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ESPERIENZE E CONDIVISIONE PER LE SFIDE CHE NOI GIOVANI

SIAMO CHIAMATI AD AFFRONTARE NEL MONDO CIVILE E PROFESSIONALE

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Come trovare il senso nel proprio studio e nel proprio lavoro? Possiamo sentirci realizzati in ciò che facciamo quotidianamente? E se scoprissimo di poter mettere le mani in pasta andando oltre il nostro ambito di interesse? “From now on” è un percorso pensato dai giovani e per i giovani e che unisce generazioni diverse per capire insieme come affrontare le sfide quotidiane.
Questo percorso sarà in tre tappe, di cui la prima il 12 dicembre 2020, con un confronto iniziale su come vivere il valore della relazione nel mondo del lavoro o nelle nostre passioni, a cui seguirà un momento di dialogo tra discipline diverse, sui loro punti di incontro e sulle sfumature che riescono a dare a vari argomenti.
Nei due appuntamenti successivi, continuerà il confronto tra altre discipline, con nuovi temi e risvolti.

Ti aspettiamo!
Il Team di FROM NOW ON

PER INFO fromnowongiovani@gmail.com

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Aprile 2024: Congressi gen3 Italia Albania

SOGNA RAGAZZO SOGNA

Metti insieme quasi 600 ragazzi e adolescenti dai 9 ai 18 anni di tutte le regioni italiane con una dirompente voglia di vivere; circa centocinquanta adulti appassionati e creativi, che provano a lavorare per mesi in rete, e un tema intrigante come l’essere oggetto di una precisa scelta, di Qualcuno che ti dice: “Dai, adesso – se vuoi – vieni con me …” Una miscela di vitalità e gioia, un programma, anzi due, avvincente e vario con attività interattive, giochi collaborativi, musica, sport. Ma anche approfondimenti preparati con i ragazzi stessi e momenti sacri, nel cuore della Settimana Santa.

È questo il “Congresso gen3” per l’Italia che ha visto a Castel Gandolfo dal 27 al 31 marzo una inaspettata partecipazione, tanto che ha costretto gli organizzatori a rivedere al rialzo il primo numero previsto. C’è voglia di esserci, di stare insieme.

Due congressi, in realtà, in cui i ragazzi si sono distinti per fasce d’età: gli JUNIOR (9-13 anni) e i SENIOR (14-18). Ogni giorno una parola, leit motiv delle ore da vivere: Spalancare, Rispondere, Scegliere: non poco! Altrettanti atteggiamenti, davanti alla chiamata di Gesù che invita prima di tutto a superare l’indifferenza. Ma a quell’età, il cuore va subito oltre!

Gli Junior, con l’aiuto di un… mago, sono entrati con la semplicità e la gioiosità tipica della loro età a capire che… c’è un “libretto di istruzioni” che in ogni circostanza e situazione ti può far da guida a realizzare per davvero, senza cadere in inganni, il tuo sogno: è il Vangelo! Per i Senior l’aiuto di esperti, un percorso alla scoperta di sé stessi. Per tutti tante proposte come il grande gioco/esperienza FAME ZERO ispirato all’Agenda 2030, dialoghi in piccoli gruppi, un Talent Show e l’attesissimo concerto degli As One hanno mostrato la grinta e le potenzialità di queste giovani generazioni che ci credono: “Ogni istante della vita è una scelta, una strada in salita… Ci vuole coraggio!” cantano infatti nell’ultimo brano da loro stessi composto in parole e musica.

Un coraggio che è diventato adesione personale, quando in cappella, a partire dal giovedì sera, ragazzi e adolescenti hanno sfilato in gruppetti o singolarmente per apporre liberamente la loro firma su un grande tabellone messo in modo significativo sotto la croce: “Amarci come lui ci ha amato… CI STAI?”

Le lunghe ore dei viaggi di ritorno hanno solo momentaneamente placato i nostri, mentre da un punto all’altro dell’Italia rimbalzavano sulle chat espressioni di gioia e di impegno, la voglia di rimanere in contatto: ci stiamo tutti… qui, in Calabria, in Piemonte, in Veneto, in Sicilia… ovunque!

“Sogna ragazzo, sogna, quando sale il vento nelle vie del cuore…”

Anche Vecchioni sembra avesse colto nel segno…

INTERVISTA AD ANDREINA – ASSISTENTE ACCOMPAGNATRICE

  • Andreina, che effetto ti ha fatto arrivare al Congresso dopo aver collaborato alla preparazione’?

L’aria era effervescente: “gen3 & soda” direi … Anche noi accompagnatori eravamo trascinati dal gusto di vivere con i ragazzi e di aver lavorato con loro e per loro cercando di intuire le loro istanze e le sfide che vivono … Confesso che, arrivata al Centro Mariapoli,  ho sentito un tuffo al cuore … Con gli animatori, avevamo lavorato tanto, in tanti, dai mille angoli della penisola, perlopiù in videochiamate, ed ora c’eravamo sul serio. Sentivamo tutti che c’era stato un intenso percorso comune.

  • Spiegati meglio:che cosa vi accomunava così strettamente?

Abbiamo imparato la fiducia. Fiducia nel futuro, nella possibilità di poter ancora dire/fare qualcosa di significativo, fiducia nei nostri ragazzi e adolescenti e nella loro chiamata al carisma dell’’unità, fiducia tra noi, gli uni degli altri. E poi abbiamo riscoperto la passione. Quella che si nutre di reciprocità, del modo in cui si guarda alla vita. Quella che ci fa credere in ciò che si decide liberamente e gioiosamente di fare. Come, nel nostro caso, occuparsi del Congresso e/o regolarmente dei ragazzi.

  • Quello che descrivi è un bellissimo ‘paesaggio’ da guardare ma qual è l’esperienza che ci sta sotto?

La cosa più significativa è stata aver fatto esperienza di corresponsabilità orizzontale insieme al TeamGen3 Italia.  Infatti  tra noi non è emersa una struttura o qualche personalità più decisionale o dominante ma, a tutti i livelli,  una rete che è stata determinante per superare le difficoltà.

Infatti non avevamo esperienza di eventi per grandi numeri, non ci conoscevamo, non potevamo vederci di persona. Questa complessità avrebbe potuto far saltare tutto … o quantomeno complicarlo ma  … non è accaduto. La linea del programma – definita insieme all’inizio – è rimasta coerente ed anzi si è arricchita notevolmente di spunti inediti, attuali e creativi … Gli ‘ingranaggi’ nonostante gli incidenti di percorso … hanno funzionato!

Credo proprio che questa bella rete sia stata intreccciata da ‘Qualcuno’ che si è ‘immerso’nella rete con noi…!!

  • Se non sbaglio, avete puntato molto sui ‘testimoni’ su storie ‘vere’ da raccontare… ci dici qualcosa della Living Library ?

Sì, è stata una modalità di testimonianza: una ventina di living books: di persone-storia ” che hanno accettato con curiosità e gratitudine la proposta ed hanno sviluppato i loro ‘capitoli’ con originalità e convinzione. Hanno delineato possibili risposte del carisma dell’unità negli ambiti della politica, dell’ecologia, dello sport, nel sociale. Hanno incontrato i ragazzi in piccoli gruppi in modo da poter dialogare: uno scenografo, un frate, un medico, una giovane coppia con bimbi piccoli, una vocal coach, un imprenditore che si spende per migranti e rifugiati, l’iniziatore di un progetto mondiale per la Pace, un testimone dei primi passi del Movimento gen … e tanti altri … tutta gente che è ciò che è in questo momento, perché da ragazzi hanno iniziato –proprio come i gen3 di oggi – con in cuore in grande sogno, l’amicizia solida e sincera con altri e una chiamata, condivisa ma personalissima che ha riempito di senso e di valori le loro vite.

Personalmente, conoscere e dialogare con queste persone ha fatto nascere in me  un pensiero: Il nostro Movimento – da alcuni punti di vista – può anche attraversare un momento difficile riguardo a governance, struttura, rapporti, priorità …. ma credo che persone come queste abbiano il potere di salvare tutti noi: un dono, un vero dono!

E chissà da cosa nasce cosa… è emerso il desiderio di sviluppare l’esperienza con i ragazzi magari attraverso la creazione di un talent multi artistico e musicale o un Supercongresso in nuova formula o  un evento all’interno del progetto ‘Villaggio per la terra’ della città di Roma e…chissà …

  • Andreina, qualcosa per finire…

Non posso che ringraziare tutti … Credo sia stata un’esperienza generativa di altre: ha corroborato di nuova fiducia e passione la nostra vita anche come assistenti, ha innescato relazioni che ci fanno camminare verso il futuro con una nuova luce negli occhi, con nuovo coraggio e vitalità. Un assistente ricordava l’ormai famoso proverbio africano: “Per educare un bambino ci vuole un villaggio …” Ecco, forse abbiamo fatto esperienza di un “villaggio dell’unità” … un grande villaggio!

Andreina e Umberta




WORD, WAY, WORK Conoscere, riflettere e attualizzare la Parola

A Benevento presso il Centro “La Pace” dal 1 al 3 giugno si è svolto il 4° meeting giovani e giovanissimi delle parrocchie della Campania, Puglia e Lazio.
85 giovani e una quindicina di adulti-accompagnatori, danno vita ad una esperienza:
WORD, WAY, WORK Conoscere, riflettere e attualizzare la Parola.

Chi è questa Parola? Come esserNe riflesso? E come viverLa?

Mons. Lucio Lemmo, vescovo ausiliare di Napoli, in un dialogo molto intimo e familiare illumina sulla Parola invitando a riscoprirsi autentici, non un copia ed incolla, ma un tesoro unico e irripetibile spronando ad essere protagonisti nell’ andare controcorrente vivendo la Parola.

Cinque i laboratori dove si cerca di fare esperienza di Dio Amore e relazione in vari ambiti:

  • sociale, focalizzandosi sul termine “Accoglienza”, nel superarsi per andare incontro all’altro
  • musicale, con Dennis NG, per sperimentare l’armonia del Noi;
  • nel canto, con Ciro Ercolanese, dove si saggia la bellezza e la difficoltà nell’imparare un canto fatto insieme agli altri;
  • nella comunicazione, grazie a Raffael Tronquini, riflettendo su come vivere i social media nella maniera più sana e creativa;
  • nelle dinamiche di squadra, con Mariano Iavarone, con attività e giochi conoscenza cooperazione e fiducia, che prevedevano una necessaria osservazione di sé e dell’altro.

Nel pomeriggio con Marco, Sameiro e don Mariano della Segreteria Centrale del Movimento Parrocchiale e Ciro e Dennis del Gen rosso, si mette a fuoco la seconda tappa del programma: riflettere la Parola (esserne riflesso).

Rispondendo ad alcune domande semplici e dirette Dennis racconta la sua esperienza nella vita di Focolare: un costante allenamento. Sameiro svela quanto sia importante dirsi la verità, soprattutto quando le cose non vanno bene. Ciro racconta, emozionato, come 20 anni fa è nato uno dei brani più conosciuti dell’album “streetlight” del Gen Rosso da una esperienza di amore e dolore nelle dinamiche di vita di unità

A gruppi ci si incontra per condividere quanto originato in ciascuno da tutto quanto ascoltato, meditato e vissuto finora, ritrovandosi ad essere dono l’uno per l’altro.

Attraverso segni simbolici Daniel Tamborini spiega come attualizzare la Parola nelle comunità:

  • il “terreno”, composto da tanti granuli. Ciascuno di noi può considerarsi come un granello, insignificante da solo, ma che insieme ad altri granuli diventa potenzialmente adatto ad accogliere semi di vita nuova.
  • Il “vaso”, contenitore del terreno che rappresenta il contesto in cui siamo chiamati a vivere: che può essere la parrocchia, la famiglia, la scuola…
  • il “seme”, pronto per essere accolto e morire nel terreno, espressione dell’essere dono continuo di sé.
  • gli “elementi”, che alimentano e favoriscono a svilupparsi, come l’acqua, la luce del sole e l’aria: l’importanza degli strumenti di spiritualità collettiva.
  • il “concime”, come dare nuova linfa nelle nostre comunità, non perdere di vista l’obiettivo di morire a sé stessi per essere dono, non tagliare istintivamente l’erba della zizzania ma imparare a conviverci, guardarla negli occhi, chiamarla per nome e avere fiducia.

Si continua con una caccia al tesoro in quattro tappe che dalla vita della Parola, attraverso Gesù Eucarestia portano a costruire la comunità.

È infine esperienze arrivate da tutte le comunità presenti e lontane, che dimostrano come sia possibile attualizzare la Parola. Tutte hanno il sapore di famiglia, pronta a servire e ad accogliere.

E’ tempo di tornare casa: a ciascuno è dato un vasetto con dei semi di girasole: la Parola da seminare in noi e nelle nostre comunità, fino a divenire girasoli, guidati e orientati nella e dalla Sua Luce… in attesa dell’incontro del prossimo anno.




Il sorriso di Elisa e i suoi coetanei

La testimonianza di una famiglia colpita duramente dal terremoto.

«La prima settimana di agosto con un centinaio di persone dei Castelli romani e dintorni ci siamo ritrovati a Carpegna, nelle Marche, per vivere l’esperienza della Mariapoli. Con noi c’erano anche Elisa, Irma, Rita. Erano felici, sempre in donazione, a organizzare attività come in cucina. Quando abbiamo saputo che il terremoto di Amatrice le aveva “portate da Gesù”, insieme a Gabriele, un cuginetto, come ci hanno fatto sapere Anna Maria e Carlo, i genitori di Elisa, ci siamo subito stretti alla famiglia». Così raccontano Gianni e Maria Grazia Caucci di Marino alla fine di una Messa in ricordo delle vittime del terremoto e dei nostri quattro amici in particolare. La commozione è forte, ma più lo è la testimonianza di questa famiglia che seppur colpita dalla tragedia è presente e parla della vita che è più forte della morte.

Toccanti le parole – affidate a WhatsApp – dedicate ad Elisa dai fratelli, che vengono condivise con la comunità presente.

Edoardo: «Mi piace ricordarla così la mia anima gemella, lei che mi ha sempre dato gioia negli attimi di forte tristezza, che mi ha sempre trattato come un re. Rimpiango ora tutte le cose brutte che le ho detto, tutti i dispetti che le ho fatto. Mi manchi amore perché solo tu sapevi farmi ridere come nessun altro poteva. Ti scrivo questa lettera, qui in macchina, perchè sto venendo lì a salutarti per l’ultima volta. Ti ricordi quando stavamo a casa di nonno e ti prendevi tu la colpa al posto mio? E adesso piango come un bambino perché le macerie di questo terremoto mi hanno allontanato da te perché il destino ha voluto che il nostro amore non fosse più concreto ma astratto. Ti prego mio amore, mio angelo, proteggimi da lassù. Ti amo sorellina».

Emanuele: «Buongiorno angioletto del mio cuore, sei arrivata? Come si sta lì su? Nonna Rita, nonna Irma, Gabri, stanno tutti bene? Volevo solo dirti che mi manchi sorellina mia, sei volata in cielo troppo presto, volevo dirti che se Dio ha bisogno di te altrettanto ne ho bisogno io su questo sputo di terra, ho bisogno dei tuoi abbracci, dei tuoi baci, della tua voce, del tuo profumo.
Sai piccola mia quando ho saputo la notizia non volevo crederci davvero, mi si è stretto il cuore. E poi il crollo. Si sono crollato perché io ho perso 4 pilastri fondamentali di me.
Ho pianto tanto vedendo le due bare bianche, pure, come te e Gabri, e quelle delle nostre nonne.
E sai perché ho pianto? Non tanto perché non ci siete fisicamente, ma per il rimprovero che mi faccio di non aver vissuto appieno i momenti bellissimi, seppur pochi con voi.
La verità è che non si dovrebbe perder tempo a litigare, bisticciare, arrabbiarsi, non parlarsi… a cosa serve tutto ciò? Perdere del tempo per l’orgoglio? No, non è questo, e non lo deve essere. Perdiamo solamente del tempo prezioso che potremmo impegnare divertendoci, amandoci, stando insieme.
Purtroppo ci accorgiamo di tutto questo quando le persone a noi care vengono a mancare. Ed è questo che mi fa più rabbia e tristezza. Quindi vorrei lanciare un “appello” a tutti quelli a cui voglio bene e che considero tutti fratelli e sorelle in questo momento.
Non fatevi vincere dall’orgoglio, siate misericordiosi con i vostri prossimi, amateli come amate voi stessi e soprattutto cogliete l’attimo, perché l’attimo per fare le cose per qualcuno si trova sempre, NON RINVIATE AL DOMANI, PERCHÉ IL DOMANI È IMPREVEDIBILE, STATE NEL PRESENTE. Un bacione a tutti voi che ci siete stati e che ci siete vicini. SIETE FANTASTICI
A presto amore mio, ti amo infinitamente sorellina mia!».

«Sapete, Elisa era la mia migliore amica – scrive una ragazza, Elisa pure lei -. Non ricordo il giorno in cui ci siamo conosciute. Avremo avuto si e no pochi mesi e già da così piccole eravamo inseparabili. L’una c’è sempre stata per l’altra. Ricordo che da piccole mi difendeva sempre dai bambini che magari mi offendevano o mi facevano qualche dispetto. Spero che anche da lassù lei riesca a proteggermi come un angelo, il mio angelo custode. Elisa è sempre stata un punto fondamentale nella mia vita e per sempre lo sarà. So che mi sto contraddicendo da sola piangendo. Ma Elisa in questo momento non vorrebbe vederci così tristi. Lei con la sua gioia e la sua felicità sicuramente troverebbe il modo per farci trovare il sorriso. Quindi adesso mettete da parte la tristezza e fate un bel sorriso. Per lei. Per Elisa e per tutte le vittime di questo disastro».

«Mamma io spero di riuscire ad andare sempre alle Mariapoli perché sono delle esperienze che segnano nel cuore e sono cose che rimangono», aveva scritto Elisa in risposta ad un WhatsApp dei genitori che le auguravano di portare quest’esperienza «come un bellissimo ricordo». Inevitabile pensare che per i nostri amici l’esperienza vera di amore reciproco, tipica della Mariapoli, adesso continui per sempre.

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Loppiano: Campi di lavoro estivi 2020

Hai piu’ di 18 anni? Hai voglia di fare un’esperienza a contatto con la natura e immerso nel contesto di Loppiano, una cittadella multiculturale? I nostri campi di lavoro potrebbero interessarti. Il Progetto prevede la realizzazione di sentieri naturalistici e percorsi ecologici nella cittadella ad uso dei visitatori e del territorio circostante. Non mancheranno momenti di conoscenza reciproca,  serate ricreative culturali….

Periodo: 20-31 luglio

Target: massimo 20-30 persone (divisi in gruppi di 8)

Lavoro: I volontari utilizzeranno semplici strumenti quali cesoie, accetta e segaccio per eliminare la vegetazione invasiva, sotto la guida di esperti del mestiere.

Il campo serve ad aprire o ripristinare i sentieri compromessi; costruzione o manutenzione di staccionate, cancelli, sentieri con tabellazione e identificazione vie di accesso; identificazione della microfauna, identificazione aree di avvistamento fauna locale.

ALLOGGI: Se porti la tua tenda, puoi utilizzare la soluzione campeggio. Altrimenti ti offriamo camerate semplici (per emergenza Covid si dovrà tenere conto di tutte le disposizioni e normative in corso).

Costo: Il pacchetto vitto e alloggio si basa su una quota minima di copertura delle spese, e va dai 20 ai 25 € al giorno, a seconda del tipo di alloggio.

REQUISITI RICHIESTI: Resistenza al caldo…e tanta buona volontá.

Scarica il volantino




Fare della propria vita un dono. Maria Orsola 1970-2020

DIRETTA STREAMING 

https://youtu.be/o0-QEqfJ88U

PARTECIPAZIONE DEL Gen Rosso e Gen Verde 

La comunità di Vallo Torinese in occasione del 50° anniversario della partenza per il cielo di Maria Orsola Bussone, domenica 12 luglio ha condiviso con una diretta streaming YouTube la scoperta che hanno fatto con Maria Orsola: “Fare della propria vita un dono”.

 




Cammino sinodale adolescenti. Aperti alle sorprese

 

PROGETTO COMPLETO




Consigliera regionale per passione

La più giovane consigliera nella storia della regione Veneto. Con un impegno preciso: fare della politica la casa della fraternità.

Cristina Guarda, 25 anni, lavoratrice dipendente dall’età di 20 anni, imprenditrice agricola, interessata al mondo della piccola impresa, attenta al progetto dell’Economia di Comunione. Com’è nata la tua passione politica?

«L’anno scorso a un workshop sull’etica nell’impresa organizzato a Palermo dai giovani dell’Economia di Comunione, una citazione del prof. Becchetti: “Politica non è occupare uno spazio di potere, ma creare progetti nel tempo” mi ha aperto un nuovo orizzonte.

Qualche giorno dopo, tornando dal lavoro, ho ricevuto la chiamata di un parlamentare veneto: mi proponeva di candidarmi in una lista civica al Consiglio regionale.

I miei amici mi hanno sempre definita un’ottimista sognatrice, determinata, capace di disquisire anche per ore sulle realtà sociali e politiche, ma mai mi ero occupata della sua parte pratica. Della politica vera, non quella della dialettica e della retorica di buon senso, ma quella pragmatica fatta di leggi, programmi e concretezze, non sapevo proprio nulla.

Il mio curriculum stracolmo poteva giustificare una candidatura, ma con quali prospettive di vittoria per un ruolo cui approdano solitamente ultra 40enni con una ventennale esperienza di partito?».

Cosa ha determinato la tua decisione? Chi ti ha dato la spinta definitiva?

«Ti confesso che il mio sì è stato convinto ed entusiasta (maturato assieme alle persone a me vicine), anche se consapevole di quanto fosse complessa la situazione che avrei dovuto affrontare. Ci credevo e ci credo. Come avrei potuto tenere per me, chiuse in un cassetto, le esperienze di vita, le convinzioni maturate nell’ambito della mia comunità? Sapevo di non essere sola. Quanto avevo imparato e vissuto nell’ambito del Movimento dei Focolari andava messo alla prova dei fatti, al servizio dei tanti bisogni che attraversano la mia Regione.

Il mio obiettivo non era certo vincere: sapevo che sarebbe stato improbabile entrare in Consiglio, ma comprendevo altrettanto chiaramente che era un’occasione per testimoniare che il fine ultimo della politica è la fraternità, è il “servizio umile al prossimo”.

La campagna elettorale è stata un percorso fatto di scelte importanti come non investire denaro nell’autopromozione su radio e giornali, non assumere uno stile aggressivo che discredita l’avversario. Sono scelte che determinano un apparente isolamento, ma ben presto suscitano solidarietà e condivisione.

Ho trovato sostegno in Valter, anche lui candidato alle elezioni regionali, in Francesco, impegnato in un volantinaggio che non ha conosciuto soste, e persino in Marco di Torino e Noemi di Enna che da 300 e 1300 chilometri di distanza mi hanno supportata nella progettazione della faticosa campagna elettorale.

Non si è trattato di un sostegno determinato dall’appartenenza allo stesso partito, quanto della convergenza su un punto fondamentale per tutti noi: fare della politica la casa della fraternità».

Poi l’inaspettata elezione. Cosa ha significato per te e a cosa ti stai dedicando oggi?

«Entrando in Palazzo Ferro Fini a Venezia dopo l’elezione ho avvertito di poter continuare ad aver fiducia in chi mi aveva portato fino a lì. Per la più giovane consigliera nella storia del Veneto acquisire autorevolezza di fronte ai colleghi non è semplice, ma sono accompagnata da ottimi compagni di viaggio, fuori e dentro al Palazzo.

La mia famiglia, il mio fidanzato, gli amici con cui condivido gli ideali alti e concreti del Vangelo vissuto, esponenti delle comunità cristiane e islamiche, associazioni operanti nel territorio, tanti cittadini attivi.

Il rischio di cadere nel vortice della ricerca di consenso, di dare priorità alle apparizioni sui giornali è sempre molto alto, ogni giorno. E ogni giorno si ripresenta l’opportunità di scegliere come intervenire sui banchi del Consiglio, dando e cercando rispetto.

Attualmente partecipo a 3 commissioni su 5, ognuna molto articolata e impegnativa.

Gli ambiti che voglio approfondire sono quelli legati alla mia formazione: agricoltura e ambiente, piccole e medie imprese, attenzione alle fasce più a rischio di emarginazione: disoccupati, bambini, malati.

Cerco di dedicare tempo alle visite nel territorio: aziende, scuole, ospedali, centri turistici. Incontro persone che amano l’innovazione e chiedono a gran voce un cambio di rotta anche nella vita politica, apprezzano la trasparenza e la sincerità. Praticamente sto scoprendo le potenzialità della mia gente e della società in cui vivo. Ciò che noto con sorpresa è che la gente apprezza la distanza dai soliti metodi di fare politica, questo mi incoraggia e nello stesso tempo mi impegna. Mi ritrovo spesso ad ammettere la mia ignoranza e a chiedere aiuto».

Sappiamo del tuo impegno per importanti progetti di legge in una Regione che presenta grandi potenzialità e altrettante sfide. Cosa ritieni essenziale affrontare e risolvere?

«Sto studiando con precisione opportunità sulla partecipazione attiva della cittadinanza, sulle politiche giovanili e per la famiglia, sulla ricerca agricola e sul microcredito. La realizzazione di questi i progetti, i più ambiziosi, è lenta poiché desidero sia partecipata sempre da altri consiglieri, tecnici, studiosi, professori, amministratori, giovani e associazioni del territorio.

Ho condiviso con altri consiglieri, di minoranza o maggioranza, una serie di interrogazioni e mozioni, e costretto ad affrontare alcuni gravi problemi relativi al territorio. Questo mi aiuta a non alimentare polemiche, a denunciare le ingiustizie senza cadere nella strumentalizzazione politica».

Tutto ciò è stato possibile anche per la cosiddetta “legge anti-moschee” che ha tanto fatto parlare i giornali nei mesi scorsi.

«Era un progetto di legge proposto da alcuni consiglieri di maggioranza e minoranza nell’ottobre del 2015 e discusso subito dopo i drammatici fatti di Parigi. In Consiglio e sui giornali veniva denominata tristemente “legge anti-moschee”, io preferisco chiamarla “legge sui luoghi di culto”. L’obiettivo era delegare ai Comuni l’opportunità di autorizzare a livello edilizio e urbanistico l’apertura di luoghi di culto, di formazione o di sostegno sociale legato al culto. A mio avviso era una legge rischiosa perché poteva bloccare non solo la vitalità della comunità islamica veneta, ma anche quella di ogni chiesa, cattolica, ortodossa o evangelica, di ogni comunità, movimento o associazionismo legato al culto.

Pur sapendo che la legge sarebbe passata così com’era, non accettavo che venisse approvata senza l’utilizzo del prezioso strumento delle “audizioni”, unico metodo di partecipazione e consultazione della cittadinanza di cui disponiamo in Consiglio regionale. Mi sono letteralmente impuntata affinché venissero chiamate tutte le espressioni religiose rappresentate in Veneto, cogliendo l’occasione per un confronto mai visto prima d’ora in Regione.
Ho iniziato una lunga e faticosa opera di confronto con la mia diocesi e i vescovi, gli imam conosciuti grazie al Movimento dei Focolari, la diocesi ortodossa, la Caritas e altre associazioni che potevano essere messe in difficoltà nel seguire la propria vocazione di assistenza.
Il giorno dell’audizione in Regione, segnalata con poco preavviso, ero stremata dal rincorrere i responsabili delle molte chiese e un po’ preoccupata perché cosciente che forse gli unici a presentarsi sarebbero stati i rappresentanti del mondo islamico del Veneto. Arrivata in commissione, non credevo ai miei occhi: non solo vi erano 6 amici della comunità islamica, ma anche i Sikh, la Chiesa luterana, ortodossa, riformata, protestante, i Testimoni di Geova. Nonostante ciò, la legge è stata approvata, molti consiglieri sono rimasti sordi. Ma la buona notizia è che il governo l’ha impugnata proprio perché la si considera non rispettosa dei principi di libertà di culto. È stato un grande successo per me attivare un confronto tra Regione e cittadini che ora potrebbe diventare permanente con l’istituzione di un tavolo interreligioso.

Le dinamiche in cui lavoro restano dure, a volte chiuse alle sfide dell’inarrestabile connotazione multietnica del nostro Paese. Con la difficoltà aumenta in me la passione con obiettivi chiari e condivisi: non aver paura delle conflittualità, continuare a far emergere i bisogni e le domande dei cittadini, catalizzare il positivo, le tante soluzioni concrete già attivate nel territorio, come antidoto alla disgregazione sociale».

a cura di Maria Rita Topini

Blog di Cristina Guarda http://www.cristinaguarda.it/blog




Campo di lavoro

 

Per ragazzi e ragazze dai 10 ai 17 anni

Prenotazioni entro il 20 luglio 2016

Volantino Campo di lavoro




Cantiere Ragazzi per l’Unità a Palermo: “Siamo fatti per amare”

Dal 27 al 31 dicembre 2023 a Palermo nei locali dell’ istituto salesiano Gesù Adolescente, si è tenuta una nuova edizione del cantiere dedicato ai Ragazzi per l’ Unità. Ragazzi/e dai 14 ai 17 anni provenienti da tutta la Sicilia accompagnati dai loro animatori con entusiasmo si sono incontrati per vivere questi quattro giorni  insieme.

“ Siamo fatti per amare” il titolo dato a quest’ evento, un titolo che porta in se la risposta ad uno dei più grandi perché, perché sono nato? per amare. Amarsi per amare, amare per vivere in pienezza.

Le ore dei giorni vissuti insieme sono state scandite da un programma intenso. Le due mattine, di giorno 28 e 29, sono iniziate con due motti, la prima mattina “ amare tutti” mentre la seconda “ fa agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” in seguito al motto iniziale sono stati trattati due temi  approfonditi da esperte, mentre il motto del 30, ultima mattina di cantiere è stato “ fare di ogni ostacolo una pedana di lancio” ed in seguito è stata data a ciascuno una matita con tale scritta per indicare che ciascuno continuerà a scrivere la propria storia nella propria città e quotidianità ma i rapporti di amicizia  intessuti durante i giorni vissuti insieme continueranno ad esserci nonostante le distanze.

Nel corso della prima mattina il tema è stato “ il rapporto con gli altri e con se stessi”, un’ opportunità per i ragazzi/e ma anche per gli aduti presenti di riflettere sul rapporto con se stessi, con gli altri, con l’ ambiente che ci circonda perché siamo in constante relazione ma è importante capire come ci relazioniamo e che impatto hanno tali relazioni in noi stessi e nei contesti che abitiamo.

Il tema della seconda mattina invece è stato “ cittadini consapevoli”, con il supporto di  esperte, i presenti sono stati chiamati in causa nell’ analizzare il proprio modo di comunicare, perché le parole sono importanti ed hanno un notevole impatto sia sul mittente che sul destinatario, dopo tale riflessione il focus si è spostato sul convertire parole e azioni che richiamano alla guerra con parole e azioni che richiamano alla pace, un’ occasione per mettere in discussione il proprio modo di agire ed interagire. Mattine in cammino con il cuore e la mente, pomeriggi in cammino per la città. Lo stupore e l’ ascolto sono stati protagonisti dei due pomeriggi.

Il pomeriggio del 28 dicembre i partecipanti al cantiere hanno svolto una caccia al tesoro per alcune vie di Palermo, lo stupore è stato protagonista sia nei giovani palermitani che hanno avuto la possibilità di guardare la propria città con occhi nuovi, scorgendo tra le diverse vie dettagli di norma ignorati per la frenesia della routine, sia nei non autoctoni che hanno avuto la possibilità di sorprendersi di una bellezza inedita, tra colori, profumi, arte e le mille luci natalizie che hanno dato un tocco di magia.

Il secondo pomeriggio è stato dedicato al conoscere alcune realtà della città impegnate nella cittadinanza attiva, tra le quali il Centro Padre Nostro, la Missione Speranza e Carità e la Casa di tutte le genti, un’ occasione per conoscere storie, luoghi e persone che vivono Palermo all’ insegna della reciprocità.

Come consuetudine in questo genere di eventi l’ ultima sera si è tenuto un talent arricchito da diverse esibizioni nel quale erano presenti alcune persone  della comunità del Movimento dei Focolari di Palermo.

Riguardo a tale esperienza un ragazzo dice “ mi sono divertito molto tra alti e bassi, è stata, sicuramente un’ esperienza unica per maturare e arricchire la mente e il modo di pensare” un altro invece scrive “ ogni anno apprezzo sempre di più queste esperienze perché incontro persone che fanno uscire la parte più bella e spontanea di me”, mentre un altro ancora racconta “ questo cantiere mi ha portato tanta gioia e serenità, sono stati giorni bellissimi e ricchi di amore”.

Molti sono i commenti  fatti dai ragazzi/e  per descrivere i giorni vissuti insieme ed in ciascuno emerge gioia, gratitudine e serenità, un commento fatto da uno degli adulti può  essere definito una sintesi “ in questo cantiere […] abbiamo vissuto l’ amore soprannaturale, cioè umano e divino insieme, è quello che il mondo attorno a noi cerca”.

“Siamo fatti per amare” un titolo che si è sviluppato e divenuto concreto nei giorni vissuti insieme nel corso di tale esperienza, una consapevolezza che va oltre i quattro giorni vissuti insieme  per concretizzarsi nei rapporti che ciascuno vive nella propria quotidianità. Ogni esperienza inizia e finisce ma il vissuto resta e si trasforma cammin facendo. Un “a presto” immerso nella bellezza semplice dell’ esserci ha chiuso il sipario di questo cantiere e riaperto quello della quotidianità di ciascuno in cui la parola “insieme” ha assunto un posto di rilievo.

Melina Morana




Parliamone! Giovani consacrati in comunione

Siamo un gruppo di giovani consacrati e consacrate del Movimento dei Focolari che da alcuni anni portiamo avanti un cammino per i giovani e le giovani consacrate che chiamiamo “santi insieme”. Si tratta di occasioni per incontrarsi e fare famiglia insieme tra vari carismi, cercando di aiutarci nel cammino di santità alla luce della spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari.
Quest’anno proponiamo una serie di incontri su temi attuali e scottanti della vita consacrata che abbiamo intitolato  “PARLIAMONE”; l’obbiettivo è infatti creare degli spazi di dialogo per condividere e confrontarsi su alcuni aspetti che rendono difficile il nostro cammino di santità.
I temi che affronteremo in questi quattro incontri saranno:
  • Abusi
  • Internet e social media
  • Omosessualità
  • Sostenibilità delle opere
Saranno incontri internazionali con la possibilità di traduzioni in: spagnolo, inglese, portoghese e italiano.
Questo invito è rivolto in modo particolare a tutti i giovani consacrati e consacrate, che stanno vivendo le prime tappe della formazione, (noviziato, juniorato), oppure a professe/i perpetue/i che stanno ultimando gli studi.
Vogliamo crescere nel cammino di comunione tra giovani consacrate e consacrati appartenenti a diversi carismi, condividere esperienze vissute e costruire ponti di fraternità, formandosi insieme al vangelo illuminato dai vari carismi.
La partecipazione è gratuita.
Gli incontri saranno ONLINE utilizzando la piattaforma Zoom.
Contatti: santi.insieme@gmail.com
1° incontro –  ABUSI il 29/04/2023 alle ore 20.30 
interverrà Sr. Tiziana Merletti, suora francescana dei poveri laureata in giurisprudenza e dottore in diritto canonico.
Le iscrizioni sono chiuse, chi desidera seguire l’evento, solo in lingua italiana, lo potrà fare attraverso il link yuotube :  https://www.youtube.com/watch?v=o8GNCEHSlnA



Loppiano e il progetto giovani

Loppiano è un posto dove si può vivere un’esperienza di fraternità, insieme ad altri giovani provenienti da tutto il mondo, appartenenti a diverse culture, credenti o non credenti.

Come funziona?
Non c’è un programma prestabilito. E’ un’esperienza personalizzata, basata sui bisogni e le necessità che ognuno esprime e desidera affrontare. È un percorso sia individuale che collettivo. Vivere assieme, in una realtà multiculturale come Loppiano non è semplice e ci sono molte sfide da affrontare quotidianamente ma l’esperienza di fraternità ci porta a superarle mettendoci in gioco. Attraverso il lavoro, l’arte, la musica, la natura, il dialogo, la formazione personalizzata e molto altro abbiamo l’opportunità di conoscere gli abitanti e la vita di Loppiano, dove si prova a vivere un’ambiente di famiglia.

Per i giovani dai 18 ai 30 anni.
  

Info: https://www.loppiano.it/progetto-giovani/

https://www.loppiano.it/wp-content/uploads/2020/06/progettogiovanivideo.mp4




Up2Me: dipende da me

Un progetto educativo integrale per la formazione alla relazione con gli altri

Emozioni, affettività, sessualità, conoscenza di sé, fisiologia umana, mass media, gender, rapporto uomo-donna, lgtb+: l’educazione dei figli è un impegno arduo. I genitori, spesso, non sono preparati. I figli rischiano di vivere in balia degli umori della società dei consumi che nutre interesse per loro solo in quanto target commerciali.

L’educazione, poi, al mondo emotivo è ancora più complicata. I genitori sono cresciuti con modelli di apprendimento e relazionali più cognitivi e razionali. I figli, nativi digitali, dopo l’avvento dei Social, sono esposti alle correnti emotive più ingannevoli.

Eppure, l’educazione al mondo emotivo: emozioni, sentimenti, sessualità resta lo strumento più importante per far diventare i nostri figli veri uomini e vere donne capaci di conquistare la propria libertà diventando padroni di se stessi.

Il dominio del cuore è la vera arte del vivere. I due ostacoli, “acconsenti a ciò che senti” o la sua negazione “vivi negando quello che senti”, sono due argini al cui interno è possibile costruire il fiume della conoscenza di sé che è il primo passo per l’autoconsapevolezza, per poter fare scelte mature e responsabili, a qualsiasi età.

Del resto, i casi dei femminicidi lo dimostrano, si può essere emotivamente immaturi a qualsiasi età. È un affare che riguarda tutti, ogni generazione. Un cuore a briglie sciolte senza una corretta gestione delle emozioni genera sfracelli, dipendenze di vario tipo e violenze tanto efferate quanto incomprensibili.

C’è una frase idiomatica nella lingua inglese che recita: «It’s up to you». Vuol dire dipende da te. Si usa nelle semplici scelte della vita quotidiana e nelle faccende più complesse.

Da 10 anni nei Focolari è nato il percorso educativo Up2Me, che vuol dire “dipende da me”. Vuol dire, una volta, acquisiti alcuni strumenti educativi sta a me navigare tra le onde delle emozioni, governare la nave e approdare in un porto sicuro. È rivolto ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, ai genitori che sono seguiti con dei tutor, degli insegnanti, con un percorso, un metodo e un approccio interattivo, multidisciplinare e scientifico.

Tre mila ragazzi in 25 nazioni di quattro continenti hanno effettuato il percorso che dura diversi mesi ed è calibrato per fasce d’età: bambini (4-8 anni), ragazzi (fino a 17 anni), giovani dai 18 in su. I genitori sono accompagnati in gruppi separati e i tutor sono formati con scuole dedicate. La formazione procede utilizzando giochi di ruolo, materiali multimediali, attività di gruppo, interventi di esperti per fare in modo di avviare il processo di saper compiere scelte consapevoli e saper vivere relazioni positive.

«Up2Me – spiegano Paolo e Barbara Rovea dell’equipe internazionale di Up2Me – si conferma uno strumento, insieme ad altri scaturiti dal carisma dell’unità dei Focolari, per aprirsi ad alcune delle più urgenti e delicate sfide oggi presenti nel mondo intero: aiutare, cioè, ragazzi, giovani e famiglie a fare scelte di vita coerenti con la visione cristiana dell’uomo, in relazione armonica con sé stessi, con tutte le persone e con il creato».

Numerose le esperienze anche in Italia, dal Nord al Sud. Impossibile citarle tutte. Ci concentriamo sulla fascia d’età dell’adolescenza.

Vicino Napoli, a Pomigliano D’Arco, un gruppo di ragazzi dagli 11 ai 14 anni, da maggio a luglio ha approfondito le sei dimensioni della persona (sociale, intellettuale, spirituale, emozionale, fisico-corporale, storico-ambientale), la conoscenza delle emozioni, il corpo che cambia, il rapporto con i coetanei, la sessualità e la fertilità, i rischi dell’ambiente digitale, le amicizie in rete, il progetto di vita.

«L’approccio è induttivo – spiegano i tutor Luigi Fornaro e Nunzia Di Prisco – informa e suscita domande sulle loro esperienze. Molte attività di gruppo rendono attiva la partecipazione dei ragazzi. I genitori ci hanno più volte ringraziato e hanno espresso la loro stima per quanto facciamo. E il parroco che ci ospitava ci ha chiesto di ripetere l’esperienza con i ragazzi della sua parrocchia perché ha trovato validi il metodo e i temi affrontati».

«Per noi – concludono – è stata un’occasione straordinaria per conoscere la ricchezza e la profondità del mondo giovanile attuale che, se stimolato in maniera adeguata, diventa portatore di riflessioni sul bisogno di relazioni autentiche».

Giulia e Luca Adriani di Milano, nonostante le loro professioni e i ritmi familiari molto intensi, hanno deciso di accompagnare i ragazzi come tutor di ragazzi dai 14 ai 17 anni. «Avvertiamo – spiegano Giulia e Luca – che il presente è investire su queste tematiche per aiutare, formare, educare i ragazzi a prendere consapevolezza di chi sono, a capire come funzionano dal punto di vista biologico, psico-affettivo, perché anche l’apprendimento della sessualità passa via Social media. Ognuno di questi ragazzi ci ha dato tanto, sono delle perle preziose e vanno opportunamente stimolati e motivati».

A Milano il percorso di Up2me si è snodato in sette incontri senza “ricette preconfezionate”, ma lasciando emergere il loro vissuto e «attraverso puntuali didattiche si è cercato di guidare i ragazzi ad essere consapevoli nelle proprie scelte e nella conoscenza di se stessi come persona. Hanno vissuto ogni momento con molta serietà. È stato molto importante la presenza dei medici e di una psicologa che sono stati a disposizione dei ragazzi per meglio chiarire alcune criticità e dubbi, instaurando un dialogo fruttuoso».

Positive le impressioni dei ragazzi. Il percorso ha dato loro consapevolezza e sicurezza. Eccone alcune. «Lo consiglierei a qualunque adolescente, qualunque sia le scelte che compirà, ogni ragazzo deve avere gli strumenti per capire cosa vuole». «Up2me mi è servito a crescere, a conoscermi di più come persona, soprattutto in modo più profondo. Mi ha aiutata ad avere più coscienza del mondo che ci circonda, dei rischi e pericoli della vita». «Non è un corso che ti vuole insegnare qualcosa, ma ti aiuta a compiere una crescita a 360°».

Dal 2015 Giampaolo e Irene Filisetti operano come tutor in Toscana al progetto Up2Me seguendo decine di gruppi di adolescenti, dai 12 ai 17 anni, in molte città: da Firenze a Pisa, da Arezzo a Empoli. «Up2Me – commentano – ci appassiona. È sfidante: periodicamente dobbiamo aggiornare i materiali e documentarci perché i ragazzi cambiano continuamente e quello che due anni fa era quasi uno scandalo, per i ragazzi di oggi è la normalità. È gratificante: i ragazzi ci dicono che cambia la loro prospettiva sulla vita, che nel confrontarsi trovano un modo di relazionarsi più profondo con i coetanei».

Il lavoro di tutor è una opportunità di crescita anche per la relazione di coppia, che deve informarsi, confrontarsi, riflettere, valutare, decidere insieme. «Questo ci porta ogni volta a guardare alla nostra storia e anche a scoprire la storia dell’altro, a chiederci che genitori stiamo diventando. Ci porta ad uscire dall’immagine ideale dei figli, a chiederci quali sono le loro reali potenzialità, attitudini e sogni e come possiamo aiutarli a diventare le persone che possono essere. Anche in questo percorso non ci sono docenti e discenti, perché ognuno è esperto dei propri figli; ci sono piuttosto tante domande, tanta condivisione di esperienze, punti di vista e non manca mai la condivisione di buone pratiche e la conclusione che un lavoro prezioso che spesso ci dimentichiamo di fare è quello su noi stessi per essere agli occhi dei figli testimoni che diventare grandi e realizzati è bello e ne vale la pena».

 Up2Me si conferma un ottimo percorso per la formazione e la prevenzione dei nostri figli anche da situazioni a rischio come: bullismo, cyberbullismo, sexting e stalking.

Aurelio Molè

Vai al sito di Up2Me

 




Diario da Siracusa: un’estate diversa

foto di gruppo

Siracusa Summer Campus 2016.
120 ragazzi da tutta Italia, pronti a battersi, donarsi, dare tempo e amore sincero nelle periferie di Siracusa, per poi tornare a casa carichi dei sorrisi e dell’amore dei bambini !
Un breve video che cerca di raccontare, attraverso le immagini, la bellezza e la profondità di questa esperienza!
“C’è bisogno di domani, c’è bisogno di futuro .
C’è bisogno di ragazzi che sono al di là del muro.”

 

 

Diario

2 Agosto 2016: arrivo a Siracusa, alla Villa Mater Dei, per il Siracusa Summer Campus 2016. Siamo 120 giovani, da 17 regioni d’Italia! Ciò che colpisce al primo impatto è la nostra diversità: diventerà presto un’arma vincente! E’ come vedere tutta l’Italia che aiuta una città fra le tante: Siracusa.

3 Agosto. Ci rechiamo nei 2 quartieri dove faremo il Campus durante le mattine successive. Sembra di entrare nella periferia della periferia. Di fronte ad un bellissimo mare azzurro, si stagliano palazzi altissimi, simili a casermoni. L’impressione è quella di trovarsi all’interno dei cosiddetti quartieri dormitorio, realizzati con criteri urbanistici che sembrano ignorare il rispetto della dignità umana. Siamo ancora in Italia?

Nelle 2 scuole veniamo accolti con grande entusiasmo. Nell‘I.C. Martoglio è il terzo anno che andiamo, mentre nell’I.C. Chindemi è soltanto il primo. Incontriamo alcuni fra insegnanti e rappresentanti delle associazioni operanti nel quartiere, tutti hanno grande fiducia e speranza in noi, percepiamo un forte desiderio di cambiamento. Ma cosa potremo mai fare? Nel pomeriggio, Franco Sciuto, (difensore dei diritti dei bambini per il Comune di Siracusa) e Rosalba Italia (educatore professionale) ci parlano di Siracusa e dei quartieri in cui andremo invitandoci a concepire la periferia come una risorsa per lo sviluppo sociale ed economico, non più come un problema. Saremo educatori per questi bambini!

4 Agosto. Prima mattina nelle scuole. Entriamo in contatto con bambini che vivono in contesti di fragilità sociale e familiare. L’obiettivo è uno: stare con loro in maniera sana. Emerge da un lato l’assenza di regole che innesca atti di violenza e prepotenza, dall’altro un grande affetto dei bambini e la gioia nel vedere qualcuno disposto a scommettere tempo ed energie su di loro.

Nel pomeriggio, primo dei 5 momenti formativi del campus, approfondiamo il tema della legalità. Francesca Cabibbo, (giornalista per il Giornale di Sicilia e il quotidiano on line “Lettera 32), ci ha mostrato la vera natura della Mafia, una holding del crimine attiva sia sulla scena nazionale che internazionale; Giusy Aprile (preside dell’Istituto Archimede di Siracusa ed ex esponente di Libera) ci ha dato il suo esempio su come vivere la legalità sia da cittadina attiva che in veste di dirigente scolastico; infine, Gregorio Porcaro, (ex vice parroco di Don Puglisi e attuale responsabile regionale di “Libera”) ci ha raccontato la sua testimonianza: da seminarista la sua vocazione era quella di impegnarsi per i poveri del terzo mondo; proprio per questo motivo fu convinto da Don Puglisi a spendersi nelle attività a favore di quanti vivevano in condizioni di estrema povertà nel quartiere Brancaccio di Palermo: “Puoi fare qualsiasi cosa se ti metti nella prospettiva di amare”.

5 Agosto. Di nuovo a scuola, questa volta nei 5 laboratori: danza, musica e canto, giornalismo, pittura ed educazione alimentare. Ad aiutarci, anche le professioniste del nascente Centro Educativo Multifunzionale “Maninpasta”. Grazie ai laboratori, possiamo creare rapporti personali con i bambini. Nei workshop ci prepariamo anche allo spettacolo finale dell’ultimo giorno.

Nel pomeriggio, Maria Chiara Cefaloni e Giuseppe Arcuri inquadrano il tema dell’azzardo in Italia, con i suoi meccanismi cognitivi e matematici per imbrogliare i cittadini e, dando una visione economica alla problematica, introducono Gabriele Vaccaro che ci presenta Banca Etica come una realtà che mette al centro l’uomo.

6 Agosto. Ogni mattina, con i bambini, tiriamo il dado dell’amore e vediamo un video che ci aiuta a stare insieme puntando al bene collettivo e non individuale. Alcuni di noi animatori sono rimasti colpiti dal contesto di esclusione sociale da cui provengono i bambini. E’ chiaro che l’importante non è fare delle attività con loro, ma volergli bene in modo gratuito, e tutto il resto verrà da sé.

Il pomeriggio, alla parrocchia Maria Madre della Chiesa di Bosco Minniti (Siracusa), teniamo un momento sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza. Antonello Ferrara (ufficiale di Marina) ci fa capire l’importanza del ruolo svolto dalla Marina Militare per soccorrere chi ha bisogno, Noemi Favitta ci porta il suo esempio di vita e lavoro a servizio di minori richiedenti asilo, e infine Padre Carlo d’Antoni, il parroco, ci racconta la realtà di una parrocchia che da sempre, accoglie immigrati, tra loro, molti musulmani. Colpiscono le parole di uno di loro: “Durante la nostra vita, nei rapporti con gli altri, lasciamo segni e non cicatrici”.

7 Agosto. E’ domenica, la scuola è chiusa. Visitando il parco archeologico e l’isola di Ortigia, constatiamo che, a fronte dei quartieri dove abbiamo vissuto, esiste una parte più ricca della città. E’ anche l’occasione per riscoprire i bei legami nati fra noi, per creare gruppo e socializzare, poiché per amare bisogna essere uniti.

8 agosto. Ancora a scuola! Con i nostri sorrisi, al di là delle difficoltà, delle paure, dell’incertezza del domani, continuiamo a riempire le giornate di bambini non troppo fortunati. Stare con loro è una profonda ricerca nella realtà per scoprire la bellezza autentica che vive oltre le apparenze.

Nostro obiettivo è portare lo spirito di fratellanza e la cultura del noi, creando quel terreno fertile necessario per far nascere una comunità. In qualche modo, forse, ci stiamo riuscendo.

Nel pomeriggio partecipiamo ad un momento di dialogo con Kheit Abdelhafid (Presidente delle comunità islamiche della Sicilia ed Imam della moschea di Catania) e Giusy Brogna (coordinatrice della rete per il dialogo tra cristiani e musulmani per il Movimento dei Focolari in Italia). Da diverso tempo, fra il Movimento dei Focolari e la comunità islamica c’è un dialogo concreto, che ha portato a realizzare insieme varie iniziative, tra cui un doposcuola nella Moschea di Catania organizzato per i ragazzi del quartiere in difficoltà con lo studio. “Grazie a queste attività” -spiega Carla Pappalardo- “la moschea è diventata casa nostra. L’ingrediente principale è la semplicità nei rapporti personali, un dialogo costruito con piccoli gesti, giorno dopo giorno”. Segue l’analisi dell’Imam Abdelhafid: “Cambiare la società è compito nostro e di ciascuno di noi. Da credente, da musulmano, il testo sacro mi indica che devo “dialogare”.  Sono fiducioso: la Sicilia oggi è un modello di dialogo.”

9 Agosto. In una delle 2 scuole scoppiano dei litigi, che provocano violenza e desiderio di vendetta nei bambini. Di fronte a ciò e al concreto rischio di veder naufragare quanto costruito finora, cerchiamo di rispondere con amore, parlando ai bambini con razionalità, e spiegando loro che la violenza non può essere la soluzione ad altra violenza. Sulla stessa lunghezza d’onda è Massimo Toschi (Consigliere del Presidente della Regione Toscana su Pace e Dialogo tra le culture), con il quale, neanche a farlo apposta, dialoghiamo nel pomeriggio proprio sul tema del disarmo: “Il perdono – sostiene – è indispensabile per riaffermare la cultura della pace”. Appaiono di grande attualità le parole di Igino Giordani: “Se vuoi la pace prepara la pace e non la guerra. Se prepari la guerra, i fucili ad un certo momento spareranno da soli”. Ad intervenire, anche Francesco La Rosa, sindaco di Niscemi, il quale ci racconta come una comunità intera abbia saputo impegnarsi, facendo rete dal basso, di fronte ad una questione controversa come l’installazione del Muos, il sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare USA.

10 agosto. E’ l’ultimo giorno di attività nelle scuole. Dopo l’evento del giorno prima, che ci ha messo tutti in discussione, cerchiamo di ricomporre il tessuto sociale, raccogliendo i frutti di ciò che abbiamo seminato. Attraverso il dialogo, sia con i bambini, che con alcune mamme, ribadiamo la nostra volontà di stare insieme ai ragazzi senza accettare logiche di vendetta o esclusione, ma coltivando lo spirito di gruppo. Uno dei bambini, riguardo a ciò che era successo si rivolge ai suoi amici dicendo: “Smettiamola di fare i mafiosi, basta violenza e vendetta, adesso siamo cambiati”.

Nel pomeriggio partecipiamo all’inaugurazione del “Solarium Vaccamotta”, del quale abbiamo realizzato la segnaletica per favorire la discesa in spiaggia. Infatti in parallelo al campus nelle scuole, abbiamo svolto diverse attività di riqualificazione del quartiere. La sera si tiene la festa finale all’Istituto Chindemi. Durante lo spettacolo, si avverte una duplice sensazione nell’aria: da un lato i grandi e tristi palazzoni “inghiottiti” dal buio trasmettono un senso di sconforto e amarezza, dall’altro ci siamo noi, i bambini e le loro famiglie all’interno del cortile della scuola, pronti a illuminare il quartiere di speranza, ma soprattutto di amore concreto, anche semplicemente cantando e ballando.

11 agosto. La mattina ci riuniamo tutti insieme, per fare il punto sul campus e sugli obiettivi futuri. Durante il pomeriggio assistiamo allo spettacolo finale a cui prendono parte i bambini dell’Istituto Martoglio, nella piazza davanti la scuola, testimoniando ancora una volta a tutti che il bene vince. Al termine del Campus viene da porsi un interrogativo: Cosa abbiamo fatto in questi quartieri? Forse tanto, forse poco. Ma già il fatto di essere lì è una cosa molto preziosa, come a significare che una possibilità c’è, e si trova proprio lì, fra le macerie.

Dopo Siracusa, non saremo più gli stessi. Quei bambini ci hanno fatto capire quali sono le cose essenziali della vita. Ma adesso è il tempo di tirare fuori tutto questo, di donarlo, di perderlo, per gli altri! Se i luoghi si giudicano dalle persone e non dalle infrastrutture, Siracusa per noi è la città più bella, per il clima di unità che c’era fra di noi e perché c’erano quei bambini, pieni di amore e da scoprire.

Tornando a casa nelle rispettive città, in pullman o in aereo, fra i vari tormentoni che accompagnano le nostre estati, torna in mente un passo tratto dalla canzone del Gen Rosso, “Lavori in corso”, colonna sonora del nostro Campus: “C’è bisogno di memoria, c’è bisogno di pensare, c’è bisogno di coraggio, c’è bisogno di sognare”.

Impressioni

Ormai da più di una settimana si è concluso il Siracusa Summer Campus 2016 e anche quest’ anno i nostri cuori sono rimasti tra i bambini del quartiere Akradina e Mazzarona con cui abbiamo trascorso dieci giorni indimenticabili.

“L’impegno parte dalle periferie”: da quei bambini e dalle loro famiglie con cui abbiamo sperimentato la forza trasformante dell’Amore, un impegno a cui hanno dato spessore di consapevolezza i momenti formativi del pomeriggio, tutti importanti, sentiti, di grande attualità e apertura.

In un crescendo di intensità di rapporti, ci siamo trovati anche di fronte alla “durezza” della vita in queste periferie segnate dal degrado, dall’esclusione e dalla legge del più forte: la vandalizzazione di una scuola e nell’altra un litigio tra ragazzi, che ci ha costretto a chiamare ambulanza e Carabinieri; anche alcune mamme erano coinvolte in questo clima di vendetta. Abbiamo provato a rimarginare queste ferite, cercando di pacificare, di parlare e agire dimostrando che c’è la strada del perdono, della riconciliazione. Siamo passati da un clima molto teso ad una grande festa finale in piazza con tutti.

A testimonianza di questo qui sotto ci sono alcune condivisioni che ci sono arrivate e che dicono con forza quello che abbiamo vissuto.

“L’obiettivo dei Giovani per un mondo unito è portare lo spirito di fratellanza e la cultura del noi, creando quel terreno fertile necessario per far nascere una comunità. Nutriamo una naturale predilezione per quelle ferite non ancora rimarginate presenti nel nostro territorio, per questo motivo abbiamo scommesso sui bambini invisibili della Scuola Martoglio e Chindemi, che vivono spesso ai margini della città, in quartieri estremamente periferici. Ci riempiono di gioia le parole rivolte da un ragazzino ai suoi amici dopo un litigio: “smettiamola di fare i mafiosi, basta vendetta e violenza, siamo cambiati”. I rapporti che abbiamo stretto durante il Campus ci spingono a continuare, anche nei prossimi anni, l’esperienza di servizio concreto nelle periferie, con attività per chi ha più bisogno, per gli ultimi e soprattutto per i bambini. La nostra intenzione è tornare a Siracusa, allo stesso tempo però saremo presenti anche in altre città perché la rete costruita finora diventi un vero e proprio modello sociale”

Volevo ringraziare tutti per questa esperienza che ha fatto rinascere in me la speranza, la speranza che insieme si possa veramente fare qualcosa e che un mondo nuovo è possibile se vi è unione! il rapporto di solidarietà che si è venuto a creare tra gli animatori, l’amore e La responsabilità che ho provato per i bambini me le porterò dentro per sempre! Grazie per la vostra compagnia, per i nuovi amici e per questa luce che avete riacceso dentro il mio cuore!”

“Ehi fantastici!!! Volevo dirvi che mi ha appena contattato la mamma di  due bambine del quartiere Akradina e ci tenevo a condividere con voi ciò che mi ha detto : ci ringrazia infinitamente e ci considera fantastici , spera davvero in un nostro ritorno il prossimo anno e ovviamente tutto questo perché si è resa conto di quanto le bambine si siano legate a noi !!

“Carissimi tutti, Grazie di cuore per questi giorni passati insieme (…) volevo dirvi che a questi bambini abbiamo portato gioia, letizia, speranza!!! E insegnato loro a Perdonarsi!!!! Un abbraccio a tutti!

“Il futuro non esiste”, queste le parole che mi ronzano in testa da quasi una settimana. Appena tornata da quella che considero essere una delle esperienze più importanti che potessi vivere, mi trovo a fare un bilancio degli ultimi dieci giorni, di questa estate e della mia vita. Il futuro non esiste perché non possiamo programmare cosa faremo o cosa saremo tra un certo periodo di tempo, dobbiamo porre le basi giorno dopo giorno, e questo lo si fa soltanto vivendo con gli occhi aperti. Perché è anche e soprattutto questo quello che ho imparato in una delle tante periferie lasciate a se stesse della Sicilia: non chiudere gli occhi davanti a un mondo che sta perdendo la facoltà di amare e rispettare il prossimo, avere Il coraggio di alzarsi e muovere non un dito, non un braccio, ma tutto te stesso per cambiare quello che sai che non va. Nel mio piccolo ho avuto la possibilità di mostrare a bambini e bambine dolcissimi quante opportunità hanno per la loro vita, dentro e fuori il quartiere della Mazzarrona, e se anche solo uno di loro avrà ricevuto il messaggio, questa sarà la mia più grande gioia, io in ogni caso continuerò a provare.. Quindi un grande GRAZIE va a quei bimbi e alle loro famiglie che hanno dato fiducia a 120 giovani sconosciuti venuti da tutta Italia; e un altro GRAZIE, immenso, va ai miei compagni di viaggio, che lascio con la sfida di applicare ogni giorno della nostra vita gli insegnamenti del Siracusa Summer Campus 2016”.

“Questa mattina leggo il passaparola, ma non mi fa effetto. Dentro sono talmente pieno di gioia, che non ho bisogno di altro per darmi la carica di vivere, ancora, una giornata per gli altri. Dopo Siracusa, non sono più lo stesso. Quei bambini ci hanno fatto capire quali sono le cose belle della vita, e quanto siamo fortunati ad averle sempre avute dentro di noi. Ma adesso è il tempo di tirare fuori tutto questo, di donarlo, di perderlo, per gli altri!”

“Se i posti si giudicano dalle persone e non dalle infrastrutture, Siracusa per me è la città più bella, perché c’eravamo noi, perché c’erano quei bambini, pieni di amore da scoprire”

“La verità è che non sono pronto per la vita di tutti i giorni. Ciò che abbiamo vissuto va al di là di tutto, ed è inutile parlarne con altri: niente sarà come esserci stati.Ci sentiamo, rimaniamo in contatto, ma una parte di me è rimasta lì, a Siracusa, fra le mura della Martoglio, nel piazzale della Mater Dei. Il ricordo di Siracusa è ancora troppo forte per sentirmi di nuovo in Calabria”.

“E’ come se io mi fossi frantumato, e i miei pezzi fossero lì, fra le macerie di società distrutte, nelle periferie delle nostre città, e anche qui, a casa, quella che era la mia casa. Adesso la mia casa è fuori di qui, in coloro che incontro, in coloro che vivono difficoltà. Durante il casino alla Martoglio, uno dei bambini aveva un coltellino di plastica. Ce l’ho lì, sul comodino, per ricordarmi di quei bambini, ma non come un ricordo che affiora semplicemente la mente. Il coltellino è lì per ricordarmi che quei bambini hanno ancora bisogno di noi”.

“Abbracciando quelle mamme segnate dalla durezza della marginalità e dell’esclusione, abbracciando un bambino che singhiozzava dicendo “È un’emozione troppo grande, vi voglio troppo bene”, vedendo con i miei occhi la trasformazione dei bambini più “difficili”, l’anima è piena di luce, di gioia. Chiara Lubich ce l’ha insegnato, Papa Francesco oggi lo incarna, ma io l’esperienza che segna la vita l’ho fatta a Siracusa: nei poveri, nei piccoli, negli ultimi c’è una presenza di Dio. Una fonte di Dio. Sono loro che ce lo hanno donato. E questo Gesù che mi aspettava a Siracusa mi riempie di amore e mi fa dire solo Grazie. Grazie di averci guidato, di averci portato qui, di averci donato il tuo vangelo. Davvero Gesù sei VIA, VERITÀ e VITA”.

“Buongiorno ragazzi! Intanto grazie per questi piccole bellissime condivisioni.. Personalmente sono ancora un po’ stordita e non nego che dentro di me ci sia un mix di sensazioni provate: da un lato sono felice per l’esperienza vissuta con tutti voi (“sia vecchi che nuovi”) dall’altro non posso negare di essere un po’ perplessa…Durante la festa alla Chindemi, ho provato questa duplice sensazione: da un lato i grandi tristi palazzoni “inghiottiti” nel buio mi rendevano triste e amareggiata e in un certo senso mi hanno fatto aprire gli occhi dandomi la possibilità di toccare con mano la realtà che vive la gente del posto.Dall’altro c’eravamo noi, i bambini e le loro famiglie all’interno del cortile della scuola e insieme abbiamo un po’ “illuminato di gioia” quel quartiere semplicemente cantando e ballando.Sicuramente mi porto a casa questi sentimenti contrapposti ma anche la certezza che in entrambi quartieri abbiamo “lasciato segni non cicatrici”.

“In questi anni, Siracusa e i suoi quartieri mi hanno cambiata e mi hanno fatto crescere sempre di più.Confesso che all’inizio tornando pensavo che l’esperienza che avrei fatto non mi avrebbe arricchita ma sarebbe stata un po’ la stessa cosa degli anni precedenti…ma Qualcuno mi ha “fatto rimangiare le parole” e mi ha dato la possibilità di conoscere un po’ di più il degrado che vivono ogni giorno sia i bambini che le loro famiglie e di conoscere un po’ più da vicino le loro ferite”.

“Volevo ringraziarvi uno per uno per avermi dato fiducia, per avermi reso una persona più sicura e per avermi aiutato a dare il meglio di me.Credo che le piccole incomprensioni che si sono create ci abbiano dato la possibilità di rafforzare il nostro rapporto e di renderlo ancora più speciale”.

“Sicuramente la frase che porterò sempre con me e cercherò di mettere in atto con il mio prossimo è “lasciare segni non cicatrici” e questo è possibile solo amando”.

“Creare una rete di relazioni fra persone è forse l’unico modo per aiutarci a non mollare, a non abbandonarci a cinismo, indifferenza e mentalità mafiosa.Condividere un’esperienza del genere rende uniti, e questa unità si trasforma in forza: forza di volontà, voglia di interrompere un ingranaggio perverso e ingiusto partendo dall’incontro con l’altro, con il dialogo e con il riscoprire in ognuno di noi, in ognuno dei bambini di Siracusa, una persona, un libro che vale sempre la pena di essere letto”.

“Noi giovani non possiamo permetterci il lusso di rinchiuderci nel nostro ottuso e ovattato mondo, ma dobbiamo essere linfa rigenerativa di questo mondo: partendo da noi stessi, realizzandoci come persone, avendo coraggio, nonostante la paura, e creando nel nostro presente di ogni giorno il futuro che vogliamo vedere e che già viviamo tra noi”.

“Ok…si torna a casa…è l’ora del bilancio. Che cosa ho imparato da questa esperienza? “Avere coraggio”. Coraggio di conoscere ed esplorare realtà nuove. Coraggio di sporcarsi le mani e di non aver paura di perdere perché a spogliarsi del superfluo per aiutare tuo fratello c’è solo da guadagnare. Coraggio di immedesimarsi nel proprio vicino perché dietro ai muri fittizi che sembrano dividerci non c’è altro che un altro pezzo della nostra stessa carne. Coraggio di uscire dal proprio piccolo mondo che non fa altro che ostacolarci la vista di un orizzonte più grande. Coraggio di capire e accettare che senza l’aiutare il prossimo e il dialogare con lui la mia vita non ha senso… un grazie di cuore

gruppo partecipanti

Altre foto e video sulla Pagina Facebook Giovani per un mondo unito – Italia

Rassegna stampa:

Siracusanews

Lettera 32: “Fraternità, obiettivo comune”: l’Imam Keith Abdelhafid al Siracusa Summer Campus

C O M U N I C A T O S T A M P A. L’Imam di Catania al Siracusa Summer Campus

Articolo su Siracusanews

Intervista ad una partecipante

Carla Pappalardo, Giovanni calabro , Clara vAnicito, Imam Kuith Abdelhafid, Giusy Brogna, Vincenzo Perrone, Reda Keith, Imen Bouchnafa,

L’indirizzo mail per contattarci è: campusgmu@gmail.com

https://youtu.be/6TrsHxVod7w




Un concerto sui generis

Come trasformare un luogo di dolore in un ambiente dove socializzare e ritrovare serenità

«Le viti». « Le ho in mano». «Hai con te il cacciavite? ». «Ce l’ho in tasca». Mentre montiamo il pianoforte guardiamo l’accettazione pediatrica di fronte a noi: barelle e sedie a rotelle che vanno e vengono, famiglie sedute ad attendere col bigliettino in mano, che chiamino il loro numero, la voce atona che annuncia: «A, zero, settantadue». Non ci sembra possibile che questo sia il luogo dove Enrico terrà il concerto.
Si avvicinano premurose due addette alle pulizie, ci chiedono cosa possono fare per noi. Così inizia il dialogo con loro; saputo che Enrico non è un maestro di musica, ma un pianista, una di loro prende coraggio e va a parlargli. Da sempre le piace la musica classica. Non troviamo la presa per la corrente; la più vicina è all’incirca a sette metri di distanza; guardiamo verso la TV ed in alto, ma proprio in alto, troviamo la soluzione dei nostri problemi. Il pianista mi dice: «Tu ci sai arrivare, vero? Arrampichi». «Certo – rispondo – ma ci vuole una scala». La gente ci guarda, noi sosteniamo la parte…. Al “maestro” viene in mente di suonare un pezzo; chiede alle ormai nostre amiche di ascoltare per dare un giudizio. Attacca.
L’accettazione si trasforma. Il rumore diventa brusio, poi soffio. Le famiglie – col numero in mano – non puntano più gli occhi sul display dei numeri, qualche bimbo si siede a fianco del pianoforte. Sì. La musica porta un’aria magica, trasformante.
Intanto arrivano i e le protagoniste del concerto: un bel gruppetto proveniente da neuropsichiatria, altri da otorino e chirurgia. Bach rompe il ghiaccio, seguito dalla “Marcia turca” di Mozart. Il silenzio è lieve, la trasformazione dell’ambulatorio in sala da concerto è avvenuta. Solo lo schianto rumoroso delle lattine che precipitano lungo la macchinetta delle bibite ricorda dove siamo.
L’idea del concerto è nata dal rapporto con questi degenti, alcuni da mesi ricoverati in ospedale, e dalla scoperta che a diversi di loro piace la musica classica; alcuni addirittura suonano il piano. Una degente chiede la “Sonata al chiaro di luna”. Viene accontentata dal magistrale pianista che … suona il piano senza utilizzare lo spartito … «Me ne sono accorta, sa, che è bravo, anche perché certi pezzi li suonava a memoria», mi confidava il giorno dopo la stessa degente. Seguono pezzi di musica moderna, inframezzati dagli applausi degli astanti e dai dialogo fra loro ed il pianista.
Intanto diversi ragazzini fanno capolino; erano al pronto soccorso (pediatrico) e… la curiosità ha battuto il dolore. E’ proprio vero che l’anima ha sete d’infinito e che questo passa dalla musica.
Una nutrita schiera di dottoresse, infermiere, ausiliarie entra a far parte del pubblico presente e batte a ritmo i piedi sul pavimento mentre ascoltano un rag-time travolgente. Sì, queste periferie dimenticate, questi bambini e bambine a volte soli col loro dolore, fisico e spirituale, che lottano insieme coi genitori battaglie che sembrano più grandi di loro, desiderano in fondo un momento di amore, semplice, profondo.
«Volete che vi suoni qualcosa che vi piace? ». La richiesta è accolta con un «Sì, un adagio di Mozart». Seguono brani di Einaudi ed Allevi, per giungere all’ultimo pezzo: “La campanella” di Liszt. Non è un pezzo facile, ed infatti una signora tenta di rompere l’incanto, prendendo dalle macchinette nell’ordine: una brioche, un caffè, una lattina. Tutto inutile; nonostante i suoi tentativi, il pubblico è ormai passato su un altro piano: quello dell’arte. C’è chi chiede un pezzo di Debussy, chi di Shostakovich o Chopin. E’ passata un’ora e venti , molto più di “quell’ora di serenità” che il pianista aveva dedicato ai presenti. Si forma un crocchio attorno ad Enrico , poi il personale raccoglie i degenti e in pochi minuti ci ritroviamo nell’accettazione pediatrica, insieme alle due signore addette alle pulizie che ci aiutano a rimettere tutto a posto. Tutto finito? No, crediamo proprio di no.

 




I giovani dei Focolari lanciano la campagna #daretocare

RIVEDI QUI SOTTO – Traduzione in italiano del lancio del nuovo Pathway del United World Project.

 

#daretocare”, ovvero “osare prendersi cura”. I giovani del Movimento dei Focolari hanno preso sul serio le parole di Papa Francesco e di molti altri leader religiosi e civili di collaborare concretamente alla cura della Casa Comune. Attraverso questo nuovo percorso vogliono quindi essere cittadini attivi e interessarsi a tutto quello che accade nel mondo per cercare di costruire un pezzetto di mondo unito.

Dopo un anno dedicato ad azioni e progetti su pace, diritti umani e legalità, il prossimo 20 giugno con la campagna #daretocare i giovani dei Focolari aggiungono un altro tassello, quello della “cura”, sviluppata e approfondita attorno a cinque tematiche principali: ascolto, dialogo e comunicazione, uguaglianza, fraternità e bene comune, partecipazione e cura del pianeta. E come farlo? Seguendo la metodologia tipica dei “pathways”, i percorsi che per il terzo anno stanno percorrendo: imparare, agire e condividere. (leggi tutto l’articolo)

Lancio della campagna

Momento culmine di #daretocare sarà la Settimana Mondo Unito 2021, che coinvolgerà, come sempre, tutto il mondo. L’evento centrale si svolgerà a Bruxelles.

Appuntamento al prossimo 20 giugno, ore 14 (Cest + 2), con un evento online mondiale su Youtube per lanciare questa grande idea #daretocare.

Per maggiori informazioni visitate il sito dello United World Project Dare to care

VEDI ANCHE ARTICOLO SU CITTA’ NUOVA




Time to Dare: solidarietà e tecnologia

Incastonato nei due eventi del Centenario di Chiara Lubich e dell’Economy of Francesco – di cui ha voluto essere una tappa di sensibilizzazione di preparazione – ha preso vita un evento nuovo ed originale: TIME TO DARE, un titolo, uno slogan. Sia che lo si legga interamente in inglese oppure mezzo in italiano va bene lo stesso perché osare e dare sono le due parole chiave di questo progetto.
Suo obiettivo primario era realizzare una piattaforma web che, basandosi sul principio della
gratuità, permetta a chi desidera donare quanto per se è superfluo o scarto, di farlo digitalmente a beneficio di chi ne ha necessità.

Time to Dare è stato un evento che ha avuto luogo a Caserta il 21 e 22 gennaio 2020.

guarda il video di “A Sua immagine”

time to dare – scarica l’articolo

La parola a Mattia Picariello (gen di Napoli) – studente di Ingegneria informatica -che ha collaborato al Progetto:
“Per me Time to Dare non è stato solo un evento, bensì l’occasione per poter collaborare con tanti giovani di realtà sociali diverse. Con questo doppio evento abbiamo voluto sognare una società diversa, ed abbiamo lanciato una sfida alla società stessa. Lavorando da anni come sviluppatore di app, vedere così tanti giovani partecipare al nostro hackaton con l’obiettivo di ideare e sviluppare una piattaforma che attualizzi i principi dell’economia di comunione nel mondo digitale è stata una grande gioia. E’ cresciuta in me la consapevolezza che non siamo soli, e che la tecnologia, se usata per i grandi ideali, può essere senza dubbio un mezzo per la realizzazione del mondo unito.
Con il forum infine abbiamo avuto l’opportunità di dialogare con tanti, sia riguardo la
piattaforma stessa, e sia riguardo le tematiche che ci hanno spinto a volerla realizzare.
Time to Dare però non si è concluso con questi due eventi, perché, come ci dice il papa, ora è tempo di osare!”




GENFEST ITALIA – 1° Maggio Loppiano

Alla vigilia della visita di papa Francesco a Loppiano, la cittadella internazionale dei Focolari sulle colline toscane, si prepara ad accogliere migliaia di giovani il 1° maggio per l’atteso appuntamento del Genfest, dal titolo: “Beyond Me”. Un mix di generi – festa, musica, teatro, arte, storie, spiritualità – per portare un unico messaggio: diventare responsabili di se stessi e del mondo. Ma quando la precarietà la fa da padrona, ha ancora senso questo per un giovane? È attorno a questa grande domanda di senso che ruotano le storie che daranno vita al grande spettacolo del 1° maggio.

Storie di giovani che propongono una controcultura fondata sul bene comune; che vogliono essere agenti di cambiamento; che ci stanno ad uscire dalla propria comfort zone e andare verso l’altro, nella società, facendo esperienze per l’umanità e trasformando attivamente il contesto sociale in cui sono inseriti. Per tanti, esperienze come queste affondano le radici nella dimensione di un incontro personale con Dio che ha trasformato la propria vita, e permesso di superare le paure aprendosi ad un orizzonte di fiducia e speranza. Per altri si tratta di un vissuto all’insegna dei valori di solidarietà e di impegno di diversa ispirazione culturale. Per tutti, si parte comunque dall’esperienza del limite e del prendere coscienza dei propri confini: chi sono e come sono nel mondo, i propri dolori, il senso di precarietà e la scarsa facoltà di intervenire sulla società e sulle scelte.

Filo conduttore –La voglia di andare oltre i propri limiti e confini per operare un cambiamento personale e soprattutto sociale, e trasformare l’ambiente attorno a sé: da qui il titolo della manifestazione, BEYOND MEe l’offerta di “progetti adottabili” cui partecipare una volta tornati a casa.

Alcuni temi – 5 blocchi tematici, che corrispondono ai 5 sensi, abbinati a 5 colori e a 5 elementi naturali: vuoto, terra, aria, acqua, fuoco. Ascolteremo la voce di Roberto di Amatrice, a confronto con l’esperienza del terremoto e da lì la storia dell’associazione Il Varco, che ha dato vita ad un laboratorio dinamico del territorio per rianimare i luoghi colpiti dal sisma; il racconto di George e Michael, giovani siriani Homs che hanno ancora nelle orecchie il rumore degli spari. A questo si collega il lavoro di tanti intrapreso con coraggio dal basso per un’economia disarmata e l’impegno per l’applicazione della legge che vieta la vendita di armi ai Paesi in guerra. Un corpo coreografico di 100 giovani costruirà delle figure imponenti per far entrare il pubblico nell’esperienza sensoriale della distruzione della guerra e del terremoto, coordinati e guidati da coreografi e ballerini come Gabriel Ledda, fra gli otto migliori ballerini hip hop al mondo. Le scenografie che andranno a costruire e ricostruire le città sono curate da Enzo Gagliardi e dal suo team. La regia è di Fernando Muraca.

 

Alcuni nomi – Al Genfest Italia si alterneranno le storie di chi si è dovuto confrontare con il limite della malattia e della disabilità, e ha dimostrato con le proprie scelte come un ostacolo può davvero diventare una pedana di lancio: è l’esempio di Marco Voleri, tenore di fama internazionale e fondatore di Sintomi di Felicità che sensibilizza il pubblico sul tema della sclerosi multipla; di Simone Barlaam, campione paraolimpico di nuoto ai mondiali del Messico; di Chiara Beltrame, in arte Cli, che nel suo singolo “Tacco Punta” racconta di come andare oltre le proprie gabbie e si avvale della collaborazione della ballerina Simona Atzori. Altri che con fantasia e coraggio hanno dato vita a piccole o grandi realizzazioni: Michele Tranquilli, autore del libro Una buona idea e promotore del ponte con l’Africa YouAid; Beatrice Kabutakapua, giovane italo congolese di seconda generazione, fondatrice della cooperativa Balobeshaiy, per un diverso racconto delle migrazioni. Sarà presente anche un gruppo di giovani di Nomadelfia, comunità che condivide con Loppiano l’attesa della visita di papa Francesco il 10 maggio. I giovani si esibiranno sul palco con una coreografia legata al tema dell’andare oltre i propri confini.

CALL TO GENFEST– Il Genfest Italia sarà preceduto dal 28 al 30 aprile da tre giorni di approfondimento e preparazione. Interverranno, tra gli altri, Vincenzo Buonomo, politologo, Carlo Cefaloni (Economia Disarmata), Michele Zanzucchi, autore del libro “Potere e denaro. La giustizia sociale secondo Bergoglio”, Gianluca Falconi, filosofo, Antonella De Ponte, psicologa.

Il Genfest Italia “Beyond Me”è la tappa italiana verso ilGenfest mondiale, dal titolo “Beyond all borders” che si svolgerà a Manila dal 6 all’8 luglio 2018 (info: http://y4uw.org/it/events/genfest-2018/)

Vedi il Programma

20180320CSGenfestItalia_1

20180411CSGenfestItalia_2

 

 

Info e prenotazioni:

www.genfestitalia.it

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Mohamed: “Ci sono cose che non puoi vedere con gli occhi . . . “

La famiglia di Mohamed: amore e coraggio (Italia) 

Riportiamo quanto è stato detto al funerale di Mohamed, un giovane di 19 anni della Costa D’Avorio, morto pochi giorni fa di leucemia. Mohamed era arrivato in Italia nel 2015 su un gommone ed era stato accolto da una famiglia di Pescara.

Sono parole scritte da persone che gli sono state vicino: una storia forte e commovente che ha molto unito la comunità musulmana e cristiana. 

Famiglia Di Biase
Famiglia Di Biase – Foto: incentro.gelocal.it

“Questo momento insieme ci sembra un vero miracolo, uno dei tanti a cui abbiamo assistito accanto a Mohamed.
Fratelli Musulmani e Cristiani che pregano insieme, uniti dalla vita di un ragazzo, uno di quei ragazzi che non hanno voce, venuti coi barconi col solo vestito che indossano.

E’ grazie a questo ragazzo venuto dal nulla se oggi tra persone così diverse per religione, cultura e lingua, si può respirare aria di Paradiso.

Ieri ripensavo alla semplicità dalla quale tutto è cominciato, ad uno sguardo il giorno di Natale dell’anno scorso. Ero andato in ospedale a conoscerlo perché malato, e l’ho visto sfinito sul letto d’ospedale col pranzo lì a fianco non consumato che di lì a poco avrebbero portato via. Aveva fame ma non aveva la forza di alzarsi a mangiare.

Troppo spesso il mio lo sguardo si ferma alla testa che pensa: c’è chi provvede, non ho tempo, non so fare queste cose.
Forse perché lo sguardo è rimasto più a lungo, il tempo necessario affinchè arrivasse al cuore, che mi ha fatto vedere Mohamed con uno sguardo diverso, con occhi nuovi, gli occhi di quella sua mamma che in qualche parte del mondo era in pena per lui. Gli ho semplicemente dato da mangiare come avrebbe fatto lei, e così per i giorni successivi.
Come avrebbe fatto lei venivo al suo ritorno da esami dolorosi perché sentisse che qualcuno lo aspettava, o semplicemente compagnia.

Il cuore di una mamma non vede la nazionalità, la religione, l’educazione o cultura. Ama!
Questo sguardo di mamma, molto simile allo sguardo che Dio ha per noi, non ha permesso che questo ragazzo restasse solo o lontano dall’ospedale che poteva curarlo, e lo ha portato a far parte della nostra famiglia. Questo sguardo ha la forza del contagio e dalla nostra famiglia a don Massimo che ci ha sempre sostenuto, è subito arrivato a tutta la nostra comunità.

E tutti noi con meraviglia abbiamo scoperto che chinandoci verso un povero, abbiamo alzato lo sguardo verso il cielo, facendo gesti dal sapore di eternità che hanno portato un pezzetto di Paradiso in noi, nel cuore di Mohamed e di tutta la comunità. E’ questa la ricchezza di un povero.
E così chinandoci verso un malato, immigrato, orfano, analfabeta abbiamo alzato lo sguardo facendo gesti dal sapore di eternità che hanno portato un pezzetto di Paradiso. E’ questa la ricchezza di un malato,orfano,immigrato,analfabeta.

Forse questo pezzetto di Paradiso che Mohamed sentiva intorno a sè ha impedito che lo scoraggiamento, la solitudine, la disperazione della sofferenza prendessero piede nel suo cuore, e lui mantenesse vivi ed amplificasse quel tesoro di valori, fede, umanità, bontà che già aveva. Si perché Mohamed era un ragazzo dalla fede forte, 5 volte al giorno pregava, anche su un lettino del pronto soccorso di Bologna mentre si torceva dal dolore, si è girato in ginocchio verso la Mecca.

Era unito a Dio e sentiva dentro la voce del suo papà nei momenti difficili. Per questo era onestissimo, profondo, buono.

Mohamed sapeva ridonare a piene mani tutto ciò che riceveva, affetto verso i ragazzi diversamente abili, accoglienza coi bambini, aveva richiesto di portare un sorriso ai bambini figli dei detenuti a Rebibbia, se la malattia non glielo avesse impedito. Se gli veniva donato un paio di pantaloni lui ne prendeva un altro dei suoi e lo donava ad un povero.
Aveva parole di sostegno per i suoi amici immigrati e forte della sua fede ha riportato alla preghiera diversi ragazzi cristiani che con lui si confidavano, li invitava a frequentare più assiduamente la messa perché diceva che non si può andare avanti senza parlare con Dio.

Un giorno alla mamma che le confidava la preoccupazione che lui fosse diventato cristiano ha risposto: “No mamma, io vivo in una famiglia cristiana che mi rispetta, mi fa vivere la mia fede musulmana, mi fa mangiare e pregare da musulmano e mi porta in moschea… ho scoperto che i cristiani vivono l’amore al fratello che è scritto anche sul Corano. Attraverso di loro sto riscoprendo la mia vera spiritualità di musulmano.

Scherzoso,umile, semplice, ha affrontato il dolore con grandissima dignità, senza lamentarsi mai.
Mohamed non aveva nulla e per questo prendeva tutto dalle mani di Dio che pregava, amava,sentiva vicno… quel Dio che gli ha dato una famiglia grande come la nostra comunità, quel Dio che lo ha vestito, nutrito,sollevato attraverso questa sua comunità, quel Dio che oggi lo voluto a sé.

Un giorno ha detto a Luca: Io sono sereno perché prendo tutto dalle mani di Dio…se lui vuole che io resti qui, lotterò con tutte le mie forze per vivere, ma se mi vuole con sé, io sono pronto. Che ricchezza un musulmano.

Ieri per la prima volta abbiamo visto e parlato con la sua mamma, e tra le tante cose ci ha detto: Mohamed mi ha detto tutto, mi ha detto che non ha mai dovuto chiedere niente perché ancor prima di chiedere voi capivate di cosa aveva bisogno…voi siete la sua vera famiglia… io gli ho dato la vita naturale, ma voi gli avete dato la vita vera…
Questo è il suo ringraziamento a tutta la nostra comunità”.

https://vimeo.com/channels/1087292/200986631




Primo Maggio a Loppiano

La cittadella dei Focolari di Loppiano quest’anno ritorna ad ospitare nuovamente la manifestazione del Primo Maggio organizzata dai giovani, evento annuale che era stato sospeso a causa della pandemia. L’idea è nata nel 1973 e ogni anno attira giovani da tutta Italia e non solo per promuovere la fraternità universale.

«Con l’edizione 2022 del Primo Maggio di Loppiano, vorremmo riscoprire la bellezza delle relazioni, dello stare e del lavorare insieme, spalla a spalla», scrivono gli organizzatori dell’evento che hanno deciso di svolgere il programma tutto all’aria aperta.

il Primo Maggio di Loppiano, aderisce alla “Settimana Mondo Unito”, la manifestazione mondiale che, dal 1° all’8 maggio, vedrà impegnate migliaia e migliaia di persone ad ogni latitudine, di ogni età, ceto, razza e credo, nel testimoniare il loro cammino, tra rialzi e cadute, verso la fraternità universale. Il tema di quest’anno sarà “#daretocare: le persone, il Pianeta e la nostra conversione ecologica”. “Dare to care”, l’hashtag del titolo significa appunto: “osiamo prenderci cura”.

Comunicato_Stampa__Recharge_Primo_Maggio_Loppiano

Per ulteriori info leggi tutto sul sito di Loppiano

https://www.loppiano.it/2022/04/19/recharge-il-primo-maggio-di-loppiano-2022/

https://www.primomaggioloppiano.it/evento-recharge-2022/

 

 

 

 




Famigliedicuore

PROGETTO  (per maggiori informazioni )
L’adozione nasce dall’incontro tra il desiderio naturale di una coppia di diventare genitori e il diritto inalienabile di ogni bambino di crescere in una famiglia. L’adozione e’ accoglienza, e’ scambio di piccoli gesti quotidiani, e’ desiderio di dare, e’ amore che riempie il vuoto dell’abbandono, e’ ricamo dorato che ricuce gli strappi, che compone le singole diversità in una ricchezza comune. Tutto questo vuol dire famigliedicuore.

Esiste una profonda e reciproca connessione tra famiglia e societa’ ed e’ per questo che l’adozione non è e non puo’ essere solo un fatto privato. La famiglia adottiva svolge un ruolo sociale rilevante perche’, radicata nei valori della gratuita’ e dell’accoglienza, offre una risposta unica e insostituibile alla “ferita” dei minori in stato di abbandono e contribuisce alla costruzione di una societa’ piu’ attenta alle fragilita’, ai bisogni dei “più piccoli”.

Famigliedicuore si diventa, poco a poco; con la formazione, lo scambio, la condivisione, con l’aiuto di tanti. Per tutto questo e’ nato il progetto famigliedicuore; per sostenere le famiglie adottive e affidatarie sine die, per coinvolgere la societa’ di cui le famiglie sono parte, per divulgare la cultura dell’adozione.

Il progetto famigliedicuore per…fare cultura.
La riduzione delle nascite nel nostro territorio, come nell’intero Paese,
si accompagna al calo dell’accoglienza adottiva. Tanti sono i fattori: sociali, legali ed
economici che influiscono sulle scelte delle famiglie.

Come PROMUOVERE la CULTURA dell’ADOZIONE?
mass media, social, web per sensibilizzare la comunita’,
incentivare la cultura dell’accoglienza e incoraggiare gli aspiranti genitori adottivi
seminari e incontri informativi e formativi per la scuola e le altre agenzie educative
convegni di approfondimento per tutta la cittadinanza

Fare sostegno.Famiglie di cuore si diventa. La famiglia adottiva e’ chiamata a un amore sopraffino, speciale, un amore che ripara le crepe e lenisce le ferite, un amore che s’impara
con l’educazione, le conoscenze, l’esercizio.

Come SOSTENERE le FAMIGLIE ADOTTIVE?
seminari formativi periodici su tematiche specifiche
tenuti da professionisti esperti del cammino adottivo
consulenze specialistiche per genitori e figli
per favorire il progetto di crescita della famiglia

Fare rete.La famiglia adottiva trova forza e sostegno nel rapporto con le altre
famiglie, nella condivisione delle gioie e delle sospensioni, nel confronto
reciproco dei percorsi e delle prassi educative.

Come FAVORIRE lo SCAMBIO RECIPROCO e le RELAZIONI?
gruppi di aiuto – mutuo – aiuto attività ludiche e laboratori per i ragazzi feste per le famiglie
diffusione delle esperienze e delle buone prassi
tavolo permanente con i partner per creare rete sul territorio

Per fare cultura, sostegno, rete e’ prevista l’apertura dello sportello famigliedicuore, ormai diffuso in diverse regioni dell’Italia.




Run4unity 2017: al via il 7 maggio la staffetta planetaria per la pace anche in Italia!

Al via il 7 MAGGIO 2017 la sesta edizione di Run4Unity

Per maggiori informazioni: www.run4unity.net/2017/

Vedi: R4U Dado sport

Volantini delle varie città dell’Italia

in cui si svolgerà la staffetta per la pace:

Roma

Sito della manifestazione di Roma

Trieste

Milano

Milano: Per maggior informazioni

Sicilia – Giarratana RG

Volantino Giarratana RG

Sardegna – Iglesias

Volantino Run4unitySardegna

La Spezia

TRENTO

Volantino Run4Unity-2017-TRENTO

Puglia – Neviano




Genfest 2018: a Manila migliaia di giovani per un mondo unito. Come seguire la diretta streaming.

SEGUI LA DIRETTA

Domenica 8 luglio alle 20.00 ora italiana, ci sarà il Collegamento speciale Genfest

Circa 6.000 giovani provenienti da tutto il mondo stanno arrivando a Manila, sede ufficiale del Genfest edizione 2018, che si terrà dal 6 all’8 luglio, mentre altre migliaia dovrebbero partecipare alle 23 edizioni del Genfest sparse nei continenti.

Quali sono  le aspettative da parte di questi giovani? Le tematiche sono davvero attuali e tutte vertono nelll’aspirare a un mondo unito, alla fraternità universale. Difesa ai confini, migrazioni forzate, alleanze degli Stati per proteggere le identità e le economie nazionali, quote umane per il controllo dei flussi migratori: cosa c’è dietro tutte queste parole chiave che sono diventate il leitmotiv in questi ultimi mesi?  “Da questo Genfest ci aspettiamo di superare tutte queste domande al fine di dare risposte e strumenti per superare le barriere e creare cambiamenti positivi nella nostra vita quotidiana”, dicono gli organizzatori.

Maria Voce, presidente dei Focolari, non ha dubbi sull’enorme capacità dei giovani nell’andare al di là delle frontiere, visibili e invisibili, che ci tagliano fuori da ogni futuro. “Spesso è la paura la madre di ogni steccato e atteggiamento protezionistico. Eppure per i giovani questa non sembra essere la soluzione definitiva. Credono invece che i confini siano orizzonti, punti di partenza, diversità di cui arricchirsi”.

Saranno ben 110 i forum e workshop su temi chiave per la costruzione di società aperte e solidali: dalle tecniche di pulizia urbana e cura del territorio, alle forme di impresa sociale, alla gestione dei conflitti personali e politici, all’uso dei social media per la pace, e molto. Una formidabile opportunità è quella di poter seguire in diretta streaming la manifestazione. Ecco le coordinate per poter accedere al collegamento che sarà seguito in tutto il mondo.

Trasmissione Streaming 

La trasmissione del programma in sala sarà trasmesso in inglese; è prevista la possibilità di seguire anche in francese, italiano, portoghese, spagnolo.

Orari live streaming, ora italiana (CEST):

  • 6 luglio 2018: 10:00-12:30 (Programma in sala) e 14:00-15:45 (Accoglienza dell’Asia)

(Ora Manila: 16:00-18:30 e  20:00-21:45)

  •  7 luglio 2018: 11:45-12:45 (Time Out) e 14:00-15:45 (Concerto internazionale)

(Ora Manila: 17:45-18:45 e  20:00-21:45)

  •  8 luglio 2018: 3:00-4:30 (Santa Messa – solo in inglese) – 4:30-7:00 (Programma in sala)        

(Ora Manila: 9:00-10:30 – 10:30-13:00)

Potete seguire tutto il Genfest attraverso i nostro social media. Saranno aggiornati continuamente:

Facebook:       https://www.facebook.com/genfest/ o @genfest

Twitter:           https://twitter.com/genfest_en o @genfest_en

Instagram:      https://www.instagram.com/genfest.official/

YouTube:        genfest-official

 

 

 




Città Nuova Fest a Teramo

Aria di festa e di grande attesa fra i numerosi partecipanti al Città Nuova Fest, dai neonati di quattro mesi agli ultra settantenni,  che sabato 10 novembre hanno invaso l’aula magna del Convitto di Teramo e le aule limitrofe. Lo spirito forte che ispira il lavoro costante e al passo coi tempi di Città Nuova ha preso forma puntando l’attenzione verso le emozioni da cui oggi il vivere dell’uomo e delle relazioni è mosso più che mai.
 
Pur facendo un’analisi della situazione di crisi in cui viviamo, lo psicologo Ezio Aceti, con la sua caratteristica veemenza e passione, ha indicato nella stessa crisi la possibilità di crescita  e nelle emozioni energie da sfruttare per alimentare solide relazioni. Tanti gli spunti per approfondire la conoscenza dei nostri bambini e poterli così amare veramente. Uno sguardo ampio sulla società civile e religiosa, non sono mancate riflessioni sulle relazioni interpersonali della coppia e tra genitori e figli.
 
Una per tutte: “l’amore è sempre possibile”. Questa affermazione  ha sicuramente infuso in ciascuno una sensazione positiva di benessere ed una spinta ad approfondire il cammino intrapreso o comunque a ricominciare con fiducia. 
 
Una persona che ha collaborato per la realizzazione dei due laboratori dedicati ai bambini con Sara Fornaro, caporedattrice del giornalino BIG, e ai ragazzi con Mauro Di Girolamo, attore di Spazio 3, così ci scrive:
 
“È stata un’occasione per entrare con i ragazzi (circa 60) dentro le emozioni. Con i più  piccoli abbiamo “avvicinato ” la paura accartocciandola nel vero senso della parola e gettandola nell’omino mangiapaura; poi abbiamo guardato in faccia la rabbia chiamandola per nome e maltrattandola con una delle nostre scarpe gettate nella scatola delle cose che ci fanno arrabbiare… I più grandi hanno lavorato sulla gelosia proponendo una drammatizzazione con la quale si è cercato di imparare ad andare oltre. Un’occasione per comprendere insieme come siamo persone che vivono delle emozioni e occorre conoscerle per gestirle.”
La serata si è conclusa con la rappresentazione dei ragazzi offerta a tutti i presenti. 
Notevole l’interesse verso l’approfondimento di Città Nuova e riviste ad essa collegate come Big (Bambini in Gamba), Teens (la rivista fatta dai ragazzi e per i ragazzi), nell’ottica di continuare a dialogare.

All’uscita, diverse persone hanno voluto prendere una copia della rivista CN, di BIG ,Teens, lasciare un contatto per continuare il dialogo intrapreso.. Una serata diversa e molto positiva!

Gabriella Ceritano