Partecipazione, autorità e leadership: tre parole-chiave

C’è un filo rosso che attraversa questo numero di Ekklesía e che si snoda secondo tre parole-chiave. Innanzi tutto, l’emergere di una crescente prassi di partecipazione nel cammino del Popolo di Dio.

[…] Tale dinamismo di partecipazione, che con l’attuale processo sinodale mondiale è entrato in una nuova tappa, non abolisce il ruolo dellautorità. Sinodalità e ministero episcopale appartengono ugualmente alla natura della Chiesa, come riconosce anche il cammino sinodale tedesco, benché ciò traspaia ben poco dai media. Con un’efficace immagine Matteo Visioli, il cui articolo fondamentale pubblichiamo in due parti su questo numero (nel Focus e nella Sezione Buone pratiche), paragona il ruolo dell’autorità e quello dell’intera comunità ai due punti focali del colonnato di Piazza San Pietro: non si possono ridurre l’uno all’altro né privilegiare l’uno rispetto all’altro.

Il Cristo Risorto «è presente, tanto nella gerarchia, che guida la Chiesa mediante la struttura sacramentale, quanto nella comunione fraterna di tutto il Popolo di Dio, in particolare lì dove vi sono due o tre riuniti nel suo nome (cf. Mt 18, 20)». Sta qui una discriminante della sinodalità rispetto alla semplice democrazia: essa non prescinde dall’autorità ma vi rinvia. E viceversa! Una presa di coscienza emersa pure nel dialogo anglicano-cattolico come illustra una breve nota di Callan Slipper e che fa riflettere a Piero Coda sul ruolo anche deliberativo degli organi di comunione.

Terza parola-chiave è il termine leadership che, alla luce di quanto detto fin qui, necessita di adeguati distinguo quando adoperato in ambito ecclesiale. Si tratta di sviluppare uno stile di guida che non sostituisca e mortifichi la partecipazione bensì la favorisca, anzi la sprigioni e la valorizzi. Una leadership di comunione pertanto, come spiega Jesús Morán, che non può essere identica a quella in atto in altre organizzazioni ma deve essere costitutivamente al servizio, e al servizio non solo dei componenti della comunità ma al contempo dell’ideale evangelico, ci fanno capire Eva Gullo e Alberto Frassineti. Una leadership “battezzata” quindi e pertanto pasquale, attraversata dalla reciprocità dell’amore e dalla dinamica del perdere e ritrovare, che spalanca lo spazio al Leader per eccellenza: Gesù, presente col soffio dello Spirito a pari titolo in chi svolge il servizio dell’autorità e nella comunità unita nel suo nome.

Perché, nella Chiesa e oltre (cf. l’articolo di Lucia Fronza Crepaz), si possa sempre più realizzare una simile leadership, ci sono degli atteggiamenti e delle linee d’azione da apprendere (da qui una precisa istanza di formazione!). Ne trattano i contributi di Tiziana Merletti e di Christian Hennecke, ma anche testimonianze di esperienze in atto: il vescovo filippino Gerard Alminaza, don Paolo Comba, parroco nella cinta di Torino, e Giulia Iotti – Roberto Ruini a proposito di un’unità pastorale nell’Emilia Romagna.

Il filo rosso di questo numero di Ekklesía si colloca però in un orizzonte che non può mai mancare e che deve dare l’indirizzo a tutto: la missione. Partecipazione, autorità, leadership, non sono fine a sé e non si possono esaurire all’interno della comunità ecclesiale. Dove queste dimensioni si articolano bene tra loro, si verificano infatti le condizioni per un salto di qualità. Il Vangelo non rimane allora affidato alla testimonianza e all’annuncio di pochi “professionisti”, ma vede soggetto tutti i componenti del Popolo di Dio nella quotidianità e così può penetrare in modo poliedrico e capillare in tutti gli ambiti del vivere umano. Ne parlano, fra l’altro, i contributi della Sezione Testimoni che ci portano in Germania, in Myanmar e in Argentina.

Fa pensare il fatto che questa modalità più partecipativa dell’essere Chiesa raccolga anche aspre critiche ed emerga in un momento in cui il ministero ordinato, a causa dello scandalo degli abusi, vive una crisi di credibilità e una dura purificazione. Non potrebbe essere però che tali travagli facciano parte delle doglie del parto di un nuovo avvento del cristianesimo al servizio dell’umanità intera

Hubertus Blaumeiser

Editoriale Ekklesía n. 17 (2022-4)

 




La luna di Kiev – 1. No more war but peace and love – Dedicato ai bambini Ucraini

“NO MORE WAR BUT PEACE AND LOVE” (per coro di Voci bianche, Violino, Violoncello e Pianoforte) testo e musica di Monica Nasti.

Il progetto di natura solidale LA LUNA DI KIEV vuole esprimere un messaggio di solidarietà ai bambini ucraini che stanno affrontando le atrocità di questa folle e inutile guerra, ma anche un messaggio di pace al mondo intero. Per tal ragione sono coinvolti nel progetto musicisti ucraini (2 pianiste e violinista ucraino).

Oggi, 20 novembre, Giornata internazionale dei Diritti dell’Infanzia e Adolescenza, vi presentiamo il primo videoclip del progetto ‘LA LUNA DI KIEV’ (“Per un Futuro senza disuguaglianze”), “NO MORE WAR BUT PEACE AND LOVE” di Monica Nasti (referente e coordinatrice del progetto), prodotto dal Conservatorio Nino Rota di Monopoli e dedicato ai bambini Ucraini che in questo periodo stanno affrontando le atrocità di questa guerra, in cui di riflesso si esprime un messaggio di Pace al mondo intero, con l’ obiettivo di sensibilizzarlo sui DIRITTI DELL’INFANZIA, diritti spesso violati in modo brutale.

TANTI SLOGAN PER LA PACE, cantati in un girotondo di colori, dai bambini di tutto il mondo! Questo il messaggio ricco di UMANITÀ e SPERANZA che affiora dal brano, un appello accorato alla Solidarietà, Uguaglianza dei diritti per tutti i bambini e all’Unione tra gli uomini: sotto la stessa Luna siamo tutti fratelli, per riprendere le parole di Gianni Rodari nella sua poesia La luna di Kiev.

La freschezza, la genuinità dei bambini, la forte emotività del testo e della musica caratterizzano fortemente questo videoclip. Nella speranza che faccia breccia nei cuori di tutti trasformandosi in un “piccolo seme di umanità”, che si innesti nel campo dell’anima degli uomini e diventi stimolo, in questo momento storico turbolento, per risvegliare le menti e il cuore di alcune persone che hanno dimenticato cosa sia l’UMANITÀ, spesso assopita, abituata agli orrori a cui siamo quotidianamente esposti.

Il videoclip è realizzato con il coinvolgimento di musicisti Ucraini, studenti Erasmus presso il Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli.

Il progetto di questo videoclip è sostenuto e patrocinato dalle seguenti associazioni e organizzazioni nazionali ed internazionali: SAVE THE CHILDREN – Italia COLORS FOR PEACE – Stazzema (Lu) RITMO, COLOR, Y SABOR – Italia, Perù BICENTENARIO DEL PERU’ 2021-2024 – Il MOVIMENTO DEI FOCOLARI Italia – SOLIDARIDAD.NET – Spagna FONDAZIONE SCUOLA DI MUSICA CARLO e GUGLIELMO ANDREOLI – Mirandola (Mo) A.R.CO.PU. – Associazione Regionale Cori Pugliesi A.E.R.CO. – Associazione Emiliano-Romagnola Cori.

NO MORE WAR BUT PEACE AND LOVE!

(testo e musica Monica Nasti)

C’è un mondo fortunato senza tristezza e dolore

V’è intorno una gran pace e tepore

La mamma ogni notte dà il bacio al suo bambino!

NON PER TUTTI È QUESTO MONDO!!

Niente favole e aquiloni!

C’è violenza tutt’intorno

di armi chimiche alluvioni.

NO MORE WAR BUT PEACE AND LOVE!

E’ lo slogan dell’Amore,

Dei diritti dei bambini

A viver la vita come un sogno!

Mani piccole imbrattate di mille colori

Il Giallo per il sole e l’allegria

Il Verde per la speranza

Il Rosso per l’amore

Il Blù per la serenità

Bum Taka Taka Bum Bum Tak

Bum Taka Taka Bum Bum Tak

E disegnano i Colori della Pace

In un mondo popolato da persone

Senza pregiudizi

Ma con tanta umanità!!

Bum Taka Taka Bum Bum Tak

Bum Taka Taka Bum Bum Tak

SI PER TUTTI È QUESTO MONDO!!

Con le favole e aquiloni!

Su cantiamo in girotondo

Con una forza da leoni:

NO MORE WAR BUT PEACE AND LOVE!

NO WAR, please NO WAR!

PEACE AND LOVE!

NO MORE WAR!

PLEASE NO WAR!!

Per gentile concessione https://youtu.be/jrR6MngPMwI




Il 2022 visto attraverso gli occhi del Gen Verde

Le emozioni e le vicende di un anno indimenticabile

Il riassunto di un 2022 pieno di concerti, workshop, nuove canzoni, tour, città, emozioni, persone ed esperienze indimenticabili, tutto raccontato dalle stesse componenti del Gen Verde.

Anche se il 2022 non è ancora finito, il Gen Verde ha appena pubblicato sul suo sito web un articolo dove ci racconta il suo 2022 pieno di concerti, workshop, nuove canzoni, tour, città, emozioni, persone ed esperienze indimenticabili. Attraverso le parole delle componenti della band, riviviamo le loro ultime vicende, ricche di testimonianze, emozioni e avventure!

Leggi l’articolo completo: https://www.genverde.it/il-2022-attraverso-gli-occhi-del-gen-verde/

Foto dal sito www.genverde.it




Padre ho paura . . . aiutami! La tromba d’aria e la fede di Sr. Angiola

2022/23 FOCUS SU PREGHIERA E UNIONE CON DIO: UN’ESPERIENZA.

Il 19 agosto 2022 i giornali toscani titolano: “Bufera in Toscana: due morti e decine di feriti, centinaia gli evacuati. La Regione dichiara lo stato di emergenza” – “Devastazione dopo il passaggio della tromba d’aria. Si contano i danni: tetti scoperchiati, alberi caduti e stabilimenti balneari divelti”.

Ma, ‘dentro la notizia’ , ormai sorpassata da qualche mese,  Suor Angiola mi racconta qualcosa: qualcosa di più.

Mi sorride con fare cordiale. Gli occhi sprizzano intelligenza e franchezza. Appartiene alla Congregazione delle Figlie di Gesù di Verona, ed ha trascorso una vita a ‘prendersi cura’: della gente, dei ragazzi, della Chiesa:  in Angola, Ruanda, Brasile e varie città italiane. Dal ’97 a Verona nella casa Generalizia, “anima” della  Scuola  Primaria dell’Istituto proprio in centro storico, zona ZTL, tra l’Arena e la Casa di Giulietta.

Ci conosciamo bene, ma Sr Angiola si è avvicinata alla grande famiglia del Focolare molto prima di me.  “Faccio parte del Focolare dal 1967” – confessa orgogliosa. La circostanza decisiva una visita a Loppiano.

Dice lei stessa: “Quel viaggio a Loppiano, mi ha portato a consegnare al Padre quel SI’ che Lui attendeva da molto tempo”. Era una vocazione alla vita religiosa. E una chiamata al Carisma dell’unità. Me ne parla così:

“E’ stato Lui a sciogliere i fili dei miei legami rivelando la sua presenza così vicina da non avere dubbi. Stavo vivendo il periodo della giovinezza quando ci si sente grandi, capaci, e si vuol fare di testa propria. Ma è proprio qui la mia esperienza con Lui, il Padre. Tenerezza e Luce. Pace. Quel giorno, capivo che Egli si era preso cura di me. Lui: quello che sarebbe diventato “il mio Fedele Compagno di viaggio”.

Con uno sguardo eloquente Sr. Angiola mi fa intendere che molte esperienze e vicende si sono susseguite nella sua lunga ‘convivenza’  con Lui.

“Ma la scorsa estate” – afferma con un fremito –  “è accaduto qualcosa che mi ha lasciato senza fiato.  Ero a Marina di Carrara con un gruppo di bambini, vari giovani e adulti per una vacanza spensierata in una delle case della Congregazione. Quindici giorni splendidi e nello stesso tempo formativi, durante i quali i ragazzi hanno goduto tutto quello che avevamo costruito insieme nei mesi precedenti. Un programma semplice che, come sempre, ci tengo a preparare nelle settimane precedenti  con i ragazzi stessi. Quest’anno avevamo scelto di identificarci con gli ‘aquiloni’: i ragazzi erano entusiasti.

I giorni sono passati  in fretta ed improvvisamente è arrivata  la data della partenza. Mi sono svegliata di soprassalto alle quattro del mattino con una strana agitazione. Una sorta di presentimento.  Alle 7:45 colazione per il gruppo. Tutto era pronto e l’animazione per la partenza era alle stelle.

Ma il mio cuore non si calmava.  Ho invocato nel silenzio il Padre: avevo bisogno della sua forza e della sua tenerezza. Sentivo che i ragazzi dovevano partire il più presto possibile pur non capendo perchè. Il cielo era plumbeo e l’aria stranamente sospesa.

D’istinto ho chiesto a Paolo, l’autista del pullman, se era possibile anticipare la partenza visto che il gruppo era pronto. Così, dopo i saluti,  abbiamo iniziato il riordino della colonia e della nostra spiaggia. Io mi sono avviata a rassettare le cabine dove di solito i ragazzi depositavano i loro oggetti.

Ad un certo punto ha preso a sibilare un fortissimo vento: centoquaranta chilometri orari, ho saputo poi. Le raffiche raccoglievano e sparavano palle di sabbia ghiacciata, sassi, ombrelloni, pattini per salvataggio e tutto quello che incontravano.  Mi sono immediatamente rifugiata in una delle cabine tentando di chiudere la porta che, per la forza degli spostamenti d’aria faceva resistenza e sbatteva contro di me… niente da fare…!    Ho gridato. Ho gridato: ‘Padre salvami!’.  Ho afferrato allora  la scopa che avevo portato con me e ne ho infilato il manico nella griglia della porta quasi fosse un ordigno da guerra e sono rimasta così … letteralmente a combattere le spinte per venticinque minuti.

Nel frattempo era salita dal mare una nuvola bianca a forma di tronco di fungo sormontato da una formazione nera che, allargandosi inesorabilmente, aveva coperto la luce del sole. Sembrava notte fonda, un’eclisse surreale. ll pavimento della cabina ondeggiava paurosamente: ‘Padre, Padre aiutami, stringimi a Te, ho paura!’

Gridavo con tutto il fiato che avevo: ‘Non abbandonarmi!’.  La spiaggia era deserta ed io ero sola, in una delle 12 fragili cabine dipinte di verde chiaro. ‘Padre, non ce la faccio più, non ho più forza!’ Gridavo e piangevo. Piangevo e stringevo le mani alla griglia della porta. Mi rendevo conto che Il buio e il rumore del vento non permettevano a nessuno di vedermi o  sentire le mie richiesta di aiuto. ‘Padre resta qui con me, sono nelle tue mani!’

A tratti si sentivano alberi che si spezzavano come stuzzicadenti. La tempesta  sembrava non finisse più. Poi mi sono acquietata. Dentro di me ho cominciato a sentire un senso di consolazione e di pace. La bufera era durata cinquanta lunghissimi  minuti. Il fungo si era inabissato quasi completamente nel mare, il vento piano piano si stava indebolendo. Ho deposto la mia spranga improvvisata. Avevo il fiatone e le nocche delle dita bianche. Ero stremata. Incredula. Mi sono inginocchiata, commossa per la  gratitudine al mio Fedele Compagno di Viaggio.”

Ci siamo abbracciate: grazie, Sr. Angiola.

A cura di Andreina Altoè




Assemblea Generale della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali

“Il contributo che i laici possono dare in questo secondo anno del Cammino sinodale”

Il tema che sabato 19 novembre è stato affrontato durante i lavori dell’Assemblea Generale della CNAL (sessione autunnale) è stato quello del contributo che il laicato associato può offrire nel secondo anno del cammino sinodale della Chiesa in Italia.E’ stata un’occasione per interrogarsi sulle sfide che la società sta vivendo, e sulla necessità di discernere quali spazi di responsabilità andrebbero abitati in questo momento della storia.

Questo sollecita a riflettere e confrontarsi sul ruolo/vocazione che si è ricevuto come singoli, come associazioni, come consulte (diocesane, regionali e nazionali), come Chiesa: i doni ricevuti sono infatti semi chiamati a crescere e a dare frutto per il bene comune.

E’ possibile rivedere i momenti in plenaria dell’incontro sulla pagina Facebook della CNAL (clicca sul link)

Fonte: https://www.cnal.it/2022/11/18/assemblea-generale-della-cnal-2/?fbclid=IwAR3VzX3UoJrdv9zE4RO8pvUD1i22bloDtcyQuitJxHtdULsePgx9n6McyDU

VEDI ARTICOLO SU AGENSIR: https://www.agensir.it/quotidiano/2022/11/24/consulta-nazionale-delle-aggregazioni-laicali-baturi-cei-costruire-e-riparare-la-chiesa-e-il-mondo-perche-siano-unita/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=la-newsletter-di-agensir-it_2

 




Marcello, il gelato di Cancello

Un carretto di gelati rimette in moto la città

Che l’iniziativa sia originale è evidente dai nomi e i relativi gusti dei gelati. Giuseppe Alberti, Marco Claudio Marcello, Manfredi di Svezia, Giovannella Stendardo, S. Alfonso Maria de Liguori, rispettivamente per ricotta stregata, ricotta e pera con glassa al cioccolato bianco, pistacchio variegato al mandarino con glassa al cioccolato verde con mandorle pralinate, fior di latte con glassa al cioccolato e granella di nocciole, fragola, vaniglia con limone e zenzero con glassa alla vaniglia. Lo scrivente, che è diabetico, è costretto a non dilungarsi sull’elenco perché già si sente male al solo dolce e immaginifico pensiero.

I lettori lo avranno intuito da soli: i nomi si riferiscono a personaggi della storia locale che hanno avuto a che fare con il territorio, i gusti sono quelli di un tempo, quando esistevano solo i prodotti a chilometri zero. Ça va sans dire: genuini, naturali, veraci.

Siamo a Cancello Scalo, sei mila anime di una frazione di San Felice in provincia di Caserta, e il principale luogo di ritrovo, la piazza, è dedicata al «Console Romano Marco Claudio Marcello – ci spiega uno degli ideatori dell’iniziativa Enzo Gagliardi – che in questo territorio accampò le sue legioni prima di attaccare le truppe di Annibale a Nola. Nei pressi della piazza c’era la chiesa di S.Pietro in Vinculis, in cui il Re Manfredi di Svevia nel 1255 ricevette gli ambasciatori della città di Napoli in segno di resa. Il castello medievale che sovrasta la collina, dono di matrimonio del Conte Tommaso d’Aquino per la sposa Margherita di Svevia».

L’idea nasce nel ménage familiare. La piazza è vuota, non ci sono iniziative, non è più un luogo di socializzazione, incontri, gioco, chiacchiere.

«Che fai esci?» – chiede la mamma Giusy Lollo al figlio. «E dove vado? – la risposta – in piazza non c’è neanche un gelataio!». Detto fatto. A Giusy con il marito Enzo si accende la lampadina di una nuova idea. Sono impegnati nel volontariato, in un’associazione culturale, ma cosa possono fare per i figli, per il paese, per valorizzare il patrimonio culturale, la conoscenza della storia e dei personaggi locali? Soprattutto per le nuove generazioni perché, chi per lavoro o per studio, lasceranno presto il loro paese.

Ed ecco a voi l’uovo di Colombo: Marcello il gelato di Cancello. Una dolce idea, un gelato artigianale fatto ad hoc da un produttore del luogo con i nomi e i gusti storici locali. Mangiando un gelato si ha un’occasione di andare in piazza, di parlare con gli amici, di passare una serata spensierata e al tempo stesso conoscere le radici della propria città. L’utile e il dilettevole.

Come realizzarlo se non mettendosi insieme, in rete? Ci vogliono risorse, persone e il carisma dell’unità di Enzo e Giusy che coinvolgono le tante associazioni locali impegnate nei campi più disparati, dal trekking al giardinaggio, con un autofinanziamento diffuso senza scopo di lucro per comprare un carretto da gelataio stile anni ’80. In un mese raccolgono la cifra necessaria, ottengono l’autorizzazione sanitaria dell’Asl per la distribuzione degli alimenti e l’entusiasmo di tante persone coinvolte.

L’incasso del venduto, detratte le spese, sarà subito reinvestito in nuove iniziative culturali. A chi generosamente ha partecipato alla sottoscrizione, ha avuto ben 20 gelati gratis. La fattura di acquisto del carretto da gelataio è pubblicata sul sito dell’associazione “Fatti per volare” (https://www.fattipervolare.org/ ) per la trasparenza assoluta che crea fiducia. Da maggio in poi, per tutta l’estate tre sere a settimana, venerdì, sabato e domenica, dalle 20 in poi, giovani e adulti sono stati protagonisti della vendita.

Anche il sacerdote del paese si è messo il grembiule e ha distribuito il gelato. Come non ricordare don Tonino Bello quando scriveva: «Io amo parlare della chiesa del grembiule che è l’unico paramento sacro che ci viene ricordato nel Vangelo. “Gesù si alzò da tavola, depose le vesti si cinse un asciugatoio”, un grembiule l’unico dei paramenti sacri».

La proposta è andata bene, ha coinvolto tante persone, altre frazioni hanno richiesto il carretto del gelato e soprattutto con la vendita sono state finanziate tante piccole serate culturali per valorizzare i talenti locali. La piazza si è allargata e riempita di tavolini, sedie, di nuovo luogo di ritrovo. Si sono esibiti cantanti, attori, musicisti con violino e fisarmonica.

Un’occasione anche per conoscere la canzone napoletana, fare un laboratorio artigianale sui giocattoli in legno e sull’importanza delle api per l’ecosistema, imparare a fare la pasta, la pizza e i biscotti. Insomma, il gelato che promuove la cultura, il bene comune, l’unità nella comunità per dare nuova vita alla Civitas.

Aurelio Molè




Essere pellegrini di pace e unità. Videointervista a Margaret Karram

La presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram, risponde alle domande di Insieme sulla delicata situazione internazionale, sul Cammino sinodale, sull’attualità dell’eccomi di Maria e sulla Terra Santa.

Una visita che cade in un tempo di grandi tribolazioni. Il momento migliore per «affidare il mondo» alla Regina della pace e per lavorare ad una rinnovata unità. Un compito che richiede fatica, pazienza, ma dà gioia.

Margaret, in che modo l’unità potrebbe favorire i processi di pace, quelli interiori e quelli globali?

«L’unità è costruire rapporti veri, sinceri; prima di tutto è un dono di Dio. Affinché sia vera, non solo un’amicizia, per entrare in questo ascolto profondo, dobbiamo mettere delle premesse: un contributo importante lo abbiamo dalla nostra vita interiore e di preghiera. Se ognuno di noi non ha questa ricchezza spirituale dentro, non può costruire una unità vera.

Ci vuole l’amicizia per costruire l’unità, ma non basta. Ci vuole anche una vita interiore che arricchisca reciprocamente e ci faccia entrare nella vita dell’altro. San Paolo ci dice che il farsi uno con l’altro è portare i pesi dell’altra persona, i suoi dolori, le sue gioie. Fare questo richiede fatica e sacrificio, ma è proprio vero che ci dona gioia e pace. Penso sia quello di cui oggi il mondo abbia più bisogno.

Dobbiamo saper costruire un rapporto vero, un dialogo vero che ci porti ad accettare la diversità dell’altro, a non giudicare l’idea diversa, ma ad accogliere. È questo che ci fa costruire un dialogo sincero, vero, basato sì su un’amicizia, ma soprattutto su qualcosa di spirituale. Se lo viviamo, oggi, sono convinta che tanti rapporti cambieranno e potremo pensare a una fraternità diversa, a costruire la pace».

La Chiesa è in Cammino sinodale. Qual è il contributo del Movimento dei Focolari?

«Tanti membri del Movimento sparsi nel mondo sono inseriti nei contesti ecclesiali locali. Già lì diamo un contributo specifico essendo parte della Chiesa locale, ma anche come spirito e carisma dell’unità. In particolare, per vivere ed essere figli della Chiesa cattolica non basta solo vivere l’interno, costruire rapporti con i cattolici; noi possiamo contribuire ad aprirci all’unità con le altre Chiese, al dialogo con le altre religioni, a dialogare con le persone che hanno convinzioni diverse. Il nostro contributo è aprirci a tutte queste realtà perché la Chiesa includa tutti, tutto il popolo di Dio.

A livello internazionale come Movimento abbiamo lavorato tanto, raccogliendo le sensibilità e le esperienze di varie culture. Abbiamo raccolto tutto e l’abbiamo inviato al Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita affinché arrivasse anche un nostro contributo specifico alla segreteria del Sinodo. Questo Cammino sinodale è molto importante».

Leggi tutta l’intervista a cura di Salvatore D’Angelo su Insieme:

https://www.insiemenews.it/2022/11/14/essere-pellegrini-di-pace-e-unita-intervista-a-margaret-karram/

 




CAMMINARE INSIEME – profezia di un cammino sinodale

CAMMINARE INSIEME – profezia di un cammino sinodale” è  il titolo del pomeriggio di domenica 6 novembre 2022 che ha portato più di 300 persone al Centro Parrocchiale Maria Orsola di Vallo Torinese; l’occasione è stato il 50esimo della lettera pastorale: “Camminare insieme” del card. Michele Pellegrino

Il pomeriggio è iniziato con una breve biografia del Cardinal Pellegrino, durante la quale ci ha particolarmente emozionato (grazie a una registrazione del 1977) sentire dalla sua viva voce, il motivo per cui, dopo aver lasciato la diocesi, ha scelto di abitare a Vallo Torinese. Uno sprone per continuare a perseverare, ad essere accoglienti e ad essere, come lui diceva: “gente buona…”.

Dopo una breve relazione sul periodo storico e culturale in cui Pellegrino è stato chiamato a diventare Arcivescovo di Torino, Mons. Piero Coda, in modo chiaro e sapienziale ha proposto riflessioni sulla Lettera pastorale: ha evidenziato la profonda consonanza con il magistero di Papa Francesco, la profezia di sinodalità che in essa è racchiusa, e tutta la sua potenzialità e attualità ancora da esprimere nell’oggi della Chiesa.

Ha inoltre sottolineato quanto le tre parole chiave della Lettera pastorale – Povertà, Libertà, Fraternità – siano le caratteristiche del ministero di Papa Francesco. Sono state poi queste tre parole il filo conduttore di alcune esperienze di vita concreta: dalla comunione dei beni, non solo spirituale ma anche materiale, al vivere la libertà che i giovani hanno esplicitato mettendo in pratica l’amore scambievole, alla fraternità sacerdotale e la catechesi nell’annuncio della Parola.

E’ stata molto significativa la testimonianza di don Sergio Fedrigo, della comunità di Borgaro, che insieme a don Alessandro e don Marco hanno iniziato un’esperienza di vita comune.

Una persona ci ha scritto: “Ho vissuto un pomeriggio luminoso, di straordinaria ricchezza di vita evangelica scaturita dalla profezia della “Camminare insieme”. La presenza di molti giovani ha dato la speranza di poter continuare questa vita di comunione che la Chiesa oggi ci propone attraverso il cammino sinodale.

La comunità di Vallo Torinese

PUOI LEGGERE QUI LA LETTERA “CAMMINARE INSIEME”

[…]

L’arcivescovo la scrive in un mese. Racconta don Piergiacomo Candellone, segretario di Pellegrino: «Era un voluminoso dossier che il padre annotò su decine di fogli e che la segretaria dattiloscrisse. Ai più stretti collaboratori i vicari Maritano, Valentino Scarasso e Franco Peradotto vennero consegnate le pagine per averne osservazioni e critiche. Pure a noi della segreteria domandava pareri poiché nella sua umiltà riteneva che tutti potessero dargli un aiuto. Il titolo stentava a nascere. Si pensò dapprima a “Povertà, libertà, fraternità”, ma sapeva tanto di Rivoluzione francese. Un mattino, mentre passeggiava con Maritano e Scarasso, si fermò, ci guardò con un sorriso: “Che ne dite di “Camminare insieme”, come stiamo facendo noi, come ha fatto la diocesi quest’anno?».

Fonte: https://vocetempo.it/la-camminare-insieme-dellarcivescovo-pellegrino-50-anni-dopo/

 




Un carisma donato, un carisma vissuto. Gocce di spiritualità per tutti

Sono circa le 14.00 di domenica ed il programma è terminato. Anche il buon pranzo è terminato … ma si cercano ancora piccoli pretesti per non lasciarsi: un cenno affettuoso, uno scambio dei contatti, l’immancabile caffè ai distributori.

Si desidererebbe rimandare la partenza per  fissare nel cuore le emozioni e gli istanti che nel fine settimana  hanno allargato l’anima e fatto brillare gli sguardi. Forse, dire ai ‘compagni di viaggio’  ciò che si prova intimamente, fare un appunto in un foglietto da lasciare alla reception o esprimere verbalmente la propria gratitudine, dà la certezza che è accaduto davvero … E’ così infatti che ci si saluta quel giorno senza dimenticare di accertarsi che tutti ritornino per l’appuntamento successivo.

Dove siamo? Al centro Mariapoli “Chiara Lubich” di Cadine, a Trento. Siamo al termine del primo weekend del percorso ‘Gocce di Spiritualità’  riproposto dal 21 al 23 ottobre dopo l’apprezzamento dell’edizione dello scorso anno. Circa sessanta  persone provenienti da un ampio raggio territoriale: Monza, Ferrara, Bologna, Treviso, Mestre, Bolzano, Rovereto, Trento e altri centri della regione ‘ospitante’.

La proposta trentina di ‘Gocce’, in virtù degli eventi di cui la città è stata teatro negli anni ’40, contiene uno sguardo inedito sulla ‘piccola storia’(cfr. “Memoria e Presente“ di Lucia Abignente):  la vita del Movimento in città, a Trento  nei primissimi anni, quasi una ‘cronaca’  storica ed esperienziale di quel ‘cortocircuito’  che ha immesso, nel tempo, dinamiche inconsuete (oppure ‘nuove’): cortocircuiti appunto (come li ha definiti Giovanni Delama, storico e scrittore trentino nel suo intervento introduttivo).

Se normalmente la ‘causa-violenza’ genera un ‘effetto-violenza’, a Trento il  ‘Tutto crolla’ … ha prodotto un effetto diverso: ha innescato la scoperta che  “Dio ci ama immensamente” …  e una rivoluzione d’amore nelle persone e in città.

“Gocce” ha messo in luce che – se le circostanze sono diverse –  la ‘qualità’ dei tempi di allora e di oggi è molto simile. In questo senso la visita ai luoghi della città che appartengono a questa storia non ha avuto nulla di nostalgico o di distante dai nostri vissuti. Anzi!

Ma, in più, c’è quello che si è creato lì, ‘tra’ i convenuti. Una sorta di contenuto spontaneo di valore aggiunto. Le affermazioni che si colgono qua e là  sono significative. La narrazione dal cuore caratterizza il rapportarsi e il dialogare di quei giorni. Se si potesse stilare una statistica delle espressioni in base alla loro frequenza avremmo in testa gioia e scoperta, ma anche energia, sollievo, consolazione, pace. E poi: esperienza indelebile, polla d’acqua pura, sorgente generosa, rinascita interiore.

Devo dire che mi ha colpito il termine ‘rimedio’ usato con convinzione da una delle partecipanti per definire l’efficacia di ‘Gocce di spiritualità’. Rimedio è una parola che mi piace molto: sa di cura e prendersi cura: anche di sé stessi. Sa di qualcosa di molto umano, non prodotto in laboratorio. E’ rassicurante, guarisce, risana come l’amore, fa ritornare all’ordine naturale della creazione, dell’anima. Fa stare bene e guardare avanti. Dice molto, dice tutto.

Il vangelo si percepisce come attualizzato e anche parlare di ‘fioretti’ perde completamente la connotazione pietistica che …  Ritornare a erano tempi di guerra, incipit di ogni narrazione della storia dell’Ideale, ci dice che questo ‘oggi’ così complicato, frammentato e buio ritorna ad essere il nostro ecosistema di vita – bonifica – . Potere del … rimedio.

Un saluto tra i molti ma al tempo stesso  una promessa è stato “Sempre lì, nella Piazza”. Bello, vivo, vero. Certo, ci si riferisce a Piazza Cappuccini (indirizzo del primo focolare)  ma ora ad ogni ‘piazza ‘ nella vita dell’uomo.

Andreina Altoè

 




Loppiano: “Formato Famiglia” 29-30 ottobre 2022

Il 29 e 30 ottobre si è svolto  a Loppiano il primo week end di “Formato Famiglia”, al quale hanno partecipato 26 famiglie per un totale di 84 persone di cui 26 bambini/ragazzi da 1 anno a 16. Tra queste famiglie 10 hanno inaugurato, con i propri camper,  la nuova area campeggio situata nei pressi del Salone San Benedetto, in posizione centrale per raggiungere a piedi i vari luoghi della  cittadella.

Alcuni camperisti sono già arrivati il venerdì sera e, come si usa fare nei campeggi o nelle aree di sosta, si è subito fraternizzato parlando di camper e di luoghi visitati. Argomento del week end  “L’arte di amare: proviamoci in famiglia”.

Il sabato mattina il ritrovo era presso l’Auditorium: ci siamo conosciuti dicendo i nomi e sottolineando una caratteristica della propria famiglia. Poi la presentazione della cittadella attraverso la testimonianza di Enrico e Daniela Borello, un video di presentazione della cittadella e l’esperienza di un focolarino.

Nel pomeriggio, dopo una tappa all’Atelier di Hung e alla Bottega di Ciro, Enrico, Daniela e Loredana hanno organizzato per i ragazzi un’attività di costruzione casette per uccellini per la quale hanno lavorato di sega, martello, colla e pennello, mentre i genitori affrontavano la passeggiata per raggiungere la Scuola Loreto

Nella nuova “Sala G” Meri Cibra e Maddalena Triggiano hanno  presentato la Scuola Loreto con un pò di storia, un breve video e la testimonianza di una  famiglia ungherese da poco arrivata alla scuola. Grande attenzione e ascolto da parte di tutti.

Santina e Pier Luigi hanno poi introdotto l’Arte di Amare, tema centrale del week end, con parte del discorso di Chiara a Taipei del 1997. I vari punti dell’arte di amare sono poi stati ripresi declinandoli nella vita di famiglia e corredati da esperienze concrete.

Il pomeriggio si è concluso con un invito al dialogo di coppia sulla base di alcuni spunti: “Provate a  raccontarvi di quella volta che avete vissuto uno o più punti dell’arte di amare  e che cosa avete provato” e “C’è un punto dell’arte di amare che vi ha colpito in particolare e che potrebbe essere un passo in più per la vostra famiglia?” Una mezz’ora che è stata molto apprezzata durante la quale le coppie hanno potuto regalarsi un pò di tempo per parlarsi e confrontarsi.

Un momento speciale è stata la cena: un gruppo di famiglie della Romagna aveva dato la disponibilità a procurare e cucinare per tutti piadine con affettati e formaggio squacquerone. E’ stato un vero momento di “famiglia di famiglie”, che ha consentito di conoscerci di più, di intrecciare relazioni più profonde, sia per gli adulti che per i ragazzi che, dopo il bellissimo pomeriggio insieme iniziato con un pò di diffidenza, si sono sentiti tra amici.

Tocco finale della serata è stata la presenza di Lode che ci ha offerto la sua storia e alcuni suoi “caffè” nei quali ha presentato la genesi di alcune canzoni del Gen Rosso poi ascoltate insieme gustandone i testi in modo nuovo!!

La spesa della cena è stata suddivisa tra tutti, con la decisione comune di lasciare per le esigenze della cittadella l’eventuale avanzo, in parte per la Scuola Loreto e in parte come piccola goccia per la riparazione del tetto della chiesa (in totale 408,00 euro).

Un momento semplice ma intenso è stata anche la buonanotte tra i camperisti : davanti ad un bicchierino di mirto, limoncello  o genepy hanno recitato insieme la “preghiera del camperista” scritta da papa Giovanni Paolo II.

La domenica mattina i ragazzi hanno offerto a tutti un momento di risveglio muscolare e poi hanno presentato il frutto del loro lavoro: c’erano fermento e trepidazione perché subito dopo avrebbero  sistemato sugli alberi le casette per uccelli costruite.  Con l’aiuto di un esperto hanno poi percorso il sentiero “Laudato Sii”, ascoltato i rumori del bosco, sperimentato il camminare sull’erba bagnata e altre  piccole esperienze straordinarie che la natura offre e che hanno suscitato in molti di loro una richiesta  ai genitori: “Ma quando ritorniamo a Loppiano?”

Con gli adulti si è ripreso il tema dell’arte di amare con una risposta di Chiara ad un gruppo di religiose, data a Loppiano nel 1989. E’ seguito un momento di comunione e condivisione tra tutti molto profondo curato da Joao e Soraia: alcune coppie hanno aperto veramente cuore e anima e donato esperienze e sentimenti toccanti. Si è creato un silenzio sacro, di profondo ascolto e partecipazione.

Sapevamo di una coppia in difficoltà che da tempo non si parlavano tra di loro: ad un certo punto sono usciti dalla sala e abbiamo visto che stavano parlando tra loro in modo serio e pacato, con qualche lacrima da parte di tutti e due.

Non è stato facile salutarci al termine del week end, perché ognuno sentiva che partiva una parte di sè,  e il distacco era difficile per l’esperienza di famiglia e di gioia vissuta insieme.

Per noi è stata un’esperienza molto bella, ci è sembrato un piccolo miracoletto per il “clima” che si è creato fin da subito. Nei giorni precedenti abbiamo sentito personalmente tutte le famiglie prenotate e quando ci siamo incontrati ci sembrava di conoscerci da tempo e di volerci già bene. Ci sembra che le famiglie cerchino e abbiano bisogno di momenti di stop per ricaricare le batterie, come qualcuno ci ha detto, per confrontarsi e la formula del week end full immersion nella cittadella di Loppiano con un tema specifico possa essere una buona risposta, anche se alcuni aspetti ci sembrano da rivedere e da migliorare.

Santina e Pier Luigi Crocchioni




Quello che ci torna da quel poco che abbiamo donato non ha prezzo!

“Dopo i 2 anni di “pausa” Covid ci sentivamo impoveriti, più protetti tra le mure di casa che fuori. Quanta fatica nel provare a ricominciare…ma incoraggiati dal cammino sinodale e da un invito di una parrocchia, a riprendere un progetto per bambini già fatto per tre anni prima del Covid, abbiamo detto il nostro “si”, grazie anche alla rivista BIG di Città Nuova che ci aiuta.

Abbiamo cominciato a ristudiare un percorso che quest’anno è proprio sulle emozioni, un appuntamento quindicinale sostenuto dalla comunione dei beni della comunità, mentre la parrocchia ci mette a disposizione gli ambienti. Ovviamente questo comporta impegno studio e fatica, anche fisica, e riuscire con le parole a raccontare le nostre emozioni sarebbe riduttivo.

Proverò a farlo raccontandovi quello che è successo a me: proprio ieri abbiamo avuto l’incontro con i bambini che prima non conoscevamo; dopo il laboratorio di lettura mi sono spostata un attimo per prendere velocemente il materiale per cominciare il laboratorio creativo e, nel girarmi, mi accorgo che due bimbi senza essersi messi d’accordo hanno iniziato a correre verso di me e sono venuti ad abbracciarmi forte.

Quell’abbraccio, che ancora fisicamente sento, mi ha sciolto la mente e il cuore! Nonostante la fatica, la stanchezza della giornata, sono tornata a casa piena di gioia perché è stato in quell’abbraccio spontaneo che ho colto il loro dirci grazie per esserci spogliate dal ruolo di “signore “ e esserci messe in gioco, in quell’abbraccio ho colto il grazie per il tempo che stiamo dedicando loro, perché si sentono liberi di parlare , di raccontarsi, di sollevarsi dai propri pesi anche se piccoli, e di giocare in libertà.

Nonostante tutti i nostri limiti sento di dover dire a tutti “rimettiamoci in gioco “, perché quello che ci torna da quel poco che abbiamo donato non ha prezzo!

Un caro saluto dalle “zie “ del laboratorio Isa, Lina,Giovanna, Lina, Maria ,Teresa e Manuela

(Comunità di Andria)




Un’economia disarmata per la conversione ecologica integrale

Video completo del convegno con messaggio video di Margaret Karram

a partire dal minuto 59:

Riportiamo qui l’interno che Carlo Cefaloni ha fatto alla Casa della Carità di Milano il il 26 ottobre 2022 all’interno del convegno I poveri e la guerra per un mondo più giusto, umano e compassionevole.

Per un discernimento che nasce dalla vita

Il messaggio che abbiamo ascoltato della presidente Margaret Karram ha messo bene in evidenza l’orizzonte generale e il cuore della realtà del Movimento dei Focolari che, a prescindere da ogni classificazione, è un esperimento di fraternità su scala planetaria nato storicamente durante la seconda guerra mondiale. Una proposta radicale e popolare di impronta evangelica condivisa nel tempo da persone di diverse latitudini, tradizioni culturali, credo confessionale e religioso ma anche da chi non ne professa alcuno.

Alla radice si avverte l’urgenza di rispondere a quelle domande che Margaret ha esplicitato nel suo intervento con riferimento ai nostri giorni: «Sappiamo ancora metterci in ascolto del grido dell’umanità? Entrare nelle spaccature più profonde?».

Non si comprendono le ragioni dell’impegno per la pace senza far riferimento a quel grido dell’umanità che noi riconosciamo nello smarrimento e domanda di senso urlato da Gesù sul patibolo imposto da quel connubio di poteri che non ha tempo ma si perpetua nella storia in tanti modi.

Cosa significa “entrare nelle spaccature più profonde”?

C’è un esempio di discernimento che emerge da una vicenda in cui siamo coinvolti. Una fabbrica di armi in Sardegna è controllata da una multinazionale tedesca che ha usato il sito in Italia per produrre bombe da inviare all’aviazione saudita che le utilizza nella guerra in Yemen. Esiste una legge in Italia che vieta l’invio di armi ai Paesi in guerra, un testo normativo che applica la costituzione ed è stato conquistato dagli operai che hanno fatto obiezione alla produzione bellica.

La norma tuttavia viene aggirata grazie ad eccezioni escogitate da forti gruppi di interesse che riescono anche a far credere che la produzione di armi sia fonte di benessere per tutti. Il territorio dove sorge la fabbrica è il Sulcis Iglesiente dove la crisi della filiera estrattiva del carbone ha portato i lavoratori e la popolazione a barricarsi in miniera per salvare inutilmente il reddito delle famiglie.

Porre le persone davanti al dilemma tra il mantenimento dell’occupazione in cambio di un certo tipo di produzione è il contrario di ciò che ha detto papa Francesco quando si è recato a Cagliari: il lavoro è occasione di riscatto, non di ricatto.  Le alternative esistono ma non sono finanziate e così abbiamo l’imposizione di un modello economico che impone la sua logica recessiva da un territorio impoverito d’Italia allo stato più povero del Golfo persico dove dal 2015 si consuma una guerra che l’Onu annovera tra i peggiori disastri umanitari.

Rispondere al “grido dell’abbandono” ha significato non chiudere gli occhi, riconoscere la testimonianza di chi coerentemente, fin dal 2001, contesta la conversione di una fabbrica di mine per gli scavi minerari in luogo di produzione per aerei cacciabombardieri per porre una questione di coscienza: possiamo restare indifferenti come chi ha voluto ignorare o tollerare l’attività dei campi di sterminio?  È nato così un comitato riconversione che ha come obiettivo l’intera economia del territorio e aiuta ad alzare lo sguardo alle scelte che in Italia da almeno 30 anni hanno portato a far crescere il comparto delle armi a scapito delle produzioni in campo civile che pure erano d’avanguardia e in grado da far moltiplicare i posti di lavoro. Il comitato, al quale aderiscono persone di diverse parti d’Italia e non solo, si è messo in rete con realtà nazionali e internazionali, tanto da incidere sulla scelta del governo italiano nel 2020 di bloccare l’invio di bombe in Arabia Saudita.

Grazie anche al rapporto con le chiese evangeliche tedesche del Baden e alla federazione evangelica italiana è stata promossa una rete di imprese locali riunite nel progetto War Free, marchio internazionale registrato, impegnate in attività libere dalla filiera della guerra.

Quando ne parlo registro una forte incredulità. Alcuni si ricordano di simili esperienze e attese che fanno parte della loro gioventù, ma non capiscono che parliamo di una storia attuale che deve fare i conti con scelte di politica industriale che persistono nel non voler investire nella conversione ecologica integrale che impone il ripudio della guerra.

Così la multinazionale che ha perso alcune commesse tra quelle che, prima del clima di riarmo generale indotto dalla guerra in Ucraina, è la depositaria di brevetti esclusivi sui droni kamikaze che vuole sviluppare con la nostra industria.

La prima povertà che ci interpella è la mancanza di prospettive di futuro, di un altro modo di stare al mondo che sia veramente libero, al di là di ogni retorica, dall’idolatria del denaro.

Come storia di riscatto da una povertà imposta da un sistema iniquo, riporto la storia di una famiglia di 6 persone dove il padre, dopo aver perso il posto di lavoro per una delle tante delocalizzazioni selvagge, ha rifiutato di collocarsi nella fabbrica di bombe, accettando anche di emigrare da solo in altre regioni per poter guadagnare qualcosa e ora è tornato a casa in una delle imprese war free.

Questa presa di consapevolezza ci ha condotto in questi anni ad incontrare i portuali di Genova che hanno rifiutato anche loro di essere ridotti ad ingranaggi di un gigantesco nastro trasportatore di armi via mare.

Una scelta coraggiosa che li ha esposti a rappresaglie e anche ad inchieste penali ma che inaspettatamente ha visto una solidarietà pubblica anche da quel mondo cattolico timoroso di esporsi con certi “estremisti” che il papa ha invitato, invece, a prendere come esempio. Il 2 aprile anche con la pastorale sociale nazionale e la stessa diocesi di Genova abbiamo condiviso come movimento una marcia pubblica in città con istanze rivolte alla capitaneria di porto.

Ora è evidente che senza un impegno deciso per una conversione economica e di scelte industriali i nostri amici portuali resteranno esposti ai pericoli, a partire dalla sicurezza economica delle loro famiglie. Non possiamo perciò fermarci alla solidarietà. Serve a poco citare La Pira restando alle gesta di 50 anni fa. Chi vuole prendere sul serio il suo impegno profetico deve ripartire da luoghi come il porto di Genova.

Infine una terza finestra in questo discernimento che parte dalla vita. Nel 2021 abbiamo lanciato assieme ad altri un appello alle associazioni e movimenti cattolici per prendere sul serio per l’Italia l’appello del papa ad aderire al trattato Onu del 2017 che mette al bando le armi nucleari. Come chiede la campagna “Italia ripensaci” promossa da Rete pace e disarmo.

Non un vano documento formale che si firma con la convinzione della sua irrealizzabilità considerando la collocazione internazionale del nostro Paese in un’alleanza militare che fa della deterrenza nucleare un punto invalicabile. La questione è molto più profonda. Si tratta di interrogarci profondamente sullo scenario apocalittico di scomparsa dell’umanità che Francesco ci invita a prendere sul serio. Alla radice, come aveva messo in evidenza con grande lucidità Thomas Merton, c’è il fatto che la bomba è diventata di fatto il nostro idolo, la fonte della nostra salvezza al posto di Dio. In verità è un demone falso e tragicamente fallibile come dimostra il fatto che la diffusione di tali ordigni di morte è così diffusa senza controllo che la federazione degli scienziati americani ci avvertono che siamo a pochi minuti dalla mezzanotte nucleare.

Eravamo giunti a promuovere un incontro sul tema molto partecipato da diverse realtà a livello nazionale il 26 febbraio, ma questo appuntamento è venuto a cadere a due giorni dalla data che segna un cambiamento d’epoca con il ritorno della guerra in Europa, tra nazioni di tradizioni cristiane, senza intravedere una via d’uscita e con la prospettiva esplicitata dell’uso dell’arma nucleare in grado di innescare la scintilla dell’autodistruzione.

Come aveva visto, con lucida premonizione, Alex Langer, senza una capacità di proporre alterative credibili saremo travolti dalla logica implacabile della guerra giusta invocata da ogni parte in causa.

Ed è questo il dilemma e lo smarrimento che ci troviamo a vivere anche dentro la Chiesa davanti ad uno scenario che può evolvere in ogni momento. Credo che per un discernimento comune bisogna partire umilmente da questa condizione che ci interpella profondamente e ci fa sentire vicini coloro che oltre 100 anni fa si son trovati a risvegliarsi come sonnambuli precipitati nella prima guerra mondiale.

Per questo motivo sosteniamo l’iniziativa di Stopthewarnow che si è recata più volte in Ucraina e la prossima manifestazione del 5 novembre a favore del cessate il fuoco e l’apertura di un negoziato di pace.

Concludo perciò con questa citazione dell’autobiografia di Igino Giordani, cofondatore del Movimento dei Focolari, scritta al temine della sua vita raccontando l’esperienza dei suoi 20 anni vista da chi poi è diventato un forte oppositore della dittatura, padre costituente e promotore della prima proposta di legge sull’obiezione di coscienza in Italia già nel 1949.

   «Avendo trovato un posto in un Ministero, mi accinsi a menare una vita tranquilla. Difatti, pochi mesi appresso (1915) scoppiò la Prima Guerra mondiale. I nazionalisti, i lettori di D’Annunzio, gl’intossicati della letteratura antiaustriaca ci videro l’occasione per rinnovellare l’impero di Cesare Augusto, cogliere allori con rime e sopra tutto trovare un posto in carriere senza fatiche. Ed esplosero comizi guerrafondai in piazza, ai quali io andavo per protestare contro la guerra; tanto che una volta un personaggio da me stimato, ascoltando le mie grida mi ammonì: – Ma lei vuol farsi ammazzare!

Già: io non capivo come si potesse generare alla vita un giovane, farlo consumare negli studi e nei sacrifici, al fine di maturarlo per una operazione, in cui lui avrebbe dovuto uccidere gente a lui estranea, sconosciuta, innocente, ed egli a sua volta avrebbe dovuto farsi uccidere da gente alla quale non aveva fatto alcun male. Vedevo l’assurdità, la stupidità, e sopra tutto il peccato della guerra: peccato reso più acuto dai pretesti con cui la guerra si cercava e dalla futilità con cui si decideva.

Il Vangelo, meditato già abbastanza, m’insegnava, come dovere inseparabile, di far del bene, non di uccidere; di perdonare, non di vendicarmi. E l’uso della ragione mi dava quasi la misura dell’assurdità d’una operazione, la quale as­segnava i frutti della vittoria non a chi aveva ragione, ma a chi aveva cannoni; non alla giustizia, ma alla violenza […].

Nel «maggio radioso» 1915, fui chiamato alle armi. […] Quante trombe, quanti discorsi, quante bandiere! Tutta roba che infittiva dentro il mio spirito la repugnanza per quegli scontri, con governi che, incaricati del bene pubblico, attuavano il loro compito ammazzando figli del popolo, a centinaia di migliaia, e distruggendo e lasciando distruggere i beni della nazione: il bene pubblico. Ma quanto tutto ciò mi apparve cretino! E soffrivo per milioni di creature, alle quali si soleva per forza far credere nella santità di quegli omicidi, santità attestata anche da ecclesiastici che benedicevano cannoni destinati a offendere Dio nel capolavoro della creazione, a uccidere Dio in effige, a realizzare il fratricidio in persona di fratelli, per di più battezzati.

Quale recluta fui mandato a Modena, dove c’era una specie di università per la formazione di guerrieri e duci. Venendo da Virgilio e Dante, lo studio di certi manuali, dove s’insegnava a ingannare il nemico per giungere ad ammazzarlo, mi fece tale effetto che, con una imprudenza non superabile, scrissi su uno di essi: – Qui s’impara la scienza dell’imbecillità –. Ben altro concetto avevo io dell’amor di patria. Lo concepivo infatti come amore; e amore vuol dire servizio, ricerca del bene, aumento del benessere, per la produzione di una convivenza più felice: per la crescita e non per lo stroncamento, della vita».

Vedi anche: https://www.focolaritalia.it/2016/11/30/economia-disarmata-gruppo-riflessione-azione/




No alle armi nucleari e sì a forti gesti di pace e di dialogo

I Presidenti e Responsabili delle realtà ecclesiali, del mondo cattolico italiano e i movimenti ecumenici e nonviolenti a base spirituale a pochi giorni dalla grande manifestazione per la pace del 5 novembre a Roma e uniti a Papa Francesco, offrono un  contributo di riflessione al dibattito e al confronto in corso sul drammatico problema della guerra e sulla necessità di avviare concreti percorsi di pace. Citano la frase di Don Primo Mazzolari: “Il cristiano è un uomo di pace, non un uomo in pace. Fare la pace è la sua vocazione”.

 Comunicato dei Presidenti e dai Responsabili nazionali di

Acli, Azione Cattolica Italiana, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei
Focolari Italia, Pax Christi, Fraternità di Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio,
Sermig, Gruppo Abele, Libera, AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), FUCI
(Federazione Universitaria Cattolica Italiana), MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale), Argomenti 2000, Rondine-Cittadella della Pace, MCL (Movimento Cristiano Lavoratori), Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, Città dell’Uomo, Associazione Teologica Italiana, Coordinamento delle Teologhe Italiane, FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario), Centro Internazionale Hélder Câmara, CSI (Centro Sportivo Italiano), La Rosa Bianca, MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani), MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), Fondazione Giorgio La Pira, Fondazione Ernesto Balducci, Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, Fondazione Don Primo Mazzolari, Fondazione Don Lorenzo Milani, Comitato per una Civiltà dell’Amore, Rete Viandanti, Noi Siamo Chiesa, Beati i Costruttori di Pace, Associazione Francescani nel Mondo aps, Comunità Cristiane di Base, Confcooperative, C3dem, MEC (Movimento Ecclesiale Carmelitano), AIDU (Associazione Italiana
Docenti Universitari Cattolici), Arca di Lanza Del Vasto, Fondazione Magis, UCIIM (Unione
Cattolica Italiana Insegnanti Medi), IPRI-CCP (Istituto Italiano Ricerca per la Pace-Corpi Civili di Pace), AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici), Ordine Secolare Francescano OFS, FESMI (Federazione Stampa Missionaria Italiana).

Diciamo No alle armi nucleari e Sì a forti gesti di pace e di dialogo
A pochi giorni dalla grande manifestazione per la pace del 5 novembre a Roma e uniti
a Papa Francesco, offriamo questo contributo di riflessione al dibattito e al confronto
in corso sul drammatico problema della guerra e sulla necessità di avviare concreti
percorsi di pace.
Dal 24 febbraio 2022 la Russia di Putin con l’invasione dell’Ucraina ha portato la
guerra nel cuore dell’Europa. Una guerra che comporta in prevalenza vittime civili, tra
cui in maggioranza donne, bambini e anziani, a causa di bombardamenti su abitazioni,
scuole, ospedali, centri culturali, chiese, convogli umanitari. Questa guerra si pone
accanto alle tante altre sparse per il mondo, per lo più guerre dimenticate perché lontane
da noi.
Da quando è apparso sulla terra l’uomo ha cominciato a combattere contro i propri
simili: Caino ha ucciso Abele. E poi tutta una sequela di guerre: di conquista e di
indipendenza, guerre rivoluzionarie e guerre controrivoluzionarie, guerre sante e
guerre di religione, guerre difensive e guerre offensive, crociate…fino alle due guerre mondiali. Con la creazione delle Nazioni Unite si pensava che la guerra fosse ormai
un’opzione non più prevista, una metodologia barbara, dunque superata, per la
soluzione dei conflitti. E invece no. Eccoci ancora con il dramma della guerra vicino a
noi.
Don Primo Mazzolari, dopo l’esperienza drammatica di due guerre mondiali, era
giunto alla conclusione, in “Tu non uccidere”, che la guerra è sempre un fratricidio, un
oltraggio a Dio e all’uomo, e di conseguenza, tutte le guerre, anche quelle
rivoluzionarie, difensive ecc., sono da rifiutare senza mezzi termini. È quanto aveva
scritto ai governanti dei Paesi belligeranti anche Papa Benedetto XV nel pieno della
prima guerra mondiale, indicandola come “una follia, un’inutile strage”. E come non
ricordare Paolo VI all’Onu nel 1965 con il suo grido rivolto ai potenti del mondo: “Mai
più la guerra, mai più la guerra, lasciate cadere le armi dalle vostre mani. Non si può
amare con le armi in pugno”? Un grido, questo, ripetuto da Giovanni Paolo II nel
tentativo di scongiurare la guerra in Iraq e l’invasione del Kuwait e da Benedetto XVI
ad Assisi accanto ai leader religiosi mondiali.
Ora, di fronte al drammatico conflitto in corso in Ucraina, è Papa Francesco a ricordarci costantemente che la guerra è “una follia, un orrore, un sacrilegio, una logica perversa”:
“Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una
soluzione, ma solo distruzione? In nome di Dio e in nome del senso di umanità che
alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate il
fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di
condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili. E tali
saranno se fondate sul rispetto del sacrosanto valore della vita umana, nonché della
sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze
e delle legittime preoccupazioni” (Angelus di domenica 3 ottobre 2022).

Come realtà del mondo cattolico italiano e dei movimenti ecumenici e nonviolenti a base spirituale, vogliamo unire la nostra voce a quella di Papa Francesco per chiedere un impegno più determinato nella ricerca della pace. Affidarsi esclusivamente alla logica delle armi rappresenta il fallimento della politica. Il nostro Paese deve da protagonista far valere le ragioni della pace in sede di Unione Europea, di Nazioni
Unite e in sede Nato. Il dialogo, il confronto, la diplomazia sono le strade da percorrere
con determinazione.
Servono urgentemente concrete scelte e forti gesti di pace. Di fronte all’evocazione del possibile utilizzo di ordigni atomici, e dunque di fronte al terribile rischio dello
scatenarsi di un conflitto mondiale, un gesto dirompente di pace sarebbe certamente la
scelta da parte del nostro Paese di ratificare il “Trattato Onu di proibizione delle armi
nucleari”, armi di distruzione di massa, dunque eticamente inaccettabili. L’abbiamo
già chiesto ad alta voce in 44 presidenti nazionali di realtà del mondo cattolico e come
movimenti ecumenici e nonviolenti a base spirituale, con la sottoscrizione, nella
primavera del 2021, del documento “L’Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione
delle armi nucleari”, e poi con un secondo documento del gennaio 2022. L’hanno
chiesto centinaia di Sindaci di ogni colore politico. L’hanno chiesto in un loro
documento i vescovi italiani. L’hanno chiesto associazioni e movimenti della società
civile.
Rinnoviamo ora questa richiesta al nuovo Governo e al nuovo Parlamento affinché
pongano urgentemente all’ordine del giorno la ratifica del “Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”, ad indicare che il nostro Paese non vuole più armi nucleari sul proprio territorio e che sollecita anche i propri alleati a percorrere questa strada di pace.
Purtroppo, anche dopo tante guerre, noi non abbiamo ancora imparato la lezione e
continuiamo ogni volta ad armarci, a fare affari con la vendita di armi e a prepararci
alla guerra.
Forse sarebbe opportuno con determinazione e coraggio percorrere altre strade. Forse
sarebbe opportuno riempire di precise scelte e contenuti quella che Giorgio La Pira
chiamava “l’utopia della pace”. Prima che sia troppo tardi.
“La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari ma
un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo e di impostare le
relazioni internazionali” (Papa Francesco, 24 marzo 2022).

Emiliano Manfredonia
Presidente nazionale delle Acli
Giuseppe Notarstefano
Presidente nazionale di Azione Cattolica Italiana
Giovanni Paolo Ramonda
Presidente dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Gabriele Bardo e Cristiana Formosa
Responsabili nazionali del Movimento dei Focolari Italia
Mons. Giovanni Ricchiuti
Presidente nazionale di Pax Christi
Davide Prosperi
Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione
Adriano Roccucci
Responsabile nazionale per l’Italia della Comunità di Sant’Egidio
Don Luigi Ciotti
Presidente del Gruppo Abele e di Libera
Ernesto Preziosi
Presidente di Argomenti 2000
Ernesto Olivero
Fondatore del Sermig (Servizio Missionario Giovani)
Luigi d’Andrea
Presidente nazionale del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale)
Allegra Tonnarini e Tommaso Perrucci
Presidenti nazionali della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana)
Roberta Vincini e Francesco Scoppola
Presidenti del Comitato Nazionale dell’AGESCI
Franco Vaccari
Presidente di Rondine, Cittadella della Pace
Antonio Di Matteo
Presidente nazionale MCL (Movimento Cristiano Lavoratori)
Paola Da Ros
Presidente Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV
Luciano Caimi
Presidente di Città dell’Uomo – associazione fondata da Giuseppe Lazzati
Ivana Borsotto
Presidente della Focsiv (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale
Volontario)
Rosalba Candela
Presidente dell’UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi)
Giuseppe Desideri
Presidente dell’AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici)
Don Riccardo Battocchio
Presidente nazionale dell’ATI (Associazione Teologica Italiana)
Lucia Vantini
Presidente del Coordinamento delle Teologhe Italiane
Vittorio Bosio
Presidente nazionale del CSI (Centro Sportivo Italiano)
Massimiliano Costa
Presidente nazionale del MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani)
Patrizia Giunti
Presidente della Fondazione Giorgio La Pira (Firenze)
Marco Salvatori
Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira (Firenze)
Andrea Cecconi
Presidente della Fondazione Ernesto Balducci (Fiesole)
Paola Bignardi e Don Luigi Pisani
Presidente e vicepresidente della Fondazione Don Primo Mazzolari (Bozzolo)
Agostino Burberi
Presidente della Fondazione Don Lorenzo Milani (Barbiana)
Rosanna Tommasi
Presidente del Centro Internazionale Hélder Câmara di Milano
Fulvio De Giorgi e Celestina Antonacci
Presidenti dell’associazione La Rosa Bianca
Giuseppe Rotunno
Presidente del Comitato per una Civiltà dell’Amore
Maria Grazia Di Tullio
Associazione Francescani nel Mondo aps
Franco Ferrari
Presidente dell’associazione Viandanti e della Rete Viandanti (costituita da 19
gruppi e 12 riviste di varie città)
Vittorio Bellavite
Coordinatore nazionale di Noi Siamo Chiesa
Don Albino Bizzotto e Lisa Clark
Presidente e vicepresidente dell’associazione Beati i Costruttori di Pace
Carla Biavati
IPRI-CCP (Istituto Italiano Ricerca per la Pace-Corpi Civili di Pace)
Paolo Sales
Per la Segreteria nazionale delle Comunità Cristiane di Base Italiane
Maurizio Gardini
Presidente nazionale di Confcooperative (Confederazione Cooperative Italiane)
Fabio Caneri
Coordinatore della rete C3dem (Costituzione, Concilio, Cittadinanza,) composta da
26 associazioni di varie parti d’Italia
Gabriele Tomasoni
Presidente nazionale del MEC (Movimento Ecclesiale Carmelitano)
Alfonso Barbarisi
Presidente AIDU – Associazione Italiana Docenti Universitari Cattolici
Enzo Sanfilippo e Maria Albanese
Responsabili italiani della comunità dell’Arca di Lanza Del Vasto
Ambrogio Bongiovanni
Presidente della Fondazione Magis
Pierangelo Monti
Presidente MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione)
Antonio Fersini
Ministro Regionale OFS Lazio
Suor Paola Moggi
Per la segreteria della FESMI (Federazione Stampa Missionaria Italiana)

Scarica il comunicato stampa




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Università Popolare Mariana 2022/2023: “Signore, insegnaci a pregare”- 15 aprile

Di seguito il calendario delle lezioni che si terranno in modalità in presenza e in streaming dell’Università Popolare Mariana per il 2022-23.

L’Università Popolare Mariana è stata fondata e inaugurata da Chiara Lubich il 15 ottobre 1980 a Rocca di Papa (Roma).

Essa si articola in corsi pluriennali affidati a diverse équipes di docenti. Per il carattere popolare di questa università, i testi delle lezioni sono il più possibile semplici, universali ed accessibili a tutti. Ogni anno di studio si conclude con colloqui finali vissuti come momenti di comunione nella linea della spiritualità dell’unità. Infatti, anche nell’insegnare e nell’apprendere, tutti cercano di tenere viva fra loro la presenza di Gesù (cf Mt 18,20 ), perché sia Lui ad informare con la sua sapienza il pensiero di ciascuno.

15 APRILE 2023
La preghiera nel carisma del Movimento dei Focolari
Fabio Ciardi (Italia) Mpm

La LEZIONE si svolgerà dalle 16.00 alle 18.30 presso il Centro Internazionale del Movimento dei Focolari, Via Frascati, 306 – Rocca di Papa
Si potrà seguire in streaming su live.focolare.org/upm

Calendario Lezioni precedenti – Corso 2022/2023
Modera: Rawan Naber (Giordania)
19 NOVEMBRE 2022
La preghiera: bisogno dell’essere umano di ogni tempo
Renata Simon (Germania) / Francisco Canzani (Uruguay)
Kasia Wasiutynska (Polonia) / Vania Cheng (Hong-Kong)
Sonia Vargas (Bolivia)
14 GENNAIO 2023
La Serittura: una scuola di preghiera
Franz 5edlmeier (Germania)
Stefan Tobler (Svizzera)
11 FEBBRAIO 2023
La preghiera di Gesù
Maria Magnolfi (Italia)
Sherin H. Salama (Egitto)
Kathrin Reusser (Svizzera – Argentina)
18 MARZO 2023
Il patrimonio della Chiesa sulla preghiera
José Damián Gaitán (Spagna) / Antonio Bacelar (Portogallo)
Thibaut Ndoreraho (Burundi) / Lesley Ellison (Regno Unito)

 




I tre percorsi dei Focolari in Italia

Lavori in corso su cammino sinodale, impegno civico e attenzione alle nuove generazioni

“Lavori in corso” è il titolo di un brano del Gen Rosso del 1995 interpretato con il cantautore Francesco Guccini. Un testo poetico di grande attualità. “C’è bisogno di silenzio, c’è bisogno di ascoltare” recita l’incipit perché “c’è bisogno di un amore vero” per costruire “il mondo che verrà domani” che “resta un’impresa da titani” dove tutti siamo protagonisti, “attori” “in questi grandi lavori in corso”.

I Focolari in Italia in una intensa due giorni, il 22-23 ottobre nel Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, si sono interrogati sui cantieri in corso e su come proseguire i lavori già intrapresi. 80 persone provenienti da tutta Italia, rappresentanti di tutte le varie diramazioni ed espressioni del Movimento dei Focolari, facenti parti di un organo consultivo chiamato Consiglio di zona (per tutta l’Italia e l’Albania), hanno esaminato prospettive, problematiche, progetti con un vivace e appassionato scambio di idee e condivisione del proprio vissuto. L’obiettivo è rendere sempre più concreti, meno frammentari, i tre percorsi già avviati: quello ecclesiale in corso da alcuni anni, quello civico di più recente costituzione e quello delle nuove generazioni.

Il primo anno del cammino sinodale nelle comunità dei Focolari in Italia ha segnato una tappa positiva di ascolto, incontro, confronto in piccoli gruppi con persone di tutte le vocazioni in un determinato territorio. Ha permesso, insieme al percorso di un laboratorio-scuola degli animatori delle comunità locali, di aprire nuovi spazi di comunione per poter agire in modo concreto per ascoltare il grido dell’umanità che ci passa accanto nella nostra micro-realtà quotidiana.

La domanda di fondo resta quella indicata nel Documento base del Sinodo universale 2021-2023: come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?

Il secondo anno del cammino sinodale in Italia proseguirà con la nota positiva già sperimentata degli incontri territoriali dove i gruppi sono formati da persone di tutte le vocazioni dei Focolari, laici e ecclesiastici, che continueranno nello scambio delle esperienze, nella condivisione della vita, nell’ascolto reciproco. In più si vuole implementare, arricchire, coinvolgendo e invitando persone nuove consci che basta vivere e mettere in pratica una sola parola del Vangelo per operare un cambiamento radicale della propria esistenza.

L’impegno civico continua su più fronti: dalla lotta alla povertà e dell’inclusione sociale fino all’impegno per la pace e per un’economia disarmata. Il Progetto “Prendersi cura dell’Italia” persegue il bene comune e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini di tutte le età, a livello locale, nazionale, internazionale. La redazione di una Carta degli impegni chiede la cura delle persone, permettendo a tutti l’accesso alle prestazioni sanitarie; la cura dell’ambiente, la cura del corpo sociale con una cittadinanza attiva, e la cura della pace ed il superamento della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. Ai vari ministeri competenti sono già stati inoltrati documenti per il superamento della crisi della medicina territoriale, e proposte per ripensare insieme la scuola. Lo scopo è fare rete per cerchi concentrici, dal locale fino al nazionale, per mettere insieme, valorizzare, dare più forza alle idee e iniziative già esistenti e alle nuove che nasceranno. Il Belpaese è attraversato, inoltre, da storie di accoglienza per profughi e migranti ad opera dei Focolari ed è ancora in corso la sottoscrizione a favore dei vari progetti in corso.

L’attenzione alle nuove generazioni si sostanzia con la preparazione alla Giornata mondiale della gioventù, nell’agosto del 2023 in Portogallo; con il progetto Format, un percorso educativo per tutti i formatori di giovani dai 18 ai 30 anni e con l’appuntamento del primo maggio a Loppiano e la settimana mondo unito. Sono aperte anche le iscrizioni per un corso nazionale di cittadinanza attiva e formazione politica. Come indicazione generale, si punta di più sulle relazioni personali, autentiche, e su iniziative non estemporanee, anche piccole, ma continuative in un territorio e in rete con altre associazioni giovanili.

Non è mancato un approfondimento delle Linee Guida dei Focolari per la promozione del benessere e la tutela dei minori in vigore dal 2019 dove si ribadiscono i principi generali su cui informare l’attività dei Focolari con i ragazzi e gli adolescenti.

Lavori ancora in corso che un partecipante ha commentato con quattro parole chiave: pazienza, fiducia, creatività, comunione. Il processo è avviato.

Aurelio Molè




Il respiro dell’anima. La preghiera in Chiara Lubich

E’ uscito un nuovo libro che ci accompagnerà in questo anno dedicato in particolare alla preghiera.

IL RESPIRO DELL’ANIMA – La preghiera in Chiara Lubich

A cura di Fabio Ciardi – Prefazione di Margaret Karram

 Una vita che si fa preghiera negli umili atti di ogni giorno.

La preghiera costituisce, in maniera non appariscente, un filo d’oro che lega l’intera vita di Chiara Lubich. Lo testimoniano i numerosi testi, disseminati tra i suoi scritti, nei quali ne parla, e soprattutto le preghiere personali e intense che vi affiorano costantemente.

Raccolti in questo libro tali scritti suggeriscono un percorso per entrare nel più profondo rapporto con Dio. Le pagine introduttive, inoltre, collocano l’esperienza della fondatrice dei Focolari nella più ampia tradizione cristiana e offrono una chiave di lettura, proprio a partire dalla preghiera, della spiritualità dell’unità.

Vedi scheda libro sul sito di Città Nuova

 




Corso di Formazione alla Sinodalità

PREPARAZIONE TEOLOGICA E PASTORALE SULLA SINODALITA’

La Chiesa è impegnata in un ampio processo di riforma. La trasmissione della fede si è interrotta e la società sta cambiando molto velocemente. Dobbiamo trovare nuovi modi per portare il Vangelo, il che significa portare anche pace, progresso, formazione e tutti i valori che il messaggio del Vangelo porta in sé.

Il nuovo percorso in cui la Chiesa è impegnata per raggiungere questo obiettivo è la sinodalità.

Molte domande sono però legate a questo percorso: Che cos’è la sinodalità? È in ordine con il Magistero della Chiesa e il suo Diritto Canonico? E come viverla? Come attuare nella Chiesa un vero processo sinodale che possa aiutare le persone ad essere attratte da qualcosa che dia loro una speranza e una ragione di vita?

Il corso che il Centro Evangelii Gaudium – centro di formazione all’interno dell’Istituto Universitario Sophia – sta mettendo in atto per il 2023 vuole essere un contributo concreto a queste domande. Elaborato in sinergia con la Segreteria Generale del Sinodo e in collaborazione con altri centri di formazione e istituti accademici in Italia e non solo.

La prima lezione introduttiva sarà tenuta dal Cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo il 17 gennaio 2023.

Il corso si snoda in 4 momenti all’anno (3 moduli accademici e un incontro residenziale), trattando tematiche che seguiranno il processo sinodale in corso. Ci si può iscrivere all’anno o per singolo modulo. La lingua utilizzata è l’italiano, con traduzioni in spagnolo, portoghese e inglese.

E’ un corso destinato a tutto il popolo di Dio, dai vescovi agli operatori pastorali, dai sacerdoti alle suore, dai seminaristi ai laici.

Si tratta di un corso via zoom; per favorire una modalità più partecipativa, si consiglia – dove possibile – la partecipazione a gruppi di una stessa comunità, parrocchia, diocesi. Due o 3 partecipanti che potranno dialogare tra sé in maniera sinodale, potranno fare anche da “moltiplicatori” del corso, o dei suoi temi principali, nella comunità dove sono inseriti.

ISCRIZIONI SCADUTE

Allegato descrizione del corso e  dépliant informativo

Altre informazioni si trovano sui siti:

CENTRO EVANGELII GAUDIUM

https://swa.sophiauniversity.org/nuovi-corsi/formazione-alla-chiesa-sinodale/

Oppure all’indirizzo mail: ceg@sophiauniversity.org

INTERVISTA AL PROF. VINCENZO DI PILATO

Obiettivi e benefici

In tempo di riforma della Chiesa in chiave sinodale, offrire una preparazione teologica e pastorale ad ampio raggio che permetta di offrire alla comunità cristiana l’esercizio comunitario del pensare e agire.

Metodo

Dinamica “sinodale” che valorizzi l’interazione tra studenti, tra docenti e studenti, in modo interdisciplinare e in un orizzonte interculturale, in grado di offrire esperienze di sinodalità vissuta, con lezioni frontali e laboratori.

Destinatari

Presbiteri, diaconi, religiosi, consacrate, operatori pastorali, laici e laiche impegnati nella costruzione di una Chiesa sinodale.

 

SCARICA INVITO:CEG-corso sinodalità




A Pompei, un convegno a vent’anni dalla Rosarium Virginis Mariae

CONVEGNO COMPLETO SU YOUTUBE

VIDEO INTERVENTO DI MARGARET KARRAM

TESTO DELL’NTERVENTO

Contemplare Gesù con gli occhi di Maria

A distanza di vent’anni dal 16 ottobre 2002 quando San Giovanni Paolo II firmò, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, la Lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” dedicata al Santo Rosario, si è tenuto oggi pomeriggio, 19 ottobre, nella Sala Marianna De Fusco del Santuario di Pompei, un convegno dal titolo “Contemplare Gesù con gli occhi di Maria”. All’incontro, organizzato nell’ambito delle celebrazioni per
l’Anno longhiano, iniziato lo scorso 1° ottobre per ricordare l’arrivo del Beato Bartolo Longo a Pompei, avvenuto nel mese del Rosario del 1872, centocinquant’anni fa, hanno preso parte l’Arcivescovo della Città mariana, Monsignor Tommaso Caputo; l’Arcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, Monsignor Domenico Sorrentino; la Dottoressa Margaret Karram, Presidente dell’Opera di Maria, il Movimento dei Focolari.
Non poteva che essere Pompei ad ospitare il convegno commemorativo. Vent’anni fa, infatti, Papa Wojtyla volle, accanto a sé, mentre apponeva la sua firma al testo del magistero, proprio il Quadro della Madonna di Pompei, “accompagnato” a Roma da circa 1500 pompeiani, guidati da Monsignor Sorrentino che, allora, era Arcivescovo Prelato di Pompei.
«Il fuoco ardente che brucia, nascosto in quella corona che scorriamo tra le dita – ha spiegato Monsignor Caputo introducendo il Convegno – è la ragione stessa del nostro Santuario ed è la ragione che ha portato tutti noi ad essere qui, stasera, nel 20° anniversario della Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae”». «Centocinquant’anni fa – ha proseguito il Prelato – il giovane avvocato giungeva, per motivi professionali, nella Valle che egli stesso definì “desolata”, abitata da alcune centinaia di contadini costretti a convivere con la malaria e con le ruberie di briganti. In quell’ottobre del 1872, Bartolo Longo ascoltò un’ispirazione interiore, che non finiremo mai di ripetere: “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. È promessa di Maria. Chi propaga il Rosario è salvo!”. Egli, sospinto dallo Spirito Santo, interiorizzò quelle parole e scoprì la volontà di Dio su di lui. Non lasciò più Pompei. Da quel momento e per tutta la sua lunga vita, nella costante fedeltà all’ispirazione iniziale, egli divenne strumento di un progetto di Dio, mediato da Maria; un progetto ogni giorno più sorprendente e degno di stupore. E quale progetto! “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. È promessa di Maria. Chi propaga il Rosario è salvo!”. Senza il Rosario non ci sarebbe stato l’arrivo a Pompei, il 13 novembre 1875, dell’Icona che tutti veneriamo e non ci sarebbero state altre pietre miliari, come l’inizio della costruzione del Santuario, l’8 maggio 1876, o l’inaugurazione della prima delle numerose opere di carità, l’Orfanotrofio femminile, l’8 maggio 1887. Senza il Rosario non sarebbe sorta la nuova Città di Pompei, costituita Comune nel 1928».
«Nel Rosario c’è la salvezza», ha affermato Monsignor Sorrentino nella sua relazione, che ha “accompagnato” i presenti in un autentico “viaggio” nella Lettera apostolica di Papa Wojtyla, illuminandone alcuni aspetti particolari. «In questo momento segnato dalla guerra in Ucraina – ha proseguito – comprendiamo che la nostra umanità è uscita bella dalle mani di Dio ed è stata deturpata dal peccato originale e da quel primo episodio di violenza fratricida tra Caino e Abele. È stata poi una sequenza infinita di episodi di violenza. E lo è ancora oggi. Abbiamo bisogno di salvezza, che in ebraico è Yehoshu’a, per noi è Gesù». «Nella frase di Maria a Bartolo Longo, “Chi propaga il Rosario è salvo!” – ha sottolineato – la Madonna gli riconsegna Dio per ridonarlo all’umanità. (…). Nella “Rosarium Virginis Mariae”, Giovanni Paolo II, come il Papa del Rosario Leone XIII, diede al Rosario due missioni: la famiglia e la pace. La famiglia non intesa solo come legame coniugale, ma come unione generale del mondo. E la pace cosmica, sociale, universale».
Il terzo intervento è stato affidato a Margaret Karram, dal 2021 terza Presidente del Movimento dei Focolari dopo la Serva di Dio e Fondatrice, Chiara Lubich, e Maria Voce. La relatrice, in prima linea nella promozione del dialogo tra le religioni e tra i popoli, ha parlato del Rosario come “preghiera di pace”: «Ciò che mi ha colpito di più oggi della Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae”, a vent’anni dalla sua pubblicazione, è la sua straordinaria attualità ed in particolare, l’accorato appello a pregare il Rosario per chiedere alla Vergine il dono della pace. E non potrebbe essere diverso, in questi mesi in cui stiamo vivendo “in diretta” il dolorosissimo conflitto tra Russia e Ucraina alle porte dell’Europa, ma non solo, se pensiamo anche ad altri Paesi più o meno raccontati dai media come Yemen, Siria, Libia, Afganistan, e altri». Nello scorrere delle giornate, in cui ogni persona è sempre così carica di “cose da fare”, è sempre più necessario recuperare la dimensione della spiritualità. «Vi confido – ha continuato Karram – che recentemente ho sentito più forte che mai il richiamo a ricercare il rapporto con Dio, a dar tempo alla preghiera. Mi sono accorta che a scandire le mie giornate era un’agenda fitta di appuntamenti e, dovendo scegliere a cosa dare precedenza, ho sentito dentro il richiamo all’essenziale, a radicarmi in Dio: Colui per il quale ho scelto di vivere. Solo così, ne ero certa, avrei potuto dare il mio contributo per indirizzare la mia vita e quella del Movimento dei Focolari sempre più verso il Vangelo, radice di tutto. È nata da qui l’esigenza di proporre a tutto il Movimento dei Focolari per i prossimi mesi, di approfondire la vita interiore e la preghiera, perché singoli e comunità intere possano riscoprirla e viverla come vero colloquio e sincero dialogo con Dio». Quel 16 ottobre 2002, era in piazza San Pietro anche Chiara Lubich, alla quale, con una lettera, il Santo Padre affidò il Santo Rosario perché il Movimento lo promuovesse nel mondo.
Al termine del convegno, i partecipanti hanno raggiunto il Santuario, dove insieme hanno recitato il Santo Rosario, guidato dal Rettore, monsignor Pasquale Mocerino. La giornata si è conclusa con la concelebrazione della Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo Sorrentino.
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Testo e immagini dalla pagina Facebook:https://www.facebook.com/santuariopompei

Fonte: https://www.santuario.it




Il Movimento politico per l’unità ai nuovi parlamentari

Il Movimento politico per l’unità in Italia, rete di cittadini impegnati in politica aderenti alla spiritualità del Movimento dei Focolari, ha inviato un messaggio diretto ai parlamentari della nuova legislatura, 

“Siamo ben consapevoli del difficile momento che il nostro Paese e l’Europa tutta attraversano e delle scelte difficili ed impegnative che Parlamento e governo dovranno subito affrontare. In primo luogo l’impegno per la pace, “urgente e necessaria”, come indicato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con “un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino”. Quindi un impegno rinnovato per trattative diplomatiche che portino alla fine del conflitto. La pace è la condizione primaria per consentire, oltre il diritto alla vita, alla libertà e ad una convivenza sociale solidale, una ripresa dell’economia e una prospettiva di vita più sicura per le famiglie italiane ed europee. In questo impegno, come su altri temi, non faremo mancare il nostro contributo, anche offrendo a tutti i parlamentari luoghi di confronto e di dialogo pur da posizioni diverse, come già fatto nelle precedenti legislature, con il metodo ed il linguaggio dell’ascolto fraterno e della legittimazione reciproca.”

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Insieme a Ficuzza per “Custodire il Creato”

PALERMO. Insieme accomunati dall’amore per la natura: in tanti, appartenenti a varie religioni, credi, filosofie esistenzialistiche, amici con figli, si sono riuniti dinanzi alla Real Casina Borbonica nella Riserva Naturale Orientata Bosco di Ficuzza (Palermo), per una giornata con pranzo a sacco.
A organizzare l’iniziativa: i Giovani per un Mondo Unito, i Giovani del Gruppo di Preghiera “Chiara Luce Badano”, la Comunità di Belmonte Mezzagno, Palermo e Trapani del Movimento dei Focolari, Thalassia Giaccone (animatrice “Laudato sì” – Commissione Internazionale EcoOne e EcoPlan), Salvo Santangelo (ingegnere agronomo e naturopata), con la partecipazione di Andrea Cozzolino (acquilonista) e Delizia Alessandra (danza-terapeuta).

Il sole ci ha baciati, l’ombra degli alberi ci ha custoditi. Accolti e istruiti sulla giornata, ci siamo presto uniti in una lunga danza ristoratrice per l’anima – racconta chi ha partecipato -. Con le mani unite, ci siam guardati tutti negli occhi, sorridendo per la gioia sincera d’esserci, gli uni per gli altri, gli uni con gli altri. Uniti, pur nella diversità, nel rispetto dell’identità di ciascuno, come una sola famiglia, in cordata verso il cielo“.

Ognuno degli organizzatori, con straordinaria naturalezza e senso di responsabilità, ha ricordato ai presenti come l’esistenza di ciascuno sia legata a quella degli altri, e come la vita non è tempo che passa ma tempo di incontro. Ognuno di loro, si è fatto dono per gli altri, per come desiderava anche Stefano Spera, un giovane ragazzo, menzionato all’evento: prima di morire aveva creato un gruppo di preghiera (fattosi col tempo, più numeroso), lasciando il prezioso testamento di “vivere la vita come dono per gli altri”.

E idealmente con Stefano, sono stati percorsi chilometri e chilometri, giovani e meno giovani, lungo la Riserva naturale del Bosco di Ficuzza, dove la diversità biologica e geologica si è creata in milioni di anni. “Camminando, ci siamo ascoltati, conosciuti ognuno col proprio compagno di turno, ci siam fermati nelle soste per riflettere e cantare, ci siamo collegati con Atene, ci siamo scambiati dei braccialetti intrecciati che potessero darci il senso delle rete fra noi. Abbiam pregato per le donne iraniane e in varie lingue per testimoniare che “si può vivere da fratelli” pur essendo di religioni differenti, avendo cura della “casa comune” che è il creato, che abbiamo sotto i piedi, attorno a noi, alzando gli occhi, osservando e annusando la natura, ascoltando i suoi suoni, sentendoci parte di essa, comprendendo come anche la natura si nutra di noi, come noi di lei. Come esista, ossia, una relazione di scambio continuo, attraverso il respiro“.

Presi dal tran-tran, dimentichiamo, infatti, che gli alberi, le foglie, i fiori, ci ascoltano, ci annusano, si nutrono, forse, anche delle nostre gioie, e dolori, e mutano, insieme a noi. “Quando espiriamo – ha ricordato, infatti, la dott.ssa Thalassia – l’aria che esce dalla nostra bocca è ricca di tanti elementi, tra cui gli atomi di carbonio che fluttuano nell’aria. Non si vedono, eppure, questi atomi potrebbero viaggiare per tanto tempo, e divenire parte integrante anche degli alberi”.

Cosa significa? Che una piccola parte di noi viene cioè ceduta in dono alle foglie degli alberi e ritornerà a chi mangerà poi i frutti dell’albero. Siamo, dunque, tutti collegati, interconnessi. Nella natura troviamo, dunque, tanta umanità. Ciò diventa ancor più emblematico quando ci si trova dinanzi ad un albero secolare, come quello visto a fine percorso naturalistico: un’immensa quercia che, con la sua resilienza e connessione col suo ambiente, ci ha fatto sentire come dinanzi ad un “santuario”: ciò ha ridimensionato l’io di tanti, per allargare la coscienza di tutti, facendoci sentire piccoli e fratelli, “facenti parte di un’unica famiglia umana, fatta di vegetali, animali e uomini”.

La giornata si è conclusa con un patto di responsabilità per “prenderci cura del creato” con una prima azione concreta: donare un euro per acquistare una piantina d’albero, col proposito di rincontrarci la prossima volta per la “piantumazione” di tutti gli alberelli acquistati, in uno dei tanti territori violentati dagli incendi di questa estate. Ognuno di noi, è tornato alle proprie abitazioni, grato di tali esperienze benefiche, di “conversione ecologica”, col monito – che giriamo ad ognuno di voi lettori – “d’essere delle gocce d’acqua che al passaggio di un raggio di luce (Dio), generano un arcobaleno!”.

Patrizia Carollo

Fonte: https://www.ilmediterraneo24.it/in-sicilia/sicilia/insieme-a-ficuzza-per-custodire-il-creato-e-quel-patto-per-lambiente/#




Presentazione a Genova del libro: “Le Ragioni del Dialogo”

Sabato 24/09/2022 presso la “ Sala parrocchiale”  della Chiesa di S. Francesco  a Genova Pegli è stato presentato il  nuovo volume:

 “ LE RAGIONI DEL DIALOGO”   ( Possiamo dirci cristiani se escludiamo dal nostro orizzonte chi non lo è)

  di Armando Siciliano editore, Messina- Civitanova Marche, 2022

Questo lavoro realizzato in maniera condivisa da Renato Algeri, Roberto Catalano, padre Andrea Mandonico, che è stato presentato a Genova- Pegli, e che ha registrato una numerosa partecipazione di pubblico (più di settanta persone), nonostante si svolgesse in una piovosa  giornata , è il frutto di un’idea scaturita due anni e mezzo fa, quando si manifestarono in Italia, come nel resto del mondo, i primi segni della pandemia da Coronavirus ( Covid). L’idea che mi venne in quel momento riguardava il fatto che questo nuovo, inaspettato, evento pur nella sua drammaticità, come si è avuto modo di constatare nei due anni successivi, potesse favorire la comprensione che era veramente giunto il momento di porre le basi per un tipo di convivenza nuova, in cui si capisse e si facesse propria una consapevolezza diversa. La consapevolezza di come molte sicurezze, sulle quali è stata costruita la nostra civiltà, non fossero poi tali e di come  il nuovo evento facesse emergere un generale senso di fragilità. E, a partire da questa presa d’atto, di come fosse importante cercare di costruire, anche attraverso la maggiore conoscenza e accettazione delle diversità presenti nel nostro mondo, rapporti più amichevoli e fraterni.  Dunque, partendo da queste considerazioni concludevo, credo insieme con non pochi altri, che la pandemia fosse, non solo, come di fatto era, un evento drammatico a livello mondiale, ma anche  “ un’occasione”  per sviluppare una nuova visione dei rapporti umani.

Questa idea è stata condivisa da Roberto Catalano, che si occupa da molti anni, sia a livello di approfondimento teorico che di costruzione  di relazioni concrete, di dialogo interreligioso; come, anche, da padre Andrea Mandonico, religioso dello SMA ( Società delle Missioni Africane), che da anni si è occupato della figura e dell’opera di Charles de Foucauld, sul quale ha realizzato uno scritto pubblicato alcuni mesi fa, e della cui causa di canonizzazione è stato il vice-postulatore (la canonizzazione è avvenuta  per mano di papa Francesco nel maggio scorso in P.zza S. Pietro).

La presentazione è stata organizzata dal CUP ( Centro Universitario del Ponente – genovese) e dal Serra Club, con il sostegno attivo del Movimento dei Focolari di Genova.

Erano presenti due degli autori, Padre Andrea Mandonico e Renato Algeri, mentre il terzo, Roberto Catalano, ha realizzato un collegamento online. Ha moderato l’avvocato Paolo Aiachini, del Serra Club di Ge-Pegli, affiancato dalla prof.ssa Angela Delfino, responsabile della commissione cultura del CUP, e Laura Della Casa, presidente del circolo Serra Club di Ge-Pegli. Era presente il parroco di S. Francesco, don Pietro Cattaneo, che ha aperto il convegno con un contributo personale ricco di spunti desunti dalla lettura del nuovo libro

Al termine degli interventi degli autori, si sono avuti altri contributi, portati da esponenti di altre fedi: Salah Husein per l’Islam, Maria Valeggi ( Savitri, nome induista) per l’Induismo, Mauro Anastasi, per la comunità buddista del Sokka Gokai. Ognuno di loro ha colto degli spunti positivi dal ns. libro, ed ha confermato l’attenzione e l’importanza del dialogo, come un momento che possa davvero contribuire a una migliore e costruttiva convivenza, anche nel contatto quotidiano – nel lavoro, nel vicinato, o anche nel tempo libero –  con chi vive una spiritualità ed ha un retroterra culturale diversi dai nostri. In ogni intervento è stato  sottolineato come sia importante conoscere meglio ciò che sta alla base delle diverse fedi, quindi come questo libro possa offrire un contributo di conoscenza e approfondimento in questo senso.  Hanno, poi, portato un contributo una esponente del movimento dei Focolari, Daniele Bignone, ed una della Comunità di S. Egidio, presentando esperienze in cui si è mostrato come sia stato e sia possibile portare avanti un incontro amichevole e costruttivo con persone di fedi differenti.

Per quanto riguarda la presentazione, padre Andrea Mandonico, Roberto Catalano ed io abbiamo sintetizzato, ognuno per la propria parte del lavoro realizzato,  alcuni aspetti di fondo.

Personalmente,  ho fatto riferimento allo storico incontro delle religioni, per la pace nel mondo, ad Assisi, voluto dal papa S. Giovanni Paolo II nell’ottobre 1986, al quale- ho ricordato- ebbi la fortuna di partecipare.  UN incontro che rimarcava come , dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica avesse scelto la via del dialogo, dell’accettazione e comprensione delle diversità. Ho sottolineato come mi sono soffermato sulla Dottrina Sociale della Chiesa, dedicando un approfondimento ad alcune encicliche sociali (Populorum progressio – Centesimus annus) successive al Concilio; ultima delle quali, ma non certo per importanza la “Fratelli tutti” ( 2020) di papa Francesco. Ho, quindi, richiamato le pagine in cui presento sinteticamente il “Personalismo”, espressione rilevante del pensiero filosofico cristiano del ‘900 e quelle sulle testimonianze di dialogo da parte del mondo cattolico: una con non credenti l’altra con la cultura

Roberto Catalano ha evidenziato, nel suo intervento, come  ha curato, l’ esposizione di fonti e principi delle due principali fedi presenti nel continente asiatico, Induismo e Buddismo.  Anche nella sua esposizione grande rilievo è stato dato al Concilio Vaticano II. Ha, infatti, chiarito come con il documento “Notra Aetate”   sui rapporti con le altre religioni, le assise conciliari  hanno avviato una stagione, di cui ora possiamo sempre più cogliere i frutti, in cui si è passati,  dalla concezione “ extra ecclesia nulla salus” (al di fuori della Chiesa non c’è alcuna salvezza), ad una in cui  si riconosce – pur senza negare l’autenticità del patrimonio della fede cristiana – che, in ogni altra fede religiosa, vi sono “semi di verità” e che Dio è un Padre misericordioso per ogni uomo, a qualunque fede, cultura, etnia, sesso, appartenga.

Ha, poi, documentato come si sia realizzato, a partire dal secolo XX, un mutamento che ha  definito “ assiale”; il passaggio da una tendenza “ centrifuga”, in cui ognuna delle grandi fedi aveva sviluppato la propria identità differenziandosi dalle altre, ad una epoca nuova in cui è emersa una tendenza opposta “ centripeta”, di avvicinamento, in cui si rimarcassero più gli aspetti che avvicinano di quelli che distinguono le fedi presenti al mondo, pur senza “ rinnegare” la propria tradizione ed il proprio patrimonio

Nel suo intervento p. Andrea Mandonico, ha posto in rilievo la figura  e l’opera di San Charles de Foucauld, cui è stato dedicato l’ultimo capitolo del volume, proprio come esempio di una “ fraternità universale” ( riprendendo una definizione che del nuovo santo aveva già dato papa Paolo VI, nella “Populorum progressio” – 1967-  e che è stata riproposta da papa Francesco nella “Fratelli tutti” ). Dall’esempio di “fratel Charles”, che operò, all’inizio del ‘900, nel deserto algerino tra il popolo dei Tuareg di fede musulmana, ponendosi come amico senza pretese di proselitismo, ha ricordato come sono nate nel mondo numerose fraternità che si ispirano al suo carisma. Ha, inoltre, posto in evidenza quale fu il “ metodo” da lui adottato. Un metodo che si basava  sul dialogo fondato sul presupposto della conoscenza, condizione essenziale per  creare amicizia e dell’ essere buoni, soprattutto con i più poveri.

Il convegno si è concluso con alcune domande poste dal pubblico presente.

  A cura di Renato  Algeri 

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Video 1a Parte: dai Saluti e Presentazioni sino agli interventi degli autori del Libro:

Video 2a Parte: interventi dei Rappresentanti delle Religioni e dei Movimenti Ecclesiali + dialogo finale:

Fonte: https://focolareliguria.altervista.org/presentato-a-genova-pegli-il-libro-le-ragioni-del-dialogo/




Leadership di comunione

A scuola per esercitarsi in una leadership di comunione

Seconda tappa di un percorso formativo innovativo per diventare animatori di comunità

di Aurelio Molè

La nuova vita nasce da una trasformazione. La metamorfosi del bruco che diventa farfalla può diventare una metafora anche della vita in evoluzione delle comunità locali dei Focolari in Italia. Nella crisalide avviene un vero e proprio processo di ristrutturazione che porta alla nascita di una farfalla che spiccherà il volo.

Una scuola di formazione, svoltasi in data 1-2 ottobre, sulla leadership di comunione per gli animatori delle comunità dei Focolari in Italia, con circa 800 partecipanti riuniti in 30 gruppi in presenza ed alcuni via Zoom, sono stati come l’involucro, la crisalide, per maturare e avviare nuovi processi per proseguire nel cammino di rinnovamento per portare con creatività e slancio la radicalità del Vangelo.

Crisalide deriva da khrysós “oro”, per l’aspetto dorato dell’involucro. E sappiamo che l’oro è forgiato nel crogiolo. L’incubatore di una comunità cresce in uno scambio di idee, relazioni, incontri, vita quotidiana, contatti, che devono “accarezzare il conflitto”, con la possibilità di confrontarsi, scontrarsi, in un dialogo autentico, con parresia, toccando il cuore delle proprie passioni, sentimenti, pensieri con verità per far scaturire una nuova creatura, una nuova attenzione a se stessi, ai bisogni dell’altro, del territorio per cercare, camminando insieme, delle risposte possibili non misurabili in risultati quantitativi, ma qualitativi perché fecondati da un amore reciproco generativo.

Per far decollare nuove o antiche comunità occorrono dei leader di comunione. Non dei leader d’antica data tutto decisionismo, personalità, carattere, ma degli animatori che per possedere uno stile comunionale ne devono in primo luogo aver fatto l’esperienza per poterlo trasmettere ad altri ed essere in grado di metterlo in pratica. Si spiega così l’impostazione della scuola di leadership di comunione metodologicamente impostata per fare in modo di sperimentare il camminare insieme, ognuno con i propri talenti e passioni, per una comune missione da raggiungere. È stata innanzitutto una esperienza con la caratteristica della leggerezza dove l’umorismo non è inteso come grassa superficialità ma «una medicina – come ha detto Papa Francesco – che fa «relativizzare le cose e ti dà una grande gioia». Permette di abbassare le difese, di rilassarsi per essere più veri, di sentirsi non giudicati, di catturare e mantenere più a lungo l’attenzione, di lavorare insieme con simpatia sapendo che tutti abbiamo dei pregi e dei limiti, ma ci compensiamo solo in cordata, con la forza del gruppo, come in una squadra di calcio, dove ci si sostiene e aiuta a vicenda. È il gruppo che farà la differenza, non il singolo eroe da thriller hollywoodiano.

La figura del leader, anche nella società, sta mutando verso un nuovo tipo di uomo e donna capace di relazioni. Nel corso di un precedente appuntamento formativo, Jesús Morán, co-presidente dei Focolari, aveva definito i leader di comunione come persone, decise, convinte, energiche, ma capaci «di privilegiare il “noi” al di sopra del puro “io”. Coscienti, quindi, che la forza proviene dalla corporatività e non dalla atomizzazione. Persone che suscitano consenso, che invertono la tendenza della competitività snervante e trovano spazio per tutti, anche per i più deboli, soprattutto per loro. Con questo tipo di leadership, i talenti di tutti vengano a galla e non sono sepolti dalla invidia. Il leader di comunione privilegia l’ascolto al parlare, il lasciare fare al fare, il tempo allo spazio, la mitezza alla violenza, il servizio al guadagno, l’amore all’egoismo, l’accordo all’imposizione, la sapienza all’ideologia».

La due giorni si è snodata con scioltezza con un metodo che prevedeva sei brevi video introduttivi di Jonathan Michelon e Giampietro Parolin, esperti di leadership e di processi decisionali, su argomenti come i vari personaggi-tipo delle nostre comunità, dall’organizzatore al criticone, passando per l’assenteista, proseguendo col definire che la vita, le relazioni, i contatti personali vengono da una malattia tipica dei Focolari, “l’incontrite”. Sintomi curabili solo con la conoscenza dei protagonisti delle comunità locali, delle loro passioni, bisogni e talenti. Altro video paragonava le passioni e i talenti della comunità ad un cocktail, da mescolare e miscelare bene, come una bevanda piena di spirito, questa volta Santo, che deve guidare la comunità. Essendo i nostri docenti veneti non appaiono casuali le metafore alcoliche. Poco dopo, infatti, paragonano la leadership ad un buon vino bianco spumeggiante. Che sia pubblicità occulta del Prosecco?

Il discorso, però, è serio e non fa una piega. La leadership come un buon vino ha bisogno di un calice che la renda aperta e trasparente, ha bisogno di una buona fermentazione, di idee che abbiano il tempo di nascere, maturare, crescere in una vigna, l’humus, su cui si sviluppa la vita comunitaria.

Le idee devono quindi essere raccolte, catalogate per poter intraprendere successivamente un processo in cui si prendono insieme le decisioni secondo le regole del gioco che si sono autonomamente scelte in modo chiaro per tutti. L’importante è non essere autoreferenziali, ma realizzare progetti che rispondano ai reali bisogni delle persone e del territorio. Alcune iniziative si esauriscono nella comunità locale, altre debordano nello stesso alveo con altre città, o confluiscono in ambito nazionale. L’importanza è calcolare bene le proprie forze, i passi che si possono compiere, altrimenti costruiamo torri che non si possono completare.  È meglio portare a termine un piccolo progetto dove si crea entusiasmo, parola che deriva dal greco: en dentro thèos dio. Il dio dentro.

Nella scuola non si sono seguite lezioni frontali, con filmati, Power point, ma subito dopo i brevi video, si è passati alla condivisione, allo scambio di idee, alla ricerca delle parole chiave da mettere in luce basandosi su delle domande stimolo. Anche perché un leader di comunione sa ascoltare, è al servizio, mette in risalto le ispirazioni degli altri, valorizza i talenti, le differenze e li sa armonizzare, sa cogliere i bisogni e gestire gli inevitabili conflitti. Finché c’è conflitto c’è vita e c’è speranza. Senza conflitti è una comunità già morta. Le comunità locali così possono avviare un discernimento comunitario, dal basso, in piccolo cercando di evidenziare, basandosi sulla cultura della fiducia e non del sospetto come si può agire su un territorio, qual è il grido a cui dare una risposta, con amore, creatività, audacia.

Incoraggianti alcune impressioni dei partecipanti che hanno molto gradito i contenuti e il metodo di lavoro. «Nelle nostre comunità di Treviso, Venezia e Belluno a volte il “riscaldare”, che apparentemente potrebbe creare maggiore disordine, consente in realtà di “aggiustare” i rapporti fra noi». Dall’Abruzzo scrivono: «C’è aria di nuova libertà rispetto al periodo precedente; come azione pensiamo di fare una mappatura dei bisogni della città e raccogliere le disponibilità delle persone; inserire in ogni attività della comunità l’aspetto umoristico, così da creare anche le condizioni adatte per andare anche in profondità». In Friuli-Venezia-Giulia: «è stata molto apprezzata la novità dei video seguiti dalle domande che serviranno da stimolo per tutto l’anno. Ci siamo detti che sarebbe importante trasmettere questo patrimonio a tutti i membri delle comunità locali, per farli partecipare direttamente a questa fase evolutiva dei Focolari». «In fondo è semplice – dicono a Roma – occorre un cambio di prospettiva: cercare l’altro e lavorare sulle connessioni».

Domande nei gruppi

Per approfondire

AA.VV.,Chiamati a essere comunità: una guida per vivere una spiritualità di comunione,  Città Nuova, Roma, 2021

La presente guida può essere utilizzata nelle comunità, nei gruppi della Parola di Vita, in gruppi nella parrocchia . . .  L’accento sarà sull’imparare come mettere in pratica il Vangelo nello spirito di comunione, a casa, al lavoro, tra gli amici e nella comunità. Ciascuno dei 12 punti della spiritualità dell’unità, come per esempio “Dio è Amore” o “La volontà di Dio”, è visto nella prospettiva della comunione. Per ogni punto sono poi presentate esperienze di Vangelo vissute da persone di ogni età e vocazione nel loro impegno di vivere una spiritualità di comunione. Trovi il libro qui: https://www.cittanuova.it/libri/9788831165914/chiamati-a-essere-comunita/

Luigino Bruni – La comunità fragile – Città Nuova
Un testo ispirato che aiuta a leggere l’esperienza comunitaria nelle sue ombre, nelle sue luci, nelle prospettive che abbiamo davanti.

Sguardi sulla comunità
Elena Granata – Placemaker, gli inventori dei luoghi che abiteremo – Einaudi
Johnny Dotti – Chiara Nogarotto – Generare luoghi di vita – Paoline

Leadership
Barbara Sgarzi – Vino, donne e leadership – Sole24ore

Decisioni
Olivier Sibony – Stai per commettere un terribile errore! Come evitare le trappole del pensiero – Raffaello Cortina
David Perkins – La saggezza di Re Artù, la tavola rotonda come metafora per creare organizzazioni intelligenti – Etas

Marianella Sclavi – Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte – Bruno Mondadori https://www.youtube.com/watch?v=MrlGCKHpRLk

Leadership nella Chiesa:  https://youtu.be/VnbeyU7xKqc

Modelli decisionali e di presa di decisione nella Chiesa: https://youtu.be/ziSlaR8C9Bs




Presentazione del Bilancio di Comunione dei Focolari

Il Movimento dei Focolari ha pubblicato un Bilancio di Comunione per il periodo 2020-2021, strumento di informazione per far conoscere le principali azioni ed interventi di questa realtà nel mondo; un documento dettagliato che è utile a ciascuno per vivere e  camminare insieme verso la realizzazione dell’unità e della fraternità.

Presentazione del Bilancio di comunione avvenuto a Roma il 19 gennaio 2023:

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Per la prima volta il Movimento dei Focolari pubblica un bilancio di missione e decide di farlo alla luce di questo tempo di crisi ed incertezza, che porta con sé gli strascichi della pandemia e le ferite ancora aperte dei tanti conflitti nel mondo. Ma è proprio quando più grandi e comuni appaiono le problematiche che sembra emergere un sentimento popolare di vera fraternità e solidarietà.

Ecco, dunque, che questo Bilancio di Comunione, più che essere un semplice report si propone di restituire al lettore una narrazione esplicativa delle azioni e degli interventi del Movimento dei Focolari, mettendo in luce ciò che unisce e quanto ancora è da migliorare. Il Bilancio dà particolare rilievo all’elemento chiave che si evince dal nome stesso: la comunione.

Lo stile di vita proposto dal Movimento, infatti,  ha alla base la tensione a mettere in pratica l’amore che attinge le sue radici al Vangelo. Un amore che – come diceva la fondatrice dei Focolari Chiara Lubich (1920-2008) – richiede di amare tutti, amare per primi, “entrando nella pelle dell’altro”,  in modo che questo amore si estenda fino a diventare reciproco, a diventare, per l’appunto, comunione.

In questa ottica il documento vuole mettere in luce gli effetti della comunione stessa, di ciò che si ha e di ciò che si è,  in una volontaria e libera condivisione. Allo stesso tempo vuole farsi esso stesso strumento che apre al dialogo e alla comunione, come ha affermato la Presidente Margaret Karram nelle sue parole introduttive:

“È con questi sentimenti che desidero offrirlo a voi tutti perché possa divenire anch’esso uno strumento di dialogo, per costruire ponti e diffondere una cultura e prassi di fraternità. Mi sta tanto a cuore che possiamo imparare a vivere sempre meglio questa comunione, questo scambio, in un rapporto di reciprocità che ci rende sorelle e fratelli e promuove un’autentica famiglia in cui le diversità ci arricchiscono e ci legano in un’unità armonica”.

Per leggere il Bilancio di Comunione in italiano clicca qui

Dal sito focolare.org