Genfest in diverse città italiane

Dal 26 al 30 luglio centinaia di giovani a Lamezia da tutto il Sud Italia per il Genfest. Negli stessi giorni, i giovani dell’Italia settentrionale e del centro si ritroveranno a Loppiano, in Toscana.

Lamezia Terme si prepara ad accogliere centinaia di giovani da tutto il Sud Italia e dalla Sardegna dal 26 al 30 luglio. Nella città della Piana, al centro della Calabria, si svolgerà il Genfest, uno dei grandi eventi che hanno accompagnato la nascita del Movimento dei Focolari e la sua parte giovanile. Le regioni del Sud Italia e la Sardegna, in una simbolica staffetta subito dopo l’evento brasiliano, ripropongono la stessa iniziativa a livello locale attraverso un percorso immersivo e pratico di conoscenza della cultura della pace, della fraternità e della solidarietà. Per l’edizione di quest’anno, per l’Italia meridionale e le isole,  è stata scelta la diocesi di Lamezia Terme dove centinaia di giovani avranno la possibilità di raccontarsi, conoscere i testimoni, vivere esperienze nelle realtà del terzo settore, del volontariato, dell’impegno civico.

https://www.focolaritalia.it/events/genfest-lamezia-terme/

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Progetto di volontariato MilONGa-Genfest TOSCANA
Dal 13 al 19 Luglio il volontariato in gruppi si svolgerà in varie associazioni e organizzazioni dislocate sul territorio toscano , nelle città di : Firenze, Grosseto, Lucca, Massa Carrara, Pisa, Pistoia e Prato.
Il 19 Luglio i partecipanti partiranno dalle varie città per riunirsi tutti insieme a Loppiano, Incisa Valdarno (FI).
Il 20 e 21 Luglio a Loppiano, saranno organizzati workshop in ambiti di interesse collegandoci col Brasile, fino al pomeriggio di domenica 21 Luglio.
Info : giovanitoscanafocolari@gmail.com

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Genfest MilOnga Toscana ASSOCIAZIONI

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PER INFO: genfestroma2024@gmail.com

Per rimanere aggiornati sulle ultime novità, è possibile visitare il sito del genfest internazionale: www.genfest.org

L’Evento Centrale, che corrisponde alla seconda fase del Genfest, sarà trasmesso in streaming in più di 120 paesi e riunirà migliaia di giovani di tutto il mondo che aderiscono all’esperienza della fraternità universale.

Il programma del festival, la cui prima edizione risale a più di cinquant’anni fa e che quest’anno si svolgerà per la prima volta in America Latina, prevede tanta musica, coreografie, condivisioni di esperienze, buone pratiche e percorsi tematici. Una delle particolarità di questa seconda fase sarà la Band del Genfest, protagonista dell’animazione musicale del programma.

Un altro highlight sarà la presenza del gruppo internazionale Gen Verde, che parteciperà a tutte le fasi del festival.

Il Genfest vuole sensibilizzare e coinvolgere il maggior numero possibile di giovani nella costruzione di un nuovo paradigma culturale fondato sulla fraternità e sulla cura dell’ambiente, con un’attenzione particolare alle persone in condizione di vulnerabilità sociale. Oltre alle esperienze individuali e collettive realizzate dai giovani stessi, il Genfest ospiterà anche alcuni specialisti, chiamati “spark changers”, le cui conoscenze saranno di aiuto e ispirazione per la costruzione di questa nuova cultura.

Tra gli specialisti che hanno confermato la propria presenza vi sono l’economista, saggista e giornalista italiano Luigino Bruni (direttore scientifico di The Economy of Francesco); il coordinatore generale del Progetto Living Peace per l’educazione alla pace Carlos Palma, dell’Uruguay; la co-curatrice del Padiglione delle Filippine alla Biennale di Venezia 2023, Choie Funk; la consigliera e consulente indigena dell’AMIT (Associação das Mulheres Indígenas Tukano) Myrian Vasques, del Brasile; e il cantante, rapper e attivista brasiliano Jander Manauara.

https://www.unitedworldproject.org/workshop/seconda-fase-del-genfest-un-programma-intenso-e-una-diretta-streaming-in-piu-di-120-paesi/

https://www.unitedworldproject.org/workshop/il-tronco-e-i-suoi-rami-i-genfest-nel-mondo/




L’ambasciatore del Baskin, il BASKet INclusivo

Federico Vescovini, noto imprenditore del settore metalmeccanico e la sua esperienza con un modo nuovo di praticare lo sport

In principio fu Cremona. Correva l’anno 2001. Antonio Bodini è un ingegnere di professione, padre di cinque figli, tra cui Marianna, una ragazza disabile nata prematura. L’invenzione è semplice come l’uovo di Colombo, ma è una rivoluzione copernicana, l’uomo e la donna e non il gioco sono al centro di ogni attività sportiva.

La persona sia essa normodotata, talentuosa o con limitazioni di qualsiasi genere e neofita, nella condizione in cui si trova può essere messa in grado di giocare in modo competitivo a baskin insieme agli altri. Il campo è lo stesso, le regole cambiano, si adattano e s’immedesimano con le persone per permettere a chiunque una reale partecipazione competitiva al gioco. È come se l’uomo vitruviano, simbolo dell’arte rinascimentale, fosse stato disegnato al centro di un pallone da basket.

Nelle nuove regole, nate dalla sperimentazione e dai suggerimenti dei ragazzi, si aggiungono, ai due canestri tradizionali, ulteriori quattro canestri a metà campo e i ruoli dei giocatori, che compongono una squadra di uomini o donne che siano, riflettono le abilità al gioco in funzione di esperienza, capacità atletica e presenza di limitazioni fisiche o cognitive. Il regolamento funziona e tutti possono o meglio debbono dare il proprio contributo alla squadra per la vittoria.

Si chiama Baskin proprio perché è BASKet INclusivo e possono giocare uomini, donne, disabili, normodotati, anziani e bambini. La partecipazione è aperta a chiunque. L’idea ad Antonio Bodini nasce in casa, si sviluppa con Fausto Cappellini, professore di educazione fisica e si afferma ai massimi livelli mondiali in termini di applicazione concreta di inclusività e democraticità.

Federico Vescovini

Federico Vescovini è un affermato imprenditore di Sbe Varvit SpA un’azienda leader mondiale nella produzione di giunti meccanici di fissaggio di alta qualità che sono di fondamentale importanza per molti settori industriali. Decisivi sono gli incontri. A Udine, dove vive, conosce un professore di educazione fisica che l’anno seguente subisce un grave incidente che lo costringe in carrozzina. Il professore gli scrive una mail per fargli una proposta. La mail viene cestinata e poi recuperata.

L’imprenditore, infine, incontra il professore. «Mi introduce al Baskin – spiega Federico Vescovini -, il primo sport inclusivo e competitivo allo stesso tempo capace di mettere insieme tutti nella stessa squadra. Comprendo subito che è uno sport candidato a contribuire in modo fondamentale a quel mondo di fraternità che sa includere e valorizzare le differenze, quel mondo unito, che ho in cuore e che sognava Chiara Lubich».

Fatti e non parole, così si ama il prossimo. Federico Vescovini non perde tempo, finanzia la start up Zio Pino Baskin. A distanza di un anno ci sono già due squadre a Udine. Dopo quattro anni, le squadre salgono a 12 nella Regione Friuli-Venezia-Giulia.

Quest’anno la grande soddisfazione. La Zio Pino Baskin di Udine vince il campionato italiano e Antonio Bodini diventa Ufficiale al Merito della Repubblica.

L’ambasciatore del Baskin, così ama definirsi Federico Vescovini perché il suo lavoro lo porta in molti Paesi e, dovunque si trovi promuove in Slovenia, Croazia, Serbia, Albania, Egitto, il basket inclusivo, superando non pochi ostacoli e pregiudizi.

E ora una nuova iniziativa: il sogno di portare gli sport inclusivi al comitato dei Giochi del Mediterraneo del 2026 a Taranto. «Inserire oltre alle competizioni per normodotati e per diversamente abili anche gli atleti appartenenti agli sport inclusivi come il Baskin. Sarebbe la prima volta in una manifestazione internazionale e sono convinto che i valori universali insiti in questi sport rappresentino un segnale importante di fraternità per il Mediterraneo».

Due discorsi lo hanno ispirato. Il primo è di Papa Francesco a Marsiglia, del settembre del 2023. Citò l’esempio del “sindaco santo” Giorgio La Pira che vide il Mediterraneo non solo come un luogo di conflitti, ma come una opportunità per «l’inizio e il fondamento della pace tra tutte le nazioni del mondo». Tutte le grandi visioni, profezie, non si fermano all’esistente. Partono dal reale, ma sognano di «allargare le frontiere del cuore, superando barriere etniche e culturali». Il Mediterraneo può diventare un mare che unisce.

È anche il sogno di Margaret Karram, presidente dei Focolari, nata e cresciuta ad Haifa in Israele che, nel settembre del 2023, disse che «un Mediterraneo della fraternità dimostra come le differenze ci facciano progredire e ci permettano di superare le frontiere (…) È un’utopia? Il passato ci insegna che non lo è. Lo conferma anche lo storico inglese David Abulafia che ha spiegato che per la maggior parte dei secoli passati, anzi dei millenni, la caratteristica del Mediterraneo è stata “integrativa”».

Integrazione e inclusività sono tipiche del Baskin che oggi è presente in 18 regioni Italiane con 182 Associazioni Sportive Dilettantistiche con oltre 6300 tesserati di cui circa 3400 atleti con disabilità. La crescita della disciplina è stata accompagnata inizialmente dall’Associazione Baskin fino ad arrivare a strutturarsi nel 2019 nell’Ente di promozione paralimpico EISI.

Fu il Presidente Mattarella venuto a conoscenza di questo sport inclusivo e approfondendo le difficoltà incontrate per riuscire a classificarlo idoneo ad entrare a tutti gli effetti parte di una federazione sportiva che fondò nel 2019 la EISI, l’ente nazionale degli sport inclusivi, la prima federazione sportiva del suo genere a livello mondiale. La fondazione di questa nuova federazione ha favorito l’ideazione e sviluppo di altri sport inclusivi quali il calcetto, le bocce ed altri ancora.

Baskin in Slovenia

Anche a livello internazionale, proprio per il suo approccio universale ed inclusivo, il Baskin si è rapidamente diffuso e oggi conta più di 20.000 atleti in tutta Europa. Oltre all’Italia, il Baskin viene regolarmente praticato in Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Lussemburgo, Belgio, Inghilterra, Slovenia, Croazia, Serbia, Albania, Grecia e Senegal.

Il Baskin sarà presente nella piazza sant’Antonio di Trieste fino al 5 luglio per le Settimane Sociali dei cattolici in Italia come buona pratica di impegno civile, di dedizione al bene comune, di partecipazione e di testimonianza dei valori repubblicani.

«È il sogno – conclude Federico Vescovini – di attivare processi tentando di costruire “dal basso” un mondo migliore, che valorizza le diversità per una società che viva nella quotidianità concrete azioni di inclusione e di pace».

Aurelio Molè

https://www.ziopinobaskinudine.it

https://www.baskin.it




Gorizia e Nova Gorica: “Vivere la pace Go25”

Da sempre tra i membri della nostra piccola comunità di Gorizia, appartenenti al Movimento dei Focolari, c’era il desiderio di poterci incontrare con la comunità slovena e condividere qualche momento insieme per rinsaldare il nostro legame di unica famiglia del Movimento, ma per diverse circostanze, prima fra tutte la difficoltà della lingua, non eravamo mai riusciti a progettare niente. Ma nel 2022 si è saputo che Gorizia sarebbe stata nel 2025 capitale della Cultura Europea assieme a Nova Gorica e questo l’abbiamo visto come segnale da cui partire.

Nel marzo del 2022 in occasione dei Santi Patroni della città Ilario e Taziano, il tema scelto per le celebrazioni fu “Gorizia porta aperta” a ricordo della visita che papa Giovanni Paolo II fece trent’anni prima alla nostra città.

Tra i diversi eventi proposti c’era una biciclettata che partendo da Gorizia andava a visitare le tre chiese di Nova Gorica proprio perché “se si vuol essere aperti prima bisogna conoscersi” e ci è stata chiesta una collaborazione per l’organizzazione di questa uscita.

Ci è sembrata una bella occasione per metterci a disposizione della Diocesi e poter così fare il ciak anche con la comunità slovena coinvolgendola nell’organizzazione.

Ci siamo così ritrovati tra gli aderenti delle comunità italiana e slovena ed è stato un momento molto forte perché si sentiva che era tanto atteso da entrambi e tanta la voglia di fare qualcosa insieme. La manifestazione è riuscita benissimo.

Nel programmare le iniziative in vista del 2025 abbiamo pensato che si poteva proporre nelle scuole sia italiane che slovene, il progetto vivere la pace sull’esempio dell’esperienza di Trento, per sensibilizzare i bambini e i ragazzi delle scuole proponendo una cultura nuova di fratellanza proprio in questo nostro territorio di confine. Questa poteva essere l’occasione per iniziare una collaborazione diretta con i nostri del Movimento dei Focolari che vivono in Slovenia.

Così ci siamo trovati per la stesura del progetto “Vivere la pace Go25” che abbiamo poi presentato a tutte le scuole dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado sia di Gorizia e di Nova Gorica.

Ovviamente ci sono delle differenze nel sistema scolastico tra le due proposte ma il progetto resta uguale: “Educare alla pace non si insegna in modo nozionistico, ma è un esercizio che si trasmette con l’esempio nella vita di tutti i giorni, in famiglia a scuola, sul lavoro. Valori come rispetto, fiducia, libertà, onestà, sincerità, dialogo, si possono realizzare e ci portano a vivere in pace perché la pace è possibile se comincia “da me”.

Abbiamo deciso di aderire insieme al Progetto Living Peace International che da anni promuove il Dado della Pace e altre metodologie, collegando le scuole in una rete globale.

Nell’anno scolastico 2023-2024 hanno aderito alla proposta ben 12 scuole di Gorizia: 6 asili, 3 elementari, 3 medie per un totale di 327 bambini-ragazzi.

A partire da novembre ci siamo incontrati diverse volte con le insegnanti che hanno aderito al progetto e abbiamo presentato il Dado della pace e del materiale da poter utilizzare, ma lasciando piena libertà di gestire come meglio credevano le loro iniziative.

Abbiamo creato una chat dove le insegnanti potevano aggiornare e inserire foto delle attività che stavano svolgendo creando così un bello scambio di idee. Insieme poi abbiamo progettato la festa finale con l’esposizione di tutti i lavori e attività che erano state svolte durante i mesi precedenti. Purtroppo per motivi burocratici non siamo riusciti ad organizzare l’evento insieme tra le scuole di Gorizia e Nova Gorica ma confidiamo nel prossimo anno.

Venerdì 24 maggio in una bellissima mattinata di sole, per nulla scontato, si è svolta presso l’oratorio del duomo di Gorizia la festa conclusiva del progetto “Vivere la pace Go-25” che ha visto la partecipazione di più di 300 bambini -ragazzi accompagnati dai loro insegnanti. Una festa di colori a iniziare dalle magliette diversificate per ogni scuola, alle bandiere appese e ai tanti cartelloni dei lavori svolti che facevano da cornice a tutto il campo. Era davvero uno spettacolo veder arrivare bambini dell’asilo in fila perfetta che si tenevano per mano e che riconoscevano il loro cartellone appeso o ti dicevano sorridenti che loro erano venuti per la festa della pace.

Proprio per conciliare le esigenze dei bambini piccoli il programma pensato è stato molto semplice ma tanto partecipato. Aiutati da due pagliacci speciali “Gibì e Doppiaw” tutte le scuole si sono presentate con un “urlo di battaglia” a cui è seguito un gruppo strumentale delle medie che ha suonato e cantato “l’Inno alla gioia”.

E’ stato poi presentato brevemente il progetto “Vivere la pace Go 25” spiegando che volevamo essere dei veri testimoni di una nuova cultura nella nostra città perché la pace parte da noi e dobbiamo tutti essere protagonisti e costruttori della pace e che per aiutarci abbiamo imparato ad utilizzare il “Dado della pace” (ne avevamo uno grande 50x50cm) con cui abbiamo già iniziato a fare tante esperienze concrete che erano riportate sui cartelloni appesi.

Altro momento significativo è stato quello della ricomposizione del grande mandala (200x200cm). Ogni classe aveva ricevuto in precedenza una parte (50x50cm) che i bambini-ragazzi potevano colorare ogni volta che facevano un atto di gentilezza.

A turno ogni classe è stata invitata ad incollare il proprio pezzo colorato sulla matrice grigia a significare che con il nostro modo di comportarci possiamo cambiare la nostra città da grigia e triste in una colorata e felice.

I bambini di una scuola elementare hanno presentato la storia del “Fiore della vita”, fiore che viene minacciato da un re prepotente ma che solo la cura di una bambina riuscirà a salvare. Si sono intervallati bangs, semplici coreografie e canzoni sia in italiano che sloveno.

Alla fine si è cantato Eveno Shalom in italiano, sloveno, inglese, ebraico e arabo. Prima dei saluti finali ogni classe ha ritirato un pezzo del grande mandala, ma non il proprio ma quello colorato e firmato dai bambini di un’altra classe.

Il progetto proseguirà anche il prossimo anno sia a Gorizia che a Nova Gorica e si auspica che al termine dell’anno scolastico si possa prevedere una festa tra bambini e ragazzi italiani e sloveni in un punto significativo del vecchio confine con l’installazione di un grande Dado della pace.

Antonella Gaggioli




Educazione chiama politica, un patto per le giovani generazioni

A Bergantino i candidati sindaco stringono un patto di collaborazione a favore delle nuove generazioni. Qualunque sia l’esito del voto elettorali

È festa nella sala consigliare del Comune di Bergantino in provincia di Rovigo. È quando i due candidati sindaco stringono un vero e proprio Patto di reciproca collaborazione per i futuri progetti formativi a favore del mondo giovanile ed adulto. Passi da sviluppare dopo le elezioni, ma che oggi qui, in questa sala, assumono valore simbolico che va oltre il rito delle elezioni stesse. Chiunque vinca. Perché quel che conta è credere che un modo diverso di aver cura del bene comune e di far politica è possibile.

Commovente il momento delle firme su un documento che richiama alla collaborazione, all’unità di intenti nella consapevolezza che le nuove generazioni sono il bene più prezioso da valorizzare e da custodire, il vero tesoro dell’umanità.

Ad una settimana dal voto, in pieno clima di campagna elettorale con le sue diverse prospettive politiche, il 3 giugno 2024 a Bergantino è una giornata controcorrente per la firma di un Patto per l’educazione. Un obiettivo tenacemente voluto dai due candidati sindaco, Adriano Stefanoni e Gianni Fortuna. Un atto non solo simbolico ma di rottura nei confronti di certe sterili prassi consolidate dove gli schieramenti devono per forza opporsi su tutto, screditandosi a vicenda.

Leggi tutto su Città Nuova

 




Premiazione Concorso nazionale per le scuole: per sperare e costruire

Vedi anche: https://www.focolare.org/2024/05/22/concorso-nazionale-per-le-scuole-per-sperare-e-costruire/




Primo Maggio di Loppiano 2024: il realismo dei giovani operatori di pace

Centinaia di giovani a Loppiano (Figline e Incisa Valdarno – FI) nella giornata del 1° maggio, per scoprire le strade, i volti, le storie, le iniziative di chi, quotidianamente, lavora per diffondere la cultura della pace nel mondo dell’economia, della politica, dell’associazionismo, della ricerca, dell’arte.

La pioggia caduta durante l’intera giornata del 1° maggio, Festa dei Lavoratori, non ha ostacolato gli oltre 600 giovani e accompagnatori, che hanno raggiunto, da varie parti d’Italia, Loppiano (Figline e Incisa Valdarno – FI), cittadella internazionale del Movimento dei Focolari, in occasione di “Paths Towards Peace” (Percorsi verso la pace), la 52esima edizione del Primo Maggio di Loppiano. A questi vanno aggiunti i 200 giovani coinvolti nell’organizzazione della giornata, di varie nazionalità, che, assieme, hanno dato vita ad un programma ricco, fatto di spazi di conoscenza, approfondimento e confronto, di laboratori artistici e di spettacolo.

A far da sfondo alla giornata, l’attuale contesto di crisi, con le circa 60 guerre che infiammano il mondo, dall’Europa all’Africa, dall’Asia all’America. «A volte, noi giovani ci sentiamo davvero impotenti – spiega Angela, del Mozambico, conduttrice della giornata assieme a Francesco, italiano –. Ma qui, oggi abbiamo avuto l’opportunità di fermarci, di riflettere, e di riflettere insieme, sui percorsi verso la pace che vogliamo percorrere e che ci chiamano a farlo partendo da noi stessi, dalle nostre città, dai contesti in cui viviamo».

Leggi tutto sul sito di Loppiano

Articolo di Paolo Loriga 

Leggi anche articolo su Città Nuova 

https://www.focolaritalia.it/events/1-maggio-loppiano-2024/

Foto ©Joaco Masera

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Genfest Italia 2024, insieme per prendersi cura

Gli appuntamenti e le iniziative in Italia dei giovani dei Focolari

di Aurelio Molè

Alcuni dei momenti più belli della nostra vita li abbiamo vissuti nei Genfest. Ognuno può sfogliare il proprio personale album di ricordi. Nel mio, uno dei miei momenti clou, ma non solo, è stato il Genfest del 1990. Il muro di Berlino, sembrava fino ad allora una barriera impossibile da rimuovere, eppure si sgretolò in pochi minuti nel novembre del 1989. Un mondo più unito si faceva storia concreta. Le frontiere si aprirono e, per la prima volta, era possibile incontrare centinaia di giovani dell’Est Europa. Dalla ex Yugoslavia fino alla Lituania. Dei popoli e dei giovani bellissimi, ancora incontaminati dal consumismo Occidentale, con cui era possibile sperimentare una unità di cuori palpabile. Nel 1990 San Giovanni Paolo II al Palaeur di Roma disse che il mondo unito «è la grande attesa degli uomini d’oggi, la speranza e, nello stesso tempo, la grande sfida del futuro» perché «è la via della pace». Parole quanto mai attuali in un mondo che vive una terza guerra mondiale a pezzi.

Il Genfest, deriva da gen “generazione nuova”, il settore giovanile dei Focolari, e da fest, festival. Nasce nel 1973 a Loppiano, una piccola cittadella dei Focolari vicino Firenze, quando non erano ancora state ideate le Giornate mondiali della gioventù e si ripete ogni sei anni radunando centinaia di migliaia di giovani dai cinque continenti per condividere attraverso esperienze, canti, coreografie, interventi la propria passione per la fraternità universale. L’ultima edizione si è svolta nel 2018 nelle Filippine, la prossima sarà in Brasile dal 12 al 24 luglio 2024 dal titolo “Insieme per prendersi cura” per costruire un mondo di fraternità al di là delle differenze culturali, etniche e religiose prendendosi cura del pianeta e delle persone, soprattutto le più vulnerabili. Si snoderà in tre fasi: volontariato, un evento centrale e la creazione di comunity per continuare a costruire un mondo più unito nel proprio territorio.

In Brasile, ad Aparecida, sono attesi seimila giovani e una diretta streaming in 120 Paesi, ma non tutti potranno partecipare. In Italia sarà possibile vivere una sorta di staffetta. Si comincia dalla Toscana. Dal 12 al 21 luglio si vive dapprima con le mani in pasta in una settimana di volontariato locale diffuso in città della Toscana come Firenze, Prato, Massa, Pistoia, Grosseto, Lucca e Pisa. In collaborazione con associazioni, parrocchie, case di accoglienza e nella cornice più ampia del Progetto Milonga “Embrace Humanity che da anni si occupa di volontariato internazionale.  Lo sguardo sarà rivolto a persone migranti che mettono a rischio la propria vita in cerca di speranza; a chi è costretto a vivere nella disumanità di una guerra; a chi è povero e affamato; a chi è escluso e emarginato dalla vita sociale o, discriminato per la sua appartenenza etnica, per l’identità di genere, perché persona con disabilità mentale o fisica; di chi è prigioniero di una dipendenza, di chi è anziano e solo. Non si tratta solo di azioni ma anche di formazione ai fenomeni e temi e di condivisione nella fase finale che avverrà a Loppiano dal 19 al 21 luglio. Tre giorni vissuti insieme con persone provenienti da varie regioni d’Italia e qualche Paese europeo. Sono previsti collegamenti in diretta con il Genfest internazionale del Brasile e la creazione di community per aree tematiche per formare dei gruppi in base agli interessi che potranno continuare le loro azioni sul territorio perché il Genfest non è solo un evento, ma un processo generativo che si spera continuo nel tempo.

«In Toscana – commenta Nadia Xodo, una delle organizzatrici – abbiamo notato un risveglio nelle comunità, un coinvolgimento con l’organizzazione di cene solidali, nell’ ospitare i giovani presenti nelle loro città, e una nuova coscienza nel prendere cura del proprio territorio».

Il modello è “Una città non basta” proposto da Chiara Lubich in cui invita a prendere le misure della città per cercare i poveri, gli abbandonati, gli orfani, i carcerati per non lasciare nessuno solo e dare sempre «una parola, un sorriso, il vostro tempo, i vostri beni» e condividere ogni cosa «momenti di gioia e di vittoria, di dolore e di fallimento, perché la luce non si spenga». «Ma “una città non basta”: sì, con Dio, una città è troppo poco. Egli è colui che ha fatto le stelle, che guida i destini dei secoli e con Lui si può mirare più lontano, alla patria di tutti, al mondo. Ogni nostro respiro sia per questo, per questo ogni nostro gesto, per questo il riposo e il cammino. Alla fine, facciamo in modo di non doverci pentire di aver amato troppo poco».

Dopo la Toscana, la Calabria che prenderà il testimone per tutto il Sud Italia coinvolgendo la Sicilia, la Campania, la Basilicata, la Puglia, la Sardegna e persone dalla Palestina, dall’Egitto per gettare ponti di fraternità sulle sponde del Mediterraneo. Tre gruppi sono al lavoro da tutte le regioni per il programma dal 26 al 30 luglio per un percorso immersivo e pratico di conoscenza della cultura della pace, della fraternità e della solidarietà. Le tre fasi del Genfest del Brasile saranno declinate anche il Calabria. La mattina del 27 luglio apertura a Lamezia terme (CZ) per andare in profondità su quello che è il primo “ambiente” dove viviamo, e cioè noi stessi, la nostra identità, chi siamo, verso dove andiamo e come prendersi cura di sé. Sono previsti anche collegamenti con il Genfest internazionale del Brasile e con gruppi di giovani in Ungheria e Giordania. Il pomeriggio si continua con la vita, con l’amore concreto, «con i muscoli», l’ascolto, la vicinanza: incontri con comunità di recupero, accoglienza di persone ai margini della società, di minori stranieri non accompagnati e ambiente con la pulizia delle spiagge, visite ad azienda agricole controcorrente che rifiutano di pagare il pizzo. Al tramonto è tempo di festa con una cena e una serata artistica nella piazza di Curinga (CZ) in collaborazione con la Proloco del Comune. La mattina del 28 luglio ci si sposta a Isola di Capo Rizzuto (KR) per approfondire con esperti il tema “Mediterraneo. Un caleidoscopio di crisi, sfide, opportunità”.  Sulla spiaggia di Cutro, nel pomeriggio, si ricorderà la tragedia del naufragio dei migranti con una Messa, l’incontro di alcuni protagonisti del tragico evento e un flash mob. Senza tralasciare la conoscenza delle bellezze culturali e naturali di Isola di Capo Rizzuto. La giornata conclusiva del 29 luglio sarà il giorno della creazione di community per continuare ad agire nel proprio territorio in base ai propri interessi, di tirare le conclusioni e di chiudere il Genfest con una grande festa sul lungomare di Lamezia terme aperto a tutti con cantanti, esperienze, testimoni, interventi.

«I protagonisti e gli ideatori sono i giovani – chiosa Gabriella Zoncapè, tra le organizzatrici –, ma gli adulti dei Focolari sono di supporto per la parte logistica. Si è avviato un processo di comunione, partecipazione, fraternità non solo all’interno dei Focolari, ma con associazioni, movimenti ecclesiali, scuole, comuni, diocesi». Il Genfest è già iniziato!

Per iscrizioni al Genfest in Calabria: link

Instagram: Genfest_ Calabria2024

Email: genfest.italia@gmail.com

Iscrizioni al Genfest Toscana a questo link

Info: giovanifocolaritoscana@gmail.com

LIBRO DEL GENFEST

SITO WEB GENFEST INTERNAZIONALE 




Aprile 2024: Congressi gen3 Italia Albania

SOGNA RAGAZZO SOGNA

Metti insieme quasi 600 ragazzi e adolescenti dai 9 ai 18 anni di tutte le regioni italiane con una dirompente voglia di vivere; circa centocinquanta adulti appassionati e creativi, che provano a lavorare per mesi in rete, e un tema intrigante come l’essere oggetto di una precisa scelta, di Qualcuno che ti dice: “Dai, adesso – se vuoi – vieni con me …” Una miscela di vitalità e gioia, un programma, anzi due, avvincente e vario con attività interattive, giochi collaborativi, musica, sport. Ma anche approfondimenti preparati con i ragazzi stessi e momenti sacri, nel cuore della Settimana Santa.

È questo il “Congresso gen3” per l’Italia che ha visto a Castel Gandolfo dal 27 al 31 marzo una inaspettata partecipazione, tanto che ha costretto gli organizzatori a rivedere al rialzo il primo numero previsto. C’è voglia di esserci, di stare insieme.

Due congressi, in realtà, in cui i ragazzi si sono distinti per fasce d’età: gli JUNIOR (9-13 anni) e i SENIOR (14-18). Ogni giorno una parola, leit motiv delle ore da vivere: Spalancare, Rispondere, Scegliere: non poco! Altrettanti atteggiamenti, davanti alla chiamata di Gesù che invita prima di tutto a superare l’indifferenza. Ma a quell’età, il cuore va subito oltre!

Gli Junior, con l’aiuto di un… mago, sono entrati con la semplicità e la gioiosità tipica della loro età a capire che… c’è un “libretto di istruzioni” che in ogni circostanza e situazione ti può far da guida a realizzare per davvero, senza cadere in inganni, il tuo sogno: è il Vangelo! Per i Senior l’aiuto di esperti, un percorso alla scoperta di sé stessi. Per tutti tante proposte come il grande gioco/esperienza FAME ZERO ispirato all’Agenda 2030, dialoghi in piccoli gruppi, un Talent Show e l’attesissimo concerto degli As One hanno mostrato la grinta e le potenzialità di queste giovani generazioni che ci credono: “Ogni istante della vita è una scelta, una strada in salita… Ci vuole coraggio!” cantano infatti nell’ultimo brano da loro stessi composto in parole e musica.

Un coraggio che è diventato adesione personale, quando in cappella, a partire dal giovedì sera, ragazzi e adolescenti hanno sfilato in gruppetti o singolarmente per apporre liberamente la loro firma su un grande tabellone messo in modo significativo sotto la croce: “Amarci come lui ci ha amato… CI STAI?”

Le lunghe ore dei viaggi di ritorno hanno solo momentaneamente placato i nostri, mentre da un punto all’altro dell’Italia rimbalzavano sulle chat espressioni di gioia e di impegno, la voglia di rimanere in contatto: ci stiamo tutti… qui, in Calabria, in Piemonte, in Veneto, in Sicilia… ovunque!

“Sogna ragazzo, sogna, quando sale il vento nelle vie del cuore…”

Anche Vecchioni sembra avesse colto nel segno…

INTERVISTA AD ANDREINA – ASSISTENTE ACCOMPAGNATRICE

  • Andreina, che effetto ti ha fatto arrivare al Congresso dopo aver collaborato alla preparazione’?

L’aria era effervescente: “gen3 & soda” direi … Anche noi accompagnatori eravamo trascinati dal gusto di vivere con i ragazzi e di aver lavorato con loro e per loro cercando di intuire le loro istanze e le sfide che vivono … Confesso che, arrivata al Centro Mariapoli,  ho sentito un tuffo al cuore … Con gli animatori, avevamo lavorato tanto, in tanti, dai mille angoli della penisola, perlopiù in videochiamate, ed ora c’eravamo sul serio. Sentivamo tutti che c’era stato un intenso percorso comune.

  • Spiegati meglio:che cosa vi accomunava così strettamente?

Abbiamo imparato la fiducia. Fiducia nel futuro, nella possibilità di poter ancora dire/fare qualcosa di significativo, fiducia nei nostri ragazzi e adolescenti e nella loro chiamata al carisma dell’’unità, fiducia tra noi, gli uni degli altri. E poi abbiamo riscoperto la passione. Quella che si nutre di reciprocità, del modo in cui si guarda alla vita. Quella che ci fa credere in ciò che si decide liberamente e gioiosamente di fare. Come, nel nostro caso, occuparsi del Congresso e/o regolarmente dei ragazzi.

  • Quello che descrivi è un bellissimo ‘paesaggio’ da guardare ma qual è l’esperienza che ci sta sotto?

La cosa più significativa è stata aver fatto esperienza di corresponsabilità orizzontale insieme al TeamGen3 Italia.  Infatti  tra noi non è emersa una struttura o qualche personalità più decisionale o dominante ma, a tutti i livelli,  una rete che è stata determinante per superare le difficoltà.

Infatti non avevamo esperienza di eventi per grandi numeri, non ci conoscevamo, non potevamo vederci di persona. Questa complessità avrebbe potuto far saltare tutto … o quantomeno complicarlo ma  … non è accaduto. La linea del programma – definita insieme all’inizio – è rimasta coerente ed anzi si è arricchita notevolmente di spunti inediti, attuali e creativi … Gli ‘ingranaggi’ nonostante gli incidenti di percorso … hanno funzionato!

Credo proprio che questa bella rete sia stata intreccciata da ‘Qualcuno’ che si è ‘immerso’nella rete con noi…!!

  • Se non sbaglio, avete puntato molto sui ‘testimoni’ su storie ‘vere’ da raccontare… ci dici qualcosa della Living Library ?

Sì, è stata una modalità di testimonianza: una ventina di living books: di persone-storia ” che hanno accettato con curiosità e gratitudine la proposta ed hanno sviluppato i loro ‘capitoli’ con originalità e convinzione. Hanno delineato possibili risposte del carisma dell’unità negli ambiti della politica, dell’ecologia, dello sport, nel sociale. Hanno incontrato i ragazzi in piccoli gruppi in modo da poter dialogare: uno scenografo, un frate, un medico, una giovane coppia con bimbi piccoli, una vocal coach, un imprenditore che si spende per migranti e rifugiati, l’iniziatore di un progetto mondiale per la Pace, un testimone dei primi passi del Movimento gen … e tanti altri … tutta gente che è ciò che è in questo momento, perché da ragazzi hanno iniziato –proprio come i gen3 di oggi – con in cuore in grande sogno, l’amicizia solida e sincera con altri e una chiamata, condivisa ma personalissima che ha riempito di senso e di valori le loro vite.

Personalmente, conoscere e dialogare con queste persone ha fatto nascere in me  un pensiero: Il nostro Movimento – da alcuni punti di vista – può anche attraversare un momento difficile riguardo a governance, struttura, rapporti, priorità …. ma credo che persone come queste abbiano il potere di salvare tutti noi: un dono, un vero dono!

E chissà da cosa nasce cosa… è emerso il desiderio di sviluppare l’esperienza con i ragazzi magari attraverso la creazione di un talent multi artistico e musicale o un Supercongresso in nuova formula o  un evento all’interno del progetto ‘Villaggio per la terra’ della città di Roma e…chissà …

  • Andreina, qualcosa per finire…

Non posso che ringraziare tutti … Credo sia stata un’esperienza generativa di altre: ha corroborato di nuova fiducia e passione la nostra vita anche come assistenti, ha innescato relazioni che ci fanno camminare verso il futuro con una nuova luce negli occhi, con nuovo coraggio e vitalità. Un assistente ricordava l’ormai famoso proverbio africano: “Per educare un bambino ci vuole un villaggio …” Ecco, forse abbiamo fatto esperienza di un “villaggio dell’unità” … un grande villaggio!

Andreina e Umberta




In ricordo di Daniela Zanetta

38° ANNIVERSARIO DELLA PARTENZA PER IL CIELO DI DANIELA ZANETTA: 14 APRILE 2024

Si è da poco celebrato l’anniversario della partenza per il Cielo di Daniela Zanetta, la giovane di Maggiora dichiarata “venerabile” dalla Chiesa: esattamente 38 anni dal momento in cui ha lasciato il suo corpo terreno, piagato sin dalla nascita da una rarissima malattia – l’epidermolisi bollosa distrofica -, per nascere a nuova vita.

Chiara Bonetti, presidente del Comitato, precisa: “Sin da subito ma anche e soprattutto in questi ultimi anni, giungono a Lucia, la madre di Daniela, o ai contatti del nostro Comitato, attestazioni di grazie chieste e ricevute, testimonianze particolarmente toccanti di come, nel silenzio dei cuori, la ‘nostra’ Danielina operi conversioni, guarigioni del corpo e dei cuori. Già dal 2021 abbiamo raccolto in viva voce i ricordi e il vissuto di chi l’ha conosciuta sia a scuola, sia in parrocchia, sia con le Gen del Movimento dei Focolari (testimonianze che si possono ascoltare sul sito https://danielazanetta.webnode.it/ e sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/groups/137911955121/?ref=share). Ora vorremmo poter far altrettanto con chi si è sentito ‘toccato’ in modo particolare, attraverso la meditazione e la preghiera, dalla forza spirituale della ‘venerabile’. Per questo lanciamo un appello: chiunque abbia ricevuto una grazia per intercessione di Daniela, può contattarci e scriverci agli indirizzi sopra citati. In attesa di un miracolo che possa dare slancio alla Causa di beatificazione, tali attestazioni sono quanto mai preziose”.

Lucia Zanetta aggiunge: “Di recente mi è arrivata dal Nuovo Continente una lettera, piena di affetto e gratitudine, per quanto Daniela ha operato nel cuore della persona che ha scritto e che ha conservato di lei un fervido ricordo. Capita sovente anche di trovare biglietti con richiesta di intercessioni o con un ringraziamento presso la sua tomba, mentre continua incessante la visita da parte di singoli o di gruppi di preghiera o di giovani degli oratori alla sua cameretta, dove si respira aria di Cielo, perché lì, ogni venerdì, negli ultimi anni, Daniela era solita stare in adorazione per tre ore davanti al Santissimo”.

Il Comitato prosegue nella sua opera di diffusione della figura e dell’esperienza della “venerabile” con pubblicazioni come “Inno alla vita”, (il libro illustrato pensato per i più giovani ed edito dalla Velar) e attraverso i suoi scritti, raccolti nel libro “I segreti del cuore”, edito da Città Nuova.




Maria Orsola Bussone: “Quanto è bello amare Dio”

Maria Orsola Bussone è il frutto maturo di una comunità parrocchiale: una ragazza come tante altre, che incontra Dio e si butta a testimoniare la bellezza di amarlo, pienamente impegnata insieme alla sua comunità, aperta al mondo. All’età di 16 anni viene chiamata in modo improvviso da Dio all’altra vita. Si è iniziato nel 1996 il processo di beatificazione e nel 2015 è stata dichiarata venerabile.

«Sarei disposta a dare la vita perché i giovani capiscano quanto è bello amare Dio». Questa la frase detta un giorno da una sedicenne al suo parroco, parole che san Giovanni Paolo II ha ripreso nel 1988, parlando a Torino a sessantamila giovani, indicandola come modello per fare della propria vita un dono.

Questa ragazza è Maria Orsola Bussone, nata il 2 ottobre 1954 a Vallo Torinese in una famiglia unita e serena: il papà Umberto, artigiano nell’officina in proprio, la mamma Luigina, sarta, e il fratello Giorgio, di tre anni più giovane, con cui condividerà per tutta la vita un profondo rapporto spirituale.

Tappe decisive

Maria Orsola Bussone

L’esperienza in famiglia sarà per Maria Orsola la prima palestra di vita cristiana, ma durante il periodo delle scuole medie due eventi particolari segneranno il suo cammino spirituale.

Il primo è il ritiro predicato, nell’aprile 1966, dal suo parroco, su “La gloria di Dio”. Questo messaggio la affascina profondamente, tanto che diventa per lei un motto costante e motivo della sua vita: «Tutto per dare gloria a Dio», anche nelle cose più piccole.

Appunta sul suo diario: «Domenica mattina ero tutta indaffarata per prepararmi ad andare all’incontro; a un certo punto però mi sono accorta che non stavo facendo le cose per Dio, ho cercato allora di fare le cose bene, affinché anche il vestirmi e il prepararmi servisse a dare gloria a Dio» (12.10.1969).

L’altro momento – sempre su invito del parroco – è il primo Congresso del Movimento parrocchiale del Movimento dei Focolari nel giugno 1967 a Rocca di Papa (Roma). Maria Orsola vi partecipa insieme alla sua famiglia e ad altre 44 persone di Vallo Torinese.

L’impatto con la spiritualità dei Focolari suscita in parrocchia un cammino di rinnovamento personale e comunitario che concorre efficacemente ad attuare le novità del Concilio Vaticano II e gli indirizzi pastorali dei vescovi.

La parrocchia si apre a un più concreto e intenso impegno di apostolato nei contatti con altre comunità parrocchiali, con gruppi giovanili, incontri con sacerdoti, seminari, comunità religiose e diocesane.

Costruita dalla comunione

«Io penso che in una spiritualità del futuro l’elemento della comunione spirituale fraterna, di una spiritualità vissuta insieme, possa giocare un ruolo più determinante, e che lentamente ma decisamente si debba proseguire lungo questa strada» (1). Questa intuizione del teologo Karl Rahner spicca evidente nel cammino che Maria Orsola ha intrapreso a contatto con gli amici della sua parrocchia e un gruppo di coetanei.

Insieme alla sua famiglia e alla sua comunità, è come un terreno fertile nel far proprio il carisma dell’unità da cui trae aiuto per dare un’anima alle attività della parrocchia, nella ricerca costante, gioiosa ed entusiasta di costruire la Chiesa comunione.

Non si spiegherebbe Maria Orsola senza l’inserimento attivo ed evangelico nella sua comunità parrocchiale e il coinvolgimento in più ampie esperienze ecclesiali, anche a livello internazionale. L’aver incontrato all’età di tredici anni un carisma nuovo nella Chiesa, una spiritualità comunitaria, collettiva, le ha permesso di entrare nel cuore del Vangelo più profondamente e di esserne rinnovata.

Intervistata sulla comunità parrocchiale afferma: «A noi giovani serve, e molto, perché sentiamo l’esigenza di avere una famiglia in cui tutti si vogliono bene e capiscano i nostri problemi. Non parlo della famiglia naturale, chiaro: parlo di una famiglia spirituale dove le nostre difficoltà trovino risposta, aiutandoci a vicenda a vivere la Parola di Vita e ad amare Gesù crocifisso e abbandonato».

Testimoniare e portare Dio

È in questa realtà di parrocchia che nascono diversi gruppi con lo scopo di aiutarsi a vivere il Vangelo e per crescere in quell’amore reciproco che fa sperimentare la presenza di Gesù tra due o più uniti nel suo nome (cf. Mt 18, 20). Per fare esperienza di quest’unità, è necessario un buon allenamento.

«Ho voluto buttarmi – scrive Maria Orsola sul suo diario – e lasciar perdere completamente i giudizi e le cose del passato riguardanti noi ragazze, cioè ho detto: devo vederle nuove, quindi non le ho mai conosciute e di conseguenza non conosco i loro difetti o le loro virtù, so solamente che sono persone che vogliono amare Dio» (12.10.1969).

Nell’aprile del 1968, a Rocca di Papa, Maria Orsola partecipa al 1° Congresso europeo del Movimento Gen. Il messaggio di Chiara Lubich la tocca profondamente. Sente il bisogno di ringraziarla e di consegnarle il suo programma di vita: «Ho capito che la chiave della gioia è la croce, è Gesù Abbandonato. Sai Chiara, voglio amare, amare, amare sempre, per prima, senza aspettarmi nulla, voglio lasciarmi adoperare da Dio come vuole lui e voglio fare tutta la mia parte, perché quella è l’unica cosa che vale nella vita e perché tutti i giovani conoscano che cos’è la vera felicità e amino Dio».

Scoprire l’amore di Gesù fino a sperimentare l’abbandono del Padre le dona uno sguardo universale che spalanca il suo cuore al desiderio costante di testimoniarlo e di portarlo agli altri, specialmente ai giovani.

Per lei la missione del cristiano è «dare Dio agli altri» e lo fa diventare suo programma di vita da realizzare con l’esempio, con la parola, con lo scambio epistolare e attraverso le varie attività parrocchiali.

Un campo particolare d’impegno è il complesso musicale, di cui Maria Orsola fa parte come voce solista. Scrive all’amica Maria: «Noi con il complesso continuiamo a gironzolare e ad andare in diversi posti per portare, per donare agli altri quel Dio Amore che abbiamo scoperto e cerchiamo di vivere» (10.4.1969).

E ancora: «Quando abbiamo cantato “Resta con noi” e precisamente: “Ti porteremo ai nostri fratelli lungo le strade”, ho capito che niente doveva più fermarmi, neanche il rispetto umano, quindi anche portarlo in classe tra i compagni e non aver paura di essere giudicata, perché se noi doniamo loro Dio puro, così com’è, non contraffatto, un giorno ci ringrazieranno di aver fatto conoscere loro questo “TUTTO”» (Diario, 10.12.1969).

In mezzo alla normalità

Maria Orsola è una ragazza come tutte le altre, ama la musica, lo sport, il mare, la montagna, gli amici, si innamora, ha i suoi momenti tristi, si arrabbia, cade, ma la familiarità con Dio la aiuta sempre a non arrendersi agli sbagli e a rialzarsi ricominciando con nuovo slancio.

Ne scrive all’amica Enrica: «Certamente è difficile ricominciare, però basta avere un po’ di fede in Dio Amore, cioè nell’amore che Dio nutre continuamente per noi. Perché anche se noi sbagliamo, anche se non amiamo Dio per giorni e giorni, anche se siamo dei vigliacchi, delle meschine creature, Dio ci ama in modo straordinario» (5.4.1970).

«Ma posso ricominciare», è quanto disse nel tardo pomeriggio del 10 luglio 1970 all’in contro sulla Parola di Vita con gli altri giovani e ragazzi presenti al campo-scuola della parrocchia a Treporti (Venezia). Si era accorta, infatti, di non aver amato troppo.

Poche ore dopo, la fulmina la scarica elettrica di un phon difettoso mentre si asciuga i capelli per poi partecipare alla messa. Ha 16 anni.

Nel maggio 1996 prende il via la fase diocesana della causa di beatificazione. In quell’occasione l’arcivescovo di Torino, il card. Saldarini, esalta la modernità, la normalità, la fedeltà e l’esemplarità gioiosa di questa giovane, affermando tra l’altro:

«Maria Orsola, se verrà proclamata beata, sarà uno degli esempi preclari, e credo importanti, specialmente per il nostro tempo, di santità parrocchiale». 19 anni dopo, il 18 marzo 2015, viene dichiarata venerabile da papa Francesco.

Santificarsi in una parrocchia

Maria Orsola testimonia che è possibile santificarsi nella realtà di una parrocchia animata da una forte spiritualità, eredità raccolta non solo dai suoi coetanei di allora, ma che ancor oggi continua nei volti e nei cuori di tanti, mettendo insieme trasversalmente generazioni di adulti e giovani con gli stessi ideali.

«Seguire l’esempio di Maria Orsola è facile e impegnativo allo stesso tempo. Il programma lei l’aveva scritto su quel foglietto trovato accanto al suo lettino in campeggio, in quell’ultima estate quaggiù. Tre punti, tre passi verso l’Alto, altrettanti scalini verso il Cielo: Vedere Gesù negli altri, dare Dio agli altri, fare la volontà di Dio. Non è un testamento. È un programma di viaggio per raggiungere il Paradiso. La santità passa anche da qui. Anche per una ragazzina di sedici anni, innamorata della vita» (2)

Claudio Malfati

1 K. Rahner, Elementi di spiritualità nella Chiesa del futuro, in Problemi e prospettive di spiritualità, a cura di T. Goffi – B. Secondin, Queriniana, Brescia 1983, pp. 440-441.
2 Gianni Bianco, Evviva la vita, San Paolo, Torino 2006, p. 193.

Articolo tratto dalla rivista Ekklesia n.22 – 2024/1




La sfida del “per sempre”: esperienze dal Corso per Fidanzati a Loppiano

Dal 7 al 10 marzo, le Famiglie Nuove dell’Italia hanno accolto a Loppiano 44 coppie provenienti da tutta Italia e anche da diverse nazioni che partecipavano al corso per fidanzati intitolato: “Chiamati all’Infinito – essere 1 rimanendo 2”. Il “per sempre” è stato il tema di fondo dell’incontro.

La sfida, raccolta dai fidanzati, è stata di immaginare il “per sempre” come scenario del loro stare insieme, anche in vista, per alcuni, del matrimonio cristiano che si sarebbe celebrato entro l’anno.

I temi affrontati, presentati da esperti, sacerdoti e psicologi, coppie di sposi e fidanzati, sono stati i più vari: dalla comunicazione nella coppia al sapersi perdonare; dall’affettività alla sessualità, dalla vocazione al sacramento del matrimonio.

Molto apprezzata la metodologia che comprendeva dinamiche di coppia e di gruppo, che hanno permesso di esprimersi attraverso giochi, disegni e musica.

Vibrante e costruttivo il confronto tra le coppie e con il team che ha curato il programma. La sfida dopo questo congresso, ha dichiarato una coppia, sarà potersi ritagliare momenti come quelli vissuti a Loppiano nel quotidiano. A proposito della cittadella, i partecipanti hanno segnalato come essa sia la sede ideale per corsi come questo.

La pace e la serenità che vi si respirano diventano elemento costitutivo dell’esperienza. «L’energia e l’amore donati da Loppiano – hanno affermato le coppie – sono sempre magici. E grazie a questo corso ne abbiamo avuto una prova concreta».

Ma passiamo la parola ai protagonisti: … sono stati giorni in cui abbiamo ascoltato testimonianze di coppie di sposi, di famiglie, hanno fatto luce su ogni ambito riguardante la relazione di coppia. In ognuna delle esperienze di coppia ascoltate, con il mio fidanzato ci siamo resi conto di aver ritrovato un “pezzo” di noi, del nostro vissuto, fatto di condivisione, comunione profonda, ma anche di tutte quelle difficoltà comuni ad ogni relazione affettiva. Durante il corso è venuto fuori anche quanto sia tutt’altro che facile mettere a nudo la propria anima, mostrare a chiunque, anche al proprio partner, fragilità e punti deboli.

Ed ancora: …questa esperienza condivisa a Loppiano è stata ricca e formante. Giorni intensi e impegnativi, soprattutto emotivamente. Fondamentale è stata l’occasione di potersi dedicare alla coppia con quei tempi che non avremmo mai trovato nella normale quotidianità, dedicarsi per intere giornate alla riflessione sia personale che condivisa ci ha fatto riscoprire e ci ha confermati nel sentimento d’amore che portiamo avanti da ben dieci anni da fidanzati verso l’esperienza del Sacramento del matrimonio.

 … E’ stato molto importante vedere come ogni coppia nella sua diversità è in grado di trovare una risposta propria e unica alle sfide della vita. Ora sappiamo che, come tutti, possiamo anche noi trovare assieme le nostre risposte.

“Beneaugurante” il messaggio lasciato da una coppia che dice: …siamo tornati a casa pieni di energia, Amore e con tanta voglia di sposarci e vivere per sempre insieme. Con alcune coppie siamo rimaste in contatto con la promessa di incontrarci presto e spesso perché ci siamo trovati subito in sintonia e perché vogliamo condividere insieme questo strepitoso cammino che stiamo percorrendo.

Tanti stimoli utili per la prossima edizione: maggior attenzione al tema dell’economia e degli stili di vita, dedicare più momenti al dialogo di coppia e in gruppo, nella consapevolezza che un corso di 4 giorni può dare gli strumenti: la sfida, come ha dichiarato una coppia, è ritagliarci questi momenti nella nostra quotidianità.




Bando Volontari Servizio Civile Universale a Loppiano per giovani dai 18 ai 28 anni

prorogato il bando del SERVIZIO CIVILE al 22 febbraio p.v. ore 14.

Per la prima volta anche la cittadella internazionale del Movimento dei Focolari, Loppiano, è stato riconosciuto con un un progetto all’interno del gruppo Confcooperative Toscana.

Scopri i progetti.

Possono aderire al bando giovani dai 18 ai 28 anni, italiani o stranieri con un regolare permesso di soggiorno in Italia. 

I giovani che volessero aderire devono presentare la propria candidatura online qui scegliendo il Progetto “Giovani insieme”

codice sede PAFOM 218330 o codice sede PAMOM 218341.

Presentazione domanda entro il 15 febbraio 2024.

Maggior informazioni sul sito di Loppiano: https://www.loppiano.it/2024/01/22/servizio-civile-a-loppiano-aperto-il-bando-2024/

Pieghevole-servizio-civile

Per ulteriori domande o chiarimenti si può contattare

Roberta Pansera della Segreteria Amministrativadi Loppiano Tel. 335.6613966.




“Contaminazioni”: un dialogo tra generazioni

“Contaminazioni” è un congresso che ha avuto luogo a Roma tra il 5 e il 6 gennaio 2024. Questo momento di confronto è stato ideato da giovani e adulti, legati al Movimento dei Focolari, proprio per parlare, attraverso le generazioni, di temi importanti quali l’impatto nella società che ognuno può avere con la propria professione. La capacità di fare comunità è poi tornata più volte come concetto, diventando un legame nei discorsi degli esperti, negli interventi in sala e nei gruppi di dialogo, a fronte dei piccoli e grandi conflitti nel mondo.

Benedetta Ferrone, una giovane che ha partecipato all’incontro e che ha contribuito ad organizzarlo, racconta: «Le stelle brillano solo se c’è il buio che fa da sfondo. Credo che non ci sia metafora più azzeccata per descrivere quello che questi due giorni mi hanno lasciato: una maggiore consapevolezza nelle ferite della società che può accendere la speranza, da cui deriva il coraggio del cambiamento per generare vita. Come quella che è nata da questa contaminazione intergenerazionale e interdisciplinare».

Qual è stato il risultato di questo lungo e approfondito confronto? Sessanta partecipanti, per la maggioranza giovani, i cui feedback alla fine dell’evento sono stati positivi in termini di voler fare di più nel proprio ambito, dall’arte alla scienza e cultura, dall’economia passando per politica e comunicazione… Il segreto di questo voler fare di meglio è stato proprio il dialogo con chi già si impegna ad essere cittadino attivo e propositivo nella propria società.

Immagine dal sito cittanuova.it

Tante infatti le storie di valore condivise dagli ospiti, a partire da illustri testimonianze come quelle di Pasquale Ferrara, direttore generale per gli affari politici e di sicurezza presso la Farnesina, che ha parlato dell’importanza del fare comunità di fronte ai conflitti, e Leonardo Becchetti, insegnante di economia presso l’Università di Tor Vergata, che ha spiegato come non sia l’economia di guerra a portare ad un vero guadagno per i soggetti coinvolti, che invece si raggiunge in modo sano, con la cooperazione.

Ancora, don Luca Margaria e Valentina Gaudiano, filosofa e docente di Filosofia della conoscenza e Antropologia filosofica presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, che ha definito con precisione cosa siano comunità e singolarità. Come entrambe vadano tutelate nella loro interezza, nessuna a scapito dell’altra. Solo in questo modo, dopo averle attuate nella realtà, si possono portare in modo prolifico anche nella realtà virtuale, nelle piazze dei social media, per viverle positivamente.

Lucia Fronza Crepaz, che è stata deputata della Repubblica italiana, ha parlato di instaurare un linguaggio comune tra piccole e grandi comunità e di andare incontro a chi è chiuso nel proprio piccolo, anche se connesso con il mondo, con un atto di gratuità descritto poi dal medico-geriatra e bioeticista clinico Valter Giantin come qualcosa di profondo valore. Nella società di oggi, estremamente monetizzata, fare rete e creare legami, che di necessità sarebbero fragili se costruiti sui soldi anziché sul dono.

La testimonianza della dottoressa Anna Spatola, imbarcatasi per salvare i migranti nel Mediterraneo, o di Letizia Selleri, una donna che ha deciso di lasciare una vita normale e mediamente confortevole per dedicarsi alle periferie torinesi, sono state altrettanto decisive nel volere lasciare agli ospiti questo desiderio di attivarsi, anche nel proprio piccolo, per dare un apporto positivo alla società. Di mettere, usando una metafora, la propria piccola goccia nel mare giusto, e che questo porterà la gioia unica di aver fatto la cosa più giusta che in quel momento si è stati in grado di fare.

Fonte: sito di Città Nuova 

leggi anche Weekend Contaminazioni – riflessione di Benedetta Ferrone




IV edizione Concorso nazionale “Chiara Lubich, cittadina del mondo”.

Il Centro Chiara Lubich e New Humanity indicono la quarta edizione del concorso nazionale “Una città non basta. Chiara Lubich, cittadina del mondo”, indirizzato agli studenti delle istituzioni scolastiche primarie e secondarie di primo e di secondo grado, compresi quanti frequentano Istituti italiani all’Estero.

Gli studenti che intendono partecipare dovranno trasmettere i lavori entro il 22 aprile 2024.

Il concorso, giunto alla sua quarta edizione, continua ad offrire alle comunità scolastiche, sollecitate sempre da nuove sfide educative, un’opportunità di riflessione e approfondimento nell’ambito dei valori delle relazioni, dell’accoglienza nelle diversità, e dello sviluppo delle nuove tecnologie anche nell’ambito dello studio. In questo contesto si intende sottolineare il valore del messaggio di Chiara Lubich (Trento 1920 – Rocca di Papa 2008), considerata una delle personalità spirituali e di pensiero più significative del Novecento, voce anticipatrice di molte delle tematiche che oggi si impongono all’attenzione mondiale, come promotrice instancabile di una cultura dell’unità e della fraternità tra i popoli.

“Premio Unesco per la pace 1996”, è stata insignita di 16 dottorati h.c. nelle più varie discipline e di diverse onorificenze (v. https://www.focolare.org/chiara-lubich/chi-e-chiara/riconoscimenti/), tra cui non poche cittadinanze onorarie, a livello nazionale e internazionale.

Tutte le info sul sito del Ministero dell’Istruzione

Nota Concorso nazionale Chiara Lubich prot. n. 59 del 10-01-2024




Cantiere Ragazzi per l’Unità a Palermo: “Siamo fatti per amare”

Dal 27 al 31 dicembre 2023 a Palermo nei locali dell’ istituto salesiano Gesù Adolescente, si è tenuta una nuova edizione del cantiere dedicato ai Ragazzi per l’ Unità. Ragazzi/e dai 14 ai 17 anni provenienti da tutta la Sicilia accompagnati dai loro animatori con entusiasmo si sono incontrati per vivere questi quattro giorni  insieme.

“ Siamo fatti per amare” il titolo dato a quest’ evento, un titolo che porta in se la risposta ad uno dei più grandi perché, perché sono nato? per amare. Amarsi per amare, amare per vivere in pienezza.

Le ore dei giorni vissuti insieme sono state scandite da un programma intenso. Le due mattine, di giorno 28 e 29, sono iniziate con due motti, la prima mattina “ amare tutti” mentre la seconda “ fa agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” in seguito al motto iniziale sono stati trattati due temi  approfonditi da esperte, mentre il motto del 30, ultima mattina di cantiere è stato “ fare di ogni ostacolo una pedana di lancio” ed in seguito è stata data a ciascuno una matita con tale scritta per indicare che ciascuno continuerà a scrivere la propria storia nella propria città e quotidianità ma i rapporti di amicizia  intessuti durante i giorni vissuti insieme continueranno ad esserci nonostante le distanze.

Nel corso della prima mattina il tema è stato “ il rapporto con gli altri e con se stessi”, un’ opportunità per i ragazzi/e ma anche per gli aduti presenti di riflettere sul rapporto con se stessi, con gli altri, con l’ ambiente che ci circonda perché siamo in constante relazione ma è importante capire come ci relazioniamo e che impatto hanno tali relazioni in noi stessi e nei contesti che abitiamo.

Il tema della seconda mattina invece è stato “ cittadini consapevoli”, con il supporto di  esperte, i presenti sono stati chiamati in causa nell’ analizzare il proprio modo di comunicare, perché le parole sono importanti ed hanno un notevole impatto sia sul mittente che sul destinatario, dopo tale riflessione il focus si è spostato sul convertire parole e azioni che richiamano alla guerra con parole e azioni che richiamano alla pace, un’ occasione per mettere in discussione il proprio modo di agire ed interagire. Mattine in cammino con il cuore e la mente, pomeriggi in cammino per la città. Lo stupore e l’ ascolto sono stati protagonisti dei due pomeriggi.

Il pomeriggio del 28 dicembre i partecipanti al cantiere hanno svolto una caccia al tesoro per alcune vie di Palermo, lo stupore è stato protagonista sia nei giovani palermitani che hanno avuto la possibilità di guardare la propria città con occhi nuovi, scorgendo tra le diverse vie dettagli di norma ignorati per la frenesia della routine, sia nei non autoctoni che hanno avuto la possibilità di sorprendersi di una bellezza inedita, tra colori, profumi, arte e le mille luci natalizie che hanno dato un tocco di magia.

Il secondo pomeriggio è stato dedicato al conoscere alcune realtà della città impegnate nella cittadinanza attiva, tra le quali il Centro Padre Nostro, la Missione Speranza e Carità e la Casa di tutte le genti, un’ occasione per conoscere storie, luoghi e persone che vivono Palermo all’ insegna della reciprocità.

Come consuetudine in questo genere di eventi l’ ultima sera si è tenuto un talent arricchito da diverse esibizioni nel quale erano presenti alcune persone  della comunità del Movimento dei Focolari di Palermo.

Riguardo a tale esperienza un ragazzo dice “ mi sono divertito molto tra alti e bassi, è stata, sicuramente un’ esperienza unica per maturare e arricchire la mente e il modo di pensare” un altro invece scrive “ ogni anno apprezzo sempre di più queste esperienze perché incontro persone che fanno uscire la parte più bella e spontanea di me”, mentre un altro ancora racconta “ questo cantiere mi ha portato tanta gioia e serenità, sono stati giorni bellissimi e ricchi di amore”.

Molti sono i commenti  fatti dai ragazzi/e  per descrivere i giorni vissuti insieme ed in ciascuno emerge gioia, gratitudine e serenità, un commento fatto da uno degli adulti può  essere definito una sintesi “ in questo cantiere […] abbiamo vissuto l’ amore soprannaturale, cioè umano e divino insieme, è quello che il mondo attorno a noi cerca”.

“Siamo fatti per amare” un titolo che si è sviluppato e divenuto concreto nei giorni vissuti insieme nel corso di tale esperienza, una consapevolezza che va oltre i quattro giorni vissuti insieme  per concretizzarsi nei rapporti che ciascuno vive nella propria quotidianità. Ogni esperienza inizia e finisce ma il vissuto resta e si trasforma cammin facendo. Un “a presto” immerso nella bellezza semplice dell’ esserci ha chiuso il sipario di questo cantiere e riaperto quello della quotidianità di ciascuno in cui la parola “insieme” ha assunto un posto di rilievo.

Melina Morana




Up2Me: dipende da me

Un progetto educativo integrale per la formazione alla relazione con gli altri

Emozioni, affettività, sessualità, conoscenza di sé, fisiologia umana, mass media, gender, rapporto uomo-donna, lgtb+: l’educazione dei figli è un impegno arduo. I genitori, spesso, non sono preparati. I figli rischiano di vivere in balia degli umori della società dei consumi che nutre interesse per loro solo in quanto target commerciali.

L’educazione, poi, al mondo emotivo è ancora più complicata. I genitori sono cresciuti con modelli di apprendimento e relazionali più cognitivi e razionali. I figli, nativi digitali, dopo l’avvento dei Social, sono esposti alle correnti emotive più ingannevoli.

Eppure, l’educazione al mondo emotivo: emozioni, sentimenti, sessualità resta lo strumento più importante per far diventare i nostri figli veri uomini e vere donne capaci di conquistare la propria libertà diventando padroni di se stessi.

Il dominio del cuore è la vera arte del vivere. I due ostacoli, “acconsenti a ciò che senti” o la sua negazione “vivi negando quello che senti”, sono due argini al cui interno è possibile costruire il fiume della conoscenza di sé che è il primo passo per l’autoconsapevolezza, per poter fare scelte mature e responsabili, a qualsiasi età.

Del resto, i casi dei femminicidi lo dimostrano, si può essere emotivamente immaturi a qualsiasi età. È un affare che riguarda tutti, ogni generazione. Un cuore a briglie sciolte senza una corretta gestione delle emozioni genera sfracelli, dipendenze di vario tipo e violenze tanto efferate quanto incomprensibili.

C’è una frase idiomatica nella lingua inglese che recita: «It’s up to you». Vuol dire dipende da te. Si usa nelle semplici scelte della vita quotidiana e nelle faccende più complesse.

Da 10 anni nei Focolari è nato il percorso educativo Up2Me, che vuol dire “dipende da me”. Vuol dire, una volta, acquisiti alcuni strumenti educativi sta a me navigare tra le onde delle emozioni, governare la nave e approdare in un porto sicuro. È rivolto ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, ai genitori che sono seguiti con dei tutor, degli insegnanti, con un percorso, un metodo e un approccio interattivo, multidisciplinare e scientifico.

Tre mila ragazzi in 25 nazioni di quattro continenti hanno effettuato il percorso che dura diversi mesi ed è calibrato per fasce d’età: bambini (4-8 anni), ragazzi (fino a 17 anni), giovani dai 18 in su. I genitori sono accompagnati in gruppi separati e i tutor sono formati con scuole dedicate. La formazione procede utilizzando giochi di ruolo, materiali multimediali, attività di gruppo, interventi di esperti per fare in modo di avviare il processo di saper compiere scelte consapevoli e saper vivere relazioni positive.

«Up2Me – spiegano Paolo e Barbara Rovea dell’equipe internazionale di Up2Me – si conferma uno strumento, insieme ad altri scaturiti dal carisma dell’unità dei Focolari, per aprirsi ad alcune delle più urgenti e delicate sfide oggi presenti nel mondo intero: aiutare, cioè, ragazzi, giovani e famiglie a fare scelte di vita coerenti con la visione cristiana dell’uomo, in relazione armonica con sé stessi, con tutte le persone e con il creato».

Numerose le esperienze anche in Italia, dal Nord al Sud. Impossibile citarle tutte. Ci concentriamo sulla fascia d’età dell’adolescenza.

Vicino Napoli, a Pomigliano D’Arco, un gruppo di ragazzi dagli 11 ai 14 anni, da maggio a luglio ha approfondito le sei dimensioni della persona (sociale, intellettuale, spirituale, emozionale, fisico-corporale, storico-ambientale), la conoscenza delle emozioni, il corpo che cambia, il rapporto con i coetanei, la sessualità e la fertilità, i rischi dell’ambiente digitale, le amicizie in rete, il progetto di vita.

«L’approccio è induttivo – spiegano i tutor Luigi Fornaro e Nunzia Di Prisco – informa e suscita domande sulle loro esperienze. Molte attività di gruppo rendono attiva la partecipazione dei ragazzi. I genitori ci hanno più volte ringraziato e hanno espresso la loro stima per quanto facciamo. E il parroco che ci ospitava ci ha chiesto di ripetere l’esperienza con i ragazzi della sua parrocchia perché ha trovato validi il metodo e i temi affrontati».

«Per noi – concludono – è stata un’occasione straordinaria per conoscere la ricchezza e la profondità del mondo giovanile attuale che, se stimolato in maniera adeguata, diventa portatore di riflessioni sul bisogno di relazioni autentiche».

Giulia e Luca Adriani di Milano, nonostante le loro professioni e i ritmi familiari molto intensi, hanno deciso di accompagnare i ragazzi come tutor di ragazzi dai 14 ai 17 anni. «Avvertiamo – spiegano Giulia e Luca – che il presente è investire su queste tematiche per aiutare, formare, educare i ragazzi a prendere consapevolezza di chi sono, a capire come funzionano dal punto di vista biologico, psico-affettivo, perché anche l’apprendimento della sessualità passa via Social media. Ognuno di questi ragazzi ci ha dato tanto, sono delle perle preziose e vanno opportunamente stimolati e motivati».

A Milano il percorso di Up2me si è snodato in sette incontri senza “ricette preconfezionate”, ma lasciando emergere il loro vissuto e «attraverso puntuali didattiche si è cercato di guidare i ragazzi ad essere consapevoli nelle proprie scelte e nella conoscenza di se stessi come persona. Hanno vissuto ogni momento con molta serietà. È stato molto importante la presenza dei medici e di una psicologa che sono stati a disposizione dei ragazzi per meglio chiarire alcune criticità e dubbi, instaurando un dialogo fruttuoso».

Positive le impressioni dei ragazzi. Il percorso ha dato loro consapevolezza e sicurezza. Eccone alcune. «Lo consiglierei a qualunque adolescente, qualunque sia le scelte che compirà, ogni ragazzo deve avere gli strumenti per capire cosa vuole». «Up2me mi è servito a crescere, a conoscermi di più come persona, soprattutto in modo più profondo. Mi ha aiutata ad avere più coscienza del mondo che ci circonda, dei rischi e pericoli della vita». «Non è un corso che ti vuole insegnare qualcosa, ma ti aiuta a compiere una crescita a 360°».

Dal 2015 Giampaolo e Irene Filisetti operano come tutor in Toscana al progetto Up2Me seguendo decine di gruppi di adolescenti, dai 12 ai 17 anni, in molte città: da Firenze a Pisa, da Arezzo a Empoli. «Up2Me – commentano – ci appassiona. È sfidante: periodicamente dobbiamo aggiornare i materiali e documentarci perché i ragazzi cambiano continuamente e quello che due anni fa era quasi uno scandalo, per i ragazzi di oggi è la normalità. È gratificante: i ragazzi ci dicono che cambia la loro prospettiva sulla vita, che nel confrontarsi trovano un modo di relazionarsi più profondo con i coetanei».

Il lavoro di tutor è una opportunità di crescita anche per la relazione di coppia, che deve informarsi, confrontarsi, riflettere, valutare, decidere insieme. «Questo ci porta ogni volta a guardare alla nostra storia e anche a scoprire la storia dell’altro, a chiederci che genitori stiamo diventando. Ci porta ad uscire dall’immagine ideale dei figli, a chiederci quali sono le loro reali potenzialità, attitudini e sogni e come possiamo aiutarli a diventare le persone che possono essere. Anche in questo percorso non ci sono docenti e discenti, perché ognuno è esperto dei propri figli; ci sono piuttosto tante domande, tanta condivisione di esperienze, punti di vista e non manca mai la condivisione di buone pratiche e la conclusione che un lavoro prezioso che spesso ci dimentichiamo di fare è quello su noi stessi per essere agli occhi dei figli testimoni che diventare grandi e realizzati è bello e ne vale la pena».

 Up2Me si conferma un ottimo percorso per la formazione e la prevenzione dei nostri figli anche da situazioni a rischio come: bullismo, cyberbullismo, sexting e stalking.

Aurelio Molè

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A Catania, presentato il dado della pace in Braille.

Il 13 dicembre scorso è stato presentato a Catania il “Dado della pace” in Braille, in  occasione della memoria di Santa Lucia, protettrice della vista e Giornata del Cieco, nella sede dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Catania. Erano presenti il Prefetto Maria Carmela Librizzi, il questore Giuseppe Bellassai e il prof. Carlos Palma, ideatore del Dado della pace. “Siamo felici di poter ospitare questa anteprima mondiale”, aveva dichiarato alla vigilia, la presidente Uici di Catania, Rita Puglisi.

il Dado in Braille sarà anche nelle lingue inglese, portoghese e arabo.

L’idea del Dado in Braille prende spunto dal “Dado dell’amore” di Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei focolari alla luce dei conflitti presenti nel mondo. “Il dado può essere considerato come una proposta ludica, didattica e educativa (…) destinata a tutti: famiglie, scuole e gruppi di qualsiasi genere. L’obiettivo principale è quello di promuovere relazioni positive negli ambienti che lo adottano potenziando le capacità pro-sociali dei bambini e rinforzando quelle degli adulti.” (Le origini e la storia del dado e dell’arte di amare – Josep M.C.I. Arxer)

Leggi anche l’articolo su LIVE SICILIA

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Educazione all’affettività e al rispetto delle differenze

Sull’educazione all’affettività e al rispetto delle differenze nelle scuole c’è una proposta del Tavolo sulle misure contro la dispersione scolastica e le povertà educative, coordinato da Silvio Minnetti e promosso dalla rivista Città Nuova e dal Movimento politico per l’unità Italia, presieduto da Argia Albanese. Insieme ad una quindicina di organizzazioni (Adi, Aimc, Andis, Anp, Cidi, Diesse, Edu, Fism, Ius Sophia, Mce, Rete insegnanti Italia, Uciim, Movimento studenti di Azione cattolica, Giovani di Forza Italia, Giovani del Pd, Forum delle Associazioni familiari) il tavolo ha presentato una bozza di punti condivisi dalle diverse associazioni professionali della scuola, dagli studenti e dalle famiglie.

Il testo è stato elaborato a partire da tre proposte di legge. La prima, del 30 giugno scorso, con prima firmataria Laura Ravetto (Lega), è sulle pari opportunità femminili ed è già all’esame del ministro Valditara. La seconda proposta, del 23 marzo 2023, ha come prima firmataria Irene Manzi (Pd) ed è sull’educazione all’affettività e al rispetto delle differenze nelle attività didattiche delle scuole. La terza proposta, prima per ordine di presentazione (19 ottobre 2022), ha come prima firmataria Stefania Ascari (M5S), e chiede l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione e nei corsi di studio universitari

A partire dalle tre proposte di legge, lo scorso 9 novembre il Tavolo sulla dispersione scolastica e le povertà educative ha chiesto all’omonimo Intergruppo parlamentare e alle tre onorevoli che hanno avanzato le proposte di legge, di lavorare insieme per arrivare all’approvazione di un documento condiviso. Erano presenti, oltre a Manzi, Ascari e Ravetto, anche la sottosegretaria all’Istruzione, Paola Frassinetti, Rosaria Tassinari di Forza Italia, Francesca Ghirra di Alleanza Verdi Sinistra, Valentina Grippo di Azione, Giovanna Miele della Lega, Sara Ferrari del Pd.

Serve uno sforzo da parte di tutti i partiti, al di là delle ideologie, per il bene prioritario delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi.

Educazione all’affettività e al rispetto delle differenze

Documento condiviso dal Tavolo contro la dispersione scolastica e le povertà educative

Per fronteggiare in modo adeguato le situazioni di povertà educativa che coinvolgono in diverse forme un’ampia platea di giovani in età evolutiva (collocabili nella fascia di età compresa tra i 12 e i 18 anni) e che riguardano in modo particolare la sfera dell’educazione socio-affettiva e relazionale e alla parità di genere, tutte le realtà associative e le rappresentanze coinvolte nel presente Tavolo parlamentare sostengono in modo convinto e condiviso i seguenti punti:

  • Non introdurre una specifica disciplina scolastica (Educazione alla sessualità o affettività), ma sollecitare interventi specifici di educazione socio-affettiva, sessuale e relazionale nell’alveo delle discipline curricolari e in particolare dell’Educazione civica, evidenziandone il valore formativo.
  • Prevedere l’integrazione di obiettivi specifici di apprendimento e traguardi di competenzelegate all’educazione socio-affettiva, relazionale ed emotiva nell’ambito delle vigenti Linee guida e nelle Indicazioni nazionali per il curricolo, in modo da rendere chiaro, prescrittivo, omogeneo e monitorabile l’intervento delle scuole su tutto il territorio nazionale.
  • Coordinare gli interventi educativi in materia nei vari cicli di Istruzione, garantendone la necessaria continuità.
  • Definire le Linee guida per l’educazione affettiva, sessuale e socio-relazionale nell’ambito di uno specifico tavolo di consultazione con mondo della scuola e famiglie tramite le rispettive associazioni rappresentative, nel rispetto dell’Autonomia scolastica e del ruolo specifico delle famiglie stesse in un’ottica di coinvolgimento degli attori del processo e di creazione di alleanze educative strategiche.
  • Adottare sapientemente come prospettiva-cardine delle Linee guida, scevra da ideologismi controproducenti e divisivi, il tema dell’educazione al RISPETTO per sé stessi e per l’altro, in un’ottica di riconoscimento e accettazione del sé e delle diversità.
  • Il compito educativo spetta in modo primario alla famiglia, come istituto a ciò deputato secondo il dettato costituzionale (artt. 30 e 31). Aiutare e supportare le famiglie attraverso eventi di formazione ad esse rivolti, più capillarmente proposti a livello territoriale.
  • Tale compito è condiviso con altre agenzie educative come la scuola, nel cui ambito esso è primariamente in carico agli insegnanti e al personale scolastico, ossia alle figure impegnate in prima linea nella relazione con gli alunni. Per tale ragione, piuttosto che delegare l’educazione all’affettività ad esperti esterni o relegarla ad iniziative formative estemporanee, occorre agire in modo prioritario sulla Formazione in ingresso e sull’Aggiornamento professionale in itinere del personale docente ed educativo, perché sia realmente accertato il possesso di specifiche competenze di carattere psico-pedagogico.
  • Garantire all’educazione socio-affettiva, relazionale e sessuale i caratteri dell’inclusività e della centralità della dimensione dell’ascolto dei bambini e dei giovani, con un’attenzione particolare alle situazioni di maggiore fragilità e di rischio emarginazione.
  • Definire in modo chiaro il ruolo delle altre agenzie educative presenti sul territorio(associazioni, enti, Servizi sociali, professionisti) incentivando i Patti di Comunità.

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Vedi anche il Comunicato Stampa Mppu Città Nuova




Albania terra sorella

Dall’Italia nella “terra delle aquile” per vivere la Gmg, con chi non è potuto andare a Lisbona, per il Summer Campus 2023: Think outside the box

Uscire dal tracciato, dalla propria zona di comfort e dai propri confini: questi sono stati i motivi che hanno spinto 32 giovani provenienti diverse Regioni italiane, dal 2 al 12 agosto, a mettersi in gioco, ancora una volta, in occasione del Summer Campus, Think outside the box, organizzato dai giovani del Friuli-Venezia-Giulia, col notevole supporto della locale comunità dei Focolari. Per la prima volta nella storia di questo evento, le attività si sono svolte in una delle periferie d’Europa: l’Albania. L’iniziativa si è sviluppata in due fasi: la prima, dal 2 al 6 agosto, a Tirana, la seconda, dal 6 al 12, nel Sud del Paese, nella località turistica di Valona.

Nei laboratori di formazione si è parlato di scelte e di libertà, temi che hanno portato a riflettere sul nostro posto nel mondo, quale sia la direzione che vogliamo dare alla nostra vita, quale sia il contributo che ciascuno di noi può dare, per non essere meri turisti bensì costruttori capaci di “lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato” (Baden Powell). Soprattutto, però, di fondamentale valore formativo e fonte di ispirazione è stato ogni incontro con l’altro: l’ascolto della vita di questo popolo e delle testimonianze di coloro che, controcorrente, rimangono e scelgono di vivere per l’Albania, nonostante le innumerevoli difficoltà.

In Albania convivono pacificamente numerose fedi presenti sul territorio: musulmani, bektashi – una religione ibrida tra islam e cristianesimo – cattolici e ortodossi. Basta passeggiare nel centro di Tirana, per osservare campanili e minareti, per vedere statue di Madre Teresa di Calcutta e ascoltare il richiamo alla preghiera dei musulmani.

Durante una cena con la comunità dei Focolari di Tirana e il nunzio apostolico Mons. Luigi Bonazzi, è emerso l’orgoglio del rapporto speciale che hanno instaurato con i colleghi musulmani e di come imparino quotidianamente dallo scambio reciproco. Marian, giovane di origine irachena: “Non è semplice – commenta – vivere in un Paese in cui la maggioranza crede in un’altra religione. Anche io vengo da un Paese a maggioranza non cristiana e so quanta sofferenza questo comporta. Nonostante le incomprensioni e la mancanza di condivisione degli stessi valori, mi sembra che in Albania vi sia una fede più grande e salda, che non si spegne ma che, invece, si alimenta.”

Nel corso dei dieci giorni trascorsi nella “terra delle aquile”, (significato di Albania ndr) abbiamo conosciuto la sua storia: a Kruja, antica capitale, l’eroe nazionale Skanderbeg ha unito popolazioni diverse e ha difeso il territorio dall’avanzata turco-ottomana. A Tirana sono evidenti le piaghe che affliggono oggi il Paese: la corruzione, l’abusivismo edilizio e la miseria. Era scioccante camminare per le strade illuminate, tra monumenti e auto lussuose e, allo stesso tempo, vedere case diroccate o edifici nuovi di zecca ma disabitati, frutto del mero lavaggio di denaro sporco. Non è semplice lottare contro un sistema corrotto, ma abbiamo ascoltato la testimonianza dei proprietari del fast food “Ciki”, che hanno aperto un ristorante di cibo tipico nel centro, con l’intenzione di lavorare in maniera etica e rispettosa, invitando i concittadini a fare lo stesso.

Nel corso delle mattinate trascorse a Tirana, in gruppi, sono proseguite le visite presso diverse strutture che offrono un servizio nelle periferie. Alcuni hanno giocato, ballato e pregato con i bambini accolti in una parrocchia di suore di Charles de Foucauld. “Quest’esperienza con i bambini – racconta Ettore – mi ha fatto comprendere come una partita di calcio può essere un tramite tra culture diverse. Non conta ciò che si ha, bensì quello che si è disposti a dare, un piccolo gesto può far comparire un sorriso sul volto di un bambino donandogli felicità”.

 Altri hanno intrapreso una strada impervia per salutare delle famiglie che vivono sperdute nell’entroterra e che non godono di alcun servizio di comunicazione, nemmeno di una strada asfaltata per raggiungere il primo centro abitato. I giovani rivelano che è stato impattante scontrarsi con una realtà piena di contrasti a livello economico e sociale, tra ville moderne e discariche. “Una delle famiglie – spiega Samuele – ha raccontato che i primi due di otto fratelli sono costretti a lavorare fin da ragazzi per poter garantire un’istruzione ai loro fratelli minori e sostenere economicamente la madre, rimasta da sola. Questa esperienza mi ha segnato, perché spesso non ci si rende nemmeno conto della fortuna che abbiamo a vivere in un Paese del primo mondo dove si tende a dare molte cose per scontate”.

 Sporcarsi le mani con pennello e pittura per imbiancare un’area di una casa di riposo gestita dalle suore di Madre Teresa di Calcutta, o fare compagnia ad alcune signore anziane è stato un servizio concreto. Per Chiara, alla sua prima esperienza in una struttura di questo tipo, non è stato facile, non conoscendo la loro lingua, rapportarsi con le ospiti. L’impatto iniziale è stato sconfortante, ma l’indomani i giovani sono rimasti sorpresi nel vedere le signore al balcone che aspettavano sorridenti e raggianti, in attesa del loro arrivo. “Il secondo giorno – chiosa Chiara – è stato pieno di musica, balli, disegni, regali, sguardi d’affetto e baci scambiati timidamente. Posso dire che questa sia stata la prova che l’amore può davvero tutto, al di là dei limiti linguistici!”

 Un gruppo si è recato presso la struttura Papa Giovanni XXIII, centro diurno che ospita persone con disturbi psichiatrici. I ragazzi e le ragazze si sono cimentati in attività per aiutare la comunità, cucinando il pranzo, preparando una torta e distribuendo da mangiare ai senza tetto. Il momento più intenso è stato sicuramente la condivisione avvenuta con gli operatori e gli utenti del centro, che nonostante gli ostacoli linguistici, hanno raccontato le loro storie, senza filtri e con una sincerità commovente. “Quando vedi – commenta Michele – che fai il tuo lavoro con tanto impegno, ma in cambio ricevi così tanto amore che capisci di aver fatto la scelta giusta“.

Il campus si è svolto in concomitanza con la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona, a cui, seppur a distanza, hanno partecipato i 32 italiani assieme a 120 giovani albanesi e kosovari. Nella notte tra il 5 e 6 agosto presso l’Università Nostra Signora del Buon Consiglio, è stata ricreata un’ambientazione simile a quella portoghese: accampamenti nelle aule universitarie, canti, balli tipici, un momento di adorazione e diretta streaming per seguire in modo originale questo evento.

“Cari giovani, vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirvi: non temete, non abbiate paura”. Le parole di Papa Francesco durante la veglia hanno permesso di vivere un momento di riflessione e di raccoglimento.

La seconda parte del campus si è svolta nella prefettura di Valona presso le suore francescane alcantarine di Babicache operano per aiutare bambini e famiglie del luogo.

Dal lunedì al venerdì le porte della struttura si aprivano per accogliere fino a 50 tra bambini e ragazzi, per giocare a basket, a pallavolo, calcio e ping-pong, per cantare assieme e fare la merenda. Inoltre, abbiamo aiutato le suore con lavori di manutenzione della struttura, ripulendo le strade circostanti da erbacce e spazzatura, carteggiando le pareti esterne e drenando l’acqua accumulata nel campo da calcio affinché i bambini vi potessero giocare.

Nella cittadina di Orikum c’è stata la possibilità di giocare con tanti bambini. “Un’esperienza di mani – commenta Anna– che si stringono e occhi che si cercano. Il limite della lingua mi ha insegnato ad essere ancora più attenta all’altro. Ai suoi e ai miei gesti. Un’esperienza fatta di sguardi, di bicchieri d’acqua da riempire dopo una corsa, di nastrini colorati, di pochi discorsi, ma di abbracci che parlano molto chiaramente”.

Intense le testimonianze ascoltate durante le serate. Il vescovo di Valona, mons. Giovanni Peragine, suor Laura e suor Carmela hanno aperto scenari impensati su una Chiesa missionaria e un Paese in cui molti giovani emigrano, lasciando così un Paese senza futuro e con poche prospettive. Non sono mancati i momenti di relax e di riposo al mare, sulle spiagge di Borsh e la visita al sito Unesco di Butrinto.

L’Albania è entrata nel cuore di ognuno, con le sue contraddizioni, le sue difficoltà e la sua continua voglia di rivalsa. Nel cuore è maturato il desiderio di ritornare quanto prima in questa terra che ormai sentiamo sorella.

Da Francesca e Martina del Friuli Venezia Giulia

Le nostre esperienze in Albania




La Gmg di Lisbona, la gioia è contagiosa

Alcune impressioni dei partecipanti dei gruppi dei Focolari di tutta Italia e Albania

Di Aurelio Molè

«Vieni e vedi!». Il motto evangelico vale anche per la Giornata mondiale della gioventù di Lisbona. Senza aver partecipato è difficile ricreare e comunicare lo stesso clima ed esperienza. Presenti un milione e mezzo di giovani provenienti da tutti i Paesi del mondo, tranne le Maldive. Un esercito della pace che su tanti media non ha superato, se non per dovere di cronaca, la soglia dei criteri di notiziabilità. Un bozzetto di mondo unito, di fatto, realizzato. Dallo schermo tv, fuori dalle inquadrature, a volte, sfuggono, quei frangenti di vita soprannaturale, dei veri «momenti di Dio», che sono l’essenza dell’esperienza della 37° Gmg.

Migliaia di giovani che si inginocchiano durante la Via Crucis, momenti di silenzio infinito durante la Veglia conclusiva a Parco Tejo. Cosa avrà detto Gesù ad ognuno di loro? Nel loro cuore a tu per tu con Dio? Dall’Italia, con i gruppi dei Focolari, hanno partecipato in molti. Abbiamo cercato di raccogliere alcune loro impressioni.

Arianna di Milano scrive: «La cosa che mi ha colpito di più è stato il peso dato alla sfera della spiritualità. Mi pare di aver recuperato una dimensione che mi sembrava un po’ dispersa e ho sentito qualcosa di nuovo sia nei momenti collettivi che in quelli di maggiore raccoglimento. Alcune situazioni mi sono sembrate quasi surreali per lo scarto tra quello che stavamo vivendo a Lisbona e qualsiasi altra esperienza aggregativa. Il sentimento più forte che ho provato è stato quello di appartenenza, di identità, al netto di diversità molto forti che alla Gmg apparivano evidenti. Grazie alle parole del Papa e a quello che abbiamo sentito mi sono sentita infondere un senso di trascendenza che non avevo mai provato».

Gruppo dei Castelli Romani

Dai Castelli Romani e Lazio Sud hanno elaborato una serie di parole chiave: «FRATELLANZA, perché nei momenti in cui qualcuno di noi si trovava in difficoltà, c’era sempre qualcuno pronto a dare una mano e sollevarlo. AMORE, per il moltissimo amore nell’aria che ha contagiato tutti! BELLEZZA, negli occhi e nel cuore di tutte le persone che abbiamo incontrato! GIOIA, condivisa e visibile sugli occhi di tutti. SPERANZA, troppo bello vedere un milione di persone che credono all’amore, quello speciale di Dio!. UNITÀ con tutti, anche se il mezzo di comunicazione, le diverse lingue parlate, non era del tutto efficace, comunque, ci si legava incondizionatamente. RICCHEZZA, in relazione alle esperienze vissute e condivise (esperienze gioiose soprattutto, ma anche sfide che si sono superate man mano). Torniamo a casa più stanchi fisicamente, ma mentalmente carichi per affrontare la quotidianità».

Gruppo di giovani con Margaret Karram

Antonio Romano è uno studente di Ciampino (RM) iscritto all’Accademia di recitazione. L’esperienza della Gmg lo ha maturato sia dal punto di vista umano, con l’incontro di giovani provenienti da tutto il mondo e dal punto di vista religioso, perché si fa, nonostante tutte le difficoltà logistiche, una vera esperienza di Dio. «Un futuro migliore – dice Antonio – non è più utopia, ma una speranzosa realtà, perché noi giovani lo vogliamo e chi ha fede sposta le montagne, perché non è mai solo! L’ essenziale è donare il proprio sacrificio con amore incondizionato per realizzare i sogni di ognuno di noi».

Istruttrice di scherma e studi in Mediazione linguistica e interculturale, Francesca Di Giulio di Ariccia (RM) sottolinea «la resilienza e lo spirito di adattamento anche nelle situazioni più difficili», perché hanno vissuto dei giorni fuori dalla zona comfort e dai soliti schemi facendo «un’esperienza meravigliosa che mi ha permesso di scoprire qualità che non credevo di possedere».

«Provate, pensate – commenta Francesco Gattadi fare esperienze di questo genere. Dormire per terra, mangiare cibo dentro delle scatolette e non in un piatto o avere solamente un pezzo di pane per reggersi e fare chilometri a piedi: è una cosa più unica che rara, per noi che abitiamo in un Paese dove non manca nulla. Vivere un’altra realtà ti fa apprezzare anche le cose minime e i piccoli gesti. Avrai così il tuo giusto equilibrio e potrai aiutare le persone anche facendo piccole cose, ma che magicamente diventano grandi».

Da Torino, l’accompagnatrice Christy Sawaya nota come «dopo innumerevoli ore di sonno, dopo avere svuotato il frigo diverse volte, nell’anima non ricordo stanchezza, sporcizia, sfide, ma l’incanto di aver incontrato Dio e fratelli veri, di aver avuto momenti di silenzio dentro e fuori di me, di essermi buttata ad aiutare concretamente, anche quando difficilmente si riusciva a stare in piedi, di essermi sentita amata, accolta, e perciò anch’io capace di amore e accoglienza. Ho tantissima gratitudine a Dio, a ognuno/a con chi abbiamo condiviso quei giorni, e soprattutto l’esperienza di vedere che l’unità vissuta nel silenzio che grida gioia e testimonia vita ai fratelli che, prima di salutarci, chiedono di continuare il cammino insieme».

Gruppo di Roma

Una grande gioia provata da tutti come testimonia anche Greta Cardilli di Roma: «A me hanno colpito molto le parole del Papa: “La gioia è missionaria”. La dobbiamo portare agli altri, non tenerla solo per noi stessi. L’abbiamo ricevuta da coloro che sono stati parte della nostra vita e che rappresentano le radici della gioia. Noi giovani dobbiamo trasmettere questa gioia che crea altre radici».

Gruppo di Latina

Da Latina ha partecipato anche un gruppo della parrocchia di San Luca. Per Giulia Zorzetto «è stata un’esperienza che ha segnato tutti noi; faremo tesoro dei momenti passati insieme, della gioia vista sui volti degli altri giovani, delle chiacchiere scambiate con i ragazzi stranieri, dell’aria di festa presente in ogni piazza e strada di Lisbona, memori di come questi momenti ci abbiano aiutato a crescere come singoli, ma soprattutto nel nostro cammino di fede».

Singolare l’esperienza di un gruppo di 32 giovani, soprattutto del Friuli, che ha deciso di andare fuori schema e condividere la Gmg di Lisbona andando a trovare i loro coetanei in Albania e seguire con loro l’evento a distanza. Il programma si è dipanato in due fasi: la prima, dal 2 al 6 agosto, a Tirana; la seconda, dal 6 al 12, nel sud del Paese, nella località turistica di Valona, ma ne parleremo in un successivo articolo più dettagliatamente. Il senso di questi giorni è ben spiegato dall’accompagnatore Fabio Teofani: «La nostra è stata un’esperienza di grande gioia per tanto amore dato e, soprattutto ricevuto». Il titolo dell’iniziativa, “Think outside the box”, pensa fuori dagli schemi, li ha portati a spostarsi per operare nelle periferie «che si rivelano un cammino d’amore, sempre via di “resurrezione”, che ha trasformato tanti cuori, compresi i nostri. E le tre parole pronunciate dal Papa durante la Veglia a parco Tejo (“brillare, ascoltare e non temere”) le ho viste riflesse negli occhi e incarnate nelle azioni dei nostri giovani. Per me è stata una vera e propria lezione di vita che mi ha riempito il cuore di speranza. Da parte di tutti emergeva un’enorme gratitudine e il desiderio di ritornare quanto prima in questa terra che ormai sentiamo sorella».

Alcuni di questi giovani hanno partecipato alla trasmissione di Rai 1 A sua immagine di domenica 13 agosto, dove potete vedere i loro volti e ascoltare le loro impressioni.

Alcuni giovani che hanno raccontato le loro impressioni sulla Gmg di Lisbona ad A sua immagine di Rai1

Videomessaggio del Papa ai giovani della Gmg: tenete vivo il ricordo di Lisbona




Come si è concluso il Campo di lavoro dei giovani a Sarsina?

Del Campo di lavoro dei giovani a Sarsina ne abbiamo già parlato in un predente articolo di alcuni giorni fa e lo potete leggere qui. Riportiamo quanto vissuto negli ultimi giorni e, se così si può dire, le conclusioni . . . 

Siamo dunque giunti al termine. Difficile condensare in poche righe una realtà tanto varia e coinvolgente. Al momento di partire qualcuno piangeva, altri nascondevano meglio la commozione, tutti erano consapevoli di aver fatto una esperienza unica che li ha segnati.

Il lavoro che hanno svolto è stato molto duro, altro che venire un giorno a spalare cantando ‘Romagna mia’. Sei giorni in cui non si sono risparmiati, specie le ragazze, che hanno fatto cambiare idea a Giovanni sul rapporto donne-legna, donne-trattore, donne- fatica. Il rapporto fra tutti è costantemente cresciuto; senza una sola sbavatura, un solo giudizio, un solo lamento.

Significativo il fatto che una sera, a tavola, ci siamo accorti che nessuno aveva con sé il cellulare; o che tutti partecipassero, senza che nessuno glielo avesse chiesto, alla sparecchiatura, lavaggio delle stoviglie e pulizia della cucina.

Eleonora, la buona e sorridente padrona di casa, diceva che la sua cucina non aveva mai brillato così tanto. Qualche eco giunto dai genitori dopo il rientro e al momento della partenza confermavano che vedevano i loro figli cambiati, sereni, maturati. Ringraziavano per aver fatto loro vivere questa esperienza.

Gli incontri con gli amici che salivano a portare la loro esperienza sono sempre stati seguiti con interesse e partecipazione, sia che si trattasse di un Imam che recita una sura con una religiosa cantilena, di un prete che ci propone una liturgia della Parola all’eremo di San Vicinio, di Claudio Di Filippo che ha tenuto una lezione di origami.

Tutto è servito . . . anche l’andare tutti insieme, dopo cena, in un paese poco distante per partecipare alla festa di compleanno di un cinquantenne e dormire poi all’aperto ammirando una splendida stellata; o visitare il Museo archeologico di Sarsina con una guida e poi la Cattedrale con la spiegazione dell’ex parroco e la successiva imposizione del Collare di San Vicinio; o l’uscita serale alle vicine Terme di Bagno di Romagna dopo una giornata di duro lavoro. Ne hanno approfittato per lavarsi a fondo, dato che l’unica doccia forniva acqua calda solo per i primi due fortunati. Simpatica la gentilezza con cui ognuno cedeva all’altro il privilegio di lavarsi con acqua calda.

Gli ultimi tre giorni hanno proposto la consueta varietà di interventi. Persone che si sono trovate bene con noi, quasi tutti si sono trattenuti per condividere il pasto e l’incontro con le loro differenti realtà ha avuto modo di approfondirsi in pranzi o cene all’insegna delle risate e della fraternità. Gli spazi lasciati ai momenti di relax e cultura non hanno inciso sulle ore di lavoro nei campi o nelle strutture della Fattoria. Erano lì per aiutare usando le braccia e nessuno si è tirato indietro.

Conclusione? Un’esperienza da riproporre, anche se, appare chiaro, che un Campo nato per venire incontro ad una ‘emergenza’ non potrà essere riproposto con tale formula, ma i campi di azione sono e potranno sempre essere tanti.

Antonio Pacchierini – Cesena

L’iniziativa è stata resa possibile grazie anche alla raccolta fondi del Coordinamento Emergenze del movimento dei Focolari coordinata da AMU/AFN a supporto della situazione di bisogno causata dall’alluvione dello scorso maggio in Romagna.

 




Sarsina. Campo di lavoro alla fattoria didattica “Il Pagliaio”

Riportiamo qui alcune parti della lunga lettera che Antonio Pacchierini di Cesena ha scritto al CORRIERE CESENATE (a cui rinviamo per la lettura completa della stessa) sul Campo di lavoro che alcuni giovani stanno facendo in questi giorni a Sarsina, presso una struttura alluvionata.

Caro direttore,

è una lunga relazione sull’inizio del Campo, con una descrizione dell’ambiente in cui opereranno i nostri baldi giovani.

[…] Il 6 agosto abbiamo dato il via al nostro Campo di Lavoro presso la Fattoria Didattica ‘ Il Pagliaio’, situata pochi chilometri sopra Sarsina, colpita da numerose frane. Abbiamo iniziato con la sistemazione dei ragazzi nelle casette di legno ‘spartane’ che i gestori usano per ospitare i pellegrini che percorrono la Via Francigena; praticamente uno spazio vuoto di pochi metri quadrati. A seguire cena, in una grande tavolata all’aperto con un panorama collinare mozzafiato e il mare sullo sfondo. Quando l’aria è completamente tersa si riesce a intravedere la terra di Croazia.

I genitori e la sorellina di Chiara e Martina hanno accompagnato le figlie fino al Campo ed erano decisi a tornare subito a casa. Sono poi stati gli ultimi alzarsi da tavola.

[…] Partecipano al Campo sette ragazzi e ragazze dai 18 ai 23 anni (un ottavo ci raggiungerà martedì), molto in gamba e molto gasati. In un clima di famiglia Raffaele Russo, presidente della nostra APS Focolari Romagna, ha illustrato il fine di questo progetto che è quello di condividere le difficoltà del nostro prossimo sia materialmente, con i muscoli (come diceva Chiara), che quello di far sentire, a chi sta vivendo una situazione difficile, la nostra solidarietà, condivisione e fratellanza. Eleonora, moglie di Giovanni e madre di Gianmaria, gestori della Fattoria Didattica, ha raccontato come si siano trovati in estrema difficoltà.

Da diversi anni (la loro impresa è sorta circa dieci anni fa), sono sotto assedio per eventi avversi quali: due anni di siccità, grandinate che hanno rovinato molti alberi da frutto, inverno di neve abbondante che ha fatto 40.000 euro di danni alle culture, Covid spalmato in tre anni, e adesso le frane.

[…] La strada asfaltata che porta alla Fattoria è agibile, con qualche tratto dissestato in cui bisogna fare attenzione alle buche, ma essendo stata riaperta in modo ‘emergenziale’, è percorribile solo da residenti e autorizzati (noi abbiamo il permesso in quanto autorizzati da Giovanni) e i pullman e pulmini che portavano da loro le scolaresche in visita alla Fattoria non possono transitarvi. Era una notevole fonte di reddito e di soddisfazione. Non hanno potuto raccogliere i quintali di ciliegie presenti sugli alberi perché la strada per il frutteto era, ed è, interessata da una frana e stanno portando a valle i 1.200 quintali di legna da ardere, tagliata in primavera, attraverso vie traverse e in piccole quantità alla volta. Ciò fa aumentare di molto il costo del trasporto e, di conseguenza, fa diminuire il guadagno finale.

Eleonora si è commossa raccontando di quanto la nostra presenza le stia dando carica ed energie. Proprio lei che voleva mollare tutto e venir così meno al loro motto: ‘portatori sani di entusiasmo’. Nella piccola piazzetta dove sorge la loro casa, edificata artigianalmente pietra su pietra, trave su trave, c’è una grande yurta originale che hanno fatto venire dal Tibet. È foderata con peli di cammello ed è calda d’inverno e fresca d’estate. Lì dentro tengono lezioni di ecologia ai gruppi di bambini che tutto l’anno vengono (venivano!) a conoscere la loro esperienza.

Noi useremo la yurta per gli incontri di un’ora, alle 12 e alle 17, tenuti prima del pranzo e prima di riprendere il lavoro pomeridiano. Con il sole alto nel cielo è bene non lavorare all’aperto perché pericoloso per la salute. In ognuno di questi momenti i ‘relatori’ saliranno alla Fattoria per dialogare con i ragazzi presentando vari temi: volontariato, impegno politico, vita di famiglia, disabilità acquisita per un incidente o una malattia progressiva, ritrovarsi con la pelle scura in una nazione di pelli chiare, passione per la musica e per lo spettacolo, una vita al servizio di Dio, Islam e cristianesimo, perché, come appartenente alla Papa Giovanni XXII ho deciso di aprire un Centro diurno per disabili, ecc.

[…] Giovanni è un filosofo della natura e spiega volentieri quali sono i suoi segreti e come, se entriamo in sintonia col creato, si può cogliere la bellezza di ciò che ci circonda e trovare il nostro posto in questa armonia di esseri viventi.I ragazzi iniziano questa mattina il lavoro nei campi e sono entusiasti dell’ambiente in cui dovranno darsi da fare agli ordini di Gianmaria, che la loro stessa età.

Antonio Pacchierini – Cesena

Puoi leggere l’articolo completo sul Corriere Cesenate




Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona: si parte!

di Aurelio Molè

I giovani dei Focolari partono con i gruppi delle diocesi, ma numerosi sono anche i viaggi in autonomia per fare una esperienza di fraternità senza frontiere.

Tutto è pronto per la 37° Giornata mondiale della Gioventù che si svolgerà a Lisbona in Portogallo dal 1° al 6 agosto. Dall’Italia partiranno in 65 mila e molti sono già in viaggio per i gemellaggi che si svolgono dal 26 al 31 luglio con i giovani portoghesi e di tutto il mondo.

«Quella di Lisbona – sottolinea don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della CEI – sarà un’esperienza particolare per diversi motivi: innanzitutto, la generazione che vi prende parte, per questioni anagrafiche, non ha mai vissuto qualcosa di simile ma viene dalla sofferenza della pandemia; inoltre, è la prima volta che l’incontro mondiale dei giovani si svolge in un Continente in cui è in atto una guerra. Ogni Gmg è un grande laboratorio: culture, lingue, provenienze diverse aprono il cuore alla comprensione dell’esistenza stessa. Questa edizione, in particolare, servirà anche a rigenerare la fiducia negli altri, la consapevolezza che dipendiamo gli uni dagli altri, che abbiamo bisogno di riconoscere nell’altro un fratello e che vale la pena mettersi in gioco. E di farlo, come ci ha ricordato Papa Francesco, con quella mistica del cammino che è sempre vicino agli altri e non da soli».

Da oltre 50 Paesi di tutto il mondo saranno presenti più di un milione di giovani per una grande esperienza di fraternità senza frontiere, dove i giovani entreranno in contatto con coetanei di altre culture per la prima grande kermesse internazionale dopo la pandemia. Una occasione di incontro, di preghiera, di amicizia, di esperienza di Dio che resterà per tutta la vita.

In modo profetico Papa Francesco disse il 30 luglio 2016 ai giovani presenti alla Giornata mondiale della gioventù di Cracovia, in Polonia: «Noi non vogliamo vincere l’odio con più odio, vincere la violenza con più violenza, vincere il terrore con più terrore. E la nostra risposta a questo mondo in guerra ha un nome: si chiama fraternità, si chiama fratellanza, si chiama comunione, si chiama famiglia».

Rischiare, andare avanti, sognare, lottare per il futuro, costruire un mondo migliore: sono i cinque verbi più usati da Papa Francesco con i giovani a cui più volte ha affidato le sorti dell’umanità per cambiarla in meglio.

I giovani dei Focolari in gran parte sono inseriti all’interno dei viaggi organizzati dalle diocesi e parrocchie italiane, ma non mancano singoli gruppi che viaggiano in maniera autonoma e si uniscono a Lisbona ai giovani di tutto il mondo per seguire il programma ufficiale della Gmg.

Una delle caratteristiche di questa edizione è che sarà presente un gran numero di minorenni, nella fascia 15-18 anni, a partecipare per la prima volta. Da Roma parte un gruppo di giovani che parteciperà alla Veglia e alla Messa conclusiva del 5 e 6 agosto a Lisbona per poi spostarsi a Leiria, 120 chilometri a Nord, per un incontro con 350 giovani dei Focolari da tutto il mondo.

Una tre giorni con spazi di dialogo, conoscenza di sé in Dio, giochi, sport, una festa sotto le stelle, e la scelta di “uscire” per costruire un mondo nuovo. «Il tema della Gmg: “Maria si alzò e andò in fretta” – commenta Daniela Scamardì, una delle responsabili, – ci suggerisce di mettersi in gioco, di non stare fermi, facendo un viaggio insieme per comprendere i luoghi dove far agire il Vangelo della speranza».

Un altro gruppo proveniente dal Lazio parteciperà solo alle manifestazioni ufficiali della Gmg dal 2 al 6 agosto. «Sono tutti alla ricerca – sottolinea Tiziana Proietti che li accompagna – di una esperienza profonda, di momenti di vita insieme, con la curiosità di un viaggio in un Paese straniero e di conoscere giovani di tutto il mondo».

Originale la partecipazione a distanza di un gruppo del Friuli che si recherà, per seguire la Gmg, a Tirana, per una esperienza di condivisione con i giovani albanesi che non avevano la possibilità di andare in Portogallo. Una piccola Gmg a distanza, con annessa, esperienza reale di vicinanza, conoscenza tra culture diverse, per costruire un’amicizia sociale.

Per la parrocchia San Luca di Latina la Gmg è il coronamento del cammino fatto tutto l’anno. Un gruppo affiatato partirà il 2  e tornerà il 6 agosto a Gmg conclusa. «Si tratta – spiega la catechista Patrizia Di Benedetto – di un gruppo molto affiatato che seguo tutto l’anno. L’entusiasmo è tanto e molta la voglia di conoscere altri giovani per confrontarsi sul comune cammino di fede».

Una esperienza di comunione che inizia già dal viaggio di andata: è una delle caratteristiche del gruppo dei giovani dei Focolari di Torino che viaggia insieme ad alcune parrocchie. «Insieme ai giovani abbiamo pensato – spiega Christy Sawaya, una delle responsabili – che durante il viaggio in pullman, che durerà a lungo, faremo giochi per conoscerci e momenti di comunione sulla parola del Vangelo del giorno». Il loro viaggio, con partenza il 29 luglio prevede tappe a Lourdes e Fatima, prima di partecipare agli eventi della Gmg a Lisbona. Il loro programma si nutre anche di momenti di preghiera, mattina e sera, per gruppi, e momenti di scambio per fermentare la vita di comunione.

Il gruppo di Milano seguirà, dal 31 luglio al 6 agosto, il programma ufficiale e negli incontri preparatori i giovani hanno mostrato un vivo interesse per l’ecologia integrale e la sostenibilità ambientale. «Saranno – chiosa Marta Michelacci, una delle responsabili – dei momenti di crescita e di confronto su tematiche contemporanee che hanno molto a cuore per poter, poi, fare dei progetti concreti».

L’invito di Papa Francesco, pronunciato il 27 luglio del 2013 alla Gmg di Rio de Janeiro è sempre valido: «Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore. Cari giovani, per favore, non guardate dal balcone la vita».

Alcuni appuntamenti da non mancare: Il 31 luglio e il 1° agosto ci saranno dei workshop del Gen Verde e due concerti, il 2 agosto alle 20 nell’auditorium della Facoltà di “Medicina dentaria” e il 4 agosto alle 22 all’Alameda Don Alfonso Henriques. Alla Città della Gioia, i Focolari animeranno momenti di riflessione con testimonianze e saranno presenti con degli stand. Nei momenti di crescita, chiamati Rise Up, dal 2 al 4 agosto parteciperanno anche Margaret Karram e Jesus Moran, rispettivamente presidente e co-presidente dei Focolari.

 

Programma GMG MdF

Conclusa la Gmg il 6 agosto, comincia la post Gmg dei Focolari, dal 7 al 9 agosto a Leiria.




“Avere un sogno a cui dare la tua fatica”

CANTIERE RpU Cittadella FARO – Križevci (Croazia) 16-23 Luglio 2023

Siamo partiti proprio con un grande sogno, come dice questa canzone dei THE SUN (C’è sempre un buon motivo per vivere – 2023) che ha dato il via alla nostra settimana di Cantiere, oltre a pale, rastrelli, pennelli e tanto entusiasmo, quello di poter aiutare e metterci al servizio delle tante realtà che avremmo incontrato, e questo sogno possiamo dire di averlo realizzato.

Per tutto l’anno ci siamo preparati, in weekend di formazione-azione conoscendo e collaborando con alcune associazioni, quali il Sermig, l’Oklahoma che accolgono ragazzi disagiati, Villa Luce una casa famiglia per giovani in difficoltà, Invetta che distribuiscono cibo ai senzatetto, …in attesa del Cantiere estivo!

Con destinazione Cittadella Faro – Croazia, 31 ragazzi dei territori della Lombardia Ovest e del Veneto, 8 accompagnatori, e una decina di adulti della cittadella abbiamo potuto TOCCARE, GUARDARE, ASCOLTARE, AMARE e AIUTARE tante, tante persone:

Un centro diurno di 25 disabili, l’asilo Raggio di Sole che accoglie circa 120 bambini utilizzando un rivoluzionario metodo legato ‘all’Arte di Amare’, 5 famiglie con diversi disagi, Lucy, una carismatica donna affetta da SLA che vuole realizzare un eco-camp, la nostra cittadella con alcuni lavori di manutenzione e Dijana che ci ha insegnato a costruire con materiale di riciclo, delle casette per gli insetti utili, per l’impollinazione e le colture.

Lavoro, gioco, formazione, divertimento, riflessione, questi gli ingredienti che hanno reso possibile questa sorprendente settimana di cantiere. Sì perché nonostante le sfide quali la fatica del ‘lavoro’, incontrare famiglie molto povere, incomprensioni tra ragazzi, la pioggia che cambiava i nostri programmi, non ci siamo scoraggiati e abbiamo cercato, dopo un momento di riflessione e verifica a metà settimana, di capire come potevamo ‘ricominciare’ fra noi e con quanto ci era stato affidato.

Tornando ci dicevamo con gli adulti accompagnatori che andavano dai 75 ai 22 anni quanto è importante guardare ‘A TUTTE LE FACCE DEI RAGAZZI DI OGGI’ quanto sono capaci di DARE, e come adulti non fermarci alle apparenze e ai pregiudizi che spesso possono emergere legati agli adolescenti e provare insieme a loro a misurarsi e mettersi in gioco.

La presenza di queste ‘generazioni’ così diverse anche fra gli accompagnatori, di cui un intero focolare, è stato un dono aggiunto per tutti, nel rispetto e nella semplicità dello stare insieme.

La cittadella Faro, ci ha accolto con grande gioia, resta veramente un ‘faro’ per i tanti che passano da diversi paesi e anche per la presenza del vescovo della Diocesi di rito greco cattolico che non hanno esitato ad accoglierci e farsi conoscere.

Abbiamo potuto conoscere la comunità ‘Cenacolo’ che accoglie circa 25 giovani con diverse dipendenze e che con una grande forza di volontà e una nuova o ritrovata fede, provano a riprendere in mano la loro vita e ricominciare. Sono state preziose le loro esperienze che ci hanno fatto ‘entrare’ nelle loro vite, ora illuminate da una nuova Luce, attraverso la loro guida Madre Elvira.

Anche la piscina, la gita a Zagabria, ci hanno permesso momenti di svago e divertimento, sempre occasioni per crescere nel rapporto di reciprocità.

La canzone che ci ha accompagnato durante il cantiere conclude così:

“Sarà così, sarà bellissimo

Sarà davvero la vita, la vita che ci voleva

Sì, sarà così, sarà bellissimo

Anche se sarà difficile sarai quel che ci voleva

C’è sempre un buon motivo per vivere”

Ora possiamo veramente dire che è stato bellissimo, ognuno è stato quel che ci voleva, con i propri talenti, presenza e testimonianza, e SI’ dopo questa settimana di servizio possiamo dire che ci sono sempre tanti buoni motivi per vivere, ognuno di noi può fare la differenza lì dove è!

Arrivederci a settembre, quando riprenderemo questo sempre speciale cammino con i ragazzi, per continuare a sognare e a vivere con loro perché ciascuno si senta protagonista della propria vita.

Mauricio, Marina, Antonio, Barbara, Amata, Sara, Federico, Mariangela e l’equipe dei ragazzi per l’Unità dei territori