich fondatrice del Movimento dei Focolari si è pensato di dedicarle una mostra di opere di Michel Pochet intitolata “Viaggiando il Paradiso di Chiara”.

A causa dell’emergenza sanitaria la mostra sarà inaugurata il 28 aprile 2021 a Napoli e terminerà il 12 Maggio 2021. Per meglio gustare il contenuto delle opere abbiamo pensato a degli appuntamenti via Zoom durante il quale Michel Vandeleene, Teologo, illustra alcune tele, e Tatiana Falsini, critica d’arte offre una sua chiave di lettura. Presente l’autore Michel Pochet.

Sul nostro canale YouTube Focolaritalia trovate anche il video del primo appuntamento.

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Eletta la nuova Presidente del Movimento dei Focolari: è Margaret Karram

Eletta il 31 gennaio, è la terza Presidente a guidare il Movimento dopo la fondatrice, Chiara Lubich e dopo Maria Voce che ha appena concluso due mandati.

COMUNICATO STAMPA – 1 febbraio 2021

Margaret Karram, della Terra Santa, è stata eletta ieri Presidente dei Focolari con oltre due terzi delle preferenze degli aventi diritto al voto tra i partecipanti all’Assemblea generale del Movimento, composta da 359 rappresentanti di tutto il mondo. Succede alla fondatrice Chiara Lubich e a Maria Voce che è rimasta in carica per 12 anni (due mandati).

Margaret Karram ha 58 anni ed è araba, cristiana-cattolica. È nata ad Haifa e si è laureata in Ebraismo all’Università ebraica di Los Angeles (USA). Ha ricoperto vari incarichi di responsabilità per i Focolari a Los Angeles e a Gerusalemme. Ha collaborato anche in diverse commissioni e organizzazioni per la promozione del dialogo tra le tre religioni monoteiste, come la Commissione Episcopale per il dialogo interreligioso, nell’Assemblea dei Cattolici Ordinari della Terra Santa e l’organizzazione ICCI (Interreligious Coordinating Council in Israel). Ha lavorato 14 anni al Consolato generale d’Italia a Gerusalemme. Dal 2014 è al Centro internazionale dei Focolari come consigliera per l’Italia e l’Albania e corresponsabile per il Dialogo tra Movimenti ecclesiali e nuove Comunità cattoliche. Parla arabo, ebraico, italiano, inglese. Nel 2013 è stata insignita del premio “Mount Zion Award” per la riconciliazione, attribuitole insieme alla studiosa e ricercatrice ebrea Yisca Harani, per l’impegno nello sviluppo del dialogo tra culture e religioni diverse. Nel 2016 ha ricevuto il Premio internazionale S. Rita per aver favorito il dialogo tra cristiani, ebrei, musulmani, israeliani e palestinesi, partendo dalla quotidianità della vita vissuta.

Le elezioni si sono svolte ieri, 31 gennaio 2021, ma la sua nomina è divenuta effettiva solo oggi, in seguito alla conferma da parte del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, come previsto dagli Statuti generali dei Focolari. Nel documento si auspica infine che la nuova Presidente possa assolvere il proprio compito “con fedeltà, spirito di servizio e senso ecclesiale, per il bene dei membri dell’Opera e della Chiesa universale”. I compiti della Presidente dei Focolari In base agli Statuti generali del Movimento, la Presidente, è scelta tra le focolarine (consacrate, a voti perpetui) e sarà sempre una donna. Lei – vi si legge – è “segno dell’unità del Movimento”; ciò significa che rappresenta la grande varietà religiosa, culturale, sociale e geografica di quanti aderiscono alla spiritualità dei Focolari nei 182 Paesi in cui il Movimento è presente e si riconoscono nel messaggio di fraternità che la fondatrice, Chiara Lubich, ha tratto dal Vangelo “Padre, che tutti siano una cosa sola”. (Gv 17, 20-26) Sono molti gli impegni e le sfide che attendono Margaret Karram nei prossimi anni: compiti di governo e indirizzo di un Movimento di dimensione mondiale come i Focolari, profondamente immerso nelle realtà e nelle sfide locali e globali dell’umanità, a partire da questo tempo di pandemia. Gli Statuti indicano inoltre lo “stile” che deve contraddistinguere l’operato della Presidente: “La sua sarà soprattutto una presidenza della carità – si dice – perché dovrà essere la prima ad amare e cioè a servire i propri fratelli, ricordando le parole di Gesù “(…) chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (Mc 10, 44). L’impegno primario della Presidente, dunque è quello di essere costruttrice di ponti e portavoce del messaggio centrale della spiritualità dei Focolari, pronta a praticarlo e diffonderlo, come si legge più avanti, anche a costo della propria vita. Prossime tappe dell’Assemblea generale dei Focolari sono l’elezione del Copresidente, oggi pomeriggio, e dei consiglieri il 4 febbraio prossimo.

Stefania Tanesini

Cell. +39 338 5658244

Margaret-Karram-eletta-Presidente-dei-Focolari

Leggi anche articolo su città Nuova https://www.cittanuova.it/karram-neo-presidente-focolari-dialogo-lunica-soluzione

VIDEO DEL 1 FEBBRAIO 2021 SERVIZIO SU TV 2000 

VIDEO DUE DONNE VINCONO IL PREMIO MONTE SION 2013




Diffondiamo a tutti l’antivirus della fraternità

In questo periodo segnato dall’emergenza Coronavirus, facciamo circolare delle buone pratiche di fraternità che si vivono quotidianamente.

26 febbraio 2020

Oggi alle ore 13, su iniziativa del sindaco di Gorgonzola, io parroco insieme al sindaco e alla presidente della Proloco, accompagnati dal capo dei vigili urbani di Gorgonzola, siamo andati ad incontrare i sindaci di Codogno e di Casalpusterlengo, al limite della zona rossa.

Siamo andati per consegnare loro quattro forme di gorgonzola come segno: segno della vicinanza della nostra gente alla popolazione della zona rossa. Segno per me di voler donare un antivirus, l’antivirus della fraternità, perché con il corona virus rischia di diffondersi oggi fra le persone un virus più pericoloso, ed è il virus dell’indifferenza, del sospetto e dell’individualismo.

Per questo ci sembrava importante dire che siamo vicini alle popolazioni colpite; siamo vicini con un segno di solidarietà, di vicinanza, di attenzione, di fraternità. Abbiamo invitato i due sindaci a venire a Gorgonzola per la sagra del gorgonzola. Loro sono stati molto, molto contenti.

Hanno detto che è stata la prima delegazione ufficiale di un comune di un parroco ad andare da loro per manifestargli un segno di vicinanza. Erano quasi commossi tanto erano contenti e non finivano mai di ringraziarci; di ringraziarci non tanto per quattro forme di gorgonzola, ma ringraziarci per questa vicinanza, per questa attenzione alla loro situazione.

Chiaramente abbiamo parlato a due metri di distanza con tutte le mascherine, con tutte le precauzioni che la legge impone anche se loro non sono infetti e non hanno alcun problema. E’ stato credo davvero un momento molto bello, direi proprio un segno grande, un segno di fraternità, un segno d’amore. 

L’attenzione che dobbiamo avere per non contagiare va vissuta non nella forma del sospetto, ma nella forma di un atto d’amore reciproco che ci doniamo vicendevolmente. E allora anche le privazioni che ci sono richieste, credo sia importante viverle proprio come atto d’amore nei confronti dei fratelli. Diffondiamo a tutti l’antivirus della fraternità.

don Paolo Zago – parroco di Gorgonzola (MI)

http://www.focolaritalia.it/2020/03/10/contagiamoci-con-le-buone-pratiche-di-fraternita/




“Le sfide esistono per essere superate”. Percorso on-line per educatori pastorali

PER RIVEDERE LE RELAZIONI SU YOUTUBE VAI A QUESTO CANALE

MATERIALE DEL CORSO A QUESTO LINK

CENTRO EVANGELII GAUDIUM
“Le sfide esistono per essere superate” (Evangelii gaudium, 109).

Percorso on-line internazionale per educatori pastorali con relazioni, workshop, condivisioni e “tirocinio” virtuale in alcune comunità diocesane e parrocchiali.

29 giugno – 4 luglio 2020

A quanti sono impegnati nei diversi ambiti della pastorale diocesana e parrocchiale si offre un percorso alla luce della spiritualità dell’unità e guidato dalle indicazioni dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium.

Le lezioni, tra relazioni e laboratori interattivi, si svolgeranno online.

Il corso sarà in lingua italiana, con traduzioni in lingua inglese, portoghese e spagnola.

Contatto: ceg@sophiauniversity.org

PROGRAMMA:

VOLANTINO Corso online EducatoriPastorali




Progetto DialogUE: praticare l’arte del dialogo

Immergersi nel senso del dialogo e confrontarsi per poterlo vivere concretamente ogni giorno. È questo l’obiettivo principale degli 8 webinar promossi dal progetto “DialogUE: Diverse identità alleate aperte per generare un’Europa unita”. Un percorso per approfondire e cogliere la bellezza di questa arte, aperto a tutti.

Ci si può capire tra cristiani, musulmani e altre religioni? Si può lavorare insieme a chi, pur dello stesso credo, lo vive con espressioni d’avanguardia o al contrario ancorato alle tradizioni? Ci si può capire tra chi crede in un Dio eterno, e chi non ha aldilà? Come possiamo costruire un’Europa unita fra Paesi dell’est e dell’ovest così diversi in storia, cultura, sviluppo, tradizione?

Sono questi i quesiti che muovono il progetto DialogUE – Diverse Identities Allied Open to Generate a United Europe, un progetto nato in Europa in particolare attraverso l’Associazione Internazionale New Humanity,  espressione del Movimento dei Focolari che, fin dalla sua nascita, ha fatto del dialogo uno stile di vita; una missione per la quale si impegna quotidianamente a vari livelli insieme a tante organizzazioni che sentono la stessa passione per edificare società più fraterne.

Dopo avere ricevuto un riconoscimento e finanziamento dal programma CERV della Commissione Europea, l’obiettivo di questo progetto che mette al centro persone e valori, è quello di raccogliere nell’arco di due anni i frutti che nascono  dal dialogo spesso sfidante fra gruppi diversi, per plasmare un’Europa che sia sempre più espressione di quell’”unità nella molteplicità” che è il suo motivo di essere

Su questa base, e in collaborazione con Fondazione per Sophia, dal 18 febbraio 2023 sarà possibile partecipare ad un approfondimento sul dialogo attraverso un corso online articolato in 8 appuntamenti; dei webinar aperti a  tutti da poter seguire in lingua italiana con traduzione in inglese, francese, ungherese. I primi quattro ci permetteranno di immergerci nel senso del dialogo e saranno condotti da Roberto Catalano,  esperto internazionale di dialogo. Seguiranno 4 approfondimenti in ambiti specifici, offerti a più voci ed espressione di altrettanti laboratori in corso sul territorio nonché fra persone e cittadini di vari Paesi in Europa. Il calendario, con le varie tematiche da affrontare, sarà articolato in questo modo:

18/02/2023 dalle ore 15 alle 17  – La necessità dell’identità

21/02/2023 dalle ore 19 alle ore 21 – Al di là dell’impossibile. Esperienza di 2 anni di dialogo online tra est-ovest Europa

25/02/2023 dalle 15 alle 17  –  L’inevitabilità dell’ ‘altro’

03/03/2023 dalle ore 19 alle 21 –  Insieme per l’Europa

04/03/2023 dalle 15 alle 17 –   Il segreto del vero rapporto: la Regola d’oro

11/03/2023 dalle 15 alle 17 –    Dialogo e fraternità o fraternità e dialogo

23/03/2023 dalle ore  17 alle 19 –  Secolarità contro religione? Imparare dagli opposti. L’esperienza fra Cristiani e Marxisti

25/03/2023 dalle  ore 15 alle -17 – Dialogo Interreligioso:  nascita, sviluppi e profezia

Un vero e proprio cammino che risponde al bisogno di comunicare e di scoprire le ricchezze di ognuno, valorizzando nello specifico ciò che unisce e guardano alle differenze come un terreno fecondo per crescere pazientemente nel rispetto di tutti.

È possibile partecipare gratuitamente compilando il modulo di iscrizione al seguente link: https://forms.gle/mhvoaTkdrfdqc9kV9

Per ricevere maggiori informazioni rivolgersi all’indirizzo: dialogue@new-humanity.org.

Fonte: https://www.focolare.org

 




Carlo & Alberto: due come noi

26-02-2016 di Franz Coriasco
Fonte: Rivista: “Unità e Carismi” n. 3/2016 p. 47/50
La Diocesi di Genova ha iniziato nel 2008 una causa congiunta per la beatificazione di due amici, Carlo Grisolia e Alberto Michelotti, morti 36 anni fa, a 40 giorni di distanza l’uno dall’altro. Alberto, nato a Genova il 14 agosto 1958, animatore ACR, catechista, impegnato in parrocchia; con la Mariapoli del 1977, “Dio amore” entra nella sua vita. Carlo Grisolia, nato a Bologna nel 1960, da Chiara Lubich ha imparato la strategia del “farsi santi insieme”. Alberto e Carlo sono nello stesso gruppo gen della Val Bisagno. Lasciamo che ci racconti la loro storia uno che li ha conosciuti da vicino.

Tanto vale dirlo subito: questo ricordo è innanzi tutto la storia di un apparente paradosso. Anzi, di parecchi paradossi e di altrettanti azzardi, oltreché del mistero e degli smarrimenti che accompagnano gli umani quando si trovano a fare i conti con le dipartite troppo premature. Perché, tanto per cominciare, i due protagonisti di questa storia sono solo in parte “due come noi”, visto che è in corso la loro causa di beatificazione; eppure, per come li ho conosciuti, come noi lo erano davvero.

Alberto Michelotti è morto cadendo in un canalone alpino il 18 agosto 1980, quando aveva solo ventidue anni, e Carlo Grisolia ha lasciato questa vita appena qualche settimana dopo, stroncato a vent’anni da una malattia terribile, tanto rapida quanto incurabile. Un tragico intreccio a guardarlo dal basso, e tuttavia per molti, capaci di guardarla da un’altra prospettiva, una storia “a lieto fine”. S’era agli inizi degli anni Ottanta, la decade più cialtrona e sensazionalista del Novecento, e oggi mi vien da pensare che quei due c’entravano con i nascenti “anni di panna” quanto un praticello di primule con un caterpillar.

Li avevo conosciuti entrambi, qualche anno prima: due amici in mezzo a tanti altri, come avviene spesso in quell’età di mezzo che separa le ebbrezze dell’adole- scenza dalle impervie responsabilità dell’età adulta. Alberto e Carlo: due creature a loro volta in antitesi o complementari, a seconda dei punti di vista. Certo in- finitamente diverse per carattere, temperamento, background culturale, gusti. In comune avevano una città, Genova, che per noi torinesi ha sempre rappresentato una specie di mistero, affascinante e pericoloso insieme: a immagine e somiglianza di quel gran mare che l’accarezza e la schiaffeggia da millenni.

Genova, così ben raccontata da quella progenie di cantautori così creativa e particolare da venir definita “scuola”. A noi torinesi, seccava un po’ che a manco duecento chilometri di distanza ci fosse un tale campionario d’artisti, e da noi quasi nessuno in grado d’arrivare alla ribalta nazionale. Forse per questo li vede- vamo sempre con una punta d’invidia e mezza di circospezione, questi genovesi: così caldi nel loro essere amici, così esageratamente sentimentali secondo noi altri sabaudi, sempre così riservati, iper selettivi e talvolta algidi perfino nelle nostre amicizie. Certo s’era tutti parte del medesimo Movimento gen, ma i rispettivi imprinting apparivano agli uni e agli altri più lontani della luna.

Carlo e Alberto, due storie che qualcuno ha voluto unire e scandagliare insieme per valutare se, per caso, fossero il segno, o meglio le prime avanguardie, di un nuovo tipo di santità: una santità collettiva, diversa dai cliché consueti. Come dicevo, il processo di beatificazione è in corso, sicché tocca sospendere il giudizio. Del resto non son certo qui per esprimere pareri in proposito (per un agnostico sarebbe davvero imperdonabile), quanto piuttosto per sorvolare un vecchio sentiero: non solo per il piacere di raccontarlo e raccontarli, sia pure da un angolino alquanto marginale, ma fors’anche per ritrovare panorami e sensazioni antiche, epperò credo ancora necessarie, specie in tempi ansiogeni e smarriti come questi.

Ora che ci penso, un’altra cosa avevano in comune quei due: la loro generazione (che per molti versi è anche la mia), quella vagamente ibrida di chi, all’epoca, era troppo giovane per inebriarsi sulle tenere e già svaporanti illusioni del Sessantotto, ma già troppo vecchio per immergersi nell’individualismo più o meno edonista che avrebbe segnato quella seguente. Una generazione “di mezzo”: ancora conta- minata dai radicalismi stradaioli dei nostri amici più grandi, ma che già si portava addosso e nel cuore il sospetto della loro ingenuità o deteriorabilità. E tuttavia sì, Alberto e Carlo erano diversi. E tali apparivano, perfino per chi, come me, li incrociava di rado. Ma bastava guardarli e stare con loro una mezz’ora per capire quanto. L’uno così perfettino, determinato e attraente (da intendersi nel senso più letterale e profondo dell’aggettivo), l’altro così fragile, inquieto, introverso e aggrovigliato. Un pragmatico con propensioni mistiche, il Michelotti; un poeta dilaniato dai dubbi, il Grisolia; così mi sembravano: l’uno un involontario trascinatore di folle, e l’altro un cercatore d’oro; l’uno sempre pieno di risorse e d’attenzioni per tutti, l’altro spesso rinchiuso in quel suo idealismo romantico e sovente solitario. Come abbiano fatto a volersi così bene e a condividere i passi salienti delle loro rispettive vicende è presto detto: un’amicizia fondata, prima ancora che sulle affinità elettive, sul sentirsi parte di un progetto grande e incorruttibile che li trascendeva. Entrambi avevano scelto di fare del vangelo la loro stella polare. Entrambi sentendosi inadeguati a incarnarne fino in fondo le regole e le logiche, ma entrambi convinti che per farcela occorresse procedere “in cordata”, dandosi una mano l’un con l’altro. E anche questo ci dice qualcosa su una spiritualità capace di superare in qualche misterioso modo qualunque barriera caratteriale e tempera- mentale, oltreché quelle culturali, religiose, razziali, o di ceto sociale. Questo era, e sostanzialmente è ancora oggi, il nocciolo duro dell’essere gen.

Quando i due si conobbero erano entrambi già formati, e stavano attraversando quella decisiva stagione della vita dove solitamente gli obiettivi e i valori di riferimento affratellano ben più delle complementarità. Per onestà aggiungo che, se anch’io, come quasi tutti, ero affascinato da Alberto (dalla sua gentilezza, dal suo carisma, dalla sua simpatia estroversa), da Carlo invece giravo quasi alla larga: un po’ perché riconoscevo in lui i miei stessi difetti, un po’ perché non era uno che lasciasse entrare nel suo mondo chiunque gli si affacciasse. Ciò detto, era chiaro a chiunque li conoscesse che le loro rispettive essenze e consistenze erano alquanto difformi, e nessuno – tanto meno loro – avrebbe mai potuto supporre che un giorno si sarebbero intersecate così intimamente da renderli quasi parte uno dell’altro.

Io e Alberto siamo nati a poco più di un mese distanza. Carlo era di due anni più giovane. Con Alberto, avevo occasione di vedermi più spesso e devo ammettere che ogni volta restavo regolarmente affascinato non solo dalla coerenza della sua radicalità evangelica, ma anche dal candore con cui sapeva ammorbidire un’intelligenza e un intuito davvero fuori dal comune.

Anche se non dava l’impressione d’esserne cosciente, sembrava star lì solo per dimostrarti implicitamente quanto ancora ti mancasse per poterti considerare un cristiano autentico. Viceversa, Carlo mi faceva spesso pensare a qualcosa tipo “se ce la fa uno così, allora ce la posso fare anch’io”. Ricordo perfettamente quella mattina d’agosto quando arrivò la notizia della morte di Alberto, nello stesso giorno in cui Carlo venne ricoverato in ospedale per non uscirvi più. Ricordo quella struggente Signore delle cime, cantata con le lacrime agli occhi, ancora incapaci di credere che fosse davvero successo. Alla “partenza” di Carlo arrivammo solo un po’ più preparati, ma non meno sorpresi: soprattutto da quella straordinaria quarantena ospedaliera che aveva segnato per lui un’escalation mistica impressionante, e grazie alla quale, anche quell’idiota del sottoscritto arrivò finalmente a rendersi conto quale fosse davvero la sua “cilindrata spirituale”.

Molte cose di loro le avrei scoperte solo molti anni dopo. Come gli affettuosi “pizzini” che amavano scambiarsi, i loro grovigli sentimentali e spirituali, i passaggi più delicati e privati delle loro esistenze, le loro intimità con quel Dio così reale e tangibile, specie nei loro ultimi scritti. Tempo fa ho avuto modo di rincontrare i loro amici più intimi e le loro madri, e molte delle mie sensazioni primigenie si poterono finalmente accordare con una più oggettiva realtà dei fatti. Ma sono sensazioni così difficili da esprimere per me oggi, che preferisco lasciare al lettore l’intuirle dalle loro parole. Pochi mesi prima di morire, Alberto scrive a Carlo, appena partito per il servizio militare:

Sono in questa splendida chiesa di S. Siro. Sono solo, e sul tetto di legno sento picchiare dolce la pioggia. È un momento tutto particolare, bellissimo. Quasi non vorrei andarmene più. Sono passato di qui per mettere nel Suo Cuore tutte le infinite cose che io non so fare, che magari rovino soltanto. Tra le tante, in questi giorni ci sei tu… Quasi sento nella mia carne, nel mio cuore, il momento delicato che stai attraversando, che sto attraversando. In questo silenzio così bello mi sta rispondendo che non ci possiamo fermare; amare, amare tutti, spaccarci il cuore per fare uscire il vero amore, quello nato dal dolore…

Facile immaginare quale fu lo strazio di Carlo quando seppe della morte di Alberto, ma pochi giorni prima di raggiungerlo dall’altra parte del cielo, confidò a un gen venuto a trovarlo in ospedale, una sorta di “consegna”, probabilmente la stessa che avrebbe espresso Alberto se ne avesse avuto il tempo:

Sono alla fine. Volevo dirti di essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro in questo momento… Offro la mia vita per tutti voi, ma soprattutto per l’umanità che soffre, per i ragazzi del mio quartiere, per tutti quelli che ho conosciuto… So dove vado, sono pronto al tuffo in Dio.

Parole semplici, prive di qualunque zavorra retorica perché in loro erano divenute parte di una concretissima grammatica esistenziale.
Per uno strano scherzo del destino, nella mia vita ho avuto la ventura di incrociare e di conoscere un bel po’ di persone “in odor di santità”: da Maria Orsola che fu la mia maestra di catechismo, a Chiara Luce Badano, per non dire di Madre Tere- sa e Chiara Lubich, solo per citare quelle più o meno certificate da santa romana Chiesa. Ebbene, se è vero che le vie che portano a questo misterioso status sono veramente infinite, e se esso è – per esprimerlo laicamente – un’ansia di perfezione, d’eternità, d’assoluto portata a compimento, allora devo sospettare che Alberto e Carlo ne rappresentino, almeno per come li ho conosciuti – due estremi: l’uno mi pare che ci sia quasi nato, l’altro che lo sia diventato “in zona Cesarini”, o per usare un’espressione più consona, come “un operaio dell’ultima ora”. È una sensazione personale beninteso, ma che anche oggi, a trentasei anni dalla loro di- partita, non riesco a levarmi dalla testa. Ma non è questo il punto, né può esserlo per chi come me non può o non sa più credere. Quel che piuttosto questa vicenda mi ricorda e continua a insegnarmi è che alla fine dei conti è davvero solo l’amore a non svaporare nelle infinite notti del tempo e nei fiati delle chiacchiere: quel che abbiamo saputo dare, e quello che si è ricevuto.




Ciao Michel

Ci ha lasciato improvvisamente il 19 gennaio 2022 Michel Vandeleene. Nato a Bruxelles nel 1957, si era laureato in psicologia e teologia dogmatica presso l’Università Cattolica di Lovanio (Belgio), prima di proseguire il dottorato in teologia spirituale presso l’Istituto di Spiritualità “Teresianum” di Roma. Viveva a Rocca di Papa e lavorava presso il Centro internazionale del Movimento dei Focolari.

Lo vogliamo ricordare attraverso un suo articolo scritto di recente per la rivista Città Nuova. L’articolo illustra la mostra del pittore Michel Pochet, in occasione del centenario della nascita di Chiara Lubich, ospitata nel Complesso Museale di San Domenico Maggiore a Napoli.

………

«Adesso devi illustrare il Paradiso di Chiara». Questo richiamo aveva sentito dentro di sé Michel Pochet, il 30 dicembre 2018. Aveva appena ultimato un lavoro durato 7 anni, il cui intento era stato di rendere testimonianza della sua esperienza artistica con Chiara Lubich. Riflettendo su questa, aveva preso ancora maggiormente coscienza di quanto fosse stato segnato e plasmato per anni dal rapporto con centinaia di artisti, pure molto diversi tra loro, tra i quali Picasso, Malévitch, Rembrandt, Leonardo da Vinci… Ognuno di essi l’aveva arricchito, tanto che ora li ritrovava dentro di sé e, volendo raccontare la sua storia, non poteva fare a meno di interpretare delle loro opere.

È la luce del carisma dell’unità, messagli nel cuore sin dall’estate del 1959, che l’aveva reso sempre più sensibile alla bellezza e il suo seguire Gesù, quale primo focolarino francese, l’aveva condotto poi anche a viaggiare in diversi continenti, dove il suo ricco mondo/museo interiore si era ulteriormente allargato».

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Verso uno stile sinodale

Al via da oggi una settimana di riflessione dal titolo “Sinodalità: perché?” promossa dal Movimento dei Focolari per quanti operano a livello ecclesiale e desiderano mettere in moto percorsi di “sinodalità”. Dal 23 al 27 agosto quartier generale a Cadine (Trento) e centinaia di partecipanti collegati online.

Centro Mariapoli Chiara Lubich – Cadine (TN)

“Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”, ha affermato Papa Francesco in occasione del 50° anniversario del Sinodo dei Vescovi il 17 ottobre 2015, ed è più volte tornato su questo tema fino ad indire il prossimo sinodo proprio su “Chiesa e sinodalità”. Francesco considera, infatti, vitale che la Chiesa non si comporti come “una società umana, un partito politico – maggioranza, minoranza – (…) una ditta”, ma che sia sempre in ascolto dello Spirito Santo, illuminata dalla preghiera e dall’Eucarestia, e dove sia vivo l’amore reciproco.

È in questa prospettiva che il Movimento dei Focolari in Italia è in cammino con la chiesa italiana per approfondire una riflessione e una condivisione di esperienze che mettano in luce quanto già esiste a livello delle varie realtà diocesane e provinciali e apra delle piste per crescere nella dimensione del cammino comunitario. L’introduzione dell’incontro di Cadine, la mattina del 24 agosto, è affidata infatti a mons. Stefano Russo, segretario generale della CEI, con una “Lettura della realtà della Chiesa italiana”.

Sono più di 300 i partecipanti provenienti da tutte le regioni e province autonome, 30 radunati in presenza al Centro Mariapoli di Cadine, e il resto online, collegati singolarmente o riuniti in piccoli gruppi.

La fondatrice dei Focolari ha sempre spronato i membri del Movimento a vivere per la Chiesa, e per attingere alle radici del carisma dell’unità sarà offerto l’ascolto di una conversazione di Chiara Lubich del 1966, intitolato proprio “La passione per la Chiesa.

La struttura del programma prevede due momenti comuni: al mattino un tema centrale, uno spunto di meditazione e l’introduzione ai lavori di gruppo (in presenza o online); al pomeriggio-sera, la conclusione.

Il 25 agosto è previsto l’intervento di mons. Piero Coda, teologo, sul “Discernimento comunitario nella luce del Carisma dell’Unità”; mentre la giornata del 26 agosto è dedicata ai “Percorsi concreti per un futuro sinodale” presentando interventi esperienziali di cammini in atto (della diocesi di Bolzano-Bressanone, Matera e del Piemonte). Nella giornata conclusiva, il 27 agosto, l’intervento di Gabriele Bardo e Cristiana Formosa, neodelegati del Movimento dei Focolari in Italia e Albania, con la condivisione delle piste di lavoro per il prossimo triennio.

Maria Chiara De Lorenzo

Vedi anche articolo su Città Nuova 




Hanno sloggiato Gesù

Chiara Lubich ebbe a dire: “Hanno sloggiato Gesù” quando lo vide sostituito nei centri commerciali da renne, Babbi Natale e stelle luccicanti. Oggi lo vediamo sloggiato e non accolto nei poveri, nei migranti per le strade gelide delle nostre Città. Ed è a Lui che vogliamo andare incontro.

Riceviamo ogni giorno testimonianze delle variegate iniziative portate avanti in Italia da tanti con fatica e tenacia a favore di poveri e di immigrati. Da chi, per esempio, impegnato in un centro di accoglienza vive il dramma delle famiglie immigrate che non vi potranno più essere ospitate. O da coloro che, con un’associazione di sostegno alle povertà, da oltre 30 anni, offrono scuola di italiano, sportelli lavoro, banco alimentare, occasioni di socialità e di svago, pronti adesso a raddoppiare l’impegno.

Come Movimento dei Focolari intendiamo rafforzare e sostenere ancora di più tutte queste realtà, stringendo ulteriormente le collaborazioni già in atto con molte organizzazioni laiche ed ecclesiali.

Ciò che interpella la nostra coscienza è la condizione di esclusione che colpisce uomini, donne e bambini. Oggi, nel Natale 2018, vogliamo prendere alla lettera i quattro verbi proposti da papa Francesco per affrontare la grande questione delle migrazioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. È quello che cerchiamo di fare personalmente dove esercitiamo il nostro impegno concreto.

Prima delle elezioni del 4 marzo u.s. abbiamo avanzato, assieme ad altre organizzazioni cristiane, delle proposte concrete per l’agenda politica, che promuovevano istanze di giustizia e umanità, ben consapevoli che «la crisi dei migranti che attraversa oggi l’Europa mette in luce una profonda crisi dei valori comuni su cui l’Unione si dice fondata». Di fatto, la normativa introdotta in Italia sembra andare in direzione opposta a tali istanze.

Il Card. Bassetti, intervistato da Avvenire, ha spiegato che “la Chiesa cattolica, da sempre, si prende cura dei poveri, degli ‘scarti’ e degli ultimi. I poveri, anche quelli forestieri di cui non sappiamo nulla, appartengono alla Chiesa «per diritto evangelico» come disse Paolo VI. Ed è in virtù di questo «diritto evangelico» che la Chiesa italiana si muove con cura e compassione verso coloro che scappano dalla povertà, da guerre, carestie, fame, persecuzioni”.

Ora, come allora, lo sguardo del Bambino – accolto dagli esclusi della terra, come erano i pastori del tempo – sia capace di svegliarci dal sonno della paura e del rancore per farci riscoprire fratelli.

Rosalba Poli e Andrea Goller

Responsabili Movimento dei Focolari – Italia




Iniziano le vacanze, che fare?

Tratto dalla rivista Città Nuova n.7 / Luglio 2016

Iniziano le vacanze, che fare?
di Ezio Aceti

Mi ricordo quando, alla fine della scuola, nei mesi di luglio e agosto, molta gente si preparava a partire per le vacanze. Era come un rito, un desiderio che si stava realizzando e, indipendentemente dal luogo dove si andava, l’importante era rompere con la routine del lavoro o della scuola, per vivere momenti di riposo e di socializzazione con altri.

Ma oggi tutto è cambiato. Il mondo è cambiato e i tempi si sono accorciati, e soprattutto non c’è più l’esodo di massa verso le zone di villeggiatura. Per non parlare poi degli enormi problemi che viviamo in quanto il mondo è divenuto piccolo e i telegiornali sono lì a informarci dei continui problemi che si vivono. Però, forse, c’è una caratteristica comune che è rimasta e che rappresenta il verso motivo delle vacanze: la vacanza è in sostanza un tempo per sé, per gli altri e soprattutto per la cura dei legami. Siamo persone e come tali possiamo essere felici se rispettiamo la nostra natura umana sociale.

Mi sembra che possiamo vivere bene la vacanza se rispettiamo la nostra identità di esseri umani.
Suggerirei: un periodo di riposo in un luogo (non importa se vicino o lontano) ove la mente e il corpo siano in movimento salutare spezzando la routine del lavoro o della scuola, o facendo semplicemente le attività in un modo rilassato; l’esercizio della socialità (verso sé e verso gli altri) volta al positivo, al bene, a nutrire la mente e la volontà di immagini o esercizi positivi ove venga rinforzato il legame con sé e con gli altri (esperienze di volontariato, l’impegno per gli oratori o per i nostri figli, viaggi di istruzione culturale per ampliare la conoscenza, o l’assistenza di un parente anziano, insomma a tutto quanto ci possa riconciliare con il senso di appartenenza alla gente e alla gente più bisognosa); infine, l’esercizio di ascolto della propria interiorità, mediante esperienze dove, un po’ isolati, riprendiamo in mano l’essenza della nostra vita, ricaricando le pile di valori essenziali per vivere. Penso a esperienze di fraternità in alcuni monasteri o di condivisione con altre famiglie dove la socialità venga formata anche con periodi di escursioni alternati a momenti formativi spirituali. Penso anche a esperienze di deserto con Dio, insomma a tutto quanto riguarda l’afflato dello Spirito in noi. L’importante è che alla fine della vacanza possiamo ricongiungerci con la bellezza e l’armonia che alberga in ciascuno, perché in fondo la vacanza è il nutrire il bambino che c’è in noi.

E infine, non dimentichiamoci di portare un buon libro o di visitare una bella città per nutrire di bene il nostro pensiero. In questo modo il bello,
il buono e il bene saranno il nostro riposo. Buona vacanza a tutti.




“EDUCARE INSIEME”: bando del ‘Ministero per le politiche della famiglia’

L’avviso pubblico “Educare Insieme” sostiene il finanziamento di progetti di contrasto della povertà educativa e delle disuguaglianze socio-economiche fra bambini e ragazzi, acuiti dalla pandemia, attraverso l’attivazione o consolidamento della comunità educante. Le proposte progettuali potranno essere inviate a partire dal 29 gennaio 2021 e fino al 30 aprile 2021. 

Una dotazione finanziaria di 10 milioni per promuove la realizzazione di progetti che prevedono azioni sperimentali e innovative, educative e ludiche, per l’empowerment dell’infanzia e dell’adolescenza, in grado di favorire il benessere psico-fisico, l’apprendimento e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti, soprattutto di quelli che si trovano in condizione di svantaggio e vulnerabilità. 

Chi può partecipare

Sono ammessi a presentare proposte progettuali in qualità di soggetto proponente esclusivamente i seguenti soggetti che, alla data di pubblicazione, risultino costituiti da almeno due anni con atto pubblico o scrittura privata autenticata o registrata:

  1. a) organizzazioni senza scopo di lucro nella forma di enti del Terzo settore, ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n.117, imprese sociali, enti ecclesiastici ed enti di culto dotati di personalità giuridica, operanti nello specifico settore di riferimento oggetto dell’Avviso;
  2. b) scuole statali, scuole non statali paritarie e scuole non paritarie di ogni ordine e grado, ai sensi della legge 10 marzo 2000, n.62, e servizi educativi per l’infanzia e scuole dell’infanzia pubblici e privati, ai sensi del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65. 4.2

Le proposte progettuali potranno essere presentate individualmente o in partnership da una associazione temporanea di imprese o di scopo (ATI/ATS), costituita o da costituire a finanziamento approvato.

N.B. Le risorse finanziarie sono assegnate ai progetti ritenuti ammissibili e valutati positivamente sulla base dell’ordine cronologico di presentazione, secondo la procedura a sportello

 Durata

I progetti ammessi a finanziamento dovranno avere una durata di 12 mesi.

 Ambiti di intervento:

  • Cittadinanza attiva
  • Non-discriminazione
  • Dialogo intergenerazionale
  • Ambiente e sani stili di vita

Le risorse finanziarie

da  35 mila ad un limite di euro 200.000,00 (duecentomilaeuro/00).

Il finanziamento messo a disposizione dal Dipartimento per ciascuna iniziativa progettuale garantirà l’intero costo della proposta

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