Associazione: “Insieme per il Bene Comune”, nascita e sviluppi

7 ottobre 2018:Una data importante!

Nasce nella città di Vibo Valentia l‘associazione “IBC” – Insieme per Il Bene Comune.

Lo scopo dell’associazione è quello di promuovere e diffondere, ad ogni livello ed in ogni campo della vita sociale, una cultura della Pace e dell’Unità tra le persone e tra i popoli, con particolare attenzione al mondo giovanile e nell’ottica di uno sviluppo integrale della persona umana.Essa si ispira allo spirito del Movimento del Focolari e desidera contribuire alla diffusione, in ogni ambito della società, dell’idea del mondo unito, promuovendo lo spirito della fraternità universale.

Tale scopo potrà essere perseguito attraverso ogni opera azione o iniziativa che sia direttamente o indirettamente strumentale al suo raggiungimento. L’associazione è nata grazie anche al Convegno tenutosi a Vibo il 12 giugno 2018 dal titolo “Elogio dell’autosovversione di Vibo Valentia” alla presenza dell’Economista, storico del pensiero economico e professore ordinario di economia politica all’università LUMSA di Roma Prof. Luigino Bruni.

Infatti, in una sala gremita alla presenza  di circa 300 persone, dell’allora Sindaco di Vibo, Dott. Costa, e vari Consiglieri ed assessori comunali, il professore Bruni ha spiegato con parole semplici quello che è necessario attuare per fare una “rivoluzione d”amore” e cercare di cambiare dal di dentro il proprio modo di agire.

Notando la massiccia partecipazione di pubblico, cosa molto difficile in una realtà come Vibo,  lo stesso sindaco ci ha spronato ad organizzare ulteriori convegni a sfondo sociale, ai quali avrebbe partecipato con enorme piacere, chiedendoci in particolare di organizzare un convegno sul gioco d’azzardo ormai diventato una vera e propria piaga sociale.

Anche una Banca nazionale, avendo apprezzando la riuscita dell’evento, ci ha promesso un contributo di 5.000,00 euro nel caso in cui avessimo organizzato altri eventi interessanti l’intera collettività. E proprio in quest’ottica che il 30 novembre 2018 alla presenza di 250 giovani appartenenti a classi delle Scuole secondarie di II grado abbiamo organizzato un convegno molto apprezzato dal titolo “Insieme, nella legalità, per una società libera dall’azzardo”. Tale convegno, organizzato in collaborazione con la società di comunicazione scientifica TAXI 1729, ha teso a dimostrare agli studenti, usando la matematica, in una forma coinvolgente e divertente, che è quasi impossibile vincere al gioco e che i danni provocati dal gioco d’azzardo sono spesso irreparabili.

Dal marzo 2019 al giugno 2019, l’associazione ha organizzato presso l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Vibo Valentia più incontri, in diretta via streaming dal Polo Lionello Bonfanti di Loppiano, vicino Firenze, aventi ad oggetto un corso di formazione tendente ad inculcare un nuovo modo di fare economia, “l’Economia di Comunione”.

Da ultimo, in occasione delle elezioni comunali avvenute in concomitanza con le elezioni europee, sempre a Vibo Valentia l’IBC ha pensato di rendersi parte attiva organizzando con altre 2 associazioni, l’associazione “Condividiamo” e l’associazione “Centro Servizi per il volontariato” un incontro con la cittadinanza, alla presenza dei quattro candidati alla carica di sindaco; tutti i candidati a sindaco hanno accolto con piacere l’invito e sono rimasti stupefatti della folta partecipazione del pubblico che, in silenzio e senza faziosità, ha ascoltato con interesse dapprima i Presidenti delle 4 associazioni, che hanno introdotto i lavori, e poi coloro i quali sono spontaneamente intevenuti senza però dare giudizi e senza sottolineare le cose negative della città ma, al contrario, facendo proposte concrete di miglioramento della stessa.

Alla fine dei lavori, si è proposto ai 4 candidati alla carica di Sindaco di rivedersi prima delle consultazioni elettorali affinchè prendessero impegni per la città. E’ nato così l’idea di proporre un patto per la città da sottoporre all’attenzione di tutti i candidati a sindaco, a consigliere comunale ed alla cittadinanza.

Ma da dove cominciare? cosa scrivere?

Vi assicuro, non è stato semplice lavorare con tutte le associazioni ma, man mano che ognuna di esse apportava il proprio contributo, ci  si rendeva conto dell’occasione e della bellezza di condivedere le proprie idee senza prevaricare quelle degli altri, anzi facendo spazio alle idee degli altri, rinunciando alla propria; è stata un’esperienza di forte comunione fra tutti.

Ma proprio quando si era già stilata la bozza definita da inviare ai candidati affinchè ne avessero contezza e decidessero di firmarla totalmente oppure parzialmente oppure di non firmarla affatto, perchè non condivisibile, e si era già fissato l’incontro con i candidati e la cittadinanza, ecco che un’altra associazione ha chiesto di aggregarsi per dare il proprio contributo, l’associazione “Libera” – contro le mafie -.

Ognuna delle associazioni coinvolte umanamente sentiva di dovere dire che ormai era troppo tardi e che non ci sarebbe stato il tempo di ritoccare nulla, ma, sempre nell’ottica di dare spazio all’altro e di far sentire pertanto importante anche l’altro, mettendo da parte i propri egoismi, ha accolto subito con gioia la proposta dell’associazione aggregatasi.

Ma quale impegno era contenuto nel patto? In esso ciascun candidato a sindaco avrebbe dovuto assumere impegni programmatici, etici, democratici e concreti, nei confronti degli altri candidati e nei confronti della cittadinanza tutta, impegnandosi, fra l’altro:

– a gestire con trasparenza e correttezza il denaro pubblico;
– ad ascoltare la parte avversaria con atteggiamento costruttivo e non distruttivo a prescindere dal ruolo di maggioranza e/o di opposizione;
– a promuovere e sostenere l’utilizzazione ai fini sociali dei beni confiscati alle mafie;
– a contrastare con proposte concrete il dilagare della povertà adottando azioni reali di contrasto;

ma anche i cittadini si dovevano impegnare a partecipare alla vita democratica della città anche nel caso in cui avesse vinto la coalizione per la quale non si era votato  ed inoltre si dovevano impegnare a non chiedere favori e privilegi personali o di categoria ma di ricercare sempre la relazione tra il proprio problema ed i bisogni della Comunità.

Come si può immaginare, tale patto, se firmato e soprattutto se rispettato da tutti, era davvero un modo di andare contro corrente, di non sottostare alle logiche del proprio partito di appartenenza.

E’ così e successo!!! Ogni candidato a sindaco ha firmato il patto approvandolo e condividendolo in pieno. In una sala gremita in ogni ordine di posti, con tanta gente anche in piedi, si spera sia partito un nuovo modo di fare politica a Vibo, come già in altre parti d’Italia ed anche in Calabria, come a Cutro e Castrolibero dove i rispettivi sindaci Salvatore e Giovanni hanno cominciato ormai da tempo a dare la propria vita per i loro cittadini senza compromessi e liberi da condizionamenti.




La mia esperienza di Cappellano del carcere

Ho prestato il servizio come “cappellano del carcere” per sette anni, poi per seri motivi familiari ho chiesto la sostituzione, tuttavia faccio ancora parte della “Cappellania del carcere” e cerco di andare una volta la settimana. All’inizio avevo espresso il desiderio di potermi impegnare, oltre che in parrocchia, in qualche servizio caritativo diretto. Il Vescovo aveva apprezzato questa disponibilità e mi aveva fatto presente una necessità riguardante il carcere. Infatti aveva già chiesto ad altri sacerdoti e non riusciva a trovare un nuovo cappellano. Dopo aver parlato con altri collaboratori (un Frate francescano, un diacono sposato e altri ex cappellani) ho accettato questo incarico.

Questa esperienza non è stata facile, prima di tutto per il pesante “sovraffollamento” (si è arrivati a più di 1.000 detenuti, più del doppio di oggi; in dodici metri quadrati si trovavano stipati quattro reclusi). Ovvio il “malessere” generale e i vari problemi di violenza che scaturivano da questa forzata convivenza. È da sfatare l’idea che in carcere ci siano solo “delinquenti”! Sì, ci sono anche persone che hanno scelto degli stili di vita sbagliati, ma la maggior parte sono persone afflitte da varie “povertà”!

Povertà materiali, ma anche di educazione, di affetti (quanta solitudine c’è in carcere!), povertà a livello psicologico (tanti hanno problemi mentali e “dipendenze” di vario tipo che portano a compiere tanti errori). Tante volte mi son chiesto: «Se mi fossi trovato al loro posto, in quell’ambiente sociale, in quella famiglia, in quella situazione di povertà … chissà come avrei agito anch’ io!?».  Ci sono persone che giustamente sono in carcere, ed è un bene che siano state fermate. Ma ce ne sono tante altre che avrebbero bisogno di un aiuto diverso.

La maggioranza è composta da giovani! Il carcere dovrebbe offrire spazio al recupero della persona, cerca di farlo attraverso il lavoro, la scuola e varie attività promosse da figure professionali come educatori, assistenti sociali, psicologi e volontari … grazie al Cielo ci sono varie associazioni di volontari, ma le varie attività sono sempre insufficienti rispetto ai bisogni. Le persone detenute possono usufruire anche di permessi e misure alternative al carcere … Queste servono per il loro recupero in vista di un reinserimento positivo nella società. La detenzione non deve essere solo punitiva, ma anche riabilitativa, deve aiutare cioè le persone a non ricadere più negli sbagli fatti. Ho visto giovani che, facendo delle esperienze di servizio, a contatto per esempio con i disabili, o facendo dei lavori socialmente utili, hanno iniziato nuovi percorsi di vita.

Ci sono 3 passi della Sacra Scrittura che mi hanno illuminato in questo servizio di “Cappellano del Carcere”:

  1. Il capitolo 25 di Matteo: “Ero in carcere e tu mi hai visitato”:

Non aspettavo soltanto in ufficio i detenuti che facevano richiesta di parlare, ma cercavo di andare a “visitare” tutti nelle loro celle, senza distinzione di nazionalità, di religione … o di reato commesso.  La visita consisteva nel salutare, dare la mano, interessarsi della famiglia, nel chiedere se avessero bisogno di qualcosa (soprattutto telefonate o messaggi per le famiglie: il Cappellano infatti tante volte è l’unico collegamento con la famiglia). Piccoli gesti, che aiutavano le persone a tirare fuori la parte migliore di sé stessi, quell’umanità che tutti abbiamo dentro di noi.

Ad esempio un detenuto nigeriano che era in massimo isolamento perché aveva dato fuoco alla cella ed era considerato pericoloso. Un giorno, anche se sconsigliato da tutti, vado davanti alla sua cella. Ascolto per più di mezz’ora il suo rabbioso sfogo contro tutto e contro tutti. Alla fine con semplicità gli chiedo: “Posso fare qualcosa per te?”. Quel ragazzo nigeriano si è per un attimo calmato e mi ha confidato che doveva esser nato in quei giorni suo figlio. Quindi mi dà il numero di cellulare della sua compagna slovena. Esco dal carcere (dentro non si può assolutamente portare il cellulare) e telefono a questa ragazza che mi conferma la nascita del figlio, e dà qualche informazione del bambino. Ritorno dentro, faccio i complimenti al neo papà e racconto quello che mi ha detto la mamma. Da quel giorno quel ragazzo è completamente cambiato ed è diventato una persona nuova. 

  1. Luca cap. 4­: nella sinagoga di Nazaret Gesù legge Isaia: “Mi ha mandato a proclamare ai prigionieri la liberazione …”

È la libertà che passa attraverso una confessione liberatrice (preceduta da molti colloqui di preparazione) e dall’ascolto della Parola di Dio (ogni sabato mattina si meditava insieme con un gruppo “internazionale” la Parola di Dio della domenica, e si preparavano insieme delle Preghiere dei fedeli in varie lingue). Una libertà che si può sperimentare anche nel fare dei piccoli gesti di amore e di solidarietà in un ambiente così duro e ruvido come il carcere.

  1. Genesi cap. 4: la figura di Caino.

Prima Dio fa prendere coscienza a Caino del male fatto (“la voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”). Poi però dà a Caino un“segno” di protezione, per proteggerlo dalle vendette. Quindi Caino ha un figlio, Enoc, e fonda una città. Noi di solito ci fermiamo al fratricidio, ma Dio dà la possibilità anche a Caino di un domani, di avere un figlio e di dare un contributo positivo alla società diventando fondatore di una città. Una persona veramente cambia, quando sente il bisogno di assumersi le sue responsabilità e di riparare al male fatto facendo del bene. È importante dare la possibilità alle persone detenute di sentirsi utili, di riscattarsi facendo cose buone.

M. S:




Cantiere Ragazzi per l’Unità fra i monti del tarvisiano

CANTIERE MONDO UNITO RAGAZZI 11-17 ANNI CAMPOROSSO (TARVISIO – UDINE) 3-7 LUGLIO 2019

Fra i monti del tarvisiano, a un’ora da Udine e a due passi dall’Austria, dal 3 al 7 luglioabbiamo vissuto un bellissimo “cantiere” con 46 ragazzi dagli 11 ai 17 anni provenienti da tutto il Friuli Venezia Giulia. La generosità e l’entusiasmo dei 14 adulti pronti a donare tempo, energie, capacità…sono stati il motore e la base sicura che ha permesso ai ragazzi, a tutti noi, di agire molto concretamente come cittadini attivi, rendendo piùbelli “angoli bui” del territorio: con nel cuore un “segno matematico” come motto della giornata, il “time-out” a mezzogiorno, con guanti, carriole, badili, zappette e rastrelli,un gruppo ha risistemato un sentiero e trasformato quasi in un giardino una collinetta attorno ad un
faggio secolare meta di turisti, un altro gruppo ha ripristinato le tombe di uno storico cimitero austro-ungarico (con caduti della prima guerra mondiale), distrutte da un’alluvione. E poi gite alla scoperta della bellissima natura con laghi, torrenti, monti maestosi, giochi di squadra, momenti di svago per stare insieme e conoscersi, uno sguardo sul mondo ascoltando intensamente la testimonianza di un giovane che era appena tornato dalla Bolivia, la visita alla “Baita dell’alpin”, costruita dal nonno di Marco Aquini, con tutta la ricchezza di valori e di Vangelo vissuto che traspariva anche grazie alla forte testimonianza di Marco stesso e di alcuni di noi. Il tutto in un clima gioioso, sereno, in cui l’undicenne stava a suo agio col diciassettenne e col settantenne!

Giorni che ci sembra abbiamo portato tanti frutti: hanno potuto partecipare 10 ragazzi del posto, paese di montagna dove da anni non si facevano iniziative per i ragazzi e dove c’era isolamento e chiusura; con la sola nostra presenza siamo riusciti a mobilitare l’intero paese, che ci ha inaspettatamente aperto braccia e cuore, forse vedendo che volevamo sinceramente solo fare qualcosa di bello con loro e per loro, per la loro terra. Ragazzi, genitori, viceparroco, alcuni catechisti, suore, istituzioni civili, famiglie hanno compiuto un atto di fiducia verso di noi e ne è nato un rapporto di reciprocità nella stima e nella cordialità.

Sembra che la parrocchia, con le parole espresse nell’omelia dal vice-parroco durante la messa solenne, abbia ricevuto uno stimolo e una spinta ad aprirsi e a iniziare cose nuove per i ragazzi. Significativo e inaspettato il dono di una statua in ceramica della Madonna del vicino Santuario del Monte Lussari, meta di tanti pellegrini di varie nazioni. Il Consorzio “Vicinia” che ci ha permesso di ripristinare il sentiero ha usato tutte le forme possibili per ringraziarci: una targa in legno affissa lungo il sentiero a testimonianza del lavoro fatto, una pergamena scritta a mano consegnata a ciascun ragazzo con un grazie personale.

Anche i gestori del cimitero austro-ungarico hanno voluto farsi presenti con una targa di ringraziamento in tedesco. Citiamo questi riconoscimenti per esprimere la bellezza e la preziosità dei rapporti che sono nati. Ancora frutti: un ragazzo di Camporosso era così felice di stare al cantiere che non voleva partire per le vacanze con la famiglia (prima che finisse il cantiere); un ragazzo timido che all’inizio stava per ritirarsi dal cantiere, ha poi trovato “il suo posto” sentendosi libero di esprimersi senza sentirsi giudicato: ha giocato sereno con tutti, ha partecipato al programma, ha aiutato in cucina. Un ragazzo ha accettato di fare un servizio superando un suo limite evidente; un altro che non parlava con la mamma da tempo, le ha telefonato per raccontarle cosa stava facendo al cantiere.

Tutti sono stati felici di lavorare a contatto con la natura, hanno conosciuto nuove persone, hanno rafforzato rapporti già iniziati, si sono molto divertiti; tutti desiderano rifare l’esperienza.

Un animatore così si è espresso: “Questo cantiere ha lasciato un segno indelebile in tutti i ragazzi … A differenza di altri cantieri, qui i ragazzi hanno dato testimonianza (questa è maternità spirituale). Non possiamo più abbandonare Camporosso e Valbruna. Sono super contento. Evviva”.

Ci sembra di poter dire di aver portato un seme di unità e speranza e di aver colorato con l’amore qualche angolo buio delle nostre terre.

Stefania e Franco 




Loppiano – Alcuni eventi dell’anno

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Summer school 2019: “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”

Siamo Lisa e Sara Maria, due giovani del Movimento dei Focolari ed abbiamo partecipato alla summer school organizzata dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della CEI che si è tenuta a Monte Sole (Marzabotto – Bologna) dal 5 all’8 settembre 2019, in collaborazione con COREIS, UCOII e CII.
Il titolo della summer school era “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” e il programma ripercorreva alcuni punti del Documento di Abu Dhabi quali fratellanza umana, tutela dell’ambiente e identità religiosa. Gli argomenti trattati sono stati i più vari, dall’immigrazione alla guerra, dalla tutela dell’ambiente a come conciliare giustizia e perdono.
È stato bellissimo vedere una cinquantina di ragazzi tra i venti e i trent’anni, con varie sfumature di colore della pelle, di origini diverse, ma tutti con accenti italianissimi, dal nord al sud, pronti a rimboccarsi le maniche per il Paese in cui viviamo, mantenendo uno sguardo allargato a tutta l’umanità.

Il gruppo era molto vivace e tutti avevano voglia di intervenire e dire la loro. Non ci sono mai stati momenti di silenzio, senza interventi o senza domande. Quello che più ci ha colpito è quella che ha fatto notare un ragazzo musulmano: al di fuori degli interventi degli esperti, si è parlato poco di religione; non si è quasi mai parlato di dialogo ma lo si è proprio vissuto, sia in sala che nella quotidianità, condividendo le stanze, i pasti e tutti i momenti di ‘svago’.

Negli incontri fatti in “piccoli” gruppi tutti avevano ben chiara la problematica che si stava affrontando e cercavano di mettere in rilievo criticità, possibili soluzioni, personali o collettive. L’impressione è stata una bellissima gioventù italiana, pronta a vivere per migliorare ciò che li circonda. Ci ha fatto tanto bene sperimentarlo!! Aiuta ricordarsi le bellissime e silenziose persone che esistono ed operano il bene, al di là delle tragedie dei telegiornali. Visitare insieme i luoghi dell’eccidio di Monte Sole, guidati dai formatori della Scuola di Pace, ed ascoltare insieme la testimonianza di un sopravvissuto alla strage è stato commovente. L’impressione era che tutti volessero custodire quella memoria, farne tesoro, per costruire un mondo migliore.
Siamo tornate a casa con la consapevolezza e la “chiamata” ad un rinnovato impegno a portare anche noi,il nostro Carisma dell’unità, ovunque saremo e nel dialogo interreligioso in particolare, chiedendo a Dio di indicarci la via!

Lisa e Sara Maria

La Summer School è un’iniziativa promossa dall’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (UNEDI) della CEI in collaborazione con la Comunità Religiosa Islamica Italiana (CO.RE.IS.), l’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (UCOII) e la Confederazione Islamica Italiana (CII).
Lo scopo dell’iniziativa è duplice:

a. quello di riunire da tutta Italia giovani cristiani e musulmani in età universitaria, per un’attività di formazione, riflessione, scambio sui temi centrali dell’identità religiosa specifica a ciascuno e del rapporto di questa identità con la comunità civile alla quale tutti apparteniamo.

b. far si che questo progetto pilota possa incoraggiare la promozione di iniziative simili nelle regioni italiane.

La seconda edizione della Summer School, si è svolta nel contesto particolare di Monte Sole (Marzabotto – BO) si concentrava su tre piste del documento di Abu Dhabi firmato congiuntamente da Papa Francesco a il Grande Imam di Al-Azhar Aḥmad Muḥammad Aḥmad al-Ṭayyib:

1. la fratellanza umana alla prova della guerra,
2. la fratellanza sperimentata nel comune impegno per la tutela dell’ambiente,
3. la capacità di collegare credenti di religioni diverse.




Servizio civile presso Amu e Afn: domanda entro il 10 ottobre 2019

È uscito il Bando nazionale per la selezione dei volontari in Servizio Civile Universale.

Scadenza 10 ottobre 2019.

AFN onlus, in collaborazione con il CIPSI – COORDINAMENTO DI INIZIATIVE POPOLARI DI SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE come ente capofila e con AMU – Azione per un Mondo Unito Onlus e con Cooperaçao e Solidariedade Lusófona por um Mundo Unido, quest’anno offre ai giovani con meno di 29 anni, la possibilità di svolgere un’esperienza di crescita personale attraverso cui contribuire al potenziamento dell’impegno civile in Italia. Per 12 mesi, gli aspiranti volontari avranno la possibilità di rafforzare le proprie competenze e collaborare con noi all’interno del progetto Promuovere la cittadinanza globale dei giovani con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di comunità solidali e promuovere l’inclusione sociale e lavorativa di giovani migranti nei territori del Lazio e della Calabria. I ragazzi avranno anche la possibilità di svolgere workshop sulla cittadinanza attiva e globale a Lisbona per un periodo di tre mesi.

AFN e AMU operano in maniera coordinata dal 2016 per supportare i percorsi di autonomia dei giovani stranieri e italiani in condizioni di vulnerabilità, attraverso attività che prevedono il rafforzamento delle reti territoriali, fatte da aziende, associazioni, famiglie, volontari e istituzioni. Attraverso il Servizio Civile, l’aspirante volontario potrà supportare il team di progetto nella gestione delle attività sul territorio, e dare il proprio contributo alla realizzazione delle azioni volte a perseguire tali obiettivi.

 

Come partecipare

 Il bando è stato pubblicato sul sito del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale. I giovani tra i 18 e i 29 anni (non compiuti) possono presentare la propria domanda di candidatura sulla specifica piattaforma  DOL: domandaonline.serviziocivile.it

È possibile presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto ed un’unica sede, da scegliere tra i progetti elencati negli allegati al bando e riportati nella piattaforma DOL.

I cittadini italiani residenti in Italia o all’estero e i cittadini di Paesi extra Unione Europea regolarmente soggiornanti in Italia possono accedervi esclusivamente attraverso SPID, il “Sistema Pubblico d’Identità Digitale”.

Chi intende partecipare al Bando deve quindi richiedere lo SPID con un livello di sicurezza 2; sul sito dell’AGID – Agenzia per l’Italia digitale (www.agid.gov.it/it/piattaforme/spid) sono disponibili tutte le informazioni necessarie, anche con faq e tutorial.

Invece, i cittadini appartenenti ad un Paese dell’Unione Europea diverso dall’Italia e i cittadini di Paesi extra Unione Europea in attesa di rilascio di permesso di soggiorno, possono accedere ai servizi della piattaforma DOL previa richiesta di apposite credenziali al Dipartimento, secondo una procedura disponibile sulla home page della piattaforma stessa.

 Il progetto SCU Promuovere la cittadinanza globale dei giovani di AFN Onlus e AMU Onlus con il CIPSI come ente capofila, si trova all’interno della graduatoria dei progetti con misure aggiuntive.

Le domande di partecipazione devono essere presentate esclusivamente nella modalità on line sopra descritta entro e non oltre le ore 14:00 del 10 ottobre 2019.

 

Per maggiori informazioni sul Servizio Civile, sulle attività di AFN Onlus e sul progetto

 




Concorso per le scuole sul tema: «Una città non basta». Chiara Lubich cittadina del mondo

La ricorrenza del Centenario della sua nascita diventa per gli studenti una prima occasione per approfondire il pensiero di Chiara Lubich alla luce degli eventi nazionali e internazionali che hanno caratterizzato la storia del Novecento.

Sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca in Italia è stato pubblicato il bando del Concorso Nazionale per le scuole superiori di primo e secondo grado sul tema:  «Una città non basta». Chiara Lubich cittadina del mondo. Conoscere la sua figura, il suo impegno e la sua testimonianza nel Centenario della sua nascita per la costruzione della Fraternità e dell’Unità fra i popoli

Il concorso è promosso dal Centro Chiara Lubich/New Humanity e dalla Fondazione del Museo storico del Trentino, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca, per il Centenario della nascita di Chiara Lubich.

 A chi è rivolto?

É rivolto agli studenti e alle studentesse di tutte le Scuole italiane medie e superiori, che potranno partecipare con la realizzazione di un elaborato (in forma di testo scritto o multimediale) scegliendo una delle seguenti aree tematiche:

  • Chiara Lubich nel contesto della Seconda Guerra mondiale
  • Chiara e il crollo del muro di Berlino
  • Chiara “cittadina del mondo”, in dialogo con popoli e culture

Gli studenti e le studentesse possono inoltre – e questa è una quarta area tematica – narrare esperienze positive vissute, producendo testi di “cronaca bianca”, ispirati al messaggio trasmesso dagli scritti della Lubich.

 Quali sono le finalità del Concorso?

Il concorso si pone come obiettivo quello di sviluppare lo spirito di iniziativa creando situazioni di confronto didattico su autori e autrici ancora inesplorati dai libri di testo standard; vuole far conoscere Chiara Lubich come significativa protagonista del Novecento approfondendo il suo sogno di “un mondo unito”; vuole anche accompagnare le nuove generazioni in attivi percorsi di pace e fratellanza tra culture, lingue, religioni e popoli diversi.

A quali fonti possono attingere per affrontare i temi proposti?

Chiara Lubich è figura già molto nota. Tuttavia, sia i docenti che gli studenti potranno anche contattare, se lo desiderano, il Centro Chiara Lubich  tramite il sito suo proprio o scrivendo a:  concorso.studenti@centrochiaralubich.org

La Fondazione Museo storico del Trentino inaugurerà anche una Mostra internazionale multimediale su «Chiara Lubich Città Mondo» (apertura dal 7 dicembre 2019 fino a novembre 2020), che prevede percorsi specifici rivolti alle Scuole.

 Quali sono i termini di partecipazione al concorso?

Gli elaborati, rigorosamente inediti, dovranno essere inviati entro il 31 marzo 2020. Il bando di concorso dà indicazioni precise sulle modalità di trasmissione dei lavori.

La commissione di valutazione sarà composta da membri del MIUR, del Centro Chiara Lubich/New Humanity e della Fondazione del Museo storico del Trentino.

E la premiazione?

I premi saranno consegnati alle Scuole vincitrici nel corso di una cerimonia ufficiale che si terrà entro la fine dell’anno scolastico 2019/2020, presumibilmente a Roma.

Maria Caterina Atzori (Docente referente del progetto – Centro Chiara Lubich/New Humanity)

Scarica il regolamento

Scarica la scheda di partecipazione

 




Sui passi di Gesù – Video

I Ragazzi per l’Unità dell’Emilia Romagna presentano un video che sintetizza l’esperienza vissuta quest’estate in Terra Santa. Una settimana per sintonizzare mente, cuore, mani sui passi di Gesù.




Polo Lionello (Loppiano), Corso di alta formazione in Economia Civile

Corso di alta formazione in Economia civile, impresa responsabile e finanza sostenibile 
Ottobre 2019 – Febbraio 2020 – Polo Lionello Bonfanti – Figline e Incisa Valdarno (FI)
 
Il corso di alta formazione analizza il paradigma dell’Economia civile nei suoi aspetti principali, introduce i partecipanti alla figura dell’imprenditore e del manager civile, sia in via teorica sia avvalendosi di testimonianze e di “case study” e trasferisce un insieme di categorie concettuali, quali le organizzazioni come ‘sistema aperto’ per il bene comune, la responsabilità ‘civile’ di impresa, il ruolo della finanza, utili a vivere le organizzazioni come uno strumento di civilizzazione del mercato e di sviluppo umano integrale. Durante il corso sarà proposto di sviluppare un project work per l’applicazione degli spunti forniti dall’Economia Civile al proprio contesto lavorativo.
 

 




Insieme per fare goal!

“Sono sorpreso e curioso. Ieri ho visto come il rumore di alcuni tamburi può diventare ritmo e musica. Oggi non so cosa aspettarmi eppure so che quella di stasera sarà una profonda esperienza spirituale, perché con la musica si fa sempre un’esperienza spirituale”. A pronunciare queste parole è il vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole. Sul palco dopo pochi minuti entreranno in scena le artiste del Gen Verde con uno spettacolo acustico. Quasi due ore di musica e danza che spaziano dal ritmo latino americano ad una dolce ninna nanna per ricordare tutte le persone che perdono la vita nelle acque del Mediterraneo.

Quello di Ascoli Piceno potrebbe essere uno dei tanti concerti del Gen Verde. La differenza questa volta la fa il pubblico con un ascolto attento e profondo. “Tutto merito del rapporto costruito ieri durante i workshop”, spiega l’artista coreana Beatrice facendo riferimento all’attività svolta il giorno precedente con i giovani del Movimento diocesano della città marchigiana.

E infatti oltre 100 giovani hanno avuto modo di conoscere e lavorare per un giorno intero con il GenVerde: un’occasione speciale per esprimere la propria creatività e i propri talenti e in alcuni casi scoprirne anche dei nuovi. Un solo giorno eppure eccezionale il lavoro finale presentato nella parrocchia Santi Simone e Giuda. I laboratori di danza, canto, teatro e percussione hanno permesso di vivere in prima persona una delle esperienze più forti che vive il Gen Verde e che ha tramutato inmusica con la canzone “Io credo nel noi”.

E questa è stata la grande sfida lanciata al mattino spronando i ragazzi presenti a non fermarsi dinanzi alle difficoltà che avrebbero incontrato durante la giornata, ma credendo profondamente che la performance finale sarà frutto di una squadra, di un gruppo dove tutti insieme, ognuno col proprio talento, si arriva a fare goal.

E sembra che la partita col Gen Verde sia stata assolutamente vincente. Entusiasta Dina Amici, presidente della cooperativa Melograno che ha promosso la presenza Gen Verde ad Ascoli: “il nostro obbiettivo è cercare di offrire un luogo e uno spazio ai tanti giovani della nostra città che spesso non sanno dove andare e cosa fare. Ci sembra che l’arte sia lo strumento per eccellenza per veicolare messaggi positivi da indirizzare ai tanti adolescenti in difficoltà nel nostro territorio e per questo abbiamo pensato che un valido contributo alla nostra proposta educativa potesse arrivare dal lavoro svolto assieme al Gen Verde”.

A sostenere questo progetto con entusiasmo e laboriosità anche i tanti giovani e non del Movimento diocesano di Ascoli che promuovono nel loro agire quotidiano esperienze di fraternità in parrocchia e in tutta la società civile.

Il concerto termina, le luci si spengono e resta stampata una realtà: la fraternità universale è possibile. Come sostiene monsignor D’Ercole la musica ha permesso a tutti di fare una profonda esperienza spirituale. Le aspettative allora non sono state deluse, anzi. Ora c’è solo da portare questa esperienza nella realtà di tutti i giorni, anche quando l’entusiasmo sarà scemato.

Tiziana Nicastro




“Andate avanti!”

Fiducia, apertura, gratitudine sono le parole con le quali la Presidente dei Focolari Maria Voce e il Copresidente Jesús Morán sintetizzano l’incontro avuto con Papa Francesco durante l’udienza privata del 2 settembre 2019. “Portate avanti le profezie di Chiara” è stato l’incoraggiamento del Pontefice.

Maria Voce: Siamo appena usciti dall’udienza con il Papa. È stato un incontro bellissimo, di una cordialità straordinaria. Gli avevamo portato in regalo il libro di Chiara sui Collegamenti, che lui ha apprezzato, ha guardato con cura, e anche una icona della Madonna che si chiama “Gioia di tutti gli afflitti”. E a lui è molto piaciuto il titolo e anche l’icona, perché diceva che non l’aveva mai conosciuta, e che vedere queste persone – che si vedeva che soffrivano, che andavano dalla Madonna – gli ha fatto venire in mente la pagina ultima del Manzoni sul lazzaretto, dove tutti i lebbrosi pregano la Madonna, invocano la Madonna in questa loro afflizione.
Ma tutto l’incontro è stato improntato ad una grande fiducia, ad una grande apertura, lui continuava a dire: “Andate avanti, andate avanti”, l’avrà ripetuto mille volte. Ha ringraziato per il bene che facciamo e si sentiva che era veramente contento di vederci.
E: “Pregate per me”. Allora gli abbiamo assicurato che preghiamo.
A un certo punto gli ho detto: “Ma tutti pregano oggi, perché tutto il Movimento sa che siamo qui con lei e tutti pregano per questo incontro, non solo i cattolici, ma tutti”. E lui allargava le braccia come a comprendere tutti quelli che pregavano, anche gli altri. È stato molto bello.

Jesús Morán: Molto bello. Credo sia stato all’insegna dell’amore reciproco, perché lui continuava a dirci: “Vi ringrazio per quello che fate, andate avanti”, e noi continuavamo a dirgli: “Noi sosteniamo quello che lei fa; noi difendiamo il suo pensiero”. Io ho pensato subito a quell’esperienza di Chiara quando è andata da Paolo VI, che Paolo VI le ha detto: “Qui è tutto possibile”.
Davvero lì è tutto possibile. Dopo bisogna vedere concretamente, però lui ci ha detto: “Andate avanti, portate avanti le profezie di Chiara”. Perché poi abbiamo parlato di tante cose anche concrete.

Maria Voce: Ci ha espresso ancora una volta il suo dispiacere nel vedere che ci sono nazionalismi, che ci sono ostacoli alla pace, che ci sono conflitti anche fra i nostri; lui diceva: “Anche nel seno della Chiesa (ci sono) alcuni che pensano diversamente. Ma possibile che non impariamo niente della storia? Io ho pianto – diceva –, io piango nel sentire certe affermazioni contro la pace e contro la comprensione reciproca”.
Poi ci ha detto una cosa che ci è sembrata molto bella, diceva che certe volte è meglio chiedere perdono che chiedere permesso, che bisogna magari sbagliare per poi chiedere perdono; tante volte è meglio fare questo.

Jesús Morán: Era molto addolorato perché certe contrapposizioni continuano a provocare morti. Dice: “Ma possibile che non abbiamo imparato dopo guerre sanguinose che abbiamo vissuto”? Parlando dell’Europa lo abbiamo visto preoccupato. Gli abbiamo illustrato la Mariapoli Europea. Come prima cosa abbiamo parlato del Centenario di Chiara, e lui lo ha apprezzato, ha sentito che non è che lo facciamo come una commemorazione, ma perché sentiamo che il Carisma di Chiara è veramente attuale.

Maria Voce: Una cosa che abbiamo sentito è che lui ha molto a cuore i sacerdoti, i religiosi e i vescovi, nel senso proprio di dire: aiutateci in questi campi.




Cantieri Ragazzi per l’unità – Estate 2019

In un’epoca in cui l’attenzione alla tutela dei minori ci mette più all’erta e chiede forze maggiori e più qualificate, l’offerta verso il benessere e la formazione integrale dell’adolescente non solo non retrocede, ma anzi si intensifica. Il Movimento dei Focolari in Italia continua ad offrire questi spazi, ricreativi, formativi e di impegno sociale nel territorio, caratterizzati da una crescente mobilità e scambi internazionali come quello in Terra Santa dei ragazzi dell’Emilia Romagna e l’esperienza con gli adolescenti della Grecia a Roma che hanno restituito la visita sulla scia di un’amicizia coltivata nel tempo con attività nella città e la partecipazione insieme al 1 maggio a Loppiano. Cantieri in Albania; Clusone (BG) (https://www.flest.it/2019/08/il-mondo-e-come-un-fiore-se-lo-trascuri.html), Bardolino sul Garda (http://focolareliguria.altervista.org/asse-verona-genova-cantiere-ragazzi-per-lunita-la-zonetta-unita-diventa-realta/); Polonia (Cantiere in Polonia alla Mariapoli Fiore insieme ad un gruppo di ragazzi di un oratorio di Milano); Roma; Frosinone; Genzano; Cittadella Faro (cantiere tra ragazzi del Veneto e della Croazia con la partecipazione di qualche ragazzo della Sicilia, Piemonte e Trentino); Emilia Romagna (Cantiere in zona e gruppo di ragazzi in Terra Santa https://www.focolare.org/news/2019/08/19/cambiare-prospettiva/); Palermo (https://soundcloud.com/radiopace/persone-e-avvenimenti-guardo-la-mia-citta-campus-sociale-e-interculturale-a-palermo); Friuli Venezia Giulia (un cantiere all’insegna dell’ecologia e della sostenibilità ambientale); Veneto, Umbria (cantiere diurno ecologico); Carloforte, Sardegna (ragazzi e giovani insieme); Ancona (Gomiti Creativi); Mormanno in Calabria.

www.teens4unity.org




Agosto in città

In agosto l’arte di una delle tante città italiane, sature di bellezza, è restituita alla consapevolezza dei residenti dalla folla di turisti che cercano, con il naso all’insù, inesistenti indicazioni, attendono autobus che si fanno aspettare un po’ troppo, chiedono informazioni, timidamente, a qualche passante dall’inglese stentato.
Le stesse città in cui le stazioni ferroviarie, più di altri luoghi, portano i segni di evidenti contraddizioni: negozi di marchi famosi, eccellenze, raffinati ristoranti e a pochi passi mercatini arraffati, bancarelle “tutto a un euro”, sottopassaggi occupati da senza fissa dimora.
I sensi, soprattutto la vista e l’olfatto, sono buoni navigatori, consigliano di non percorrere mai quei pochi metri per non avvicinarsi alle strade più sgradevoli e pericolose della bella città.
Un po’ di coraggio comunque ripaga, subito, e libera da confini tirati su troppo presto. Offre un possibilità di conoscenza più approfondita e completa il quadro globale, libera dalla paura o almeno l’attenua.
E ce ne vuole per scoprire quelle tre aule vicino ad un maleodorante sottopassaggio della stazione che richiamano ogni giorno una piccola folla etnicamente variopinta. L’indirizzo non è riportato su nessun social media. E’ un passaparola: chi ha la necessità di imparare la lingua italiana per tentare di trovare un lavoro o tenersi quello che con difficoltà ha racimolato, sa di poter andare lì da lunedì a venerdì in qualsiasi periodo dell’anno, anche in agosto.
Si formano classi improvvisate di pakistani, indiani, bangla, venezuelani, cinesi, colombiani, peruviani, russi, bulgari, siriani, nigeriani, elenco che potrebbe non finire mai e che cambia nelle percentuali seguendo l’andamento delle politiche migratorie nazionali e internazionali.
Gli insegnanti sono per lo più pensionati, volontari molto attivi e motivati, coordinati da quattro studentesse del servizio civile che assicurano competenza e continuità.
Mi sono unita a loro un anno fa, al ritorno nella “mia” città nel periodo delicato dell’inizio del pensionamento, e non solo dal lavoro. C’è un’età in cui scopri con sorpresa ciò che già sarebbe ovvio aver acquisito: quello che sei e che fai non è determinante, puoi essere felicemente sostituita, non presenti più caratteristiche interessanti che suggeriscono di investire su di te, nell’ambiente lavorativo, in quello associativo e oltre. Quando l’atmosfera interiore rischia di diventare depressiva, da “resa dei conti”, da “fissa” persecutoria, un po’ di coraggio non può mancare, quello che ripaga subito.
Proprio in agosto ho più tempo per immergermi in quel pezzetto di mondo negato della mia grande città e subito quelle persone a cui cerco di insegnare italiano si rivelano un’ancora di salvezza per ricostruire il presente da abitare senza sospetti, fiduciosamente. Vedo declinarsi in storie concrete le grandi narrazioni politiche, cerco di ascoltare perché ogni piccolo fatto spiega più di mille insostenibili dibattiti.
I miei attentissimi alunni mi restituiscono la mia lingua, musicale e accogliente, che sulla loro bocca risuona di assonanze immaginate, di storie d’amore, di dolorose odissee. Una lingua che dissolve nella mia anima il rancore e mi costringere a non sottrarmi alla “salvezza” di questo presente, complesso, spesso ingiusto, ma che nasconde la bellezza inaspettata di uomini e donne che si incontrano, si riconoscono, rischiano per condividere il mondo in una città.

Ada Corsi




Un campus a Bologna nel segno del “Noi”

Cittadinanza attiva, solidarietà, formazione. Il patrimonio di una esperienza di impegno civile promossa dai Giovani per un mondo unito nei quartieri Cirenaica e Pilastro della città felsinea.

«È stata proprio ‘na botta de vita di quelle notevoli» mi conferma Etta, la vivace fondatrice dell’associazione Il Cerchio, che sotto il ponte di Via Libia è nata e si è sviluppata per combattere il razzismo, accogliendo soprattutto giovani migranti.

Etta si riferisce al rapporto costruito nei giorni precedenti con i giovani partecipanti del Campus promosso dai Giovani per un mondo unito.Essendo infatti lo slogan dell’associazione “C’è una sola identità: la comune umanità”, non poteva che risuonare empaticamente con la forte motivazione dei giovani provenienti da dieci regioni italiane, decisi a costruire un “noi” e a cambiare concretamente la realtà circostante.

L’impegno per i migranti è fondamentale in questo periodo storico, come ha testimoniato direttamente, in un incontro organizzato nello stesso Campus, don Mattia Ferrari, giovane prete bolognese, che ha partecipato alle iniziative della nave della ONG “Mediterranea” impegnata nell’operazione di salvataggio di persone nel Mar Mediterraneo. Parlando da sacerdote ha detto di aver imparato la generosità e la gratuità dagli attivisti umanitari che si definiscono “non credenti”. Un esempio che rimanda alla parabola evangelica del “buon” Samaritano.

Ma cosa è un Campus come quello organizzato in un settimana (dal 20 al 28 luglio) dell‘estate 2019 a Bologna? Essenzialmente un’esperienza di impegno civile, in cui, dopo aver individuato le necessità di un territorio marginalizzato a livello sociale, si cerca di intervenire in modo continuativo, soprattutto attraverso la costruzione di rapporti. Precedenti esperienze del genere sono state promosse dai Giovani per un Mondo Unito a Siracusa, Roma e Torino.

Il tema dominante del percorso emiliano è stato quello che della  Legalità declinato nel significato più profondo e completo come “Legalità del noi” da Giuseppe Gatti, sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, attualmente sotto scorta, intervenuto in un momento aperto alla città durante il campus, assieme al giornalista del tg3 Gianni Bianco. Per sconfiggere le mafie occorre, infatti,  combattere l’isolamento in cui si trova chi ne è vittima, e costruire una comunità, in cui le relazioni siano solide. Occorre quindi superare l’omertà, per passare dalla legalità verticale, tipica dei regimi totalitari e della criminalità organizzata, a quella circolare.

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Fonte: Città Nuova – di Emanuele Pugliese




Grazie per le sue parole

Sono un infermiere e mi capita spesso di trovarmi davanti a persone che soffrono, indifese. Provo sempre, tramite un sorriso, una parola di conforto, una battuta, uno scherzo ad amare queste persone, per tirare un po’ su il morale, donare un momento di gioia o almeno di distrazione.

Un giorno arriva in sala emodinamica una signora di circa 50 anni per eseguire un esame al cuore. Aveva un’aria molto preoccupata. L’esito dell’esame purtroppo evidenziava la necessità di un intervento chirurgico. La signora è scoppiata a piangere e, nonostante le rassicurazioni e i consigli del medico, ha deciso di non operarsi, esponendosi così ad un rischio elevatissimo di morte.

Era lì che piangeva ed io ho sentito di doverle dire qualcosa… Le ho chiesto come mai non volesse operarsi e lei, ancora piangendo, mi ha raccontato di come, prima dell’infarto, stesse combattendo con un tumore che l’aveva portata allo stadio terminale, del marito che si trovava anche lui in un letto di ospedale per un enfisema polmonare, e degli 11 figli che erano all’oscuro del tumore. Soprattutto mi ha detto di sentirsi abbandonata da Dio.

Per alcuni secondi sono rimasto senza parole, non sapevo proprio cosa risponderle ma ad un tratto ho pensato che avevo davanti a me Gesù, un Gesù in croce abbandonato da tutti, e le ho detto: “Signora, lei ora è come Gesù sofferente sulla croce, e si trova in un letto d’ospedale ad affrontare la prova più dura della sua vita, lei è amata più di chiunque altro”.

La signora mi ha guardato per un istante e poi mi ha detto: Grazie per le tue parole, sei un angelo. A quel punto le ho sorriso ma sono dovuto scappare via perché ero troppo commosso.

Quando sono tornato, dopo pochi minuti, non l’ho più vista, perché era stata già riportata in reparto, ma ho avvertito nel cuore una gioia enorme perché, anziché limitarmi a dare una pacca sulle spalle come spesso si fa in ospedale di fronte a situazioni simili, avevo cercato di immedesimarmi con il dolore di questa persona e dal cuore erano venute fuori parole che forse per lei erano state davvero di consolazione.

C.P.




Cantare a Dio il mio Sì

Qualche tempo fa ho iniziato a star poco bene, stavo vivendo una situazione molto difficile che mi procurava tanto dolore, cercavo di fare, per quel che potevo, tutta la mia parte per affrontarla  e cercavo di affidarmi all’Amore di Dio, non riuscivo però a capire quale fosse la sua volontà: come dovevo comportarmi, che scelte fare in merito…

L’unica certezza era l’aver riconosciuto in questo dolore un volto di Gesù Abbandonato e cercavo di amarlo e di accoglierlo, ma….era difficile! Poiché la cosa durava ormai da parecchio tempo mi accorsi che la mia salute ne stava risentendo, credevo di rischiare la depressione, non capivo se fossi vittima di crisi di panico o se si trattasse di qualcos’altro, dovevo fare qualcosa: amare Gesù Abbandonato non significa“rassegnarsi al dolore”.

Così mi decisi a rivolgermi a degli specialisti, medici e psicologi, e iniziai a sottopormi ad una serie di sedute, di visite mediche, di esami specialistici, tutte cose che però richiedevano anche lunghi tempi di attesa. In particolare c’era un esame importante che avrebbe potuto darmi un responso definitivo per cui avrei dovuto aspettare tre mesi.

Però siccome io sentivo di peggiorare di giorno in giorno, un mattino pregai con tutto il cuore Gesù perché mi aiutasse e mi attaccai al telefono per telefonare a tutti gli ospedali del territorio e vedere se fosse possibile anticipare quell’esame, ed in effetti avvenne un piccolo miracolo: al Policlinico si era liberato un posto esattamente per quel pomeriggio!

Il giorno dopo, quando lessi l’esito arrivatomi sul fascicolo elettronico della Regione, seppi finalmente qual era il mio male: il morbo di Parkinson…. è stato un colpo! Chiamai mio marito per farglielo leggere, ci siamo abbracciati e vi confesso che sono scese lacrime di sconforto, avevo appena compiuto 58 anni, come era possibile? Mi sentivo troppo giovane per quel tipo di malattia e mi chiedevo “perché?”

Nello stesso tempo però ringraziai Gesù perché avevo avuto la possibilità di anticipare di ben tre mesi le cure. Nel frattempo, dopo tanta sofferenza, la situazione dolorosa di cui parlavo all’inizio andava verso la risoluzione, ma ecco che mi si presentava davanti una malattia cronica, degenerativa, che sarebbe andata via via peggiorando col tempo, che avrebbe limitato la mia libertà di movimento….. tenete presente che io sono una persona molto sportiva, sono un’ insegnante di Scienze Motorie e Sportive, lo Sport, l’attività fisica è parte di me!

All’inizio ho protestato un po’ con Gesù: mi sembrava di perdere qualcosa di troppo importante per me. Ma ancora una volta ho ripensato alla scelta che avevo fatto ancora quando ero giovane, e che avevo più volte rinnovato durante la mia vita: “Sei tu Gesù Abbandonato l’unico mio bene!” Anche questa volta volevo essergli fedele e ripeterglielo con la certezza che Lui mi avrebbe sostenuto. Poi sono stata confortata dai medici che mi hanno raccomandato di fare tanta attività fisica, “evviva”, esclamai, è proprio quel che desidero!

Grazie ai farmaci ho iniziato subito a stare molto meglio, ma visto che il Parkinson è una malattia degenerativa, non so di preciso cosa mi succederà, ho deciso di vivere l’attimo presente, consapevole che ci saranno momenti di difficoltà e di prova, che il mio “si” sarà da ripetere di volta in volta, ma allora chiederò a Lui la forza e la serenità per essergli sempre fedele.

Mi è venuto spontaneo poi in quei giorni subito dopo la diagnosi, scrivere una canzone, molto semplice, per raccontare cantando la mia esperienza interiore, per cantare a Dio il mio SI, e mi sono accorta di quanto mi aiuti ogni tanto prendere in mano la chitarra e ricantarla: l’anima si riempie di pace! L’arte (per quel poco di artistico che sono riuscita a creare) è veramente una forma di avvicinamento ai misteri di DIO!

C.M.  




La sicurezza disumana

“Non siamo indifferenti né rassegnati di fronte allo scenario politico e sociale del nostro Paese. L’approvazione del Decreto sicurezza bis pone un’ulteriore sfida alla nostra comunità nazionale. In questi giorni siamo nel Trentino per una Mariapoli Europea, che ha visto la partecipazione di persone da 35 Paesi di tutto il continente, dal Portogallo alla Russia, dalla Scandinavia a Malta e che ci ha permesso di sperimentare già quell’unità nella diversità riconciliata tra i popoli, aperta al mondo, che tanti cittadini, comunità e gruppi stanno già realizzando ogni giorno. Insieme all’impegno per costruire nel quotidiano e nel locale il bene comune, a partire dalla tessitura di relazioni interpersonali, sosteniamo lo sforzo di puntare in alto invitando al dialogo tutti coloro che lo desiderano sulla base del valore della fraternità universale. Rilanciamo l’editoriale di Aurora Nicosia, pubblicato sul sito di Città Nuova, che condividiamo pienamente”.

Rosalba Poli e Andrea Goller, responsabili del Movimento dei Focolari in Italia

La sicurezza disumana

7 agosto 2019 / DI AURORA NICOSIA

Fonte: CITTÀ NUOVA

C’è sgomento di fronte all’approvazione del Decreto sicurezza bis. Chiediamo a noi stessi e ai nostri politici di ridare cittadinanza alla dignità di ogni persona. C’è sgomento di fronte all’approvazione del Decreto sicurezza bis. Chiediamo a noi stessi e ai nostri politici di ridare cittadinanza alla dignità di ogni persona.

Non credo sia necessario ribadire ai nostri lettori la posizione di Città Nuova in materia di migranti. Chi ci segue quotidianamente sul sito ed anche sul mensile sa bene che per noi il punto di riferimento, indipendentemente dai governi di turno, è l’evangelico «Ero forestiero e mi avete ospitato». Senza “se” e senza “ma”, anche se siamo convinti che i diversi governi nazionali, a ogni latitudine, abbiano il dovere di gestire nella migliore maniera possibile il flusso di gente disperata, in fuga da fame, miseria e guerre.

I nostri lettori conoscono bene e diffondono anche via social i ripetuti interventi sulle diverse navi lasciate per settimane in balia delle onde dell’odio, dalla nave Diciotti lo scorso anno alla Sea Watch lo scorso mese, articolo quest’ultimo che ha registrato ben 8.853 condivisioni su Facebook, a dimostrazione che non siamo in pochi a credere che l’accoglienza e il rispetto della dignità umana non solo siano possibili, ma anche doverosi, costi quel che costi.

Il cosiddetto Decreto sicurezza bis, approvato definitivamente al Senato in questi giorni, come abbiamo scritto ieri, ha alzato all’inverosimile i “costi” di questo dovere iscritto oltre che nelle leggi del mare, anche in carte costituzionali e nel diritto internazionale. E ci sentiamo quasi autorizzati a pensare che ci siano politici intenzionati ad ottenere certi risultati, molto lontani dal bene comune,… costi quel che costi, appunto. Anche se nel conto vanno messi morti in mare o nel deserto
libico; anche se tra le voci dello “scontrino” potremmo trovarci la fine della libertà di stampa, del diritto di esprimere la propria opinione, la morte della democrazia stessa.

Insomma per il nostro Paese il momento è drammatico, tanto che in un’escalation che rischia di diventare incontrollabile, anche perché stimola reazioni “di pancia”, c’è chi evoca termini terribili come “squadrismo”, reale o virtuale che sia. Certo, viene da chiedersi come siamo potuti arrivare a questo punto, perché certe situazioni non nascono come i funghi dopo una forte pioggia. E soprattutto se siamo in grado, ancora, di trovare gli anticorpi a questa terribile malattia sociale che potrebbe contagiarci tutti, anche chi per reagire all’odio mette in moto a sua volta sentimenti di odio …

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Si è sentita amata ed ha cominciato a legarsi a noi come una figlia

Quando abbiamo conosciuto il Movimento dei Focolari, abbiamo concretamente incominciato ad amare, proiettandoci completamente verso gli altri e ponendoci come stile di vita appunto l’arte di amare. Le esperienze che, singolarmente o soprattutto come coppia, abbiamo fatto, sono numerose.

Una bellissima esperienza l’abbiamo fatta ospitando a casa nostra per un anno intero una ragazza brasiliana venuta in Italia con un programma di scambio culturale. All’inizio le cose non andavano tanto bene: J. non riusciva ad inserirsi nella nostra famiglia e noi, considerandola ospite, non contribuivamo allo scopo. Semplicemente mancava l’amore. Da quando, per primi, abbiamo incominciato ad amarla concretamente, ad amarla come le altre due nostre figlie, le cose sono cambiate improvvisamente: lei si è sentita amata ed ha cominciato a legarsi a noi come una figlia e le nostre figlie sono diventate le sue sorelle.

J. è diventata così tanto una di noi che ha sentito il bisogno di approfondire la bellezza della famiglia cristiana: ci ha chiesto di poter essere formata per prendere i sacramenti del battesimo, cresima e comunione che non aveva ricevuto in Brasile, pur avendo 17 anni! Per l’occasione sono venuti i suoi genitori dal Brasile ed abbiamo fatto una grande festa che ha coinvolto l’intera comunità. Oggi il legame con J. continua, e noi continuiamo ad essere per lei “mamma e papa” tutte le volte che ci vediamo in videochiamata o ci scriviamo.

G. e A.




Amore e perdono: accogliere pienamente senza condizioni

Siamo G. e A., sposati da 24 anni e con due splendide figlie di 14 e 21 anni. Vogliamo raccontarvi un’esperienza d’amore e di perdono che per noi è stata molto forte.

Una sera d’estate, alcuni pregiudicati, figli di un noto mafioso della cittadina, mettono a fuoco di notte l’automobile di un nostro vicino di casa in seguito ad un banale diverbio per schiamazzi notturni. Purtroppo la nostra automobile nuova era parcheggiata in adiacenza ed è andata completamente distrutta insieme a quella del vicino.

Non vi raccontiamo il nostro smarrimento e la nostra rabbia: noi due, stimati professionisti (tutto casa, Chiesa e lavoro) eravamo coinvolti, anche se indirettamente, in un fatto criminale con tanto di notizia e nostri nomi apparsi sui quotidiani locali. Chiaramente abbiamo dovuto rimediare comprandoci un’automobile nuova… e non stiamo a dirvi i costi perché ampiamente noti a tutti… Avevamo sperimentato direttamente cosa significa subire un atto mafioso e, soprattutto, provavamo una grande rabbia verso questi malavitosi.

Qualche tempo dopo, accogliendo con gioia l’invito di Papa Francesco ad “uscire verso le periferie esistenziali”, siccome facciamo catechismo in parrocchia, abbiamo proposto al parroco di fare un catechismo itinerante nelle famiglie dei bambini che si preparavano alla prima comunione: nasceva così una esperienza bellissima che ha coinvolto tutte le famiglie dei bambini e ha fatto sì che il sacramento dell’Eucaristia divenisse anche un momento di incontro tra le famiglie.

Entrando in queste varie famiglie, abbiamo vissuto momenti di profonda fraternità, condividendo situazioni di gioia ma anche di dolore dovute a malattie, mancanza di lavoro ed anche a problemi con la giustizia.

E sì, problemi con la giustizia… Proprio quell’anno doveva fare la prima comunione anche il figlio minore di quella persona malavitosa, il fratellino di quei ragazzi che ci avevano incendiato la macchina, e noi non avevamo nemmeno considerato che ci toccava andare anche a casa loro per la catechesi. Il problema però non si pose: ci chiama infatti la mamma e ci dice che non potevamo andare a casa loro perché nel frattempo gli altri figli grandi, avendo commesso altri reati, erano agli arresti domiciliari e questo impediva qualsiasi visita.

Contemporaneamente questa mamma si è aperta con noi e ci ha confidato il suo grande dolore per la gravissima situazione familiare: riponeva tutte le sue speranze in questo figlio piccolo che era costretto comunque a vivere e respirare il clima di una famiglia mafiosa… Non voleva però fargli mancare la possibilità di vivere questo momento di catechesi nelle famiglie, come stava avvenendo per tutti gli altri compagni, non voleva farlo sentire diverso.

Questo grido di dolore ci ha toccati profondamente: cosa potevamo fare per aiutare questa mamma? Come potevamo alleviare il dolore ed il senso di fallimento che esprimeva questa donna?

Quando Gesù ha dato ai suoi discepoli il suo comandamento: “Amatevi gli uni gli altri”, ha specificato anche la modalità: “come io ho amato voi”.Gesù ha voluto così indicarci la misura con la quale noi dobbiamo amarci: fino a dare la vita gli uni per gli altri. E dando la vita sulla croce, ci ha anche rivelato che questo amore era strettamente unito al perdono: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

In quel momento abbiamo pure ricordato queste parole di Chiara: “Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, quindi di libertà, che consiste nell’accogliere il fratello così com’è, nonostante il male che ci ha fatto, come Dio accoglie noi peccatori, nonostante i nostri difetti. Il perdono consiste nel non rispondere all’offesa con l’offesa, ma nel fare quanto Paolo dice: ‘Non lasciarti vincere dal male, ma vinci col bene il male’. Il perdono consiste nell’aprire a chi ti fa del torto, la possibilità d’un nuovo rapporto con te”.

Allora era chiaro: per amare concretamente quella donna e tutta la sua famiglia, dovevamo passare dal perdono, dovevamo accogliere pienamente questa famiglia senza condizioni. E come accoglierli? Proponendogli di venire a casa nostra, di fare a casa nostra il catechismo previsto nella loro casa. E così, nella nostra casa, al centro della bella cittadina, è entrata, sotto lo sguardo di tutti, la famiglia del boss locale per una catechesi così bella che ci porteremo dietro per tutta la vita.

Il parroco era profondamente imbarazzato per la situazione in cui lo avevamo cacciato, ma alla fine ci ha ringraziato dicendoci che grazie a noi aveva fatto una forte esperienza di “catechesi di frontiera”. E noi abbiamo sperimentato che l’amore incondizionato abbatte tutte le frontiere!




Danza e arte per l’Armonia tra i Popoli

Costumi, colori e passi preparati con cura, tutta l’emozione e la gioia dell’esibirsi su un palcoscenico, o a mezz’aria sulle funi, davanti a parenti e amici. Non serve saper dire molte parole in una lingua straniera per ballare, e ballare bene, insieme: ciò che spinge più in là gli insegnanti dell’associazione italiana Dance Lab Armonia e i bambini arabi che partecipano ai loro campi estivi in Palestina è la danza e l’arte.

PRANVERA ZERELLARI Ballerina “Con loro abbiamo una grande difficoltà, la difficoltà linguistica: loro non parlano l’italiano e noi non parliamo l’arabo. Però grazie all’arte riusciamo a comunicare: è questo che ci portiamo dietro, i loro sorrisi e il capirsi con l’arte.” E’ ormai il quarto anno che i volontari di questa associazione italiana, di Montecatini Terme vicino a Firenze, raggiungono la Terra Santa. Lo fanno per “Armonia tra i popoli”, un campo estivo che organizzano per bambini e ragazzi tra i 3 e i 13 anni, al centro del quale c’è soprattutto la danza.

ALESSANDRA SPINETTI Ballerina “Io per esempio sono stata con i bambini più piccolini, abbiamo fatto un po’ di propedeutica, di danza classica, poi c’era il corso di hip hop, di moderno. Poi facciamo arte, laboratorio coreografico e prepariamo lo spettacolo. Siamo giovani, comunque, ed è estate, quindi era normale magari andare al mare, e invece noi sentiamo proprio che dobbiamo venire qua.” In sole due settimane nonostante le difficoltà di questa terra, 14 giovani ballerine sono state le insegnanti di oltre 200 bambini, tra Gerusalemme, Betlemme e Beit Hanina. Insieme, si sono preparati per il grande spettacolo finale. In cui si racconta dell’incontro tra San Francesco e il sultano Malik Al-Kamel…ma soprattutto si mette in scena la bellezza dello stare insieme e dell’amicizia.

ANTONELLA LOMBARDO Direttrice Dance Lab Armonia “L’arte ha un linguaggio superiore, un linguaggio che va al di là di tutte le nostre divisioni, di tutti i nostri muri, che riesce a farci incontrare e a farci diventare una cosa sola, una sola famiglia.”

Fonte: CHRISTIAN MEDIA CENTER

https://www.cmc-terrasanta.com/it/media/terra-santa-news/17938/danza-e-arte-per-l’armonia-tra-i-popoli




Calabria: la novità della Mariapoli 2019 a Mormanno

La Mariapoli di Mormanno, nel Nord della Calabria al confine con la Basilicata è stata – possiamo dire – un evento programmato e portato avanti da Qualcuno più grande di noi!

Nei primi giorni del novembre scorso, erano state presentate ai giovani e al paese di Mormanno le figure di Carlo Grisolia (che aveva radici mormannesi) e Alberto Michelotti: due giovani del Movimento dei Focolari che, nella loro seppur breve vita, avevano puntato in alto: Il racconto della loro esperienza ha lasciato nel cuore dei giovani del posto il desiderio di conoscere più in profondità la loro vita e la spiritualità dell’unità che li animava.

Un incontro casuale poi di questi giovani di Mormanno con il loro Vescovo ha suscitato il desiderio di programmare la Mariapoli nel loro paese. Con loro abbiamo gioito e affidato a Maria questo progetto. Si trattava di capire se c’erano le premesse per un’accoglienza di un centinaio di persone.  Si sono iniziate le ricerche e verso la fine di aprile abbiamo visto la possibilità di rendere concreta l’idea.

Il tempo stringeva… ma insieme ci abbiamo creduto e in particolare la comunità di Cosenza si è fatta carico di tutta la parte logistica, dei rapporti con le autorità civili del Paese, con il Vescovo e con il parrocco, che hanno sostenuto e messo le basi a tutto l’evento.

Sicuramente dal cielo Carlo e Alberto hanno fatto il tifo per questa Mariapoli. È stato immediato il titolo “Puntare in Alto“, alla luce della loro breve vita radicata nel Vangelo.

Preparata in poco tempo (una quarantina di giorni), questa Mariapoli ci è sembrata davvero un frutto dell’amore reciproco, costruito giorno per giorno con tutte le persone coinvolte nei vari aspetti.

Il programma voleva aiutare i mariapoliti, attraverso storie di vita, esperienze, stralci di interventi di Chiara (sull’Arte di amare e sullo Spirito Santo), a fare un cammino insieme e scoprire con la vita il significato del titolo dato alla Mariapoli.

Ideato da un architetto di Cosenza e con l’aiuto di guide del posto, si è voluto anche conoscere le radici e le bellezze del paese che ci avrebbe ospitato per alcuni giorni: “Curiosando per Mormanno” ha suscitato in tutti i presenti tanto entusiasmo e tanto interesse.

Il primo giorno si è concluso con la presenza del Vescovo di quella Diocesi (Cassano), del Sindaco e di alcuni assessori di Mormanno. Nelle sue risposte alle domande dei giovani, Mons. Francesco Savino ha voluto condividere con tutti tratti della sua esperienza di fede.

È stato forte sentirlo dire con forza al Sindaco, Giuseppe Regina, e agli assessori presenti cosa avrebbe generato nel territorio la Mariapoli: “Vi lasceranno la gioia”, diceva tra l’altro. E ai giovani: “Non sprecate la Mariapoli, è un’opportunità, vivetela intensamente”. In un passaggio ha definito Chiara Lubich la “folle dell’Amore di Dio”.

Il secondo giorno ci si è suddivisi per gruppi di interesse: Ambiente ed Economia, La città , L’arte del dialogo. Momenti di confronto aperti e costruttivi.

L’ultimo giorno, altro momento forte: la testimonianza di Marta Chierico, Antonio Topi e Paolo Grisolia, su Alberto e Carlo. Con loro si è toccato il divino. E poi una carrellata di esperienze di impegno concreto su vari fronti in varie città della Calabria, che hanno dato speranza e gioia.

Alla fine Don Francesco, il parroco, nel ringraziare si è commosso. Mentre l’assessore, Giuseppe Fasano, salutandoci ci diceva: “Ho costatato che venite da città diverse ma siete una cosa sola”. 




Mariapoli Acerno 2019: semplicità, leggerezza e profondità!

“Ho sognato un mondo diverso;
un punto azzurro nell’universo.
Quel mondo piccolo mi è parso immenso
perché l’amore generava il resto”.

Le parole di questa canzone – “Il mio miglior difetto” dei The Sun,  cantata con passione ed entusiasmo dalla mitica band dei Ragazzi per l’Unità – esprime meglio di tutto la realtà della Mariapoli 2019!

Dopo l’incoraggiante esperienza dello scorso anno, ci si è lanciati con gioia a preparare quella di quest’anno e finalmente dal 5 al 7 luglio ci siamo ritrovati, provenienti da varie località del Salernitano, del Casertano e dalla provincia di Napoli. La cornice era la stessa dell’anno scorso, il periodo più o meno lo stesso, la gente (in buona parte) anche… eppure la Mariapoli 2019 è stata “un’altra cosa”!  Sorprese dello Spirito Santo che ’fa nuove tutte le cose’?  Speriamo proprio di sì, visto che fin dall’inizio avevamo affidato a Lui ogni passo, ogni dettaglio e per tutta la preparazione abbiamo puntato a lasciarGli spazio, mettendo a Sua disposizione il tempo, le energie, le idee.

I tre giorni trascorsi ad Acerno, nei Monti Picentini della provincia di Salerno, sono stati all’insegna della semplicità, della leggerezza e della profondità.

I circa 200 partecipanti hanno portato un guizzo di vitalità – ed anche un po’ di sano chiasso con le loro musiche e balli – al tranquillo paesino che ci ha accolti con la sua aria fresca ed invitante; in particolare non sono passati inosservati i 70 ragazzi e ragazze dai 14 ai 18 anni che hanno intrecciato il loro programma con la Mariapoli dando a tutti una nota di freschezza e di speranza.

Il filo conduttore dei giorni era uno sguardo a IERI per scoprire o ritrovare le radici di un Ideale grande, secondo i ripetuti inviti di papa Francesco a far tesoro di una memoria viva; radicati nell’OGGI per vivere al meglio il presente in cui varie sfide ci interpellano e ci chiamano ad un contributo di radicalità e di autenticità; per costruire insieme il DOMANI donando all’umanità la possibilità di un nuovo stile di relazioni fra singoli, gruppi e popoli.

Momenti insieme – ragazzi, giovani ed adulti – per approfondire il carisma dell’unità nei suoi capisaldi più che mai attuali e coinvolgenti; momenti distinti in laboratori e gruppi di interesse; testimonianze di ogni età e interventi qualificati come quello di Iñaki Guerrero (focolarino psicologo), un vero mix di competenza e vita; attività aperte al territorio come la serata di musica e danze in piazza (con enorme gratitudine di don Pasquale, parroco del paese, che lo aveva espressamente richiesto!);  momenti di relax e divertimento, occasioni uniche di rapporti liberi e veri. Passeggiate, qualche puntatina al bar per un gelato insieme, colloqui, giochi con i piccoli delle famiglie più giovani… il mondo diverso non era soltanto un sogno, ma un bozzetto credibile di una umanità nuova.

La canzone continuava infatti:

“…per  fare un nuovo mondo
ci crederei comunque;
È più forte di me”.




Una vacanza “speciale”: Arabba 2019

240 persone, (di cui moltissimi bambini, ragazzi e giovani, tante famiglie) hanno partecipato dal 6 al 13 luglio alla VACANZA INSIEME 2019 dal titolo: “PUNTARE IN ALTO: Mettere in relazione persone, culture e storie” che si è svolta ad Arabba, nel cuore delle Dolomiti.
Una settimana di vacanza secondo un programma ormai consolidato e che ha visto negli anni aumentare sempre più il numero dei partecipanti anche molto diversi tra loro per età, provenienza, professione…. : attratti dalla possibilità di vivere rapporti veri e accogliendo la sfida di una vera esperienza di fraternità.

E proprio le relazioni sono state alla base dell’esperienza di questa vacanza speciale che ha avuto ,nei vari giorni, delle parole chiave a cui ognuno era invitato ad aderire: dal “mescolarci” andando incontro a chi non si conosce o è diverso da noi, all’ “incontrarci” donando all’altro qualcosa di sè, dall’ “ascoltare l’altro” in profondità al non spaventarsi delle difficoltà, saper ricominciare e camminare insieme.

Ognuno ha potuto dare il proprio contributo con semplicità, nel riposo, nel camminare insieme ,nell’aiutarsi concretamente in un clima che faceva intravedere la bellezza della famiglia umana quando i rapporti sono basati sull’amore reciproco.

Non sono mancati, la sera, dei momenti culturali ed artistici. Il tema della solidarietà è stato presente con la proiezione del film documentario “Straniero io?” e con la presentazione dei progetti internazionali di Azione per un Mondo Unito (AMU). Una serata è stata dedicata all’arte contemporanea nel suo anelito per le relazioni sociali. Molto intensa anche la serata in cui tre sacerdoti si sono messi in gioco raccontando la loro vita in comune a servizio di una grossa parrocchia dell’hinterland milanese.

In definitiva sette giorni nei quali si è sperimentata la gioia di stare insieme nelle varie diversità,avendo come riferimento la legge dell’amore concreto.

Equipe Vacanze Insieme

www.focolaritalia.it/2019/03/14/arabba-mariapoli-vacanza-insieme/




Gen Verde – Progetto Start Now

GEN VERDE

Video Progetto Start Now (sottotitoli italiano)