Rivedi la Run4Unity 2020

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Centinaia di migliaia di ragazzi protagonisti della staffetta sportiva mondiale. Ragazzi e ragazze di etnie, culture e religioni diverse corrono uniti per testimoniare il loro impegno per la pace e per promuovere uno strumento per raggiungerla: la regola d’oro.

La corsa è promossa dai Ragazzi per l’unità del Movimento dei Focolari. Quest’anno si svolgerà sabato 2 maggio, durante la “Settimana Mondo Unito” che è parte del United World Project.

Un evento che, nelle edizioni precedenti , ha visto la partecipazione di oltre 100.000 adolescenti in varie città di ogni angolo del mondo.

Il testimone passa di fuso orario in fuso orario occasione anche di scambi fra le diverse città. In varie località delle diverse latitudini, prendono il via eventi sportivi, azioni di solidarietà ed esperienze di cittadinanza attiva in luoghi nei quali prevalgono solitudine, povertà, emarginazione. In varie parti sono anche coinvolti personalità del mondo dello sport e della cultura, autorità civili e religiose.




Ezio Aceti: “Educazione al sacro nei bambini sino a 10 anni” – Rivedi streaming

https://www.focolaremilano.org/educare-al-sacro.html




Caporalato e lavoro servile

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Settimana Mondo Unito 2020: “Siamo in tempo per la pace”

Settimana Mondo Unito 2020
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Il titolo di quest’anno: “In Time for peace”, In tempo per la pace. Gabriele Trama, tra i giovani del Movimento dei Focolari coinvolto nell’organizzazione, collaboratore dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, dice ai nostri microfoni: “Viviamo un momento difficile, noi, però, non vogliamo fermarci” e, citando il messaggio che la presidente dei Focolari, Maria Voce, ha indirizzato a tutti i partecipanti alla maratona multimediale, spiega che malgrado tutto “oggi siamo ancora in tempo per costruire la pace e la fraternità. Questo è il tempo, non possiamo più aspettare”. “Dobbiamo mettercela tutta – era stato l’invito di Maria Voce – perché questo tema diventi una realtà.”  “Che dappertutto – sollecitava –  ci sia un pullulare di iniziative che testimoniano al mondo che l’amore è sempre possibile, che l’amore niente lo può bloccare, nessuna pandemia, nessuna avversità, che l’amore vince sempre e comunque”.

Dobbiamo agire oggi per costruire la pace

Gabriele parla di urgenza dell’agire per la pace: “Sì, non possiamo aspettare perché nonostante viviamo questo momento molto difficile, anzi proprio perché viviamo questo momento difficile in cui ci sono tanti sentimenti che possono essere quelli di angoscia, di paura, dobbiamo essere i primi a testimoniare con la nostra vita che l’amore è possibile”. Proprio spinti dall’emergenza sanitaria è emerso con più chiarezza che l’umanità è tutta collegata e nessuno può salvarsi da solo. “Tutti i giorni – costata Gabriele – a livello politico, a livello sociale ed economico si parla di muri, di barriere e di differenze ma questa pandemia ci ha fatto capire che l’umanità è una e che non esistono barriere o muri che possano alla fine impedire di colpire il lato più fragile dell’uomo, la sua salute e la sua vita.”

Fermare tutti i conflitti

Il messaggio della Settimana Mondo Unito si unisce simbolicamente ai tanti richiami alla pace e all’attenzione verso i più vulnerabili, che Papa Francesco ha rivolto all’umanità, anche in questo tempo di pandemia, e all’appello per il cessate il fuoco globale lanciato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antònio Guterres: “È ora di fermare i conflitti armati e concentrarsi, tutti, sulla vera battaglia per le nostre vite. […] Dobbiamo fermare la piaga della guerra che sconvolge il nostro mondo”.

La raccolta firme per lo stop dell’embargo in Siria

L’evento è stato anche occasione per rilanciare la Campagna raccolta firme partita ad aprile per chiedere lo stop all’embargo che colpisce ancora oggi la Siria. Gabriele spiega perchè è importante aderire: “Come tutti sappiamo in Siria da 10 anni ormai c’è una guerra che non ha fine, che ha provocato delle conseguenze disastrose, in modo particolare c’è questo embargo imposto dagli altri Paesi che era stato pensato per non far circolare armi. Ma adesso questo embargo impedisce l’arrivo nel Paese di medicinali e materiale di prima necessità per contrastare questa pandemia di tipo sanitario, e colpisce quella popolazione, dopo i disastri di questa guerra”.

Il messaggio del Consiglio Ecumenico delle Chiese

Sostegno e incoraggiamento per questa edizione della Settimana Mondo Unito è arrivato anche dal rev. Ioan Sauca, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC) che in un messaggio ha spronato tutti i partecipanti “ad essere sempre costruttori e promotori di unità nel contesto quotidiano e per il mondo!”. “La comunione mondiale delle Chiese – scrive – è solidale con voi, e noi preghiamo per la guarigione e il risanamento dell’umanità e di tutto il creato di Dio, soprattutto in questo tempo di incertezza e di paura ( … ). Siete un dono per le nostre comunità. La vostra passione e il vostro desiderio di cambiare il mondo ispirano e motivano tutti noi che ci confrontiamo con la realtà di oggi”. Il rev. Ioan Sauca ricorda infine che quando Gesù prega ” perché tutti siano una sola cosa”, “la visione di Gesù non si limita alla nostra famiglia cristiana, ma include tutta l’umanità e quanto Dio ha creato”.

La Settimana, un punto di partenza

La Settimana Mondo Unito è ormai in dirittura di arrivo. La giornato di oggi prevede alle 18 un dialogo via streeaming su Covid-10 e i diritti umani e alle 19.30 la Maratona #OnepeopleOneplanet, una staffetta di voci e di cuori #intimeforpeace, organizzata con Earth Day Italia. Quale la parola conclusiva? “La Settimana si conclude – afferma ancora Gabriele Trama – e il nostro messaggio finale è l’impegno comune per la pace che comincia da qui. Questo è veramente il punto di partenza perché noi crediamo che sia possibile il mondo unito, noi crediamo che sia possibile essere in tempo per la pace e personalmente e concretamente vogliamo dimostrarlo. Anche se, in alcuni casi, non possiamo ancora muoverci dalle nostre case”.

Fonte Vaticannews  

Leggi ed ascolta l’intervista completa

RIVEDI SETTIMANA MONDO UNITO 2020

 




Tutto ha senso se amiamo i fratelli

“La mia esperienza si lega alla parola di vita di maggio: “Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciato” (Gv 15,3).

Vivo da solo ed in questo periodo di pandemia, la solitudine e la tristezza tendono a prendere il sopravvento su di me, il non potermi nutrire dell’Eucarestia mi impedisce il salto di qualità nella vita spirituale. Nel mio cuore provo angoscia. Ero in questo stato d’animo, quando mi arriva una telefonata, è mio fratello che mi descrive una situazione di difficoltà: un suo collega di lavoro ha ricevuto una telefonata da una signora che in lacrime gli ha detto che in famiglia non hanno nulla da mangiare e le richieste fatte alla Caritas ancora non hanno avuto esito. Mio fratello mi propone una colletta da fare insieme ai suoi colleghi per questa famiglia e, dato che loro non possono allontanarsi dal posto di lavoro, mi chiede di raggiungerli per raccogliere la somma che occorre per fare la spesa per questa famiglia. Chiudiamo la telefonata, ci penso un attimo su e lo richiamo: “Ti raggiungo fra mezz’ora”.

Indosso la mascherina e i guanti, prendo la macchina e raggiungo il posto di lavoro di mio fratello, raccogliamo la somma insieme ad un suo collega e mi reco al supermercato cercando di scegliere con amore gli alimenti per quella famiglia. Grazie alla colletta riempio quattro sacchetti di spesa, ritorno al luogo di lavoro e consegno i pacchi. La gioia comincia ad invaderci tutti, il collega di mio fratello mi mostra un rosario che ha preso a San Giovanni Rotondo e mentre mi chiede spiegazioni sui grani del rosario, arriva una telefonata in ufficio: è la signora di quella famiglia in difficoltà che ancora non sa che le abbiamo fatto la spesa.

La commozione invade gli occhi di mio fratello, è un credente non praticante, come pure il suo collega. Chiusa la telefonata con la signora, invito mio fratello e il collega a pregare e recitiamo insieme il Padre Nostro, l’ Ave Maria e il Gloria. Sento che la fede cresce in tutti noi, e mio fratello dice: “Gesù ha detto: dove due o più sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. Dio è in mezzo a noi, la gioia è grande, c’è un Padre che ci ascolta e ci ama! Noi passiamo dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli, il salto nella vita soprannaturale è fatto! Il Risorto è in mezzo a noi! Saluto mio fratello ed il suo collega, il quale, pieno di gioia, porta la spesa alla signora.

Rientrato a casa, gli occhi mi cadono su uno scritto di Chiara: “E se le chiese saranno chiuse, ma chi potrà distruggere il tempio vivo di Dio che è Cristo in mezzo a noi? E se i sacramenti saranno annullati, come non potremo noi abbeverarci a quella fonte di acqua viva che è la carità in mezzo a noi, che è Cristo in mezzo a noi?”. Tutto prende senso e una gioia soprannaturale mi pervade, anche adesso che sto scrivendo questa esperienza. “Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciato” (Gv 15,3). “L’individuo isolato è incapace di resistere a lungo alle sollecitazioni del mondo mentre nell’amore vicendevole trova l’ambiente sano, capace di proteggere la sua esistenza cristiana autentica”.

Rodolfo – Siracusa




Ho trovato mio padre

Stavo per intraprendere una via di consacrazione, ma un pensiero non mi dava pace: se Gesù chiede a chi vuole seguirlo di lasciare i genitori, i campi… come potevo lasciare mio padre se prima non lo trovavo? Da tempo, infatti, ci aveva abbandonati; dell’ultimo incontro avuto con lui, a 15 anni, avevo un ricordo vago di due sconosciuti che non avevano nulla dirsi. Ora era diverso.

Dopo lunghe e laboriose ricerche, l’ho raggiunto nella località deserta dove viveva solo. Dopo il primo impacciato saluto, lui stesso ha preso a dirmi di sé: «Ho perso ogni speranza – mi diceva – e temo la morte perché sono certo che Dio non mi perdonerà».

A mia volta gli ho raccontato di me, della scelta che stavo per fare. E lui: «Non riesco a credere che da me sia nata una creatura come te». Da allora il filo tra noi non si è interrotto. Nell’ultima sua lettera mi scrive: «Qui vivo sempre solo e niente è cambiato, tranne il fatto che non sono più quello di prima. Ho capito che Dio mi ha perdonato e la prova è che lui si è scelto una mia figlia per sé».

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VI, n.3, maggio-giugno 2019)

 




The four priest singers. Canto a Maria: “Mira il tuo popolo”




Il Covid19 e gestione dei beni di Dio

L’amore donato circola e ricircola

Ricevo e condivido una esperienza di vita, il protagonista rimane celato dietro una telefonata scambiata in questi giorni.

“Abito in un quartiere popolare di una città del sud Italia e questa emergenza Covid19 ne ha acuito alcune difficoltà; da qualche giorno osservavo proprio di fronte la mia finestra della stanza, alcune case, mi avevano colpito perché sentivo spesso urla, e momenti di disperazione, in cui trapelavano voci di bambini.

Con la scusa di andare a fare la spesa mi sono avvicinato per chiedere informazioni su un possibile supermercato aperto…. Ed ho scoperto che i signori abitavano dentro una casa non proprio in regola e con alcuni minori. Parlando del più e del meno, li stimolai a cercare su YouTube dei canali per bambini e che potevano anche un po’ far rilassare i genitori; questo portò alla luce che nessuna della quattro famiglia aveva un pc… una connessione. E cosa ben più grave, dei padri delle quattro famiglie due non lavoravano, uno era in carcere ed uno non esisteva proprio. Ho visto negli occhi di questi fratelli non solo la disperazione della solitudine, ma anche l’incapacità di chiedere aiuto, una sorta di orgoglio misto a disillusione.

Due minuti di sconforto personale e poi azione concreta. Ho pensato: ho dei soldi che non sono miei ma di Dio. Io ho una casa, ho il mangiare…. Cosa posso fare oltre che pregare per loro? azione importantissima ma non risolutiva…

Tonato a casa ho preso i pc che avevo (ne ho almeno quattro vecchi ma funzionanti che a volte uso per togliere pezzi e riusarli oppure per sperimentare sistemi operativi diversi…).

Decisi che li dovevo sistemare e donarli a loro, senza che però risultasse un’“elemosina”. Andai a comprare due chiavette usb per il Wi-Fi, perché due pc non avevano la Wi-Fi, tornai a casa e continuai a pensare . . .ora avrebbero un pc…. La chiavetta Wi-Fi …. ma non la connessione….

Chiamai alcune persone che conosco nel mio palazzo e chiesi se fossero disposti a lasciare aperto uno spazio della loro connessione internet per condividerla… rimasi stupito dall’immediato sì detto con gioia (poi spiegai pure per cosa mi serviva).

Continuai a pensare… bene adesso hanno il pc …. La usb Wi-Fi… la connessione ad Internet…. Ho fatto tutto ciò che potevo… ero contento, ma non felice… Una vocina continuava a dirmi “non basta!”, che non avevo fatto molto, solo risolto un problema apparente (certo concreto ma non basilare).

Ma intanto con la scusa di un gioco tornai dalla famiglia (forse anche non rispettando molto la legge) e portai i pc, spiegando che li potevano tenere; spiegai come connettersi alla rete. Non vi dico la felicità dei bambini … ed un po’ delle mamme….

Tornai a casa molto soddisfatto… felice di aver fatto la mia azione buona…. Ma …. qualcosa non tornava…. Certo avevo usato il mio tempo, le mie competenze, le mie capacità per metterle a disposizione, ma quelle mi sembra proprio che non siano mie ma un dono (croce) di Dio, e quindi non avevo messo nulla di mio.

Decisi di fare una scelta più profonda, nella mia economia ogni virgola prima dello 0 è un universo… avevo risparmiato dei soldi, perché non uscendo non avevo spese, avevo usato dei soldi per dividere la spesa con mia mamma, ma avevo tanti soldi (rispetto alla media annua del mio conto economico) ed in più quei soldi non erano miei, ma un dono di Dio….

Mi confrontai due minuti con “amici” stretti, persone con cui da anni condividiamo, andai al market di fronte casa mia e chiesi di farmi dei buoni spesa, per l’acquisto di merce. Inizialmente mi fecero dei buoni che portai alle famiglie dicendogli che il market aveva fatto una “estrazione” e che io avevo vinto questi buoni…

Erano, ed ero, emozionati, ma eravamo felici !!!! Tornai a casa non più con l’IO ingrossato perché ero stato bravo, ma con il cuore traboccante di amore… ricolmo ….

L’amore porta Amore …. Ed a cosa bella, quella veramente importante arrivò a breve. Quando, le famiglie andarono a fare la spesa e la direttrice del market capì a cosa servissero quei buoni, decise di regalare loro altri buoni per la spesa per aprile. A volte l’amore circola, ma noi sappiamo che circola sempre!

Ma questo amore che circola diventa ancora più potente e qualche giorno fa una delle mamme, quasi scusandosi mi disse che aveva prestato il pc ad una sua cugina, visto che loro lo usavano in comune con la famiglia della casa accanto. Sorrisi dicendole che ero felice che l’amore ricevuto vien fatto circolare.”

È proprio vero che l’Amore donato circola e ricircola.




Ballare e cantare a ritmo di pace

Gen Verde: un 1° maggio scoppiettante via streaming

 Migliaia di giovani da tutta Italia. Un programma effervescente con esperienze da tutto il mondo. Balli folcloristici. Incontri inaspettati. Gioia palpabile e contagiosa. Sono questi gli ingredienti alla base del 1° maggio, evento che ogni anno si ripete a Loppiano (Firenze) da decenni. E il Gen Verde di anno in anno protagonista al fianco dei giovani per cantare e ballare a ritmo di fraternità e pace.

E quest’anno? Cosa ha fatto il Covid-19?

Un virus che non si vede ma si percepisce e continua a distruggere… non ha fermato l’entusiasmo dei giovani e così il grande anfiteatro all’aperto di Loppiano si trasferisce nelle case di quanti si collegheranno da casa propria. Niente palco, niente scarpe comode o k-way pronto all’occorrenza. Bastano pochi click collegandosi alle 15 in punto sul canale YouTube del Gen Verde.

“Anche quest’anno i giovani ci hanno invitato a partecipare a questo grande appuntamento del 1° maggio – spiega Adriana Garcia del Messico -, e noi abbiamo subito aderito con entusiasmo e ci siamo subito messe in gioco. In ogni cosa che realizziamo, infatti, cerchiamo di promuovere la giustizia sociale, d’impegnarci per la pace e per la salvaguardia dei diritti umani. Poter promuovere tutto questo a fianco di ragazzi e ragazze di tutto il mondo è quello che ci auguriamo sempre”.

E infatti il Gen Verde anche in questo tempo di pandemia non si è mai fermato e le tournée si sono trasformate in dirette streaming dal salotto di casa: “la prossima – spiega Sally McAllister, manager del gruppo – sarà venerdì 1° maggio alle 21 collegandosi sul nostro canale YouTube; sarà una serata speciale dedicata tutta ai giovani, al lavoro che svolgiamo con loro, ai rapporti profondi che costruiamo con loro, al comune impegno per essere protagonisti di un mondo più fraterno”. Un’edizione dunque speciale perché il Gen Verde ha aderito alla Settimana Mondo Unito, un’intera settimana dedicata a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi che mai come oggi sono così attuali: la pace, la fraternità, i diritti umani, il disarmo. “E proprio perché è un’edizione speciale – continua Sally – avremo il contributo dei giovani di Matera con i quali lo scorso anno abbiamo avuto l’occasione di vivere una settimana indimenticabile grazie al progetto Start Now”.

E i prossimi giorni vedranno il Gen Verde impegnato anche in diversi collegamenti con ragazzi del Portogallo, dell’India, della Francia e dell’America Latina (dal Messico all’Argentina e al Brasile). Insomma aderire alla Settimana Mondo Unito non è una questione di etichetta, ma di impegno nella vita di tutti giorni h24. E nessun virus, anche invisibile, può distruggere i semi piantati giorno dopo giorno in cammino verso la fraternità universale.

Tiziana Nicastro




Economia di Comunione, EcoOne, Movimento politico per l’unità, Umanità Nuova – Italia

Roma 25 Aprile 2020

Il Lunedì dell’Angelo papa Francesco ha richiamato il mondo alle priorità nell’attuale gestione della crisi: “La strada giusta è quella a favore della gente”.

Invita ad una cooperazione tra scienziati, politici, economia e tessuto sociale.

Papa Francesco continua con le Sue parole, plasticamente, di fronte alla tempesta che ha investito il mondo, a guardare all’immagine di una umanità ferma innanzi ad un bivio,

timorosa nello scegliere di intraprendere l’unica via possibile, quella a favore della gente.

Per questo si rivolge con forza a chi ha la responsabilità di guidare popoli e comunità, invitando ad una cooperazione sempre più forte tra scienziati, politici, economia e tessuto sociale.

Ai politici il Santo Padre chiede che:

ascoltino la voce della loro coscienza e superino divisioni ed egoismi;

trovino nella radice del proprio essere il coraggio per perseguire il “bene comune, cuore della Costituzione italiana con generosità, spirito onesto e libero da condizionamenti personali e di parte;

pronuncino finalmente il NO definitivo alla logica della guerra che “sottrae risorse distogliendole dalle funzioni vitali della società”, quali il sostegno alle famiglie, alla sanità, alla istruzione

lavorino per una misura economica rivolta a tutti i cittadini che li liberi dallo sfruttamento e dall’indigenza;

riconoscano i diritti inviolabili del pianeta che ospita noi e le altre creature per:

– ripristinare l’armonia con la natura, gli uomini e la società

– scoprire un modo nuovo di guardare la nostra casa comune

– convergere insieme per elaborare un piano comune e condiviso, anche dalla comunità internazionale.

Agli scienziati chiede di:

mettere le loro conoscenze al servizio del bene dell’umanità e aiutarla a progredire in maniera equa e sostenibile;

agire con spirito di collaborazione nei loro ambiti di ricerca per ottenere risultati che possano essere ritenuti un bene comune dell’umanità;

evitare di contribuire con i loro studi ad attività che vanno contro la dignità e lo sviluppo della persona (armamenti, manipolazioni genetiche, sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali).

I movimenti Economia di Comunione, EcoOne, Movimento politico per l’unità e Umanità Nuova in Italia si propongono di rispondere all’invito di Papa Francesco di intraprendere la strada a favore della gente e si impegnano a condurre le loro attività in questo spirito. Intendono dare un contributo affinché rinasca dalla società civile, professionale, politica, interculturale, interconfessionale una nuova società dialogante, rigenerante il tessuto nazionale che i cittadini auspicano sappia modificarsi dentro e fuori dei nostri confini.

Marina Morelli, Antonio Matera per Umanità Nuova, Silvio Minnetti, Iole Mucciconi, Daniela Notarfonso per Movimento politico per l’unità, Ornella Seca per Economia di Comunione, Daniele Spadaro per EcoOne

Fonte: sito MPPU Italia




#ONEPEOPLEONEPLANET: impegno irreversibile per milioni di persone.

I contenuti della maratona italiana #onepeopleoneplanet raggiungono centinaia di milioni di visualizzazioni nel mondo. Nonostante la pandemia 100 milioni di persone in 193 paesi hanno preso impegni concreti per la tutela del pianeta.

Earth Day Italia e Movimento dei Focolari hanno avviato le celebrazioni allo scoccare della mezzanotte del 22 aprile davanti ad un Colosseo illuminato di blu. Uno straordinario omaggio musicale di Zucchero sulle note di Bono Vox, per ringraziare Papa Francesco del perdono universale del 27 marzo a San Pietro. La maratona multimediale #OnePeopleOnePlanet in diretta su RaiPlay è stata parte integrante della kermesse globale #Earthrise che ha coinvolto 193 Paesi.

La tragica pandemia Covid-19 sta dimostrando che soltanto insieme e facendosi carico dei più deboli possiamo vincere le sfide globali. Sono state parole efficaci, quelle di Papa Francesco, che ha sottolineato come occorra quindi “una conversione ecologica” e “un piano condiviso” per scongiurare il deterioramento della Terra, avendo cura delle altre creature e nutrendo amore e compassione per gli altri.

Parole condivise anche dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, che ha chiesto all’intera umanità di “fermarsi, di ricordare il grido di dolore che sorge dalla Natura ferita in questa nostra casa comune dentro la quale siamo divenuti tiranni e non operatori di pace. Perfettamente in armonia con questi messaggi quelli di altri leader mondiali quali: Azza Karam e Karenna Gore – Religions for Peace International – Maria Voce – Presidente del Movimento dei Focolari (rivedi il messaggio) – e António Guterres – Segretario Generale delle Nazioni Unite il quale ha prodotto un video nel quale afferma: “Oltre al Covid abbiamo un’altra profonda emergenza globale: la devastazione climatica sta raggiungendo il punto di non ritorno ed è per questo che propongo un piano d’azione per uscire da entrambe le crisi al fine di andare tutti insieme verso un futuro più giusto per l’umanità”.

Anche in Italia l’impatto di sensibilizzazione è molto significativo per il suo contributo a questa grande mobilitazione globale. Per il solo evento di Zucchero al Colosseo sono stati fino ad ora contabilizzati 137 milioni di contatti. Secondo la nota agenzia PR Newswire questo numero è destinato a moltiplicarsi nei prossimi giorni.

Attraverso i diversi media – TV/Radio/Carta Stampata/Web/Social – sono stati prodotti 80 milioni di contatti. Di questi: 61 milioni sono stati prodotti dalle dirette e dalle attività promozionali in TV; 10 milioni sono stati prodotti della Stampa cartacea e web; 3 milioni di contatti sono stati prodotti dalle Radio; 4,34 milioni di contatti sono stati prodotti dalle attività Social con 2,33 milioni di visualizzazioni.

Inoltre tra le dirette su RaiPlay, media partner e network degli organizzatori, la maratona multimediale #OnePeopleOnePlanet ha fatto registrare complessivamente 500 mila collegamenti in streaming e oltre 1.5 milioni di visualizzazioni. Peraltro è entrata nella top ten dei programmi più visti in diretta streaming su RaiPlay in tutte le fasce sia per numero di connessioni, sia per la durata in ore delle stesse connessioni. Si stima pertanto che in Italia siano stati raggiunti dalla sensibilizzazione circa 35 milioni di cittadini.

COMUNICATO STAMPA FINALE

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Silvano, grazie di queste parole che hai lasciato su Maria!

Il nostro amico Silvano Gianti ci ha lasciato all’improvviso il 14 aprile. Abbiamo ritrovato un suo intervento di alcuni anni fa in cui parlava di Maria, riportiamo qui alcuni dei passaggi principali che evidenziano in particolare lo speciale rapporto che Silvano aveva con Lei.

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Ho accettato volentieri di raccontare qualcosa della Madre di Dio. Naturalmente non da mariologo, non da teologo o da esperto di cose di Dio, ma vorrei raccontare qualcosa di Maria partendo da quello che è stato ed è attualmente il mio rapporto con Lei. I miei genitori erano credenti e ricordo fin da piccolo, la sera dopo cena – estate e inverno si recitava il rosario.

Sono cresciuto così. Ricordo poi quando ormai adulto, magari in giro lontano da casa, telefonando a mia madre dopo avermi interrogato su come stavo, cosa facevo, come stava andando, chiudeva ogni volta dicendomi: ricordati di dire almeno qualche avemaria.

Così pian piano Maria è diventata mia sorella, sono figlio unico, avere una sorella ci si sente in buona compagnia. Successivamente Maria mi è diventata madre, è stato quando mia mamma stava morendo io le tenevo la mano così come per accompagnarla di là. Poi quando il respiro è cessato mi è venuto spontaneo, affidare la mia vita a Maria, chiedendole che mi prendesse come figlio suo. Insegnandomi a vivere come era vissuta Lei.

Penso che venerare Maria significa sempre imitare Maria, e ciò com­porta imitare anche la responsabilità di cui lei si è fatta carico. Quando Maria a Cana dice a Gesù: «Non hanno più vino» fGv 2, 3), dimostrando una squisita sensibilità per le necessità umane, el­la dimostra che il criterio per l’autenticità della pietà umana è la disponibilità ad imitarla proprio in questa attenzione ai bisogni del nostro prossimo.

L’amore a Maria non solo non allontana mai l’uo­mo dall’uomo, ma ci avvicina gli uni agli altri. Venerare ci deve impegnare a dire, come Lei e con lei, il nostro “eccomi”, il proprio “sì” al pia­no e alla via che Dio ha preparato per la vita di ciascuno di noi.

Mi piace immaginare Maria profondamente mischiata nella sua storia, tra la sua gente. Con Giuseppe e Gesù nella gestione della famiglia e della casa, oppure basta pensare come detto poc’anzi alle nozze di Cana, tanto per citare un piccolo particolare che ci riporta a Maria donna di casa. Quando manca il vino è lei che s’interessa. Anzi distinguerei è lei che s’accorge. Bello questo accorgersi. Significa che era attenta a quanto stava accadendo. Che viveva pienamente l’avvenimento. Già solo questo accorgersi che manca il vino apre al nostro tema una infinità di richiami per ciascuno di noi.

Ricordate questo brano delle nozze di Cana: s’accorge che manca il vino, si rivolge a suo figlio, non soddisfatta però, va dai servi e indicando nuovamente Gesù dice “fate quello che vi dirà”

E’ formidabile questa donna, sembra abbia in mano la cerimonia – d’altra parte s’è accorta Lei per prima che manca il vino, ma si ritira subito, quasi scomparendo per mettere il risalto Gesù.  E’ una frase che dice tutta la grandezza di Maria. Tutta la sua vita infatti è stata un fare quello che Gesù ha detto e notate: nient’altro. Maria dunque vediamo che in tutta la sua vita non ha fatto altro che mettere in risalto Cristo.

Maria è attenta: E noi? Quanto lo siamo con le persone che ci vivono accanto? Ci siamo accorti che – continuamente manca il vino – si perché ci sono una infinità di disagi, e quasi sempre li evitiamo regolarmente e cerchiamo di demandare ad altri la soluzione oppure ci sforziamo di trovare delle soluzioni ai mille bisogni che la nostra società oggi ci domanda attraverso le persone che percorrono questo tratto di vita. 

E penso ai poveri che incontriamo tutti i giorni sulle nostre strade, ma anche ad ogni persona che incontriamo povero o ricco, ognuno ha bisogno dell’altro.

Si perché c’è bisogno di silenzio, di ascolto, di attenzione, di capacità di vedere gli autentici desideri delle per­sone senza umiliare nessuno, c’è bisogno anche di sapersi ti­rare indietro. C’è bisogno di affetto, di vicinanza, di ritrovare la fiducia ne­gli altri, di credere, con fati­ca, ma di credere anche quan­do tutto sembra remare con­tro. C’è bisogno di accostar­si in punta di piedi alle ferite profonde degli uomini e delle donne del nostro tempo: sen­za soluzioni altisonanti in ta­sca, ma con la disponibilità a restare.

Restare lì dove l’uomo muore, presidiare la posizio­ne perché anche solo un bri­ciolo di dignità si salvi.Perché qualcuno continui a volgere lo sguardo verso l’orizzonte, in attesa speranzosa dell’alba. C’è bisogno di gesti semplici e parole belle che sciolgano gli odi. C’è bisogno di «portare» la vita  e di  «dare» la vita. C’è bisogno, lasciatemelo di­re, di Maria. Maria, mamma di Gesù e mamma nostra.

Maria dunque è la donna dei nostri giorni, pienamente intrisa nella nostra vita, modello di santità. Il suo ideale è sempre stato Dio, avrà avuto sicuramente mille dubbi – con un figlio del genere – eppure è andata dritta per la sua strada, dimostrando una fiducia senza confini nel Dio dell’Antico Testamento.

A questo Dio si è abbandonata e ripeto ancora senza tanto pietismo, ma amandolo concretamente nel prossimo. Maria sotto la croce dove sta con suo figlio ci dà una nuova comprensione del dolore polarizzando la nostra attenzione sul Cristo morente vuole aiutarci tutti a trovare la forza per superare ogni difficoltà.

Così qualsiasi sofferenza vissuta bene ci porterà non alla disperazione ma ad un amore maggiore verso Dio. Maria donna della globalizzazione, della fraternità universale. Non è forse lei che vuole famiglie unite, generazioni unite, popoli uniti. Vuole – mi pare –  che tutti gli uomini anche quelli senza un preciso riferimento religioso, ma che cercano il bene dell’umanità compongano un’unica famiglia?

Capite che questa Madre di Gesù è tutt’altro che una bella statua, una immaginetta da tenere nel libretto delle preghiere, Maria è il tipo della donna e anche dell’uomo del nostro tempo! 

Edith Stein, come anche poi Simone Weil (è laica anche lei), dicono che quest’aspetto femminile è necessario a tutti averlo, anche l’uomo, per poter essere persone complete, persone compiute. Quale dunque il messaggio che ci lascia Maria?

L’abbiamo visto fin qui: Maria  nella sua vita ha amato. Il suo è un amore che non condanna. Ma che comprende. Maria è una donna che ha fatto della parola di Dio il programma della sua vita. Mi piace qui riportare quanto scrive una mistica del nostro tempo riguardo a Maria:

“Lei ha capito suo figlio, perché Gesù più che chiedere di combattere le te­nebre, domanda a noi di splendere in mezzo ad esse (Gv 1,5), di es­sere “luce del mondo” (Mt 5,14), e la luce non combatte, ma splende. La luce che è “splendore della vi­ta” si afferma da sola”.

E Gesù ci dice una cosa sola: “amatevi come io vi ho amato” l’insegnamento di Gesù è tutto qui.  

E per concludere permettetemi un inciso: si parla ormai da anni di notte di Dio in Europa soprattutto. Ma questo buio, non potrebbe essere l’ombra di Dio che ritorna nella nostra storia, perché attirato dalle tante persone che vivono il “fate quello che vi dirà?”.

Silvano Gianti

vedi anche articolo su Città Nuova




Lettera al Presidente Conte. L’arte ci fa stare bene!

Papa Francesco ha presieduto la Messa a Casa Santa Marta nel lunedì della terza settimana di Pasqua, nell’introduzione ha rivolto il suo pensiero agli artisti. Francesco pensa agli artisti e alla via della bellezza e della creatività che possono aiutare in questo momento difficile caratterizzato dalla pandemia:

“Preghiamo oggi per gli artisti, che hanno questa capacità di creatività molto grande e per la strada della bellezza ci indicano la strada da seguire. Che il Signore ci dia a tutti la grazia della creatività in questo momento”. 

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Riportiamo qui sotto l’esperienza di una coppia di nostri amici di Roma

Immagina una domenica pomeriggio di fine marzo, rigorosamente in casa, in tempo di Covid-19. Tu sei nel tuo studio, seduto davanti al cavalletto, tutto preso dal quadro che stai dipingendo. Tua moglie arriva con il computer e si siede accanto.

Di sottofondo la musica del nostro amico Paolo Vergari al pianoforte. Tu dipingi e lei scrive. Dopo mezz’ora ti chiede di dedicargli cinque minuti per ascoltare quanto ha scritto.
Una lettera al Presidente Conte. Sì! Una lettera al Presidente Giuseppe Conte. Non nascondo che il primo pensiero che ho avuto è che Covid-19 si fosse impossessato di lei!!

La lettera sta facendo il suo percorso. Intanto, se vuoi spendere 5 minuti, ti invito alla lettura. Fino in fondo, però. Se, invece, hai 9 minuti da dedicarle, ti invito a guardare il video che un caro amico ha realizzato. Sempre fino in fondo. Se ami l’arte, e se l’arte anche in questo tempo ti ha donato il Bello, ti chiedo di rilanciare, rilanciare e ancora rilanciare, con tutti i mezzi che riterrai opportuni… perché pure questa è una sfida che si può vincere solo insieme!

Grato prima di tutto per l’ascolto, ma anche per quanto sentirai di fare. Credo che pure nei momenti difficili, come quello storico che stiamo vivendo, sia possibile rinascere con una vita nuova.Perché dal letame possono nascere i fiori e, soprattutto, perché… insieme a tanti altri, io credo nel NOI!

Rocco e Ale 

Lettera al Presidente Conte – Coronavirus




Coronavirus, gli anziani (non più) scartati

Possono gli anziani contagiati da coronavirus essere scartati dalla terapia intensiva perché con poche “speranze di vita”? L’esperienza del dottor Valter Giantin nel Comitato etico di Padova.

Gli anziani sono il suo mondo, il suo lavoro, il suo orizzonte di cura, anche in tempi di pandemia di coronavirus. Valter Giantin da 25 anni è un apprezzato geriatra e negli ultimi anni è vicepresidente del Comitato etico per la pratica clinica dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, dove nei reparti Covid sono stati ricoverati i primi contagiati al virus, dal primo focolaio di Vo’ Euganeo.

In Veneto i contagiati di coronavirus dall’inizio dell’emergenza raggiungono quasi quota 17 mila, circa 4 mila solo nella provincia di Padova, in gran parte anziani sopra i 74 anni con patologie pregresse.

Si cura solo chi può sopravvivere?

Un documento della Siaarti, la Società italiana di anestesia analgesica rianimazione e terapia intensiva, uscito il 6 marzo, su “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili” lo allarma perché oltre a presentare alcuni spunti etici interessanti, ne propone altri molto discutibili. Si parla, in modo improprio, di “medicina delle catastrofi” assimilando la pandemia a una guerra o ad altre calamità naturali improvvise e disastrose. Si chiede di favorire l’accesso alla terapia intensiva dei «pazienti conmaggiori possibilità di successo terapeutico: si tratta dunque di privilegiare la “maggior speranza di vita”». Si consiglia di fatto di curare non chi arriva prima in terapia intensiva ma solo chi, secondo un criterio anagrafico, ha più possibilità di sopravvivere. «Ma – chiosa ildottor Giantin – spesso l’età anagrafica non corrisponde all’età biologica. Ho visto alpini di 100 anni lucidi stare ritti in piedi per sei ore con una bandiera in mano. Non si può dare priorità solo in base all’età, anche se così hanno fatto in Francia e in Svezia dove i malati di Covid-19 sopra i 70 e 80 anni sono esclusi dalla terapia intensiva».

Problemi etici  

La pandemia pone dei problemi di tipo etico. Chi salvare? Quali sono i criteri? Può un medico non prendersi cura di ogni paziente? Il documento, inoltre non cita «altre possibili risposte alla pandemia – continua il dottor Giantin – che si potevano mettere in atto per evitare la scelta dei pazienti secondo priorità dei soli medici rianimatori. Ad esempio aumentare i posti nelle terapie intensive, creare più reparti di terapia semi-intensiva, dislocare in aree meno colpite dall’epidemia alcuni pazienti di terapia intensiva, ecc… Molte di queste risposte si sono poi concretizzate in effetti nel tempo, nelle regioni d’Italia più colpite dall’epidemia, come ad esempio la Lombardia ed il Veneto». Che fare allora? Lasciar perdere? O convocare il Comitato etico del suo ospedale mentre tanti medici sono in prima linea per la pandemia da coronavirus?

L’iniziativa del Comitato etico   

«All’inizio sono un po’ restio a mettere in atto una riflessione approfondita su questo autorevole documento, per lo sforzo che richiedeva e per le scarse possibilità che ritenevo ci potevano essere nella mia realtà aziendale . . . 

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Ricominciare sempre ad amare: esperienze di alcuni sacerdoti

Pubblichiamo delle esperienze vissute da alcuni sacerdoti in queste settimane di emergenza sanitaria.

 Il Collegamento… un appuntamento per convertirsi

Con un amico riflettevamo su questo periodo che stiamo vivendo, desiderando e impegnandoci perché non rimanga tutto come prima quando sarà finita l’emergenza, anche per noi sacerdoti. Mi chiedevo se in passato non ci fosse più impegno nel mettere in pratica il Vangelo e, quando ascoltavamo ad esempio qualche pensiero che Chiara Lubich ci comunicava, non fossimo più pronti a riconvertirci, a ricominciare. Ma un’occasione per me è stata ascoltare il collegamento CH del mese di marzo, quel momento di comunione fra tutte le persone del Movimento dei focolari delle varie parti del mondo con le notizie di quanto si sta vivendo. È stato per me una gioia grandissima perché le esperienze che ho ascoltato erano attuali e coniugavano la spiritualità e la concretezza nella situazione di oggi, il coronavirus. Un panorama mondiale con micro e macro esperienze, uno sprone a vivere l’attimo presente, il mondo unito, la fraternità universale.  Mi son detto che si può sempre ricominciare.

G.V.


Il Rosario … roba da anziani?

In questi giorni di epidemia posso visitare i vari reparti all’interno della casa di riposo: non posso uscire ma mi è consentito incontrare la gente dentro la struttura. Ovviamente, non potendo fare altro, recito rosari su rosari. Ricordo che durante la guerra, quando cadevano le bombe,  con la mia famiglia recitavamo sempre questa preghiera. La cosa che mi stupisce è il vedere come gli anziani accettino volentieri la recita del rosario. E ho riflettuto: in questi anni ho cercato di fare conoscere e amare la Parola di Dio e, lo ammetto, ho abbastanza snobbato il rosario, considerandolo una preghiera pietistica. Ora mi chiedevo: quando i nostri vecchi parroci insistevano sul rosario, siamo sicuri che predicavano una devozione ingenua, oppure seminavano del grano buono?  Quando la gente si trova in difficoltà raramente – penso – si aggrappa a pagine bibliche, ma va sul concreto: il rosario, una candelina, un ex-voto, un pellegrinaggio. Così, in questo tempo, ho riscoperto la forza di questa preghiera, apparentemente semplice ma che ha in sé la forza di unirci al cielo.

R.N.


Apprezzare l’altro

Prima di andare dalle suore a celebrare la messa mi preparo l’omelia. Per via del coronavirus concelebriamo e l’altro sacerdote sceglie di presiedere lui. All’omelia, essendo il mercoledì delle ceneri, commenta in maniera solita le tre indicazioni della preghiera, elemosina, digiuno. Istintivamente mi viene il paragone con l’omelia che avevo preparato e penso che sarebbe stata più utile per le suore! Ma nel mio cuore sento che occorre valorizzare il bene degli altri e comprendo che devo perdere nell’attimo presente il mio attaccamento. Dopo la messa la suora che ci accompagna dice all’altro sacerdote: “È stata una messa speciale!”.  È la risposta che Gesù mi dà.

G.V.




La cultura passa da una videochat

Giovani in rete per conoscere il creato

I giovani hanno la capacità di vedere lontano, e la semplicità di mettersi insieme. In un momento in cui tutto sembra fermo, in cui gli spostamenti non sono possibili, in cui l’incontrarsi non è possibile, proprio dai giovani arrivano idee rivoluzionarie ed innovative. Le domande che nascono in ognuno di noi sono diverse, ed ogni fascia di età ha le sue, e i propri “demoni”. Dalla voglia-esigenza di rimanere in contatto, di stringersi e sentirsi più vicini, un gruppo di ragazzi decide di lanciare un’iniziativa che mettendo insieme ragazzi e domande, e cercando professionisti a cui porle creano insieme la “Gen3Call”.

Partendo proprio dell’idea di continuare a tessere, in modo positivo, relazioni tra i coetanei nonostante le distanze, i gen 3 hanno deciso di andare oltre la loro realtà, interrogandosi su quali potevano essere gli argomenti ai quali gli adolescenti di oggi si interessano, coinvolgendo i propri amici e dopo una cernita sui temi più “caldi” hanno scelto:” la natura”. Il primo appuntamento ha avuto come protagonista il mare e come esperto Thalassia Giaccone, operatore scientifico subacqueo presso AIOSS e Phd in Scienze Ambientali, Ambiente Marino e Risorse. Momento ricco di stimoli e di spunti di riflessione, capace di accendere nuove idee e maggiore sensibilizzazione.

Il secondo appuntamento si è svolto il 13 aprile con il titolo: “vivere con una stella”, il protagonista è il sole insieme all’esperto astronomo Daniele Spadaro. I giovani sono stati invitati a comprendere l’attività magnetica del sole che è fondamentale per arrivare a capire quanto l’uomo influenza il clima terrestre. Per poter capire questa attività è necessario condurre vicino al sole gli opportuni strumenti di misura, tra questi troviamo la sonda della NASA parker Solar Probe lanciata il 12 agosto del 2018 che continua la sua audace missione per andare a toccare il sole e nel frattempo l’ESA, ente spaziale europeo ha lanciato il 10 febbraio 2020 la sonda spaziale Solar Orbiter.

Uno dei presenti dice :“Per me questo incontro è stato molto interessante perché parla di qualcosa che ci dà vita, cioè i sole”. Spesso la frenesia della quotidianità non permette di soffermarsi ed ampliare la propria conoscenza sulle cose che ci circondano e che in modi diversi influenzano la nostra vita. “L’ incontro di oggi pomeriggio è stato molto interessante – commenta B. di Canicattì –mi ha sorpresa scoprire che anche il sole avrà una fine e mi sono sembrate molto interessanti le foto che raffiguravano il sole anche al suo interno. Spero di poter affrontare argomenti simili anche la prossima volta”.

Guardarsi intorno per rendersi consapevoli di quanto l’uomo influenzi la natura e di quanto la natura influenza la vita dell’uomo, un’opportunità queste “Gen3call” per riscoprirsi parte del creato ed essere figli consapevoli dell’oggi e per essere buoni costruttori del domani. Una idea-progetto ripetibile anche da altri, che si centra nell’attenzione e nella riscoperta del bene comune.

Gen 3 – Movimento dei Focolari di Palermo




Embargo in Siria: una catastrofe da fermare. Firma la petizione.

FIRMA LA PETIZIONE

In Siria siamo sull’orlo della catastrofe: persiste un’emergenza umanitaria e, adesso, sanitaria che non ha precedenti. Si dovrebbe subito rimuovere l’embargo che non ci da la possibilità di ricevere aiuti economici e sanitari. La gente è senza lavoro e le famiglie non hanno come dare da mangiare ai propri figli”. 

Così ci racconta Arlette che vive a Damasco e che insieme alla comunità dei focolari cerca ogni giorno di aiutare e rispondere al grido di tantissima gente. Ogni giorno le persone si chiedono su come sopperire ai generi di prima necessità, visto che la disoccupazione ha portato la gente in un vicolo cieco. Ma le comunità dei focolari continuano a pregare e a sperare che presto si risolvi questa grave crisi umanitaria, contando anche su piccole o grandi azioni che si stanno portando avanti, come quella della petizione per fermare l’embargo in Siria.

“Questa petizione – si legge nel testo – è una ferma esortazione a ripensare l’embargo posto al governo siriano e ad adottare misure tempestive e concrete per fornire un aiuto efficace al popolo siriano nella lotta contro la pandemia di COVID-19. Durante questo periodo di enorme difficoltà, questa petizione esprime un fermo avvertimento di intraprendere, con urgenza, tutti i passi necessari prima che sia troppo tardi”.

Ad oggi, le misure restrittive dovute all’embargo hanno gravemente danneggiato la capacità della Siria di produrre, acquistare medicinali, attrezzature, pezzi di ricambio e software. “Siamo in un momento storico in cui dobbiamo avere il coraggio di prendere decisioni senza precedenti, perché la situazione lo richiede. Chiediamo pertanto al Parlamento Europeo di assumere una posizione determinata affinché Commissione Europea e Consiglio Europeo decidano in tal senso.Così come abbiamo agito con forza e capacità per i nostri popoli, come popolo europeo sentiamo che possiamo dare un esempio di intelligente sensibilità e di sensata comprensione per il dramma di questa nazione”, continua il testo della petizione.

I destinatari della petizione sono António Guterres – Segretario Generale Nazioni Unite; Charles Michel – Presidente Consiglio Europeo; Donald J. Trump – Presidente degli Stati Uniti d’America; David M. Sassoli – Presidente Parlamento europeo; Nancy Patricia Pelosi – Presidente (Speaker) della Camera dei rappresentanti USA; Mitch McConnell – Capogruppo di maggioranza

Patrizia Mazzola

Visita il sito dell’AMU




Ristampa del libro: “Aurelio Lagorio”

di Alberto Ferrucci

Nell’anno di Chiara Lubich ci sembra importante proporre ai lettori, soprattutto giovani, uno dei primi bellissimi frutti del suo ideale: la storia e la figura di Aurelio Lagorio, il giovane focolarino che nel 1968, a soli ventidue anni è partito per il cielo, vittima  di un incidente stradale.

Aurelio era giunto a Genova dall’Uruguay, dove dopo la guerra la sua famiglia era emigrata e dove durante il liceo aveva conosciuto i focolarini: si era subito presentato alla nostra piccola comunità, tre giovani famiglie, alcuni ragazzi, un dirigente di industria ed il sacerdote che la aveva suscitata: il sagrato della sua chiesa era il punto di ritrovo.

Affascinato dall’ideale dell’unità, Aurelio era sempre pronto a “farsi uno” con gli altri, proteso verso di essi dalla sua notevole statura, sempre sorridente e senza problemi: ben presto ci comunicava la scelta di mettere da parte tutto, anche gli studi di chimica, per farsi focolarino, trasferendosi con altri giovani da tutto il mondo sulle colline di Firenze, a Loppiano, per costruirvi una città nuova basata sull’amore scambievole.

L’incidente stradale della sua partenza avveniva due anni dopo a Prato, dove Aurelio stava tornando ad incontrare industriali del settore tessile di cui aveva guadagnato la fiducia, per ottenere nuove commesse: con i suoi compagni aveva fatto nascere una azienda per la cernita per colore e qualità di ritagli di tessuto, che permetteva a quei giovani, che alternavano studio e lavoro, di essere economicamente indipendenti.  

Il libro racconta in particolare l’avventura di questi due anni partendo da quanto scritto anni prima da Alfredo Zirondoli, il medico anestesista scelto da  Chiara per la gestione della scuola di formazione di Loppiano, che aveva  condiviso l’avventura della costruzione della cittadella, che poi per anni si sarebbe chiamata Mariapoli Aurelia.

La rapida crescita della cittadella deve molto alle capacità anche imprenditoriali di Aurelio e dei suoi compagni, ma non sono questi talenti che maggiormente sono ricordati da chi lo ha conosciuto: meglio esprime Chiara nel suo diario del 27 giugno 1968:

“Mi arrivano moltissime lettere che mi
parlano d’Aurelio o meglio della scia di bene
senza fine che lui ha fatto.
Oggi m’è parso di capire il perché di
tanta soprannaturale influenza.
Non furono i grandi programmi che
lo fecero grande, né le grandi imprese, né le
azioni vistose, nemmeno le parole di sapienza
che pur aveva. No. Aurelio ha saputo rendere
grande il più piccolo atto della sua vita
perché, fatto con amore, per amore, essendo
amore, l’ha dilatato senza misura dandogli la
potenza, l’influenza del divino.
Di lui forse si può proprio dire che non
era lui a vivere ma Cristo in lui.”

————————————————————————————————–

Il libro sarà in vendita nelle librerie di Loppiano, dei Centri Mariapoli di Castengandolfo, Cadine, ecc., ma in questo periodo di Coronavirus potete richiederli e riceverli direttamente a casa: www.cittanuova.it , o scrivendo a: giannino.fasoli49@gmail.com (senza spese aggiuntive)
 




Il mio ultimo anno da prof.

Riceviamo e pubblichiamo questa testimonianza di una insegnante della Sicilia. E’ l’ultimo anno di insegnamento per lei ma…

“È questo il mio ultimo anno di insegnamento, da settembre sarò in pensione. Nonostante la mia mente fosse già altrove, con i sogni di dedicarmi ad altro, di chiudere una tappa felice e proficua della mia vita, ho cominciato l’anno scolastico con l’intenzione di viverlo bene, come se fosse stato il mio primo anno. Da parecchi anni avevo sperimentato l’utilizzo del programma di una classe virtuale con cui seguivo da casa i miei alunni. Ciò comportava però dispendio di tempo ed energia e quest’anno avevo deciso di rinunciarvi, ma già a fine febbraio la scuola si è chiusa a causa dell’epidemia. A questo punto è risultato utile l’acquisto fatto dalla mia scuola di una piattaforma per l’educazione, che ci consente di creare classi virtuali, gestire video lezioni etc. Quindi mi sono lanciata con le video lezioni anche se non nascondo l’ansia che a volte mi generano. Mio marito Mario, esperto informatico, mi sta supportando in questa avventura. Devo confessare che questo impegno è per me un costante donarmi nei confronti dei miei ragazzi. La mattina mi alzo pensando a loro e curo il mio aspetto prima di mettermi davanti al computer in modo da essere serena, sorridente, per dare loro sicurezza, vicinanza. Certamente il lavoro si è moltiplicato, bisogna correggere i lavori, cercare materiali diversi da proporre alla classe. Non mancano il dialogo e le riflessioni su come nella vita nulla sia scontato e su come occorra essere felici di quello che abbiamo. Ho anche proposto di ascoltare qualche canzone del Gen Verde: una in particolare, dal titolo “L’ultimo pensiero“, che si riferisce all’esperienza dei monaci di Tibhirine uccisi dai terroristi.

Anche con un gruppo di amiche, con le quali ci incontravamo per leggere insieme la parola di vita e scambiarci le esperienze di Vangelo vissuto, ci siamo rese conto che in questi giorni naturalmente non sarebbe stato possibile ritrovarci e sapevo che lo avrebbero desiderato tanto. Sono anziane e non hanno competenze informatiche. Ho preso l’impegno di insegnare loro come fare per collegarsi, a volte coinvolgendo i figli o i nipoti che a distanza hanno guidato le mie amiche a compiere i passaggi necessari. Alla fine ce l’abbiamo fatta. Ci siamo collegate, ci siamo scambiate le esperienze di questo periodo. Erano tutte molto felici!”

Miriam Di Noto




Coronavirus: «Sono guarito»

Toti Ingrassia, focolarino di Milano, si ammala di coronavirus. Dopo la terapia intensiva e 15 giorni di ospedale è guarito. Una storia di speranza e di solidarietà da cui molto s’impara.

La prudenza non è mai troppa. E Toti Ingrassia, 62 anni, educatore, con un quadro clinico non esente da altre malattie da tre settimane stava rinchiuso in casa, ben prima del lockdown. Poi, improvvisa, la febbre dirompente. Ne soffre non solo lui ma anche un altro compagno della comunità del focolare di Milano, mentre altri quattro sono messi in quarantena in casa per 15 giorni. La visita del medico di famiglia conferma che ci sono sintomi riconducibili al coronavirus. Toti e un altro focolarino sono portati nella stessa ambulanza al Policlinico di Milano.

Al pronto soccorso urla, agitazione, tensione attraversano le sale e i corridoi. Il coronavirus mette a dura prova uomini e strutture. La sua diffusione è in piena espansione e colpisce tutti. È una livella direbbe Totò che rende tutti uguali, fragili, passeggeri.

Il sentimento dominante di Toti è la paura di non sapere, di essere scaraventati di colpo in una situazione indecifrabile, di essere di fronte alla propria nudità esistenziale, nel non sapere se e quando si supera un punto di non ritorno. Oltrepassare le porte dell’ospedale al tempo del coronavirus è come varcare le colonne d’Ercole, il limite del mondo conosciuto. Si naviga a vista verso l’ignoto.

Del mondo di prima resta solo il cellulare e qualche effetto personale. Nel mondo di mezzo, nel reparto di terapia intensiva, Toti si ritrova in una pellicola di fantascienza. Viene allettato, nota i compagni di stanza intubati e con il casco posto intorno al capo per poter  respirare. Vivace, dinamico, abituato ad una vita attiva è preso dallo sconforto. Mai si immaginerebbe in quello stato di blocco totale, imprigionato, inchiodato al letto. Si agita. I medici se ne accorgono e lo addormentano con una puntura.

continua  Città Nuova – leggi tutto




Assemblea Focolari Italia 2020

Modalità nuove a prova di COVID per l’appuntamento del Movimento in Italia. Spirito di famiglia sperimentato al di là delle distanze.

Dal 17 al 19 Aprile il Movimento dei Focolari in Italia si è riunito – virtualmente – per l’Assemblea nazionale che precede, da Statuto, l’Assemblea Generale chiamata sì a rinnovare le cariche, ma soprattutto a tracciare un bilancio del mandato e le linee guida per i prossimi anni. Date le circostanze eccezionali, in piena crisi COVID19, le originali modalità di svolgimento sono state così approvate dal Dicastero dei Laici, Famiglia e Vita, e oltre 1300 partecipanti si sono ritrovati online. Una famiglia composita: dai più anziani che hanno familiarizzato con la tecnologia, ai giovani; dai religiosi, sacerdoti e un vescovo alle tantissime famiglie, ai rappresentanti delle varie espressioni dei Focolari presenti in Italia: Economia di Comunione, Movimento Politico per l’Unità, Città Nuova, dialogo ecumenico, interreligioso, con i non credenti, per citarne qualcuna.      

Maria Voce, al momento della convocazione dell’Assemblea generale, in un video collegamento internazionale (il 1° Febbraio scorso) aveva invitato tutti a intensificare l’amore reciproco, e invocare lo Spirito Santo per avere “luce nella visione e audacia nell’attuazione”, parole chiave che hanno dato l’incipit anche all’Assemblea italiana, tra le ultime a svolgersi dopo altre nelle varie parti del mondo.

L’Assemblea comincia sulla scia della partenza improvvisa per un’altra Vita di Silvano Gianti, focolarino, giornalista, nella notte del 15 aprile. A Genova, dove viveva da diversi anni, sono in molti a considerarlo come il proprio migliore amico. E qualcuno come un secondo padre. Per tanti poveri, soli ed emarginati è la mano tesa che ti aiuta a rialzarti.

Nei tre giorni si alternano le parole della fondatrice – col suo dono di profezia per gli anni che le seguiranno, e in particolare sull’eredità che lascia alla sua famiglia spirituale, l’esercizio di una vita “con Gesù in mezzo” – a condivisioni profonde di questo popolo nato dal Vangelo, alle prese come tutti con le fragilità, le omissioni, i limiti che ci caratterizzano. E col desiderio profondo di convertirsi e ricominciare. Il dolore abissale in cui siamo immersi ne dà l’occasione. Tante le esperienze dirette e indirette legate alla crisi sanitaria, all’impatto del virus sul proprio corpo, al vivere per i fratelli e le sorelle che incontriamo sul nostro cammino. E arrivano così una richiesta di perdono da chi si è trovato faccia a faccia con la morte; la cronaca da una rianimazione Covid, con lo stupore di poterlo ancora raccontare dopo essersi ritrovato sotto il respiratore; per qualcuno il pensiero dei genitori anziani, soli e lontani. “Vivo ogni giorno come il primo e come l’ultimo di questa pandemia”, dice suor Carla. C’è chi avverte il tempo presente come “un tempo supplementare per ritornare al vero senso della vita”. In un’assemblea ci si mette anche al lavoro, e quindi non mancano gli interrogativi su come chi aderisce allo spirito dei Focolari riesca ad incarnarlo sul serio. Su un punto c’è consenso: il salto dal “modello organizzativo e dell’efficacia” all’ascolto dello Spirito Santo, che poi suggerisce strade da percorrere e metodi da seguire, sapendo che in questa spiritualità il primo e unico metodo è proprio la presenza di Gesù tra i suoi, da Lui promessa dove splende l’amore reciproco.

“Questo ritiro sembra sia entrato nelle case”, hanno detto in tanti. Quel clima di sacro, di raccoglimento, che spesso i partecipanti sperimentano negli incontri presso il Centro Mariapoli di Castelgandolfo, lo si è vissuto anche a distanza e mediato tecnologicamente. Ma ugualmente efficace. Questo appuntamento, come tanti altri, avrebbe infatti dovuto svolgersi presso la sede dei Castelli Romani. La contingenza lo ha reso impossibile, con conseguenze sulla sostenibilità di una struttura così grande. Per questo si è avviata anche una comunione dei beni straordinaria – a partire dai risparmi effettuati sui viaggi e sulla permanenza – sia per il Centro Mariapoli che per le persone in necessità a causa della crisi. Arriva l’invito a vivere con docilità i ruoli che di volta in volta ci vengono richiesti: a volte in prima linea, a volte in mezzo, a volte nelle retrovie, tutti ugualmente importanti. Qualcuno si è collegato da oltreoceano, perché – in visita alle famiglie – non è potuto rientrare per tempo a causa delle restrizioni nei viaggi.


Marc St. Hilaire e Margaret Karram, consiglieri del Centro Internazionale
, con uno sguardo particolare sull’Italia, hanno accompagnato l’Assemblea a cogliere le dinamiche del Movimento dei Focolari oggi:  Ma con una premessa: Possiamo fare tutta la nostra parte e dare il nostro contributo, coscienti però che si tratta di un’Opera di Dio e che è Lui il Signore della Storia. È Lui il punto di partenza di queste dinamiche e al quale sempre dobbiamo ritornare. 

Sono stati assolti anche i doveri assembleari, con le votazioni (attraverso un sistema certificato di votazione online) di coloro che – insieme ai delegati Rosalba Poli ed Andrea Goller – rappresenteranno l’Italia all’Assemblea Generale dei Focolari – prevista per Settembre, anche se si sta riflettendo su nuove possibili date in base all’evoluzione dell’emergenza COVID-19. Il 18 aprile sono stati quindi eletti: Antonia Testa, medico ginecologo al Policlinico Gemelli di Roma; Sara Manfredi, assistente sociale a Brescia; Lucia Fronza Crepaz, pediatra e formatrice alla cittadinanza attiva in una scuola di preparazione sociale a Trento; Carlo Fusco, avvocato a Roma; Federico Viara, bancario a Bologna; Andrea Ponta, ingegnere a Cuneo.

Le voci sono molteplici: oltre al gran numero di focolarini in senso stretto, ci sono anche i rappresentanti delle varie vocazioni, generazioni, e ambiti d’azione dei Focolari in Italia. L’appello di Luciana Scalacci incoraggia a non perdere di vista, anzi ad approfondire, la profezia di Chiara, che ha fatto del dialogo tra credenti e non credenti un asse portante del Movimento dei Focolari. I giovani presenti, con una freschezza e una profondità rigeneranti, fanno apprezzare la bellezza della reciprocità tra generazioni. Anche loro in prima linea con tutti a raccogliere l’eredità di Chiara e viverla nel mondo di oggi. Presentano a tutti le attività della Settimana Mondo Unito 2020 (1-7 maggio #InTimeForPeace) e danno appuntamento al  1° maggio per “Now Loading”.

Tra gli oltre 1300 collegati c’è anche Mons. Michele Fusco, vescovo di Sulmona, che – riprendendo una riflessione di Piero Pasolini, focolarino della prima ora, e il Vangelo della Domenica della Misericordia – esorta a riconoscere Gesù che si mostra agli apostoli con le ferite della croce, con la sofferenza. Ad incontrare quindi nel mondo, nel buio, nel nulla, il Crocifisso-Risorto.

Maria Chiara De Lorenzo




Palermo: “Andare oltre le frontiere”

Pubblicato www.unitedworldproject.org 
 
Chiuso tutto. Porte e serrande abbassate per la pandemia… anche a casa delle famiglie Rom.

Con la pandemia di Coronavirus si fanno i conti in diversi modi: con la morte in solitudine di tante persone, con lo strazio di famiglie costrette a casa, senza poter stare vicine ai loro cari. Queste sono le situazioni forse più crudeli che il virus sta generando. Ce ne sono poi altre, forse più subdole, che vengono in evidenza in un secondo momento, con la lotta quotidiana per affrontare le conseguenze economiche e sociali, particolarmente dure per chi vive già in una condizione di marginalità.

Carla Mazzola, insegnante e psicopedagogista, è la referente per gli alunni Rom dell’Osservatorio sulla dispersione scolastica dell’Ufficio Scolastico Regionale Sicilia. Abita a Palermo, una delle città italiane che vede crescere il malcontento sociale ogni giorno, ma dove, allo stesso tempo, si evidenziano quelle buone pratiche inclusive, di attenzione, che permettono al tessuto sociale di non sfilacciarsi, soprattutto nelle periferie, dove quella marginalità è più forte. Carla segue soprattutto alcune famiglie Rom che, al tempo del Coronavirus, vivono una condizione drammatica.

Carla, ci spieghi dove operi tu oggi?

«È un contesto di grande difficoltà, lo devo ammettere. Le famiglie di cui mi occupo sono arrivate soprattutto dal Kosovo, scappate dalla guerra poco più di vent’anni fa; in effetti non sono persone abituate al nomadismo, e una volta arrivate a Palermo non si sono più mosse, sono stanziali».

Sono persone integrate?

«Sono persone che non possono rientrare nella loro terra, per tanti motivi. Il Comune di Palermo ha assegnato loro una parte del Parco della Favorita dove è stato costruito il campo Rom, rimasto aperto dalla fine degli anni ‘90 fino al 2019. Come insegnanti sapevamo, fin da quel tempo, che la vera integrazione sarebbe partita dalla scuola: così ci siamo interessati presso le famiglie per incoraggiarle a mandare a scuola i ragazzi, in un momento in cui non c’era integrazione con le famiglie di Palermo, anzi, c’erano pregiudizi, divisioni, paure rispetto a questa realtà: grazie ad accordi di “rete” fra le scuole, e a un’attenzione continua verso le famiglie e i loro problemi, molti bambini e giovani hanno potuto studiare e raggiungere dei risultati. Chiaramente io non potevo pretendere di iscrivere un ragazzo a scuola ignorando il contesto in cui viveva: quello era un campo con la presenza di amianto e una grandissima precarietà: famiglie che vivevano in baracche, con allacci abusivi alla corrente elettrica: ricordo il cosiddetto “albero di Natale”: un palo della luce al quale tutti si attaccavano con mezzi di fortuna per prendere corrente. Questo per far capire che non c’è, nemmeno oggi, un vero diritto allo studio senza diritto alla salute, alla vita, al ripristino di una quotidianità nel rispetto delle situazioni; era necessario  favorendo, al contempo, un’integrazione scolastica anche con i bambini delle famiglie palermitane, attraverso percorsi di conoscenza molto forti, che hanno coinvolto negli anni i docenti volontari che seguivano il dopo scuola nel campo, svolgendo un lavoro eccezionale».

Con la pandemia cosa è cambiato per queste famiglie?

«Premetto che l’anno scorso il campo è stato dismesso e le famiglie vivono ora in modo “diffuso” in varie parti della città, senza più essere ghettizzate. Questo anche per mettere le “persone” davanti alle etnie. Ma i genitori continuano a vivere di espedienti, sono venditori ambulanti, molti irregolari, anche perché non riescono a ottenere certificati di residenza che permettano un lavoro diverso, con una dignità stabile. Con lo scoppio del Coronavirus, con l’isolamento forzato e la mancanza di sussidi e documenti validi, queste persone sono diventate gli ultimi degli ultimi, invisibili al resto della società».

Come vivono questa situazione?

«Con una grande paura e angoscia: non possono procurarsi nulla da mangiare, perché non escono di casa non avendo documenti, né tanto meno conti correnti: vivono alla giornata, principalmente di espedienti, aprendo un fortissimo rischio che su questa situazione di debolezza metta le mani la criminalità, che a volte diventa l’unica soluzione per poter mangiare».

Qui siete entrati in gioco voi…

«Non riuscivo a dormire la notte pensando a tutto questo e a un certo punto è venuta l’idea: noi non possiamo uscire di casa, è vero, ma ci sono associazioni come la Caritas che si possono occupare di questo: se noi avessimo fatto un bonifico Caritas con una causale mirata per le famiglie Rom, fornendo nomi e indirizzi, spiegando le situazioni più difficili, loro gli aiuti li avrebbero potuti portare. Abbiamo messo in moto la macchina in accordo con “La Casa dei Diritti” del Comune di Palermo, con la Caritas, e dal 19 Marzo gli aiuti sono partiti, grazie alla generosità di tanti cittadini che hanno donato per queste famiglie».

Le necessità sono diverse da famiglia a famiglia?

«È stata realizzata una mappa che indica dove sono dislocate le famiglie, con il numero di componenti, le età, e noi volontari da casa facciamo da “navigatori”, con il telefono, ai volontari Caritas per spiegare loro le varie situazioni: hanno portato generi di prima necessità uguali per tutti e poi ognuno ha raccolto le necessità ulteriori di ogni famiglia particolare, per farla sentire accolta, amata in modo speciale. Mentre continuano le distribuzioni ci siamo mossi per far registrare queste famiglie al comune e ottenere i bonus che il governo ha promesso, sperando che tutto questo vada a regime».

A scuola però i ragazzi non ci vanno più…

«È uno dei problemi più grandi, perché l’istruzione, la scuola, portano integrazione e nuove possibilità, per tanti di loro è l’unica via di salvezza, di un futuro diverso riscattato dal male vissuto. Dobbiamo ricordarci, come ha detto un noto calciatore di origini Rom, che puoi levare un ragazzo dal ghetto, ma non il ghetto dal cuore di un ragazzo. La legalità, imparata fin da piccoli, sarà l’unica possibilità di avere un lavoro e una casa. Per questo ci siamo attivati, con l’aiuto dell’associazione “In Medias Res”, per provvedere a dei tablet per questi ragazzi e così continuare a seguirli perché possano proseguire da casa il loro percorso».

A questi aiuti concreti, quanto conta l’aggiunta di un rapporto personale con le famiglie?

«Il rapporto è tutto. Con i ragazzi e le famiglie ci scambiamo continuamente messaggi, per loro è importante sentirsi pensati, sapere che c’è qualcuno che è dalla loro parte. Certo, da quando il campo è stato dismesso sono più tranquilla pensandoli in una casa vera, ma è nella relazione continua che poi arriva un cambiamento».

Cos’è la fraternità per te?

«Fraternità per me è andare oltre la frontiera, fare un passo più in là per scoprire in ogni persona la mia stessa umanità, tirare fuori i sogni dei sofferenti, dare una possibilità di volare a chi ne ha il desiderio. Per questo ci vuole perseveranza, costanza nel rapporto; la relazione non può essere uno spot ma è reciprocità: le famiglie Rom sono in grado di dare tanto, a me lasciano una ricchezza enorme ogni volta, in termini di fede, di capacità di relativizzare i problemi, ma anche in termini di sorrisi e accoglienza. Per me è questa la fraternità, anche al tempo del Coronavirus».

di Paolo Balduzzi

Pubblicato www.unitedworldproject.org

 




Un’esplosione di gioia

Il Gen Verde raggiunge oltre 100mila visualizzazioni in 4 giorni

“Non avete idea di quante persone state facendo felici con questi video… siete un raggio dell’Amore di Dio che riscalda i cuori con l’annuncio della Risurrezione, degne seguaci di quelle donne che per prime Lo videro Risorto”, “I vostri canti per questo triduo così particolarmente segnato dal dolore e dalla morte sono un’esplosione di speranza che trasforma i cuori”, “Bello, bellissimo! Anche i vostri volti dicono Resurrezione, grazie”.

Sono questi alcuni dei tanti, tantissimi messaggi giunti al Gen Verde al termine di questa Pasqua in cui ha cercato di essere vicino alle persone, e in modo particolare a chi sta soffrendo di più, attraverso la musica.

“La notte di Pasqua – spiega Mileni del Brasile – volevamo essere le prime ad annunciare la gioia del Risorto proprio come quelle donne che vanno al sepolcro e lo trovano vuoto; a mezzanotte abbiamo caricato sui social e su You Tube il nostro video contenente gli auguri di Pasqua e da quel momento in poi le nostre chat sono letteralmente impazzite: abbiamo avuto quasi 30mila visualizzazioni in 24 ore senza contare gli altri video precedenti, i siti che hanno trasmesso i nostri messaggi, gli articoli pubblicati, davvero un’esplosione di vita”.

Un lavoro impegnativo che ha visto il Gen Verde non solo cantare in più lingue ma anche sistemare e montare video con sottotitoli affinchè tutti potessero cogliere il significato dell’esperienze donate: “Abbiamo lavorato tantissimo – spiega Maricel della Spagna che si occupa proprio del montaggio video – ma facciamo sempre la stessa esperienza: quando arrivano i primi commenti sulle chat e senti le persone contente, allora anche la stanchezza passa in secondo piano e ritrovi maggior grinta per lavorare sempre più e meglio. In questo caso siamo state molto contente di attualizzare con immagini che parlano di oggi, della realtà del COVID-19, il video di Servire è regnare”.

E proprio da chi non sta bene arrivano gli echi più toccanti: “Ha un potere magnetico – scrive un malato affetto da Covid, 19 attualmente in ripresa – come fosse un mantra, una melodia che si fa subito spazio dentro, un canto di gioia a cui è difficile resistere. Grazie, un bellissimo regalo”. E ancora un ragazzo che ha conosciuto il Gen Verde mediante dei workshop nella propria città: “Molto bello questo video!!! Veramente tutti i volti esprimono il Risorto!!! Grazie a tutte voi! Ascoltarvi mi fa per un attimo dimenticare l’attuale situazione e mi fa sorridere, ricordando  quel breve ma intenso periodo che abbiamo trascorso insieme, donandoci qualcosa che rimarrà sempre dentro di noi, ovvero l’importanza del conoscere il prossimo senza giudicarlo e non limitarsi al compatire, ma aprirsi ed essere empatici e così tanto altro che non basterebbero le parole per descriverlo e renderlo comprensibile, ma soltanto il viverlo, per poter sentire quel calore che ti avvolge il cuore. Ho fatto e continuerò a fare tesoro di ogni vostra singola parola e gesto. Grazie ancora di tutto e vi auguro una buona Pasqua”.

Insomma il Gen Verde continua a stupire e contagiare di gioia con le proprie canzoni e la propria musica allietando anche questo periodo particolarmente duro e difficile a livello internazionale e… pensa già a nuovi progetti: “stiamo lavorando – spiega Alessandra – per la prossima diretta streaming del 17 aprile e naturalmente ci saranno tante belle sorprese. Vi aspettiamo sul nostro canale YouTube.

Tiziana Nicastro

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