Rivedi: “NOW Loading” Edizione online del primo maggio di Loppiano 2020

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“NOW Loading”, LA SPECIALE EDIZIONE ON-LINE DEL PRIMO MAGGIO DI LOPPIANO 2020, PERCHÉ NIENTE PUÒ FERMARE LA FRATERNITÀ, ANCHE AL TEMPO DEL COVID-19. 1° maggio 2020 – ore.15.00
Su www.primomaggioloppiano.it

“Now!”, l’appuntamento 2020 del Primo Maggio di Loppiano, il tradizionale meeting organizzato da oltre 40 anni, dai giovani dei Focolari nella cittadella internazionale vicino Firenze, a causa della pandemia da Covid-19, è stato rimandato al 2021. Tuttavia, i giovani dei Focolari della Penisola non si arrendono e portano on-line la loro manifestazione: «La pandemia da Covid-19, come ha fatto notare più volte Papa Francesco, ci sta insegnando a vedere e a far circolare una solidarietà comune, oltre l’egoismo dell’indifferenza. Solo insieme, perché siamo tutti sulla stessa barca, “possiamo vincere le sfide globali” e prenderci cura degli ultimi. Così, abbiamo pensato di cominciare con “NOW Loading” un viaggio all’insegna dell’impegno per il bene comune, di cui “Now”, il 1° maggio 2021, sarà espressione e culmine».

Mentre ovunque, nel mondo, si combatte contro un nemico invisibile, parallelamente si moltiplicano le esperienze di solidarietà, di speranza, di vicinanza tra persone di Paesi diversi, di impegno concreto. Così, questa speciale edizione on-line del Primo Maggio di Loppiano sarà un giro del mondo per non dimenticare nulla e nessuno, soprattutto quei popoli che l’”emergenza” la vivono da sempre, perché feriti dalle tante povertà, da altre epidemie, dalle emergenze umanitarie e climatiche.

«NOW Loading sarà una maratona di testimonianze dall’Italia e dal mondo, con approfondimenti tematici e musica, esperienze nell’ambito dei diritti umani, della pace, dell’ecologia. Un laboratorio di fraternità che possiamo poi portare in ogni ambito della nostra vita, per interrogarci e riflettere su ciò che ci accade intorno, agire senza fermarci al nostro “piccolo orto”, ma allargando il nostro orizzonte alle domande globali» spiegano gli organizzatori.

Per partecipare a “NOW Loading”, basta sintonizzarsi alle ore.15.00 del 1° maggio 2020 sul sito www.primomaggioloppiano.it

L’evento aderisce alla Settimana Mondo Unito 2020, una settimana di iniziative e manifestazioni globali dedicate alla promozione della cultura della fraternità. Lanciata dai giovani dei Focolari nel maggio del 1995, è promossa dal Movimento dei Focolari in collaborazione con movimenti, associazioni, comunità che, nei cinque Continenti, operano per la pace e la fraternità fra i popoli. L’edizione 2020, intitolata “In time for Peace”, si svolgerà, per forza di cose, on-line, dal 1 al 7 maggio. Si può partecipare agli eventi principali dal sito web www.unitedworldproject.org .

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Per info:
Riccardo Mauro riccardo.mauro@gmail.com
Margherita Vignola margherita.vignola@gmail.com




Gen Verde: la sfida continua

Il complesso internazionale Gen Verde propone il progetto “Start Now” per i giovani: davanti alle difficoltà di oggi bisogna continuare ad accettare la sfida della fraternità.

“… È l’arte che ci sta sostenendo in mezzo a questa pandemia e voi la fate con maestria”. Così ci scrive una giovane brasiliana dopo aver sentito le nostre canzoni, una giovane che, come tante altre, cerca di vivere la sua vita dando pace, speranza, amore, gioia a chi incontra ogni giorno… soprattutto in questo momento di grande difficoltà mondiale! 

È vero che “il mondo è in continua trasformazione e attraversa molteplici crisi” ma è anche vero che “ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo che coinvolga tutti”, come afferma Papa Francesco nel “Messaggio per il lancio del Patto Educativo, 12 settembre 2019”.

 Start Now – dialogo, pace, unità… inizia da me! Questo è il titolo del progetto che portiamo in giro per il mondo: un progetto creato per educare alla pace e al dialogo che promuove l’intelligenza culturale, l’apertura alla diversità e al rispetto verso tutti. Sembra complesso e impossibile ma è proprio questo quello che viviamo insieme ai giovani!

Nei cinque giorni di workshop artistici che caratterizzano il progetto, non solo i giovani lavorano per creare una perfomance che presenteranno sul palco assieme a noi, ma anche nei quali sperimentano un piccolo abbozzo di un mondo migliore, di un futuro con più speranza.

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Dare per salvaguardare l’ambiente in rete. Anno scolastico 2022-23

Risparmio energetico: cominciano i ragazzi!

“Il nostro mondo è in pericolo ed è paralizzato”, “il pianeta sta bruciando. Le persone stanno soffrendo, e i più vulnerabili soffrono di più”. “Mega-siccità in Cina, negli Stati Uniti e oltre. La carestia perseguita il Corno d’Africa. Un milione di specie è a rischio estinzione. Nessuna regione è intatta. E non abbiamo ancora visto niente”.

La realtà rischia di superare le catastrofi dei film apocalittici, se non facciamo subito qualcosa di serio insieme. Ha cercato di spiegarlo ai potenti della terra il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres lo scorso 20 settembre.

Se è vero che “la comunità internazionale non è pronta o disposta ad affrontare le grandi sfide drammatiche della nostra epoca”, tanti ragazze e ragazzi lo sono. Lo dimostra la recente mobilitazione generale di Fridays For Future, con proposte per una transizione ecologica che vada oltre le chiacchiere e il greenwashing.

E lo dimostrano iniziative con le quali i giovanissimi danno l’esempio per primi, come il progetto Dare Per Salvaguardare l’Ambiente in Rete (DPSAR), che in questo nuovo anno scolastico punta a consolidarsi ed espandersi ad altre scuole per aumentarne l’impatto educativo, dopo un 2021-22 di “rodaggio” dei gemellaggi internazionali.

8.000 ragazzi e ragazze di 39 istituti di 12 Paesi si sono impegnati sul fronte del risparmio energetico e della giustizia climatica. Troppo pochi per fare la differenza? No, se noi adulti cominciamo ad imitarli.

Intanto, anche quest’anno a scuola impareranno a risparmiare energia elettrica, acqua e gas, a riciclare e riutilizzare materiali “di scarto” e a ridurre gli sprechi alimentari. E soprattutto, comprenderanno che la somma di tanti gesti concreti innesca sinergie che contribuiscono a risanare lacerazioni ambientali e sociali. Ogni classe, infatti, gemellata con una estera, sceglierà e finanzierà un progetto di impatto socio-ambientale in un’area colpita dagli effetti dei cambiamenti climatici individuato insieme agli studenti locali in Repubblica Domenicana, Benin, Brasile, Burundi, Colombia, Haiti, India, Kenya, Madagascar, Pakistan o Sudafrica.

Diffondi il Progetto DPSAR fra insegnanti ed educatori, accompagnalo attraverso il sito web, facebook e instagram. Scopri come fare la tua parte, insieme a loro, per prenderti cura ogni giorno del creato e risparmiare risorse preziose per la vita di tutti. del creato e risparmiare risorse preziose per la vita di tutti.

Silvano Malini

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  1. progetto per l’anno scolastico2022_23

2. Materiale Didattico Anno Sc

Vedi anche evento del 13 maggio 2022

Aula Magna di Sapienza Università di Roma, evento finale anno scolastico 2021-22. Ragazzi di un liceo si impegnano per la terra a nome dei 600 partecipanti e di tutti quelli collegati in teleconferenza.




Sicilia, una “dolce” iniziativa per la Siria.

Cannoli al posto delle bombe. Un aereo sorvola i cieli e sgancia verso il suolo dei cannoli. L’immagine è quella di piccoli cilindri, che scendono in rapida successione. Sembrano bombe, ma non lo sono. Sono cannoli. Cannoli che creano un ponte tra la Sicilia e la Siria, in questi anni tartassata da una guerra che ha distrutto le città e fatto numerose vittime. L’immagine dell’aereo che sgancia cannoli al posto delle bombe campeggia al centro di un manifesto preparato per l’iniziativa “Cannoli solidali per la Siria”. Sullo sfondo, ci sono le foto di Aleppo distrutta dalla guerra.

[ngg src=”galleries” ids=”7″ display=”basic_slideshow”]Siamo a  Giarratana, piccolo centro dei Monti Iblei, in provincia di Ragusa. Una cittadina di origini antichissime, pare risalente al II secolo avanti Cristo, dove si trovano i resti di necropoli preistoriche, una catacomba cristiana, l’ipogeo di Calaforno, il sito archeologico di Terravecchia ed i resti dell’antica Casmene, città greca del VII secolo avanti Cristo. Qui è stato allestito un presepe vivente, uno dei più belli della Sicilia, più volte premiato anche a livello nazionale. Nella antiche viuzze del quartiere più antico “U Cuozzu” sono stati ricostruiti gli ambienti della Sicilia contadina del 1800, gli ambienti, le botteghe, gli antichi mestieri, la vita quotidiana delle famiglie contadine e gli attrezzi che contraddistinguono la vita di una comunità dedita all’agricoltura ed alla pastorizia.

Il presepe vivente di Giarratana quest’anno si è aperto al mondo ed alla solidarietà. È accaduto grazie all’iniziativa dei gen 3, i ragazzi del Movimento dei Focolari. Durante i giorni in cui è stato rappresentato il presepe vivente, i ragazzi hanno allestito uno stand ed hanno offerto ai visitatori dei cannoli: cannoli di ricotta, di crema, di cioccolato. Tutti indossavano una maglietta rossa, con il logo dell’iniziativa: l’aereo che sgancia cannoli al posto delle bombe. Il comune ha messo a disposizione uno stand, alcune aziende della zona hanno supportato l’iniziativa. Il sindaco Lino Giaquinta e l’assessore Grazia Fiore hanno costantemente seguito e supportato il lavoro di questi ragazzi, di questi “cittadini in erba”. «Grazie per il vostro impegno – ha detto Grazia Fiore – complimenti per l’idea e per il risultato. Speriamo che questa azione dia un minimo di sollievo alla popolazione siriana e di consapevolezza a noi popoli occidentali della nostra condizione estremamente fortunata. Iniziative come questa, anche se sono gocce in un mare di necessità, possono cambiare il mondo, perché fanno approcciare i nostri giovani alle difficoltà del prossimo in modo solidale e altruistico».

Le Latterie Riunite di Ragusa hanno fornito la ricotta ad un prezzo più contenuto. La grafica del manifesto è stata concessa dall’azienda Siculamente. A loro si deve l’espressione dialettale che vuole essere anche un messaggio di pace: «Quann’è guerra è guerra pi tutti. Siculamente». È un motto di grande richiamo che ha accompagnato il lavoro di un gruppo di ragazzi che hanno scelto di trascorrere le loro vacanze in modo alternativo: non solo ritrovi familiari e giochi con gli amici, ma anche tanti pomeriggi impiegati a preparare tutto quanto serviva per questa iniziativa. Con loro hanno collaborato anche altri ragazzi di Catania e Vittoria (Rg). Tanti si sono recati allo stand per assaggiare un cannolo, ma sono rimasti conquistati dal sorriso e dall’intraprendenza di questi ragazzi. Hanno lasciato una piccola offerta, ognuno dando il proprio contributo per un grande progetto.

«È stata un’iniziativa interessante – spiegano Antonio Scrofani ed Elvira Di Pietro, marito e moglie, che da anni seguono questo gruppo di “audaci” – è nato tutto da una cena a Praga nel corso di un incontro internazionale del movimento dei focolari durante la quale ci siamo trovati per caso seduti accanto ad una focolarina, Ghada, che aveva vissuto per anni in Siria durante la guerra. Ci ha raccontato la sua vita, le sue esperienze durissime, le persecuzioni, i rischi enormi corsi, la grande testimonianza di scegliere di rimanere in Siria anche quando tutti quelli che potevano fuggire fuggivano, le atrocità sopportate dai siriani, costretti a vivere in condizioni disumane, le distruzioni, le morti. Ne è nato un rapporto di amicizia e dialogo tra la Sicilia e la Siria. Sono stati organizzati due videocollegamenti skype tra la Siria e la Sicilia durante i quali i gen3 di varie città siciliane hanno potuto conoscere e dialogare con i gen3 siriani.

Da questo rapporto e dalla conoscenza delle enormi necessità dei siriani è nato il desiderio di fare qualcosa per loro. Nei giorni del presepe abbiamo raccolto 1280 euro. Altri contributi sono arrivati anche dai gen 3 di Rosolini  (Sr), con l’iniziativa “Give Me 5”: hanno realizzato una tombolata ed hanno abbracciato il progetto dei cannoli solidali, coinvolgendo un pasticcere che ha preparato ed offerto dei cannoli. Questi soldi li abbiamo inviati in Siria e saranno utilizzati per le famiglie che non hanno nulla, per generi alimentari, medicine e per la ricostruzione dopo la devastazione della guerra che in quelle terre non è ancora del tutto terminata. E durante il periodo di Natale hanno lavorato per questo».

Alla fine di questi giorni resta, per tutti, una grande gioia: la certezza di aver costruito un piccolo tassello di un’umanità che vuole superare le guerre e vivere per la pace.  Un piccolo tassello costruito da un drappello di audaci ragazzini che, con questa “dolce” iniziativa hanno inviato già 1400 euro ai loro amici della Siria.

 




TIME to DARE – La piattaforma E-GIVE

Tutto nasce dall’invito di Mons. Giovanni D’Alise rivolto ai giovani nell’ottobre scorso: impegnarsi affinché i sogni si trasformino in opere; essere cristiani che si “sporcano” le mani. C’è chi, allora, propone di fare qualcosa di concreto: realizzare una piattaforma digitale della solidarietà che non sia social bensì sociale, che metta al centro le persone e la loro dignità, che sappia soddisfare i desideri e i bisogni di chi è in difficoltà, mettendoli in rete con chi invece sceglie di donare qualcosa di per sé superfluo.

Caserta. Belvedere di San Leucio: team di coordinamento

La Fondazione Mario Diana, la Diocesi di Caserta e la Caritas hanno così voluto dare vita a un ambizioso quanto mai interessante progetto che prende il nome di Time to Dare, progetto che ha saputo riunire tante realtà diverse sul territorio le quali, ognuna con le proprie specificità, hanno voluto contribuire alla riuscita del doppio appuntamento che si è concretizzato in un Hackathon digitale, il 17 e 18 gennaio ospitato nella sede di 012Factory, e un Forum di discussione, svoltosi il pomeriggio del 22 gennaio presso il meraviglioso complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio, a Caserta.

Una data, questa del 22 gennaio, non scelta a caso. I promotori infatti hanno voluto che la giornata clou dell’evento ricadesse proprio nel giorno del Centenario della nascita di Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, colei che ha fatto nascere l’economia di comunione e promosso, per prima, la cultura del «dare».

Caserta. Belvedere di San Leucio: tavolo relatori

La realizzazione dell’evento è stato possibile anche grazie al contributo della BCC Terra di Lavoro, che ha sposato in pieno il valore sociale dell’iniziativa.Un doppio appuntamento che ha avuto l’obiettivo di realizzare un prototipo di piattaforma digitale che, strutturata sul modello dei tradizionali e-commerce, consenta nel principio della gratuità di donare beni materiali e non solo.

“Dare” è, infatti, una delle parole chiave di questo progetto e così, la piattaforma web che è stata immaginata durante l’hackathon si chiamerà E-GIVE, acronimo inglese che sta per economia del dare. Il titolo TIME to DARE – dall’inglese tradotto “è tempo di osare”, ma in italiano può essere letto anche come “è tempo di dare” o “da dare” – ha pertanto un molteplice valore semantico per un progetto fatto di condivisione, solidarietà e tecnologia.

L’hackathon si è concretizzato in una maratona informatica di 24 ore che ha visto la partecipazione di sette team composti da developers, programmatori, grafici, studenti in scienze sociali ed economiche. Il loro compito è stato quello di presentare una proposta di piattaforma che avesse, oltre all’aspetto meramente tecnico, una sostenibilità sociale e ambientale che, potesse valorizzare il concetto del dono, promuovendo l’economia cir- colare, in modo da permettere di recuperare e dare nuova vita a beni ancora utili e favorire la riduzione della quantità di rifiuti destinati allo smaltimento.

Team Givekit

A vincere, seppur di pochissimo rispetto alle altre proposte, è stata quella del gruppo GiveKit, che ha saputo convincere la giuria attraverso una proposta molta articolata e il racconto di una storia che nasce da un antico detto popolare: “Fa ‘o bbene e scuordate”.

Il gruppo ha avuto così l’opportunità di presentare il proprio lavoro al Forum svoltosi, come detto, presso le sale del Belvedere di San Leucio, messe a disposizione dal Comune di Caserta, ente patrocinante dell’evento, con la partecipazione di oltre cento persone che hanno avuto modo di confrontarsi su economia sociale, condivisione, dono e solidarietà; un vero e proprio laboratorio di idee, esperienze, pensieri, proposte e domande rivolto a tutti gli operatori sociali che si occupano di povertà e a coloro che amano i valori della pace, della fraternità universale, della solidarietà, della sostenibilità ambientale, prevalentemente giovani che credono in una cultura economica improntata alla comunione, alla gratuità e alla reciprocità.

La particolarità e il punto di forza del Forum è stata sicuramente la massiccia presenza di giovani e soprattutto la composizione del team di coordinamento dell’evento costituito da giovanissimi, ragazzi e ragazze provenienti oltre che da Caserta anche da Roma, Napoli e Padova. Negli ultimi due mesi si sono riuniti per organizzare in ogni dettaglio la tre giorni casertana. I giovani delle organizzazioni partner del progetto come Movimento dei Focolari, Azione Cattolica, AGESCI, Rete Salesiana, Centro Sociale ex Canapificio e progetto Policoro Caserta, hanno messo in campo la loro creatività e hanno dato vita a un pomeriggio molto intenso.

Al tavolo dei relatori spiccava la presenza di cinque giovani – maggioranza donne – tutti studenti: una psicologa, un’educatrice sociale, uno sviluppatore informatico, un ingegnere aerospaziale, una prossima laureata in giurisprudenza. Sono stati loro a moderare sapientemente non solo la plenaria ma anche i due laboratori chiamati creattivi nei quali si chiedeva di portare proposte concrete per migliorare e dare uno slancio alla piattaforma E-GIVE. Ad accompagnare in questo percorso i partecipanti al Forum è stata Alessandra Smerilli, professoressa di economia politica alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di Roma, ente universitario tra i principali partner di Time to Dare.

Una presenza importante quella di Suor Alessandra, che ha saputo offrire spunti
di riflessione interessanti al dibattito, sottolineando la forza del pensiero dei giovani, così come ha fatto anche Papa Francesco convocando ad Assisi il prossimo 26 – 28 marzo 2000 giovani da tutto il mondo per dare vita all’evento The Economy of Francesco, di cui Time to Dare ha avuto l’onore di essere uno degli eventi preparatori.

di Marco Miggiano
da: il Poliedro anno 5 n.1

La piattaforma E-GIVE

Il compito era arduo. Realizzare in 24 ore un prototipo di piattaforma web che coniugasse dono, gratuità, comunione e riciclo. Francesco Tirsi, Gaia Moscatelli, Emilio Apuzzo e Paolo Baldo Luchini, del gruppo Givekit, uno dei sette team partecipanti all’hackathon EGIVE, ci sono riusciti e sono andati anche oltre, stupendo con una presentazione ricca di emozioni i convenuti al Forum dei giovani presso il Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio a Caserta, il 22 gennaio scorso.

La soluzione offerta è una classica situazione win-win, in cui vincono tutti. Il sito è diviso in 5 sezioni: una che spiega la filosofia, una rivolta alle persone che desiderano donare, una per chi ha bisogno, una per chi vuole aiutare il progetto e rendere disponibile il proprio tempo (questa pensata volutamente molto semplice, per dare modo a persone meno avvezze alla tecnologia di potersi registrare) e una con i contatti e un form per comunicare se ci fossero dubbi su come usare la piattaforma.

Team finalisti hackathon

L’idea mira a inserire nella nostra società persone in situazioni svantaggiate, dandogli la possibilità di imparare un lavoro o reinserirsi nel tessuto sociale. Mira a dare una nuova occupazione anche ai pensionati, che hanno molto da insegnare e sono spesso ingiustamente ignorati. Mira a creare un tessuto sociale più unito ricostruendo un punto di aggregazione intorno agli oratori e ai circoli, sparsi sul territorio, i quali stanno perdendo il proprio ruolo naturale di punti di aggregazione sociale e che spesso hanno molti spazi vuoti e disponibili. Con l’utilizzo di una lista dei desideri che permetta di pre- notare gli oggetti, oltretutto, si ridurrebbero di molto i tempi di stoccaggio, si andrebbe direttamente da chi ha molto a chi a molto poco.

Un video clip finale della presentazione del progetto sintetizza con immagini e parole la filosofia sottesa all’idea: integrazione, riciclo, rispetto, dignità. Viviamo in una società sempre più dedita al consumismo, una società sempre più povera di natura, di lavoro, di comprensione. Con questa piattaforma sarà possibile invertire questa decadenza e riscoprire l’altro termine, quello vero con cui indicare il significato originale di società, un termine che stiamo purtroppo dimenticando. Trasformare la società in comunità.

Conosciamoli questi ragazzi. Fanno parte della Apple Developer Academy della Federico II di Napoli. Francesco: “ho deciso di trasferirmi a Napoli e iniziare l’Academy perché volevo imparare le tecniche che permettono di dare un impulso alla società. Da manager non mi occupavo d’altro che di comprare e vendere, non riuscivo a dare un senso alla mia vita”; Gaia: “sono un archeologo per amore e un designer per mestiere. All’Academy mi occupo di un progetto in collaborazione con una ONG indiana. Il suo scopo è quello di sostenere un’economia circolare in comunità rurali”; Emilio e Paolo – i due sviluppatori – stanno lavorando ad un’App per bambini non udenti in collaborazione con la scuola Smaldone di Napoli. Sembrano avverarsi le parole della Scrittura «… i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno dei sogni, i vostri giovani avranno delle visioni» (Gioele 2, 28).

di Elpidio Pota
Segretario generale della Fondazione Mario Diana

Il video di presentazione del progetto vincitore dell’Hackathon E-GIVE di Time to Dare, realizzato dal team GIVEKIT.




A Catania il cantiere “Hombre Mundo” dei Ragazzi per l’Unità

A Catania 60 ragazzi di varie città siciliane si sono incontrati per vivere un’esperienza di fraternità e donazione. L’iniziativa è stata promossa dal Movimento dei Focolari.

Dal 23 al 25 aprile si è svolto a Catania il “Cantiere Hombre Mundo”,  “cantiere operativo” dei Ragazzi per l’unità della Sicilia, movimento giovanile aderente al Movimento dei Focolari. I “Ragazzi per l’unità” hanno come obiettivo la costruzione di un mondo unito, di pace e di amore, al di là delle barriere dei popoli.

Circa 60 giovani, dai 13 ai 17 anni, provenienti da diverse città, hanno dato vita (per la prima volta in presenza dopo due anni di assenza) ad una serie di attività: approfondimenti, solidarietà, musica, passeggiate, sport, laboratori e festa: un appuntamento rivolto ai loro coetanei e tre giorni vissuti insieme all’insegna della Regola d’Oro: «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te».

«Il Cantiere Hombre Mundo si è svolto nel cuore di Catania, nell’”Istituto Pio IX” (via Montevergine) – racconta Chiara Cartaregia – I giovani hanno dato vita a giochi di squadra, partite con la palla, workshop musicali, momenti di incontro e di condivisione: tutto per creare nuovi rapporti e scoprire che “la Rete d’amore ti intrappola e non ti lascia più”  e che “dare è ricevere e insieme si è più forti”.

Il Cantiere Hombre Mundo ha preso il via con il gioco “La dinamica delle forme”: ognuno ha ricevuto una forma di cartoncino colorato (nuvola, fiore, farfalla, sole, goccia d’acqua, stella) e una lista di domande originali che durante vari turni i ragazzi si sono posti a vicenda. Poi un video, che ha collegato idealmente i ragazzi ai loro coetanei in tutto il mondo, con una raccolta di esperienze vissute durante la pandemia ed un momento di incontro con un’esperta psicologa sull’uso dei nuovi media. La prima giornata si è conclusa con una passeggiata “Catania by Night” e gelato nel fantastico centro storico della città etnea.

Nella seconda giornata il motto era “ORA tocca a noi!” ed è stata contrassegnata da varie attività solidali: plogging nel centro storico, cucina “cotto e donato” (preparazione della cena per i senzatetto di una casa di accoglienza), realizzazione del fondale della sala “INSIEME PR LA PACE”, animazione per bambini, ragazzi e mamme dell’Istituto San Giuseppe. Altro momento saliente, l’incontro una famiglia di focolarini siciliani, Paolo, Eloisa ed i loro figli. A fine giornata, una festa-spettacolo con sketch, monologhi ed esibizioni musicali, preparati dagli stessi ragazzi.

Nell’ultima giornata, i ragazzi hanno avuto alcuni approfondimenti sull’arte di amare, l’autoconsapevolezza e il dialogo. Una ragazza ha commentato: «In questi giorni, un semplice gioco di conoscenza ci ha fatto conoscere nuove persone molto simpatiche. Ci siamo conosciuti sempre di più e abbiamo creato un gruppo fantastico. Quando è arrivato il momento di salutarci, mi sono commossa insieme agli altri. Ci rincontreremo e sarà una gioia». Una mamma ha commentato: «Queste esperienze, oltre ad essere momenti di divertimento, sono anche e soprattutto di crescita perché stando insieme si confrontano e si migliorano».

«Sono stati tre giorni importanti per i ragazzi – spiega Betty Lussu – felici di ritrovarsi dopo la pandemia e di vivere un’esperienza di donazione e di amore»

 

 




Il Gen Verde a Bressanone (Bz)

Cinque giorni con i giovani in Alto Adige per il Progetto “Start Now”. 

“Abbiamo trascorso insieme solo cinque giorni, ma sembrava ci conoscessimo da tantissimo tempo”. Questa è la convinzione comune a tutti noi: Gen Verde, ragazzi che hanno partecipato al Progetto, organizzatori, tutti. Giorni di famiglia, di condivisione, di lavoro sodo, di progetti concreti, di gioia, di divertimento!”.

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Parliamone! Giovani consacrati in comunione

Siamo un gruppo di giovani consacrati e consacrate del Movimento dei Focolari che da alcuni anni portiamo avanti un cammino per i giovani e le giovani consacrate che chiamiamo “santi insieme”. Si tratta di occasioni per incontrarsi e fare famiglia insieme tra vari carismi, cercando di aiutarci nel cammino di santità alla luce della spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari.
Quest’anno proponiamo una serie di incontri su temi attuali e scottanti della vita consacrata che abbiamo intitolato  “PARLIAMONE”; l’obbiettivo è infatti creare degli spazi di dialogo per condividere e confrontarsi su alcuni aspetti che rendono difficile il nostro cammino di santità.
I temi che affronteremo in questi quattro incontri saranno:
  • Abusi
  • Internet e social media
  • Omosessualità
  • Sostenibilità delle opere
Saranno incontri internazionali con la possibilità di traduzioni in: spagnolo, inglese, portoghese e italiano.
Questo invito è rivolto in modo particolare a tutti i giovani consacrati e consacrate, che stanno vivendo le prime tappe della formazione, (noviziato, juniorato), oppure a professe/i perpetue/i che stanno ultimando gli studi.
Vogliamo crescere nel cammino di comunione tra giovani consacrate e consacrati appartenenti a diversi carismi, condividere esperienze vissute e costruire ponti di fraternità, formandosi insieme al vangelo illuminato dai vari carismi.
La partecipazione è gratuita.
Gli incontri saranno ONLINE utilizzando la piattaforma Zoom.
Contatti: santi.insieme@gmail.com
1° incontro –  ABUSI il 29/04/2023 alle ore 20.30 
interverrà Sr. Tiziana Merletti, suora francescana dei poveri laureata in giurisprudenza e dottore in diritto canonico.
Le iscrizioni sono chiuse, chi desidera seguire l’evento, solo in lingua italiana, lo potrà fare attraverso il link yuotube :  https://www.youtube.com/watch?v=o8GNCEHSlnA



Cantieri dei Ragazzi dei Focolari: Estate 2019, tutte le iniziative

Pagina in continuo aggiornamento

Anche questa estate i ragazzi e le ragazze del Movimento dei Focolari daranno vita a dei progetti, i “CANTIERI”, per contribuire a costruire un mondo unito, a realizzare la fraternità universale, dando vita ad azioni di pace iniziando dalla vita quotidiana e dalle città e coinvolgendo tanti altri ragazzi. 

Vi presentiamo le iniziative per quest’estate 2019:


  • Croazia, dal 7 al 13 luglio 2019, per i giovanissimi del Veneto:

    Un laboratorio di fraternitá dove svolgeremo azioni sociali, ecologiche, workshop, conoscenza e scambio di esperienze tra noi e con i ragazzi del posto. Insieme vorremmo scoprire e concretizzare il progetto #ZeroHunger Generation.
    Questo il Cantiere 2019 organizzato dai Ragazzi per l’unità del Veneto per i ragazzi. Se hai dai 14 ai 17 anni sei il benvenuto!!! Quando lo faremo? Dal 7 al 13 luglio.  Dove? Nella Cittadella Faro (Krizevci)  – Croazia 🇭🇷 . Ti aspettiamo!!!!!!
    Il team Rpu Veneto 
     

    Per iscriverti clicca qui

    Visita il sito 

    Scarica il volantino

 


2. San Giovanni in Persiceto (Bologna) – 29 giugno-2 luglio 2019

 


3. Perugia, dal 27 al 30 giugno 2019

 


4. Palermo, dall’1 al 5 luglio 2019

  • Arrivo previsto domenica 30 giugno alle 19:00 con cena a sacco
    Partenza prevista sabato 6 luglio

ATTIVITA’:  Incontri interculturali al Centro Santa Chiara e alla missione Speranza e Carità
di Biagio Conte;
• Incontri con esperti
• Volontariato a Ballarò, Casa di tutte le genti, quartiere Roccella
• Attività ecologica

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5. Clusone (BG), dal 29 luglio al 3 agosto 2019 

Ideato dai Ragazzi per l’Unità della Lombardia Est  – ECO_CANTIERE 2019

Iscrizioni su: https://forms.gle/dvbGR5kuSph6RUP59

Quota di partecipazione 140€

IL PIANETA ( a ) TERRA, #ZEROHUNGERGENERATION
Un’esperienza di fraternità, per ragazzi dai 13 ai 17 anni, che hanno a cuore il pianeta. Con laboratori, giochi, sport e camminate nel verde.

Scarica il volantino

 

 

 


6.  Camporosso (Tarvisio – UD) dal 3 al 7 luglio 2019 

Un’esperienza di alcuni giorni durante la quale i ragazzi si metteranno all’opera nell’ottica della proposta internazionale “MENTE, MANI, CUORE IN AZIONE”. Si tratta di un soggiorno in cui i ragazzi potranno, innanzitutto, mettersi al servizio del territorio con azioni sociali e attività volte alla salvaguardia dell’ambiente, inoltre saranno protagonisti di momenti formativi su tematiche di loro interesse e non mancheranno momenti per giocare e fare sport, immergersi nella natura e coltivare l’amicizia e lo scambio di esperienze con coetanei e adulti.  Scopo del CANTIERE MONDO UNITO è sensibilizzare  i ragazzi e, in secondo luogo le famiglie e tutta l’opinione pubblica, riguardo la necessità di promuovere una convivenza pacifica e solidale fra i popoli. Con ognuna delle loro iniziative i Ragazzi per l’Unità cercano di vivere e diffondere la cosiddetta “Regola d’oro” che, presente nelle principali religioni e culture, invita a “fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi e a non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi”. Perché la regola d’oro diventi realtà tra tutti gli uomini della terra i ragazzi si impegnano a  dare vita ad azioni di pace iniziando dalla vita quotidiana e dalle loro città.


7. Amatrice, dal 17-31 Agosto 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

8. Genzano (Roma), dal 20 al 24 luglio 2019: “STOP N’ GO”


 

9. Roma, dal 13 al 17 luglio 2019,”STOP N’GO”presso la Comunità di Nomadelfia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


10. Terra Santa, 23-30 luglio 2019, Ragazzi per l’unità dell’Emilia Romagna

 

 

11. Carloforte (CI),Sardegna, dal 27 luglio al 1 agosto 2019




Contagiamoci con le buone pratiche di fraternità

La redazione del nostro sito ha pensato di attivarsi per far circolare delle buone pratiche di fraternità che molti dei nostri lettori vivono quotidianamente in questi giorni di emergenza e di quarantena.

Nel ribadire l’importanza di seguire con responsabilità le indicazioni del Governo italiano in merito all’emergenza del Cod-19 ci auguriamo tutti che, proprio attraverso i nostri gesti responsabili, finisca quanto prima questa dura prova per tutta la comunità. La tentazione però che può prendere tutti è quella di costruirci, proprio per difesa, una sorta di rifugio che ci allontana sempre più dagli altri. Ma da tante persone arrivano piccoli gesti di pura fraternità, gesti disinteressati e che ci spingono oltre i confini che ciascuno di noi sta innalzando e questo sta svelando un volto del nostro Paese che forse non conosciamo o non abbiamo apprezzato molto.

Pensiamo ad un gruppo giovani dei Castelli romani che si sono messi a disposizione per fare la spesa per quanti non hanno la possibilità di recarsi presso gli esercizi commerciali; oppure a tanti che con abnegazione continuano a lavorare presso le strutture ospedaliere o gli istituti penitenziari. Proprio in questi giorni sono scoppiate delle rivolte e in un istituto di pena, Adriana, vicedirettrice, ci chiede di pregare e pensarla perché riesca ad avere il coraggio dell’amore per andare avanti.

Giulia Chiara Guarracino, una giovane di Ischia, ha scritto:

Imparate a capire che questa è una lotta contro il nostro egoismo e non contro un virus.
Questa è un’occasione per trasformare un’emergenza in una gara di solidarietà.
Cambiamo il modo di vedere e di pensare.
Non sono più “io ho paura del contagio” oppure “io me ne frego del contagio”, ma sono IO che preservo l’ALTRO.
Io mi preoccupo per te.
Io mi tengo a distanza per te.
Io mi lavo le mani per te.
Io rinuncio a quel viaggio per te.
Io non vado al concerto per te.
Io non vado al centro commerciale per te. Per te.
Per te che per colpa del mio menefreghismo e della mia indifferenza sei dentro una sala di terapia intensiva.
Per te che sei anziano e fragile, ma la cui vita ha valore tanto quanto la mia.
Per te che stai lottando con un cancro e non puoi lottare anche con questo. 

Vi prego, alziamo lo sguardo.
Non siete più forti o più bravi se mettete foto che vi abbracciate con scritto “Io sono più forte del coronavirus!”.
Io spero che in #ItaliaNonSiFerma la solidarietà.
Tutto il resto non ha importanza”.

Tante situazioni, tante difficoltà ma anche tante occasioni per provare ai fratelli e a Dio la nostra testimonianza ed estrema fiducia in questo percorso che stiamo tutti vivendo.

Aspettiamo quindi le vostre esperienze che faremo circolare attraverso questo sito, testimonianze, anche piccole, piccolissime ma che sono una goccia che può ridare a ciascuno la speranza, la libertà e il coraggio di amare e di vivere da figli di Dio. Scriveteci a: movimentofocolari.italia@focolare.org 

VEDI TUTTE LE ESPERIENZE PUBBLICATE SUL NOSTRO SITO




#Seguimi. VIENI: un incontro straordinario

 




Pensiero creativo: una nuova strada per ripensare la città?

Sono le 19.30 di uno dei primi giorni di vero freddo milanese. Piano piano sempre più persone entrano timide e infreddolite nella sala convegni di via Rovigo 5 a Milano.
C’è il tempo per conoscersi, scaldarsi, tra una pizzetta e un bicchiere di vino.
Ha inizio l’atteso incontro con Elena Granata, Professore Associato di Urbanistica al Politecnico di Milano. È venuta per presentare “Biodiversity. Città aperte, creative e sostenibili che cambiano il mondo” uno dei suoi ultimi libri, dedicato alla tematica della città.

Entriamo subito nel vivo del discorso; gli argomenti toccati sono tanti e molto attuali. Quello ambientale è certamente un tema caldo. Non c’è giorno in cui i giornali non mettano al centro il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai, le manifestazioni promosse dai giovani, non ultimo quanto è in corso a Venezia.
Fin da subito l’autrice ci spiega che il testo è nato dall’esigenza di affrontare la tematica ambientale con una prospettiva nuova: non tanto focalizzata sulla problematica, ma sulle strategie di risoluzione del problema.

È il caso della High Line newyorkese, una ferrovia nata con lo scopo di trasportare merci da una parte all’altra di Manhattan. Dismessa a partire dal 1980, era destinata ad essere demolita, se due giovani dalla mente creativa, Robert Hammond e Joshua David non avessero pensato ad un uso diverso. Oggi la High Line è un parco sopraelevato all’interno di Manhattan ed una delle principali attrazioni di New York. David e Hammond sono riusciti a guardare oltre, lì dove tutti vedevano solo una struttura fatiscente.

Ecco che allora si definisce il genio contemporaneo: colui che cambia il presente reinterpretando il passato. Lo caratterizza un pensiero creativo, divergente, in grado di guardare il problema da un’altra prospettiva e proporre una soluzione che rispetti il contesto e l’ambiente.

Un caso simile è quello accaduto in Cile, dove nel 2010 si sono abbattuti un forte terremoto e uno tsunami. Alejandro Aravena, chiamato nella città di Costitution per ricostruire il paese e proteggerlo da futuri tsunami, aveva davanti due possibili soluzioni: la costruzione di un imponente muro sulla costa, oppure il divieto all’abitabilità dei piani terra, mettendo i cittadini forzatamente in sicurezza. Avena, dopo aver dialogato con le persone del luogo, pensò ad una terza alternativa: prevedere tra la città e il mare una foresta che fungesse da protezione. Questi esempi ci insegnano che, forse, l’unica strategia per ottenere i risultati sperati è rispondere alla natura con la natura.

Ma come portare le persone ad atteggiamenti virtuosi? Come tutti possiamo riscontrare nel presente, infatti, la costrizione ad una norma non ha portato gli effetti sperati. In alcuni casi, allora, è stata provata la strada della dimensione irrazionale ed istintiva, spingendo il soggetto ad un determinato comportamento grazie alla sua sfera emotiva.
È il caso di Mockus, sindaco di Bogotà, il quale, per ovviare ai frequenti incidenti, distribuì ai cittadini cartoncini con il pollice verde da una parte e quello rosso dall’altra. Questi strumenti sarebbero serviti ai guidatori per segnalare atteggiamenti corretti o scorretti.
È importante quindi che per ottenere una vasta sensibilizzazione sul tema ambientale oggi venga fatto un utilizzo intelligente della parte più emotiva di noi.

Usciamo dalla sala: il freddo è ancora tutto lì ma negli occhi dei presenti c’è uno sguardo vivo e lucido, caratterizzato da nuova consapevolezza: la biodiversità è la chiave per rendere il Pianeta un po’ migliore. Cosa ci ha lasciato questo appuntamento? Lo abbiamo chiesto direttamente ad alcuni dei partecipanti…

“Ho trovato conferma che la diversità non è un problema, ma può essere l’inizio di una soluzione ai problemi. È stato un forte stimolo a non guardare le cose sempre dallo stesso lato”. 55 anni, dirigente scolastico

Mi sono proposto di non fermarmi alla prima soluzione che mi viene in mente, ma di valutare con maggiore flessibilità le diverse possibilità”. 22 anni, studente di ingegneria aerospaziale

“L’esempio di Bogotà mi ha fatto comprendere come si può arrivare con strumenti morbidi, ma non per questo meno efficaci, a sensibilizzare le persone rispetto ad una problematica”.
21 anni, studente di giurisprudenza

“Un concetto che mi ha fatto riflettere molto é quello del “rispondere alla natura con la natura” e la nuova prospettiva del non concepire le costruzioni umane come una difesa dalla natura ma, al contrario, pensare nuove idee per collaborare con questa. L’incontro mi aiutato a percepire la possibilità della concretizzazione degli ideali che già condividevo!” 
18 anni, studentessa di economia per l’arte, la cultura e la comunicazione

“Mi ha colpito la possibilità del lavoro interdisciplinare. Sin da piccoli sentiamo parlare di quanto il mondo stia cambiando (dalla politica all’ecosistema) e che il lavoro che intraprenderemo probabilmente non coinciderà strettamente nostri studi universitari. Di per sé tutto il discorso della prof.ssa ha contribuito a farmi cambiare opinione, perchè mi sono sentito coinvolto e chiamato in causa”. 19 anni, studente di economia e management

“Esco da questa serata culturale con la consapevolezza che il problema è urgente e mi/ci chiede una presa di coscienza personale/collettiva. Ho compreso meglio il significato del sinodo sull’ Amazzonia”. 73 anni, sacerdote

“Mi ha colpito la meravigliosa potenzialità dell’umano di rispondere alle criticità del proprio tempo con creatività. Mi ha colpito, inoltre, la possibilità e necessità di affrontare le questioni sociali attraverso un approccio irrazionale ed emozionali”.  35 anni, fisioterapista

“Più che farmi un’idea mi ha dato speranza sapere che all’interno di un élite di docenti universitari vi sono persone non fossilizzate solo sulle conoscenze, ma aperte alle idee che arrivano dal di fuori. È il primo incontro sui cambiamenti climatici da cui mi sono sentito arricchito e non demotivato”. 30 anni, operaio non specializzato

Elena Caselli




L’ambasciatore del Baskin, il BASKet INclusivo

Federico Vescovini, noto imprenditore del settore metalmeccanico e la sua esperienza con un modo nuovo di praticare lo sport

In principio fu Cremona. Correva l’anno 2001. Antonio Bodini è un ingegnere di professione, padre di cinque figli, tra cui Marianna, una ragazza disabile nata prematura. L’invenzione è semplice come l’uovo di Colombo, ma è una rivoluzione copernicana, l’uomo e la donna e non il gioco sono al centro di ogni attività sportiva.

La persona sia essa normodotata, talentuosa o con limitazioni di qualsiasi genere e neofita, nella condizione in cui si trova può essere messa in grado di giocare in modo competitivo a baskin insieme agli altri. Il campo è lo stesso, le regole cambiano, si adattano e s’immedesimano con le persone per permettere a chiunque una reale partecipazione competitiva al gioco. È come se l’uomo vitruviano, simbolo dell’arte rinascimentale, fosse stato disegnato al centro di un pallone da basket.

Nelle nuove regole, nate dalla sperimentazione e dai suggerimenti dei ragazzi, si aggiungono, ai due canestri tradizionali, ulteriori quattro canestri a metà campo e i ruoli dei giocatori, che compongono una squadra di uomini o donne che siano, riflettono le abilità al gioco in funzione di esperienza, capacità atletica e presenza di limitazioni fisiche o cognitive. Il regolamento funziona e tutti possono o meglio debbono dare il proprio contributo alla squadra per la vittoria.

Si chiama Baskin proprio perché è BASKet INclusivo e possono giocare uomini, donne, disabili, normodotati, anziani e bambini. La partecipazione è aperta a chiunque. L’idea ad Antonio Bodini nasce in casa, si sviluppa con Fausto Cappellini, professore di educazione fisica e si afferma ai massimi livelli mondiali in termini di applicazione concreta di inclusività e democraticità.

Federico Vescovini

Federico Vescovini è un affermato imprenditore di Sbe Varvit SpA un’azienda leader mondiale nella produzione di giunti meccanici di fissaggio di alta qualità che sono di fondamentale importanza per molti settori industriali. Decisivi sono gli incontri. A Udine, dove vive, conosce un professore di educazione fisica che l’anno seguente subisce un grave incidente che lo costringe in carrozzina. Il professore gli scrive una mail per fargli una proposta. La mail viene cestinata e poi recuperata.

L’imprenditore, infine, incontra il professore. «Mi introduce al Baskin – spiega Federico Vescovini -, il primo sport inclusivo e competitivo allo stesso tempo capace di mettere insieme tutti nella stessa squadra. Comprendo subito che è uno sport candidato a contribuire in modo fondamentale a quel mondo di fraternità che sa includere e valorizzare le differenze, quel mondo unito, che ho in cuore e che sognava Chiara Lubich».

Fatti e non parole, così si ama il prossimo. Federico Vescovini non perde tempo, finanzia la start up Zio Pino Baskin. A distanza di un anno ci sono già due squadre a Udine. Dopo quattro anni, le squadre salgono a 12 nella Regione Friuli-Venezia-Giulia.

Quest’anno la grande soddisfazione. La Zio Pino Baskin di Udine vince il campionato italiano e Antonio Bodini diventa Ufficiale al Merito della Repubblica.

L’ambasciatore del Baskin, così ama definirsi Federico Vescovini perché il suo lavoro lo porta in molti Paesi e, dovunque si trovi promuove in Slovenia, Croazia, Serbia, Albania, Egitto, il basket inclusivo, superando non pochi ostacoli e pregiudizi.

E ora una nuova iniziativa: il sogno di portare gli sport inclusivi al comitato dei Giochi del Mediterraneo del 2026 a Taranto. «Inserire oltre alle competizioni per normodotati e per diversamente abili anche gli atleti appartenenti agli sport inclusivi come il Baskin. Sarebbe la prima volta in una manifestazione internazionale e sono convinto che i valori universali insiti in questi sport rappresentino un segnale importante di fraternità per il Mediterraneo».

Due discorsi lo hanno ispirato. Il primo è di Papa Francesco a Marsiglia, del settembre del 2023. Citò l’esempio del “sindaco santo” Giorgio La Pira che vide il Mediterraneo non solo come un luogo di conflitti, ma come una opportunità per «l’inizio e il fondamento della pace tra tutte le nazioni del mondo». Tutte le grandi visioni, profezie, non si fermano all’esistente. Partono dal reale, ma sognano di «allargare le frontiere del cuore, superando barriere etniche e culturali». Il Mediterraneo può diventare un mare che unisce.

È anche il sogno di Margaret Karram, presidente dei Focolari, nata e cresciuta ad Haifa in Israele che, nel settembre del 2023, disse che «un Mediterraneo della fraternità dimostra come le differenze ci facciano progredire e ci permettano di superare le frontiere (…) È un’utopia? Il passato ci insegna che non lo è. Lo conferma anche lo storico inglese David Abulafia che ha spiegato che per la maggior parte dei secoli passati, anzi dei millenni, la caratteristica del Mediterraneo è stata “integrativa”».

Integrazione e inclusività sono tipiche del Baskin che oggi è presente in 18 regioni Italiane con 182 Associazioni Sportive Dilettantistiche con oltre 6300 tesserati di cui circa 3400 atleti con disabilità. La crescita della disciplina è stata accompagnata inizialmente dall’Associazione Baskin fino ad arrivare a strutturarsi nel 2019 nell’Ente di promozione paralimpico EISI.

Fu il Presidente Mattarella venuto a conoscenza di questo sport inclusivo e approfondendo le difficoltà incontrate per riuscire a classificarlo idoneo ad entrare a tutti gli effetti parte di una federazione sportiva che fondò nel 2019 la EISI, l’ente nazionale degli sport inclusivi, la prima federazione sportiva del suo genere a livello mondiale. La fondazione di questa nuova federazione ha favorito l’ideazione e sviluppo di altri sport inclusivi quali il calcetto, le bocce ed altri ancora.

Baskin in Slovenia

Anche a livello internazionale, proprio per il suo approccio universale ed inclusivo, il Baskin si è rapidamente diffuso e oggi conta più di 20.000 atleti in tutta Europa. Oltre all’Italia, il Baskin viene regolarmente praticato in Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Lussemburgo, Belgio, Inghilterra, Slovenia, Croazia, Serbia, Albania, Grecia e Senegal.

Il Baskin sarà presente nella piazza sant’Antonio di Trieste fino al 5 luglio per le Settimane Sociali dei cattolici in Italia come buona pratica di impegno civile, di dedizione al bene comune, di partecipazione e di testimonianza dei valori repubblicani.

«È il sogno – conclude Federico Vescovini – di attivare processi tentando di costruire “dal basso” un mondo migliore, che valorizza le diversità per una società che viva nella quotidianità concrete azioni di inclusione e di pace».

Aurelio Molè

https://www.ziopinobaskinudine.it

https://www.baskin.it




“Contaminazioni”: un dialogo tra generazioni

“Contaminazioni” è un congresso che ha avuto luogo a Roma tra il 5 e il 6 gennaio 2024. Questo momento di confronto è stato ideato da giovani e adulti, legati al Movimento dei Focolari, proprio per parlare, attraverso le generazioni, di temi importanti quali l’impatto nella società che ognuno può avere con la propria professione. La capacità di fare comunità è poi tornata più volte come concetto, diventando un legame nei discorsi degli esperti, negli interventi in sala e nei gruppi di dialogo, a fronte dei piccoli e grandi conflitti nel mondo.

Benedetta Ferrone, una giovane che ha partecipato all’incontro e che ha contribuito ad organizzarlo, racconta: «Le stelle brillano solo se c’è il buio che fa da sfondo. Credo che non ci sia metafora più azzeccata per descrivere quello che questi due giorni mi hanno lasciato: una maggiore consapevolezza nelle ferite della società che può accendere la speranza, da cui deriva il coraggio del cambiamento per generare vita. Come quella che è nata da questa contaminazione intergenerazionale e interdisciplinare».

Qual è stato il risultato di questo lungo e approfondito confronto? Sessanta partecipanti, per la maggioranza giovani, i cui feedback alla fine dell’evento sono stati positivi in termini di voler fare di più nel proprio ambito, dall’arte alla scienza e cultura, dall’economia passando per politica e comunicazione… Il segreto di questo voler fare di meglio è stato proprio il dialogo con chi già si impegna ad essere cittadino attivo e propositivo nella propria società.

Immagine dal sito cittanuova.it

Tante infatti le storie di valore condivise dagli ospiti, a partire da illustri testimonianze come quelle di Pasquale Ferrara, direttore generale per gli affari politici e di sicurezza presso la Farnesina, che ha parlato dell’importanza del fare comunità di fronte ai conflitti, e Leonardo Becchetti, insegnante di economia presso l’Università di Tor Vergata, che ha spiegato come non sia l’economia di guerra a portare ad un vero guadagno per i soggetti coinvolti, che invece si raggiunge in modo sano, con la cooperazione.

Ancora, don Luca Margaria e Valentina Gaudiano, filosofa e docente di Filosofia della conoscenza e Antropologia filosofica presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, che ha definito con precisione cosa siano comunità e singolarità. Come entrambe vadano tutelate nella loro interezza, nessuna a scapito dell’altra. Solo in questo modo, dopo averle attuate nella realtà, si possono portare in modo prolifico anche nella realtà virtuale, nelle piazze dei social media, per viverle positivamente.

Lucia Fronza Crepaz, che è stata deputata della Repubblica italiana, ha parlato di instaurare un linguaggio comune tra piccole e grandi comunità e di andare incontro a chi è chiuso nel proprio piccolo, anche se connesso con il mondo, con un atto di gratuità descritto poi dal medico-geriatra e bioeticista clinico Valter Giantin come qualcosa di profondo valore. Nella società di oggi, estremamente monetizzata, fare rete e creare legami, che di necessità sarebbero fragili se costruiti sui soldi anziché sul dono.

La testimonianza della dottoressa Anna Spatola, imbarcatasi per salvare i migranti nel Mediterraneo, o di Letizia Selleri, una donna che ha deciso di lasciare una vita normale e mediamente confortevole per dedicarsi alle periferie torinesi, sono state altrettanto decisive nel volere lasciare agli ospiti questo desiderio di attivarsi, anche nel proprio piccolo, per dare un apporto positivo alla società. Di mettere, usando una metafora, la propria piccola goccia nel mare giusto, e che questo porterà la gioia unica di aver fatto la cosa più giusta che in quel momento si è stati in grado di fare.

Fonte: sito di Città Nuova 

leggi anche Weekend Contaminazioni – riflessione di Benedetta Ferrone




Carlo & Alberto: due come noi

26-02-2016 di Franz Coriasco
Fonte: Rivista: “Unità e Carismi” n. 3/2016 p. 47/50
La Diocesi di Genova ha iniziato nel 2008 una causa congiunta per la beatificazione di due amici, Carlo Grisolia e Alberto Michelotti, morti 36 anni fa, a 40 giorni di distanza l’uno dall’altro. Alberto, nato a Genova il 14 agosto 1958, animatore ACR, catechista, impegnato in parrocchia; con la Mariapoli del 1977, “Dio amore” entra nella sua vita. Carlo Grisolia, nato a Bologna nel 1960, da Chiara Lubich ha imparato la strategia del “farsi santi insieme”. Alberto e Carlo sono nello stesso gruppo gen della Val Bisagno. Lasciamo che ci racconti la loro storia uno che li ha conosciuti da vicino.

Tanto vale dirlo subito: questo ricordo è innanzi tutto la storia di un apparente paradosso. Anzi, di parecchi paradossi e di altrettanti azzardi, oltreché del mistero e degli smarrimenti che accompagnano gli umani quando si trovano a fare i conti con le dipartite troppo premature. Perché, tanto per cominciare, i due protagonisti di questa storia sono solo in parte “due come noi”, visto che è in corso la loro causa di beatificazione; eppure, per come li ho conosciuti, come noi lo erano davvero.

Alberto Michelotti è morto cadendo in un canalone alpino il 18 agosto 1980, quando aveva solo ventidue anni, e Carlo Grisolia ha lasciato questa vita appena qualche settimana dopo, stroncato a vent’anni da una malattia terribile, tanto rapida quanto incurabile. Un tragico intreccio a guardarlo dal basso, e tuttavia per molti, capaci di guardarla da un’altra prospettiva, una storia “a lieto fine”. S’era agli inizi degli anni Ottanta, la decade più cialtrona e sensazionalista del Novecento, e oggi mi vien da pensare che quei due c’entravano con i nascenti “anni di panna” quanto un praticello di primule con un caterpillar.

Li avevo conosciuti entrambi, qualche anno prima: due amici in mezzo a tanti altri, come avviene spesso in quell’età di mezzo che separa le ebbrezze dell’adole- scenza dalle impervie responsabilità dell’età adulta. Alberto e Carlo: due creature a loro volta in antitesi o complementari, a seconda dei punti di vista. Certo in- finitamente diverse per carattere, temperamento, background culturale, gusti. In comune avevano una città, Genova, che per noi torinesi ha sempre rappresentato una specie di mistero, affascinante e pericoloso insieme: a immagine e somiglianza di quel gran mare che l’accarezza e la schiaffeggia da millenni.

Genova, così ben raccontata da quella progenie di cantautori così creativa e particolare da venir definita “scuola”. A noi torinesi, seccava un po’ che a manco duecento chilometri di distanza ci fosse un tale campionario d’artisti, e da noi quasi nessuno in grado d’arrivare alla ribalta nazionale. Forse per questo li vede- vamo sempre con una punta d’invidia e mezza di circospezione, questi genovesi: così caldi nel loro essere amici, così esageratamente sentimentali secondo noi altri sabaudi, sempre così riservati, iper selettivi e talvolta algidi perfino nelle nostre amicizie. Certo s’era tutti parte del medesimo Movimento gen, ma i rispettivi imprinting apparivano agli uni e agli altri più lontani della luna.

Carlo e Alberto, due storie che qualcuno ha voluto unire e scandagliare insieme per valutare se, per caso, fossero il segno, o meglio le prime avanguardie, di un nuovo tipo di santità: una santità collettiva, diversa dai cliché consueti. Come dicevo, il processo di beatificazione è in corso, sicché tocca sospendere il giudizio. Del resto non son certo qui per esprimere pareri in proposito (per un agnostico sarebbe davvero imperdonabile), quanto piuttosto per sorvolare un vecchio sentiero: non solo per il piacere di raccontarlo e raccontarli, sia pure da un angolino alquanto marginale, ma fors’anche per ritrovare panorami e sensazioni antiche, epperò credo ancora necessarie, specie in tempi ansiogeni e smarriti come questi.

Ora che ci penso, un’altra cosa avevano in comune quei due: la loro generazione (che per molti versi è anche la mia), quella vagamente ibrida di chi, all’epoca, era troppo giovane per inebriarsi sulle tenere e già svaporanti illusioni del Sessantotto, ma già troppo vecchio per immergersi nell’individualismo più o meno edonista che avrebbe segnato quella seguente. Una generazione “di mezzo”: ancora conta- minata dai radicalismi stradaioli dei nostri amici più grandi, ma che già si portava addosso e nel cuore il sospetto della loro ingenuità o deteriorabilità. E tuttavia sì, Alberto e Carlo erano diversi. E tali apparivano, perfino per chi, come me, li incrociava di rado. Ma bastava guardarli e stare con loro una mezz’ora per capire quanto. L’uno così perfettino, determinato e attraente (da intendersi nel senso più letterale e profondo dell’aggettivo), l’altro così fragile, inquieto, introverso e aggrovigliato. Un pragmatico con propensioni mistiche, il Michelotti; un poeta dilaniato dai dubbi, il Grisolia; così mi sembravano: l’uno un involontario trascinatore di folle, e l’altro un cercatore d’oro; l’uno sempre pieno di risorse e d’attenzioni per tutti, l’altro spesso rinchiuso in quel suo idealismo romantico e sovente solitario. Come abbiano fatto a volersi così bene e a condividere i passi salienti delle loro rispettive vicende è presto detto: un’amicizia fondata, prima ancora che sulle affinità elettive, sul sentirsi parte di un progetto grande e incorruttibile che li trascendeva. Entrambi avevano scelto di fare del vangelo la loro stella polare. Entrambi sentendosi inadeguati a incarnarne fino in fondo le regole e le logiche, ma entrambi convinti che per farcela occorresse procedere “in cordata”, dandosi una mano l’un con l’altro. E anche questo ci dice qualcosa su una spiritualità capace di superare in qualche misterioso modo qualunque barriera caratteriale e tempera- mentale, oltreché quelle culturali, religiose, razziali, o di ceto sociale. Questo era, e sostanzialmente è ancora oggi, il nocciolo duro dell’essere gen.

Quando i due si conobbero erano entrambi già formati, e stavano attraversando quella decisiva stagione della vita dove solitamente gli obiettivi e i valori di riferimento affratellano ben più delle complementarità. Per onestà aggiungo che, se anch’io, come quasi tutti, ero affascinato da Alberto (dalla sua gentilezza, dal suo carisma, dalla sua simpatia estroversa), da Carlo invece giravo quasi alla larga: un po’ perché riconoscevo in lui i miei stessi difetti, un po’ perché non era uno che lasciasse entrare nel suo mondo chiunque gli si affacciasse. Ciò detto, era chiaro a chiunque li conoscesse che le loro rispettive essenze e consistenze erano alquanto difformi, e nessuno – tanto meno loro – avrebbe mai potuto supporre che un giorno si sarebbero intersecate così intimamente da renderli quasi parte uno dell’altro.

Io e Alberto siamo nati a poco più di un mese distanza. Carlo era di due anni più giovane. Con Alberto, avevo occasione di vedermi più spesso e devo ammettere che ogni volta restavo regolarmente affascinato non solo dalla coerenza della sua radicalità evangelica, ma anche dal candore con cui sapeva ammorbidire un’intelligenza e un intuito davvero fuori dal comune.

Anche se non dava l’impressione d’esserne cosciente, sembrava star lì solo per dimostrarti implicitamente quanto ancora ti mancasse per poterti considerare un cristiano autentico. Viceversa, Carlo mi faceva spesso pensare a qualcosa tipo “se ce la fa uno così, allora ce la posso fare anch’io”. Ricordo perfettamente quella mattina d’agosto quando arrivò la notizia della morte di Alberto, nello stesso giorno in cui Carlo venne ricoverato in ospedale per non uscirvi più. Ricordo quella struggente Signore delle cime, cantata con le lacrime agli occhi, ancora incapaci di credere che fosse davvero successo. Alla “partenza” di Carlo arrivammo solo un po’ più preparati, ma non meno sorpresi: soprattutto da quella straordinaria quarantena ospedaliera che aveva segnato per lui un’escalation mistica impressionante, e grazie alla quale, anche quell’idiota del sottoscritto arrivò finalmente a rendersi conto quale fosse davvero la sua “cilindrata spirituale”.

Molte cose di loro le avrei scoperte solo molti anni dopo. Come gli affettuosi “pizzini” che amavano scambiarsi, i loro grovigli sentimentali e spirituali, i passaggi più delicati e privati delle loro esistenze, le loro intimità con quel Dio così reale e tangibile, specie nei loro ultimi scritti. Tempo fa ho avuto modo di rincontrare i loro amici più intimi e le loro madri, e molte delle mie sensazioni primigenie si poterono finalmente accordare con una più oggettiva realtà dei fatti. Ma sono sensazioni così difficili da esprimere per me oggi, che preferisco lasciare al lettore l’intuirle dalle loro parole. Pochi mesi prima di morire, Alberto scrive a Carlo, appena partito per il servizio militare:

Sono in questa splendida chiesa di S. Siro. Sono solo, e sul tetto di legno sento picchiare dolce la pioggia. È un momento tutto particolare, bellissimo. Quasi non vorrei andarmene più. Sono passato di qui per mettere nel Suo Cuore tutte le infinite cose che io non so fare, che magari rovino soltanto. Tra le tante, in questi giorni ci sei tu… Quasi sento nella mia carne, nel mio cuore, il momento delicato che stai attraversando, che sto attraversando. In questo silenzio così bello mi sta rispondendo che non ci possiamo fermare; amare, amare tutti, spaccarci il cuore per fare uscire il vero amore, quello nato dal dolore…

Facile immaginare quale fu lo strazio di Carlo quando seppe della morte di Alberto, ma pochi giorni prima di raggiungerlo dall’altra parte del cielo, confidò a un gen venuto a trovarlo in ospedale, una sorta di “consegna”, probabilmente la stessa che avrebbe espresso Alberto se ne avesse avuto il tempo:

Sono alla fine. Volevo dirti di essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro in questo momento… Offro la mia vita per tutti voi, ma soprattutto per l’umanità che soffre, per i ragazzi del mio quartiere, per tutti quelli che ho conosciuto… So dove vado, sono pronto al tuffo in Dio.

Parole semplici, prive di qualunque zavorra retorica perché in loro erano divenute parte di una concretissima grammatica esistenziale.
Per uno strano scherzo del destino, nella mia vita ho avuto la ventura di incrociare e di conoscere un bel po’ di persone “in odor di santità”: da Maria Orsola che fu la mia maestra di catechismo, a Chiara Luce Badano, per non dire di Madre Tere- sa e Chiara Lubich, solo per citare quelle più o meno certificate da santa romana Chiesa. Ebbene, se è vero che le vie che portano a questo misterioso status sono veramente infinite, e se esso è – per esprimerlo laicamente – un’ansia di perfezione, d’eternità, d’assoluto portata a compimento, allora devo sospettare che Alberto e Carlo ne rappresentino, almeno per come li ho conosciuti – due estremi: l’uno mi pare che ci sia quasi nato, l’altro che lo sia diventato “in zona Cesarini”, o per usare un’espressione più consona, come “un operaio dell’ultima ora”. È una sensazione personale beninteso, ma che anche oggi, a trentasei anni dalla loro di- partita, non riesco a levarmi dalla testa. Ma non è questo il punto, né può esserlo per chi come me non può o non sa più credere. Quel che piuttosto questa vicenda mi ricorda e continua a insegnarmi è che alla fine dei conti è davvero solo l’amore a non svaporare nelle infinite notti del tempo e nei fiati delle chiacchiere: quel che abbiamo saputo dare, e quello che si è ricevuto.




Ogni generazione è generativa a modo suo

“L’essere ognuno dell’altro ora maestro, ora discepolo…
Questi e altri simili segni di cuori innamorati l’uno dell’altro
sono l’esca della fiamma che fonde insieme le anime  

e di molte ne fa una sola.”
Agostino

Ogni generazione è generativa a modo suo. Con questo gioco di parole si potrebbero sintetizzare i due giorni di formazione a 360° vissuti da circa 150 giovani del Movimento dei Focolari, provenienti da Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia e Trentino Alto Adige, dal titolo GENeratività
Il weekend, tra le nebbie del Monte Grappa, ha cercato su più piani di affrontare tre temi scelti dai partecipanti: cosa fare di grande, la noità come equilibrio tra identità personale e collettiva, Maria donna del nostro tempo.
Tre sfumature diverse ma ugualmente importanti per capire come poter essere generativi in un tempo che a gran velocità cambia si evolve e ci evolve.
Oltre a momenti di formazione vera e propria, per approfondire e vivere i tre aspetti sono state fondamentali le occasioni di meditazione, condivisione e gioco, che nell’arco del weekend hanno rafforzato il gruppo e calato nella realtà i temi affrontati.

Non solo i contenuti, ma anche il processo di costruzione dei due giorni è stato a suo modo generativo.
Con qualche mese di anticipo, alcuni giovani dei vari territori hanno iniziato a pensare i contenuti del weekend di formazione, insieme ad aiuti esterni e professionisti. Un percorso che tenendo insieme sguardi, strumenti ed esigenze diverse ha portato un arricchimento reciproco prima ancora che venisse definita la struttura dei due giorni.
Le voci di alcuni partecipanti al momento raccontano cos’è stato per loro costruire, un passo alla volta, i due giorni di GENeratività

 

Benedetta racconta le tante voci che hanno animato i due giorni della formazione:
Scelgo di soffermarmi su un punto luminoso che ha animato queste giornate: le voci. Tante e variegate, le voci dei giovani come me che si sono trovati a vivere la Bellezza delle relazioni, dei nuovi incontri; giovani curiosi ed eccitati, pronti a mettersi in gioco e a confrontarsi, pronti a condividere un pezzettino di loro stessi.
Le voci. Quelle “navigate”, quelle di chi ha voluto raccontare la propria Storia per porgere testimonianza di un cammino vissuto, quand’anche fatto di cadute e smarrimento.
Le voci degli altri: coloro che la pensano diversamente da te ma, pur nella differenza d’opinione, sono disposti ad ascoltare; e ad ascoltare con pazienza, perché sanno che il confronto potrà solo arricchirli.
Una voce, infine. La Sua, interiore e personalissima, che mi ha dato coraggio laddove serviva.
In questa dimensione corale ho trovato un mio locus. Ho trovato accoglienza e pienezza come non le avevo mai sperimentate altrove.                  

Chiara ha riscoperto la vocazione come il luogo di gioia più profonda per l’anima:
Cos’è la vocazione, se non il luogo in cui la nostra anima trova la gioia più profonda?
Quella che ci sembra cucita addosso, fatta apposta per noi, lo scopo della nostra vita. Quella che è il nostro specchio: se la guardiamo, nel riflesso vediamo esattamente noi stessi. Questo è stato il congresso: guardarmi allo specchio con occhi nuovi e riconoscermi. Riconoscermi nelle meditazioni, nei momenti più intimi con me stessa, ma anche negli sguardi degli altri, nelle esperienze. Sguardi sorridenti di chi è lì e condivide la tua vocazione: un mondo unito e giusto, che sia uno, ma non solo a parole.
Lo vogliamo, è ciò che ci muove e ci porta avanti, ciò che ci tiene in vita e che ci spinge ad agire per costruirlo. Questo è stato il congresso: riscoprire la propria vocazione e viverla con semplicità e coraggio, ascolto e attenzione: come Maria. E ricordarci che siamo “io” parte di un “noi”, che è grazie all’altro che l’amore si concretizza e che solo insieme possiamo realizzare il nostro obiettivo: che tutti siano uno.

Davide invece racconta il percorso di preparazione dei due giorni:
L’avvincente sfida di “ fare squadra ” a distanza non è stata semplice. I mesi di preparazione infatti sono stati una palestra di pazienza e ascolto profondo, un esercizio importante di comprensione e lettura attenta di quelle sfumature del vissuto dell’altro che non per forza corrispondono con il proprio.
Rileggendo a conclusione i processi del percorso fatto insieme, trovo grande assonanza con un testo tratto dalle Confessioni di S.Agostino, che meglio spiega quanto vissuto insieme.
“I colloqui, le risa in compagnia, lo scambio di cortesie affettuose” […]
“l’essere ognuno dell’altro ora maestro, ora discepolo, la nostalgia impaziente di chi è lontano, le accoglienze festose di chi ritorna. Questi e altri simili segni di cuori innamorati l’uno dell’altro, espressi dalla bocca, dalla lingua, dagli occhi e da mille gesti gradevolissimi, sono l’esca, direi, della fiamma che fonde insieme le anime e di molte ne fa una sola.”

Giovanni torna a casa con una nuova consapevolezza:
Ascoltando Chiara rispetto alle storie dei primi tempi ho avuto l’impressione che si rischia talvolta di alzare l’asticella ad altezze olimpiche.
Quei vissuti straordinari sono una sorta di rampa di lancio nel mio piccolo, forse io non fonderò una cittadella o non aiuterò la vecchietta ad entrare nel rifugio anti bombardamento, sento però che posso provare a vivere come Dio mi chiede oggi nelle mie sfide quotidiane, e che questo può riempirmi ugualmente.
Mi è di sprone la nuova consapevolezza che si può essere perfetti “nell’età di maturazione”, che abbiamo nella misura in cui vivo il rapporto con Lui.

Sofia si è regalata del tempo:
Ho pensato che sarebbero stati due giorni per me, per fermarmi e ritagliarmi lo spazio necessario a coltivare il bisogno di andare al cuore di quelle domande che mi pongo quotidianamente. Il tema della vocazione è stato forse quello che mi ha maggiormente coinvolta, mi sono interrogata su cosa significhi per me essere veramente realizzata.

Maria Stella dà un nuovo valore al ricominciare:
Mi sono sentita riaccolta ed amata dal Boss lassù, anche attraverso gli altri, come se ogni mio sbaglio o mancanza perdesse di valore di fronte al Suo perdono e alla mia volontà di ricominciare a riscoprirlo.

Maria Rita scrive:
Questo congresso è riuscito a tenere in equilibrio alcune “polarità”: contenuti ideali e concretezze vitali, mente e cuore, sentire e volere, corpo e anima, libertà e appartenenza, diverse regioni e unico cuore, programma definito e partecipazione.
Ho vissuto un’esperienza in prima persona che mi ha fatto pensare, ascoltare, donare, rimettere a fuoco ciò che ritengo prioritario.
La fratellanza e l’unità hanno preso sostanza umana, con la gioia mi sono portata via l’impegno rinnovato, quotidiano, per realizzare un sogno.

Stefano condivide le domande che hanno accompagnato il racconto della propria esperienza:
Raccontare la propria vita è una (nuova) attribuzione di senso.
E chi lo attribuisce il senso? Colui che narra?
Non solo. Anche chi ascolta la storia.
Avevate mai pensato a questa cosa?
Io ci avevo pensato, ma non l’avevo realmente capita.
Era una comprensione teorica: un’idea elegante e sovversiva.
Potenziale, fino a quando l’ho sperimentata: raccontando.
Ti chiedi (prima e mentre parli): dico anche questo passaggio dolente?
Turberò qualcuno? Forse lo ometto. Invece dico quest’altro, che secondo me darà coraggio.
Ho capito che occorre imparare ad ascoltare, mentre si parla: se stessi e gli altri.
Mettersi dalla parte dell’ascoltatore. Così finisce che la capisci meglio anche tu, la tua storia. E magari la prossima volta quello che hai omesso per delicatezza sarà l’incipit del racconto. La citazione che avrebbe dovuto spiegare il non detto: una ridondanza intellettuale.
Perché l’ascolto di chi hai davanti ti suggerirà altro. Darà un nuovo senso.
Chi lo sa. Io so che sono grato, perché ho raccontato.
E c’era qualcuno ad ascoltare: volti curiosi, attenti.
Anagraficamente figli. Di fatto GENitori: quelli che ti generano (con l’ascolto).
Forse, il senso (della propria vita) è nell’ascolto.

Giovanni Vecchio




Cammino sinodale adolescenti. Introduzione

La scheda è stata pensata per essere condivisa anche sui social

Iniziamo su questo nostro sito la pubblicazione di alcune schede (scaricabili) sul cammino sinodale, rivolte in particolare agli adolescenti. Questa prima scheda introduce i ragazzi nella parola Sinodo, con il suo significato di “camminare insieme” che li accompagnerà nelle varie tappe, condotti dai due simpatici personaggi TEO & KERY. Il Cammino sinodale non può lasciare ai margini i più giovani, anzi sono i primi a dover essere coinvolti in una Chiesa che oggi costruiamo anche in vista di un domani, dove loro saranno totalmente protagonisti.

Le schede sono a cura di Agostino Spolti (educatore – sociologo della comunicazione).

La scheda è stata pensata per essere condivisa anche sui social.

https://www.focolaritalia.it/2022/01/06/il-sinodo-un-popolo-che-cammina-insieme-proposta-formativa-per-i-ragazzi/

PIANO DI PUBBLICAZIONE

  • INTRODUZIONE
  • PREGHIERA
  • SFIDA

1 – COMUNIONE

2 – COMUNITA’

3 – PARTECIPAZIONE

4 – ASCOLTO

5 – MISSIONE

6 – CREARE




Summer Campus 2021

Anche l’estate 2021 è stata caratterizzata dai Campus Estivi dei giovani del Movimento dei Focolari in diverse città dell’Italia.

Vedi maggior notizie e foto sulla

Pagina Facebook Giovani per un Mondo Unito – Italia

L’esperienza del Summer Campus di Prato. Il servizio su TV Prato




Congressi / Campus / Cantieri / Corsi di formazione / Estate 2022

Tutti gli Eventi

 

 




Catania, dal 7 all’11 Maggio “Costruiamo la pace/Let’s Build Peace”: una cultura di pace tra le giovani generazioni

La città di Catania ospita, dal 7 all’11 maggio, la manifestazione “Costruiamo la Pace/Let’s Build Peace”: cinque giorni di appuntamenti culturali, dedicati soprattutto al mondo della scuola, ma aperti a tutti, per lanciare un messaggio forte di una nuova cultura di pace, per le giovani generazioni, ma capace anche di lasciare un segno nella città. Vari gli appuntamenti che scandiranno la manifestazione, che coinvolgerà molte scuole cittadine. Gli eventi si svolgeranno dal  7 all’11 Maggio  a  Catania sono  promossi da diverse scuole cittadine in collaborazione con associazioni internazionali quali “Living Peace” ed “Elephants for Peace” insieme ad associazioni locali, con il sostegno di AMU, Umanità Nuova, Teens 4 Unity,  Manitese, Polena, Cinestar, Coro Interscolastico “ Vincenzo Bellini”.

«Il nostro obiettivo – afferma Salvatore Impellizzeri, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Italo Calvino” – è potenziare e sviluppare una buona pratica pedagogica esportabile in luoghi e contesti differenti».

Il leit motiv della manifestazione, che si svilupperà, attraverso una serie di appuntamenti, si fonda sul “Dado della Pace”, percorso educativo didattico semplice, giocoso ed efficace, che stimola a cambiamenti personali e comunitari. Il dado ha, su ciascuna delle sei facce, delle  frase come “AMO PER PRIMO”, “AMO TUTTI”».

Ognuno, si impegna ad essere protagonista nel mettere in pratica una delle sei  frasi riportate. L’adesione personale fa  crescere l’impegno a vivere per la pace, rinnovando rapporti, rafforzando collaborazioni, cooperando nel mondo alla costruzione di una “rete”  per  creare relazioni di pace.

Salvatore Impellizzeri, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “Italo Calvino”, spiega che «l’iniziativa nasce dall’impegno di tanti docenti che ogni giorno curano l’educazione alla cittadinanza globale e alla fraternità universale».

Il primo appuntamento della manifestazione, l’ideale “taglio del nastro” di “Costruiamo la Pace/Let’s Build Peace” avverrà al Parco Gioeni con l’installazione del “Dado della Pace”, il 7 maggio alle ore 9.30, alla presenza delle autorità cittadine.

Rose Marie Gnausch,  artista tedesca e fondatrice di “ Elephants for Peace”, curerà un’estemporanea di pittura; interverrà  Carlos Palma Lema, fondatore  di  “Living Peace International” e si esibiranno:
– gli studenti del “Fermi – Eredia”, del Kiwanis Catania Est,
– gli studenti dell’Istituto superiore “ De Felice – Giuffrida” con danze e coreografie multietniche,
– il coro scolastico dell’ Istituto Comprensivo “ Leonardo Sciascia” di Misterbianco.

Sempre il 7 maggio, alle 16.00, presso il  Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Catania, si svolgerà il  convegno internazionale “Educare alla Pace in un mondo globalizzato” con interventi  di docenti universitari, di esperti e di rappresentanti delle associazioni internazionali.

Altri appuntamenti si svolgeranno con l’artista tedesca Rose Marie Gnausch, che curerà le estemporanee di pittura, l’8 maggio alle ore 9.30 presso il Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania, il 9 maggio, sempre alla stessa ora, in Piazza Vicerè e l’11 maggio presso il parco cittadino “Villa Bellini”.

L’8 maggio, alle ore 16.30, nel plesso di via Leucatia n. 141 dell’Istituto “Calvino”, sarà inaugurato un affresco dedicato al tema della pace realizzato dall’associazione “Polena”.

Il 9 maggio, alle 18.00, presso il Cortile Platamone (Palazzo della Cultura di via Vittorio Emanuele) si esibirà il coro interscolastico “Vincenzo Bellini” diretto da Daniela Giambra e a seguire, il concerto tributo a Fabrizio De Andrè, poeta e cantante per la non violenza, a cura del Gruppo Musicale “Quelli che non”.

Il 10 maggio alle ore 9.00 presso il Cinestar di San Giovanni La Punta (Centro Commerciale “I Portali”) si svolgerà la fase finale del Concorso “Piccoli Registi Cercasi”, durante la quale saranno premiati gli spot e i cortometraggi prodotti dalle scuole italiane sul tema della legalità.

Alle 17.30 della stessa giornata presso il Liceo Musicale “ Giuseppina Turrisi Colonna” si potrà assistere al “Concerto per la Pace”.

La manifestazione si concluderà giorno 11 maggio alle ore 11.00 con la  “Run4Unity 2018” che si snoderà lungo via Etnea, dalla Villa Bellini a piazza Duomo. I partecipanti all’evento  potranno associarsi ad una staffetta mondiale di  pace, che unirà i punti più lontani del pianeta.

Durante tutte le giornate della manifestazione sarà possibile visitare la Mostra Internazionale “Elephants for Peace” con manufatti realizzati da studenti provenienti da varie parti del mondo, presso il “Castello Leucatia”, da lunedì 7 a venerdì 11 maggio, dalle ore 9.30 alle ore 12.30.

Per info:
Segreteria organizzativa  I.C. “ I. Calvino”
e-mail: ctoc89700g@istruzione.it
Tel. 095330560
Salvatore Impellizzeri cell: 320 2320959
pagina facebook: costruiamo la pace – let’s build peace
http://www.run4unity.net2018




A scuola: videogioco con le mascherine

Ero appena entrato in quell’aula quando la collega, vicaria del dirigente, mi anticipò con un passo sostenuto e con un’aria pesante:“… ora mi dovete dire chi è stato!”, mostrandogli uno sguardo terrificante e minaccioso.

Questa volta i ragazzi della 2B l’avevano combinata proprio grossa; tanto da non capire ancora oggi cosa fosse successo in quel giorno di novembre. Forse per effetto della mia presenza, le acque subito si calmarono e la collega continuò dicendo: “Quest’anno come vedete vi ho mandato un docente molto bravo!”. Capì subito che si riferiva a me, e non dissi nulla.

Aveva perfettamente ragione, perché quella classe non era affatto tranquilla. Ma nonostante questo, riuscimmo a concludere il primo quadrimestre in serenità, senza che nessuno di loro ebbe da recuperare qualche argomento della mia disciplina.

Sono un docente di elettronica, e quest’anno ho insegnato Tecnologie per l’Informazione e la Comunicazione nelle due seconde dell’istituto professionale della città dove vivo. Avevo subito notato la capacità di questi ragazzi nella pratica e nella manualità, tanto che l’esperienza di assemblare un computer si trasformò ben presto un una vera e propria manutenzione all’intero parco dei computer, presenti nell’aula di informatica. Erano diventati ormai professionisti in tutto questo.

Ma improvvisamente poi, la pandemia ci fece ritrovare tutti davanti allo schermo di un computer, solo per chi lo possedeva in casa, o di uno smartphone.
In quel momento sentì dentro di me che la cosa più importante per loro era il contatto con il docente; spesso capitava di commentare cosa stesse accadendo intorno a noi, in quanto le notizie che arrivavano dai social e dai mass media non erano certamente confortanti: tanta gente stava soffrendo per colpa del Coronavirus.

Durante una videolezione, ci chiedemmo cosa potevamo fare per loro, ma non trovammo una risposta. Ci sentivamo impotenti davanti a questa nuova situazione, cosicché un giorno vi venne in mente d’ideare, insieme all’altra classe seconda, un videogioco che avesse come tema il Coronavirus.

Lo proposi ai miei ragazzi i quali furono contenti, seppure inizialmente non si riusciva a decidere quale software di programmazione utilizzare, e tantomeno la trama del videogioco stesso. Durante un confronto pensammo subito che l’oggetto principale del nostro videogioco doveva essere la mascherina, in quanto in quei giorni si parlava della scarsa disponibilità di queste, specie negli ospedali della Lombardia, e che si doveva inventare un qualcosa per trasportarle virtualmente a chi ne avesse particolarmente bisogno.

Pensammo allora, di implementare su uno schermo un automezzo da muovere lungo una strada, quella che collega la nostra città di Monopoli fino a Bergamo, e che all’interno di questo ci dovevano essere cinquanta mascherine per trasportarle fino a destinazione.

Nel videogioco realizzato, durante il percorso l’automezzo viene bombardato dai Coronavirus. Con i tasti della tastiera o con i pulsanti predisposti nella versione per smartphone, si cerca di riuscire ad evitare l’impatto con i Coronavirus; inoltre si hanno a disposizione dieci siringhe di antivirus con le quali durante il gioco colpire il nemico. E alla fine vince chi riesce a portare più mascherine a destinazione.

Ricordo che durante le lezioni, mi divertivo a cancellare di volta in volta i codici di programmazione scritti insieme durante la lezione precedente. Così che ogni volta che si riprendeva il progetto si rifaceva il codice perso volutamente, andando a stimolare la loro memoria e la loro logica, sperando di apportare nuove modifiche al videogioco.

L’ultimo giorno mentre stavamo rivedendo e collaudando il programma, chiesi loro alcune impressioni su quello che avevamo realizzato e su cosa si sarebbe potuto fare di più. Ma ecco che durante la discussione, una sottile voce mi interrompe e mi dice: “prof il videogioco è bello così, ma non sarà tanto più bello e importate del messaggio che vogliamo dare”.
Il tutorial del videogioco è a disposizione su questo link: pic.twitter.com/4UGa7czMbK
Per giocarci invece si deve accedere al seguente link: scratch.mit.edu/projects/399700864

Filippo Lopedote




Ad amare ci si educa

Per promuovere una vera educazione sulla sessualità è importante avere ben chiaro che cos’è la sessualità e soprattutto perché siamo maschi e femmine.

Senza questa chiarezza, infatti, si rischia di perdere di vista la vera finalità di ogni educazione che è quella di aiutare le persone (in questo caso i bambini) a scoprire il tesoro nascosto dentro di loro, il disegno d’amore per cui sono nati.

Questo disegno è iscritto dentro tutte le fibre dell’essere umano e, in particolare, nel fatto che siamo femmine e maschi.

Questa evidenza dei nostri corpi femminili e maschili dovrà essere rispettata in tutti i modi e, lungi da tutte quelle teorie che tendono a ritenere la sessualità come un puro arbitrio della nostra volontà, sarà importante favorire nel bambino la piena coscienza di questa bellezza presente sin dal concepimento.

http://www.adamarecisieduca.it




Cantiere Ragazzi per l’Unità a Palermo: “Siamo fatti per amare”

Dal 27 al 31 dicembre 2023 a Palermo nei locali dell’ istituto salesiano Gesù Adolescente, si è tenuta una nuova edizione del cantiere dedicato ai Ragazzi per l’ Unità. Ragazzi/e dai 14 ai 17 anni provenienti da tutta la Sicilia accompagnati dai loro animatori con entusiasmo si sono incontrati per vivere questi quattro giorni  insieme.

“ Siamo fatti per amare” il titolo dato a quest’ evento, un titolo che porta in se la risposta ad uno dei più grandi perché, perché sono nato? per amare. Amarsi per amare, amare per vivere in pienezza.

Le ore dei giorni vissuti insieme sono state scandite da un programma intenso. Le due mattine, di giorno 28 e 29, sono iniziate con due motti, la prima mattina “ amare tutti” mentre la seconda “ fa agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” in seguito al motto iniziale sono stati trattati due temi  approfonditi da esperte, mentre il motto del 30, ultima mattina di cantiere è stato “ fare di ogni ostacolo una pedana di lancio” ed in seguito è stata data a ciascuno una matita con tale scritta per indicare che ciascuno continuerà a scrivere la propria storia nella propria città e quotidianità ma i rapporti di amicizia  intessuti durante i giorni vissuti insieme continueranno ad esserci nonostante le distanze.

Nel corso della prima mattina il tema è stato “ il rapporto con gli altri e con se stessi”, un’ opportunità per i ragazzi/e ma anche per gli aduti presenti di riflettere sul rapporto con se stessi, con gli altri, con l’ ambiente che ci circonda perché siamo in constante relazione ma è importante capire come ci relazioniamo e che impatto hanno tali relazioni in noi stessi e nei contesti che abitiamo.

Il tema della seconda mattina invece è stato “ cittadini consapevoli”, con il supporto di  esperte, i presenti sono stati chiamati in causa nell’ analizzare il proprio modo di comunicare, perché le parole sono importanti ed hanno un notevole impatto sia sul mittente che sul destinatario, dopo tale riflessione il focus si è spostato sul convertire parole e azioni che richiamano alla guerra con parole e azioni che richiamano alla pace, un’ occasione per mettere in discussione il proprio modo di agire ed interagire. Mattine in cammino con il cuore e la mente, pomeriggi in cammino per la città. Lo stupore e l’ ascolto sono stati protagonisti dei due pomeriggi.

Il pomeriggio del 28 dicembre i partecipanti al cantiere hanno svolto una caccia al tesoro per alcune vie di Palermo, lo stupore è stato protagonista sia nei giovani palermitani che hanno avuto la possibilità di guardare la propria città con occhi nuovi, scorgendo tra le diverse vie dettagli di norma ignorati per la frenesia della routine, sia nei non autoctoni che hanno avuto la possibilità di sorprendersi di una bellezza inedita, tra colori, profumi, arte e le mille luci natalizie che hanno dato un tocco di magia.

Il secondo pomeriggio è stato dedicato al conoscere alcune realtà della città impegnate nella cittadinanza attiva, tra le quali il Centro Padre Nostro, la Missione Speranza e Carità e la Casa di tutte le genti, un’ occasione per conoscere storie, luoghi e persone che vivono Palermo all’ insegna della reciprocità.

Come consuetudine in questo genere di eventi l’ ultima sera si è tenuto un talent arricchito da diverse esibizioni nel quale erano presenti alcune persone  della comunità del Movimento dei Focolari di Palermo.

Riguardo a tale esperienza un ragazzo dice “ mi sono divertito molto tra alti e bassi, è stata, sicuramente un’ esperienza unica per maturare e arricchire la mente e il modo di pensare” un altro invece scrive “ ogni anno apprezzo sempre di più queste esperienze perché incontro persone che fanno uscire la parte più bella e spontanea di me”, mentre un altro ancora racconta “ questo cantiere mi ha portato tanta gioia e serenità, sono stati giorni bellissimi e ricchi di amore”.

Molti sono i commenti  fatti dai ragazzi/e  per descrivere i giorni vissuti insieme ed in ciascuno emerge gioia, gratitudine e serenità, un commento fatto da uno degli adulti può  essere definito una sintesi “ in questo cantiere […] abbiamo vissuto l’ amore soprannaturale, cioè umano e divino insieme, è quello che il mondo attorno a noi cerca”.

“Siamo fatti per amare” un titolo che si è sviluppato e divenuto concreto nei giorni vissuti insieme nel corso di tale esperienza, una consapevolezza che va oltre i quattro giorni vissuti insieme  per concretizzarsi nei rapporti che ciascuno vive nella propria quotidianità. Ogni esperienza inizia e finisce ma il vissuto resta e si trasforma cammin facendo. Un “a presto” immerso nella bellezza semplice dell’ esserci ha chiuso il sipario di questo cantiere e riaperto quello della quotidianità di ciascuno in cui la parola “insieme” ha assunto un posto di rilievo.

Melina Morana




Young Community Builders – Secondo appuntamento online 17 ottobre

Un collegamento con giovani di diverse comunità parrocchiali sparse per il mondo.
Saranno diverse le nazioni collegate e verranno raccontate esperienze su come si vive all’interno delle Parrocchie e delle Diocesi.

Sabato 17 Ottobre 2020 dalle ore 14.30 alle 16.00

Rivedi su YouTube: https://youtu.be/iLwJM72xmVQ