La bellezza di crescere – Ezio Aceti e Stefania Cagliani – Video delle 6 puntate

Guida per genitori ed educatori che vogliono amare

EZIO ACETI E STEFANIA CAGLIANI

Gli incontri, della durata di un’ora, sono stati trasmessi in diretta da Telepace per sei giovedì consecutivi.
PRIMA PUNTATA

SECONDA PUNTATA

TERZA PUNTATA

QUARTA PUNTATA

QUINTA PUNTATA

SESTA PUNTATA




Viaggiare in tandem: percorso per coppie

L’iniziativa è stata promossa dal Movimento Famiglie Nuove del Friuli-Venezia Giulia:
“Viaggiare in tandem”, un percorso per la coppia, giunto alla sua quarta edizione. I due appuntamenti, le due tappe, quest’anno in modalità a distanza, hanno visto come tema “l’intimità di coppia”, si sono svolti il 6 e il 13 marzo 2021, e sono stati guidati da Nicoletta Musso e Davide Oreglia.

I link delle due puntate saranno disponibili su YouTube fino al 28 marzo:

🚲 Prima tappa
https://youtu.be/lOSoTNLZdWg

🚲 Seconda tappa
https://youtu.be/bsrJmbNPjHc

SCARICA IL VOLANTINO TANDEM 2021




Un euro a famiglia: basta un click

E’ partita la campagna a favore delle famiglie in difficoltà “Un euro a famiglia” promossa dal Forum delle Associazioni familiari, una sorta di azionariato popolare delle famiglie per le famiglie.

“La proposta “1 euro a famiglia” prende il via dalla lettera aperta di un’operatrice sanitaria, che metteva a disposizione il compenso “extra” ricevuto per l’assistenza ai pazienti Covid per aiutare una o più famiglie in sofferenza economica temporanea. A questo messaggio, nel tempo, si sono aggiunte altre famiglie disposte a fornire un sostegno economico a nuclei in difficoltà. Da questo slancio nasce il Fondo Famiglie, un “contenitore” grazie al quale la Fondazione potrà raccogliere le donazioni dei benefattori, incrociandole con le richieste di aiuto”. (da L’Avvenire)

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Su fondofamiglie.org puoi avere tutte le informazioni ulteriori e anche come chiedere aiuto se stai passando un periodo difficile.

Se invece vuoi aiutare, cliccando qui puoi donare direttamente il tuo euro https://bit.ly/3dzCFCK

 

 

 

 

 

 

 




Vuoi diventare Volontario del Servizio Civile per “Fare Sistema Oltre L’Accoglienza”?

Fare Sistema Oltre l’Accoglienza propone ai volontari del servizio civile il progetto “Costruire comunità solidali con i migranti”. Per aderire è necessario avere tra i 18 e 28 anni. È una valida opportunità per contribuire alla costruzione di una società che sia accogliente, inclusiva, che accompagni i migranti nella realizzazione di una nuova prospettiva di vita, senza dimenticarne storia, vicende e terre di provenienza

Fare Sistema Oltre l’Accoglienza seleziona quattro volontari. Il servizio civile è un’occasione per collaborare alla costruzione di una comunità solidale con i migranti. L’obiettivo è quello di favorire l’inclusione dei cittadini stranieri migranti e promuovere l’educazione interculturale, la conoscenza e la collaborazione tra cittadini italiani e migranti

Nello specifico le ricerche sono le seguenti:

AMU ricerca due volontari: uno per la sede di Grottaferrata (Roma) e uno per la sede di Rogliano (Cosenza)

AFN ricerca due volontari: uno per la sede di Grottaferrata (Roma) e uno per la sede di Rogliano (Cosenza).

AMU e AFN si occupano dal 2016 del programma Fare Sistema Oltre l’Accoglienza per l’inclusione di persone in condizioni di vulnerabilità attraverso l’inserimento di giovani e adulti, minorenni e maggiorenni, stranieri ed italiani in contesti socio-lavorativi esistenti sul territorio. Fare Sistema Oltre l’Accoglienza si basa su una rete nazionale fatta di famiglie, aziende, associazioni e istituzioni, nell’idea che l’inclusione sia un’esperienza di reciprocità cui tutti possiamo partecipare.

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Scheda-elementi-essenziali_Costruire-comunità-solidali-coi-migranti




Giornata contro la violenza sulle donne: l’esperienza di Scoglitti

Il 25 novembre, nel giorno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne, le donne di Scoglitti si sono incontrate per dire No alla violenza di genere. L’incontro è avvenuto in maniera telematica, per rispettare le norme di sicurezza anti COVID-19. All’iniziativa hanno preso parte donne impegnate politicamente, come Katia Ferrara e Antonella Iaquez, entrambe assessore designato allo sviluppo turistico e territoriale di Scoglitti da due dei candidati a sindaco per la città di Vittoria.

Scoglitti è una frazione di Vittoria, comune, sciolto per infiltrazioni mafiose. A causa della pandemia le elezioni previste in autunno sono state rinviate. La campagna elettorale è quindi molto lunga e le conflittualità sono molto forti. Noi, però, abbiamo sentito il desiderio di supertare tutto questo, di guardare dalla finestra la nostra cittadina e abbracciarla, tutte insieme, con uno sguardo comune. Guardare le sue ferite, i suoi bisogni e lavorare per essa. La tentazione di vivere ciascuno con la propria parte politica, pur legittimo, è stato subito respinto: era più forte l’esigenza di ricercare ciò che ci unisce.

L’incontro, dunque, ha superato ogni barriera politica, e tutte le partecipanti, pur impegnate a sostegno di differenti candidati politici, hanno messo da parte le loro ideologie politiche per un argomento comune: la condizione delle donne. Insieme a Katia e Antonella, entrambe assessore designate, hanno partecipato quattro candidate al consiglio comunale in varie liste ed altre donne impegnate in tutte le coalizioni che parteciperanno alle prossime elezioni, a sostegno di quattro candidati sindaco.

È stato un momento di dialogo costruttivo e soprattutto sereno, i discorsi di ognuna di loro sono stati ascoltati e accolti con molto interesse e partecipazione. Si è voluto lanciare un messaggio di solidarietà che va oltre la politica: “Siamo qui oggi a stringerci la mano, pensando insieme ad attuare nuove iniziative che possano dare una mano a tutte le donne del nostro paese. Questo è il modo sano e giusto di usare le mani, chi usa le mani per commettere violenza e sottomissione verso le donne, non è degno di essere considerato un essere umano”.

Partendo dal generale sdegno verso la violenza sulle donne che ogni giorno miete vittime in tutta Italia, si è arrivati a parlare della realtà locale. Molte donne anche nel nostro piccolo paese vivono situazioni domestiche complicate e non felici, poche di loro hanno il coraggio di denunciare o addirittura parlarne. Ma la violenza fisica non è la sola forma di violenza a cui si può essere sottoposte. Anche e soprattutto il controllo che viene esercitato sulle donne, la mancanza di fiducia e di libertà che le costringe ad una vita quasi da recluse, a dover chiedere il permesso al proprio compagno per poter frequentare le proprie amicizie fuori dalle mura domestiche.

Si è parlato di tutto questo, di come sia sbagliato che per alcune donne sia quasi una cosa normale dover rendere conto della loro vita agli altri, come se fosse romantico che il proprio partner controlli ogni aspetto della loro esistenza e che un atteggiamento di fiducia o libertà possa venire scambiato come disinteresse. Tutto questo è colpa del controllo che il capofamiglia e un contesto patriarcale esercitano sulle menti già delle giovanissime. Violenza sulle donne, infatti, non deve essere sinonimo di violenza sulle mogli e basta. Riguarda tutte le donne, di tutte le età, e nasce da qualsiasi tipo di relazione dalla relazione tra coniugi a quella familiare in senso più largo.

Gli istituti scolastici si sono impegnati in alcune iniziative atte a coinvolgere le donne, specialmente le mamme degli studenti, con attività di laboratorio legate alla scuola. L’idea generale è quella di creare iniziative sempre più varie che riescano a coinvolgere donne di tutte le età per permettergli di coltivare interessi e relazioni sociali all’interno della comunità. Questo è quello che si auspicano le donne che ieri hanno partecipato alla videocall per dire NO alla violenza sulle donne.

Il messaggio finale è nelle parole di Katia: “Ciò che ci unisce è più forte delle divisioni. Chiunque di noi sarà eletta o chiamata ad un ruolo amministrativo, dovrà sentire il sostegno delle altre e tutte dovremo collaborare, insieme, per il bene della nostra frazione. Dobbiamo unire le forze, al di là degli schieramenti, per un obiettivo comune e non disperdere ciò che da questo momento abbiamo costruito”.

Antonella Iaquez




On line il nuovo numero di SpazioFamiglia

E’ on line il nuovo numero di Novembre di SpazioFamiglia, la rivista che racconta la vita dei progetti attivi nei diversi Paesi, le esperienze di adozione internazionale dell’Associazione Famiglie Nuove Onlus (AFN). Essa approfondisce temi legati alla famiglia, dando voce al generoso impegno di migliaia di persone che desiderano costruire una fraternità mondiale e promuovendo iniziative di supporto e formazione per la famiglia e per l’infanzia svantaggiata in una prospettiva di condivisione tra culture, religioni e realtà sociali.

Per tutti i sostenitori  la rivista è gratuita e viene inviata direttamente a casa ogni sei mesi.

Scarica la rivista

Per maggiori informazioni: info@afnonlus.org, tel. 06 7608347




Città Nuova Day 2020 – la diretta del 24 ottobre

Tantissime le comunità che hanno partecipato al Cn Day o lo hanno seguito attraverso i social network su Facebook, Instagram e Twitter di Città Nuova. E la partecipazione alla festa di Città Nuova continua…

RIVEDI LA DIRETTA

Il Cn Day 2020 è stato caratterizzato dal formato multimediale: collegamenti da diverse località italiane, come Bologna, Liguria e Roma; contributi video e interviste. Inoltre, tutti questi contenuti sono stati rilanciati sui social: Twitter, Instagram e Facebook con diversi hashtag e locandine preparati accuratamente dai nostri giovani collaboratori, con la proposta interattiva del contest #daretocare.

VEDI ARTICOLO SU CITTA’ NUOVA

 




RIVEDI: “La scuola ricomincia da noi”

Rete Alleanza Educativa e Rete Insegnanti Italia ti invitano a una riunione pianificata in Zoom. L’invito è rivolto a famiglie, studenti, educatori, docenti e chiunque abbia a cuore l’Educazione.

Argomento: LA SCUOLA RICOMINCIA DA NOI
“Ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo che coinvolga tutti” Papa Francesco




Terza puntata “Cantiere politiche familiari, una riforma epocale?”

https://www.facebook.com/cittanuova.it/videos/770289767120296

Continua il percorso per capire, nel pieno della crisi, le ragioni di una possibile svolta storica nel campo delle politiche familiari. Dal groviglio dei bonus e delle elemosine alla proposta di un investimento strutturale destinato ad incidere sulla riforma fiscale e non solo. La sfida complessiva di una giustizia sociale possibile, tra fondi europei, new deal e scelte reali di bilancio pubblico dopo l’approvazione unanime da parte della Camera della legge delega sull’assegno unico universale per i figli.

La proposta di una serie di interviste pubbliche con esponenti politici e della società civile promossa da Città Nuova assieme al Movimento politico per l’Unità Italia e Famiglie Nuove Italia

Terzo appuntamento

Lunedì 27 luglio 2020 dalle ore 19.00

Dalla pagina Facebook di Città Nuova

Intervista con Maria Teresa Bellucci, deputata di Fratelli d’Italia, a proposito della legge delega al Governo “per riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e la dote unica per i servizi”.




Musica e Sostegno a Distanza

Giulia Pagliaricci, giovane musicista, ci racconta della sua passione per  il pianoforte e… per la solidarietà.

 Giulia, di cosa ti occupi?

Ho 26 anni e mi sono laureata in pianoforte jazz al conservatorio. Ho concluso gli studi a febbraio poco prima della quarantena. Lavoro nell’ambito musicale, insegno pianoforte sia privatamente che nelle scuole di musica e sono attiva anche nella ‘live music’, anche se adesso l’attività è rallentata a causa del Coronavirus.

Nell’ultimo anno le mie entrate economiche si sono andate a stabilizzare e mi sono trovata ad essere un pochino più indipendente per fortuna e potermi finanziare varie necessità, come un telefono nuovo, un computer per lavorare e via dicendo. Ero quindi molto contenta perché nella musica non è semplice arrivare ad avere (per quanto piccola)  una stabilità economica.

Tuttavia alla fine mi sono resa conto che le cose materiali non fanno la felicità.

Mi sentivo molto grata nei confronti della vita e di Dio per essere riuscita con la mia passione – la musica- a costruirmi da sola  la mia vita ed ho sentito che era giusto non tenermi per me la mia fortuna.

Come è nata l’idea del Sostegno a Distanza?

Il Sostegno a distanza mi sembrava un modo molto concreto di poter condividere con gli altri. Tramite un amico ho saputo che AFN è impegnata in questo progetto. Ho deciso di cominciare ed ho chiesto  di sostenere a distanza una bambina. Ho pensato che poiché purtroppo non si è ancora arrivati a una  parità di genere, per una femminuccia potersi avviare allo studio e farsi una cultura le renderà la vita più facile, visto che in alcune parti del mondo l’essere donna ti fa partire svantaggiata.

Andando sul sito di AFN ho letto che l’Associazione è attiva praticamente in tutto il mondo: I Paesi in cui si può dare una mano sono veramente tanti. Ho scelto l’India poiché è un paese  molto povero, in grande difficoltà.

Come è andata l’inizio di questa esperienza?

Ho fatto l’adozione pochi giorni dopo la mia laurea, in febbraio. Due settimane dopo mi è arrivata per posta la foto e la descrizione del profilo di questa bimba. Si chiama Aleena e ha 9 anni. La gioia è stata tanta. Vedere che con un piccolo gesto, perché alla fine si è trattato veramente  di poco,  sono riuscita a dare un aiuto concreto. E l’esperienza è stata bella e continua ad essere molto bella.

Quello che mi piacerebbe poter dire è che nel momento in cui lo si desidera,   con poco si riesce a fare tanto. Ciò è possibile anche per i giovani come me, nel momento in cui hanno una piccola entrata economica: è qualcosa che si può fare, si può sostenere, basta volerlo.

Grazie per avermi dato l’occasione di poter  dare una mano!

 




In tempi di Coronavirus, è utile ricordare come un’amicizia può trasformarti la vita

Basta una casa che diventa una famiglia, abbracciarsi e ridere spesso, con la voglia d’amare l’altro come sé.

“Non è la carne e il sangue, ma il cuore che ci rende padri e figli” diceva il poeta Friedrich Schiller. Ed effettivamente ne abbiamo avuto, in questi giorni, la riprova raccogliendo, via email, le testimonianze di alcuni giovani di Trapani (Sicilia) che, benché per ora costretti a viver separati, hanno voluto raccontarci, per scaldare un po’ gli animi impauriti dal Coronavirus, di come abbiano compreso il valore di una casa condivisa (casa Mannina), il divenire una sola famiglia, insieme alla bellezza di far parte del Movimento dei Focolari. Valori e realtà che fortunatamente non sfuggono anche in presenza di una feroce pandemia, perché si trovano in un luogo al sicuro, il cuore di ognuno. 

‹‹Tutto ebbe inizio qualche anno fa›› ci hanno preannunciato Baldo e Giovanna Mannina, due genitori che hanno, letteralmente, aperto casa al mondo. ‹‹I nostri  figli crescendo hanno, infatti, cominciato a chiederci d’invitare degli amici, dicendo che avevano bisogno di noi››. ‹‹E spinti dall’amore che Dio ci ha messo dentro attraverso Chiara Lubich, fin da giovani, io e mio marito›› ci ha precisato la donna ‹‹abbiamo detto il nostro Sì, facendo partire con ognuno di questi ragazzi un rapporto fatto d’ascolto, dialoghi e comprensione. Li abbiamo accolti così com’erano, con i loro problemi, immersi in una società che non li aiuta, tra bullismo, anoressia, omosessualità, distacchi familiari e altro. Abbiamo preso a trattarli come si farebbe in una famiglia vera, fatta di un “padre” e di una “madre” presenti, che desiderano mettere in pratica i dettati evangelici, dando modo ai figli di dare una svolta concreta al loro modo di vivere››.

Ed eccoci, alla prima testimonianza di uno di questi giovani, Gabriele Cozzolino: ‹‹Tutto è nato, nel mio caso, il giorno del mio 20° compleanno, che credevo di vivere privo di festeggiamenti. Ed invece qualcosa d’inaspettato è accaduto a cambiare la mia stessa vita. Mi ritrovai con dei ragazzi che vedevo per la prima volta a cenare a casa Mannina con una pizza e arrivò anche la torta! Stavo seduto e osservavo quei giovani che già mi consideravano uno di loro e mi chiedevo: “Perché tutto questo? Perché sento anch’io questi ragazzi come fratelli?”. Quel giorno stavo poco bene, eppure l’aria che respiravo mi pareva diversa, gradevole, e i contorni d’ogni cosa mi pareva avessero una luce speciale. Perché, tolte le maschere che mi portavo da tempo (fatte di male subito, incomprensioni, urla, rimorsi) andava prendendo forma l’uomo che avevo sempre sperato d’essere. E se ancora oggi ho rabbia per le ingiustizie, sogno un mondo in cui non regni più il rispetto richiesto con l’intimidazione e so che non sono più solo››.

Un altro giovane, Giovanni Genna, ci ha raccontato come grazie ai Mannina abbia conosciuto, appunto, il Movimento dei Focolari, un’esperienza d’incontro fortuito che è venuta innanzi a lui come un dono. ‹‹E’ successo a Settembre del 2018›› ci ha detto Giovanni ‹‹grazie a Matteo che mi chiese se potevo dare una mano al suo gruppo montando delle coreografie per lo spettacolo di ottobre in onore di Santa Teresa.
Senza esitazione accettai e provai coi ragazzi, sconoscendo cosa ci fosse dietro a questo grande Movimento di cui loro facevano parte. Fu solo nella fase successiva, che papà Baldo iniziò a parlarmi dei “gen” (gruppo di giovani che vivono per un mondo migliore), e degli ideali dei quali si nutrono: la volontà di Dio, l’amore reciproco, l’unità. Iniziai a conoscere Chiara Lubich e Chiara Luce, la loro spiritualità comunitaria, e l’idea di trasformarmi non mi ha più abbandonato. Ho imparato, per esempio, a perdonare di più, ispirandomi a ciò che dice il Vangelo di Luca: “Non giudicate e non sarete giudicati, non condannare e non sarete condannati, perdonate e sarete perdonati”. Ho imparato ad accettare le idee diverse dalle mie, mettendo da parte il mio io››.

Parola ora a Silvia Di Bono: ‹‹Piacere a tutti, sono Silvia, una ragazza che per tanto tempo è stata senza sorriso, incapace di gestire le emozioni, per un passato di sofferenza e una situazione economica familiare non felice. La parte migliore di me, quella solare, era andata via; credevo che il mondo ce l’avesse con me, che Dio stesso volesse farmi soffrire in tutti i modi possibili, mi sentivo sola, incompresa e ho finito per chiudermi a riccio. Ciò finché non ho conosciuto la famiglia Mannina, che mi ha fatto capire come si debba combattere per riaccendere anche quella piccola luce che si trova in noi. Condividendo con loro ogni giorno della mia vita, ho ripreso a sorridere, anzi a ridere così tante volte che non riesco più a smettere. In poche parole, sono diventati la mia famiglia. E grazie a loro ho conosciuto il Movimento dei Focolari, sono andata a Loppiano a respirare quell’aria di libertà con cui ho ritrovato la parte mancante di me e ho compreso l’importanza dell’abbraccio senza dirsi nulla, perché è esso stesso che prende parola; l’amarsi con semplicità››.

Matteo Mannina, il ragazzo che insieme ai genitori, ha aperto casa al mondo, ci ha raccontato tanti altri aneddoti. Come la madre, prima del Coronavirus, uscisse per far la spesa sapendo cosa piacesse anche ai suoi amici; o come suo padre prese a non stupirsi più quando a dormire in una sola stanza stavano in sei; e come il “dado dell’amore” del Movimento dei Focolari sia stato presto tratto da tanti giovani ignari di cosa significasse aver davvero voglia di divenire ognuno sé stesso, nel rispetto delle libertà altrui.
Matteo e i suoi amici restano infatti, oggi, diversissimi, ma come un arcobaleno di colori ne guardi solo l’insieme. Non vivono più da monadi incomprese, ma gli uni per gli altri, per un mondo migliore. Un mondo dove a salvare è la stessa l’amicizia, fatta non di parole ma fatti concreti.

di Patrizia Carollo

Fonte: sito Associazione Nazionale Famiglie Numerose

https://www.famiglienumerose.org/in-tempi-di-coronavirus-e-utile-ricordare-come-unamicizia-puo-trasformarti-la-vita/

 




Rivedi la Giornata Internazionale della Famiglia – 15 maggio 2020 ore 17.30

Venerdì 15 Maggio, in occasione della Giornata Internazionale della Famiglia, il Forum delle associazioni familiari terrà la propria Assemblea Generale. Quest’anno con una modalità nuova, in diretta sulla propria pagina Facebook e sul proprio canale YouTube

✅ Alle ore 17:30 il Presidente Nazionale, Gigi De Palo, darà inizio ai lavori

Proseguiranno i saluti istituzionali da parte della Sen. Maria Elisabetta Alberti Casellati, Presidente del Senato della Repubblica; del Card. Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI; della prof. Elena Bonetti, Ministra per la famiglia

Il prof. Giancarlo Blangiardo, Presidente di ISTAT, presenterà i nuovi dati in merito al drastico calo della natalità alla luce dell’emergenza epidemiologica

La relazione del prof. Massimo Recalcati avrà come tema l’approccio educativo con il quale sono state costrette a misurarsi le famiglie italiane, in relazione alla straordinarietà di questo tempo

I lavori potranno essere seguiti in diretta da chiunque voglia collegarsi alle nostre pagine. Sarà una bella occasione per riflettere e confrontarci sul tema “famiglia”. Passa parola e invita altri amici. Ti aspetto.

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OPPURE CANALE YOUTUBE




Un salotto spalancato per tutta l’umanità

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Il Gen Verde in diretta streaming da Loppiano… #distantimauniti

Riccardo, Anna, Cristian, Paola… e l’elenco non finirebbe più. Sono solo alcuni degli oltre 4mila fan che la scorsa settimana hanno seguito la diretta streaming del Gen Verde direttamente da casa loro.

Non è questo il tempo dei concerti, gli assembramenti pubblici sono proibiti e così alcune domande diventano un chiodo fisso: come far sentire il sostegno a chi è solo, a chi sta vivendo questa epidemia in prima linea sul fronte, come essere portatori di pace e di speranza in questo contesto?

Nasce così l’idea di “Live from Home Gen Verde”: le piazze e i palazzetti si trasformano nel salotto di casa. Gli strumenti ci sono: una chitarra, una tastiera, un flauto, i microfoni e… un computer per entrare in punta di piedi in tutte le case di coloro si collegano.

Ma non si tratta di un concerto, bensì di un appuntamento un po’ straordinario: si canta, si raccontano esperienze di vita, si presenta il frutto della creatività di questo momento e… come diceva Beethoven “Dove le parole non arrivano… la musica parla”.

In tempo reale ognuno da casa può esprimere un pensiero, lanciare un messaggio e letteralmente la chat esplode e non riesce a contenere la gratitudine e l’entusiasmo di tutti i collegati dai 5 continenti. All’appello non manca nessuno: dall’Argentina alla Corea, dal Canada all’Ungheria, dall’Italia all’Australia. Improvvisamente, quasi un miracolo frutto della tecnologia, il salotto aperto a tanti diviene contemporaneamente un luogo intimo dove cantare e pregare sono sinonimi, dove festeggiare un compleanno e ricordare chi ha perso la battaglia contro il COVID-19 hanno la stessa importanza e tutto è un dono d’amore.

In questo ultimo tempo – racconta Colomba – sento tante notizie, non solo dalla tv, ma anche dai nostri vicini, familiari, ecc. Sono purtroppo notizie dolorose. Provo dentro tanta paura, preoccupazione, e anche un forte senso di impotenza… di non poter fare nulla per chi soffre. 
Mi chiedo “perché?, fino a quando?” Nei giorni scorsi, una mattina, mentre pulivo casa ho sentito dentro una voce: “tranquilla, se tu fai bene le piccole cose con amore lì dove sei, questo darà un contributo per sostenere l’umanità
“.

Un’esperienza semplice quella di Colomba che come le altre ragazze del Gen Verde cerca un senso al suo stare a casa, a sbrigare le faccende domestiche come tante donne in tutto il mondo “Da quel giorno la situazione non è cambiata tanto – continua Colomba – ma io posso cambiare il mio atteggiamento credendo che questo può cambiare il mondo”.

Ecco allora la ricetta per trasformare le 4 mura di casa (che talvolta appaiono anche molto strette) in un salotto spalancato per tutta l’umanità, una ricetta tutta da provare e vivere.

E Colomba è già all’opera e tra una telefonata e un lavoretto di casa la sua esperienza è divenuta musica… pronta per essere condivisa durante la prossima diretta streaming di domani 3 aprile alle 16 (ora italiana). Un’occasione da non perdere. Basta collegarsi cliccando su https://youtu.be/NLsPTyuITu0

Tiziana Nicastro




Contagiamoci con le buone pratiche di fraternità

La redazione del nostro sito ha pensato di attivarsi per far circolare delle buone pratiche di fraternità che molti dei nostri lettori vivono quotidianamente in questi giorni di emergenza e di quarantena.

Nel ribadire l’importanza di seguire con responsabilità le indicazioni del Governo italiano in merito all’emergenza del Cod-19 ci auguriamo tutti che, proprio attraverso i nostri gesti responsabili, finisca quanto prima questa dura prova per tutta la comunità. La tentazione però che può prendere tutti è quella di costruirci, proprio per difesa, una sorta di rifugio che ci allontana sempre più dagli altri. Ma da tante persone arrivano piccoli gesti di pura fraternità, gesti disinteressati e che ci spingono oltre i confini che ciascuno di noi sta innalzando e questo sta svelando un volto del nostro Paese che forse non conosciamo o non abbiamo apprezzato molto.

Pensiamo ad un gruppo giovani dei Castelli romani che si sono messi a disposizione per fare la spesa per quanti non hanno la possibilità di recarsi presso gli esercizi commerciali; oppure a tanti che con abnegazione continuano a lavorare presso le strutture ospedaliere o gli istituti penitenziari. Proprio in questi giorni sono scoppiate delle rivolte e in un istituto di pena, Adriana, vicedirettrice, ci chiede di pregare e pensarla perché riesca ad avere il coraggio dell’amore per andare avanti.

Giulia Chiara Guarracino, una giovane di Ischia, ha scritto:

Imparate a capire che questa è una lotta contro il nostro egoismo e non contro un virus.
Questa è un’occasione per trasformare un’emergenza in una gara di solidarietà.
Cambiamo il modo di vedere e di pensare.
Non sono più “io ho paura del contagio” oppure “io me ne frego del contagio”, ma sono IO che preservo l’ALTRO.
Io mi preoccupo per te.
Io mi tengo a distanza per te.
Io mi lavo le mani per te.
Io rinuncio a quel viaggio per te.
Io non vado al concerto per te.
Io non vado al centro commerciale per te. Per te.
Per te che per colpa del mio menefreghismo e della mia indifferenza sei dentro una sala di terapia intensiva.
Per te che sei anziano e fragile, ma la cui vita ha valore tanto quanto la mia.
Per te che stai lottando con un cancro e non puoi lottare anche con questo. 

Vi prego, alziamo lo sguardo.
Non siete più forti o più bravi se mettete foto che vi abbracciate con scritto “Io sono più forte del coronavirus!”.
Io spero che in #ItaliaNonSiFerma la solidarietà.
Tutto il resto non ha importanza”.

Tante situazioni, tante difficoltà ma anche tante occasioni per provare ai fratelli e a Dio la nostra testimonianza ed estrema fiducia in questo percorso che stiamo tutti vivendo.

Aspettiamo quindi le vostre esperienze che faremo circolare attraverso questo sito, testimonianze, anche piccole, piccolissime ma che sono una goccia che può ridare a ciascuno la speranza, la libertà e il coraggio di amare e di vivere da figli di Dio. Scriveteci a: movimentofocolari.italia@focolare.org 

VEDI TUTTE LE ESPERIENZE PUBBLICATE SUL NOSTRO SITO




Dall’interno della frattura, esperienze di vita e proposte

Pare impossibile che da esperienze di dolore possa nascere qualcosa di bello per sé stessi e per gli altri, eppure lo abbiamo visto e sperimentato nei tre giorni passati insieme a Castel Gandolfo (RM) dal 14 al 16 febbraio 2020. Siamo ormai al terzo appuntamento nazionale e dopo due edizioni ad Assisi, quest’anno abbiamo voluto anche noi “incontrare” Chiara Lubich, a casa sua, nel territorio che ospita il centro pulsante del Movimento dei Focolari, proprio in occasione del centesimo anniversario della sua nascita.

Il primo giorno, al nostro arrivo, un attento osservatore avrebbe scorto 130 storie distinte di separazione, vissute spesso all’ombra del dolore e di tanti “perché” senza risposta. Ma il terzo giorno, nel momento della condivisione finale, ciascuno ha potuto riscontrare una nuova forza, una luce che ha sconfitto o almeno attenuato il proprio buio interiore e abbiamo ben presente i volti di tanti che si impegnavano, una volta fatto ritorno a casa, ad essere sostegno e motivo di speranza per chi intorno a noi vive di sofferenza. E gli sguardi e i sorrisi fissati nella foto finale di gruppo testimoniano che non si trattava solo di un sentimento passeggero…

Il programma è stato intenso e ricco di spunti di riflessione, e i relatori che si sono succeduti sul palco hanno toccato molti “punti caldi” senza timori, accolti da un ascolto della sala attento e critico.

Erano presenti anche un buon numero di coppie che “camminano insieme” ai separati con  iniziative comuni e momenti di incontro nella varie Regioni, per testimoniare che anche le esperienze di separazione fanno parte della vita di famiglia e che portandole avanti insieme possono essere meno buie.

A questo proposito, le testimonianze, intercalate agli interventi, sono state come sempre dei punti luminosi e un dono per tutti, pur rappresentando storie e situazioni dure, di sospensione, ma vissute nella riscoperta del rapporto con Dio e del sostegno dei fratelli.

Abbiamo parlato di matrimonio, paradossalmente proprio con i separati… Monsignor Bonetti ci ha ricordato con forza il significato del sacramento che certo non scompare con la separazione dal coniuge e per chi sceglie di rimanere fedele testimonia una continuità di risposta alla vocazione originaria col donare e diffondere un amore unitivo, frutto di una ferita, a essere ovunque “colla” in tutte le situazioni di conflitto. Il separato – dice ancora Bonetti, è una persona che viene lanciata verso le nozze definitive con Dio, mentre ha ancora un corpo da gestire sulla terra. In forza dello Spirito Santo ricevuto nel matrimonio vive una vita che lo porta a testimoniare un amore, crocifisso, oltre ogni limite. Infine un appello: i separati possono, anzi, “devono” condividere la loro esperienza, essere un annuncio e una testimonianza per i fidanzati, le giovani coppie, gli sposi di ogni età, per le persone consacrate per preannunciare la Vita Eterna,  la vita accanto al Padre, la realtà della famiglia dei Figli di Dio.

Ci hanno poi molto colpito le immagini e le suggestioni collegate a due episodi del Vangelo proposte da padre Marco Vianelli: la guarigione della suocera di Pietro e l’incontro di Gesù con Zaccheo. Il primo brano aiuta a riflettere su come la guarigione non è un cammino individuale, esige  una lotta con il nostro uomo vecchio ed ha sia una dimensione privata, sia una dimensione pubblica. La suocera di Pietro,  una volta guarita,  si mette a cucinare; questo ci insegna che Gesù viene per rigenerarci, liberarci e rimetterci a disposizione del mondo per servire.

La seconda immagine è quella di Zaccheo che pur di vedere Gesù,  sale su un sicomoro,  dai rami fragili.  Si rende così vulnerabile,  ma è proprio la vulnerabilità che rende efficace l’incontro: la rigenerazione è lasciarsi raggiungere dallo sguardo di Gesù così come siamo e il fine della rigenerazione è l’Amore. Quindi tutti i fallimenti sono per riabilitarci ad amare

Entrando nel tema della fedeltà, padre Marco ha evidenziato come questo è un punto di arrivo e per poterci mettere in cammino abbiamo bisogno di Cristo, dei suoi occhi.  Se non riusciamo,  non siamo sbagliati,  il cuore va educato e occorre un cammino, possibilmente insieme ad altri.

Ezio Aceti è stato “incontenibile” nel trasmetterci la sua passione per l’educazione dei bambini e dei  ragazzi e di quanto possiamo fare noi adulti. Ha fatto molti esempi calandosi nei panni e in molte situazioni vissute dai separati, ma quanto ci ha trasmesso ha un valore universale per tutte le famiglie.

Ci ha spiegato come deve essere l’ascolto verso i nostri ragazzi e come il prendersi cura dei figli voglia dire aiutarli a dare significato alla sofferenza della separazione e a sostenerli nel percorso educativo. Ha sottolineato che nella vita non c’è niente da buttare, ma tutto è da prendere in mano e trasformare e le cicatrici sono il segno che tu ce l’hai fatta; i figli hanno bisogno di noi, così come siamo… Educhiamo di più con le nostre fragilità che non con le grandi idee e se anche ci rendessimo conto di aver sbagliato con i nostri figli,  ma troviamo la forza di ricominciare, quest’amore rimane perché un singolo atto d’amore può recuperare un mare di sbagli. Infine, da non dimenticare: riuscire a trasmettere ai figli la bellezza di avere un rapporto personale con Gesù è il regalo più bello che possiamo fare loro.

Aceti si è soffermato poi sull’importanza della “parola” che, se corretta, può fare miracoli. Occorre però imparare ad usare un linguaggio “trinitario”, dicendo tutto nella verità, ma ricordando tre concetti fondamentali: entrare in empatiacon chi parliamo (l’empatia rappresenta il Padre), rappresentare la realtà – dicendo le cose come stanno nella verità (la realtà rappresenta il Figlio), fornire sempre un sostegno e una prospettiva di fiducia (il sostegno è lo Spirito Santo).

I coniugi Scotto ci hanno dato una carica di concretezza per uscire dal buio e fornito qualche elemento per saper gestire la solitudine, ricordandosi il valore dell’auto stima e il potenziale immenso della nostra sessualità – anche negli aspetti più intimi delle pulsioni sessuali – che può diventare un motore di slancio e di fiducia verso noi stessi e verso gli altri. Infatti, si può sconfiggere il buio con gesti di tenerezza, riconciliandosi con se stessi e da qui arrivare a conciliarsi con gli altri, attraverso la cura di sé, del proprio aspetto, cogliendo le possibilità che ci

offre la vita. Possiamo sperimentare che il dolore può essere uno spazio creativo, che ci può aiutare a comprendere meglio gli altri e a guardare in alto per coltivare un rapporto personale con Dio.

Oltre ai momenti di incontro abbiamo vissuto anche un pomeriggio “speciale” in visita al Centro del Movimento a Rocca di Papa. Siamo stati accolti da alcuni focolarini e focolarine che attraverso la loro presenza, alcune immagini e una visita guidata ci hanno fatto conoscere meglio la figura di Chiara Lubich in una prospettiva nuova, diversa, più intima e famigliare. La visita alla sua casa è stata un’occasione per incontrare Chiara attraverso la sua vita quotidiana: nella cappella abbiamo potuto soffermarci su quel crocefisso che è memoria della sua consacrazione a Dio… Forse proprio per quel simbolo ci siamo sentiti sulla sua stessa lunghezza d’onda e guardati in modo speciale da lei dal Cielo.

Nei saluti finali, oltre ad una bellissima condivisione, ci siamo presi un impegno attraverso un segnalibro che è stato consegnato a tutti con una striscia di Gibi e DoppiaW: vogliamo ricordarci sempre che siamo un dono gli uni per gli altri e che negli incontri che facciamo con ciascuno possiamo sempre sottolineare il positivo. Nel prossimo incontro ci racconteremo come è andata…

Rosalba e Andrea Ponta

con tutta l’equipe preparatoria dell’incontro

Gli esperti che sono intervenuti:

  • Don Renzo Bonetti: “Il sacramento del matrimonio è dono anche nel vivere la separazione”
  • padre Marco Vianelli: “ri-costruiti dall’Amore “
  • Ezio Aceti: “Genitori sempre”
  • Maria e Raimondo Scotto: “Il buio sconfitto”



Città Nuova e il patto educativo: rivedi la diretta streaming

il link sul canale cittanuovatv per rivedere il focus tematico che si è svolto durante l’incontro annuale del Gruppo editoriale.

Per riflettere sulla proposta del papa, cercando di individuare piste di dialogo, di crescita e di confronto, sabato 22 febbraio a Castel Gandolfo si è svolto un focus sul patto educativo, nell’ambito dell’incontro annuale del Gruppo editoriale Città Nuova.

Un appuntamento al quale hanno partecipato il regista Fernando Muraca (autore di Liberamente Veronica), la pedagogista Carina Rossa (membro del Comitato per il Patto educativo e coautrice di Custodire l’infanzia), il docente universitario Ugo Morelli (psicologo, autore di Eppur si crea e coautore di Dialogo dunque sono), la studentessa Cristina De Carolis, l’insegnante ed educatrice Patrizia Bertoncello (autrice di Bambini nei guai e redattrice del giornalino per bambini Big). (Fonte: Città Nuova)




Fare catechismo insieme e coinvolgere le famiglie

Sono catechista in una quinta elementare. All’inizio del percorso iniziato in seconda, non riuscivamo a trovare in parrocchia catechisti disponibili per questo servizio. Tra i genitori dei bambini c’era anche mio genero e anche lui ha rifiutato di impegnarsi per questo servizio.
Il giorno delle iscrizioni si sono presentati ben 36 ragazzi e, trovandomi in difficoltà, ho chiesto a mio genero di darmi una mano per compilare i moduli.
 
Lui generosamente si è prestato e rendendosi conto delle poche forze, ha dato la sua disponibilità e tuttora fa il catechista. Tra i nominativi dei bambini iscritti c’era il figlio di una signora che conosco e che abita in una parrocchia vicina. Un giorno l’ho incontrata al mercato e, approfittando di questa occasione, le ho chiesto se era disponibile a dare una mano per il catechismo.
 
Meravigliata per la proposta ha detto subito di sì. Da sola non se la sentiva ma insieme a chi aveva più esperienza lo avrebbe fatto molto volentieri. Eravamo così 2 catechisti con esperienza e 2 che iniziavano per la prima volta. Ma soprattutto avevamo la possibilità di operare con Gesù in mezzo a noi. Ho ringraziato Dio per tutto questo, Lui tra di noi ha fatto grandi cose che da sola non avevo mai sperimentato.
 

Riscontravamo difficoltà educative con i ragazzi ma soprattutto con le famiglie. Così abbiamo proposto al nostro parroco qualcosa di diverso dai soliti incontri con i genitori. Con coraggio e fiducia nella provvidenza abbiamo proposto degli incontri con Ezio Aceti citando la frase “PER EDUCARE UN BAMBINO CI VUOLE UN VILLAGGIO”. (Anche il Papa ultimamente ha citato questo proverbio africano.)

In questo percorso abbiamo coinvolto, oltre alle tre parrocchie vicine, le scuole elementari, la scuola media ed i servizi sociali del Comune. Gli incontri, programmati al sabato sera, si sono dovuti tenere in chiesa in quanto i saloni parrocchiali non contenevano le numerose persone intervenute (oltre trecento).

La chiesa era piena ogni volta e per aiutare i genitori abbiamo offerto il servizio di babysitting nei saloni parrocchiali sotto la chiesa. Ogni volta erano più di cento i bambini da gestire. Per questo bisogno abbiamo chiesto aiuto a Famiglie Nuove. Il loro aiuto è stato prezioso e molto apprezzato. La risposta così numerosa a questi incontri ci ha fatto capire quanto siano importanti e sentiti questi temi sull’educazione al di là di ogni credo religioso.

L’anno dopo, sollecitati dai servizi sociali del Comune e per dare una continuità al progetto educativo iniziato, sono stati proposti altri tre incontri con il dott. Alberto Pellai e con il prof. Giuseppe Milan, proponendo temi riguardanti l’età evolutiva.

L’impegno continua e sono in fase di programmazione altri due/tre incontri sul tema della comunicazione in famiglia (tra i genitori e con i figli), organizzati sempre con il Prof. Giuseppe Milan e con Gigi De Palo, presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Famigliari.

Ci sembra di aver donato ai genitori presenti momenti di luce, di speranza e di aiuto concreto nella fatica educativa con la consapevolezza che insieme si possono condividere e superare le fatiche e le preoccupazioni, ma anche le gioie e le esperienze di vita vissuta.

Annamaria e Marco




Loppiano – Alcuni eventi dell’anno

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Enrico, i suoi amici e le casette di Campogiallo

Fonte: dal sito www.loppiano.it

In questi giorni, Enrico Borello, ex insegnante tecnico pratico di formazione professionale nel carcere di Fossano, in provincia di Cuneo, si trova nella cittadella di Loppiano, con un’originale  …

Lo trovate nella zona di Campogiallo, magro, capelli grigi, cortissimi, un po’ di barba, occhialetti sul naso e tuta blu da operaio, intento a lavorare intorno ad una delle casette, che è momentaneamente circondata da un’impalcatura. Enrico ha 62 anni, viene da Cuneo e, per 42 anni, ha fatto l’insegnante tecnico pratico di formazione professionale nel carcere di Fossano, nel settore dell’automazione industriale e di saldo-carpenteria. Ora è in pensione, ma continua a collaborare con il carcere, come volontario, proponendo progetti. Racconta: «Avevo 22 anni quando ho cominciato. Era il 1978. Stavo già lavorando da due anni nel campo dell’arredamento, quando ricevo la telefonata di un ex insegnante dell’istituto tecnico dove avevo studiato. Mi dice: ci sarebbe la possibilità di insegnare in carcere per un anno. A quei tempi, Chiara Lubich, a noi gen (ndr. i giovani del Movimento dei Focolari), aveva dato come slogan: “Morire per la propria gente”. Così, forte dell’unità degli amici con cui condividevo questo cammino, ho detto di sì. E ho cominciato quest’esperienza pazzesca».

Dopo 42 anni è ancora forte il legame che lo lega a quel mondo: «Il carcere è un ambiente con un’umanità incredibile. Certo, le persone stanno soffrendo, però la vicinanza, la possibilità di condividere i momenti della loro vita, di parteciparne, è stato importante per loro e per me. Ho sempre cercato di mantenere, di fare da trait-d’union tra loro e la loro famiglia, ho fatto da mamma alle loro madri. Un’esperienza umana e spirituale importante. Per me, era quotidiano l’incontro con il volto di Gesù Abbandonato in queste persone, un volto anche gioioso. Tante volte, non sarei voluto uscire, sarei stato lì anche la sera, anche la notte».

Fuori dalla casetta, Enrico non lavora da solo, ma è affiancato da un gruppo di collaboratori dalle più varie provenienze: Gianni, italo brasiliano che è più anziano di lui di un solo giorno; poi Eddi, che ha 28 anni ed è albanese; Jean Michel, anche lui ventottenne, nato in Francia da genitori senegalesi; infine, Livio, il più anziano del gruppo e cuneese come Gianni. Chi sono e come sono arrivati a Loppiano? Ce lo racconta ancora Enrico: «Il nostro lavoro consiste nel levigare, riempire i buchi e poi, verniciare. L’idea è nata durante la partecipazione al progettoFormato Famiglia”. Con mia moglie ci siamo resi disponibili per accogliere e accompagnare le famiglie che vogliono provare questo percorso, così, siamo venuti qui durante la Settimana Santa. Con le famiglie, abbiamo abitato in alcune di queste casette e, se l’interno era semplice, ma confortevole, ho notato che l’esterno mancava di manutenzione. Così, ho pensato di coinvolgere i detenuti del carcere con cui sono ancora in contatto».

Così, accompagnato da Livio, anche lui volontario in carcere, lunedì 13 maggio hanno cominciato questa avventura. 

«Loro, i detenuti, non aspettano altro, perché i benefici e le misure alternative alla detenzione fanno parte del percorso carcerario, una volta scontata parte della pena. È anche un modo per saggiarne l’affidabilità».

Ci racconta che non si è messo a fare tanti discorsi, tentando di descrivere l’esperienza che si vive a Loppiano, la proposta è stata essenziale: vieni e vedi. E com’è andata?

«È tutto pazzesco per loro! Sono precipitati in questo luogo, dove tutti li salutano, i focolarini ci portano i dolci, siamo andati a messa, il Gen Rosso ci ha invitato alle prove del loro concerto. Poi, Chiara, del Centro Ave, nei prossimi giorni ci guiderà nella visita del Santuario. Ma per loro è semplicemente incredibile anche solo affacciarsi dal balcone della casetta e guardare fuori, le colline, i campi, la tranquillità, la pace. I più giovani non uscivano da 4 anni! E poi, qui, stiamo facendo una vita di famiglia. Pranziamo alla mensa ma la cena la prepariamo insieme, in casa…».

Esperienza replicabile? – gli chiediamo.

«Speriamo di sì, – risponde Enrico – anche perché con il tempo che abbiamo a disposizione, forse riusciremo a ristrutturarne solo due di casette. Abbiamo appena finito di preparare la prima casa».

Allora, lasciamoli lavorare, li abbiamo disturbati anche troppo. Non prima però di averli ringraziati per il grande dono che, con la loro presenza e il loro mestiere, stanno facendo alla cittadella tutta.

Dal sito www.loppiano.it




Loppiano, in “Formato Famiglia”

Dal 18 al 25 aprile, ha preso il via a Loppiano la prima esperienza del progetto “Formato Famiglia”, il nuovo progetto di accoglienza per periodi brevi nella cittadella internazionale di Loppiano, promosso dal movimento Famiglie Nuove.

Arrivano da Torino, Cuneo, Cortona, Genova, anche dall’Argentina. Sono le nove famiglie – in tutto una cinquantina di persone, tra adulti e bambini – che, dal 18 al 25 aprile, sperimenteranno  per prime “Formato Famiglia”, il nuovo progetto di accoglienza per periodi brevi nella cittadella internazionale di Loppiano, e rivolto proprio al mondo della famiglia. Il progetto, promosso dal movimento Famiglie Nuove, affiancherà la scuola Loreto “annuale” che, naturalmente, continuerà nella sua importante missione di formazione.

Il programma dell’esperienza sarà, di volta in volta, cucito sulle esigenze delle famiglie coinvolte (per esempio: conoscere Loppiano e la scuola Loreto, il Movimento Famiglie Nuove o dei Focolari, il confronto con le coppie del team, l’approfondimento di tematiche relazionali o di fede, attività distensive o turismo, ecc.). Per questo primo esperimento, saranno ospitate negli alloggi della scuola Loreto e di Loppiano, parteciperanno al programma della Settimana Santa nella cittadella e saranno accolte ed accompagnate da un team di famiglie che, temporaneamente, è in prevalenza italiano.

Per il 2019, anno sperimentale di “Formato Famiglia”, sono previsti anche questi altri periodi in cui è possibile ripetere l’esperienza:

  • dal 1° luglio al 25 agosto 2019 (possibilmente 1 settimana o multipli);
  • dal 28 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020 (giorni a scelta).

Prospettive future

Il progetto prevede, negli anni successivi:

  • di aumentare i periodi di apertura dell’accoglienza;
  • di attivare anche brevi corsi/seminari su temi inerenti la famiglia, aperti a tutti, con il possibile supporto da parte dell’Istituto Universitario Sophia;
  • Di allargare il team delle famiglie che accolgono a livello internazionale.

Speriamo che, così, la Scuola Loreto e Loppiano, diventino sempre più un punto di attrazione e formazione per tante famiglie.

Per prenotazioni e informazioni, scrivere a: formatofamiglia@loppiano.it 

Fonte: www.loppiano.it




Chiamati ad un Amore più grande

Ce l’abbiamo fatta! Proprio un anno fa, qui ad Assisi, al termine del primo incontro organizzato da Famiglie Nuove per persone che vivono la separazione, ci eravamo promessi di ritrovarci, almeno una volta all’anno, per continuare e rinsaldare l’esperienza di famiglia che avevamo vissuto insieme.

E così, dal 15 al 17 febbraio si è realizzato il desiderio di tanti con un secondo incontro, dal titolo impegnativo: Oltre la separazione chiamati ad un Amore + grande: “dare la vita per i propri amici”! (Gv. 15,13). La frase sintetizza bene l’esperienza che ci siamo riproposti di fare anzitutto tra noi, per poi portarla ciascuno nel proprio ambiente.

Erano presenti anche un buon numero di coppie che “camminano insieme” a queste persone ferite per testimoniare che anche le esperienze di separazione fanno parte della vita di famiglia e che portandole avanti insieme possono essere meno buie.

Questo convegno rappresenta una piccola, ma concreta risposta all’invito di Chiara Lubich che, con sguardo profetico, già negli anni ’60 sollecitava in particolare le famiglie a prendersi cura delle situazioni di difficoltà delle coppie, dei figli, degli abbandonati, vivendole “dal di dentro”, amando senza misura sull’esempio di Gesù nel suo abbandono in croce.

Il convegno di Assisi ha visto alternarsi momenti di riflessione proposti da alcuni relatori esperti di dinamiche psicologiche, spirituali e sociali legate alla separazione, momenti di scambio di esperienze e di condivisione del proprio vissuto, momenti di relax e di preghiera. Ogni pezzetto del programma sembrava però comporre un mosaico che a poco a poco si è svelato ha coinvolto e assorbito pienamente ciascun partecipante.

Così la gita a San Damiano ed alla Porziuncola o la veglia di preghiera, la serata danzante o le condivisioni nei gruppi sono stati pezzi di un unico disegno, rami di uno stesso albero che abbiamo saputo adornare con la nostra partecipazione attiva.

Ogni aspetto ha quindi contribuito a rendere viva e la speranza e la fiducia contenute nell’Amoris Laetitia di papa Francesco ed a farci sentire più vicina la presenza della Chiesa e dei suoi ministri, ma soprattutto la tenerezza di Dio.

Non è stato facile per nessuno provare a mettere da parte il proprio vissuto di dolore e fatica per fa spazio alle proposte e sollecitazioni dei relatori oppure per ascoltare la storia del vicino di sedia, ma ci abbiamo provato…e alla fine, salutandoci, ci sembrava di aver vissuto davvero una realtà di famiglia autentica che ci resterà nel cuore e da cui attingeremo per andare avanti, nel “dare la vita per i propri amici” partendo da chi ci vive accanto.

Rosalba e Andrea Ponta

Riquadro 1 – Gli esperti che sono intervenuti:

  • padre Marco Vianelli: “Dalla solitudine al dono di sé”
  • don Carlo Rocchetta: “La tenerezza di Dio balsamo di guarigione per i separati”
  • Rino e Rita Ventriglia: “Dalla ferita al perdono”
  • Padre Amedeo Ferrari: “Dall’amore ferito all’amore più grande”.

Riquadro 2 – I prossimi appuntamenti:

  • Trento – sui passi di Chiara – dal 17 al 19 maggio 2019 (per info: famiglienuoveitalia@gmail.com)
  • Benevento – settembre 2019 (in via di definizione)
  • Italia – febbraio 2020 (in via di definizione)



80 coppie di fidanzati a Loppiano per un corso di formazione

#amorepersempre non è solo uno slogan o il titolo accattivante del corso per fidanzati che abbiamo appena concluso, ma molto di più: rappresenta una realtà vissuta e condivisa, anche se solo per tre giorni – dall’ 8 al 10 marzo – tra 80 coppie di fidanzati e 10 famiglie che si son messe in gioco in un contesto unico, Loppiano, che si è prestato molto bene ad accoglierci e a fare da cornice al nostro evento.

I partecipanti rappresentavano in modo significativo il mondo di oggi, multiculturale, multireligioso, in ricerca di cose vere e profonde, consapevoli delle proprie fragilità, ma che non si arrendono davanti alle tante difficoltà che ci sono nel costruire una famiglia con la prospettiva del “per sempre”.

Così l’eterogeneità delle esperienze e delle provenienze, da possibile difficoltà, è diventata un’occasione per arricchire l’incontro e in cui innestare le tematiche del corso legate da un unico filo conduttore: proporre alle coppie di fidanzati che intendono costituire una famiglia alcuni spunti di riflessione alla luce della spiritualità del Movimento dei Focolari e nello specifico di Famiglie Nuove e alcuni strumenti utili per affrontare a 360° molte delle sfide che si presentano a chi sente di rispondere alla meravigliosa vocazione del matrimonio.

Così, cominciando da una maggiore presa di coscienza delle diversità nella coppia di ciascun “io”, abbiamo intrapreso un percorso di riflessione su come arrivare ad un più consapevole “noi” e a quell’unità che nel tempo è destinata a crescere, maturare, rinsaldarsi.

In questo contesto gli aspetti affettivi e sessuali possono essere letti in modo più luminoso e impiegati in una vera libertà per costruire la felicità del nostro partner.

Anche gli spunti sul sacramento del matrimonio, che sono andati ben al di là del rito e delle inevitabili preoccupazioni su come vivere questo giorno speciale, ci hanno aiutato a comprendere meglio “il punto di vista di Dio” sulla nostra coppia e sulla risposta d’amore che siamo chiamati a dare.

Nell’era della “comunicazione liquida” non poteva poi mancare qualche approfondimento sulla comunicazione nelle fasi evolutive della coppia, consapevoli dei limiti e delle opportunità legate al nostro essere uomo/donna. Abbiamo compreso come sia necessario essere sempre più preparati, attenti e vigili sul nostro modo di rapportarci con lui/lei, nella condivisione dei grandi temi della vita così come nel quotidiano e dando il giusto peso non solo ai contenuti, ma al modo e ai tempi di come e quando ci esprimiamo.

Infine non poteva mancare qualche tocco sulla vita concreta e quotidiana che siamo chiamati ad affrontare “contro corrente” se non vogliamo essere fagocitati dal “così fanno tutti” nel lavoro, nel tempo libero, nel fare la spesa al supermercato o nel metterci alle prese con il “bilancio famigliare”.

Come sempre, quello che ha dato sostanza e credibilità a tutti questi aspetti sono state le testimonianze offerte da famiglie – alle “prime armi” o più “navigate” – che con coraggio e semplicità provano tutti i giorni a confrontarsi con i propri limiti nel concretizzare quei sogni di libertà, felicità, amore concreto per l’altro.

Abbiamo pure vissuto momenti di festa, gioco, ballo… vere ciliegine sulla torta!

Alla fine del corso abbiamo lasciato Loppiano con un “arrivederci” che manifesta la voglia di condividere – anche se a distanza – questa avventura del vivere insieme per costruire qualcosa di grande e dare testimonianza che farlo insieme, accomunati da questa stessa passione per la famiglia, sarà meno faticoso e più bello.

Rosalba e Andrea Ponta




Famiglia sorgente di speranza

Incontro di Impegnati di Famiglie Nuove
Castel Gandolfo – 25-27 gennaio 2019

Eravamo oltre 800 “impegnati” in prima persona a concretizzare nella famiglia l’Ideale dell’Unità che anima il Movimento dei Focolari.

Una sala variopinta, festosa, palpitante, che ha saputo raccogliere – come in una famiglia allargata –  persone che vivono tappe diverse per età e situazioni, ma accomunate dalla passione per l’impegno a vivere il vangelo attraverso la spiritualità di Chiara nella propria realtà famigliare ed essere così “sorgente di speranza” per chi ci vive accanto.

Il programma ha visto alternarsi spunti di riflessione spirituale, momenti di formazione sulla vita di famiglia e le sue tappe, sulle possibili modalità di fare rete con altre famiglie e – soprattutto  – tante esperienze che hanno testimoniato la gioia, la radicalità e i frutti di un impegno luminoso, tenace e condiviso in ogni ambito, dal famigliare al sociale ed ecclesiale.

E’ stato anzitutto proposto il tema che tutto il Movimento dei Focolari approfondisce quest’anno e proposto dalla sua presidente Maria Voce (Emmaus) dal titolo: “Lo Spirito Santo anima della Chiesa e del mondo”. Dall’ascolto di questo discorso sono emersi molti spunti per non fermarsi solo ad una riflessione interiore, ma per trasformare tutto in vita  attraverso una condivisione spontanea tra i partecipanti, esperienze e alcune indicazioni specifiche per la concretizzazione nella dinamiche di famiglia.

Maria e Gianni Salerno, attuali responsabili di Famiglie Nuove a livello internazionale, hanno proposto un contributo specifico sul profilo di chi si impegna radicalmente a vivere la spiritualità di Chiara Lubich al servizio della famiglia, facendo risuonare in molti tra i presenti quella “chiamata” a cui ciascuno ha aderito per essere testimone del Vangelo con il proprio coniuge, i figli o in situazioni di sofferenza per una vedovanza o una separazione.

Per sostenere nel tempo questa scelta radicale di servizio alla famiglia occorre – tra le altre cose – saper fare rete con altri che condividono questo cammino e tendere ad una formazione continua per essere “adeguatamente preparati” ad affrontare le sfide poste oggi alla famiglia. Per questo sono stati molto apprezzati gli interventi sul tema “Formare una rete tra le famiglie e i Paesi” e la riflessione del direttore dell’Editrice Città Nuova, su “Una cultura per la famiglia”.

Tra tutti i partecipanti è emersa una netta consapevolezza delle difficoltà quotidiane per far crescere la propria famiglia nell’armonia, nella sensibilità ai bisogni degli altri, nella fiducia reciproca.  Questo aspetto è stato approfondito e contestualizzato con delicatezza e  con uno sguardo professionale dai coniugi Ventriglia con il loro intervento su “Le tappe della vita di coppia alla luce dell’Ideale” che ha offerto un aiuto nell’inserire alcuni momenti salienti del percorso personale e di coppia in un percorso evolutivo “naturale” fisico e psicologico, facendo attenzione a riconoscere in tempo le “spie rosse” che indicano la necessità di un momento di verifica nella coppia e di un supplemento di amore.

Tutte le esperienze offerte dal palco avevano questo denominatore comune e al tempo stesso testimoniavano la speranza per il futuro sostenuta dalla fiducia in Dio, dall’amore scambievole e dal quotidiano “saper ricominciare”.

Pienamente inserito in questa linea è stato l’intervento di Gigi e Anna Chiara De Palo (lui attuale presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Famigliari)  che hanno saputo offrire, in modo spumeggiante, gioioso e al tempo stesso molto profondo,  una testimonianza al di fuori del cliché focolarino su come si può tradurre in vita la ricchezza dell’Amoris Laetitia.

Infine, nel contesto della vita di famiglia non potevano mancare spunti concreti per realizzare anche con i fatti una comunione autentica tra famiglie oltre i nostri confini e a sostegno dei più deboli. Particolarmente toccante è stato il collegamento video con il Medio Oriente attraverso un rapido saluto con la comunità focolarina di Amman in Giordania e con la condivisone di alcuni flash di vita delle famiglie dell’Iraq e della Siria, rifugiate ora in Libano e coinvolte nel progetto sostenuto da Famiglie Nuove dell’Italia di “Amicizia con il Medio Oriente”.

Ha lasciato il segno anche la presentazione della realtà di Azione Famiglie Nuove, la ONLUS a servizio dell’ideale di Famiglie Nuove per concretizzare progetti di condivisone con famiglie, orfani, bambini  e ragazzi in condizioni disagiate attraverso il sostegno a distanza, le adozioni internazionali e progetti mirati per essere sorgente di speranza in luoghi solo apparentemente lontani dalla nostra Italia.

La conclusione del convegno ha richiamato in realtà un rilancio di vita e di impegno dei partecipanti nel rinnovare le relazioni tra i coniugi, con i figli e i parenti, nelle comunità, con le altre famiglie che vivono intorno a noi nella condivisione della bellissima prospettiva proposta da don Primo Mazzolari:

Ci impegnamo

 “Ci impegniamo noi e non gli altri, unicamente noi e non gli altri,

né chi sta in alto né chi sta in basso, né chi crede né chi non crede;

ci impegniamo senza pretendere che altri si impegnino con noi o per proprio conto, come noi o in altro modo;

ci impegniamo senza giudicare chi non si impegna, senza accusare chi non si impegna, senza condannare chi non si impegna,

senza disimpegnarci perché altri non si impegnano. Ci impegniamo perché non possiamo non impegnarci'”.

(don Primo Mazzolari  – estratto da “Impegno con Cristo” – EDB, ediz. 2007)

MATERIALE

Video documentario AFN Onlus

Vaccher – Cattani_Una rete di famiglie

Slides – Una rete di famiglie

Presentazione AFN

Intervento di Gigi e Annachiara De Palo

Luca Gentile – La cultura per la famiglia e Città Nuova

Daniele Ricci – Come brezza – La Rosa Mistica




Famiglie Nuove ITALIA – Progetto “Amicizia tra famiglie dell’Italia e del Medio Oriente”

 

Chi è Famiglie Nuove 

Il Movimento Famiglie Nuove, diramazione del Movimento dei Focolari (fondato da Chiara Lubich) è nato nel1967. E’ composto da famiglie che si propongono di vivere la spiritualità dei Focolari (spiritualità dell’unità) edi irradiare nel mondo della famiglia i valori che promuovono la fratellanza universale.

Svolge attività formative per la famiglia e di accompagnamento per i fidanzati; giovani coppie, e si impegna per la promozione di una cultura della famiglia e di adeguate politiche familiari, attraverso convegni e pubblicazioni e collaborando con diverse agenzie educative.

Il suo stile di vita è radicato nel Vangelo vissuto nella vita di coppia, nella crescita dei figli, nel mettersi in dialogo costruttivo con altre famiglie e, insieme, con le diverse realtà culturali, civili ed ecclesiali del territorio.

Per ulteriori informazioni: www.famiglienuove.org o scrivere a famiglienuoveitalia@gmail.com

Titolo del progetto: “Amicizia tra famiglie dell’Italia e del Medio Oriente”
Responsabili: Rosalba e Andrea Ponta – Italia, Grace Korkmaz e Claude Mailhac – Libano Periodo: 1 luglio 2018 – 30 giugno 2019

Data di ideazione e presentazione: aprile 2018

Breve descrizione del progetto. Dal 2017 le comunità dei Focolari dell’Italia e del Medio Oriente hanno intrapreso un percorso di condivisione con lo scopo di instaurare rapporti fraterni e dare testimonianza “controcorrente” che il mondo unito è possibile anche “a distanza” e in contesti particolarmente drammatici.

La “scusa” per avviare il progetto è la realizzazione di un sostegno economico per tre famiglie (due irachene, una siriana) al momento rifugiate in Libano, con un contributo di 1.000 Euro al mese per 12 mesi.

In realtà non si tratta solamente della ricerca fondi per un sostegno economico, ma di una proposta più ampia di amicizia “concreta” attraverso l’adozione reciproca tra famiglie del Medio Oriente e famiglie Italiane, con scambi culturali e di esperienze di vita maturate in ambiti così diversi e apparentemente lontani tra loro.

Per approfondimenti:
Scheda Allegato 1: un flash sul Libano
Scheda Allegato 2: conosciamo le famiglie incluse nel progetto

Dettagli del progetto

L’aiuto economico (1.000 Euro mensili) sarà impiegato per il pagamento degli affitti delle abitazione a Beirutdove risiedono attualmente le tre famiglie.

La comunità del Movimento dei Focolari libanese ha finora fatto di tutto per aiutare queste ed altre famiglie che si sono alternate in questi anni in Libano (delle quali parecchie sono partite per paesi occidentali appena avuta la possibilità), ma in questo momento la situazione economica è peggiorata e diventata difficile per tutti gli abitanti e attualmente la comunità non riesce più a procurare la somma necessaria per i tre affitti.

I versamenti saranno fatti mensilmente da FN Italia direttamente su un conto corrente gestito dai responsabili dei Focolari in Libano. In questo modo si assicura che l’aiuto economico vada direttamente allepersone interessate senza alcuna intermediazione.

Il progetto avrà una durata di 12 mesi, con una verifica intermedia al 6° mese e una finale per decidere uneventuale rinnovo e/o l’estensione ad altre famiglie.

Nell’arco della durata del progetto si prevedono almeno due momenti di scambio con le famiglie del Libano per avere un feedback sul progetto e per approfondire la reciproca conoscenza. Le modalità di scambio (email, skype, ecc.) saranno definite successivamente in base alla situazione dei rispettivi paesi.

Contatti. Per richiedere ulteriori informazioni e/o per suggerimenti, idee o disponibilità si prega di scrivere al seguente indirizzo email: famiglienuoveitalia@gmail.com

Cuneo, 19 giugno 2018

 

Scheda 1. Un flash sul Libano

Con l’inizio della guerra in Siria e l’arrivo di quasi due milioni di rifugiati siriani in Libano (che conta solo 4 milioni di cittadini) l’economia del paese è entrata in una crisi molto grave, a partire da una situazione comunque non facile e da una ripresa mai realmente completata dopo la fine della guerra civile nel 1990.

La vita in Libano è molto costosa. Solo per dare un’idea: l’affitto di un appartamento, semplice e nonammobiliato, nei quartieri popolari, si aggira in media sui 300 dollari americani al mese.

La ricarica mensile di base di un cellulare costa almeno 10 dollari, senza l’accesso a internet.

In Libano l’acqua pubblica non è potabile e perciò quella da bere si deve comprare. Le famiglie devono quindi pagare due “bollette” per l’acqua: una per la casa e un’altra per bere. L’elettricità non è assicurata da parte dello stato se non per un massimo di 12 ore al giorno. Tutte le case hanno quindi un abbonamento a un generatore privato di quartiere che copre il servizio per le restanti 12 ore. Questo servizio è inoltre spesso controllato da organizzazioni malavitose che fanno affari sulla pelle della gente, obbligata anche in questo caso ad avere una doppia bolletta per l’energia elettrica.

La crisi economica ha accentuato il rifiuto di molti libanesi verso le persone di altri paesi arabi che sono arrivati in Libano come rifugiati. I libanesi hanno goduto e godono ancora di una libertà maggiore nel loro paese, e di un livello di istruzione più alto rispetto agli altri paesi del Medio Oriente. Questo ha fatto crescere in loro un senso di superiorità nei confronti dei popoli degli altri paesi arabi. Con l’arrivo dei rifugiati e la situazione politica e militare che diventava sempre più pericolosa, gli investimenti in Libano sono molto diminuiti e la situazione economica è peggiorata. Con queste difficoltà, il mercato del lavoro è entrato in crisi e le aziende libanesi hanno cominciato a licenziare i libanesi e ad offrire il lavoro a siriani e iracheni, che si accontentano di metà stipendio a parità di qualifica. Già lo stipendio di partenza era basso ma ora si è ridotto provocando anche la crescita della disoccupazione tra i libanesi, pur senza risolvere i problemi dei rifugiati.

Si può comprendere quindi meglio perché la diffidenza e l’insofferenza verso i rifugiati sono andate crescendo. Oggi in Libano per poter assicurare il mantenimento dignitoso di una famiglia di 4 persone occorrono almeno 1.200 dollari al mese.

L’assicurazione sanitaria per i libanesi è privata. Ai profughi siriani viene assicurata una qualche assistenza sanitaria solo se sono ufficialmente iscritti come rifugiati nelle liste delle Nazione Unite. Quindi ci sono molti profughi che non hanno alcuna copertura sanitaria. I servizi offerti sono comunque il minimo indispensabile, ma le attese sono in ogni caso molto lunghe.

L’educazione dei bambini in età scolare è assicurata gratuitamente dallo stato libanese, ma la qualità rimane piuttosto scarsa, così come quella della maggior parte delle scuole statali in Libano. Pertanto i libanesi fanno poco affidamento sulla scuola pubblica e anche le famiglie più umili cercano di mandare i loro figli ad una qualsiasi scuola privata per assicurare loro un livello di istruzione adeguato che consenta l’accesso a studi superiori.

 

Questa situazione complessiva ha fatto aumentare sempre di più negli ultimi anni il numero delle famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà. Non ci sono dati ufficiali, ma alcune valutazioni delle Nazioni Unite stimano che oggi almeno il 30% della popolazione libanese sia scesa sotto questa soglia.

 

Scheda 2. Conosciamo le famiglie del progetto

Familia K., irachena.
Composta di 6 persone:
La coppia: E.e N..
I figli: M. (17 anni), Q. (14 anni) e H.(5 anni).
Con loro abita la madre di E., anziana e ammalata.
Vengono da Mosul, regione invasa e devastata dalle milizie ISIS e in seguito all’invasione la famiglia hadovuto scappare e si è rifugiata nella regione di Erbil (Kurdistan Iracheno). E. lavorava come piastrellista (edilizia civile). Ha provato a immigrare in Svezia e ottenere lo status di rifugiato, affrontando le avventure delle imbarcazioni di fortuna e delle vie nascoste di fuga, ma senza successo. È stato rimandato indietro, perdendo così i soldi investiti nel tentativo.
La guerra e le milizie sono arrivate nella regione periferica di Erbil, dove si trovava la famiglia e ancora una volta, temendo per la loro incolumità, la famiglia riunita (dopo il primo tentativo di E.) è riuscita a scappare e trovare rifugio in Libano dal settembre 2016.
La famiglia ha fatto domanda di accoglienza in Europa o in Australia, ma fino adesso non ci sono novità per le richieste presentate all’ UNHCR.
Nel frattempo, E. ha trovato lavoro come manovale in una ditta di prodotti alimentari e di igiene, con una paga giornaliera che non basta per coprire l’affitto. N. cerca lavoro part- time perché deve badare alla suocera malata e alla piccola di 5 anni che non è ancora ammessa alla scuola.
La comunità dei Focolari in Libano fino ad oggi è riuscita a sostenere le spese non coperte dallo stipendio di E. La coppia è attiva in un gruppo di Famiglie Nuove, dove trova sostegno fraterno e morale e a sua volta è una vera testimonianza di famiglia impegnata a vivere il vangelo. M. e Q. sono Gen3.
In attesa della possibile accoglienza in un Paese che possa ospitarli con più sicurezza, la famiglia ha bisognodi sostegno economico per l’affitto, che è costoso in Libano. Altre spese sono sostenute con l’aiuto della comunità libanese, che non riesce a mantenere questo impegno.
La famiglia ha perso le speranze di rientrare a Mosul, dove non hanno più casa né lavoro e né futuro per i figli.
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Familia J., irachena.
Composta da 5 persone:
La coppia: W. e Wa.
I figli: S. (9 anni), Sa. (8 anni) e M. (5 anni).

Anche questa famiglia viene da Mosul, regione invasa e devastata da milizie ISIS e in seguito all’invasione,hanno dovuto scappare e rifugiarsi in Libano nel novembre 2015. Anche loro sono in attesa di accoglienza in Europa o in Australia. Abitano attualmente in un monolocale .
W. non riesce a trovare lavoro nel suo mestiere di idraulico e fa dei piccoli lavori in una officina meccanica. Il guadagno non basta per mantenere la famiglia. Anche in questo caso, la comunità del Movimento in Libano fino ad oggi è riuscita a sostenere le spese familiari, sia per l’alloggio che per il vitto.

Nel 2016, i figli hanno potuto partecipare ad un programma del governo libanese denominato ALP (Activ Learning Program) per inserire i bambini nelle scuole pubbliche. Nell’anno 2017/2018, il programma è stato sospeso e la comunità del Movimento dei Focolari in Libano ha sostenuto la scolarità privata per loro. Questa vicinanza ha permesso alla famiglia di trovare un sostegno morale e affettivo. L’accompagnamento di queste famiglie viene fatto da una volontaria del Movimento che è assistente sociale e si occupa di fare il ponte tra le famiglie, la comunità civile e la comunità del Movimento.

Wa. in questo momento è incinta e ciò vuole anche dire un aumento delle spese. Loro desiderano tornare in Irak però il conflitto politico è ancora molto attivo nella regione e gli attentati sono frequenti e ciò non li incoraggia.
W. non ha molte possibilità di trovare un lavoro in Irak. Hanno sempre la speranza di partire per un’altroPaese.

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Famiglia S. – Siriana
Composta da 5 persone:
La coppia: G. e M.
I figli: A., 27 anni e M., 22 anni.

Loro vengono da Homs, regione devastata dall’inizio del conflitto in Siria. Sono fuggiti in Libano già nel 2012 quando A. doveva essere arruolato nel servizio militare. In quel periodo le milizie armate terrorizzavano la città, impedendo alla popolazione di andare al lavoro, minacciandola di morte. I negozi venivano saccheggiati e bruciati. La fabbrica dove lavorava G. è stata bruciata. M., che in quel periodo aveva 15 anni, è stato testimone della uccisione del suo vicino con uno sparo in testa e del sequestro e tortura di un’altra vicina. Trovandosi imprigionati nella loro casa, hanno cercato la fuga e sono riusciti a rifugiarsi in Libano. Non hanno avuto molte possibilità di accoglienza in altri paesi visto l’età dei figli (adesso maggiorenni).
G., ha subito 2 interventi chirurgici per via di un tumore al colon e non ha mai usufruito di un aiuto da parte delle Nazioni Unite. È stato invece accolto dal Movimento dei Focolari che gli ha procurato assistenza materiale e morale in questa situazione di bisogno.
I ragazzi non hanno potuto finire gli studi e fanno piccoli lavori in un paese pieno di rifugiati che non è in grado di assorbire tanta gente e perciò il lavoro è sempre di fortuna.
Come tante altre famiglie, anche loro si trovano in attesa di accoglienza in Europa o in Australia
Il loro rientro in Siria non è possibile, visto che la loro casa è stata bruciata e in seguito rasa al suolo e i ragazzi sono ambedue richiesti al servizio militare obbligatorio e indeterminato e non vogliono subire la stessa sorte dei loro amici morti in combattimento negli ultimi anni.

Famiglie Nuove Italia -Medio Oriente progetto amicizia