Aspettando l’amore…. IO ‘costruisco’ l’amore

Un gruppo di adolescenti di Milano si è ritrovato nella cittadella di Loppiano dal 17 al 24 luglio per un cantiere estivo. Così ci ha scritto l’equipe di adulti che li ha accompagnati, che ha fatto con loro questa vitale esperienza e raccolto le loro impressioni.
Prendendo spunto da una canzone i ragazzi stessi hanno voluto mettere al centro del loro Cantiere la parola SERVIZIO.
“Il nostro atteggiamento non deve essere quello di chi attende, ma vogliamo essere protagonisti della nostra vita. . .  come? ‘Costruendo’ l’amore con azioni concrete perché, come continua la canzone: …se c’è amore in questa vita, non ci sarà alcun ostacolo che non possa essere superato!”.
E così giorno per giorno a servizio fra noi, della cittadella di Loppiano e di quanto ci veniva proposto, abbiamo potuto costruire rapporti veri, lasciare un segno nella cittadella e dentro il cuore di ciascuno di noi!
Sono stati giorni intensi: il lavoro per portare avanti il progetto del percorso verde LAUDATO SI, l’accoglienza di una comunità di disabili, la visita alle due case con focolarini anziani  di cui i ragazzi dicevano che “nonostante l’anzianità e la malattia in questi focolarini vedevamo persone felici e pienamente realizzate”, l’entusiasmante workshop e concerto del Genrosso….
Parlando di SERVIZIO tutto ha preso questo colore: non solo nei servizi concreti, ma anche nell’affrontare temi come l’economia, la politica, il nostro rapporto con noi stessi e con quanto ci circonda. Fermarsi nella natura ed ‘ascoltare’ anche il silenzio, è stato un modo per ritrovare quella parte di noi che normalmente immersi nelle nostre città non curiamo! Piccoli e grandi servizi ma che hanno portato tutti a vedere realizzati progetti e sogni. 
Un ragazzo, diceva che vedere posizionare sul percorso verde, un tavolo costruito da loro, è stato fonte di grande gioia e soddisfazione. Un altro era emozionato nel vedere che le persone utilizzavano la scaletta costruita da loro.
Dopo la visita alla comunità di Nuovi Orizzonti di Montevarchi una ragazza diceva “queste sono le prediche che vorrei sentire a messa, se ci raccontassero queste esperienze, andrei a messa tutti i giorni”, e un altro “ascoltare Marco mi ha fatto capire che anche se si tocca il fondo più fondo, si può sempre ricominciare”.
 I ragazzi ne sono usciti, diremmo, trasformati e folgorati, attaccati alla sedia per un’ora che è volata. Ognuno in questa settimana si è speso veramente senza limite, constatando che l’amare e il servire limiti non ne hanno e ci rendono pienamente felici. Non sono mancati momenti di svago in piscina, di gioco notturno tra i boschi  e di condivisione a cena nei diversi focolari della cittadella che ci hanno allargato il cuore sul mondo intero, senza dimenticare
la serata ‘disco’!

Al termine di questo cantiere, ciascuno di noi ha scritto un motto, un proposito che ogni giorno ci accompagnerà fino al nostro prossimo appuntamento di settembre…eccone alcuni e il ringraziamento scritto a tutta la cittadella.

  • Fate prima le cose che vi fanno bene e poi quelle che vi piacciono.
  • Mettiti in gioco, sii coraggioso, buttati e prova in tutti i modi ad amare gli altri anche quando ti sembra difficile o non ne hai voglia, sii portatore di gioia nel cuore delle persone.
  • L’amore non ha niente che vedere con ciò che ti aspetti di ottenere; solo con ciò che ti aspetti di dare, cioè tutto.
  • Ascolta il prossimo come ascolti la musica, con le cuffiette, orecchie solo per lui e fa che la sua “musica” ti arrivi al cuore.

“Vogliamo ringraziare tutti voi per  l’ospitalità e per la disponibilità che ci avete donato grazie a voi siamo riusciti a dare il meglio di noi nelle attività di ogni giorno anche nei semplici momenti di convivialità come una merenda di metà mattina. In questo cantiere siamo riusciti ad entrare in contatto con la natura ,esperienza straordinaria per noi ragazzi di città. Grazie per ogni sorriso che ci avete donato che ci ha aiutato a vivere con gioia le nostre giornate e a superare i piccoli ostacoli che potevamo incontrare sulla nostra strada. Ci ha molto colpito la semplicità e la spontaneità della vostra presenza anche nei piccoli gesti che ci ha donato degli esempi di vita da ammirare e da seguire. Torneremo a Milano portando con noi la gioia e l’amore che ci avete trasmesso.” Ed ora… al SERVIZIO SEMPRE, certi che, come ha scritto una ragazza “Piccole opportunità sono spesso l’inizio di grandi imprese”
Buona estate a tutti!

L’equipe Cantiere Loppiano 2022



Concluso il convegno di Cadine: al lavoro, in rete

Il cammino sinodale prende carne e ossa, assume nomi, volti, luoghi: quando il convegno-laboratorio di Cadine – Verso uno stile sinodale: sinodalità perché? – entra nel vivo, e i motori sono scaldati, fiocca la condivisione di esperienze. Sia in plenaria che nei gruppi di lavoro emerge e si condivide la vita che c’è.

In alcuni casi si tratta di anni di paziente tessitura, in altri si muovono i primi passi, ma comune è la sensazione che gli inviti e le riflessioni condivise nei giorni precedenti, in particolare con gli interventi del Segretario Generale della CEI, Stefano Russo sulla realtà della Chiesa italiana, e del teologo Piero Coda sul “discernimento comunitario” siano cascati su un terreno ricettivo. Su menti e cuori che quotidianamente si confrontano con la fatica di costruire rapporti veri, di unità profonda, nelle realtà ecclesiali e sociali in cui operano.

Si passa così al setaccio l’Italia, da nord a sud e isole: con le esperienze di lavoro nei Sinodi diocesani, come in quello recentemente concluso di Matera-Irsina, o quello di qualche anno fa di Bolzano-Bressanone, o quello attualmente in corso della Diocesi di Como. Filo comune si potrebbe dire da una parte “la fatica e soprattutto il lasciarci toccare da una chiesa che ha stili e cammini differenti”, dall’altra l’impegno ad un “ascolto profondo e totale degli altri”, perché “l’esperienza sinodale è soprattutto un’esperienza di unità, non sempre raggiunta, ma certamente ricercata, spesso faticosa e non esente da sofferenza, ma preziosa”.

Un altro percorso condiviso è stato quello di Piemonte e Valle d’Aosta, dove da un gruppetto di 15 “appassionati” per la Chiesa, partecipanti a un corso di formazione nel 2018 è nato un effetto domino che ha coinvolto 450 persone, in una serie di appuntamenti formativi dal titolo “Passione per la Chiesa, speranza per l’Umanità”.

Altre esperienze hanno toccato l’impegno personale o di gruppo, come la collaborazione in un oratorio di Imola; l’incontro con alcune famiglie della Chiesa evangelica presenti nel proprio condominio che ha portato a pregare insieme durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani; di un medico di base che accoglie tra i pazienti persone di ogni cultura e religione; una vacanza estiva con ricadute “vocazionali”, sorta grazie ad una casa canonica messa a disposizione in Val Formazza; la collaborazione e la stima tra movimenti in una stessa diocesi; il dialogo interreligioso con un gruppo di Milano e con Religioni per la Pace a Varese; l’approfondimento della Fratelli tutti.

Sono solo alcuni flash della miriade che potrebbe essere raccontata, per dire quanto impegno c’è già, e quanto desiderio che tutto sia sempre più collegato e in rete, per rispondere meglio ai bisogni che incontriamo.

“Un convegno di questo tipo può aiutarci a formare una nuova “generazione sinodale” – ha commentato uno dei partecipanti; “una bellissima opportunità di unità, di dialogo e soprattutto di formazione che per un giovane come me è fondamentale”, ha scritto un altro. Ma concretamente, a sipario calato, e a zoom spento, come andare avanti?

Un suggerimento arriva da Gianfranco De Luca, vescovo di Termoli-Larino, presente per tutta la durata del convegno, di persona, a Cadine, proprio per sottolineare l’impegno anche dei Vescovi a questa conversione sinodale, definita un’avventura “in cui papa Francesco ci ha coinvolti con una strattonatura”. Per mons. De Luca si tratta di fare “esercizio di una spiritualità sinodale”, per la quale “di solito mancano gli strumenti, mentre è qualcosa che abbiamo imparato dalla prima ora nell’incontro con Chiara Lubich: ascoltare, saper perdere, far spazio all’altro, e così far venir fuori il dono di Gesù. E’ questo che possiamo donare alla Chiesa, testimoniandolo come vita nostra”, perché “il carisma dell’unità è un carisma di popolo a servizio della Chiesa”.

Nella mattinata conclusiva del 27 agosto gli interventi di don Vincenzo Di Pilato e don Sergio Pellegrini hanno provato a tracciare alcune piste. Un filo rosso ha condotto all’incontro di questi giorni, a partire dai primi passi, alcuni anni fa, di quella che sarebbe poi diventata una rete ecclesiale di persone che vivono la spiritualità dell’unità in Italia.

Due parole chiave riassumono questi giorni: “gioiosa consapevolezza” del servizio che si svolge e della chiamata ad animare responsabilmente il cammino sinodale lì dove siamo; necessità di “formazione”, e la possibilità di usare più e meglio alcuni strumenti esistenti, come la rivista Ekklesia, il Centro Evangelii Gaudium (CEG), le scuole per operatori pastorali

In chiusura, i delegati dei Focolari in Italia, recentemente nominati, Cristiana Formosa e Gabriele Bardo, hanno invitato ciascuno dei partecipanti a farsi promotori di questo cammino nei loro territori, senza attendere input o direttive dall’alto. E coscienti che questi percorsi si intrecciano con altri, come ad esempio adesso con l’accoglienza dei profughi afghani per la quale anche i Focolari in Italia si stanno attivando, insieme a parrocchie, strutture ecclesiali e gli altri movimenti.

Si continua, quindi, con più consapevolezza, e – come ha ricordato papa Francesco all’Azione Cattolica – sempre sotto la guida dello Spirito, perché “la sinodalità non è guardarsi allo specchio. Non è guardare la diocesi o la conferenza episcopale. Non è questo. È camminare insieme dietro al Signore e verso la gente, sotto la guida dello Spirito Santo”.

Maria Chiara De Lorenzo

VEDI ANCHE:

https://www.focolaritalia.it/2021/08/25/percorsi-sinodali-per-litalia/

https://www.focolaritalia.it/2021/08/25/la-parola-allo-spirito-santo/

https://www.focolaritalia.it/2021/08/23/verso-uno-stile-sinodale/

Video intervento Piero Coda




Una domanda che si ripete

«Dio, dove sei?», mormorava piangendo un’anziana profuga ucraina. Quando le ho offerto un tè caldo, ha voluto prima stringermi la mano. «Vedi, figlio mio, la guerra ci mette in ginocchio… Tutti appaiono nemici. Ho perso un figlio, mio marito è rimasto in ospedale, i nipoti fuggiti con la madre non so dove siano. Chi rimetterà insieme la famiglia?

Ero bambina ai tempi della Seconda guerra mondiale ed ero convinta che certe scene non le avrei più riviste… Ed eccoci nella stessa brace di odio. Dio vede queste cose? Gli arriva il pianto dei bambini?».

L’ho aiutata a prendere il tè. Non sapevo cosa dire. Cosa dire quando regna l’assurdo? Piangere con lei era consolatorio anche per me. Eppure in quel mare di disperazione la sensazione che siamo un’unica famiglia era forte. Sì, come dice papa Francesco, siamo tutti nella stessa barca. Come me sono tanti i giovani che hanno lasciato la scuola o il lavoro per mettersi a disposizione dei profughi, senza altro progetto che star loro accanto, in silenzio. E veramente non c’è altro che si possa fare

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VIII, n. 4, luglio-agosto 2022)

 




Il campanello della scuola

Oltre la separazione tra vita spirituale e vita lavorativa.

Esperienza di Stefano Pilia tratta dalla rivista Ekklesia 2022/3

L’autore, insegnante e padre di famiglia, si riferisce alla meditazione di Chiara Lubich che apre questo numero:L’attrattiva del tempo moderno. Sin da ragazzo ha visto nelle parole dei primi versi – «penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo» – un orizzonte di spiritualità affascinante: vivere profondamente la spiritualità evangelica e avere come prospettiva la quotidianità, l’ordinarietà della vita.

 Quando a soli 22 anni ebbi il primo incarico di insegnamento della religione in una scuola media, ricordo che, in un consiglio di classe, affrontammo il caso di alcuni ragazzi problematici e delle loro famiglie (altrettanto problematiche): rientrando a casa ebbi la netta – gioiosa – sensazione che il servizio educativo fosse un veicolo potente per entrare in relazione con i colleghi, i ragazzi, genitori. Un modo per far passare uno stile di relazioni fondato sull’accoglienza, l’ascolto, la prossimità, l’accompagnamento. Un modo per condividere le piaghe e le difficoltà sociali dei ragazzi e delle famiglie. Quella gioia era data dalla percezione, luminosa, che ciò che stavamo facendo per il bene di quei ragazzi, quelle ore passate a cercare soluzioni, mi unisse anche profondamente a Dio dispiegando con chiarezza il mio dover essere.

[…]

Nel secondo capoverso di questo testo, la Lubich parla di un perdersi nella folla, per informarla del divino usando una metafora efficacissima: come s’inzuppa un frusto di pane nel vino. Ho sempre intravisto in queste parole e in quelle che seguono: fatti partecipi dei disegni di Dio sull’umanità, segnare sulla folla ricami di luce e, nel contempo, dividere col prossimo l’onta, la fame, le percosse, le brevi gioie, una sorta di “metodo” – nuovo – di evangelizzazione; metodo che segue propriamente la condizione del laico cristiano e spiega meglio la sua indole secolare.

Lo spiego con le parole di un documento-sintesi per la teologia del laicato, la Christifideles laici di Giovanni Paolo II, scritta nel 1988: ai laici viene affidata una vocazione intramondana, perché chiamati dall’interno, a modo di fermento, alla santificazione del mondo. Un “luogo” non visto come dato esteriore e ambientale – continua il documento – bensì una realtà destinata a trovare in Gesù Cristo la pienezza del suo significato perché è nella realtà mondana che Dio rivolge loro la sua chiamata (n.15).

Una via di ascesi laicale

Chiara Lubich ha scritto questo testo nel 1958, prima del Concilio e ben prima degli approfondimenti che a livello magisteriale hanno seguito le intuizioni conciliari sulla teologia del laicato, prova che lo Spirito Santo era all’opera – in virtù di quell’ufficio profetico ricevuto nel battesimo, ma ancor più per un dono carismatico che nella Lubich Dio offriva alla sua Chiesa e al mondo.

Questa comprensione del laicato della Lubich mi porta alla memoria un altro episodio che è stato davvero decisivo per la mia vita personale. Il 25 febbraio del 1989, non avevo ancora 28 anni, in un convegno a Castel Gandolfo, Chiara rispose a una mia domanda proprio sul rapporto fra impegno lavorativo e vita spirituale: fu una pioggia di luce! Facendomi notare che la distinzione netta fra vita spirituale e lavorativa, in sé già evidenziava una separazione fra i due piani che sicuramente andava (da me) armonizzata, delineò quella che, personalmente, ho sempre definito una “via di ascesi laicale del quotidiano”.

Tra l’altro mi disse: Voi non dovete, per farvi santi, obbedire al campanello della superiora o del superiore che chiama alla preghiera. Voi dovete obbedire alla sirena della fabbrica, al campanello della scuola: quello è il vostro campanello. E precisò: La campanella del superiore cappuccino dice la volontà di Dio per il frate di andare a pregare; la sirena dice la volontà di Dio per quell’operaio: di andare a lavorare. Ma è volontà di Dio. Del resto, Gesù per trent’anni ha lavorato, non predicato. […] Quindi dovete vedere il vostro lavoro tutto nuovo. Sarà pesante, lo capisco, sia come lavoro, sia come rapporti. Ma è lì che vi santificate, […]: quello è il vostro crocifisso missionario con il quale voi vi santificate: la penna per il professore, lo scalpello per lo scultore. Quindi buttarvi dentro senza nessun dubbio.

Un rovesciamento di paradigma

Spesso, nella storia della Chiesa, nello sforzo di aiutare i fedeli a incarnare la spiritualità evangelica, i Padri hanno avuto come paradigma proprio l’ascesi della vita monacale e della vita religiosa di coloro che, per scelta, si erano consacrati a Dio: i laici sembravano dover come “adattare” (almeno il più possibile) quelle modalità ascetiche, comunitarie e personali, alla vita di famiglia o alla vita nel mondo.

Nelle parole che ho appena riportato e che mi riguardano personalmente, noto un rovesciamento di paradigma. Chiara ha sottolineato una via alla santità che è intrinsecamente legata alla vocazione laicale. Una via originale, scandita dai tempi della quotidianità, che usa metodi e strumenti propri, altrettanto efficaci per un’ascesi personale, coniugale, del mondo del lavoro, tipiche di una vocazione intramondana. Per un dono speciale di Dio, Chiara ha come sdoganato la via alla santità: non strappandola ai conventi e alla vita religiosa che rimangono sempre un punto di riferimento per i diversi carismi che Dio distribuisce alla sua Chiesa e al mondo, ma mostrando che è prima di tutto l’adesione a Dio che può trasformare la persona dal di dentro e, per la fedeltà alla chiamata di ciascuno, trasformare la storia umana.

Personale risposta a Dio,
con gli strumenti del quotidiano

Posso dire che guardare sé stessi, la propria realtà familiare e lavorativa, con la prospettiva di cui ho appena parlato, ha dato un significato completamente diverso alla mia vita individuale, coniugale, relazionale, professionale. Non so se, come dice la meditazione, ho mai segnato sulla folla – quella della mia quotidianità – ricami di luce, ma confermo che questo rimane il mio profondo desiderio, la mia risposta personale a Dio, con gli strumenti del mio quotidiano: la penna, i libri, la cultura, lo studio, le relazioni umane e professionali. Sicuro che, come dice Chiara: l’attrattiva del nostro, come di tutti i tempi, è ciò che di più umano e di più divino si possa pensare: Gesù e Maria, il Verbo di Dio, figlio d’un falegname, la Sede della Sapienza

Leggi l’articolo completo sul nuovo numero di Ekklesia sulla generatività.

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La santità della porta accanto

 Maria do Sameiro Freitas

Uno dei documenti più espressivi del pensiero di papa Francesco è l’esortazione apostolica del 2018 Gaudete et exsultateche propone la santità come dono di Dio a ogni persona nella sua vita di tutti i giorni: la santità della porta accanto, appunto!

Il presente numero di Ekklesía non si propone di presentare o studiare il documento già abbondantemente approfondito in altra sede, ma si pone nel solco delle prospettive ivi tracciate, prendendo in considerazione due filoni del pensiero sulla santità venute in rilievo con il Vaticano II: rovesciare la mentalità che ci sia solo un’élite di persone chiamate alla perfezione – difronte ad una massa che non lo è – ed esplorare la dimensione quotidiana e comunitaria della santità, come presupposti della riuscita dell’attuale processo sinodale mondiale.

  • Si parte da una riflessione del biblista Gérard Rossé, che rilegge alcune pagine delle Scritture sulla chiamata alla perfezione (in particolare quella del giovane ricco secondo Mt 19, 16-22) proponendone una rilettura in sintonia con tutto il contesto del Primo e del Nuovo Testamento.
  • Theo Jansen ofm capp e Carlos G. Andrade cmf ci offrono un succinto excursus storico, cercando di capire l’evoluzione del concetto di santità lungo la storia della Chiesa fino al Vaticano II e ai nostri tempi.
  • Un pioniere della santità per tutti è Igino Giordani, prolifico scrittore che ha tanto studiato i Padri della Chiesa e che già prima del Vaticano II si è fatto promotore di una santità di popolo. Ce ne parla Elena Merli.
  • Jens-Martin Kruse – pastore e teologo luterano che ci ha ormai abituati alle sue riflessioni molto concrete – riflette sulle sfide e opportunità della sequela di Gesù nel mondo di oggi.
  • L’esperienza di Domenico Mangano, servo di Dio, raccontata da Fabio Ciardi omi, ci apre a una santità nella vita pubblica, impegnata in politica, mentre Stefan Pilia ci narra come anche il campanello di una scuola possa essere tra gli strumenti di una santità laicale.
  • L’intervista al João Braz de Aviz, prefetto del Dicastero per la vita consacrata, ci mostra come la Chiesa sia attenta ai segni dei tempi e cerchi di aprire il suo pensiero per rispondere alla realtà che trova lungo i tempi.
  • In un periodo in cui l’Europa è alle prese con una nuova crisi causata dall’arrivo di rifugiati, nella sezione Buone pratiche abbiamo due testimonianze forti di accoglienza: in Olanda, a rifugiati ucraini, da parte di qualcuno che ha vissuto gran parte dalla sua vita in Russia; a minori non accompagnati da parte di famiglie italiane; la terza esperienza ci racconta la vivacità di una parrocchia in Brasile, frutto dell’interazione tra adulti e giovani che lavorano e costruiscono insieme progetti e iniziative.
  • Nella sezione Testimoni presentiamo la figura di san Francesco di Sales, che già 400 anni fa propugnava una santità del quotidiano e quella di Valeria (Vale) Ronchetti a 10 anni dalla sua morte. Molto espressiva la testimonianza del futuro cardinale Lazzaro You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il clero, in un’intervista su “Il sacerdote oggi: uomo del Vangelo e del dialogo”.
  • Una novità che ha inizio con questo numero è la sezione dedicata al Percorso sinodale in cui tutta la Chiesa cattolica è impegnata dal 10 ottobre 2021. Si presentano alcune esperienze di sinodalità e in particolare Teo & Kery, due personaggi in fumetti creati da Agostino Spolti per accompagnare i più giovani nel Percorso sinodale.



“Immagini d’estate”. Buone vacanze!

“Immagini d’estate” di Dori Zamboni

Ai primi calori d’estate si aspira ad uscir fuori dal cemento e dal traffico di città. Persino il cielo e il sole sembrano più belli fuori dall’abitato.

Ero in viaggio: nel nord d’Italia mi fermai alla ricerca di un angolo di quiete vera, perché anche nei boschi, in campagna, le radioline e le motorette ti perseguitano.

Dovetti girare molto prima di trovare. Scorsi un piccolo angolo verde, ombreggiato, al limite di una strada senza sbocco. Quale distensione al contatto con l’erba! Osservavo un bottone giallo, davanti al mio viso, tutto ritto sul suo stelo, un fiore semplice di cui non conosco il nome. Un insetto si posò lievemente sulla sua corolla e con le zampette si fece strada per poter penetrare fin nel cuore e succhiare.

Riflettevo quanto era docile quel fiore che si lasciava mangiare, dal primo insetto di passaggio, tutto il meglio di sé, ciò che con la cura di tutta la sua esistenza aveva prodotto ed immagazzinato. Mi accorsi come noi uomini siamo diversi, così poco in accordo con la natura, col creato tutto.

La natura vive la legge dell’amore e del dono, non immagazzina, non tiene nulla. Non solo dà, ma si lascia prendere. Mi trovai a fare un esame di coscienza e mi vidi tanto lontana.

[…]  Nella natura tutto ha un fine: il fiore si lascia succhiare, ma solo così è moltiplicato. Se noi pure ci donassimo nello spirito a chi ci viene accanto, come le piante, chissà cosa accadrebbe. Se le mie conoscenze, il mio studio, le mie scoperte, le mie capacità, il mio buon umore li offrissi, li lasciassi prendere da chi vuole, tutti accrescerebbero le proprie capacità.

La natura è un tutt’uno, tutto è il rapporto d’amore con tutto, riceve perché dà […]. Anche gli uomini sono un tutt’uno, un corpo: l’umanità. Non è vero che si perde, donando. Forse che un padre, un maestro è menomato se comunica il suo sapere al figlio, al discepolo? Anzi, si realizza!

Così è in tutti i rapporti umani, anche se a tutta prima non sembra: può sembrare una perdita ed è un guadagno. Come il seme che diventa pianta solo se accetta di andare sottoterra di annientarsi. E’ una legge così difficile da realizzare per noi uomini; eppure, se una volta provassimo con costanza, ne vedremo gli effetti.

Chi ama domina, si espande senza imporsi e senza armi.

Dori Zamboni, Il dialogo delle ginestre, Città Nuova, 1992, pp.105/107




Egli è vivo

In occasione di una tombola parrocchiale, ho vinto Egli è vivo, un libro che parla della presenza di Gesù tra quanti sono riuniti nel suo amore e dove gli autori spiegano che la condizione per vivere bene con gli altri è una relazione di carità senza interessi, senza pregiudizi.

Libri come quello non ne avevo mai letti, ma con la pandemia me lo son trovato tra le mani e, pagina dopo pagina, mi si è confermata l’idea che era il tassello mancante per comprendere la Chiesa, la mia stessa vita e come vivere in modo costruttivo.

Quando si parla di cambiamento di mentalità, sembra che sia necessario acquisire nuove idee; invece per me si è trattato di perdere tante convinzioni che mi ero fatto fin dai tempi della scuola, al lavoro e nella militanza in un partito.

Ora sì ho il mio punto di riferimento: non è una dottrina, è una strada che non conosco bene, ma che è sicura: Gesù. Hanno notato il cambiamento non solo mia moglie e i figli, ma anche tanti amici della nostra grande cerchia, che ora sono interessati a sapere cosa mi succede. Tutto concorre al Bene.

Serafino – Italia

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VIII, n. 3, maggio-giugno 2022)




Disorientamento

Con la comunità parrocchiale ci eravamo messi a servizio dei poveri della città: un’azione che, coinvolgendo l’intera nostra famiglia, manteneva vivo il senso del nostro essere cristiani. Purtroppo, da quando è iniziata “l’apocalisse” dei misfatti compiuti da persone di Chiesa, giorno dopo giorno le dolorose rivelazioni di abusi ci hanno fatto sentire defraudati di un bene.

I figli, ormai tutti e due maggiorenni, si sono allontanati dal servizio che prestavano. Quanto a me e mio marito, ci sembra di vivere su sabbie mobili. Nella nostra esistenza di credenti si è insinuata una crisi che non immaginavamo: le basi sicure, i valori certi in cui abbiamo creduto assieme a molti, sembrano vacillare.

In occasione della giornata dei poveri, papa Francesco ha detto che il dolore di oggi è la speranza del domani e che sanare le ferite di oggi mette le fondamenta di un futuro migliore. Dietro la spinta di queste parole ci siamo impegnati a vivere secondo lo “stile di Dio”. Pare si stia aprendo un nuovo orizzonte

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VIII, n. 3, maggio-giugno 2022)

 




Religioni a Parma: una rete, tanti nodi

Parma è una città in cui da anni prosegue una pratica sistematica di collaborazione tra le principali presenze religiose, portata avanti dai membri del Forum interreligioso.

La data d’inizio risale al 4 ottobre 2006. Ha quindi quasi sedici anni il Forum interreligioso di Parma di cui fanno parte diverse confessioni che qui ricordiamo per ordine  d’insediamento: la Chiesa Cattolica, la Comunità Ebraica, la Chiesa ortodossa, la Chiesa Romena, la Chiesa Metodista e, più di recente, la Comunità Islamica, la Comunità Baha’ì e la Chiesa Cristiana Avventista del 7.mo giorno.

Partecipano altresì, con varie modalità, alle pratiche di dialogo altre presenze, quali: il Tempio Zen, l’Associazione “Musulmani per il dialogo” e l’Associazione Musulmani Ahmadiyia, l’Associazione Donne di qua e di là, l’Associazione Al – Amal, l’Associazione Voce Nuova Tunisia, l’attuale Presidente della Consulta dei Popoli.

Ad esse si uniscono, come testimonianza di accompagnamento e sostegno altre Associazioni parmensi: Segretariato Attività Ecumeniche (SAE), Circolo culturale Il Borgo, Movimento dei Focolari, Amicizia ebraico-cristiana, Associazione Insieme per Parma, Gruppo di meditazione Arcangelo Raffaele.

Il Forum porta avanti diverse attività tutte tese ad orientare la cittadinanza al bene comune e alla pacifica convivenza, in nome di principi come la fratellanza, l’ospitalità, la giustizia, la misericordia, la laicità e la cooperazione e l’armonia tra le religioni. Animato da tale spirito il Forum aderisce anche alla sezione italiana del movimento mondiale Religions for peace e si fa promotore del suo calendario annuale.

Altro segno visibile dell’impegno del Forum Interreligioso sul territorio parmense è la creazione, presso la tenuta Sacre Terre, sull’appennino parmense, di un Giardino della Pace, dove ogni anno vengono piantati in collaborazione con Religions for peace degli alberi di ulivo in ricordo di personalità significative. Nel 2019 è stato piantato un albero d’ulivo per Chiara Lubich.

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La vittoria più grande

Con le restrizioni della pandemia che mi avevano costretto a lavorare a casa, fumare per me era diventato un problema. Per amore di mia moglie, convalescente dopo un intervento chirurgico, ho deciso di smettere.

Non è stato facile. Ma ogni giorno mi è sembrato di scoprire in me possibilità non ancora sperimentate. Penso che la vittoria più grande sia stata quando nostra figlia minore ci ha confidato che con le compagne di classe era entrata in un giro di droga: «Vedendo l’impegno messo da papà a vincere la dipendenza dal fumo, mi sono impegnata anche io a non usare certe sostanze».

Questa confessione mi ha messo in crisi: quante volte avrei potuto fare dei passi che non ho fatto? Da un colloquio con la preside della scuola frequentata da nostra figlia, ho saputo che il problema era più esteso di quanto sembrasse. Invitato da lei a incontrare altri genitori con problemi simili, ho accettato. Con loro non si è parlato tanto di droga quanto dell’esempio che possiamo dare ai nostri figli. È nata tra tutti un’amicizia che ci sostiene e che ci ha aperto gli occhi.

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VIII, n. 3, maggio-giugno 2022)

 




Cene-dialogo

Papa Francesco parla di sinodalità, di cammino insieme… Siamo una famiglia credente, abbiamo letto il documento preparatorio con i nostri due figli ormai adulti e abbiamo concluso che, perché sia valido l’impulso che il papa vuol dare alla Chiesa, dobbiamo cominciare da noi stessi.

Preso quest’impegno, una sera a settimana ci ritroviamo a cena per verificare cosa abbiamo fatto a riguardo. Non è stato affatto semplice cominciare, sia per i vari programmi di ciascuno, sia perché andare in profondità nei rapporti di famiglia esige una nuova misura di misericordia e volontà di ricominciare.

Anche se sono passati solo pochi mesi, il risultato è che tra noi si è raffinato il modo di comunicare. Dacché il figlio maggiore ne ha parlato a un amico che ha chiesto di prendere parte alle nostre cene, la serata cominciata soltanto in famiglia sta vedendo un numero crescente di persone con le nostre stesse esigenze di contribuire a un mondo migliore. Il papa, aiutando le famiglie a trasformarsi, sta trasformando il mondo.

D.L. – Italia

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VIII, n. 3, maggio-giugno 2022)




Mensa aziendale

Lavoro da tanti anni in un’azienda dove mai avevo avuto il coraggio di manifestare la mia fede. Ritrovo comune la mensa, fra discorsi in genere superficiali. Quella volta però ho colto l’occasione di dire qualcosa di diverso dando l’annuncio che mio figlio aveva fissato la data del suo matrimonio e che io stavo già pensando al discorso che mi sarebbe toccato fare al brindisi.

A chi, incuriosito, ha voluto sapere che cosa avrei detto, ho risposto così: avrei augurato agli sposi di vivere l’impegno preso, facendo crescere l’amore attraverso tutti gli avvenimenti della vita, dolorosi o gioiosi.

Vedendo aumentare la curiosità, ho aggiunto che in base alla mia esperienza non era tanto importante affermare le proprie idee, quanto essere capaci di accogliere sempre l’altro anche se crediamo di conoscerci; di aiutarsi nelle difficoltà e gioire insieme dei successi… che la sacralità del momento era dovuta all’inizio di un cammino di realizzazione umana e spirituale che determina tutta la vita.

Detto ciò, s’è creato attorno un grande silenzio, seguito poi da un applauso

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VIII, n. 3, maggio-giugno 2022)




Giuseppe Baturi, nuovo segretario della Cei

Una nomina nel segno della continuità verso un cammino unitario della Chiesa in Italia

L’arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi, è il nuovo segretario della Cei. Manterrà i due incarichi. Nelle sue prime dichiarazioni c’è un richiamo ad un cammino unitario. «Accolgo questa nomina come un’ulteriore chiamata a servire le Chiese che sono in Italia, delle quali la Cei è figura concreta di unità». E in una intervista a Tv2000 ricorda un noto discorso di san Paolo VI del 23 giugno del 1966 rivolto ai partecipanti dell’Assemblea della Conferenza episcopale italiana nata come frutto del Concilio Vaticano II. In quell’occasione Paolo VI, è un discorso da rileggere per intero, disse che: «Qualche cosa d’importante nasce nella Chiesa italiana. E prima cosa a Noi sembra proprio l’unità, che si forma, mediante la Conferenza Episcopale, nella Chiesa italiana». Era la prima volta che i vescovi italiani si ritrovavano riuniti in una nuova unica espressione ecclesiale e perciò «sarà proposito di ciascuno e di tutti di alimentare codesta magnifica unità, che affonda le radici in ciò che vi è di più vivo e di più congeniale nella Chiesa cattolica, la nostra inserzione in Cristo; e che fiorisce nella molteplicità ordinatamente ramificata delle opere proprie del ministero pastorale e della vita cristiana. Unità!».

Unità nelle diversità di ogni storia, tradizione cultura di ogni chiesa locale al servizio del Paese e della Chiesa in Italia che «merita ogni sforzo, dedizione, amore – commenta mons. Giuseppe Baturi – per saper leggere i segni dei tempi e per annunciare il Vangelo in modo credibile».

copyright: ©Siciliani-Gennari/CEI

Nelle sue prime interviste trapela la sua preoccupazione per l’importante compito e la gioia per la fiducia accordatagli da papa Francesco e dal cardinal Zuppi, nuovo presidente della Cei.

La sua è una nomina nel segno della continuità e il suo servizio sarà nella linea dell’indirizzo chiesto da papa Francesco a Firenze nel 2015: «Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza».

Nei suoi ringraziamenti, mons. Giuseppe Baturi esprime gratitudine al cardinal Matteo Zuppi, nuovo presidente Cei, con cui dovrà collaborare in un servizio di comunione, e a tutti i suoi predecessori con cui ha collaborato, i cardinali Bagnasco e Bassetti e rivolge un pensiero affettuoso ai precedenti segretari Generali: il cardinale Betori e i vescovi Crociata, Galantino e Russo.

Profonda gratitudine per lo zelo, l’impegno, la ricerca di unità con le chiese locali, anche nel cammino sinodale, va anche al suo predecessore, mons. Stefano Russo, oggi vescovo di Velletri-Segni, per aver svolto il suo servizio nel periodo difficile della pandemia. La sua bontà d’animo, la capacità di accettare complimenti e critiche, la dolcezza nell’esercizio del ministero sacerdotale, il sorriso anche nei momenti tristi, la cura delle persone, sono stati più volte ricordati dal card. Gualtiero Bassetti, già presidente della Cei.

Grande gioia nella chiesa sarda. «Sono certo – ha dichiarato all’Ansa mons. Antonello Mura, presidente della Conferenza Episcopale Sarda – che le doti umane ed episcopali di mons. Baturi, unite alla sua riconosciuta e apprezzata esperienza nella Cei, aiuteranno il cammino sinodale intrapreso della Chiesa italiana».

Mons. Giuseppe Andrea Salvatore Baturi è nato il 21 marzo 1964 a Catania. Ha conseguito la Laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Catania, il Baccalaureato in Teologia presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania e successivamente la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote nel 1993, è stato parroco di Valcorrente, frazione di Belpasso (Catania) dal 1997 al 2010 ed Economo Diocesano (1999-2008). È stato, inoltre, Vicario Episcopale per gli Affari Economici. È Cappellano di Sua Santità dal 2006 e Canonico Maggiore del Capitolo Cattedrale di Catania dal 2012. Dal 2012 al 2019 è stato Direttore dell’Ufficio Nazionale per i Problemi Giuridici e Segretario del Consiglio per gli Affari Giuridici della Conferenza Episcopale Italiana. Dal 2015 al 2019 è stato Sotto-Segretario della CEI. Eletto alla sede arcivescovile di Cagliari il 16 novembre 2019, è stato finora Vice-presidente della Conferenza Episcopale Sarda e Vice-presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

A lui vanno tutti gli auguri di buon lavoro, preghiere e disponibilità a lavorare insieme per il cammino di unità della Chiesa in Italia.

Aurelio Molè

 




“Stoc do” – “Sto qua” in terra Libera

Dal 2017 XFARM Agricoltura Prossima ospita nelle terre confiscate alla mafia a San Vito dei Normanni (Puglia- Italia) i campi di impegno e formazione promossi da Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Tra i partecipanti di quest’anno alcuni giovani del Movimento dei Focolari

Li vedi maneggiare la terra rossa di Puglia, nel sud dell’Italia, li osservi mentre la impastano con la paglia, li guardi mentre plasmano questa materia per creare qualcosa di ecologicamente sostenibile. E pensi che quanto stanno facendo abbia anche la forza della metafora.

Hanno tra i 13 e 17 anni, si sono dati appuntamento a San Vito dei Normanni, nel brindisino, per dare il loro contributo alla rinascita di un bene confiscato ai clan. Per lo più sono figli di questa terra baciata dal sole e, in questo periodo, invasa dai turisti. Ma sono arrivati anche dal Piemonte e dalla Lombardia dove magari c’è ancora chi pensa che le mafie siano affare di quelli del sud dell’Italia. Loro no, sono scesi fin qui nell’alto Salento per spendere in maniera diversa alcuni giorni della loro vacanza e per dare un contributo al cambiamento. Sono una ventina in tutto, con l’energia la leggerezza e la voglia di divertirsi tipici della loro età, vivono da protagonisti quattro giorni pensati per loro da Libera e dal Movimento dei Focolari.

Per qualche ora al giorno lavorano nei campi delle cooperative sociali che hanno avuto in gestione 50 ettari di uliveti e altre strutture sottratte ai boss. E nel loro impegno genuino leggi in controluce la voglia di sporcarsi le mani, di rimboccarsi le maniche, di essere attivi portatori di novità anche in una terra segnata dall’arroganza delle mafie. “Questa è terra nostra, restituita alla collettività”, sembrano dire mentre lavorano argille, sabbia e limi per costruire strutture in legno pensate per una società in cui tutto può essere circolare. A far loro da guida, i giovani del laboratorio urbano Ex Fadda e del progetto XFarm, un manipolo di appassionati di economia civile, di cittadinanza attiva, e di buone pratiche in agricoltura che dopo varie esperienze in giro per il mondo si sono ritrovati qui, nella terra in cui un tempo spadroneggiava la Sacra Corona Unita, per sperimentare un nuovo modello di convivenza, per provare a realizzare il sogno di comunità coinvolte attivamente nei processi rigenerativi.

Gianni Bianco

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Corso online per Formatori: “La dignità della persona, per contrastare e prevenire ogni tipo di abuso”

 

«Lo scandalo di pochi è la conseguenza della mediocrità di molti». Giovedì 7 luglio il Centro Evangelii Gaudium di Loppiano (Firenze) proporrà un corso online sulla necessità di contrastare e prevenire ogni tipo di abuso. Uno spazio per riflettere come popolo di Dio su una delle piaghe che affliggono il corpo sociale ed ecclesiale.

L’iniziativa promossa dal Centro Evangelii Gaudium è stata avviata un anno fa con riferimento in particolare ai formatori. Viste le notevoli richieste provenienti da più parti si è arrivati ora ad una seconda tappa.

Tutti i soggetti del popolo di Dio potrebbero essere interessati anche se ci si rivolge, principalmente – ma non unicamente –, a quanti sono coinvolti nella formazione permanente dei presbiteri e dei diaconi, dei religiosi e delle consacrate, come anche dei fedeli laici.

Significative le tematiche proposte e qualificati i relatori coinvolti dal responsabile del corso, prof. don Alessandro Clemenzia, e dal moderatore prof. Stefano Lassi: suor Tosca Ferrante, padre Amedeo Cencini, don Gottfried Ugolini, don Marco Baleani, prof. Vincenzo Corrado.

L’obiettivo? Offrire uno spazio per riflettere come popolo di Dio su una delle piaghe che affliggono il corpo sociale ed ecclesiale: abusi di potere, di coscienza, di autorità che lasciano aperte ferite dilanianti quanto le violenze sessuali. Come non ricordare l‘appello di papa Francesco nell’Udienza generale del 6 ottobre 2021:

«Sorelle e fratelli. Ieri la Conferenza episcopale e la Conferenza dei religiosi e delle religiose francesi hanno ricevuto il rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa, incaricata di valutare l’ampiezza del fenomeno delle aggressioni e delle violenze sessuali compiute sui minori dal 1950 in poi. Ne risultano, purtroppo, numeri considerevoli.

Desidero esprimere alle vittime la mia tristezza e il mio dolore per i traumi che hanno subito e la mia vergogna, la nostra vergogna, la mia vergogna, per la troppo lunga incapacità della Chiesa di metterle al centro delle sue preoccupazioni, assicurando loro la mia preghiera. E prego e preghiamo insieme tutti: “A te Signore la gloria, a noi la vergogna”: questo è il momento della vergogna. Incoraggio i vescovi e voi, cari fratelli che siete venuti qui a condividere questo momento, incoraggio i vescovi e i superiori religiosi a continuare a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano. Esprimo ai sacerdoti di Francia vicinanza e paterno sostegno davanti a questa prova, che è dura ma è salutare, e invito i cattolici francesi ad assumere le loro responsabilità per garantire che la Chiesa sia una casa sicura per tutti. Grazie»[1].

Concluso facendo riferimento al discorso di Francesco ai Membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori del 29 aprile 2022. Vi ha affermato infatti che se non ci dovessero essere progressi nella trasparenza e nella responsabilizzazione «i fedeli continuerebbero a perdere fiducia nei loro pastori, rendendo sempre più difficile l’annuncio e la testimonianza del Vangelo».

L’azione di Francesco si pone in continuità con l’azione dei precedessori[2]; ha istituito la Pontificia Commissione per la tutela dei minori (22 marzo 2014) e per evitare che ci si fermasse alla condanna, ha invitato a stare dalla parte delle vittime e a sollecitato più volte a promuovere una cultura della dignità della persona, coinvolgendo l’intera comunità ecclesiale chiamata a conversione e a maggiore trasparenza.

don Emilio Rocchi

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[1]Cf. M. Uwineza, Una teologia della memoria in tempi di abusi sessuali commessi dal clero, in “La Civiltà Cattolica” 2021 IV 169-179 | 4112 (16 ott/6 nov 2021). Si offre una riflessione sull’appello del 6 ottobre 2021.

[2]Cf. A. Cencini, È cambiato qualcosa? La Chiesa dopo gli scandali sessuali, Dehoniane, Bologna 2015.

CEG.2022_invito

https://www.sophiauniversity.org/it/centro-evangelii-gaudium/




Pellegrini di speranza. Il Giubileo 2025 per costruire un mondo migliore

Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, interviene alla presentazione in Vaticano del logo del prossimo Anno Santo e sottolinea che le vicende più recenti invitano a tenere fisso lo sguardo sulla virtù della speranza. Monsignor Rino Fisichella: il 2023 dedicato al Concilio Vaticano II e il 2024 alla preghiera prepareranno i pellegrini.
[…]

I due anni di preparazione al Giubileo

Papa Francesco ha chiesto che i due anni precedenti il Giubileo siano focalizzati su due tematiche particolari. E così il 2023 sarà dedicato alla rivisitazione dei temi fondamentali delle quattro Costituzioni del Concilio Vaticano II di cui il prossimo 11 ottobre si celebrerà il 60° anniversario di apertura, “perché la Chiesa possa respirare di nuovo” quel “profondo e attuale insegnamento” che ha prodotto, precisa monsignor Fisichella. Sono in preparazione, a tal proposito, una serie di sussidi agili, “scritti con un linguaggio accattivante” per permettere a quanti non ne hanno memoria di incuriosirsi e di scoprirne “l’anelito innovatore che ha permesso alla Chiesa di entrare con consapevolezza nel terzo millennio della sua storia”. Il 2024, invece, sarà un anno dedicato alla preghiera. L’idea è quella di creare un contesto favorevole al Giubileo e di permettere ai pellegrini di prepararsi.

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Iscrizione ai nuovi corsi dell’Istituto Universitario Sophia

Una università per specialisti del dialogo e della pace, in cui la vita quotidiana interroga il pensiero e il pensiero sfida l’azione.

Ecco la nuova offerta per l’anno accademico 2022/2023 – 6 indirizzi di cui 2 in inglese www.sophiauniversity.org/it/nuovi-corsi

CULTURA DELL’UNITÁ indirizzi:PEDAGOGIA DEL DIALOGO e COMUNICAZIONE,PACE E DIALOGO www.sophiauniversity.org/it/cultura-unita-2

ECONOMICS AND MANAGEMENT indirizzo:MANAGEMENT FOR A CIVIL AND SUSTAINABLE ECONOMY www.sophiauniversity.org/it/economics-management-2

ONTOLOGIA TRINITARIA indirizzi:FILOSOFIA e TEOLOGIA www.sophiauniversity.org/it/ontologia-trinitaria

SCIENZE POLITICHE indirizzo:INTERNATIONAL POLITICS AND LAW www.sophiauniversity.org/it/scienze-politiche-2

Iscrizioni aperte, siamo a disposizione per costruire con te il tuo percorso di studio e ricerca.
Contattaci a:
info@sophiauniversity.org
iscrizioni.ius@sophiauniversity.org
https://wa.me/390559051501




Centro La Pira – Borsa di studio per un rifugiato/a

Il Centro La Pira, tramite l’Università di Firenze, concede una borsa di studio, comprensiva di alloggio, per l’immatricolazione di uno/a studente/studentessa rifugiato/a nell’Anno Accademico 2022/2023.

La scadenza per presentare la propria candidatura è il 15 LUGLIO.

E’ possibile leggere tutti i dettagli qui: https://centrointernazionalelapira.org/sostieni-i-nostri-progetti/borse-unifi-cislapira-2022/

 




Saper perdere

La pandemia aveva gettato tutta la famiglia nell’insicurezza. Mia moglie aveva sul comodino un libretto di Chiara Lubich dal titolo Saper perdere e mi diceva che questa lettura le dava forza nel saper rinunciare ad ogni progetto e programma. Ogni giorno mi raccontava come si era comportata in una certa situazione e come aveva fatto per sfruttare anche il negativo.

Comunicarci il vissuto fra noi è diventato quasi una necessità e col tempo ci siamo resi conto che il Vangelo insegna soprattutto a non essere condizionati da ciò che sappiamo o vogliamo, ma a stare al progetto di Dio. A tavola abbiamo raccontato ai figli quello che ci comunicavamo.

Al che il più grande, amante delle filosofie orientali, ci ha citato una frase del Dalai Lama: «Quando perdi, non perdere la lezione». Giorno dopo giorno, nonostante la situazione creata dalla pandemia, la nostra famiglia ha preso a muoversi su un binario diverso: eravamo più attenti alla vita, a quello che accadeva. Anche quando le cose sono andate meglio, questo scambio non è terminato. Avevamo imparato la lezione.

 

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VIII, n. 1, gennaio-febbraio 2022)

 




I focolari e la conversione ecologica

“Ci impegniamo a verificare la sostenibilità ecologica delle nostre strutture e attività (…) Vogliamo dedicarci alla formazione di una coscienza ambientale che porti a stili di vita più sostenibili”. La “conversione ecologica” è uno degli obbiettivi presi dai Focolari nell’Assemblea Generale del 2021. In risposta a questa urgente esigenza è nato il Focolare EcoPlan.

“Il Movimento dei Focolari è profondamente impegnato nella conversione ecologica attraverso azioni concrete e favorendo il dialogo con tutti per la protezione del nostro pianeta – ha dichiarato Margaret Karram, nell’inaugurazione del quinto Summit di Halki svoltosi pochi giorni fa – Stimolati dalla nostra Assemblea Generale all’inizio del 2021, abbiamo deciso di intraprendere un’azione coraggiosa attraverso la creazione di un piano ecologico all’interno delle nostre comunità per apportare cambiamenti e rendere le nostre vite e le nostre attività più sostenibili”.

Il 3 giugno 2022 a Stoccolma, il Movimento dei Focolari ha potuto presentare un proprio documento – Focolare EcoPlan – che rappresenta l’impegno delle sue comunità a favore dell’ambiente motivato dalla spiritualità che lo anima. È stato consegnato ufficialmente a Iyad Abu Moghli (giordano)UNEP Senior Principal Advisor, direttore di the Faith for Earth Initiative, che ha affermato che l’EcoPlan è “un approccio ecologico ambizioso e completo”.

Continua a leggere sul sito focolare.org

DOCUMENTO EcoPlan




Congressi / Campus / Cantieri / Corsi di formazione / Estate 2022

Tutti gli Eventi

 

 




Mostra d’arte: “Viaggiando il Paradiso di Chiara”. Documentario finale

Napoli 24 settembre – 2 ottobre 2021

Breve video sulla mostra con intervista a Michel Pochet nel suo atelier




Chiesa sinodale nell’oggi della storia: la via del discernimento comunitario

Una guida per approfondire il tema della sinodalità lanciato da Papa Francesco.

La Chiesa Cattolica è oggi impegnata in un processo sinodale che coinvolge in ogni parte del mondo persone di fede cristiana, innanzitutto, ma anche tutti coloro che sono desiderosi di offrire un loro contributo. È la prima volta, in questa forma e con questa ampiezza, nella storia del cristianesimo. Ma che cosa significa – come ha detto Papa Francesco – che «la Chiesa è sinodo»? In quale senso l’esercizio del discernimento dei segni dei tempi, vissuto comunitariamente, è il metodo specifico di una Chiesa che cammina con stile sinodale, e come ci si educa a viverlo con profezia e insieme con realismo?

Piero Coda, attuale Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale e membro della Commissione ad hoc del processo sinodale, da anni ha approfondito questo tema cruciale e si è speso nella sperimentazione di questo metodo. Il saggio – agile e leggibile nella scrittura, senza dimettere la necessaria precisione teologica – si offre come un vademecum per attrezzarsi a vivere da protagonisti questo prezioso momento.

L’AUTORE – Piero Coda è docente di Ontologia trinitaria presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Firenze), di cui è stato Preside dal 2008 al 2020. È attualmente Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale. Tra le sue pubblicazioni: Dalla Trinità (Roma 2011), Il grido d’abbandono, con Gerard Rossé (Roma 2020), Dizionario dinamico di ontologia trinitaria 1. Manifesto (Roma 2021).

IL CURATORE – Alessandro Clemenzia è docente di Ecclesiologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale (Firenze) e docente invitato di Ecclesiologia e Pneumatologia presso l’Istituto Universitario Sophia. Autore di numerose pubblicazioni.

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L’Italia non può disertare la Conferenza di Vienna sul Trattato per l’abolizione delle armi nucleari

l rischio della guerra nucleare è più vicino che mai. È difficile comprendere perciò la scelta dell’Italia di non partecipare, neanche come Paese Osservatore, al contrario di Germania e Olanda, alla Conferenza di Vienna dei Paesi che hanno ratificato il “Trattato per l’abolizione delle armi nucleari”. Le armi nucleari sono armi di distruzione di massa, eticamente inaccettabili anche nel semplice possesso, come ha più volte sottolineato papa Francesco: perché allora non ratificare il Trattato che ne sancisce l’abolizione, già ratificato da 62 Paesi di ogni parte del mondo?

La recente Assemblea Generale dei vescovi italiani ha ripreso e rilanciato nel suo messaggio finale l’appello di oltre 40 associazioni e movimenti cattolici che chiede all’Italia di aderire al “Trattato per l’abolizione delle armi nucleari”, adottato dalle Nazioni Unite fin dal 2017.Come ha messo in evidenza in questi giorni lo “Stockholm International Peace Research Institute” (SIPRI) di Stoccolma, il più autorevole Ente internazionale di ricerca su questi temi, «il rischio di utilizzo di armi nucleari sembra più alto ora che in qualsiasi momento, dall’apice della Guerra Fredda». Gli Stati dotati di armi nucleari stanno aumentando o aggiornando i loro arsenali. Siamo davanti ad una tendenza definita “molto preoccupante” dallo stesso SIPRI.

Il nostro appello, lanciato il 2 giugno 2021 con il titolo Per una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari, è il risultato di una lettura condivisa e urgente dei segni dei tempi per il bene del nostro Paese e dell’intera umanità.

La scelta dell’Italia è incomprensibile dopo il segnale positivo arrivato lo scorso 18 maggio 2022 con la Risoluzione approvata dalla Commissione Esteri della Camera dei Deputati che impegna, almeno, il Governo “a valutare la partecipazione dell’Italia come «Paese osservatore» alla Prima Riunione degli Stati Parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW)”, in programma a Vienna dal 21 al 23 giugno 2022.

Sollecitiamo perciò nuovamente, in coerenza con la campagna “Italia ripensaci” promossa dalla società civile, la diplomazia italiana a compiere un passo concreto per una qualsiasi forma di presenza del nostro Paese nella Conferenza che si svolgerà dal 21 al 23 giugno a Vienna per iniziativa dell’International Campaign for the Abolition of Nuclear weapons (premio Nobel per la Pace 2017), assieme all’International Physicians for the Prevention of Nuclear War (premio Nobel per la Pace 1985).

Davanti alla temuta escalation della guerra in Ucraina si rivelano di una stringente attualità le parole profetiche di don Primo Mazzolari: «Abbiamo bisogno di giustizia sociale, non di atomiche».

LEGGI L’APPELLO

Segreteria organizzativa

Laila Simoncelli, coordinatrice Diritti Umani e Giustizia Comunità Papa Giovanni XXIII
lailaita@libero.it

Michele Tridente, Segretario Generale dell’Azione cattolica italiana
m.tridente@azionecattolica.it

Stefano Tassinari, vicepresidente nazionale Acli
stefano.tassinari@acli.it

Carlo Cefaloni, Movimento dei Focolari, redazione rivista “Città Nuova”
carlo.cefaloni@gmail.com

Don Renato Sacco, Consiglio nazionale Pax Christi
renatosacco1@gmail.com

Anselmo Palini, saggista
palini.anselmo@gmail.com

VEDI ANCHE ARTICOLO SU CITTA’ NUOVA:

https://www.cittanuova.it/solo-bomba-ci-salvera-vescovi-italiani-lappello-dei-cattolici-sul-bando-alle-armi-nucleari/




“Famiglie in azione, un mosaico di vita”. Esperienze di famiglie di tutto il mondo su Amoris Laetitia

 

Il contributo editoriale del Movimento Famiglie Nuove (Movimento dei Focolari) al X Incontro Mondiale delle Famiglie (Roma 22-26 giugno 2022

Come essere segno di misericordia e testimoni di autentica reciprocità

In apertura all’esortazione apostolica Amoris Laetitia, papa Francesco scriveva di intenderla in primo luogo “come una proposta per le famiglie cristiane, che le stimoli a stimare i doni del matrimonio e della famiglia, e a mantenere un amore forte e pieno di valori quali la generosità, l’impegno, la fedeltà e la pazienza”. In secondo luogo, con questa esortazione si proponeva “di incoraggiare tutti ad essere segni di misericordia e di vicinanza lì dove la vita familiare non si realizza perfettamente o non si svolge con pace e gioia”.

Il presente volume, raccogliendo da tutto il mondo quadri di vita familiare in cui quei valori sono custoditi e testimoniati, vuole essere una risposta vitale all’esortazione del Papa e una conferma che dove c’è reciprocità d’amore è possibile affrontare anche le sfide più impegnative.

Dentro una sintetica cornice che ripropone capitolo per capitolo i punti essenziali affrontati dal Papa nell’Amoris Laetitia, si susseguono 55 storie di famiglie impegnate nel quotidiano a vivere e testimoniare l’amore evangelico di fronte alle sfide socio-culturali del presente: crisi di coppia, fedeltà coniugale, disabilità, difficoltà economiche e disoccupazione, impegno educativo, omosessualità, invecchiamento, adozione, ecc.

 Marco Vianelli (OFM) è Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della CEI.

Sergio Pellegrini è sacerdote della Diocesi di Trani-Barletta Bisceglie dal 1999 e parroco a Corato (Ba) dal 2001 al 2021. Attualmente è Vicario Generale della Diocesi. È Assistente ecclesiastico dell’Associazione intestata alla Serva di Dio Luisa Piccarreta e vicepostulatore per la Causa di Beatificazione.

Maria Caporale e Gianni Salerno sposati, sono attualmente i responsabili mondiali del Movimento Famiglie Nuove, la diramazione del Movimento dei Focolari rivolta al mondo della famiglia.

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