La festa del Genstella (1974-2024): 50 anni insieme

Un concerto a Lamezia Terme (CZ) ripercorre la storia di un complesso musicale nato nel solco del Movimento Gen

di Aurelio Molè

Si può raccontare una vita, spiegare una melodia, trasmettere l’emozione di una amicizia, comunicare l’esperienza della presenza di Dio tra gli uomini? La reunion del complesso musicale Genstella ci ha provato, in occasione del suo cinquantesimo, al Teatro Grandinetti a Lamezia Terme lo scorso 23 marzo davanti a 600 persone.

Correva l’anno ’74, in piena contestazione giovanile, con bande armate di terroristi rossi e neri che imperversavano nel Belpaese, l’impennata dei prezzi con l’inflazione al 20%, gli attentati di piazza della Loggia e dell’Italicus che alimentavano la strategia della tensione, il referendum sul divorzio e, allo stesso tempo cresceva, nel solco del Vangelo, del comandamento dell’unità e dell’amore scambievole, il carisma del Movimento dei Focolari. La musica era il veicolo, come oggi i Social, per narrare la propria esperienza nel mondo giovanile e non solo. C’era la passione per la musica, il mettere in gioco i propri talenti, la forza del gruppo per poter donare l’incredibile scoperta di un Dio vicino e innamorato dell’uomo, il rapporto di amicizia che ne scaturiva, la profonda partecipazione gli uni alla vita dell’altro.

Il Genstella nasce a Reggio Calabria da un gruppo di giovani attratti dalla musica e dalla spiritualità del Movimento Gen, cioè Generazione nuova. Il nome “Stella” lo attribuì direttamente la fondatrice dei Focolari Chiara Lubich che in una missiva scriveva: «È così che (per la fede) nacque una posterità numerosa come le stelle del cielo». La band crebbe, maturò, si affermò coinvolgendo 120 giovani tra cantanti, musicisti, mimi, tecnici. In 50 anni sono più di 250 gli spettacoli, 200 mila le persone che hanno partecipato, 70 mila i chilometri percorsi tra Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, Lazio, Polonia, quattro le audiocassette, due le compilation incise su CD. Incontri reali, personali, nei luoghi più impensati, in grandi città e nelle periferie esistenziali e geografiche del nostro Paese. Spettacoli divulgati senza Social, cellulari, mezzi di comunicazione di massa, ma con il passaparola, l’entusiasmo e la convinzione di avere qualcosa da dire e che valeva di più accendere un fiammifero piuttosto che imprecare contro il buio.

Una citazione particolare merita lo spettacolo di Gibellina, nella Valle del Belice, distrutta dal terremoto del 1967, davanti alle baracche di 2 mila terremotati attentissimi. Sui loro volti dipinti il terrore, la paura e la speranza del messaggio cristiano in cuori sensibili perché provati dalla sofferenza. Tra le esperienze più toccanti i due concerti svolti a Gela (CL) e nel carcere di Noto (SR) perché inseriti in contesti in cui, la criminalità organizzata, esercita la sua azione vessatoria sul territorio in modo costante e violento.

Poteva sembrare ingenuo, idealistico, ma l’esperienza era autentica come quando si fa una nuova scoperta. Non importa che si sia inventato solo un grammo di penicillina, ma che si possa moltiplicare per guarire i mali del mondo. O almeno per fare la propria parte per un mondo più unito.

Lo stesso spirito di fratellanza si è respirato sul palco di Lamezia Terme dove si sono alternati i componenti del Genstella tra storie, ricordi, aneddoti divertenti, avventure e brani musicali del loro repertorio. Un concerto che sa di un piccolo miracolo per essere riusciti a mettere insieme 40 persone provenienti da 20 città diverse, che hanno fatto le prove del concerto solo tramite una piattaforma online e che sono riusciti a coinvolgere la platea per più di due ore di spettacolo con il loro entusiasmo e la condivisione di quell’essenziale che è invisibile agli occhi, ma che si respirava tra loro. La commozione era palese nell’esplosione finale con il brano “Resta qui con noi” cantato da tutti. Non sono mancate le profonde esperienze di vita, come quella di Salvatore Ignaccolo che da oltre 30 anni vive come focolarino in Africa e di don Piero Catalano, un sacerdote focolarino che si è speso per i bambini abbandonati, per i malati di AIDS e per il recupero di molti giovani dalla dipendenza della droga.

È stato possibile seguire l’evento anche online e sono molti i riscontri positivi arrivati al Genstella. «Anche a 1.000 km di distanza è arrivato l’amore di tutti voi. È stata una festa bellissima per donare a tutti l’unità che scaturisce dall’amore scambievole che mi ha fatto partecipe della famiglia del Genstella». «Non è la fine di una storia, perché nella vita di ogni giorno dobbiamo continuare a realizzare l’Ideale che ci ha preso il cuore». «Tempo fa, in una situazione molto dolorosa in casa, senza la fiamma che avete acceso in me e che mi ha legato all’amore di Dio, non so che fine avrei fatto. Grazie!». «La sera parlando con mio figlio e i suoi amici quattordicenni, li ho visti con negli occhi una luce diversa». «La musica e i testi sono stati per l’anima carezze di persone rinnovate dall’Amore ricevuto e donato». Tra i presenti anche il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi: «Sono felicemente sorpreso – ha commentato – da questa comunicazione gioiosa del Vangelo. Ci sono state parole di pace, da costruire nel nostro piccolo. I temi dell’amore, della fraternità, dell’amicizia ci hanno trascinato con la forza della musica, in modo empatico e coinvolgente per diventare tutti come il Genstella cantori della pace».

Un bell’incoraggiamento e un passaggio di testimone per i giovani di oggi in vista del Genfest che si svolgerà in Brasile dal 12 al 24 luglio 2024. (qui il link). Il Genfest si svolgerà non solo in Brasile ma anche con dei collegamenti in diverse parti del mondo: uno dei punti sarà proprio a Lamezia Terme (qui le varie informazioni).




In ricordo di Daniela Zanetta

38° ANNIVERSARIO DELLA PARTENZA PER IL CIELO DI DANIELA ZANETTA: 14 APRILE 2024

Si è da poco celebrato l’anniversario della partenza per il Cielo di Daniela Zanetta, la giovane di Maggiora dichiarata “venerabile” dalla Chiesa: esattamente 38 anni dal momento in cui ha lasciato il suo corpo terreno, piagato sin dalla nascita da una rarissima malattia – l’epidermolisi bollosa distrofica -, per nascere a nuova vita.

Chiara Bonetti, presidente del Comitato, precisa: “Sin da subito ma anche e soprattutto in questi ultimi anni, giungono a Lucia, la madre di Daniela, o ai contatti del nostro Comitato, attestazioni di grazie chieste e ricevute, testimonianze particolarmente toccanti di come, nel silenzio dei cuori, la ‘nostra’ Danielina operi conversioni, guarigioni del corpo e dei cuori. Già dal 2021 abbiamo raccolto in viva voce i ricordi e il vissuto di chi l’ha conosciuta sia a scuola, sia in parrocchia, sia con le Gen del Movimento dei Focolari (testimonianze che si possono ascoltare sul sito https://danielazanetta.webnode.it/ e sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/groups/137911955121/?ref=share). Ora vorremmo poter far altrettanto con chi si è sentito ‘toccato’ in modo particolare, attraverso la meditazione e la preghiera, dalla forza spirituale della ‘venerabile’. Per questo lanciamo un appello: chiunque abbia ricevuto una grazia per intercessione di Daniela, può contattarci e scriverci agli indirizzi sopra citati. In attesa di un miracolo che possa dare slancio alla Causa di beatificazione, tali attestazioni sono quanto mai preziose”.

Lucia Zanetta aggiunge: “Di recente mi è arrivata dal Nuovo Continente una lettera, piena di affetto e gratitudine, per quanto Daniela ha operato nel cuore della persona che ha scritto e che ha conservato di lei un fervido ricordo. Capita sovente anche di trovare biglietti con richiesta di intercessioni o con un ringraziamento presso la sua tomba, mentre continua incessante la visita da parte di singoli o di gruppi di preghiera o di giovani degli oratori alla sua cameretta, dove si respira aria di Cielo, perché lì, ogni venerdì, negli ultimi anni, Daniela era solita stare in adorazione per tre ore davanti al Santissimo”.

Il Comitato prosegue nella sua opera di diffusione della figura e dell’esperienza della “venerabile” con pubblicazioni come “Inno alla vita”, (il libro illustrato pensato per i più giovani ed edito dalla Velar) e attraverso i suoi scritti, raccolti nel libro “I segreti del cuore”, edito da Città Nuova.




Maria Orsola Bussone: “Quanto è bello amare Dio”

Maria Orsola Bussone è il frutto maturo di una comunità parrocchiale: una ragazza come tante altre, che incontra Dio e si butta a testimoniare la bellezza di amarlo, pienamente impegnata insieme alla sua comunità, aperta al mondo. All’età di 16 anni viene chiamata in modo improvviso da Dio all’altra vita. Si è iniziato nel 1996 il processo di beatificazione e nel 2015 è stata dichiarata venerabile.

«Sarei disposta a dare la vita perché i giovani capiscano quanto è bello amare Dio». Questa la frase detta un giorno da una sedicenne al suo parroco, parole che san Giovanni Paolo II ha ripreso nel 1988, parlando a Torino a sessantamila giovani, indicandola come modello per fare della propria vita un dono.

Questa ragazza è Maria Orsola Bussone, nata il 2 ottobre 1954 a Vallo Torinese in una famiglia unita e serena: il papà Umberto, artigiano nell’officina in proprio, la mamma Luigina, sarta, e il fratello Giorgio, di tre anni più giovane, con cui condividerà per tutta la vita un profondo rapporto spirituale.

Tappe decisive

Maria Orsola Bussone

L’esperienza in famiglia sarà per Maria Orsola la prima palestra di vita cristiana, ma durante il periodo delle scuole medie due eventi particolari segneranno il suo cammino spirituale.

Il primo è il ritiro predicato, nell’aprile 1966, dal suo parroco, su “La gloria di Dio”. Questo messaggio la affascina profondamente, tanto che diventa per lei un motto costante e motivo della sua vita: «Tutto per dare gloria a Dio», anche nelle cose più piccole.

Appunta sul suo diario: «Domenica mattina ero tutta indaffarata per prepararmi ad andare all’incontro; a un certo punto però mi sono accorta che non stavo facendo le cose per Dio, ho cercato allora di fare le cose bene, affinché anche il vestirmi e il prepararmi servisse a dare gloria a Dio» (12.10.1969).

L’altro momento – sempre su invito del parroco – è il primo Congresso del Movimento parrocchiale del Movimento dei Focolari nel giugno 1967 a Rocca di Papa (Roma). Maria Orsola vi partecipa insieme alla sua famiglia e ad altre 44 persone di Vallo Torinese.

L’impatto con la spiritualità dei Focolari suscita in parrocchia un cammino di rinnovamento personale e comunitario che concorre efficacemente ad attuare le novità del Concilio Vaticano II e gli indirizzi pastorali dei vescovi.

La parrocchia si apre a un più concreto e intenso impegno di apostolato nei contatti con altre comunità parrocchiali, con gruppi giovanili, incontri con sacerdoti, seminari, comunità religiose e diocesane.

Costruita dalla comunione

«Io penso che in una spiritualità del futuro l’elemento della comunione spirituale fraterna, di una spiritualità vissuta insieme, possa giocare un ruolo più determinante, e che lentamente ma decisamente si debba proseguire lungo questa strada» (1). Questa intuizione del teologo Karl Rahner spicca evidente nel cammino che Maria Orsola ha intrapreso a contatto con gli amici della sua parrocchia e un gruppo di coetanei.

Insieme alla sua famiglia e alla sua comunità, è come un terreno fertile nel far proprio il carisma dell’unità da cui trae aiuto per dare un’anima alle attività della parrocchia, nella ricerca costante, gioiosa ed entusiasta di costruire la Chiesa comunione.

Non si spiegherebbe Maria Orsola senza l’inserimento attivo ed evangelico nella sua comunità parrocchiale e il coinvolgimento in più ampie esperienze ecclesiali, anche a livello internazionale. L’aver incontrato all’età di tredici anni un carisma nuovo nella Chiesa, una spiritualità comunitaria, collettiva, le ha permesso di entrare nel cuore del Vangelo più profondamente e di esserne rinnovata.

Intervistata sulla comunità parrocchiale afferma: «A noi giovani serve, e molto, perché sentiamo l’esigenza di avere una famiglia in cui tutti si vogliono bene e capiscano i nostri problemi. Non parlo della famiglia naturale, chiaro: parlo di una famiglia spirituale dove le nostre difficoltà trovino risposta, aiutandoci a vicenda a vivere la Parola di Vita e ad amare Gesù crocifisso e abbandonato».

Testimoniare e portare Dio

È in questa realtà di parrocchia che nascono diversi gruppi con lo scopo di aiutarsi a vivere il Vangelo e per crescere in quell’amore reciproco che fa sperimentare la presenza di Gesù tra due o più uniti nel suo nome (cf. Mt 18, 20). Per fare esperienza di quest’unità, è necessario un buon allenamento.

«Ho voluto buttarmi – scrive Maria Orsola sul suo diario – e lasciar perdere completamente i giudizi e le cose del passato riguardanti noi ragazze, cioè ho detto: devo vederle nuove, quindi non le ho mai conosciute e di conseguenza non conosco i loro difetti o le loro virtù, so solamente che sono persone che vogliono amare Dio» (12.10.1969).

Nell’aprile del 1968, a Rocca di Papa, Maria Orsola partecipa al 1° Congresso europeo del Movimento Gen. Il messaggio di Chiara Lubich la tocca profondamente. Sente il bisogno di ringraziarla e di consegnarle il suo programma di vita: «Ho capito che la chiave della gioia è la croce, è Gesù Abbandonato. Sai Chiara, voglio amare, amare, amare sempre, per prima, senza aspettarmi nulla, voglio lasciarmi adoperare da Dio come vuole lui e voglio fare tutta la mia parte, perché quella è l’unica cosa che vale nella vita e perché tutti i giovani conoscano che cos’è la vera felicità e amino Dio».

Scoprire l’amore di Gesù fino a sperimentare l’abbandono del Padre le dona uno sguardo universale che spalanca il suo cuore al desiderio costante di testimoniarlo e di portarlo agli altri, specialmente ai giovani.

Per lei la missione del cristiano è «dare Dio agli altri» e lo fa diventare suo programma di vita da realizzare con l’esempio, con la parola, con lo scambio epistolare e attraverso le varie attività parrocchiali.

Un campo particolare d’impegno è il complesso musicale, di cui Maria Orsola fa parte come voce solista. Scrive all’amica Maria: «Noi con il complesso continuiamo a gironzolare e ad andare in diversi posti per portare, per donare agli altri quel Dio Amore che abbiamo scoperto e cerchiamo di vivere» (10.4.1969).

E ancora: «Quando abbiamo cantato “Resta con noi” e precisamente: “Ti porteremo ai nostri fratelli lungo le strade”, ho capito che niente doveva più fermarmi, neanche il rispetto umano, quindi anche portarlo in classe tra i compagni e non aver paura di essere giudicata, perché se noi doniamo loro Dio puro, così com’è, non contraffatto, un giorno ci ringrazieranno di aver fatto conoscere loro questo “TUTTO”» (Diario, 10.12.1969).

In mezzo alla normalità

Maria Orsola è una ragazza come tutte le altre, ama la musica, lo sport, il mare, la montagna, gli amici, si innamora, ha i suoi momenti tristi, si arrabbia, cade, ma la familiarità con Dio la aiuta sempre a non arrendersi agli sbagli e a rialzarsi ricominciando con nuovo slancio.

Ne scrive all’amica Enrica: «Certamente è difficile ricominciare, però basta avere un po’ di fede in Dio Amore, cioè nell’amore che Dio nutre continuamente per noi. Perché anche se noi sbagliamo, anche se non amiamo Dio per giorni e giorni, anche se siamo dei vigliacchi, delle meschine creature, Dio ci ama in modo straordinario» (5.4.1970).

«Ma posso ricominciare», è quanto disse nel tardo pomeriggio del 10 luglio 1970 all’in contro sulla Parola di Vita con gli altri giovani e ragazzi presenti al campo-scuola della parrocchia a Treporti (Venezia). Si era accorta, infatti, di non aver amato troppo.

Poche ore dopo, la fulmina la scarica elettrica di un phon difettoso mentre si asciuga i capelli per poi partecipare alla messa. Ha 16 anni.

Nel maggio 1996 prende il via la fase diocesana della causa di beatificazione. In quell’occasione l’arcivescovo di Torino, il card. Saldarini, esalta la modernità, la normalità, la fedeltà e l’esemplarità gioiosa di questa giovane, affermando tra l’altro:

«Maria Orsola, se verrà proclamata beata, sarà uno degli esempi preclari, e credo importanti, specialmente per il nostro tempo, di santità parrocchiale». 19 anni dopo, il 18 marzo 2015, viene dichiarata venerabile da papa Francesco.

Santificarsi in una parrocchia

Maria Orsola testimonia che è possibile santificarsi nella realtà di una parrocchia animata da una forte spiritualità, eredità raccolta non solo dai suoi coetanei di allora, ma che ancor oggi continua nei volti e nei cuori di tanti, mettendo insieme trasversalmente generazioni di adulti e giovani con gli stessi ideali.

«Seguire l’esempio di Maria Orsola è facile e impegnativo allo stesso tempo. Il programma lei l’aveva scritto su quel foglietto trovato accanto al suo lettino in campeggio, in quell’ultima estate quaggiù. Tre punti, tre passi verso l’Alto, altrettanti scalini verso il Cielo: Vedere Gesù negli altri, dare Dio agli altri, fare la volontà di Dio. Non è un testamento. È un programma di viaggio per raggiungere il Paradiso. La santità passa anche da qui. Anche per una ragazzina di sedici anni, innamorata della vita» (2)

Claudio Malfati

1 K. Rahner, Elementi di spiritualità nella Chiesa del futuro, in Problemi e prospettive di spiritualità, a cura di T. Goffi – B. Secondin, Queriniana, Brescia 1983, pp. 440-441.
2 Gianni Bianco, Evviva la vita, San Paolo, Torino 2006, p. 193.

Articolo tratto dalla rivista Ekklesia n.22 – 2024/1




Festival delle relazioni 2024: verso una nuova comunità

Dal 2019 un gruppo di persone appartenenti al Movimento dei Focolari, in collaborazione con il Gruppo editoriale Città Nuova, propone una serie di incontri di riflessione e dialogo su tematiche emergenti allo scopo di offrire un contributo alla realizzazione di una società “nuova” che trova le proprie radici nel riconoscimento dei valori di ogni persona, nella cura reciproca, capace di tessere relazioni di reciprocità alle quali tanto anela l’animo umano.

Percorsi formativi che trovano casa nel Festival delle relazioni giunto quest’anno alla sesta edizione dal titolo: Verso una nuova comunità – Rilanciamo nuovi sguardi a partire dalle domande e dalle sfide del nostro tempo.

Come per ogni edizione, la ricerca delle tematiche avviene dietro il lavoro di confronto, rapporti personali nella comunità locale per l’individuazione dei temi da mettere a fuoco. Il comitato scientifico (composto da persone qualificate e dal direttore della casa Editrice Città Nuova) raccoglie le proposte, le osservazioni e i suggerimenti, in merito a contenuti e tempi, dando così corpo al percorso del Festival.

Il focus di questa edizione, come si evince dal titolo, è orientato a dare continuità al percorso iniziato lo scorso anno. Si è voluto rimettere in evidenza le sfide che il tempo presente vive per guardarle con occhi nuovi e identificarne gli aspetti generativi di “buone relazioni”, di piccole oasi di pace.

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A Ragusa il “Laboratorio civico di sussidiarietà politica”.

Ragusa, L’Associazione “Co-Governance – Laboratorio civico di sussidiarietà politica” si è presentata ufficialmente alla città. Nell’aula del consiglio cittadini e amministratori avviano una nuova esperienza di dialogo e di partecipazione propositiva in attuazione del principio costituzionale di sussidiarietà.

L’aula del consiglio comunale di Ragusa ha ospitato sabato 6 aprile 2024 la presentazione ufficiale del laboratorio civico di sussidiarietà politica Co – Governance. L’iniziativa, partita da un gruppo di cittadini che hanno costituito un’associazione, punta a costituire spazi di dialogo tra cittadini e istituzioni.

L’obiettivo – reso noto dai promotori – è “stabilire con le istituzioni locali, con gli organi di rappresentanza, elettivi, di governo e di amministrazione attiva, nonché con il mondo politico nella sua pluralità, un rapporto di collaborazione, attiva e responsabile, che manifesti e certifichi la possibilità nella vita pubblica della città di fare “sistema” e di farne un luogo generativo di comunità, di coesione e di sviluppo, di futuro”.

L’incontro, promosso in collaborazione con l’amministrazione comunale di Ragusa (giunta e consiglio comunale) è stato introdotto dal presidente del consiglio comunale, Fabrizio Ilardo, dal sindaco Giuseppe Cassì e dal presidente dell’associazione Co Governance di Ragusa, Alfio Di Pietro.

Al tavolo dei relatori c’erano il politologo Antonio Maria Baggio e l’economista Gianpietro Parolin, entrambi docenti dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano.

L’intervento di Antonio Maria Baggio su “Coscienza politica erronea nei cittadini e negli operatori, sviluppo di processi valutativi veritieri ed efficaci” ha messo l’accento sulle difficoltà dei cittadini di valutare nella maniera opportuna le scelte degli amministratori, i metodi e i fini, ciò che crea un gap nel rapporto di vero dialogo e di collaborazione attiva tra cittadini e istituzioni. “Nell’ambito della politica – ha detto Baggio – in maniera simile a quanto avviene nella morale, può formarsi nelle persone che vi sono impegnate una ‘coscienza erronea’, che produce abitualmente giudizi errati, basati su convinzioni acritiche o in processi di pensiero viziati. Una vera apertura agli altri aiuta ad incontrare la realtà, spesso diversa da quella dettata dal pregiudizio”.

Gianpietro Parolin ha puntato l’attenzione sulla relazione virtuosa fra partecipazione e rendicontazione. Sono due elementi necessari per stabilire un giusto rapporto tra cittadini e istituzioni, rilevando come sia necessario che i primi abbiano accesso alle informazioni reali. E ha parlato del “dovere dei decisori di rendere conto delle loro scelte, delle azioni politiche e di rispondere delle conseguenze di esse”, “riconoscendo alla collettività il diritto di essere informata di tali decisioni, di criticarle e di avere risposte”. Oggi c’è spesso “informazione” (pubblicazione dei dati e dei documenti sui siti dell’amministrazione pubblica), ma ciò non mette automaticamente i cittadini nella possibilità di poter verificare e valutare. Per creare una relazione virtuosa – afferma Parolin – “la partecipazione si nutre di informazione verificabile, affidabile, comprensibile. Sono due beni comuni che si alimentano reciprocamente. A partire dai dati di realtà possiamo costruire rappresentazioni condivise sulla nostra vita civile”.

Giancarlo Bellina, co-presidente del Movimento politico per l’unità (MppU) della Sicilia, ha preso parte al seminario con un intervento programmato. Bellina ha portato la testimonianza di una esperienza di partecipazione propositiva, un laboratorio di Co-Governance promosso dal MppU a livello regionale, attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro di giovani, imprenditori, funzionari e amministratori pubblici, docenti, terzo settore e cittadini, per analizzare la questione atavica della incapacità della Sicilia di usufruire adeguatamente dei finanziamenti comunitari per lo sviluppo e la realizzazione di investimenti infrastrutturali, di cui la nostra isola avrebbe avuto bisogno. Ha snocciolato i dati dell’emigrazione giovanile negli ultimi anni ed evidenziato che “tutto questo si sarebbe potuto evitare se la Sicilia avesse valorizzato e speso i fondi comunitari in investimenti e opere infrastrutturali, che avrebbero svolto funzione di volano per rilanciare l’economia e l’occupazione in Sicilia”. I risultati che di questo “laboratorio” sono stati presentati al Governo regionale e ai deputati regionali il 6 luglio scorso, presso la Sala PierSanti Mattarella dell’ARS.

Nel dibattito che è seguito sono intervenuti Liboria Di Baudo, del movimento “Idea e Azione” di Palermo, l’assessore Giorgio Massari, i consiglieri comunali Marco Antoci, Mario Chiavola e Gianni Iurato, l’avvocato Giuseppe Gambuzza.

Il sindaco Giuseppe Cassì, che ha introdotto e concluso i lavori, nel complimentarsi per l’iniziativa dell’evento e per il suo alto livello, ha rilevato l’importanza della sfida della partecipazione attiva dei cittadini che “Co-Governance”, il “Laboratorio civico di sussidiarietà politica” sorto a Ragusa, può offrire, sottolineando la necessità di una collaborazione per “un nuovo modo di perseguire l’interesse generale”.

Alfio Di Pietro, presidente di Co Governance Ragusa, ha sottolineato il giudizio positivo e l’apprezzamento che l’iniziativa dell’evento ha riscosso. A partire da questo evento – ha detto – si apre una fase impegnativa nella quale l’Associazione è chiamata ad offrire ai cittadini e alle Istituzioni una prova di coerenza e di concretezza  sul terreno della pratica attuazione del principio costituzionale di “sussidiarietà” che, nel suo significato sostanziale e nella sua traduzione pratica, intende essere espressione di una cittadinanza nuova nel perseguimento dell’interesse generale, ovvero di una “cittadinanza amministrativa”.

Francesca Cabibbo

Info e contatti: sito internet: Co-governancerg.it – mail: info@co-governancerg.it – cell. 3381577238

Francesca Cabibbo




Formato famiglia a Loppiano: “Un fantastico weekend”!

Il weekend era molto atteso, l’argomento interessante e molto coinvolgente, il relatore conosciuto e molto stimato per la sua competenza. E’ cosi che 47 famiglie (139 persone, di cui 46 bambini) si sono ritrovate a Loppiano dal 23 al 24 marzo 2024 con il dott. Ezio Aceti, psicologo dell’età evolutiva, per affrontare il tema dell’educazione 0-12 anni e preadolescenza.

Le famiglie provenivamo da varie città di Italia, e tra queste un nutrito numero di giovani Famiglie Nuove di Torino che ha invitato altre famiglie amiche. Un breve saluto iniziale ed il lancio del dado dell’amore hanno aperto i “lavori” e invitato i presenti a porsi in atteggiamento di “amare tutti”, invito ripreso da Ezio Aceti quale garanzia perché quei due giorni fossero un tempo sereno e proficuo per tutti, e questa proposta ha creato da subito un clima di ascolto reciproco profondo.

Il sabato ci si è concentrati sull’ “Educare in un mondo che cambia” e sull’educazione nella fascia 0-12 anni; con una relazione di Ezio Aceti, confronto in gruppi, e poi un ricco dialogo in plenaria. La domenica mattina Ezio Aceti ha trattato un altro tema “caldo” per i presenti: “Adolescenti oggi: fragilità e risorse” e poi tante domande e riflessioni insieme sull’essere genitori oggi di un adolescente. Ezio Aceti si è dato disponibile anche per colloqui personali che hanno sottolineato il “sentirsi in famiglia”, dato a tanti la possibilità di confrontarsi sullo specifico della loro esperienza e ricevere preziosi consigli personalizzati.

Anche bambini e ragazzi hanno seguito attività specifiche per loro: i ragazzi oltre i 6 anni sabato hanno trascorso il pomeriggio con Gabriel, ballerino e attore, che attraverso alcuni esercizi corporei ha fatto prendere ai ragazzi consapevolezza degli spazi  intorno a sé, oppure abbinare una musica a un animale: un vero divertimento è stato immaginarsi pesci che nuotano nelle profondità del mare attraversando un lungo tubo di stoffa.

Anche la domenica mattina per i ragazzi è stata ricca di spunti e scoperte: hanno fatto un percorso naturalistico-sensoriale nella natura di Loppiano accompagnati da un guida professionista, e scoperto  rumori, odori, vita del bosco, della campagna e percezione di sé a contatto con la natura. Tutti entusiasti! I più piccoli (0-5 anni) hanno svolto attività varie di gioco a seconda dell’età in modo da regalare ai genitori uno spazio tutto per loro, in tranquillità. Il sabato sera è stata offerta a tutti la possibilità di partecipare allo spettacolo organizzato per la Cittadella dagli artisti dell’AIR (Artisti in Rete) con un piacevole viaggio tra canzoni, danze e interpretazioni.

Il prossimo week end Formato Famiglia sarà il 20-21 aprile prossimi e il tema sarà: “Aspetti della disabilità in famiglia: figli, anziani… nuove prospettive”.

Il team Formato famiglia di marzo:

Enrico, Daniela, Ezio, Vanilla, Claudio, Federica, Gianni, Vanna, Paolo, Barbara, Santina e Pier Luigi

 




La sfida del “per sempre”: esperienze dal Corso per Fidanzati a Loppiano

Dal 7 al 10 marzo, le Famiglie Nuove dell’Italia hanno accolto a Loppiano 44 coppie provenienti da tutta Italia e anche da diverse nazioni che partecipavano al corso per fidanzati intitolato: “Chiamati all’Infinito – essere 1 rimanendo 2”. Il “per sempre” è stato il tema di fondo dell’incontro.

La sfida, raccolta dai fidanzati, è stata di immaginare il “per sempre” come scenario del loro stare insieme, anche in vista, per alcuni, del matrimonio cristiano che si sarebbe celebrato entro l’anno.

I temi affrontati, presentati da esperti, sacerdoti e psicologi, coppie di sposi e fidanzati, sono stati i più vari: dalla comunicazione nella coppia al sapersi perdonare; dall’affettività alla sessualità, dalla vocazione al sacramento del matrimonio.

Molto apprezzata la metodologia che comprendeva dinamiche di coppia e di gruppo, che hanno permesso di esprimersi attraverso giochi, disegni e musica.

Vibrante e costruttivo il confronto tra le coppie e con il team che ha curato il programma. La sfida dopo questo congresso, ha dichiarato una coppia, sarà potersi ritagliare momenti come quelli vissuti a Loppiano nel quotidiano. A proposito della cittadella, i partecipanti hanno segnalato come essa sia la sede ideale per corsi come questo.

La pace e la serenità che vi si respirano diventano elemento costitutivo dell’esperienza. «L’energia e l’amore donati da Loppiano – hanno affermato le coppie – sono sempre magici. E grazie a questo corso ne abbiamo avuto una prova concreta».

Ma passiamo la parola ai protagonisti: … sono stati giorni in cui abbiamo ascoltato testimonianze di coppie di sposi, di famiglie, hanno fatto luce su ogni ambito riguardante la relazione di coppia. In ognuna delle esperienze di coppia ascoltate, con il mio fidanzato ci siamo resi conto di aver ritrovato un “pezzo” di noi, del nostro vissuto, fatto di condivisione, comunione profonda, ma anche di tutte quelle difficoltà comuni ad ogni relazione affettiva. Durante il corso è venuto fuori anche quanto sia tutt’altro che facile mettere a nudo la propria anima, mostrare a chiunque, anche al proprio partner, fragilità e punti deboli.

Ed ancora: …questa esperienza condivisa a Loppiano è stata ricca e formante. Giorni intensi e impegnativi, soprattutto emotivamente. Fondamentale è stata l’occasione di potersi dedicare alla coppia con quei tempi che non avremmo mai trovato nella normale quotidianità, dedicarsi per intere giornate alla riflessione sia personale che condivisa ci ha fatto riscoprire e ci ha confermati nel sentimento d’amore che portiamo avanti da ben dieci anni da fidanzati verso l’esperienza del Sacramento del matrimonio.

 … E’ stato molto importante vedere come ogni coppia nella sua diversità è in grado di trovare una risposta propria e unica alle sfide della vita. Ora sappiamo che, come tutti, possiamo anche noi trovare assieme le nostre risposte.

“Beneaugurante” il messaggio lasciato da una coppia che dice: …siamo tornati a casa pieni di energia, Amore e con tanta voglia di sposarci e vivere per sempre insieme. Con alcune coppie siamo rimaste in contatto con la promessa di incontrarci presto e spesso perché ci siamo trovati subito in sintonia e perché vogliamo condividere insieme questo strepitoso cammino che stiamo percorrendo.

Tanti stimoli utili per la prossima edizione: maggior attenzione al tema dell’economia e degli stili di vita, dedicare più momenti al dialogo di coppia e in gruppo, nella consapevolezza che un corso di 4 giorni può dare gli strumenti: la sfida, come ha dichiarato una coppia, è ritagliarci questi momenti nella nostra quotidianità.




Dammi tutti i soli

Ultimamente ricordo spesso la meditazione di Chiara Lubich: “Signore, dammi tutti i soli”.

Questa mattina, dopo la Messa in centro a Genova, sotto i portici di Via XX Settembre, davanti a me vedo un signore cadere. Subito si fanno attorno delle persone che lo aiutano ad alzarsi; gli offrono una sedia, ma lui rifiuta dicendo che sta bene. Riprende a camminare ma con un passo incerto.

Mi affianco e chiedo dove deve andare, se vuole che lo accompagni; mi dice che deve andare alla stazione. Mi offro di andare con lui, visto che devo andare da quella parte. “Qualche giorno fa mi è successa la stessa cosa – continua – sono solo, le assistenti sociali mi vogliono far ricoverare…sono senza mangiare da due giorni”.

“Forse è per questo che si è sentito male – gli dico – vuole prendere qualcosa?”
Si schernisce: “No grazie”. Insisto, pensando che è senza forze perché digiuno. “Prendiamo un caffè insieme?” Accetta! Prende un cappuccino e un dolce, io il caffè.

“Grazie, quanta gentilezza…ma oggi non c’è più amore da nessuna parte”.
Gli dico che un’amica mi ha insegnato che: ‘Dove non c’è amore metti amore e troverai amore’. “E lei ci crede? – mi dice. “Sì rispondo, perché è l’unica cosa che rimane nella vita”.

Mi guarda e mi dice: “E’ vero! Grazie – continua – grazie per quello che ha fatto per me”.
Per toglierlo dall’imbarazzo gli dico: “Lei l’avrebbe fatto per me?” “Certo! – risponde con un sorriso – un giorno spero di poter ricambiare questo momento”.Lo saluto mentre sta ancora sorseggiando il cappuccino. In me è forte la sensazione di avergli riscaldato un po’ il cuore.

Natalina




“Il mezzo è il messaggio”

“Il mezzo è il messaggio” Marshall McLuhan – Sociologo canadese

Per “caso” questa mattina ho sentito riportare da un noto predicatore questa frase e subito mi è tornata in mente la giornata di ieri. Un’ora di formazione sulla comunicazione e poi il dialogo con te.

Non è la prima volta che ci confrontiamo su strategie terapeutiche e il risultato non è scontato perché le nostre posizioni di partenza sono asimmetriche. La mia potrebbe sembrare una posizione superiore, perché sono il medico e quindi ho dalla mia le conoscenze, ma tu sei moglie e dalla parte tua hai l’affetto per tuo marito, di cui possiedi anche la storia prima della malattia.

Ci potremmo irrigidire ed il confronto (si tratta di somministrare o meno certi farmaci) potrebbe portare ad una discussione che lasci entrambe scontente. Mi sembra importante far diventare questo dialogo un “trialogo” chiamando anche l’infermiera in turno, che più di me è a contatto con il paziente e conosce ogni sfumatura delle sue espressioni.

Prendiamo in mano la scheda della terapia (che non è un codice segreto da tenere nascosto!) ed insieme vediamo come e quante volte siano stati somministrati i farmaci in questione. Un ruolo importante lo gioca la professionalità degli infermieri che ovviamente valutano la situazione prima di ogni somministrazione.

Nel colloquio, progressivamente, si sgretola la mia posizione arroccata (non è il medico il depositario della verità?) e i tratti della signora si distendono. Le faccio vedere la sintesi dell’ora di formazione appena conclusa e le dico: vede, lo stiamo facendo insieme. Dal “trialogo” esce una proposta terapeutica nuova.

Non sarà ovviamente una soluzione definitiva perché le condizioni dei pazienti cambiano giorno per giorno, ma oggi siamo arrivate ad una decisione presa insieme e la signora conclude con un sorriso: e non abbiamo neanche litigato!

Paola Garzi




Armi italiane e mercati di morte. L’impegno dei cattolici a favore della legge 185/90

Un appello alla coscienza dei Parlamentari contro il falso realismo della guerra.

Conferenza stampa lunedì 4 marzo 2024 ore 12

presso Focolare meeting point, Via del Carmine, 3 Roma (vicino piazza Venezia)

Diretta YouTube sul Canale Focolaritalia al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=iQMcoFOW9QA

Articolo Città Nuova 5 marzo 2024

Articolo Avvenire 5 marzo 2024

Articolo Romasette

Articolo Italia Caritas

La legge 185 del 90 che regola l’esportazione di armi è una grande conquista della società civile italiana che ha visto parte dell’associazionismo cristiano impegnato in prima fila nella campagna “Contro i mercanti di morte”.

L’appello lanciato per quella mobilitazione partiva da un realistico dato di fatto: «Armi italiane uccidono in tutto il mondo». «Una sorta di “ecumenismo” degli affari che permetteva – come aveva scritto Eugenio Melandri- di esportare armi a tutte le parti in conflitto».

La normativa è stata spesso aggirata in tanti modi, durante questi oltre 30 anni di vita, ma è rimasta costantemente sotto attacco.

Sono tanti gli interessi trasversali che la considerano un ostacolo all’espansione di un settore produttivo in forte competizione su scala planetaria nel contesto della guerra mondiale a pezzi. Lo testimonia la folta presenza delle aziende italiane nelle expo di armi come il “World Defense Show” che si è tenuto ad inizio febbraio in Arabia Saudita.

Il tentativo di procedere al progressivo smantellamento della legge 185/90 sembra ormai avviato a compimento con il voto del Senato dello scorso 21 febbraio come denuncia “Rete italiana pace e disarmo” che, con grande competenza, ha avanzato proposte migliorative rimaste senza riscontro.

Purtroppo siamo davanti ad uno scenario che avevamo previsto con la Conferenza stampa promossa alla Camera lo scorso 4 ottobre 2023 per affermare che salvare questa legge vuol dire applicare la Costituzione.

La 185/90 ha permesso, ad esempio, sempre grazie alla pressione della cittadinanza attiva, di interrompere, dal 2019 al maggio 2023, la partenza dal nostro Paese di migliaia di missili e bombe destinate ad essere usate nel disastroso conflitto in atto nello Yemen.

Alla vigilia del voto della Camera, che cambierebbe in peggio la legge, a cominciare dalla trasparenza sulle banche che finanziano il settore delle armi, sentiamo il dovere di rivolgere un ulteriore appello alla coscienza dei Parlamentari invitandoli a salvare e migliorare la legge 185/90 in nome della comune umanità che ripudia la guerra.

Giuseppe Notarstefano, presidente Azione Cattolica Italiana

Emiliano Manfredonia, presidente Acli

Matteo Fadda, presidente Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

Cristiana Formosa e Gabriele Bardo, Responsabili Movimento dei Focolari Italia

Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente Movimento Pax Christi Italia

Aderisce Agesci, Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani

Alla conferenza stampa è prevista, tra gli altri, la presenza di

Alex Zanotelli, missionario comboniano, tra i promotori della legge 185/90

Maria Elena Lacquaniti, coordinatrice Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione Chiese evangeliche in Italia

Maurizio Simoncelli, cofondatore dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo

Andrea Baranes, Fondazione Finanza Etica

Rife

ufficiostampaitalia@focolare.org

Carlo Cefaloni, +39 3280531322

ufficiostampa@apg23.org

Marco Tassinari  +39 3281187801

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Si può fare di più

La comunità dei Focolari di Roma in aiuto di una famiglia afgana

di Aurelio Molè

15 agosto 2021: una data che non si dimentica. L’Afganistan è di nuovo nelle mani dei Talebani. L’aeroporto di Kabul diventa l’unica via di fuga dal Paese. Migliaia di civili si accalcano per partire. Una folla impressionante. Tra loro la famiglia afgana Khrosh che, tramite la mediazione della Nunziatura vaticana, può imbarcarsi alla volta di Kiev con il corpo diplomatico ucraino. Gli accordi prevedono che, una volta atterrati nel Vecchio Continente, i profughi afgani saranno distribuiti in vari Paesi europei. Ma c’è un intoppo per la famiglia Khrosh: mancano dei documenti per Mehin, 4 anni, la figlia di Zabi, un medico, e Aqela, un’ostetrica, e non può partire. Aqela è incinta all’ottavo mese, estrae alcuni indumenti per il marito che parte da solo, con una busta di plastica e pochi vestiti. «Ci rivedremo!» – è la promessa e il commiato di Aqela.

Nel febbraio del 2022 la comunità di Roma dei Focolari organizza una apericena per conoscere e far conoscere tra di loro i vari afgani presenti nella capitale. Nell’occasione incontrano Zabi e decidono di aiutarlo. Vive in un centro di accoglienza, non ha lavoro, la famiglia è scappata in Iran ed è nata una seconda figlia, Barin. Ma come fare?

Tiziano Binaghi, uno dei volontari, pronuncia uno stentato «proviamo!», anche se è forte il senso di inadeguatezza per la mancanza delle competenze necessarie. Con l’aiuto di alcune docenti della facoltà di Lingue e scienze orientali dell’università La Sapienza raccolgono fondi per coprire le spese dei visti e dei biglietti aerei per il ricongiungimento che avviene nel settembre del 2022. «Ricordo ancora – racconta Tiziano – la forte emozione di Mehin che correva sul molo di Fiumicino per guardare per la prima volta il mare che non aveva mai visto». Nel frattempo, poco prima, a giugno, era avvenuto il primo miracolo: Zabi trova lavoro, non come medico, ma per una ditta che lavora alla sterilizzazione dei ferri chirurgici per il Policlinico Umberto I di Roma. Dapprima, dopo l’insistenza di Tiziano, in prova per una settimana, poi per periodi più lunghi, ma sempre a tempo determinato.

Ora il lavoro c’è, poco e precario, ma manca una casa dove accoglierli. A Tiziano e a sua moglie Paola viene in mente la casa disabitata a Casperia (RI) dei genitori di lei, ormai in Cielo. È l’unica soluzione concreta e non funziona. Per Zabi diventa un’impresa impossibile raggiungere il lavoro. La stazione di treno più vicina è a Poggio Mirteto e, a turno, persone dei Focolari, parenti e amici, devono recarsi a Casperia e portare Zabi alla stazione. Un trasferimento a Poggio Mirteto, ospiti a casa di una loro cugina, dovrebbe ridurre il tempo di percorrenza per il lavoro, ma non di molto. Anche questa soluzione è temporanea. A Paola viene un’idea. A Roma è impossibile comprare una casa, con i loro risparmi, aggiungendo quelli di sua sorella e della sorella di Tiziano acquistano un piccolo appartamento a Monterotondo. Dal giugno 2023 la famiglia Khrosh abita lì.

Altro scoglio il permesso di soggiorno. L’ associazione “Una città non basta” lo indirizza, ma Tiziano è incerto sul da farsi quando accompagna Zabi all’Ufficio Immigrazione e non sa a che santo appellarsi. Gli viene, però, in mente il santo del giorno, san Francesco: è il 4 ottobre. «Ho pregato san Francesco – racconta Tiziano con la sua carica di simpatia – anche se ho pensato che cosa c’entra? Poi, però, mi è venuto in mente che è il patrono degli italiani. San Francesco pensaci tu, io non so che fare. Al cancello ho avuto l’impressione di un miracolo». All’ingresso incontra Simone. «Lo conosco perché i suoi genitori e quelli di sua moglie sono di Casperia e d’estate danno una mano per la festa della Madonna della Neve, ma non sapevo fosse un poliziotto. Mi è sembrato di vedere un angelo: si è messo a disposizione, ha cercato il mediatore culturale e ci ha aiutato in tutti i modi per completare l’iter della richiesta». Ad agosto del 2023 hanno ottenuto il permesso di soggiorno.

La provvidenza si manifesta in molti modi. Un giorno Tiziano passeggia, da solo, e una telefonata lo avverte che Zabi è stato assunto. Pensa sia il solito rinnovo del contratto, invece è assunto a tempo indeterminato. Non è semplice trattenere la commozione.

Da sin: Tiziano, Mehin, Zabi, Paola, Aqela e Barin

Il lavoro di accompagnamento continua e non è possibile enumerare i piccoli e grandi atti di generosità compiuti dalle persone più diverse che contribuiscono con vestiario, denaro, viveri, visite gratuite da parte di un ortopedico, un dentista, un pediatra.

«Con questa esperienza – chiosa Tiziano – ho scoperto tanti segni della provvidenza. Come se Dio mi dicesse: “Buttati, rischia!”. La mia impressione è che potremmo fare molto di più, per renderli autonomi e metterli nelle condizioni di portare il loro contributo alla società. Anche così costruiamo un pezzetto di mondo nuovo, in pace».

La speranza per il futuro è che Zabi possa avere riconosciuto in Italia il suo titolo di studio e così poter lavorare come medico, professione che esercitava già da vari anni.




Raccolta fondi per l’accoglienza di profughi e migranti

Riapriamo la raccolta per portare avanti il nostro impegno verso altre situazioni critiche, emerse nel frattempo in varie aree del mondo.  Contiamo ancora sulla grande generosità di quanti sostengono i nostri progetti a favore dei migranti.

Per ulteriori informazioni scrivere a: reteimmigrazione@gmail.com

 

Da sempre il Movimento dei Focolari e la sua espressione sociale Umanità Nuova sono accanto a uomini e donne che non chiedono niente ma hanno bisogno di tutto. Sostieni i nostri progetti a favore di migranti e profughi che giungono in Italia.

DONA ORA:
IBAN: IT28K 05018 01600 00001 70778 27 intestato all’Associazione Arcobaleno O.D.V. di Milano, Ente individuato  per la raccolta dei contributi.

Per la detrazione fiscale scrivi nella causale del versamento: “Erogazione liberale per accoglienza migranti”. Aggiungi il nominativo completo cui intestare la ricevuta e l’indirizzo email a cui inviarla.

Raccolta precedente: https://www.focolaritalia.it/2022/08/16/nuova-raccolta-fondi-per-laccoglienza-di-profughi-e-migranti/




Ho amici in Paradiso

Come un film può ricordare il vissuto di Simonetta Magari, focolarina, psichiatra e psicoterapeuta

di Aurelio Molè

È raro che un film ricordi un’amica, non perché narra la sua storia personale, ma perché in quell’ambiente ha vissuto, lo ha permeato con il suo essere, cercando di comunicare i suoi ideali. Rivedendo su Raiplay, la pellicola Ho amici in Paradiso (2016), non può tornare in mente la testimonianza di Simonetta Magari, focolarina, psichiatra, psicoterapeuta e già direttrice del Centro Don Guanella di Roma. La storia nasce dall’esperienza reale del regista Fabrizio Maria Cortese che ha avuto un amico in cura nel noto centro di riabilitazione. A contatto con l’energia, la freschezza, l’assenza di filtri di persone diversamente abili Fabrizio Maria Cortese ha maturato l’idea della trama, non teorica, ma partendo da due anni di laboratorio teatrale con otto di loro che sono diventati i protagonisti del film. Era la prima volta che accadeva: un gruppo intero di persone diversamente abili che interpreta la loro vita reale, seppur in una trama di fantasia.

La vicenda narra la vicenda di Fabrizio Castriota, un commercialista salentino, attratto dal lusso e dai facili guadagni derivanti dal riciclaggio dei soldi della malavita. Colto in flagranza di reato, viene inviato al Centro Don Guanella, in affido ai servizi sociali, dove superando prove, crisi, conflitti potrà diventare una persona migliore guidato da una ricchezza, una bellezza incontrata per la prima volta fatta di relazioni autentiche, amicizia, amore e la scoperta che essere “privi di simmetria” è ciò che ci rende unici e irripetibili.

Divagando un po’, si può dire che in fondo ogni storia è il cammino di crescita di un eroe, un monomito – direbbe Joseph Campbell, saggista e storico delle religioni statunitense. Da uno stadio iniziale si passa ad uno successivo tramite il superamento di svariate prove. Il protagonista di ogni storia parte da un Mondo Ordinario – direbbe lo sceneggiatore Chris Vogler – ed entra in un Mondo Straordinario dove deve risolvere dei conflitti, con se stesso, con gli altri, con la società – direbbe Robert McKee, sceneggiatore. Ogni storia parte in media res, deve affrontare un evento dinamico iniziale, scavallare dei punti di svolta, fino al climax, con la risoluzione finale e il raggiungimento o meno di un obiettivo drammaturgico conscio e inconscio.

È anche la storia di tutti noi. Nella vita ci accade un fatto, un evento, un imprevisto che dobbiamo fronteggiare potenziando le nostre risorse, attuando, dalla crisi, un processo di cambiamento per diventare uomini e donne migliori.

Usando le metafore della montagna del Metodo Multisetting per leggere un film si potrebbe dire che la “valle” corrisponde al nostro passato e alla definizione delle coordinate essenziali della nostra storia che corrisponde grossomodo al primo atto del film, set up, l’ambientazione – direbbe lo sceneggiatore Syd Field. Attraversare un “guado” vuol dire percorrere la crisi fino ad un “crinale”, il momento delle ridecisioni, che accade nel punto di svolta alla fine del secondo atto di un film definito confrontation, il confronto. E si prosegue fino alla “vetta”, l’apice della storia dove realizziamo il nostro obiettivo nel terzo e ultimo atto di un film, chiamato resolution, la risoluzione.

Sarebbe interessante leggere il film Ho amici in Paradiso, secondo la struttura della sceneggiatura, secondo il monomito, secondo il viaggio dell’eroe, secondo il cammino di consapevolezza umana e di crescita psicologica del Metodo Multisetting, ma si può guardare il film partendo dal cuore, dai sentimenti, dalle emozioni che genera. Sarà la porta di accesso per entrare nel processo di cambiamento vissuto dal protagonista.

Quando è stato girato il film, la psichiatra Simonetta Magari, in una intervista a Città Nuova ha dichiarato: «Normalmente si affronta la disabilità in modo pietistico oppure sono attori che interpretano la disabilità, invece in questo caso sono i ragazzi che parlano di loro stessi e ne parlano per come sono. La disabilità intellettiva è un modo diverso di essere al mondo, non è una malattia o qualcosa da curare, ma semplicemente è un qualcosa da esprimere nella bellezza della diversità. Dal punto di vista riabilitativo, il film ci ha permesso di raccontare al grande pubblico quello che stiamo facendo da anni, allontanando lo stereotipo comune del disabile che non potrà mai fare nulla. Invece questi ragazzi possono fare molto e possono anche aiutarci. La trama del film è pensata proprio per mostrare quello che loro sono, cioè persone pronte, anche nella loro incoscienza, a voler bene a tal punto da rischiare tutto pur di salvare un amico».

Vedere il film è uno dei modi di ricordarla, per comprenderla in modo più profondo ed è stato uno dei modi di farlo durante il Congresso internazionale dal titolo Crossing the borders: psychological foundations of coexistence, organizzato da Psicologia e Comunione dei Focolari nel Centro Mariapoli di Castelgandolfo, realizzato in onore di Simonetta Magari, deceduta nell’ottobre 2021.

Tre attori diversamente abili protagonisti del film sono ora in Paradiso: con Simonetta Magari ne rideranno, ancora, a crepapelle.

Il link del film https://www.raiplay.it/video/2017/07/FILM-Ho-amici-in-paradiso-70021b84-b0e4-4dff-a32d-de8fd1526718.html




Presentazione del Bilancio di Comunione del Movimento dei Focolari

Il Movimento dei Focolari ha appena pubblicato il suo secondo bilancio di missione definito “Bilancio di Comunione”. Tema: Il dialogo.

Per leggere il Bilancio di Comunione in italiano clicca qui.

Leggi tutti gli articoli:

https://www.focolare.org/2024/02/22/bilancio-di-comunione-rendicontare-le-opere-per-far-circolare-il-bene/

https://www.focolare.org

https://www.cittanuova.it

https://www.agensir.it

https://www.vaticannews.va

https://www.famigliacristiana.it

RIVEDI LA DIRETTA:

SERVIZIO TG 2000




Mariapoli 2024 nel Lazio, 27-30 giugno.

Si terrà a Riano (Roma) la Mariapoli per le comunità dei focolari del Lazio da giovedì 27 a domenica 30 giugno 2024.

Cittadella Ecumenica Taddeide, Via Taddeide 42 Riano (RM)




Comunicare bene in famiglia: a Loppiano da tutta Italia.

Si è svolto a Loppiano (Incisa Valdarno) dal 27 al 28 Gennaio 2024, “Formato Famiglia”, una breve “full immersion”  destinata alle famiglie, dal titolo: Comunicare (e litigare) bene per prevenire o superare le crisi familiari, condotto da Lucia Coco e Umberto De Angelis.

Hanno partecipato famiglie da tutta Italia, giovani e meno giovani, oltre ad alcune famiglie provenienti dai continenti che si trovano a Loppiano per partecipare alla Scuola Loreto.

Gli esperti hanno introdotto il tema della giornata, coinvolgendo tutti in un percorso alla scoperta della comunicazione della coppia, delle sue dinamiche e dei frequenti errori nei quali si può cadere.

Infatti, tramite la presentazione di alcune tecniche di comunicazione sono state eseguite delle esercitazioni di coppia e la condivisione in sala ha evidenziato quanto il tema della comunicazione marito/moglie sia strategico in qualunque momento storico ci si trovi.

La domenica mattina è iniziata con un dibattito molto ricco attraverso il quale gli esperti hanno approfondito il tema del conflitto. Nello stesso tempo, si è svolto un programma per una sessantina di bambini e ragazzi di età compresa tra i 0 ed i 14 anni che erano venuti con i genitori.

È stata un’occasione che ha coinvolto attivamente famiglie e membri delle diverse scuole di Loppiano, che hanno aiutato nell’organizzazione.

Con i più piccoli, il sabato si sono svolte attività di baby-sitting, laboratori di giochi motori, pasta sale, creazioni di mascherine, letture animate. La domenica i Gen4 del territorio hanno proposto il gioco del dado dell’amore, concludendo con la messa insieme ai genitori e alla cittadella.

Con i bambini dai 6 ai 12 anni si è svolto un laboratorio di falegnameria per la costruzione di casette per uccelli e un “Condominio per gli insetti”. Laboratorio, con attività manuali di tecniche di costruzione quali: smerigliatura, misura, assemblaggio con colla e chiodi, verniciatura.

Il programma si è concluso tramite un’attività di “percorso sensoriale” nel bosco, che ha fatto percepire ai ragazzi, suoni, rumori, profumi e nozioni sulla fauna e sulla natura. È stata anche l’occasione di posizionare nel bosco i manufatti costruiti il giorno prima.

Un momento artistico importante è stata la performance del Gen Verde che ha animato la serata del sabato, coinvolgendo tutti con canti, animazioni, esperienze di vita.

In tanti, nei ringraziamenti finali, hanno sottolineato l’importanza di questa esperienza per la loro coppia, sia per i contenuti sia per i rapporti di famiglia costruiti tra tutti.




#Edc: cambio di testimone nella Segreteria Edc Italia

Passaggio generazionale nella Segreteria dell’Edc Italia: intervista ai nuovi responsabili, tutti protagonisti della “Costituente Giovani EdC” di qualche anno fa

A fine 2023 la Segreteria dell’ EdC Italiana ha rinnovato la sua composizione: dopo 5 anni Ornella Seca -responsabile- e Fabio Magrini -segretario- hanno passato il testimone alla gestione collegiale di Luca Guandalini, Maria Gaglione e Stefania Nardelli. I tre nuovi responsabili valuteranno nei prossimi mesi se e come integrare la segreteria. Questo avvicendamento è anche un significativo passaggio generazionale per l’ EdC Italiana. Per conoscerli meglio poniamo loro alcune domande.

Luca, cominciamo con te, di cosa ti occupi e da quanto tempo segui Economia di Comunione?

Luca Guandalini 02 400 rid«Attualmente sono consulente e formatore libero professionista in management e sostenibilità. Il primo contatto vero con l’EdC è stato attraverso l’imprenditore Pietro Comper che, a partire dal giorno della mia discussione di laurea, ha iniziato a coinvolgermi negli interventi che faceva nelle scuole. Da questo coinvolgimento e dalla riscoperta dell’EdC vissuta è nato poi un progetto per far conoscere in modo un po’ più strutturato ai ragazzi delle superiori l’esistenza di un’economia diversa, che è possibile perché già praticata e che dipende da ognuno di noi nelle scelte di ogni giorno. Da qui il coinvolgimento è poi aumentato quando ho cambiato lavoro e sono diventato libero professionista: cominciando a seguire alcune aziende sui modi di organizzare il lavoro o su aspetti di sostenibilità, ma sempre aiutando a conciliare obiettivi di “performance” economica con obiettivi di senso. Preziosa è stata, per esempio, l’esperienza di collaborazione con AIPEC al progetto europeo BEST(Boosting Environmental and Social Activities), per cercare di veicolare alcuni contenuti di EdC in una formazione per imprese ai primi passi per migliorare la propria sostenibilità. Dalla diffusione di quel progetto nelle scuole, arrivò poi la richiesta di aiutare la segreteria EdC seguendo l’aspetto della cultura “dal basso” ed eccomi qui.»

Maria, da qualche anno lavori nel comitato organizzatore di EoF, ultimamente poi sei stata nominata amministratrice delegata di EdiC SpA s.b., la società che gestisce il Polo Lionello, quale il tuo contributo alla EdC Italiana?

«In questo momento per me è come “unire i puntini” della storia, personale e lavorativa, Maria Gaglione Polo 400 riddegli ultimi 5 anni. Credo che l’Economy of Francesco (maggio 2019) sia una continuazione della profezia carismatica dell’Economia di Comunione, pur con le dovute differenze e specificità. Per cui il mio contributo all’EdC oggi si realizza prima di tutto cercando di occuparmi bene dell’EoF e custodendo il legame fra le due realtà. Inoltre, se la “casa di EoF” è il mondo intero perché i giovani sono ovunque e la “patria ideale” è Assisi perché Francesco è il modello a cui guardare, il Polo rappresenta la base operativa e, insieme ad Assisi, un luogo dello spirito – cioè delle ispirazioni, dell’ascolto, dell’incontro – per chi è stato chiamato a dare concretezza e ad assicurare sussidiarietà a questa vivace e giovane comunità di economisti e imprenditori impegnati in un processo di riflessione, impegno e azione attorno alle sfide di oggi, necessarie per una economia giusta, fraterna, sostenibile. Se poi facciamo un passetto indietro, l’inizio della mia storia con l’EdC è coincisa quasi da subito con il mio impegno al Polo: ero a Firenze per una supplenza a scuola e mi proposero di entrare nel CdA di EdiC spa.. Una fiducia immensa e un grande spazio di generosità che in punta di piedi e con lo zaino leggero accolsi, occupandomi in particolare della comunicazione e della formazione. Fino ad oggi e al nuovo incarico di Amministratore Delegato, che mi permette di continuare a sostenere e sviluppare il progetto dell’Economia di Comunione, attraverso la gestione e la promozione del Polo Lionello quale contesto valoriale, relazione e produttivo di riferimento.»

Stefania, tu lavori in AMU e negli anni passati ti sei occupata nella Segreteria EdC delle Povertà e del Terzo Settore che aderisce alla EdC. Immagino abbiate già lavorato al programma nazionale di quest’anno….

Stefania Nardelli 400 rid«Quando Ornella e Fabio ci hanno chiesto cosa avremmo fatto se loro fossero improvvisamente “partiti per la Thailandia”, dopo i primi attimi di sgomento, ci siamo detti che avremmo probabilmente chiamato subito tutti a raccolta, come si fa in una famiglia quando succede un fatto importante e bisogna discuterne. Dato che la nostra casa, la casa della famiglia EdC è il Polo Lionello, facendo coincidere le date con l’Assemblea dei soci della E.diC. Spa s.b., nelle date dal 24-26 maggio 2024, chiamiamo tutti a raccolta per una nuova edizione della Convention Edc Italia. Sarà una tre giorni di esperienze, buone pratiche, workshop e approfondimenti per rafforzare la comunione e accorciare le distanze. Il programma di quest’anno consiste quindi nel preparare insieme questo momento che sia di condivisione di quanto si sta portando avanti nell’EdC Italia ma anche di dialogo e confronto. Dato che esistevano già due tavoli di lavoro spontaneamente aperti su alcune tematiche, abbiamo proposto loro di diventare Circoli di Comunione, i circoli promossi nel 2022 dalla Commissione Internazionale EdC, in modo da allargare il confronto ad altri eventuali interessati sul territorio nazionale e aiutare a rilanciare la comunione nell’EdC.

Si tratta del Circolo del Terzo settore italiano dell’EdC che vuole raccogliere le associazioni e cooperative che si riconoscono nell’Economia di Comunione; il Circolo del Mondo della Finanza vicina all’EdC nato sulla spinta motivazionale di una partecipante ad Economy of Francesco e, alla luce anche di un lavoro di ascolto delle varie regioni da parte della Segreteria EdC fatto nell’anno precedente, abbiamo proposto la nascita di un terzo circolo dal titolo “Come trasmettiamo i valori dell’EdC ai collaboratori aziendali?”. Al momento i nuovi Circoli di Comunione effetivamente costituiti sono 2, ma non escludiamo la nascita di altri. Riportare il focus all’essenziale della Comunione ci sembrava il miglior modo per portare avanti, in cordata, l’Economia di Comunione

Fonte: edc-online.org




I bambini di Gaza in Italia: rinasce la speranza

Sono 88 le persone, bambini e adulti, giunte nel Belpaese per ricevere cure mediche essenziali

A cura di Aurelio Molè

Nell’immane tragedia della guerra nella striscia di Gaza si accende un piccolo lume di speranza e, come dice il proverbio: “È meglio accendere un fiammifero che imprecare contro il buio”. 88 persone, tra bambini e adulti, sono riusciti ad arrivare in Italia. Il primo gruppo è arrivato il 29 gennaio, il secondo il 5 febbraio. I bambini palestinesi di Gaza, feriti e bisognosi di cure, sono stati trasferiti negli ospedali Bambino Gesù di Roma, Gaslini di Genova, Meyer di Firenze, Rizzoli di Bologna, al Pediatrico Buzzi e all’Ortopedico Pini di Milano. Si è trattata di un’operazione complessa e difficile, l’Italia è l’unico Paese ad averla messa in atto, grazie all’intuizione e all’iniziativa di padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, che da 35 anni vive tra Gerusalemme e Betlemme. Di fronte ad un caffè nella sede della Custodia di Terra Santa a Roma ci racconta com’è andata.

Com’è la situazione dei bambini a Gaza?

Ogni giorno leggiamo notizie e siamo inondati di immagini della guerra a Gaza. Sono notizie e immagini devastanti. Direttamente dai bambini ho ascoltato i loro racconti sulle conseguenze della guerra. Tutti stanno male e soffrono a Gaza, ma i bambini sono le prime vittime innocenti. Manca tutto e dopo quattro mesi sta mancando anche la speranza. I bambini subiscono anche l’impossibilità di essere curati. Sono tanti i bambini ammalati e feriti e sono troppi i bambini che hanno perso la vita.

Come nasce l’iniziativa e come è stato possibile portare dei bambini di Gaza in Italia?

Sono stato ricevuto in udienza privata da Papa Francesco il 23 novembre scorso e informai Sua Santità della situazione in Terra Santa, ricevendo da lui parole di sostegno e di incoraggiamento. Subito dopo andai a salutare i miei amici medici dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù e vedendo la cura e l’affetto con cui seguivano i piccoli pazienti pensai di chiedere la possibilità di fare curare in Italia i bambini della Terra Santa. Scrissi al presidente Tiziano Onesti e la sua risposta fu accogliente e positiva. È stata poi una gara di solidarietà a cui ha partecipato l’Italia intera con il coinvolgimento importante del Governo Italiano e di tante altre istituzioni.

Come è riuscito a mettere d’accordo i vari interlocutori sulla bontà dell’operazione umanitaria?

Abbiamo parlato con tutti, israeliani, palestinesi, egiziani, italiani. I bambini erano al centro e la loro salvezza era l’obiettivo. In alcuni momenti ho temuto che non si potesse realizzare questo miracolo, in altri si raggiungevano gli accordi fra tutte le parti, ma si ponevano dei limiti e bisognava rivedere le liste. A volte i nomi di alcuni bambini presenti nelle liste venivano sostituiti da altri perché nel frattempo erano deceduti o non avevano un accompagnatore perché diventati orfani. Una tragedia nella tragedia.

Da sinistra: Tiziano Onesti, presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù; Issa Kassissieh ambasciatore di Palestina presso la Santa Sede; Padre Ibrahim Faltas, Vicario della Custodia di Terra Santa.

Quali sono le loro storie dei bambini portati in Italia?

Sono storie terribili, tristi e impensabili. I bambini mi hanno raccontato le loro sofferenze, la mancanza di beni essenziali, il distacco dall’affetto dei propri cari per fuggire dalla guerra e arrivare in Egitto per essere poi portati in Italia. Nonostante tanto dolore, sono contenti di essere in Italia. Si sentono al sicuro, curati, amati, protetti. Chiedono solo di poter riabbracciare presto i loro familiari. Ho fatto loro questa promessa: spero che Dio mi conceda la possibilità di aiutarli nel realizzare questo desiderio.

Come sono arrivati in Italia e dove sono stati portati in Italia?

Undici bambini con tredici accompagnatori sono arrivati a Roma il 29 gennaio con un ponte aereo dell’Aeronautica militare italiana e sono stati poi portati al Bambino Gesù a Roma, al Meyer di Firenze e al Gaslini di Genova. Altri diciotto bambini accompagnati e altri adulti erano a bordo della nave ospedale Vulcano che è arrivata il 5 febbraio nel porto di La Spezia. I bambini hanno poi raggiunto gli ospedali pediatrici citati e il Rizzoli di Bologna. La macchina degli aiuti è complessa, ma l’Italia è sempre in prima linea per affrontare le emergenze con competenza e con disponibilità.

Che cosa si può fare per loro?

Bisogna pregare Gesù Bambino che guarisca le ferite visibili e invisibili di questi bambini. Rimarranno in Italia fino a quando le condizioni del loro ritorno a Gaza lo consentiranno. Dopo le cure saranno accolti dalle comunità di Sant’Egidio e da altre istituzioni. Penso che avranno bisogno di tante cose, ma soprattutto avranno bisogno dell’affetto degli italiani. Sono sicuro che non mancherà perché conosco il cuore dell’Italia.

Ci sono altre città in Italia pronte ad accogliere i bambini di Gaza?

Ho ricevuto richieste di accoglienza dei bambini della Terra Santa da ogni parte d’Italia. Regioni, Ospedali, Istituzioni mi hanno chiesto di curare e di accogliere. É una gara di solidarietà che mi commuove. Non avevo dubbi che sarebbe successo. Ritorna la speranza. Che Dio benedica il popolo italiano!

Vedi anche l’esperienza di accoglienza di una famiglia afgana a Roma: https://www.focolaritalia.it/2024/02/27/si-puo-fare-di-piu/




Corso per una cittadinanza attiva 2024

Le “Scuole di partecipazione” del Movimento politico per l’unità intendono essere un luogo di dialogo, di studio, di sperimentazione, aperto a tutti i giovani che vogliono vivere il presente della propria città in modo attivo, responsabile e generoso.

Il corso è aperto ai giovani dai 18 ai 35 anni.

Modulo di iscrizione: https://forms.gle/apZrpXnRQzyMPLpu6




La Regola d’Oro

LA REGOLA D’ORO
Non trattare gli altri in maniere che tu stesso troveresti dannose (BUDDISMO)
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge ed i profeti. (VANGELO DI MATTEO 7,12)
Una parola riassume tutta la base di una buona condotta: la bontà. Non fare agli altri ciò che tu stesso non vorresti fosse fatto a te. (CONFUCIANESIMO)
Questa è la sintesi del dovere: non fare agli altri ciò che sarebbe causa di dolore. (INDUISMO)
Nessuno di voi è credente se non desidera per il fratello ciò che desidera per sé stesso. (ISLAM)
Non fare al prossimo ciò che non vorresti fosse fatto a te: questa è tutta la torà, il resto è commento. Va e studia. (GIUDAISMO)

Sono all’ultima ora del turno di lavoro pomeridiano, ho quasi concluso il mio giro, la situazione sembra abbastanza tranquilla. E ’inevitabile, lo confesso, guardare all’orologio e vedere quanto manca! Non sono una persona superstiziosa ma certo mi auguro che tutto fili liscio fino alla fine; per questo quasi faccio finta di non sentire la moglie di un paziente che cerca un cardiologo…

Sento l’infermiera che le dice: a quest’ora signora…non c’è più nessuno…cosa si sente? Solo mi gira un po’ la testa… la pressione è appena un po’ più alta del normale; ok mi dico, è a posto, non mi riguarda.

Dopo qualche minuto entro nell’ultima stanza che mi mancava: oh no mi ritrovo proprio davanti quella signora! E’ giovanile, dinamica, all’apparenza sta bene e poi mi racconta sintomi così sfumati, trascurabili… penso di liquidarla dicendole: niente di urgente signora, si rivolga al suo medico.

Eppure, un medico ce l’ha davanti, non è una mia paziente ma è qui, mi sta chiedendo consiglio. Venga signora, mi racconti meglio…la visito…riscontro un grave disturbo del ritmo cardiaco, allerto il 118 e invio la paziente in codice rosso, impianto di pacemaker.

Signora quella dottoressa le ha salvato la vita… che impressione mi fanno quelle parole! Le 20.00 sono passate da un pezzo, ma che importa!

Paola Garzi




Città Nuova cambia veste… e non solo

La grafica, le firme, la APP: la rivista accompagna i suoi lettori in un mondo che cambia

Diciamo che la camicia ormai ci andava un po’ stretta. Per Città Nuova, mensile di opinione del Movimento dei Focolari, c’era bisogno di una nuova visibilità, leggibilità e completezza di proposta.

I più giovani chiedevano un modo di fruizione dei contenuti più al passo coi tempi, i meno giovani caratteri più leggibili (con o senza occhiali) e una grafica più sobria, i palati più esigenti aspettavano una proposta editoriale più completa e capace di riflettere la varietà di sensibilità esistente nella società di oggi, pur senza perdere il filo unitario di una precisa visione del mondo.

Dunque il processo di adeguamento della rivista al cambiamento tumultuoso della società, portato avanti dai due precedenti direttori, Michele Zanzucchi e Aurora Nicosia, fa un ulteriore passo avanti, in un contesto in continuo cambiamento.

Lo fa in varie direzioni: una grafica nuova di zecca, una riorganizzazione della scansione delle sezioni della rivista, un arricchimento dei contenuti offerti ai lettori con altre firme che entrano (o rientrano) a far parte del team di Città Nuova, una APP per sfogliare ed ascoltare la rivista sul cellulare (e sul sito).

Grafica e scansione della rivista

Dal numero di febbraio 2024, abbiamo riorganizzato le sezioni, per rendere più chiari e riconoscibili i contenuti: Italia, Mondo, Persona e così via. In particolare, abbiamo valorizzato le storie, ma anche i temi ambientali, dando risalto alle reti e ai progetti che nei territori fanno crescere le nostre comunità.

La nuova grafica, sobria ed elegante, ha dato il suo contributo migliorando la leggibilità, allo stesso tempo rafforzando l’identità della rivista con la copertina, le immagini e le illustrazioni, dando anche più spazio ai contenuti.

Contenuti

Per quanto riguarda gli autori, negli ultimi mesi hanno arricchito la rivista, solo per citare alcune firme, Luigino Bruni, Tommaso Bertolaso, Fernando Muraca, Patrizia Bertoncello, Leonardo Becchetti, Antonio Maria Baggio, Ana Cristina Montoya. Le inchieste su temi caldi hanno di solito coinvolto più sezioni della rivista, completando la riflessione sul tema in oggetto con esperienze ed interviste correlate.

Un altro aspetto da sottolineare è la forte attenzione a quello che vivono le comunità (del Movimento e non solo) nei territori. Questo è un aspetto da sviluppare ulteriormente, con l’obiettivo di valorizzarle, incoraggiarle, metterle in rete e diffondere al largo quello che fanno. Perché Città Nuova vuole essere la loro voce.

APP Città Nuova edicola

Uno dei problemi per la diffusione della rivista è sempre stata la necessità di parlarne, avendo però a disposizione solo una copia cartacea da offrire. Chi era interessato doveva “fidarsi” e fare un abbonamento quasi al buio.

Un altro aspetto da considerare è il fatto che i giovani sono ormai abituati ad una fruizione dei contenuti editoriali tramite il cellulare e i podcast.

Da febbraio 2024, la possibilità di sfogliare, leggere e ascoltare la rivista utilizzando una APP facilmente scaricabile, sia in ambiente Apple che Android, è quindi una vera svolta nel nostro modo di comunicare. Tra l’altro, molti articoli sono letti dagli stessi autori, che è tutto un altro modo di ascoltare!

In questo modo Città Nuova è sempre con noi, a casa ma anche in mobilità. Ovunque e sempre.

Impatto

Abbiamo cercato di rendere la rivista al passo con i tempi e con i gusti dei lettori, in un processo continuo di rinnovamento reso possibile dall’attenzione e dall’affetto col quale molti ci seguono. Perché, alla fine, in redazione possiamo farci venire tutte le idee possibili, ma quello che conta è se la rivista piace e i suoi contenuti soddisfano i lettori.

Quando penso a Città Nuova infatti mi chiedo: i lettori e le lettrici che oggi leggeranno la rivista, alla fine della lettura saranno più contenti e incoraggiati o più tristi di quando l’hanno cominciata? Passano i secoli, cambiano i gusti, si passa dalla tavoletta al papiro alla stampa al tablet, ma quello che conta è sempre il piacere di leggere e ascoltare. Città Nuovavuole accompagnare i suoi lettori.

E ora?

Non finisce qui. Ci siamo dati altri obiettivi per i prossimi mesi, ma ne parleremo solo quando avremo qualcosa di concreto da mostrarvi. Restate in contatto

Giulio Meazzini

Fonte: https://www.cittanuova.it

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Il giro d’Italia dell’ecumenismo

In occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, dal 18 al 25 gennaio, dedicata al tema “Amerai il Signore tuo Dio e il prossimo tuo come te stesso” molte le iniziative a cui hanno partecipato i Focolari lungo tutto il Belpaese

Non solo preghiere, veglie, meditazioni hanno animato la Settimana di unità dei cristiani da poco conclusa, ma anche pizze, cacce al tesoro, il caffè alla valdostana e tante altre idee frutto della creatività al servizio dell’unità. Un breve excursus sulle iniziative diocesane, il Centro Studi per l’Ecumenismo ne ha censite 162 in tutta Italia, ci porterà in alcuni dei luoghi dove membri dei Focolari sono impegnati in prima persona.

Prima tappa: Avezzano. I due partecipati appuntamenti tenutesi il 23 e il 24 gennaio, rispettivamente nella chiesa cattolica di San Giovanni e nella chiesa metodista evangelica di Villa San Sebastiano, sono stati caratterizzati da «un incontro tra persone – commenta Anna Lucia Botticchio – che da tempo cercano di vivere la comunione, uno scambio di esperienze di vita che parte dalla propria Chiesa, ma arriva ed aiuta anche l’altra Chiesa». Prevale l’unità sulle differenze, la fratellanza sulle divisioni, la carità fattiva e concreta sull’astrattezza dei pensieri. Il frutto concreto è stata una colletta, tra i cristiani delle diverse Chiese, per aiutare una famiglia del territorio in difficoltà. «Il patrimonio comune – conclude Anna Lucia Botticchio – è più grande di quello che ci divide. E nel libro Varcare la soglia della speranza San Giovanni Paolo II scrive: “Non potrebbe essere che le divisioni siano state una via che ha condotto e conduce la Chiesa, a scoprire le molteplici ricchezze contenute nel Vangelo di Cristo?”».

Seconda tappa Bologna. Un elemento emerso quest’anno, è un’attenzione al coinvolgimento dei giovani nel cammino ecumenico. La veglia ecumenica del 19 gennaio alla Santissima Annunziata a Porta Procula è stata organizzata da ragazzi e ragazze di diverse Chiese e sabato 20 gennaio una visita alle chiese sorelle è stata organizzata per i bambini del catechismo, i gruppi delle medie e le famiglie. Un programma itinerante con più 150 partecipanti alla scoperta della bellezza artistica e di fede delle chiese cristiane non cattoliche di Bologna. «Entrare – spiega Ermes Rigon – per conoscere le diversità e i punti in comune della concezione architettonica, dell’uso dell’altare, delle icone delle altre chiese è stata una scoperta affascinante. Le risposte, poi, date alle domande dei ragazzi da parte dei responsabili delle varie Chiese hanno dato spessore ad un evento inedito: era la prima volta che accadeva. Tanti non immaginavano la profondità di quello che è emerso e un genitore ha commentato: “Questo è catechismo vivo e capiamo quanto è importante il dialogo tra cristiani, anche perché i figli frequentano le stesse scuole”. La settimana si è conclusa nella Cripta della Chiesa di Bologna con una preghiera dei cristiani per la pace con un’attenzione particolare al Medio Oriente». Una celebrazione molto partecipata in uno spirito fraterno tangibile aperta alle nuove generazioni.

La tappa di Milano si è conclusa con i cori giovanili e delle diverse chiese cristiane. «La bellezza del canto – commenta Paola Pietrogrande -, nelle sue diverse espressioni tradizionali e culturali, dai tamburi eritrei alle monodie copte, dalla polifonia russa al gregoriano, è sempre un aiuto all’unità. Lo abbiamo sperimentato».

Verona: giovedì 18 gennaio la settimana ecumenica si è aperta con un’ora di preghiera nel Tempio valdese per l’unità e la pace, intensa e partecipata, preparata e presieduta dalla Pastora valdese e il Pastore luterano. «La riflessione del Pastore – commenta Claudio Santin – sulla domanda “chi è il mio prossimo, il tuo prossimo?” ci ha portati a guardare in faccia non tanto chi ci è vicino, ma chi è lontano dal nostro cuore, chi non la pensa come me, chi sta dall’altra parte. E non è stato così anche per Gesù quando dice di lasciare le 99 pecore per quella lontana? Da tempo la mia preghiera è proprio per chi decide la guerra, terroristi, camorristi, chi usa armi, ogni sorta di violenza, chi ha il potere assassino». Una straordinaria presenza di sacerdoti e il coro ecumenico hanno coronato la liturgia della Parola.

Originale il gesto di amicizia compiuto nella diocesi di Civitavecchia-Tarquinia su proposta delle Chiese del Burkina Faso e adattato ad una tradizione della Valle D’Aosta. Per simboleggiare la reciproca accoglienza e la condivisione, è stata usata “la Grolla dell’amicizia” che viene utilizzata con l’intento di accogliere gli ospiti più cari e condividere con loro il “caffè alla valdostana”.

Il gesto profetico si esprime in due momenti. «All’inizio – chiosa Felice Mari – i rappresentanti delle Chiese versano dell’acqua da ampolle diverse nella Grolla (simbolo dei doni spirituali che ciascuno porta); il secondo momento, a fine celebrazione, vede ogni Pastore e Sacerdote versare l’acqua dalla Grolla in un bicchiere e poi porgerlo da bere ad un altro per simboleggiare il reciproco scambio di doni che sono stati messi in comune e che provengono dalla stessa fonte. Ci è sembrato un gesto che ha dato il giusto significato alle liturgie di questa settimana».

Un modo alternativo, che punta alla relazione, per vivere la settimana ecumenica, è stato vissuto a Bari. Alcune persone dei Focolari con i loro amici di Comunione e Liberazione hanno fatto visita alla famiglia di Padre Mykolai della Chiesa ortodossa ucraina e hanno festeggiato il compleanno dei loro due figli gemelli. «La condivisione – dice Rita Sforza Seller – crea una nuova familiarità per camminare insieme nella comune avventura cristiana».

A Roma alcune focolarine si sono recate presso il Pontificio Collegio Beda nei pressi della Basilica di San Paolo fuori le mura. «È stata veramente – scrive Carla Cotignoli – una celebrazione bella, serena e partecipata. La Reverenda Tara Curlewis, della Chiesa Presbiteriana di Scozia, nel suo sermone ha usato questa immagine molto suggestiva: il rapporto tra le varie Chiese dovrebbe essere come quello di due innamorati che ballano insieme, abbracciati, ma lasciando lo spazio perché ciascuno possa muoversi liberamente». La cena a buffet preparata con cura «è stata occasione di conoscere e scambiare esperienze con tante persone, sacerdoti, seminaristi, suore, parecchie delle quali conoscono o almeno hanno sentito il nome del Movimento dei Focolari. Siamo rimasti molto contenti di questa esperienza speciale e del tutto al di sopra delle nostre aspettative. Nel cuore sentiamo tanta gratitudine e il desiderio di intensificare la preghiera e l’azione per l’unità, per realizzare il sogno di Chiara Lubich».

Ultima tappa di questo non esaustivo giro d’Italia si conclude nella Chiesa di San Domenico Savio a Vittoria (RG) con un “concerto ecumenico” (vedi Concerto ecumenico) alla presenza di 400 persone. Sette le chiese che hanno organizzato, quattro quelle che hanno portato un contributo musicale, ma tutte sono state coinvolte nell’organizzazione della serata, nella presentazione e nella lettura dei testi. «Il clima – commenta Cettina Zafarana – è stato di grande condivisione, con la certezza che la fraternità è possibile ed è il dono più grande che Gesù ci ha lasciato. Possiamo viverla e sperimentarla su questa terra al di là delle diversità tra le diverse chiese».

Aurelio Molè




Camminare insieme tra storia e profezia

Attualità della lettera pastorale del card. Michele Pellegrino

di Associazione Centro Maria Orsola

con la prefazione di mons. Roberto Repole arcivescovo di Torino

Contiene in appendice il testo della Camminare insieme

Il Convegno ha inteso ripercorrere le situazioni storiche, economiche, sociali ed ecclesiali in cui nacque la Camminare insieme, come venne recepita localmente (in quanto Pellegrino, nel 1977, si ritirò a vivere a Vallo Torinese dopo le dimissioni da arcivescovo di Torino) e, soprattutto, la sua attualità, sia per i contenuti sia per la genesi della sua preparazione. La tavola rotonda seguita alle relazioni ha permesso di illustrare alcuni brani della lettera pastorale con esperienze di vita vissuta ad essa collegate. Gli atti sono preceduti dalla prefazione di mons. Roberto Repole, attuale arcivescovo di Torino, che sottolinea l’attualità e la profezia della Camminare insieme, in relazione al cammino sinodale ora in corso nella Chiesa e al magistero di papa Francesco

INDICE

Prefazione (✠ Roberto Repole)

Presentazione del Convegno (Claudio Malfati)

Saluto ai partecipanti (don Ugo Borla)

La Camminare insieme, profezia di un cammino sinodale (Alberto Colombatto)

Padre Pellegrino e la sua città. Il contesto storico, economico, sociale ed ecclesiale in cui nasce la lettera pastorale Camminare insieme (Stefano Passaggio)

Il contesto locale della Camminare insieme e il Gruppo Presenza (Giancarlo Chiarle)

Rileggendo la Camminare insieme del cardinale Michele Pellegrino nell’oggi del percorso sinodale (Piero Coda)

Tavola rotonda e testimonianze

Appendice. Cenni biografici sul cardinale Michele Pellegrino

Camminare insieme. Linee programmatiche per una pastorale della Chiesa Torinese (✠ Michele Pellegrino)

Maria Orsola Bussone era una giovane della parrocchia di Vallo Torinese, morta improvvisamente nel 1970 a soli sedici anni. Ha creduto fino in fondo all’amore di Dio, con entusiasmo e impegno, bruciando le tappe della sua maturazione e crescita cristiana e, ancora oggi, è un modello per molti. Dal 2015 è stata riconosciuta Venerabile dalla Chiesa cattolica.

I curatori

Contributi di

Renato Airaudi, Ugo Borla, Andrea Bussone, Fernanda Caglio, Giancarlo Chiarle, Piero Coda, Sarah Cogotti, Alberto Colombatto, Sergio Fedrigo, Marina Giachetti, Osvaldo Maddaleno, Carla Serafin, Diana Tosi.

Per maggior informazioni: https://editrice.effata.it/libro/9788869291609/camminare-insieme-tra-storia-e-profezia/




Il Segreto dell’Unità

“Ama il Signore Dio e ama il prossimo come te stesso” Lc 10,27. E’ l’amore evangelico al centro della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani attualmente in corso. Forse mai come quest’anno si sono moltiplicati gli appuntamenti di preghiera in  tutta Italia promossi dalle diverse Chiese presenti nelle nostre città. Ovunque favoriscono la comunione e la conoscenza reciproca. Già anni fa Chiara Lubich, in un articolo sull’Osservatore Romano evidenziava “quanto l’ecumenismo spirituale sia sempre più l’anima del cammino verso la piena unità visibile dei cristiani e susciti nuova speranza per il futuro”. In questa luce ricordava gli inizi dell’Ottavario di preghiera. Riportiamo qui di seguito uno stralcio di quella sua riflessione.

Il Segreto dell’Unità
Osservatore Romano, 24 gennaio 2008

L’iniziativa dell’Ottavario di preghiera, nata 100 anni fa per opera  di Padre Paul Wattson, era uno dei primi segni del risveglio che lo Spirito Santo suscitava, chiamando i cristiani al rinnovamento, alla riconciliazione e alla comunione dopo secoli di lotte, incomprensioni e pregiudizi.

Molte sono le vie percorse dallo Spirito Santo per richiamare con forza la cristianità a questa conversione.  In tutti i tempi, infatti, sa “far cavare” dal Vangelo quel che serve all’umanità di quell’epoca e che di secolo in secolo appare talmente nuovo e rivoluzionario da sembrare prima quasi ignorato.  E’ per me una meraviglia sempre nuova,  costatare la varietà dei doni, ancora sconosciuti ai più, che lo Spirito Santo ha riversato nel nostro tempo nelle diverse Chiese cristiane, facendo scoprire le molteplici ricchezze contenute nel Vangelo di Cristo e nella redenzione da Lui operata.  Per la comune esperienza dell’incontro con Gesù, per il capovolgimento di vita che provoca diventa possibile una profonda comunione.

E’ stata proprio l’esperienza del Vangelo vissuto narrata ad alcuni pastori e religiose luterani in Germania all’inizio degli anni Sessanta, che ha aperto il dialogo della vita con quel mondo e poi con molte altre Chiese cristiane. Ero rimasta colpita dalla sorpresa di quel piccolo gruppo che mi aveva ascoltato: “Come? Anche i cattolici vivono il Vangelo?”.

Erano state le circostanze drammatiche del secondo conflitto mondiale che avevano favorito un nuovo approccio al Vangelo. Per una grazia certamente particolare quelle  Parole  mi erano apparse  straordinariamente nuove. Nei rifugi antiaerei portavamo solo quel piccolo libro. Quanto ci sono apparsi annacquati in quel tempo  i libri spirituali che avevamo letto e meditato! Ogni parola di Gesù, invece, era un fascio di luce incandescente: tutto divino!

Volevamo amare Dio come voleva essere amato. Tra le molte parole che Gesù aveva detto, scopriamo che c’è un comando che chiama “mio” e “nuovo”: “che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati”.  Da allora non facciamo un passo se non siamo unite dalla mutua carità: “…ante omnia…” (cf. 1, Pt 4).  Non è sentimentalismo. E’ costante sacrificio di tutto il proprio io per vivere la vita del fratello. E’ la perfetta rinuncia di sé, il portar l’uno i pesi dell’altro. E’ un partecipare di tutto ciò che possediamo, beni materiali e spirituali, al fratello. E in questo mutuo amore ci siamo accorte di vivere  quell’ultima  preghiera di Gesù al Padre, “che tutti siano uno, come io e te”, divenuta nostra regola, quale sintesi evangelica.

La forza che ci proveniva dall’unità ci ha spinto ben presto a riflettere sulle parole di Gesù: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Gesù dunque è in mezzo noi, spiritualmente presente, quando siamo uniti nel suo nome! La sua presenza si avverte per abbondanza di Luce soprattutto, e d’amore, e di forza. Come si avverte la sua assenza quando per qualche momento siamo disuniti, per mancanza d’amore. Allora sembra che tutto crolli. Ed operare il bene è pesante e quasi impossibile. Tutto sembra vuoto e inutile. Finché si ristabilisce l’unità e Gesù torna fra noi a risplendere come il sole, rendendoci capaci d’ogni sacrificio.

E ovunque ci troviamo, nei più diversi ambienti di lavoro, di studio, di famiglia, a contatto con ogni fratello che ci troviamo accanto, si ha la forza di vivere come Lui. Amando il fratello senza discriminazione alcuna, senza  pretendere di essere amati,  prendendo sempre l’iniziativa, “vivendo” il fratello, sentendoci peccato col fratello peccatore, errore col fratello errante, fame col fratello affamato, la Vita che è in noi passa a lui e siamo da lui riamati. ”Entrare” nel fratello, suscita la rinascita del fratello: rivede la Luce perché sente l’amore e nella luce la speranza che allontana la disperazione, e la carità verso noi e verso tutti. Si ha l’impressione che si scarceri la redenzione, agendo Gesù – mistica Vite – attraverso i suoi tralci uniti a Lui.

Il segreto di questa via dell’unità è racchiuso in quel “come” Gesù ha amato noi: dando tutto di sé sulla croce sino a lanciare al cielo quel misterioso grido “Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato? In quel grido, ci ha dato l’altissima, divina, eroica lezione su che cosa sia l’amore.

a cura di Carla Cotignoli

Vedi anche: https://www.focolaritalia.it/events/testi-per-la-settimana-di-preghiera-per-lunita-dei-cristiani-2024/

Di Gesù Abbandonato ce ne parla direttamente Chiara Lubich: