“Chiara Lubich e la famiglia”: echi delle varie manifestazioni in Italia

Da Catania

 




“Buone Pratiche” di formazione dei laici nella Chiesa italiana

*Dalla Relazione a cura di Mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca e Presidente della Commissione episcopale per il laicato;  Prof.ssa Paola dal Toso, Segretaria della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali (Seminario di Studi che si è è tenuto nel Settembre del 2018 presso il Dicastero Laici, Famiglia, Vita ed a cui hanno partecipato i Presidenti delle Commissioni Episcopali per il Laicato di tutto il mondo ed anche alcuni Laici laddove ci sono Consulte o Uffici Pastorali per il Laicato. Per l’Italia ha partecipato Mons. Angiuli e Paola dal Toso Segretaria CNAL).

In sintonia con i pronunciamenti della Chiesa universale (1), i documenti della Chiesa italiana [2] sottolineano che la formazione dei fedeli laici ha come obiettivo fondamentale la scoperta sempre più chiara della propria vocazione e la disponibilità sempre più grande a viverla nel compimento della propria missione. La formazione dovrà caratterizzarsi in senso personale, integrale e permanente. Nello scoprire e nel vivere la propria vocazione e missione, i fedeli laici devono essere formati a quell’unità di cui è segnato il loro stesso essere di membri della Chiesa e di cittadini della società umana.

Entro questa sintesi di vita si situano i molteplici e coordinati aspetti della formazione integrale dei fedeli laici; spirituale, dottrinale, pastorale. Non c’è dubbio che la formazione spirituale debba occupare un posto privilegiato nella vita di ciascuno. Sempre più urgente si rivela oggi la formazione dottrinale dei fedeli laici, non solo per il naturale dinamismo di approfondimento della loro fede, ma anche per l’esigenza di «rendere ragione della speranza» che è in loro di fronte al mondo e ai suoi gravi e complessi problemi.

Nel contesto della formazione integrale e unitaria dei fedeli laici, è particolarmente significativa per la loro azione missionaria e apostolica la personale crescita nei valori umani. Ai fini d’una pastorale veramente incisiva ed efficace è da svilupparsi, anche mettendo in atto opportuni corsi o scuole apposite, la formazione dei formatori. Formare coloro che, a loro volta, dovranno essere impegnati nella formazione dei fedeli laici costituisce un’esigenza primaria per assicurare la formazione generale e capillare di tutti i fedeli laici.

Nell’opera formativa alcune convinzioni si rivelano particolarmente necessarie e feconde. La convinzione, anzitutto, che non si dà formazione vera ed efficace se ciascuno non si assume e non sviluppa da se stesso la responsabilità della formazione: questa, infatti, si configura essenzialmente come «auto-formazione». La convinzione, inoltre, che ognuno è il termine e insieme il principio della formazione. Più si è formati, più si sente l’esigenza di proseguire e approfondire la formazione e più ci si rende capaci di formare gli altri.

Non è stato semplice raccogliere e sintetizzare tutte le iniziative messe in atto da parte della Chiesa presente in Italia per la formazione dei laici, le svariate iniziative promosse dalle realtà locali sia a livello parrocchiale sia dalle aggregazioni laicali. Questo contributo cerca di individuare e illustrare le “buone pratiche”, le iniziative e i progetti promossi ed organizzati inerenti alla promozione e formazione continua dei fedeli laici. Non avanza alcuna pretesa di esaustività e di completezza soprattutto in riferimento alle 68 aggregazioni laicali riconosciute dalla Chiesa Italiana, che per lo più organizzano momenti e percorsi formativi per i propri associati, talora anche aperti ad altri partecipanti, ma in generale non sono fatti conoscere. Pertanto, l’attività formativa diffusa su tutto il territorio nazionale, è senz’altro molto più ampia di quella sintetizzata.

Facendo seguito alla richiesta di codesto Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, diamo conto delle “buone pratiche” messe in atto dalla Chiesa italiana in questi anni postconciliari suddividendole in tre gruppi: a)“Buone Pratiche” degli Uffici nazionali della Conferenza episcopale italiana; b)“Buone Pratiche” delle Diocesi; c)“Buone Pratiche” delle Aggregazioni laicali.

[1]Cfr. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, Esortazione apostolica post-sinodale, 30 dicembre 1988.
[2]Cfr. Commissione episcopale per l’apostolato dei laici, Criteri di ecclesialità dei gruppi, movimenti  associazioni, Nota pastorale 1981; Commissione Episcopale per la Cooperazione tra le Chiese I laici nella missione ad gentes e nella cooperazione tra i popoli, Nota Pastorale 1990; Commissione episcopale per il laicato, Le aggregazioni laicali nella Chiesa, Nota pastorale 1993; Commissione episcopale per il laicato, Fare di Cristo il cuore del mondo, Nota pastorale 2005.

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III. Movimento dei Focolari

Il Movimento Focolari di Italia pone particolare attenzione a “formare i formatori” a vari livelli e in vari ambiti, essenziale per rispondere ai bisogni di formazione umana, cristiana e spirituale dei membri del Movimento e delle persone con cui è condiviso il cammino nelle varie comunità cristiane locali e nei vari territori. Questo avviene puntando a formare laici che poi a loro volta si attivino nel locale per riproporre percorsi specifici di iniziazione cristiana, di formazione permanente, di dialogo inteso nel senso più ampio, teso cioè alla condivisione fattiva dei valori cristiani e umani più profondi per il raggiungimento del bene comune nei vari settori dell’agire umano.

Centro Evangelii Gaudium (CEG), inaugurato l’11 novembre 2016 e sorto dalla sinergia con l’Istituto Universitario Sophia e con le espressioni di impegno ecclesiale del Movimento dei Focolari, ancorato allo stile sinodale che la Chiesa oggi è chiamata a fare proprio, nel solco tracciato dal magistero del Concilio Vaticano II, intende dare slancio e contenuto alla conversione pastorale cui Papa Francesco con decisione richiama. Si propone come laboratorio permanente di formazione, studio e ricerca nell’ambito dell’ecclesiologia, della teologia pastorale e della missione, della teologia spirituale e della teologia dei carismi nella vita di una Chiesa chiamata allo slancio missionario. Alla luce degli impulsi spirituali provenienti dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, e delle esperienze suscitati dal carisma dell’unità, si propone come luogo del pensare in dialogo e in presa diretta con le sfide pastorali a servizio di una Chiesa in uscita.

Corso per Operatori Pastorali (residenziale di 7 giorni + altri 3 giorni in autunno), rivolto ad operatori pastorali (sacerdoti e laici) operanti nelle Diocesi/Parrocchie italiane.

Anche per le famiglie l’obiettivo primario è quello della formazione specifica di coppie e famiglie che siano a loro volta attivatrici e formatrici nei vari ambiti legati alla vita e della spiritualità familiare. Il Movimento Famiglie Nuove promuove da decenni corsi di formazione per fidanzati, giovani coppie, coppie più mature, corsi di formazione alla genitorialità, corsi per l’affido e l’adozione, avvalendosi di Comitati scientifici, di uno staff qualificato e di materiali di formazione articolati e vari. A Loppiano ha sede la Scuola di formazione permanente Loreto, dove si alternano famiglie di varie nazionalità; è riconosciuta dal Pontificio Consiglio e da varie convenzioni a carattere regionale e nazionali. Recentemente si è data particolare attenzione all’approfondimento delle questioni morali ed etiche della spiritualità familiare, così come agli approfondimenti legati all’esortazione apostolica Amoris Laetitia.

Percorsi di Luce è un corso specifico per coppie in difficoltà e/o separate con l’intervento di sacerdoti ed esperti di varie discipline, di coppie mature e preparate.

Percorsi di formazione ad ampio spettro prevedono seminari, corsi residenziali, incontri formativi tematici, studi universitari, pubblicazioni varie, per i laici impegnati nei diversi ambiti disciplinari e professionali, e che vanno dal dialogo e approfondimento a livello accademico, all’impegno degli operatori di svariati settori dell’agire umano e sociale. L’obiettivo comune consiste nel cercare di illuminare le scienze e l’agire con i valori cristiani, nello stile del dialogo aperto ai contributi e alle collaborazioni con persone di differenti culture, ma desiderose di lavorare e agire per i valori fondamentali dell’umanità. Tra questi, ad esempio: Medicina Dialogo e Comunione (promuove formazione per accademici ed operatori del mondo della salute), EDU – Educazione e Unità (raccoglie un gruppo internazionale di studiosi e operatori del mondo dell’educazione. In Italia la rete degli educatori ha posto quest’anno il suo focus sull’Educazione alla Pace ed è stato varato un progetto per la formazione continua per gli insegnanti di ogni ordine e grado “We Care Education” in collaborazione con il MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica) e l’Istituto Universitario Sophia), EcoOne (rete internazionale di operatori in campo ambientale e naturalistico. Sono promosse scuole di formazione per insegnanti, bambini e ragazzi, per l’approfondimento delle tematiche legate alla Laudato Si’), Sportmeet (rete mondiale di sportivi e operatori dello sport), NetOne (rete internazionale di accademici e operatori del mondo dei media e della comunicazione, che opera da anni per la formazione di quanti insegnano o lavorano a vario titolo in questo vasto settore). Percorsi formativi simili sono da anni avviati e portati avanti anche nel mondo del Diritto, dell’Arte, dell’Architettura, della Sociologia.

Il Movimento Politico per l’Unità (MPPU) è un laboratorio internazionale di lavoro politico comune, tra politici eletti ai vari livelli istituzionali o militanti in partiti diversi, diplomatici, funzionari pubblici, studiosi di scienze politiche, cittadini attivi, giovani che si interessano alla vita politica della propria città ed alle grandi questioni mondiali, e a quanti desiderano esercitare il proprio diritto-dovere di contribuire al bene comune. In Italia ha sedi in quasi tutte le regioni e promuove scuole di partecipazione politica per giovani in varie città italiane, anche in collaborazione con le comunità cristiane locali o altri enti e associazioni.

Il Progetto di Economia di Comunione promuove corsi di formazione specifici per imprenditori, per giovani imprenditori, Scuole di Economia Civile (SEC), percorsi di riflessione culturale (tesi di laurea, articoli, monografie, convegni accademici, convegni per operatori dell’ambito economico) per accompagnare l’esperienza concreta e la dimensione vitale, dando luogo ad una reciprocità tra teoria e prassi che costituisce uno degli aspetti più tipici dell’Economia di Comunione.

Una sottolineatura particolare è quella che riguarda i percorsi messi in atto per la formazione degli educatori/formatori che si occupano delle nuove generazioni.

Edu x Edu è un progetto di formazione continua: in collaborazione con la Congregazione per le Scuole cattoliche, la LUMSA e l’Istituto Universitario Sophia, il contributo di esperti e di un comitato scientifico internazionale composto da pedagogisti, educatori, psicologi, sociologi, esperti di vari ambiti, con corsi residenziali, congressi internazionali, collegamento tramite una piattaforma per l’e-learning, approfondimenti, aggiornamenti e scambio di buone prassi, si propone di formare educatori, catechisti, formatori, animatori, genitori che si prendono cura della crescita integrale umana e cristiana di bambini, ragazzi, adolescenti, giovani, sia che essa avvenga nelle parrocchie e diocesi, sia in ambiti formativi propri del Movimento dei Focolari.

Up2me è un progetto formativo di educazione all’affettività per pre-adolescenti e adolescenti. Si affiancano corsi e scuole di formazione specifiche per genitori e per animatoriche sostengono le attività formative e gli approfondimenti con i più giovani. Con l’apporto di esperti di varie discipline, si sono strutturati format di grande coinvolgimento e spessore umano/cristiano. Sono stati prodotti materiali di vario formato che si stanno rivelando molto efficaci. Da qualche mese è allo studio un percorso di educazione all’affettività anche per bambini, con percorsi paralleli per genitori ed educatori di questa fascia di età.

La Commissione centrale per la Tutela dei minori sostiene la nascita di Commissioni simili a livello nazionale e regionale per la formazione dei membri interni che si dedicano alle nuove generazioni. Queste Commissioni hanno promosso in questi ultimi anni, percorsi formativi richiesti da diocesi, scuole cattoliche, parrocchie ecc. e anche pubblicazioni e/o consulenze sul tema specifico.

Il gruppo editoriale Città Nuova del Movimento dei Focolari si occupa della produzione di materiali e strumenti (riviste, libri, eventi, ecc.) per la formazione dei laici e non solo, in vari ambiti, proponendo una lettura delle realtà umane ed ecclesiali alla luce del Vangelo, del Magistero e della spiritualità dell’unità.

A fine 2018 nascerà la rivista “Ekklesia – sentieri di dialogo e comunione” che vuole essere uno strumento specifico di formazione per quanti operano in modo più diretto in ambito ecclesiale.

Documento completo:

http://www.laityfamilylife.va/content/dam/laityfamilylife/Pdf/Italia%20Report.pdf




Crescere coi nostri figli

Un bilancio sul progetto “Famigliedicuore” di Napoli e  Cosenza

Si dice che sia il mestiere più difficile quello del genitore: domande, dubbi si affacciano ogni giorno dovendo accompagnare i figli nella varie tappe di crescita nei contesti sempre nuovi dove si trovano a vivere.

L’impegno si fa più esigente se il figlio arriva da lontano tramite l’adozione internazionale. Al bisogno di formarsi e confrontarsi con altre famiglie che vivono l’esperienza adottiva, cerca di offrire risposte concrete e innovative il progetto “Famigliedicuore”. Il percorso  dà la possibilità alla coppia di sentirsi meno sola e di essere sostenuta  nella fase delicata in cui il bambino proveniente  da un altro Paese entra a far parte della nuova famiglia e l’avventura si fa unica e meravigliosa, ma anche contrassegnata da interrogativi e responsabilità.  Nato nel 2014 in collaborazione con l’Associazione Unafamigliapertutti Onlus di Ascoli Piceno e realizzato da Azione per Famiglie Nuove onluscon l’obiettivo di divulgare la cultura dell’adozione attraverso il rafforzamento della rete tra famiglie e tra famiglie e istituzioni,  il progetto si è avviato anche in Campania nel 2016  col contributo della Fondazione Banco di Napoli,   e nel 2017 è approdato in Calabria. Tramite  la piattaforma di Crowfounding Meridonare della fondazione Banco di Napoli  si è potuto sensibilizzare a largo il progetto, diffuso anche grazie a diversi eventi solidali, come quelli organizzati da l’ “Associazione Pietra Viva” onlus di Casavatore Napoli, partner del progetto, e al contributo di tanti sostenitori che credono nelle potenzialità di questo percorso costruttivo.

Numerose le attività proposte: da incontri formativi allo sportello di consulenza psicologica, a laboratori tematici per bambini e ragazzi, condotti da una psicologa e psicoterapeuta familiare e da due operatori per l’infanzia per favorire l’ascolto delle emozioni più profonde in un clima di gioco e di partecipazione emotiva, fino ad aperitivi e momenti ludici di socializzazione. “E’  un’esperienza fondamentale per essere dei genitori più consapevoli, per imparare a mettersi in discussione e poi trovare la strada da percorrere come singoli e come famiglia”, commenta una coppia sulla pagina facebook che consente alle famiglie di collegarsi in rete e restare informati su appuntamenti e novità.

Il passaparola tra le coppie ha favorito la diffusione di eventi sul territorio e incontri formativi gratuiti che hanno visto aumentare il numero dei partecipanti nel corso dei mesi, presso l’Istituto Nazareth nel quartiere Vomero di Napoli, facilmente raggiungibile da vari punti della Campania. Attualmente le famiglie coinvolte a vario titolo sono  45, tra cui anche quelle aspiranti l’adozione. Quasi una cinquantina i ragazzi tra i 2 anni e i 16 anni.

“Il tempo vola grazie alla vostra capacità di rendere il tutto molto molto piacevole e andiamo via con ancora tanta voglia di raccontarci, ma portando con noi un nuova riflessione sulla quale soffermarsi.”-  dice una famiglia.

L’importanza delle regole, come gestire la rabbia dei bambini, il rispetto dei tempi di crescita, la costruzione dell’identità, la relazione tra fratelli e i modelli educativi  sono alcune delle tematiche proposte nei diversi gruppi di famiglie, seguiti  da una psicologa e psicoterapeuta familiare, costituiti in base all’età dei figli, dal momento che ogni tappa dello sviluppo ha le sue peculiarità e le sue criticità da approfondire.

“Abbiamo la possibilità di condividere le nostre esperienze e i bambini di stare insieme, giocare, condividere le emozioni. Sono incontri speciali per noi e per i nostri figli”, è un’altra impressione che risuona sui social. C’è anche chi ringrazia “per la ricchezza di contenuti e di emozioni ricevute fino ad ora!” ed esprime il desiderio di vedersi di più: “Sarebbe bello se, oltre a continuare questo percorso, si potessero fare più incontri…!”

Un bilancio positivo anche per il progetto che, a partire da febbraio, si è avviato a Cosenza  con oltre una ventina di famiglie partecipanti, sia adottive che affidatarie, tra cui alcune indirizzate alla sede AFNonlus  dai servizi sociali.

Le famiglie comunicano  paure, perplessità e il bisogno di essere seguite e supportate nel gestire situazioni difficili, ma anche  i benefici di un percorso che ha attivato in loro risorse e il desiderio di mettersi in gioco. Una certezza: la relazione sicura e stabile è la base per la costruzione dell’identità del bambino e dell’adolescente e la condizione indispensabile per vivere serenamente con se stessi e con gli altri.

Giovanna Pieroni




La famiglia cantiere per l’umanità

Al via il 15 ottobre a Pescara la prima tappa del laboratorio di formazione mensile dedicato alle coppie “La famiglia è…”: un’iniziativa dell’Associazione Famiglie nuove di Abruzzo e Molise. Presenti un centinaio di persone che si sono interrogate sul valore del perdono nella coppia con i coniugi Rita e Rino Ventriglia, rispettivamente sessuologa e psicoterapeuta.

Una serie di incontri sulla coppia per scoprire i vari aspetti che compongono la vita a due: empatia, perdono, famiglia d’origine, genitorialità, tenerezza e sessualità, dipendenze, spiritualità, gioco e tempo libero e economia. E’ “La famiglia è…”: il laboratorio di formazione mensile promosso da Associazione Famiglie nuove, diramazione del Movimento dei focolari, di Abruzzo e Molise. Al primo appuntamento svoltosi a Pescara il 15 ottobre un centinaio di partecipanti sono stati guidati alla scoperta di questa risorsa tanto umana quanto riflesso del divino da un’altra coppia, Rita e Rino Ventriglia, rispettivamente sessuologa e psicoterapeuta. Attualmente, inoltre, coniugi Ventriglia sono i componenti di un’equipe di esperti in dinamiche di coppia che sta portando avanti un corso nella cittadella del Movimento dei focolari a Loppiano, denominato “Percorsi di Luce”, rivolto alle coppie in crisi e desiderose di rimettersi in gioco.

Ma qual è l’obiettivo generale  dell’intero progetto “Famiglia è”, ideato a tappe e che si svolgerà tra Pescara, San Salvo e Roseto degli Abruzzi? Promuove la fratellanza universale e la modalità l’hanno spiegata Lorenzo e Sonia Cocchiaro nell’introdurre i lavori al pomeriggio del 15 ottobre: «Il progetto è nato da un gruppo di famiglie che vivono, nell’ottica di un percorso comune, esperienze di condivisione. Inoltre, riteniamo che per vivere un rapporto di coppia più consapevole e libero sia importante conoscere ed esplorare le dinamiche in cui esso si articola». 

Il pomeriggio del 15 coppie sposate da 2 ai 40 anni hanno vissuto anzitutto un’esperienza di conoscenza e condivisione. Sono gli stessi Ventriglia che hanno raccontato la loro esperienza di famiglia che ha conosciuto il termine “crisi”: «Partiamo  dunque dal sentire dal di dentro le ferite che le coppie vivono. Nel tempo abbiamo compreso che non ci si può avvicinare senza farsi del male, perché siamo diversi. Ciò accade in ogni rapporto, tra amici, genitori e figli e naturalmente tra coppie. Per tale ragione il perdono perdono diventa un crocevia al quale arriviamo».

Le riflessioni che ne seguono vanno dal conoscere il perdono da un punto di vista lessicale ed etimologico all’analizzare quali atteggiamenti possono facilitarlo, le condizioni necessarie perché esso  possa avviare il suo corso fino alla comprensione che un momento di crisi, attraverso il perdono, può trasformarsi in un’occasione di crescita. Il perdono, inoltre, che si configura comunque come un processo che coinvolge la persona  in modo completo a livello emotivo, di pensiero e comportamentale è al tempo stesso lo strumento con cui mettiamo un riflettore su ciò che ci ha fatto soffrire  per passare dal “tu” all’”io”.

Ma il perdono, infine, ha una valenza anche verso l’umanità. Lo hanno confermato i Ventriglia: «Il perdono – dicono – è una dimensione a più braccia: braccia che accolgono e raccolgono».  Ed è così che nell’esercitazione, prima singolarmente e poi a due, si è verificato il vissuto della coppia stessa. In un clima di dialogo alcuni dei presenti hanno comunicano le proprie riflessioni: il contributo alla strada intrapresa insieme per rendere il rapporto a due nella coppia sempre più vero nella vita di ogni giorno.

Mariagrazia Baroni

Segui le prossime date e location. Vai al sito www.famiglienuove.wordpress.com




Da Chiara Lubich una luce per la famiglia

Interviste, approfondimenti e immagini dell’evento Chiara e la famiglia del marzo 2017

Regia di Maria Amata Calò. Produzione Oltreaudiovisivi

Testo del video da Chiara Lubich una luce per la famiglia




Cristiani e musulmani in dialogo sul tema della famiglia

Domenica 26 marzo, presso la sala consiliare di Centobuchi (AP), si è svolto il secondo incontro CRISTIANI E MUSULMANI IN DIALOGO sul tema: ” Insieme per la tutela della famiglia cuore pulsante della società”.

L’evento è stato organizzato dal Centro Islamico Culturale del Piceno e dal Movimento dei Focolari in collaborazione con la Diocesi di San Benedetto-Monteprandone, Religions for peace e con varie associazioni del territorio.

Non sono mancati stimolanti spunti culturali che hanno coinvolto il delicato tema del rapporto sempre più complesso tra il ruolo della famiglia e il tessuto societario. In particolare l’Imam Musthapà Batzami, ha sottolineato il ruolo pedagogico dell’istituzione familiare nel contrastare quella “crisi dei valori” che da anni, anche a causa di un cattivo utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa, sta minando l’integrità della società civile, relegando ad un ruolo subordinato concetti come il dialogo, il rispetto e l’impegno civile.

E’ stato molto apprezzato l’intervento del sindaco Stefano Stracci, presente a tutta la manifestazione, che ha lodato l’iniziativa sottolineando come la cultura della pace tragga le sue radici dall’esercizio dell’accoglienza e del dialogo.

Al di là dei contenuti, però, va sottolineato e apprezzato il clima di piena collaborazione e di amicizia che ha permeato il convegno fin dalla sua preparazione. Si è trattato di un sincero passo avanti sulla via della pace e della piena integrazione tra due culture che per troppo tempo sono state divise da un muro quasi invalicabile. Significative, a questo proposito, sono state le parole del moderatore Karim Batzami, che a conclusione del convegno, rivolgendosi al pubblico ed ai relatori, ha esclamato: ”A vedervi, potrei affermare che già siamo una famiglia”, sottolineando il clima di collaborazione e rispetto che ha fatto da sfondo a tutta la manifestazione.

Vedi anche articolo apparso su ancoraonline




Giovani famiglie da tutta l’Italia a Loppiano

Una ventata di freschezza ha percorso Loppiano nel weekend del 25-27 maggio scorsi.

100 coppie che sono insieme nel matrimonio o in una convivenza da 0 a 5 anni, tanti bambini (64!), ma soprattutto la voglia di prendersi un breakper la propria coppia rispetto agli affanni quotidiani e per condividere con altri, ascoltare, dialogare, riflettere e “mettersi nello zaino” qualcosa di bello e di utile per il proseguimento dell’avventura insieme.

Il titolo dell’evento “IO x TE = NOI” dice qualcosa del percorso proposto in questi tre giorni: gli esperti chiamati ad intervenire e alcune testimonianze di coppia hanno guidato tutti quanti in un viaggio dalla riflessione e consapevolezza del proprio “io” alla ricerca e costruzione di un rapporto “empatico” con il partner con testa, cuore e braccia, per scoprire il “tu” che ci sta di fronte, imparando a comunicare in modo efficace.

Nel secondo giorno si è ripreso dalla realtà del “noi” rafforzata che permette di affrontare le tante sfide di coppia, tra le quali il rapporto con le famiglie di origine, l’arrivo dei figli, la sessualità vissuta con gioia, equilibrio, delicatezza che ci porta ad essere “uno”.

Infine, la domenica partendo dal “noi” si è dato uno sguardo di apertura al mondo al di fuori della coppia prendendo qualche spunto dalle esperienza raccontate su adozione, accoglienza con il progetto “fare sistema oltre l’accoglienza”e coraggio di investire un periodo di tempo alla Scuola Loreto.

Le persone che hanno partecipato provenivano da esperienze molto diverse di coinvolgimento nel Movimento e di fede, ma anche da coppie nuove che non conoscevano nulla ma invitate da amici,  ma tutte erano accumunate dal desiderio di “mettersi in gioco” e sperimentare l’applicazione “dell’arte d’amare” come veri e propri cittadini di Loppiano.

Le impressioni che alcuni hanno inviato alla fine del week end (in allegato) aiutano a “visualizzare” meglio l’esperienza vissuta in questi giorni.

IMPRESSIONI

L’incontro è stato molto interessante e in un ambiente accogliente. Già dai primi momenti si percepiva il coinvolgimento di tutti i partecipanti. Sono stati presentati tanti spunti teorici ma anche esperienze di vita che hanno trasmesso messaggi importanti e utili. I temi riflettevano le problematiche che vivono le coppie oggigiorno. Abbiamo vissuto questi giorni come un dono per rafforzare la nostra coppia

Siamo sposati da 5 anni e abbiamo partecipato al week-end Amore in Corso e che dire? È stato qualcosa di unico! Partiti da casa con la velocità della quotidianità addosso, arrivati a Loppiano ci sembrava che tutto ci dicesse: “Ben arrivati, adesso respirate a fondo e godetevi questo tempo per voi!” e così abbiamo cercato di fare, l’orologio non era più importante, le scadenze per 3 giorni hanno potuto aspettare (nel vero senso della parola, ho pagato le bollette in ritardo), contavamo solo noi. La voglia di mettersi in gioco era tanta, ci siamo subito sentiti uno con le altre famiglie presenti è stato quasi automatico scambiarsi il patto di Amore Reciproco anche senza essersi mai visti prima. Per la coppia è stata davvero un’occasione speciale, gli argomenti trattati, le storie di vita vissuta, gli esperti, i giochi sono stati tutti dei piccoli grandi doni da portarsi nel cuore.

Sembra davvero di aver fatto un viaggio, dall’IO all’UNO,  che ci ha aiutato a ripercorre le tappe delle nostre famiglie. Il viaggio dell’andata era stato pesante…poche parole, con fatica, i bimbi che piangevano, poco pazienza e un pizzico di gelo non ci facevano comunicare…Siamo tornati in un dialogo profondissimo di anima: siamo riusciti a dirci cose importantissime senza ferirci, con amore delicato. Ci siamo ritrovati, ringraziati ed è stato una grande gioia (e i bimbi dormivano!).

Esperienze profonde e vere, approfondimenti con esperti, giochi di coppia e non solo…il tutto servito in un ambiente che coccola e accompagna la famiglia nella direzione dell’unità…il Noi che diventa Uno…la coppia che trova la felicità se tende all’unità…anche nell’intimità… Grazie di questa opportunità

 

E ci hanno lasciati con dei compiti: l’impegno nel sociale per le altre famiglie (ad esempio adozioni internazionali, ricevere in casa – per breve periodo – rifugiati adolescenti che non hanno più genitori ecc. . .). Quindi, stiamo valutando come impegnarci di più in tutto questo e come portar avanti questa esperienza, sviluppandola.




Loppiano, in “Formato Famiglia”

Dal 18 al 25 aprile, ha preso il via a Loppiano la prima esperienza del progetto “Formato Famiglia”, il nuovo progetto di accoglienza per periodi brevi nella cittadella internazionale di Loppiano, promosso dal movimento Famiglie Nuove.

Arrivano da Torino, Cuneo, Cortona, Genova, anche dall’Argentina. Sono le nove famiglie – in tutto una cinquantina di persone, tra adulti e bambini – che, dal 18 al 25 aprile, sperimenteranno  per prime “Formato Famiglia”, il nuovo progetto di accoglienza per periodi brevi nella cittadella internazionale di Loppiano, e rivolto proprio al mondo della famiglia. Il progetto, promosso dal movimento Famiglie Nuove, affiancherà la scuola Loreto “annuale” che, naturalmente, continuerà nella sua importante missione di formazione.

Il programma dell’esperienza sarà, di volta in volta, cucito sulle esigenze delle famiglie coinvolte (per esempio: conoscere Loppiano e la scuola Loreto, il Movimento Famiglie Nuove o dei Focolari, il confronto con le coppie del team, l’approfondimento di tematiche relazionali o di fede, attività distensive o turismo, ecc.). Per questo primo esperimento, saranno ospitate negli alloggi della scuola Loreto e di Loppiano, parteciperanno al programma della Settimana Santa nella cittadella e saranno accolte ed accompagnate da un team di famiglie che, temporaneamente, è in prevalenza italiano.

Per il 2019, anno sperimentale di “Formato Famiglia”, sono previsti anche questi altri periodi in cui è possibile ripetere l’esperienza:

  • dal 1° luglio al 25 agosto 2019 (possibilmente 1 settimana o multipli);
  • dal 28 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020 (giorni a scelta).

Prospettive future

Il progetto prevede, negli anni successivi:

  • di aumentare i periodi di apertura dell’accoglienza;
  • di attivare anche brevi corsi/seminari su temi inerenti la famiglia, aperti a tutti, con il possibile supporto da parte dell’Istituto Universitario Sophia;
  • Di allargare il team delle famiglie che accolgono a livello internazionale.

Speriamo che, così, la Scuola Loreto e Loppiano, diventino sempre più un punto di attrazione e formazione per tante famiglie.

Per prenotazioni e informazioni, scrivere a: formatofamiglia@loppiano.it 

Fonte: www.loppiano.it




Questionario sulla concilizione casa-lavoro

Il Forum delle associazioni familiari ha avviato il progetto “N.O.I. per il territorio”, in collaborazione con il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Lo scopo è dare supporto alle famiglie grazie ad attività di promozione di territori “family-friendly”, vicini alle esigenze delle famiglie.
La vostra opinione ci aiuterà a definire la direzione delle future politiche sul tema, supportando la famiglia nella vita lavorativa e quotidiana.

I dati saranno utilizzati, in forma aggregata e anonima, per costituire dei tavoli tra famiglie ed esperti volti a definire le dimensioni della conciliazione casa-lavoro avvertite come necessarie e proporre progetti dedicati a supporto della famiglia.

Si tratta di compilare un questionario on line. È rivolto in via prioritaria ai lavoratori dipendenti. Il Forum ha bisogno di contributi da tutte le regioni italiane per poter avere valutazioni attendibili.

Vi invitiamo a partecipare e a far partecipare più famiglie possibili a questa indagine nazionale:

Vai al Questionario




Papa Francesco scrive agli sposi: non dimenticate che il perdono risana ogni ferita.

Siamo ancora nello “stupore e contemplazione della nascita di Gesù bambino” e il Papa, il 26 dicembre 2021, giornata dedicata alla Sacra Famiglia, raggiunge ogni casa con questa lettera dedicata agli sposi in occasione dell’anno “famiglia amoris laetitia“. Possiamo gustare un distillato dell’amore del Papa per tutte le famiglie del mondo, un abbraccio universale a tutti gli sposi, i figli, i fidanzati, i nonni a famiglie in cammino, nella tempesta.
Con poche pennellate sapienti ritroviamo l’essenza dell’Amoris Laetitia e della Fratelli Tutti, ricondotte alla realtà di questo tempo ancora complesso e carico di timori per il futuro, per aiutarci a guardare in alto ed essere segno di speranza in cammino con le famiglie che abbiamo accanto.

Rosalba e Andrea Ponta

«Cari sposi e spose di tutto il mondo!

In occasione dell’Anno “Famiglia Amoris laetitia”, mi rivolgo a voi per esprimervi tutto il mio affetto e la mia vicinanza in questo tempo così speciale che stiamo vivendo. Sempre ho tenuto presenti le famiglie nelle mie preghiere, ma ancora di più durante la pandemia, che ha messo tutti a dura prova, specialmente i più vulnerabili. Il momento che stiamo attraversando mi porta ad accostarmi con umiltà, affetto e accoglienza ad ogni persona, ad ogni coppia di sposi e ad ogni famiglia nelle situazioni che ciascuno sta sperimentando.

[…]

Cari sposi, sappiate che i vostri figli – e specialmente i più giovani – vi osservano con attenzione e cercano in voi la testimonianza di un amore forte e affidabile. «Quanto è importante, per i giovani, vedere con i propri occhi l’amore di Cristo vivo e presente nell’amore degli sposi, che testimoniano con la loro vita concreta che l’amore per sempre è possibile!». [1] I figli sono un dono, sempre, cambiano la storia di ogni famiglia. Sono assetati di amore, di riconoscenza, di stima e di fiducia. La paternità e la maternità vi chiamano a essere generativi per dare ai vostri figli la gioia di scoprirsi figli di Dio, figli di un Padre che fin dal primo istante li ha amati teneramente e li prende per mano ogni giorno. Questa scoperta può dare ai vostri figli la fede e la capacità di confidare in Dio.

Certo, educare i figli non è per niente facile. Ma non dimentichiamo che anche loro ci educano. Il primo ambiente educativo rimane sempre la famiglia, nei piccoli gesti che sono più eloquenti delle parole. Educare è anzitutto accompagnare i processi di crescita, essere presenti in tanti modi, così che i figli possano contare sui genitori in ogni momento. L’educatore è una persona che “genera” in senso spirituale e, soprattutto, che “si mette in gioco” ponendosi in relazione. Come padri e madri è importante relazionarsi con i figli a partire da un’autorità ottenuta giorno per giorno. Essi hanno bisogno di una sicurezza che li aiuti a sperimentare la fiducia in voi, nella bellezza della loro vita, nella certezza di non essere mai soli, accada quel che accada.

D’altra parte, come ho già avuto modo di osservare, la coscienza dell’identità e della missione dei laici nella Chiesa e nella società è cresciuta. Avete la missione di trasformare la società con la vostra presenza nel mondo del lavoro e di fare in modo che si tenga conto dei bisogni delle famiglie.

[…]

La rottura di una relazione coniugale genera molta sofferenza per il venir meno di tante aspettative; la mancanza di comprensione provoca discussioni e ferite non facili da superare. Nemmeno ai figli è risparmiato il dolore di vedere che i loro genitori non stanno più insieme. Anche in questi casi, non smettete di cercare aiuto affinché i conflitti possano essere in qualche modo superati e non provochino ulteriori sofferenze tra voi e ai vostri figli. Il Signore Gesù, nella sua misericordia infinita, vi ispirerà il modo di andare avanti in mezzo a tante difficoltà e dispiaceri. Non tralasciate di invocarlo e di cercare in Lui un rifugio, una luce per il cammino, e nella comunità una «casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 47).

Non dimenticate che il perdono risana ogni ferita. Perdonarsi a vicenda è il risultato di una decisione interiore che matura nella preghiera, nella relazione con Dio, è un dono che sgorga dalla grazia con cui Cristo riempie la coppia quando lo si lascia agire, quando ci si rivolge a Lui. Cristo “abita” nel vostro matrimonio e aspetta che gli apriate i vostri cuori per potervi sostenere con la potenza del suo amore, come i discepoli nella barca. Il nostro amore umano è debole, ha bisogno della forza dell’amore fedele di Gesù. Con Lui potete davvero costruire la «casa sulla roccia» (Mt 7,24) ».

[…]

Leggi il testo integrale della lettera agli sposi

 




La scuola incontra l’adozione

Evento conclusivo del progetto Famigliedicuore ad Ascoli

Chi è entrato in contatto da vicino con la realtà dell’adozione sa quanto sia arricchente l’esperienza che ogni famiglia adottiva genera nel contesto in cui vive. Anche per la scuola rappresenta senz’altro un’occasione di crescita, ma è anche una sfida. Lo rileva le “Linee guida per il diritto allo studio degli alunni adotatti” pubblicate dal Miur nel 2014. Infatti  all’essere adottato sono generalmente connessi alcuni fattori di rischio e di vulnerabilità che devono essere conosciuti e considerati.

Spesso bambini e ragazzi adottati internazionalmente arrivano in Italia nella maggioranza dei casi già in età scolare e si trovano a dover far fronte alla necessità di conoscere la nuova lingua, integrarsi nella nuova cultura e adattarsi ad un metodo di insegnamento diverso. Occorre dunque strutturare una metodologia di accoglienza scolastica di questi alunni ‘delicati’ la cui storia personale può influenzare il processo di apprendimento e la socializzazione. In questo modo sarà possibile garantire il benessere di questi ragazzi sin dal primo ingresso a scuola, premessa per una positiva esperienza scolastica negli anni a venire.

Con questa finalità hanno operato le varie proposte e iniziative formative svoltesi nell’arco degli ultimi due anni del progetto Famigliedicuore ad Ascoli che hanno suscitato un vasto interesse e la partecipazione di un centinaio di famiglie adottive e affidatarie sine die, amministratori, medici ed operatori e circa 700 insegnanti. Il progetto, promosso da Afnonlus e “Una famiglia per tutti” in collaborazione con la Fondazione Carisap, ha avuto tra i partner principali L’Ufficio Scolastico Regionale per le Marche-Ufficio IV – Ambito territoriale per le province di Ascoli Piceno e Fermo. Realizzando una efficace azione sinergica sul territorio, ha inteso favorire il sostegno alle famiglie adottive, la diffusione della cultura adottiva e l’incontro tra la realtà della scuola e l’adozione attraverso tre  piste di azione: fare sostegno-fare rete-fare cultura.

Un primo bilancio del progetto è  emerso durante l’evento conclusivo aperto a tutta la comunità del territorio dal titolo “Ogni ostacolo una pedana di lancio! Percorsi di resilienza” presso l’auditorium Emidio Neroni della Fondazione Carisap in rua del Cassero di Ascoli Piceno (31 marzo – 1 aprile 2017).

Insegnanti, famiglie, operatori hanno approfondito  il tema della vulnerabilità e della resilienza nel percorso adottivo, con un focus particolare sul ruolo delle famiglie e della scuola. La dott.ssa Roberta Bonelli rappresentante del Miur e la dott.ssa Simona Flammini responsabile dell’Ufficio Studi dell’Ufficio scolastico provinciale Marche hanno affrontato la tematica del rapporto scuola e adozione, esponendo i risultati di un censimento nelle scuole del territorio provinciale, mentre la dott.ssa Roberta Lombardi psicologa, psicoterapeuta e giudice onorario del Tribunale dei minorenni di Roma ha posto il focus sulle possibili fragilità dei ragazzi adottati e sulla capacità di resistere alle difficoltà e saper ricostruire la propria vita nonostante le difficoltà. Infine la dott.ssa Antonella Zecchini psicologa, psicoterapeuta, giudice onorario del Tribunale minorenni di Ancona ha presentato un report sull’esperienza del Tribunale dei Minorenni in materia di adozione con particolare rilievo al ruolo della rete sul territorio.

Presso l’Istituto tecnico agrario Celso Ulpiani di Ascoli si è svolto poi un secondo evento formativo dal titolo “Ogni ostacolo una pedana di lancio! Boing boing, boing… a scuola di resilienza”, conclusosi con una performance artistica e un’apericena finale. Attraverso una serie di laboratori di giornalismo, arte, sport, teatro, musica, magia, si è cercato di favorire la crescita della persona, aiutandola anche a  superare i disagi e a favorire l’integrazione e i legami sociali.  

Il percorso Famigliedicuore ha evidenziato come la specificità degli alunni adottati abbia sul territorio un impatto rilevante. E come sia fondamentale l’importanza formativa e il fare sistema tra quanti si occupano di adozione dal momento che questa costituisce  un valore di crescita sociale e culturale del Paese.

Giovanna Pieroni




Pietra viva onlus, le vie dei colori

Rivitalizzare il territorio attraverso la consapevolezza di essere parte della famiglia umana. L’esperienza di “Pietra viva” a Casavatore.

A Casavatore, nel nord di Napoli, in particolare nella frazione Parco delle Acacie, il contesto è molto difficile e la densità abitativa al primo posto nelle classifiche europee. Qui alcuni anni fa, un gruppo di persone ha cominciato ad attivarsi e a sperimentare una nuova forma di solidarietà e socialità.

Le iniziative avviate anche in collaborazione con il Centro Servizi Volontariato, hanno avuto come risultato la forza di  tessere una rete di relazioni sociali tra gli abitanti del luogo, le scuole, le Istituzioni locali e la parrocchia, animando ed aggregando un territorio caratterizzato da individualismo e indifferenza.

Le innumerevoli azioni solidali rivolte all’infanzia disagiata, all’emarginazione, all’accoglienza dei meno abbienti, un’attenzione all’ambiente e alla sanità, hanno dato vita all’associazione di volontariato “Pietra viva”, che in seguito ha acquisito presso il Registro della Regione Campania l’iscrizione come Onlus.

E’ così che è nata anche l’attività di un laboratorio, la “sartoria solidale”, presso il Centro Polifunzionale Parrocchiale:  alcune sarte volontarie mettono a disposizione il loro tempo libero e la loro esperienza lavorativa. Dai proventi delle varie attività della sartoria, si rinnovano dal 2013  cinque sostegni a distanza che supportano tramite AFNonlus bambini di Paesi diversi: Vietnam, Serbia, Repubblica Democratica del Congo, Giordania, Repubblica Dominicana. Un modo per abbracciare  il mondo intero! Gli aiuti garantiscono ai bambini i beni primari: alimenti, medicinali, vestiario, istruzione e la possibilità  di crescere, studiare e migliorare la loro condizione, liberandosi dall’ignoranza, dalle malattie, dal sottosviluppo così da  rappresentare anche una speranza di futuro per la propria comunità.

Recentemente l’associazione “Pietra viva” è riuscita a raccogliere dei contributi anche a favore del progetto  “On your side”  di AFNonlus,che si rivolge ai bambini gravemente ammalati residenti presso gli Istituti di accoglienza per minori in Vietnam, realizzando  per loro interventi di supporto medico-sanitario che  migliorino il loro  stato di salute e  qualità della vita.  Tante iniziative sono state realizzate per arrivare all’obiettivo prefissato: una serata all’insegna delle canzoni classiche napoletane, visite culturali, tornei sportivi, una sagra dal titolo “le vie dei colori” ed un concorso di disegno e narrativa rivolto ai bambini delle Scuole di Infanzia,  Primaria e Secondaria di I° grado del territorio di Casavatore con tema “Famiglie a Colori”. I bambini delle scuole si sono espressi  attraverso disegni, temi, riflessioni di vita vissuta e sono stati premiati in una serata conclusiva che ha dimostrato come la convivialità e l’aggregazione siano possibili anche in un territorio così difficile.  E non è finita qua!

L’associazione Pietra Viva Onlus è in continuo movimento e trasformazione, sempre vigile alle necessità e ai bisogni delle persone che vivono  in situazioni d’indigenza. Facendo propria la frase di Madre Teresa di Calcutta: “Noi non possiamo fare grandi cose, ma piccole cose con grande Amore”,  continua a costruire, come pietra viva, la nostra casa comune.

Giovanna Pieroni




Dall’interno della frattura, esperienze di vita e proposte

Pare impossibile che da esperienze di dolore possa nascere qualcosa di bello per sé stessi e per gli altri, eppure lo abbiamo visto e sperimentato nei tre giorni passati insieme a Castel Gandolfo (RM) dal 14 al 16 febbraio 2020. Siamo ormai al terzo appuntamento nazionale e dopo due edizioni ad Assisi, quest’anno abbiamo voluto anche noi “incontrare” Chiara Lubich, a casa sua, nel territorio che ospita il centro pulsante del Movimento dei Focolari, proprio in occasione del centesimo anniversario della sua nascita.

Il primo giorno, al nostro arrivo, un attento osservatore avrebbe scorto 130 storie distinte di separazione, vissute spesso all’ombra del dolore e di tanti “perché” senza risposta. Ma il terzo giorno, nel momento della condivisione finale, ciascuno ha potuto riscontrare una nuova forza, una luce che ha sconfitto o almeno attenuato il proprio buio interiore e abbiamo ben presente i volti di tanti che si impegnavano, una volta fatto ritorno a casa, ad essere sostegno e motivo di speranza per chi intorno a noi vive di sofferenza. E gli sguardi e i sorrisi fissati nella foto finale di gruppo testimoniano che non si trattava solo di un sentimento passeggero…

Il programma è stato intenso e ricco di spunti di riflessione, e i relatori che si sono succeduti sul palco hanno toccato molti “punti caldi” senza timori, accolti da un ascolto della sala attento e critico.

Erano presenti anche un buon numero di coppie che “camminano insieme” ai separati con  iniziative comuni e momenti di incontro nella varie Regioni, per testimoniare che anche le esperienze di separazione fanno parte della vita di famiglia e che portandole avanti insieme possono essere meno buie.

A questo proposito, le testimonianze, intercalate agli interventi, sono state come sempre dei punti luminosi e un dono per tutti, pur rappresentando storie e situazioni dure, di sospensione, ma vissute nella riscoperta del rapporto con Dio e del sostegno dei fratelli.

Abbiamo parlato di matrimonio, paradossalmente proprio con i separati… Monsignor Bonetti ci ha ricordato con forza il significato del sacramento che certo non scompare con la separazione dal coniuge e per chi sceglie di rimanere fedele testimonia una continuità di risposta alla vocazione originaria col donare e diffondere un amore unitivo, frutto di una ferita, a essere ovunque “colla” in tutte le situazioni di conflitto. Il separato – dice ancora Bonetti, è una persona che viene lanciata verso le nozze definitive con Dio, mentre ha ancora un corpo da gestire sulla terra. In forza dello Spirito Santo ricevuto nel matrimonio vive una vita che lo porta a testimoniare un amore, crocifisso, oltre ogni limite. Infine un appello: i separati possono, anzi, “devono” condividere la loro esperienza, essere un annuncio e una testimonianza per i fidanzati, le giovani coppie, gli sposi di ogni età, per le persone consacrate per preannunciare la Vita Eterna,  la vita accanto al Padre, la realtà della famiglia dei Figli di Dio.

Ci hanno poi molto colpito le immagini e le suggestioni collegate a due episodi del Vangelo proposte da padre Marco Vianelli: la guarigione della suocera di Pietro e l’incontro di Gesù con Zaccheo. Il primo brano aiuta a riflettere su come la guarigione non è un cammino individuale, esige  una lotta con il nostro uomo vecchio ed ha sia una dimensione privata, sia una dimensione pubblica. La suocera di Pietro,  una volta guarita,  si mette a cucinare; questo ci insegna che Gesù viene per rigenerarci, liberarci e rimetterci a disposizione del mondo per servire.

La seconda immagine è quella di Zaccheo che pur di vedere Gesù,  sale su un sicomoro,  dai rami fragili.  Si rende così vulnerabile,  ma è proprio la vulnerabilità che rende efficace l’incontro: la rigenerazione è lasciarsi raggiungere dallo sguardo di Gesù così come siamo e il fine della rigenerazione è l’Amore. Quindi tutti i fallimenti sono per riabilitarci ad amare

Entrando nel tema della fedeltà, padre Marco ha evidenziato come questo è un punto di arrivo e per poterci mettere in cammino abbiamo bisogno di Cristo, dei suoi occhi.  Se non riusciamo,  non siamo sbagliati,  il cuore va educato e occorre un cammino, possibilmente insieme ad altri.

Ezio Aceti è stato “incontenibile” nel trasmetterci la sua passione per l’educazione dei bambini e dei  ragazzi e di quanto possiamo fare noi adulti. Ha fatto molti esempi calandosi nei panni e in molte situazioni vissute dai separati, ma quanto ci ha trasmesso ha un valore universale per tutte le famiglie.

Ci ha spiegato come deve essere l’ascolto verso i nostri ragazzi e come il prendersi cura dei figli voglia dire aiutarli a dare significato alla sofferenza della separazione e a sostenerli nel percorso educativo. Ha sottolineato che nella vita non c’è niente da buttare, ma tutto è da prendere in mano e trasformare e le cicatrici sono il segno che tu ce l’hai fatta; i figli hanno bisogno di noi, così come siamo… Educhiamo di più con le nostre fragilità che non con le grandi idee e se anche ci rendessimo conto di aver sbagliato con i nostri figli,  ma troviamo la forza di ricominciare, quest’amore rimane perché un singolo atto d’amore può recuperare un mare di sbagli. Infine, da non dimenticare: riuscire a trasmettere ai figli la bellezza di avere un rapporto personale con Gesù è il regalo più bello che possiamo fare loro.

Aceti si è soffermato poi sull’importanza della “parola” che, se corretta, può fare miracoli. Occorre però imparare ad usare un linguaggio “trinitario”, dicendo tutto nella verità, ma ricordando tre concetti fondamentali: entrare in empatiacon chi parliamo (l’empatia rappresenta il Padre), rappresentare la realtà – dicendo le cose come stanno nella verità (la realtà rappresenta il Figlio), fornire sempre un sostegno e una prospettiva di fiducia (il sostegno è lo Spirito Santo).

I coniugi Scotto ci hanno dato una carica di concretezza per uscire dal buio e fornito qualche elemento per saper gestire la solitudine, ricordandosi il valore dell’auto stima e il potenziale immenso della nostra sessualità – anche negli aspetti più intimi delle pulsioni sessuali – che può diventare un motore di slancio e di fiducia verso noi stessi e verso gli altri. Infatti, si può sconfiggere il buio con gesti di tenerezza, riconciliandosi con se stessi e da qui arrivare a conciliarsi con gli altri, attraverso la cura di sé, del proprio aspetto, cogliendo le possibilità che ci

offre la vita. Possiamo sperimentare che il dolore può essere uno spazio creativo, che ci può aiutare a comprendere meglio gli altri e a guardare in alto per coltivare un rapporto personale con Dio.

Oltre ai momenti di incontro abbiamo vissuto anche un pomeriggio “speciale” in visita al Centro del Movimento a Rocca di Papa. Siamo stati accolti da alcuni focolarini e focolarine che attraverso la loro presenza, alcune immagini e una visita guidata ci hanno fatto conoscere meglio la figura di Chiara Lubich in una prospettiva nuova, diversa, più intima e famigliare. La visita alla sua casa è stata un’occasione per incontrare Chiara attraverso la sua vita quotidiana: nella cappella abbiamo potuto soffermarci su quel crocefisso che è memoria della sua consacrazione a Dio… Forse proprio per quel simbolo ci siamo sentiti sulla sua stessa lunghezza d’onda e guardati in modo speciale da lei dal Cielo.

Nei saluti finali, oltre ad una bellissima condivisione, ci siamo presi un impegno attraverso un segnalibro che è stato consegnato a tutti con una striscia di Gibi e DoppiaW: vogliamo ricordarci sempre che siamo un dono gli uni per gli altri e che negli incontri che facciamo con ciascuno possiamo sempre sottolineare il positivo. Nel prossimo incontro ci racconteremo come è andata…

Rosalba e Andrea Ponta

con tutta l’equipe preparatoria dell’incontro

Gli esperti che sono intervenuti:

  • Don Renzo Bonetti: “Il sacramento del matrimonio è dono anche nel vivere la separazione”
  • padre Marco Vianelli: “ri-costruiti dall’Amore “
  • Ezio Aceti: “Genitori sempre”
  • Maria e Raimondo Scotto: “Il buio sconfitto”



Enrico, i suoi amici e le casette di Campogiallo

Fonte: dal sito www.loppiano.it

In questi giorni, Enrico Borello, ex insegnante tecnico pratico di formazione professionale nel carcere di Fossano, in provincia di Cuneo, si trova nella cittadella di Loppiano, con un’originale  …

Lo trovate nella zona di Campogiallo, magro, capelli grigi, cortissimi, un po’ di barba, occhialetti sul naso e tuta blu da operaio, intento a lavorare intorno ad una delle casette, che è momentaneamente circondata da un’impalcatura. Enrico ha 62 anni, viene da Cuneo e, per 42 anni, ha fatto l’insegnante tecnico pratico di formazione professionale nel carcere di Fossano, nel settore dell’automazione industriale e di saldo-carpenteria. Ora è in pensione, ma continua a collaborare con il carcere, come volontario, proponendo progetti. Racconta: «Avevo 22 anni quando ho cominciato. Era il 1978. Stavo già lavorando da due anni nel campo dell’arredamento, quando ricevo la telefonata di un ex insegnante dell’istituto tecnico dove avevo studiato. Mi dice: ci sarebbe la possibilità di insegnare in carcere per un anno. A quei tempi, Chiara Lubich, a noi gen (ndr. i giovani del Movimento dei Focolari), aveva dato come slogan: “Morire per la propria gente”. Così, forte dell’unità degli amici con cui condividevo questo cammino, ho detto di sì. E ho cominciato quest’esperienza pazzesca».

Dopo 42 anni è ancora forte il legame che lo lega a quel mondo: «Il carcere è un ambiente con un’umanità incredibile. Certo, le persone stanno soffrendo, però la vicinanza, la possibilità di condividere i momenti della loro vita, di parteciparne, è stato importante per loro e per me. Ho sempre cercato di mantenere, di fare da trait-d’union tra loro e la loro famiglia, ho fatto da mamma alle loro madri. Un’esperienza umana e spirituale importante. Per me, era quotidiano l’incontro con il volto di Gesù Abbandonato in queste persone, un volto anche gioioso. Tante volte, non sarei voluto uscire, sarei stato lì anche la sera, anche la notte».

Fuori dalla casetta, Enrico non lavora da solo, ma è affiancato da un gruppo di collaboratori dalle più varie provenienze: Gianni, italo brasiliano che è più anziano di lui di un solo giorno; poi Eddi, che ha 28 anni ed è albanese; Jean Michel, anche lui ventottenne, nato in Francia da genitori senegalesi; infine, Livio, il più anziano del gruppo e cuneese come Gianni. Chi sono e come sono arrivati a Loppiano? Ce lo racconta ancora Enrico: «Il nostro lavoro consiste nel levigare, riempire i buchi e poi, verniciare. L’idea è nata durante la partecipazione al progettoFormato Famiglia”. Con mia moglie ci siamo resi disponibili per accogliere e accompagnare le famiglie che vogliono provare questo percorso, così, siamo venuti qui durante la Settimana Santa. Con le famiglie, abbiamo abitato in alcune di queste casette e, se l’interno era semplice, ma confortevole, ho notato che l’esterno mancava di manutenzione. Così, ho pensato di coinvolgere i detenuti del carcere con cui sono ancora in contatto».

Così, accompagnato da Livio, anche lui volontario in carcere, lunedì 13 maggio hanno cominciato questa avventura. 

«Loro, i detenuti, non aspettano altro, perché i benefici e le misure alternative alla detenzione fanno parte del percorso carcerario, una volta scontata parte della pena. È anche un modo per saggiarne l’affidabilità».

Ci racconta che non si è messo a fare tanti discorsi, tentando di descrivere l’esperienza che si vive a Loppiano, la proposta è stata essenziale: vieni e vedi. E com’è andata?

«È tutto pazzesco per loro! Sono precipitati in questo luogo, dove tutti li salutano, i focolarini ci portano i dolci, siamo andati a messa, il Gen Rosso ci ha invitato alle prove del loro concerto. Poi, Chiara, del Centro Ave, nei prossimi giorni ci guiderà nella visita del Santuario. Ma per loro è semplicemente incredibile anche solo affacciarsi dal balcone della casetta e guardare fuori, le colline, i campi, la tranquillità, la pace. I più giovani non uscivano da 4 anni! E poi, qui, stiamo facendo una vita di famiglia. Pranziamo alla mensa ma la cena la prepariamo insieme, in casa…».

Esperienza replicabile? – gli chiediamo.

«Speriamo di sì, – risponde Enrico – anche perché con il tempo che abbiamo a disposizione, forse riusciremo a ristrutturarne solo due di casette. Abbiamo appena finito di preparare la prima casa».

Allora, lasciamoli lavorare, li abbiamo disturbati anche troppo. Non prima però di averli ringraziati per il grande dono che, con la loro presenza e il loro mestiere, stanno facendo alla cittadella tutta.

Dal sito www.loppiano.it




Famiglia di Famiglie in vacanza

Una vacanza di famiglie provenienti dall’Umbria insieme agli amici di Puglia, Calabria, Lazio e della cittadella di Loppiano. Valle Aurina 9/16 luglio 2022.

Ed eccoci qua, dopo una bella dormita ci svegliamo con nel cuore tanta gratitudine e negli occhi l’infinita Bellezza che la montagna e le nostre famiglie ci hanno lasciato contemplare e afferrare. Una settimana in Valle Aurina, ospiti di uno straordinario Markus e la sua famiglia presso l’Hotel Markus.

Eravamo in 108 tra famiglie: tanti bambini e adolescenti, giovani genitori, genitori più maturi e nonni, tre focolarini di cui uno sacerdote (Roberto) che ci ha offerto la possibilità mai scontata di celebrare ogni giorno insieme l’Eucaristia e ci ha donato dei preziosi spunti per riflettere insieme sulla nostra via di santità nel quotidiano. Giuliano, un altro focolarino, con umiltà e spontaneità si è donato senza riserve per i nostri ragazzi e per ciascuno di noi, senza mai tirarsi indietro, anzi, anticipando con atti d’amore le necessità di ciascuno; Antonio che ci ha invece commosso con la sua condivisione appassionata e profonda.

Non sono mancate le difficoltà infatti purtroppo alcuni di noi non sono potuti venire per via del Covid, ma nemmeno questo ha fermato il progetto che Dio aveva in serbo per noi dopo due anni di lontananza e di stop forzato. Le famiglie finalmente si sono ritrovate e anche chi non è potuto partire era in qualche modo presente con noi.

La montagna è sempre un luogo speciale e privilegiato: l’animo si placa ristorato da un’aria più salutare, dal naturale silenzio che “risuona” non solo esternamente ma anche interiormente, il cuore si dilata aiutato dagli spazi incontaminati e da un verde così intenso (in Valle Aurina è straordinariamente vero) che richiama ininterrottamente alla speranza, gli occhi si nutrono di bellezza e lo sguardo che non può che volgersi verso l’alto, puntando alla vetta dove la fatica del cammino è rimpiazzata mirabilmente dalla sensazione unica di una profonda vicinanza e unione con Colui che di questa meraviglia ha fatto la nostra casa.

FAMIGLIA di FAMIGLIE in cui ognuno può trovare il suo spazio vitale, in cui ognuno si sente a casa e i figli tuoi sono anche i miei, dove non ci sono confini all’amore e alla possibilità di donarsi, dove ti ritrovi una domenica pomeriggio a condividere il cammino con una coppia di Trento che si fa due ore di viaggio solo per abbracciarti, dove nel camminare si condividono gioie, fatiche, dubbi, angosce, ferite e si scopre che nel cuore dell’altro c’è spazio per me, per te e che il tuo dolore diventa anche il mio.

Non sei più solo, sai che nel cuore della notte se bussi alla porta dell’altro perché hai bisogno di un conforto o un aiuto non è un problema come non lo è quando un bambino ti sveglia col suo pianto o ti capita in camera perché ha avuto un incubo o ha male al pancino… dove ciascuno cerca di fare il suo pezzetto con dedizione e passione, a volte sbagliando, a volte zoppicando, ma quando si è insieme ciò che manca all’altro lo metto io e viceversa, dove la disabilità non fa paura ma ci rende tutti più ricchi perché disinnesca i nostri pregiudizi e ci fa guardare alle nostre fragilità come risorse per costruire un mondo migliore, più umano e dove chi resta indietro non è mai solo ma sempre atteso e incoraggiato.

Ci sarebbero ancora tante cose da dire ma di tutte le parole ne resta solo una che riassume tutto: GRAZIE!

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Altri gruppi di famiglie in vacanza.

Vacanza Geniale dei 102 toscani in val di Zoldo.

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Mariapoli-vacanza dal 16 al 23 luglio a Passo Campolongo, nelle Dolomiti bellunesi.

Il tema della settimana era “Prendersi cura di …”, coniugato ogni giorno con un aspetto diverso: prendersi cura di me, delle persone che incontro, delle persone con cui vivo, delle persone che sono in cordata con me, per arrivare negli ultimi giorni a prendersi cura del creato e della società.

Gli spunti di riflessione quotidiana su questi temi che ci accompagnavano durante le passeggiate davano vita, dopo la messa della sera, a momenti di condivisione e comunione delle esperienze vissute durante la giornata.

 




X Incontro Mondiale delle Famiglie

 

RIVIVI L’EVENTO – VEDI TUTTI I VIDEO

 

 

Il X Incontro Mondiale delle Famiglie, come annunciato con un video messaggio da Papa Francesco, si è tenuto in forma “multicentrica e diffusa” ed ha avuto delle caratteristiche diverse rispetto agli appuntamenti degli anni precedenti. L’evento, già rimandato di un anno a causa della pandemia di Covid-19, non poteva comunque prescindere dal mutato contesto globale dovuto alla situazione sanitaria.

A Roma l’appuntamento principale, a cui sono intervenuti i delegati delle Conferenze episcopali di tutto il mondo nonché i rappresentanti dei movimenti internazionali impegnati nella pastorale familiare. Nelle diocesi allo stesso tempo sono stai organizzare eventi analoghi nelle proprie comunità locali.

https://www.romefamily2022.com/it/

Programma-completo-it




Progetto Mazao

Giovedì 12 gennaio ore 11,30 atterriamo a Mombasa in Kenya, ad attenderci il nostro amico Joseph con un pulmino otto posti dove saliamo noi, Manuela e Gigi, Mirko e Betty e tutte le nostre valigie piene di ogni ben di Dio…..da quel momento inizia la nostra avventura in Africa destinazione Watamu.

Alloggiamo in una casa di amici italiani all’interno di un villaggio turistico nella costa a cento metri dalle rive dell’oceano indiano acqua cristallina e spiaggia bianca. Lo scopo principale di questo viaggio è visitare i villaggi e le persone che sono entrate a far parte del progetto Mazao e riguardo a questo vorremmo dirvi qualcosa.

Mazao è un’associazione no-profit nata da un gruppo di amici vicentini e non solo, che si impegna a dare dignità e aiuto a tante famiglie, con progetti di sostegno scolastico, di sviluppo agricolo e di alimentazione.

L’investimento più importante da parte di Mazao è stato quello della costruzione di una scuola con la cucina e il refettorio annessi, in modo che i bambini che la frequentano,oltre all’istruzione possano mangiare un pasto completo almeno una volta al giorno.

In tutto questo siamo aiutati da Joseph e Merci una coppia del posto, sensibile alla situazione di povertà delle persone di cui vengono a conoscenza,che si occupa di mantenere le relazioni tra noi e loro. Qualche giorno dopo il nostro arrivo ci raggiunge Nicola del focolare di Bari, ospite per qualche settimana alla Cittadella Piero, che da un paio di mesi, essendo un tecnico agrario, si è reso disponibile li a Watamu per incentivare i progetti agricoli e non solo.

Ora saremo felici di condividere qualche esperienza fatta in quei giorni e le persone legate a essa.

Il giorno dopo il nostro arrivo ci aspettano Mugandi, sua moglie e i loro sette figli; fino ad un paio d’anni fa vivevano in una capanna molto povera e essenziale, lontani dal centro, in una terra che genera solamente sassi, quindi non adatta nemmeno per un piccolo orto.

Mugandi lavora in un villaggio turistico ma la pandemia ha chiuso le porte a qualsiasi possibilità di guadagno. Ecco allora che Mazao inizia a prendersi cura della loro situazione garantendo cibo, sostegno scolastico e una nuova casa.

Al nostro arrivo è stato bello vedere la rinascita di questa famiglia, ora Mugandi è tornato al suo lavoro riuscendo a procurare il cibo per tutti mentre continuano per i figli i sostegni scolastici. Altra famiglia speciale è quella di Jey….da beach boys (ragazzo della spiaggia) prima della pandemia, in seguito con Mary sua moglie, hanno avuto tre figli e successivamente adottati quattro di sua sorella e due di suo fratello morti a breve distanza.

Attualmente la sua famiglia è composta da nove figli e tre adulti compresa la sua mamma. In questi ultimi mesi Jey si è ammalato gravemente, ma con l’aiuto di Dio e della provvidenza che si è fatta carico delle spese mediche, pian piano sta tornando in salute.

Loro possiedono un grande appezzamento di terra e in questo momento lo stiamo accompagnando nella coltivazione acquistando i semi, i tubi per l’irrigazione ecc. cosi che possa continuare a mantenere la sua grande famiglia!

Anche alcuni dei loro figli rientrano nei sostegni scolastici. Lo scopo di Mazao è quello di fare in modo che nel tempo, queste persone possano sostenersi e provvedere al mantenimento delle loro famiglie.

Qualche giorno dopo il nostro arrivo Joseph e Merci hanno organizzato una grande festa con tutti i bambini che rientrano nel progetto di sostegno scolastico e le loro famiglie. Ci hanno accolto nel villaggio con i loro balli e hanno preparato, in un gran pentolone, un cibo tipico africano a base di riso e carne di capra; nel pomeriggio Mirko con le sue danze, ha coinvolto tutti, bambini e adulti e alla fine la giornata si è conclusa con la premiazione degli alunni per i risultati scolastici raggiunti e la consegna a ciascuno di materiale scolastico che avevamo portato in valigia Nei loro visi solo tanta gioia….come le serate dove abbiamo proiettato il Re Leone in due villaggi: ci ha commosso pensare che era la prima volta che i bambini vedevano un film!

Questi episodi sono solo una parte dei dieci giorni vissuti, restano nel nostro cuore i loro sguardi sereni nonostante la povertà, la loro pazienza e sopportazione nelle situazioni difficili. Da parte nostra tanta riconoscenza, per la natura meravigliosa, il cielo stellato e le lunghe passeggiate in riva al mare. I pranzi, le cene e le condivisioni profonde tra noi sette, unito a tutto il resto, hanno fatto si che questo viaggio rimanga per noi indimenticabile!

Arrivati a casa l’impegno con Mazao va avanti, la rete di persone sensibili e motivate continua a crescere con l’impegno nelle varie attività come bancarelle, vendita di panettoni, uova di Pasqua, concerti ecc, lo scopo è quello di raccogliere fondi per continuare ad aiutare tanti fratelli molto, ma molto meno fortunati di noi.

Cristina e Maurizio, Nicola , Gigi e Manu, Mirko e Betty

http://mazaoproject.org




«Tu mi ami?»

Una storia d’amore. Il matrimonio, la nascita di una figlia e la separazione. Eppure, anche la separazione può diventare un’esperienza di Dio. Anche attraverso una bimba di sette anni. La vicenda è narrata in prima persona dalla mamma.

Raccolta da Aurelio Molè

V. ed io ci conosciamo nel 2003 e dopo un anno e mezzo decidiamo di sposarci. Siamo due veterinari che lavorano insieme e che hanno diversi interessi ed hobby in comune. Per cinque anni non abbiamo figli e dopo una prima fase in cui accettiamo con difficoltà il fatto, il nostro rapporto comincia a cementarsi. Siamo entrambi credenti praticanti e nel tempo frequentiamo diversi percorsi cattolici di accompagnamento familiare.

Nel 2010 arriva, inaspettata una bambina, M., e il suo arrivo coincide con la perdita, per entrambi, del lavoro. Ci lanciamo, quindi, in un’avventura lavorativa nuova: aprire una nostra attività dal nulla. Lo stress è notevole. Arrivano anche due aborti spontanei, l’uno dietro l’altro. A poco a poco, quasi inconsapevolmente, qualcosa comincia a cambiare: il dialogo si affievolisce, gli interessi da comuni diventano individuali, V. sembra vivere un momento di profonda crisi, io penso sia depressione.

Tantissimi i tentativi di recuperare il rapporto chiedendo aiuto a tutti: guide spirituali, psicologi, amici. Sembro una cieca che non si rassegna a ciò che appare inevitabile. Passano ancora quattro anni. Siamo cambiati: V. è distaccato, inaccessibile, molto scontroso, spesso aggressivo. Io, di conseguenza, mi chiudo in un silenzio innaturale e allo stesso tempo in una vigile attesa dell’evoluzione degli eventi e con un’attenzione quasi maniacale cerco di scoprire particolari utili a capire.

Nel frattempo, M., benché piccolissima, con le antenne tipiche dei bimbi, mi conferma con i suoi comportamenti, ignari ed istintivi, che qualcosa di importante non va. Una profonda tristezza prende dimora dentro me. Finalmente tutto si chiarisce, e benché siano passati quattro anni durissimi, ci diamo ancora un anno per capire cosa fare tra noi. Ora tutto è venuto alla luce, tutto è chiaro e c’ è tanta consapevolezza e con essa tanto dolore. Alla fine, chiedo a V.: «Tu mi ami?». Silenzio assoluto è la sua risposta, più eloquente di tante parole.

Finalmente comprendo la realtà, comprendo che la mancanza di rispetto non può essere accettata, l’abnegazione e il desiderare a tutti i costi una realtà di coppia a dispetto della mia persona mi aveva fatto perdere di vista me stessa. Mi ero persa.

Mi ripeto una frase: «Non voglio che M. abbia la percezione di una madre triste, io non sono così». All’esterno sembriamo una coppia serena. Avrei potuto continuare a vivere così, ma il rispetto verso me stessa e il grido interiore che mi spinge a ritrovarmi mi ha condotta verso un invisibile, necessario, temporaneo orizzonte buio verso il quale non sarei mai voluta andare. E ad un certo punto la separazione diventa inevitabile.

La separazione è un’esperienza dolorosa che ti investe all’improvviso, lasciandoti frantumata e a tratti sommersa dalle macerie della tua stessa vita, fino a poco prima apparentemente piena. Uscire da questa esperienza devastante in tempi brevi e con lucidità non è semplice. Bisogna affrontare e tenere a bada tutto l’umano che ti investe e che vuole prendere il predominio. Ti senti tramortita dal dolore, fragile, debole, indifesa, in balia di eccessi di ira e rabbia, di rigurgiti di orgoglio, odio e rancore.

Eppure, tutto ciò può essere contenuto, eppure l’esperienza della separazione può diventare esperienza di Dio. Due le caratteristiche alla base di questa storia: la lentezza con cui ho vissuto questa esperienza, che mi ha dato la possibilità di discernere e il silenzio e la preghiera che hanno aperto le porte del mio cuore allo Spirito Santo, accogliendo i suoi suggerimenti.

Cinque anni fa, quando io e V. ci siamo separati, M. aveva sette anni. È sempre stata una bimba molto perspicace e matura e da subito ha saputo comunicare quanto sentiva dentro pretendendo alcune cose per lei fondamentali. Per questo all’epoca M. era per me il chiodo che mi teneva stretta alla mia croce. Con la semplicità di una bimba mi faceva domande e pretendeva risposte. Un giorno mi disse: «Mamma tu vuoi bene a papà?». Una domanda a bruciapelo che richiedeva una risposta sincera e coerente.

Prima di conoscere la mia risposta occorre fare un passo indietro nel tempo. Uno dei dolori più grandi di tutta questa storia era la sofferenza che stavamo arrecando a nostra figlia. M. è stata tanto desiderata, per cinque anni non sono arrivati figli e vari medici specialisti ci avevano detto che non ne avremmo mai potuto avere a causa della nostra infertilità. E invece, poi inaspettatamente è nata. La maternità è stata un’esperienza di un amore grande.

Per quell’esserino provavo un trasporto mai avvertito che stranamente mi apriva all’ umanità intera perché apriva una finestra di amore su ogni uomo e donna del pianeta. E ora come potevo essere così egoista da non pensare a M. in questo momento? Proprio io che l’avevo tanto voluta. Il mio umano ferito, quel dolore lancinante, era capace di generare sentimenti come rabbia, rancore, odio. Così forti, intensi, fino a prendere possesso di me e annebbiarmi.

Per contrastarli serviva una forza più grande.

Confido ad una compagna del Movimento dei Focolari che frequento che ho bisogno di liberare il mio cuore da tutti i sentimenti negativi per far spazio solo all’amore. Ma dove cercare un’esperienza di amore concreto? Dove nutrirmi e mettere nel cuore un amore così grande? Avevo bisogno di una motivazione significativa.

La spinta al cambiamento era mia figlia. Prima l’avevo desiderata, poi concepita fino al miracolo della nascita. Il suo primo sguardo, quando ha puntato i suoi occhi neri nei miei, ha generato dentro di me un amore più grande, mai provato. Era il sentiero che mi avrebbe guidato verso mete inaspettate. Come risponderle?

Ezio Aceti, uno psicologo che avevo contattato, mi ripeteva spesso di dire sempre la verità a mia figlia, una verità alla sua portata. La guardo, allora, dritto nei suoi occhi neri come fa sempre lei per essere certa della mia sincerità, e le dico: «Io vorrò sempre il bene di papà, come papà vuole il bene di mamma e entrambi vogliamo il tuo bene».

Senza accorgermene con questa risposta avevo segnato il mio itinerario di vita. Passare “dal voler bene” a “volere il bene”. M., giorno dopo giorno, mi ha spinto a vedere V. con occhi diversi, con i suoi occhi, con gli occhi innocenti e semplici di una bimba. Da chiodo che aggancia la mia carne alla mia croce M., a poco a poco, è diventata un punto d’incrocio dello sguardo di Dio. Innestandomi nell’ amore per M. ho cominciato a vedere V. come un figlio di Dio.

Credo che io e M. siamo il frutto reciproco di quanto lo Spirito Santo ha voluto operare per mezzo di noi sussurrandoci all’orecchio del nostro cuore, come un Cyrano divino, parole e pensieri che ci hanno condotte a vivere in pienezza l’esperienza dura e dolorosa della separazione facendo finalmente uscire da quelle che io definisco le nostre stimmate, la luce della resurrezione dalla separazione. Ritrovando il senso mai perduto, attraverso una grazia capace di parlare ancora, siamo state l’una la vita per l’altra. Senza M. non avrei aperto il mio cuore alla creatività dello Spirito Santo e non avrei potuto fare questo tipo di esperienza.

Io e V. continuiamo a lavorare insieme ciascuno consapevole della propria storia, ciascuno capace di perdonare l’altro, ciascuno finalmente in grado di vedere ed accogliere l’altro. Un giorno se Dio vorrà troverò il modo per raccontare questa esperienza a mia figlia e la ringrazierò per l’opportunità che mi ha dato, una bimba di sette anni, con poche certezze e poca consapevolezza di quanto stava accadendo, mi ha insegnato ad amare me stessa e gli altri.

Un cammino lungo, faticoso, tortuoso dove hanno avuto un ruolo fondamentale uno psicoterapeuta che mi ha “ricomposta”, (ha rimesso insieme i pezzi), e ricondotta a me; l’accompagnamento di una amica dei Focolari con il silenzio, la tenerezza, la delicatezza e l’accoglienza e la guida spirituale di un sacerdote che mi ha permesso di credere che il sacramento del matrimonio continua a vivere, che la grazia non è finita e anche se, con la separazione, restiamo una famiglia.




Città Nuova Day 2020 – la diretta del 24 ottobre

Tantissime le comunità che hanno partecipato al Cn Day o lo hanno seguito attraverso i social network su Facebook, Instagram e Twitter di Città Nuova. E la partecipazione alla festa di Città Nuova continua…

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Il Cn Day 2020 è stato caratterizzato dal formato multimediale: collegamenti da diverse località italiane, come Bologna, Liguria e Roma; contributi video e interviste. Inoltre, tutti questi contenuti sono stati rilanciati sui social: Twitter, Instagram e Facebook con diversi hashtag e locandine preparati accuratamente dai nostri giovani collaboratori, con la proposta interattiva del contest #daretocare.

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Città Nuova Fest a Teramo

Aria di festa e di grande attesa fra i numerosi partecipanti al Città Nuova Fest, dai neonati di quattro mesi agli ultra settantenni,  che sabato 10 novembre hanno invaso l’aula magna del Convitto di Teramo e le aule limitrofe. Lo spirito forte che ispira il lavoro costante e al passo coi tempi di Città Nuova ha preso forma puntando l’attenzione verso le emozioni da cui oggi il vivere dell’uomo e delle relazioni è mosso più che mai.
 
Pur facendo un’analisi della situazione di crisi in cui viviamo, lo psicologo Ezio Aceti, con la sua caratteristica veemenza e passione, ha indicato nella stessa crisi la possibilità di crescita  e nelle emozioni energie da sfruttare per alimentare solide relazioni. Tanti gli spunti per approfondire la conoscenza dei nostri bambini e poterli così amare veramente. Uno sguardo ampio sulla società civile e religiosa, non sono mancate riflessioni sulle relazioni interpersonali della coppia e tra genitori e figli.
 
Una per tutte: “l’amore è sempre possibile”. Questa affermazione  ha sicuramente infuso in ciascuno una sensazione positiva di benessere ed una spinta ad approfondire il cammino intrapreso o comunque a ricominciare con fiducia. 
 
Una persona che ha collaborato per la realizzazione dei due laboratori dedicati ai bambini con Sara Fornaro, caporedattrice del giornalino BIG, e ai ragazzi con Mauro Di Girolamo, attore di Spazio 3, così ci scrive:
 
“È stata un’occasione per entrare con i ragazzi (circa 60) dentro le emozioni. Con i più  piccoli abbiamo “avvicinato ” la paura accartocciandola nel vero senso della parola e gettandola nell’omino mangiapaura; poi abbiamo guardato in faccia la rabbia chiamandola per nome e maltrattandola con una delle nostre scarpe gettate nella scatola delle cose che ci fanno arrabbiare… I più grandi hanno lavorato sulla gelosia proponendo una drammatizzazione con la quale si è cercato di imparare ad andare oltre. Un’occasione per comprendere insieme come siamo persone che vivono delle emozioni e occorre conoscerle per gestirle.”
La serata si è conclusa con la rappresentazione dei ragazzi offerta a tutti i presenti. 
Notevole l’interesse verso l’approfondimento di Città Nuova e riviste ad essa collegate come Big (Bambini in Gamba), Teens (la rivista fatta dai ragazzi e per i ragazzi), nell’ottica di continuare a dialogare.

All’uscita, diverse persone hanno voluto prendere una copia della rivista CN, di BIG ,Teens, lasciare un contatto per continuare il dialogo intrapreso.. Una serata diversa e molto positiva!

Gabriella Ceritano




Loppiano – Alcuni eventi dell’anno

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Com’è andato il primo appuntamento “Formato Famiglia” a Loppiano?

Il primo week end Formato Famiglia dell’anno 2023-2024 si è svolto il 28 e 29 ottobre, con la presenza di 16 famiglie: in totale  41 persone compresi 9 bambini di età compresa tra gli zero e i sette anni.

Novità interessante è la partecipazione al week end di tutte le famiglie che frequentano la Scuola Loreto annuale, partecipazione che è stata inserita nel programma di formazione della scuola.

Il week end è iniziato il sabato mattina con la presentazione della cittadella, della spiritualità che la anima e dei partecipanti: poche parole ciascuno, ma che sono servite a mettere un primo mattone per la costruzione di una conoscenza reciproca.

Il titolo del week end “L’amore in coppia  e in famiglia: un diamante a molte facce”  è stato sviluppato partendo da quanto Chiara Lubich aveva detto a Taipei nel 1997 sull’arte di amare; alcune esperienze di amore vissuto in famiglia hanno aperto la strada ad un dialogo nella coppia con l’aiuto di alcuni spunti.

Per molti è stato un momento nuovo e interessante che si è concluso con una comunione nella quale ciascuno personalmente doveva sintetizzare in una parola il momento vissuto e, se voleva, commentarla a tutti. Abbiamo concluso il pomeriggio ancora con Chiara che spiegava ai bambini il dado dell’arte di amare e regalato ad ogni famiglia un dado da costruire e lanciare a casa ogni giorno con i figli.

La domenica mattina si è affrontato il tema degli strumenti della spiritualità collettiva vissuti in famiglia, presentati come una valigetta di “attrezzi” utili  per vivere meglio l’arte di amare in famiglia. Ci siamo fatti aiutare da un video di Paolo e Barbara Rovea su cui, con alcuni spunti di riflessione, le singole coppie hanno potuto confrontarsi e dialogare, anche con passi concreti come rinnovare il patto coniugale dell’amore scambievole, oppure pregare insieme un “Padre nostro”.  La comunione tra tutti sul “cosa mi porto a casa” da questo week end ha concluso la mattinata.

La messa nel santuario Theotokos ha concluso il week end e anche questa volta, nel salutarci, ci siamo accorti che nelle poche trascorse insieme si erano creati rapporti profondi tra tutti.

Tra le impressioni dei partecipanti: “Questi momenti, seppur brevi, sono stati per noi pieni di doni e di grazie; speriamo di incontrarci presto!”

“Grazie per la bella esperienza! Portiamo a casa nel cuore un dono in più, dono da coltivare ogni giorno e con strumenti per poterlo fare”.

Santina e Pier Luigi Crocchioni




Mai più accada – Corso online sulla prevenzione del femminicidio

“MAI PIU’ ACCADA” – Corso on-line gratuito sulla prevenzione del femminicidio e della violenza sulle donne.

  • 15 febbraio Gatti Nicoletta, biblista. Il pensiero di Gesù riguardo alle donne lapidate nel suo tempo per motivi di ottemperanza alla legge mosaica: lettura esegetica dell’ episodio di Gesù e l’adultera. Gesù e le donne nel Vangelo di Giovanni.
  • 22 febbraio Angela Maria Toffanin, sociologa. Sociologia delle emozioni e la violenza di genere. La violenza maschile contro le donne, pratiche e politiche di contrasto e superamento della stessa.
  • 29 febbraio Nibras Breigheche, Dottorato di Ricerca in Lingue, Letterature e Culture in Contatto (Università “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara)
    La donna nell’islãm: studi e considerazioni attorno agli ahädith falsi e deboli. Prevenire la violenza di genere nelle religioni: come?
  • 7 marzo p. Mario Mingardi O.F.M.Conv. Violenza di genere e influenza del Maligno sulla mente e sulla volontà umane: la prevenzione dei femminicidi alla luce di Genesi 4,7.
  • 14 marzo dr. Diego Coelli, psicologo dell’emergenza. Percorsi personali e comunitari per prevenire la violenza sulle donne: questioni sulla formazione della coppia, della distribuzione dei poteri all’interno di essa, sulla relazione di coppia e l’evoluzione della stessa.

Iscrizioni: jonathan@davide.it




Vuoi diventare Volontario del Servizio Civile per “Fare Sistema Oltre L’Accoglienza”?

Fare Sistema Oltre l’Accoglienza propone ai volontari del servizio civile il progetto “Costruire comunità solidali con i migranti”. Per aderire è necessario avere tra i 18 e 28 anni. È una valida opportunità per contribuire alla costruzione di una società che sia accogliente, inclusiva, che accompagni i migranti nella realizzazione di una nuova prospettiva di vita, senza dimenticarne storia, vicende e terre di provenienza

Fare Sistema Oltre l’Accoglienza seleziona quattro volontari. Il servizio civile è un’occasione per collaborare alla costruzione di una comunità solidale con i migranti. L’obiettivo è quello di favorire l’inclusione dei cittadini stranieri migranti e promuovere l’educazione interculturale, la conoscenza e la collaborazione tra cittadini italiani e migranti

Nello specifico le ricerche sono le seguenti:

AMU ricerca due volontari: uno per la sede di Grottaferrata (Roma) e uno per la sede di Rogliano (Cosenza)

AFN ricerca due volontari: uno per la sede di Grottaferrata (Roma) e uno per la sede di Rogliano (Cosenza).

AMU e AFN si occupano dal 2016 del programma Fare Sistema Oltre l’Accoglienza per l’inclusione di persone in condizioni di vulnerabilità attraverso l’inserimento di giovani e adulti, minorenni e maggiorenni, stranieri ed italiani in contesti socio-lavorativi esistenti sul territorio. Fare Sistema Oltre l’Accoglienza si basa su una rete nazionale fatta di famiglie, aziende, associazioni e istituzioni, nell’idea che l’inclusione sia un’esperienza di reciprocità cui tutti possiamo partecipare.

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Scheda-elementi-essenziali_Costruire-comunità-solidali-coi-migranti