La lezione è servita

Una collega era stata incolpata di un errore serio. Per difendersi, era ricorsa a una società di investigazione. Conclusione: l’errore era il prodotto di sbagli fatti da altri. Da cristiano mi sono vergognato perché ero stato uno dei primi a puntare il dito sulla collega.

Non è stato facile chiedere perdono a tutti per la mia superficialità, ma questa lezione mi aiuta anche in famiglia. Quante volte, senza neanche ascoltarli, ho giudicato le azioni dei miei figli! Quante volte mia moglie ed io siamo arrivati a litigare soltanto perché non ci eravamo ascoltati. La scuola è continua!

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 4, luglio-agosto 2021)

 




Buio totale

Non riuscivo ad addormentarmi senza un piccolo lume in camera: retaggio, quel disagio, di oscuri timori infantili. Questo, finché non mi capitò di trascorrere con alcuni amici un fine settimana in montagna, ospiti in una casetta piccola, ma comoda.

La prima sera, dopo una giornata trascorsa tra escursioni ed altri svaghi, ci preparammo ad andare a dormire. Io mi sistemai sopra un letto a castello, in una cameretta dove eravamo in quattro. Chiacchierammo ancora fino a tardi, scherzando e facendo progetti per il giorno dopo.

Poi, dopo la buonanotte, qualcuno spense la luce e… fu buio totale. Gli altri si erano azzittiti, forse dormivano già, ed io sentivo in me montare quella sensazione d’angoscia, a me ben nota. Stavo per cedere all’impulso di scendere dal letto per socchiudere un po’ le imposte, ma no: non potevo imporre agli altri le mie abitudini, non sarebbe stato amore per loro. Lasciai ricadere la testa sul cuscino.

Quando il mattino dopo mi risvegliai (non m’ero neanche accorto di essermi addormentato), mi sentii felice per quella piccola vittoria.

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 4, luglio-agosto 2021)

 




Verso uno stile sinodale

Al via da oggi una settimana di riflessione dal titolo “Sinodalità: perché?” promossa dal Movimento dei Focolari per quanti operano a livello ecclesiale e desiderano mettere in moto percorsi di “sinodalità”. Dal 23 al 27 agosto quartier generale a Cadine (Trento) e centinaia di partecipanti collegati online.

Centro Mariapoli Chiara Lubich – Cadine (TN)

“Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”, ha affermato Papa Francesco in occasione del 50° anniversario del Sinodo dei Vescovi il 17 ottobre 2015, ed è più volte tornato su questo tema fino ad indire il prossimo sinodo proprio su “Chiesa e sinodalità”. Francesco considera, infatti, vitale che la Chiesa non si comporti come “una società umana, un partito politico – maggioranza, minoranza – (…) una ditta”, ma che sia sempre in ascolto dello Spirito Santo, illuminata dalla preghiera e dall’Eucarestia, e dove sia vivo l’amore reciproco.

È in questa prospettiva che il Movimento dei Focolari in Italia è in cammino con la chiesa italiana per approfondire una riflessione e una condivisione di esperienze che mettano in luce quanto già esiste a livello delle varie realtà diocesane e provinciali e apra delle piste per crescere nella dimensione del cammino comunitario. L’introduzione dell’incontro di Cadine, la mattina del 24 agosto, è affidata infatti a mons. Stefano Russo, segretario generale della CEI, con una “Lettura della realtà della Chiesa italiana”.

Sono più di 300 i partecipanti provenienti da tutte le regioni e province autonome, 30 radunati in presenza al Centro Mariapoli di Cadine, e il resto online, collegati singolarmente o riuniti in piccoli gruppi.

La fondatrice dei Focolari ha sempre spronato i membri del Movimento a vivere per la Chiesa, e per attingere alle radici del carisma dell’unità sarà offerto l’ascolto di una conversazione di Chiara Lubich del 1966, intitolato proprio “La passione per la Chiesa.

La struttura del programma prevede due momenti comuni: al mattino un tema centrale, uno spunto di meditazione e l’introduzione ai lavori di gruppo (in presenza o online); al pomeriggio-sera, la conclusione.

Il 25 agosto è previsto l’intervento di mons. Piero Coda, teologo, sul “Discernimento comunitario nella luce del Carisma dell’Unità”; mentre la giornata del 26 agosto è dedicata ai “Percorsi concreti per un futuro sinodale” presentando interventi esperienziali di cammini in atto (della diocesi di Bolzano-Bressanone, Matera e del Piemonte). Nella giornata conclusiva, il 27 agosto, l’intervento di Gabriele Bardo e Cristiana Formosa, neodelegati del Movimento dei Focolari in Italia e Albania, con la condivisione delle piste di lavoro per il prossimo triennio.

Maria Chiara De Lorenzo

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Grazie Dino! La Tua Romamor

Ciao Dino, ciao Presidente dei nostri cuori, avremmo voluto che questo giorno non arrivasse mai!

Perché tu per noi eri invincibile e non potevamo pensare che un giorno saremmo stati senza di te, senza la nostra guida.

Invincibile però lo sarai per sempre, per noi e per tutte le persone che ti hanno conosciuto, come sappiamo allo stesso modo che non staremo mai senza di te perché tu non ci abbandonerai mai, continuerai a seguirci, a darci forza, a metterci sulla giusta strada e anche a rimproverarci da lassù… sì, non sappiamo come, ma siamo sicuri che riuscirai a fare anche quello!

I tuoi rimproveri da papà e la tua spinta a migliorarci sempre sono state le armi perfette che ci hanno portato dove siamo, che hanno portato la nostra Romamor a crescere forte, nonostante le difficoltà e le nostre diversità. Anzi sei stato capace di tirare fuori il meglio di ognuno di noi e di farci dimenticare i problemi che ognuno di noi portava con sé personalmente, e trasformare i nostri pensieri in tempo ed energia da spendere per gli altri, come facevi tu.

C’è una frase che dice “Mi piace la speranza perchè è un sentimento testardo.” Come te. La tua testardaggine, la tua passione, sono state il nostro motore.

Unire un gruppo di decine di volontari ognuno con le proprie idee e le proprie motivazioni non era così semplice, ma tu ci sei riuscito. E te ne saremo grati per sempre. Hai messo la tua vita al servizio degli altri senza chiedere nulla in cambio.

Eravamo la tua seconda famiglia e la tua vera famiglia ne era felice, nonostante il tempo pieno che donavi a noi: sapeva quanto questo ti riempiva il cuore e ti hanno condiviso con noi in questi anni con felicità.

Hai lavorato per le persone ma soprattutto con le persone di ogni credo, razza, religione, non discriminando mai nessuno, creando quello spirito di unione e di comunità su cui tu eri il numero uno. Quello che dicevi era che la cosa più bella, più importante per te era andare a dormire ogni sera sapendo che avevi potuto aiutare qualcuno.

Ognuno di noi ricordandoti ha pensato a delle frasi:

“Lo sguardo dell’uomo spazia fino all’orizzonte, lo sguardo dell’uomo che ha fede tocca l’infinito, grazie per averci insegnato a guardare più in là”
“Sei stato il bene e l’aiuto per i bisognosi fatto persona”
“In nome dell’altro hai vissuto la tua seconda giovinezza e semplicemente l’hai trasmessa” “Eri un angelo, avevi un cuore grande soprattutto per gli ultimi”
“Al monastero di Bose c’è un’immagine che rappresenta un monaco giovane che porta sulle spalle un anziano . . .  porta avanti i sogni di un anziano, un giovane che è capace di prendere su di sé i sogni degli anziani e li porta avanti per farli fruttificare!”

Ti promettiamo che Romamor farà questo per te, sotto la tua supervisione.
Il tuo amore ci accompagnerà ancora su questa terra per sempre, ne siamo certi e grati. Continua a stringerci forte ed abbracciarci da lassù come facevi qui!
Riposa in Pace Presidente Dino!
La Tua Romamor

https://www.romamor.org

RomAmor: essere famiglia con i più bisognosi




«Metti amore…»

Non avrei mai immaginato di aver sposato uno sconosciuto. Mio marito, infatti, aveva rivelato un egocentrismo che lo allontanava dagli altri. In realtà celava un tremendo senso di inferiorità. Me n’ero accorta quando, per non ferirlo, non potevo gioire neanche dei successi dei nostri due figli.

E pensare che un tempo mi sentivo sostenuta da lui! Ora questo punto fermo era svanito ed io mi sentivo in crisi. Fu a questo punto che il messaggio di una ex compagna di scuo- la entrata in convento mi annunciò la sua decisione di lasciare la strada intrapresa.

Andai a trovarla e mentre lei mi parlava di solitudine, di idealità crollate, di invidie e gelosie in una comunità, la sua, che aveva alti scopi umanitari, mi sembrava di vedere me stessa riflessa in uno specchio. Ci incontrammo in più occasioni e una frase di Giovanni della Croce, da lei citata, divenne luce per ciò che dovevo fare per tentare di salvare la famiglia: «Dove non c’è amore, metti amore e troverai amore». Mi impegnai. Non fu facile, ma oggi le cose sono cambiate, sia per me che per lei

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 4, luglio-agosto 2021)

 




È morto ieri a Roma Dino Impagliazzo, esempio di amore verso gli ultimi

26 luglio 2021

È morto ieri a Roma Dino Impagliazzo, esempio di amore verso gli ultimi

I funerali domani 27 luglio alle 11 nella chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma. Sarà possibile seguire i funerali in diretta anche su YouTube

Insignito nel 2019 dell’Onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per la sua preziosa opera di distribuzione di pasti caldi e beni di prima necessità ai senzatetto presenti in alcune stazioni ferroviarie romane”, Dino era in realtà una persona schiva dai riflettori: il primo gruppo di persone che con lui ha iniziato l’attività di ristorazione per i poveri della città si chiamava “quelli del Quartiere”, per dare il più possibile un segno di accoglienza e prossimità e al tempo stesso rimanere “il più anonimi possibile”. Gruppo cresciuto nel tempo e diventato poi un’associazione di oltre 300 volontari che garantisce pasti per oltre 250 persone al giorno. Il suo nome è RomAmor, perché – così spiega lo stesso Dino – “Roma diventi una città dove le persone si vogliono bene. Roma è sempre stata una città al servizio, dobbiamo aiutare Roma perché diventi la città dell’ospitalità”. Ex dirigente INPS in pensione, a Roma era conosciuto come “lo Chef dei poveri”

Tutto ha inizio da un panino, dato per vivere concretamente la parola del Vangelo: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare”, e poi diventano, 10, 20 panini, 150 pasti. Si comincia dalla Stazione Tuscolana, ma si va oltre. Oggi l’Associazione distribuisce anche vestiario, calzature, materiale per l’igiene personale; in alcuni casi si facilita il rapporto con gli enti pubblici e per le pratiche legate alla residenza, assistenza sanitaria, assistenza legale, avvio ad attività lavorativa, per le persone senza fissa dimora o in difficoltà. “Al cuore c’è la fratellanza universale; il cuore è il Vangelo dove Lui ci dice: “Qualsiasi cosa avete fatto al più piccolo, l’avete fatta a me”. E la preghiera di Gesù che alla fine dice “Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”. E già dall’inizio del nostro impegno ci siamo detti che non dovevamo fare le cose da soli. Per me sono tutti fratelli, come sei fratello tu, sono fratelli pure i poveri per strada, senza nessuna discriminazione”, testimonia Dino.

Dino Impagliazzo nasce nel 1930 nell’arcipelago della Maddalena, e dopo gli studi a Civitavecchia si trasferisce a Roma. Qui cresce la sua famiglia, con la moglie Fernanda e i quattro figli, Marco – attuale presidente della Comunità di Sant’Egidio -, Giovanni, Paolo e Chiara. Alla famiglia va in particolare l’affetto e la vicinanza di tutto il Movimento dei Focolari, del quale Dino era membro, testimone fedele della spiritualità dell’unità. In tanti, e in tutto il mondo, lo ricordano con affetto e gratitudine, come testimoniano i numerosi messaggi arrivati in queste ore: “Ricordo la sua instancabile energia da quindicenne nel dedicarsi fattivamente ai fratelli ed il suo “essere” fatto di amore concreto che ci stimolava ad imitarlo”; “Neanche il Covid ti ha fermato, hai cercato in tutti i modi di far si’ che potessimo continuare il nostro impegno di volontari “guidandoci” da casa. Il tuo entusiasmo era contagioso. Non ti dimenticheremo mai!”; “Arrivederci grande Dino!”.

I funerali saranno celebrati martedì 27 luglio alle ore 11 nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere.

Per approfondire:

Città Nuova: https://www.cittanuova.it/morto-dino-impagliazzo-chef-grande-amico-dei-poveri/?ms=003&fbclid=IwAR0ucDAY-JzeF25n30HsFbXyJJRrSBwUesT94gk8CbMw8mgvoQqkn9G_wqo

Bel tempo si spera: https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=5vKQICsxD4o

Collegamento CH:

https://collegamentoch.focolare.org/2018/02/23/romamor-essere-famiglia-con-i-piu-bisognosi/

© Sito del Quirinale

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Il mondo? Una città. Dialogo sulle nostre città nella realtà post-pandemia

Registrazione del 25 e 26 giugno 2021

DIALOGO SULLE NOSTRE CITTA’ NELLA REALTA’ POST PANDEMIA
a partire dal libro:
UNA CITTA’ “TUTTA D’OR” Storia delle prime Mariapoli 1949-1959

Interventi di: LUCIA ABIGNENTE e GIOVANNI DELAMA
VERA ARAUJO
ALBERTO BARLOCCI
ILARIA PEDRINI
coordinato da PAOLA D’ANGELO




Movimento dei Focolari Italia: nominati i nuovi co-responsabili

Cristiana Formosa e Gabriele Bardo succedono a Rosalba Poli e Andrea Goller alla guida dei Focolari in Italia. Un cammino che continua.

Cristiana Formosa e Gabriele Bardo sono i nuovi co-responsabili del Movimento dei Focolari per l’Italia e l’Albania. “Siamo profondamente riconoscenti a Rosalba Poli ed Andrea Goller che nei precedenti sei anni hanno intessuto preziose reti di collaborazione da sud a nord, da un mare all’altro d’Italia, fino all’Albania, tra quanti operano nei più vari ambiti per il bene comune del nostro Paese, condividendo, incoraggiando, alimentando e collegando ogni iniziativa piccola o grande volta a tale obiettivo”, dichiarano i neodelegati, esprimendo un sentire comune della famiglia dei Focolari. “Ci impegniamo dunque a proseguire in questo cammino con ognuno di voi, con la certezza che abbiamo tra le mani un grande patrimonio, l’Ideale dell’unità, che molto può dare non solo all’Italia, ma a tutta l’umanità, soprattutto nel complesso periodo che ci troviamo a vivere”.

Cristiana è nata a Brescia nel 1964 e ha conosciuto da ragazza il Movimento dei Focolari a Prato, dove tutt’ora risiede la sua famiglia e dove ha vissuto anni impegnati e pieni di vita con i giovani del Movimento, carichi di bei ricordi. Fisioterapista, ha lavorato nella sanità pubblica e privata nelle varie città dove si è trasferita per essere al servizio delle comunità dei Focolari di Torino, Genova, Palermo e Lamezia Terme. È stata nominata co- responsabile del Movimento dei Focolari in Italia nel giugno 2021.

Gabriele è nato a Genova nel 1972, laureato in fisica, ha lavorato nel campo dell’informatica e poi in quello dell’insegnamento. Dopo la scuola di formazione per i focolarini a Loppiano, è stato nei focolari di Catania, Catanzaro e infine a Lamezia Terme. È stato nominato co-responsabile del Movimento dei Focolari in Italia nel maggio 2021.

“Attraverso il sito Focolaritalia – scrivono Cristiana e Gabriele – che raggiunge quanti in Italia si sentono ingaggiati nell’obiettivo della fraternità universale, vogliamo inviare un caloroso saluto a tutti e dirvi che anche noi viviamo per questo, nel servizio che adesso ci viene chiesto”.

La redazione di Focolaritalia




Spartaco, mio padre: intervista a Fatima Lucarini.

La città di Cortona vuole ricordare oggi questo suo figlio attraverso la cerimonia di intitolazione delle scale mobili che avverrà il 3 luglio 2021 e con un incontro presso il Teatro Comunale dedicato al ricordo al personaggio cortonese, fra i fondatori dell’Azienda del Turismo e della Mostra nazionale del mobile antico. L’iniziativa è inserita all’interno delle manifestazioni del XVII Festival di musica sacra.

Nato nel 1924 a Cortona (Italia), autore di numerosi articoli, saggi, libri,  consigliere comunale, giornalista, Spartaco Lucarini, uno dei primi focolarini sposati, collabora con Chiara Lubich alla nascita del movimento Famiglie Nuove e diventa primo direttore della rivista “Città Nuova”. Nei suoi scritti affronta temi scottanti per quegli anni come quelli del divorzio, dell’aborto, dell’emancipazione della donna, della ribellione dei figli, della crisi della politica e della democrazia. Nel 1949 sposa Iolanda Castellani e insieme condivideranno una vita impegnata e costituita da molteplici interessi comuni. Dal loro matrimonio nasceranno cinque figli, Maria Chiara, Gianni, Piergiorgio, Bernadette, Fatima. Si spegne a Roma in seguito a una grave malattia nel 1975 a soli 51 anni.

In occasione dell’evento di Cortona, abbiamo intervistato la figlia di Spartaco, Fatima Lucarini, presentatrice, cantante, attrice.

Spartaco Lucarini, una personalità poliedrica: scrittore, giornalista, politico. La sua precoce scomparsa come ha segnato la tua vita e quella dei tuoi fratelli?

Io sono la più piccola dei cinque figli e avevo 14 anni quando è venuto a mancare. Per tutti noi figli è stata una grande perdita, anche se la mamma ha fatto tantissimo per compensare la sua mancanza. Era un padre veramente speciale, qualsiasi desiderio io avessi lui mi accontentava sempre. Era molto aperto e ci incoraggiava nelle nostre scelte, qualunque strada avessimo deciso di percorrere. Ci diceva sempre di non preoccuparci del futuro lavorativo perché gli ambienti non si cambiano da fuori ma standoci dentro. Il Movimento dei Focolari ci è stato vicinissimo in questa circostanza. Per esempio a Roma stava nascendo un complesso musicale, il “Gen Alleluia”, e due focolarine hanno chiesto a me e mia sorella Bernadette, di partecipare come cantanti, proprio per coinvolgerci in un’esperienza che poteva anche aiutarci in quel momento. In quel periodo della morte di mio padre questo ci ha colpito molto e abbiamo sentito tutto l’amore concreto della comunità di Roma per noi.

Puoi condividere alcuni ricordi che hai di tuo padre?

Era una bella personalità, era allegro, amava la compagnia. Infatti portavamo a casa sempre gli amici e lui li accoglieva e poi volentieri li riaccompagnava a casa, anche se era impegnatissimo. Di notte, quando a volte mi alzavo, lo trovavo sempre al lavoro, chinato sulle sue carte. Ogni sera faceva il giro delle camere di noi figli, ci segnava con un piccolo segno di croce sulla fronte per augurarci la buona notte e a volte facevo finta di dormire aspettando questo rito. Quando tornava a casa dopo una conferenza ci mostrava una busta nella quale c’era il compenso per quel lavoro e io, che non capivo ancora il valore dei soldi, gli dicevo: “Ma ti hanno dato così poco, solo un pezzo di carta?”. E lui mi rispondeva dicendomi che con quel “pezzo di carta” una famiglia poteva andare avanti anche per un mese. E poi continuava: “Dato che non avete necessità particolari, che ne dite se diamo questi soldi a una famiglia che ha bisogno?”.  Noi non abbiamo mai avuto il di più, il superfluo, abbiamo avuto il giusto. C’era un’economia familiare attenta e non si sprecava niente.

Il suo incontro con Chiara Lubich, che lo designò quale primo direttore del giornale Città Nuova, l’esperienza di essere uno dei primi focolarini sposati, novità assoluta per quei tempi, cosa cambiò nella sua vita e nella vostra? Come testimoniava questa sua grande passione per l’unità, carisma proprio dei Focolari?

Abbiamo abitato a Firenze per alcuni anni  e poi ci siamo trasferiti a Roma perché Chiara Lubich ha chiesto a papà di collaborare al Centro dei Focolari a Rocca di Papa, insieme con Igino Giordani. La richiesta avvenne in maniera molto singolare. Chiara chiese prima a mamma se era contenta di trasferirsi a Roma, in quanto avrebbe chiesto a papà solo dopo che mia madre avesse dato il suo consenso.

Papà sentiva molto anche l’impegno politico che lo portò a essere consigliere comunale per la Dc a Cortona. A casa si parlava di politica, specialmente con i miei fratelli e con Gianni in particolare che era diventato simpatizzante delle idee della sinistra, sempre attraverso un dialogo aperto e franco.

Mi portava dai poveri per donare loro dei pacchi alimentari. Ricordo di una signora anziana molto povera, alla quale portavamo con papà regolarmente la spesa e lui la invitava alla messa. Lei rispondeva che si vergognava perché non aveva i vestiti adatti. Un giorno, in chiesa, sorpreso e felice mi ha detto: “Girati Fatima, c’è proprio quella signora”!

Era anche un uomo di preghiera. Un episodio che ricordo bene era quando in estate andavamo a Cortona dai nonni e la domenica eravamo presenti alla messa al Duomo delle 11.00. Lui restava assorto in preghiera, in ginocchio, dopo la conclusione della messa mentre lo aspettavamo fuori e io rientravo sempre in chiesa pregandolo di uscire, tirandogli anche la giacca. Un giorno mi ha  detto: “Siediti vicino a me. Sai Fatima, io ti devo chiedere scusa ma quando parlo con Gesù, non mi accorgo del tempo che passa. È talmente così bello che non me ne rendo conto”. Da quel giorno non l’ho più chiamato, rispettando questo suo momento di preghiera.

Un altro momento forte che ho vissuto con lui è stato quando ho avuto la fortuna di poterlo accompagnare a Parigi dove per tre mesi è stato ricoverato perché operato per una grave malattia. In aprile doveva partire per la Terrasanta ma la notte si era sentito male. È stato subito ricoverato a Roma ma i medici ci dissero che aveva poche possibilità di salvarsi, sarebbe vissuto al massimo una settimana. Forse a Parigi avrebbero potuto aiutarlo ma l’aspettativa di vita era quella di vivere ancora per un altro anno. Siamo andati io e mia sorella a trovarlo dopo la scuola in ospedale a Roma, prima di partire, e lui ci fece trovare un pupazzetto ciascuna, che ancora posseggo. Aveva tante attenzioni nei nostri confronti, voleva tenerci su, ci incoraggiava. E questo ha fatto durante tutto il decorso della malattia, consapevole della gravità della sua situazione.

Ha scritto parecchi libri su tematiche sociali. In particolare, sulla questione femminile, ha pubblicato “La rivolta delle donne” nel 1969.  Come era il suo rapporto con tua madre?

Aveva idee progressiste su svariati temi rispetto al pensiero comune. Per lui non c’erano dubbi sulla questione della parità di genere, infatti i miei fratelli sapevano far tutto a casa. Quando lui andava fuori per lavoro, anche all’estero, si faceva sempre accompagnare da mamma e noi bambine eravamo accudite dai miei fratelli che cucinavano, stiravano e avevamo i turni di lavoro a casa. Valorizzava sempre la figura della donna. Mia mamma ha avuto con lui la possibilità di potere esprimere le sue doti. Era molto brava per esempio a scrivere e papà la incoraggiava in questa sua passione. È stata anche eletta consigliere comunale a Roma negli anni ‘80. C’era un’armonia speciale fra di loro, un rispetto e un amore profondissimo.

Cortona lo ricorderà  intitolando a lui le scale mobili, la più moderna struttura di accesso alla città: che sensazioni provi quando, a più di 40 anni dalla sua scomparsa, è ancora presente nel ricordo della sua città e dei suoi concittadini?

L’evento era stato previsto per lo scorso anno, nel quale ricorreva il centenario della nascita di Chiara Lubich, ma è stato rinviato al 3 luglio di quest’anno a causa della pandemia. Senz’altro è emozionante vedere nei suoi confronti l’affetto della sua città che amò moltissimo e per la quale si spese attraverso il suo impegno politico. Siamo rimasti legati a Cortona perché lì ha vissuto papà, la nostra famiglia, riviviamo ogni volta tanti ricordi. Sentiamo che la sua presenza c’è sempre, continua a guidarci e a essere modello per tutti noi.

Patrizia Mazzola

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Ero di fretta…

Di fretta e con molte commissioni da sbrigare, per strada m’imbatto in un giovane dalle fattezze asiatiche che si guarda attorno disorientato. Non parla italiano, ma mi mostra un foglio con scritto un indirizzo.

Quella via è un po’ lontana, ma cedo all’impulso di accompagnarvelo. Nel viale in questione trovo case costruite di recente, mancanti dei numeri civici. Dove può essere il n. 4? La ricerca si rivela più laboriosa del previsto, ma… «se qualcuno ti chiede di fare un miglio, tu fanne due», avevo letto sul Vangelo proprio prima di uscire.

Dopo altri giri, ecco il sospirato 4, segnato con un pennarello su un pilastro. Solo che ad esso corrisponde un condominio di due isolati con tre portoni. Qual è l’interno giusto?

A questo punto, da una finestra dell’isolato di sinistra si affaccia sorridente una ragazza: «Signora, siamo noi che lo stavamo aspettando». L’orientale, finora impassibile, si illumina e cerca di esprimermi la sua gratitudine. Scappo via perché si è fatto veramente tardi… E alla fine riesco perfino a completare tutte le mie commissioni

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 3, maggio-giugno 2021)

 




Il “gioco della traduzione”

Una zia di mia moglie era ricoverata in ospedale. Nota per avere una lingua pungente, parlava e sparlava di tutti e di ogni cosa vedeva il negativo, col risultato che a frequentarla erano pochi tra parenti e amici.

Quando ci è stato possibile visitarla, mia moglie ed io ci siamo accordati per “tradurre in positivo” le sue prevedibili lagnanze e recriminazioni. Infatti niente le andava bene di quello che avevamo preparato per lei… e noi, divertiti per come tutto si svolgesse secondo le previsioni, stavamo al gioco per il quale, invece, “tutto andava bene”.

Non avevamo però previsto una cosa: la zia, disorientata dalla nostra imperturbabilità, ha esaminato meglio i nostri doni e, un po’ raddolcita, quasi si è scusata per la sua ingratitudine. Dopo di che ci ha chiesto notizie dei nostri figli, di come andavano a scuola… insomma, sembrava un’altra persona.

Appena tornati a casa, i bambini ci hanno accolti con la notizia che aveva telefonato la zia: voleva congratularsi con ciascuno per come andava a scuola. Il “gioco della traduzione” aveva funzionato

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 3, maggio-giugno 2021)

 




Il fratello alcolizzato

Dopo la morte dei genitori, per mio fratello alcolizzato si era pensato di comprare un appartamentino, mentre la casa paterna l’avremmo divisa tra gli altri fratelli. Io però non ero tranquilla.

E una notte insonne, mi chiesi se prenderlo con me avrebbe portato scompiglio nella mia famiglia di cinque persone. Ne parlai con mio marito e con i figli, che furono tutti d’accordo.

Questa decisione provocò stupore negli altri miei fratelli. Di qui la loro proposta di andare ad abitare nella casa paterna, così anche per il fratello non sarebbe stato traumatico un trasferimento. In breve, qualcosa di radicalmente nuovo è cominciato fra tutti

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 3, maggio-giugno 2021)

 




L’ombrello

Sapendo che dietro i poveri e gli emarginati è Cristo che chiede di essere amato, cerco di non perdere le occasioni per farlo. Per esempio, nel bar vicino casa avevo notato un povero, soprannominato Penna, bagnato fradicio, perché quel giorno pioveva.

Sapendo che aveva avuto la tbc, e superando una certa resistenza a farmi vedere in sua compagnia, l’ho invitato a casa, per cercagli qualcosa di asciutto. I miei ci sono rimasti. «Babbo, servirebbero dei vestiti…». All’inizio non era molto entusiasta, poi però ha procu- rato un paio di pantaloni, mentre io rimediavo una giacca.

Ma la pioggia non accennava a finire… Ed io, tornando alla carica: «Babbo, e se gli dessimo anche un ombrello?». Anche quello è arrivato. Felice il povero, ma più felice io, perché ci eravamo mossi insieme per aiutarlo. Ma la cosa non è finita lì.

Giorni dopo, Penna è tornato per restituirci l’ombrello. Veramente non era quello che gli avevamo dato, era più bello. Era successo che il nostro glielo avevano rubato e qualcuno gliene aveva regalato un altro. Aveva voluto così ricambiare

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 3, maggio-giugno 2021)

 




Impariamo dai piccoli

Che per i bambini la vita sia gioco, è scontato. Meno per noi adulti, che spesso la vita ce la complichiamo, dimenticando la semplicità evangelica. Insegno alle elementari. Una mattina, Dario ne aveva combinate di tutti i colori e s’era preso una bella lavata di capo.

Forse avevo alzato un po’ il tono, perché m’era rimasto un certo disagio interno. Passa un po’ di tempo e mi avvicino a lui fra i banchi. Vincendo il mio ruolo di “educatore” che mi porterebbe a salvare la faccia, gli chiedo scusa.

Deve essersi accorto del mio sforzo, perché mi ha liquidato col suo accento romanesco: «A maè, non te sta a preoccupà!», e mi coinvolge all’istante in un bel gioco, dandomi così una bella lezione

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 3, maggio-giugno 2021)

 




Come un’unica famiglia, al di là del mare

L’impegno di Lorenza, un’infermiera in pensione e della comunità del Trentino a sostegno dei progetti di AFN in Libano e Siria non si arresta nonostante la pandemia. L’ultima recente iniziativa è la raccolta dei fiori di Sambuco.

«Nel nostro territorio, a Rovereto, ci sono persone di provenienza araba. Vivendo vicino a queste famiglie mi sono resa conto delle difficoltà che incontrano ogni giorno, non avendo padronanza della lingua italiana. Le affianco, ad esempio, nella prenotazione di un esame specialistico, nel leggere i referti online, nell’iscrizione dei figli a scuola, nel custodire i bambini quando c’è la necessità se nonne e zie sono rimaste nei Paesi d’origine… Le varie persone con cui sono in contatto sono contente di poter aiutare chi ha bisogno e così condividiamo le necessità di tutti. Una famiglia siriana arrivata in città attraverso i corridoi umanitari ad esempio cercava uno stenditoio e una borsa carrello per la spesa. Ho scritto queste richieste sul gruppo Whats’App e già la sera ho potuto consegnare tali cose, con sorpresa degli amici. Sto facendo questa esperienza, che Dio interviene nella vita di ognuno, dando una risposta attraverso la vicinanza dei fratelli.

Con amici del Trentino seguivamo le vicende del popolo siriano sul sito di AFN e quello di  AMU. Ci chiedevamo cosa potevamo fare per aiutare concretamente in questa situazione veramente drammatica. Da qualche anno organizziamo delle cene per fare qualcosa di concreto per quel popolo così provato, cene che non solo permettevano di raccogliere denaro per i progetti ma erano anche un’occasione per stare insieme e coinvolgere persone cristiane e  musulmane. Ricordo alcune signore arabe che hanno dato un contributo, preparando vassoi con i dolci tipici del loro paese. Ho cominciato a dialogare con loro e  farmi vicina alla sofferenza di questa comunità di siriani musulmani.

Ultimamente sul sito di AFN è stata pubblicata una lettera di Robert Chilaud (referente progetto in Siria)  venuto a Trento qualche mese fa e con cui avevamo fatto in precedenza un incontro attraverso la modalità on line.

Quando ho letto la lettera di Robert che raccontava della situazione attuale in Siria e che umilmente chiedeva aiuto, mi ha colpito quando diceva che la gente sta perdendo speranza, forza, ma, lui faceva un esempio di un momento dove la Provvidenza aveva risollevato e ridato coraggio a una persona.

Non abbiamo potuto più fare le cene in questi due anni però anche l’estate scorsa un bel gruppo di famiglie si è ritrovato in Valle di Non per il quarto anno consecutivo per l’operazione “Succo di mela solidale” grazie al supporto del Consorzio Melinda che ha donato le mele per la produzione di ottimi succhi, venduti poi per sostenere i progetti in Siria. Ora era urgente pensare a qualcos’altro.

Così ci è venuto in mente  di realizzare e proporre ai conoscenti lo sciroppo di sambuco, una bevanda rinfrescante molto apprezzata in Trentino durante l’estate. Una ditta locale venendo a sapere  che l’iniziativa era per un’opera di solidarietà, ha pensato di fare questo lavoro gratuitamente. Noi paghiamo le bottiglie e ci attrezziamo per la raccolta dei fiori di questa pianta che nasce spontanea lungo il fiume Adige e nelle campagne.

Una prima raccolta l’abbiamo fatta  con una ventina di persone la settimana scorsa nella nostra valle e altrettante  persone in una zona sopra Trento. La ditta ci aveva chiesto almeno 10 kg di fiori per la produzione ma io non avrei scommesso neanche un caffè che avremmo potuto raccogliere questa quantità perché la fioritura era indietro. Quando abbiamo pesato le borse di carta dove li abbiamo disposti, erano in tutto 32 kg! Tra due settimane sarà completa anche la fioritura nei boschi submontani ed allora faremo un’altra raccolta. Ognuno di noi si farà promotore della vendita dello sciroppo di sambuco tra i propri conoscenti dato che ancora al momento non possiamo fare banchetti e il ricavato sarà destinato all’ Emergenza in Siria».

Giovanna Pieroni

Leggi l’articolo completo sul sito di AFN ONLUS




Come angeli

Chiu Yuen-Ling abita a Roma. Un incontro con una persona che le chiede aiuto. Il suo sì immediato che la porta a “perdere tempo”. Ma farsi carico del problema dell’altro, il prendersi cura del fratello che passa accanto, anche se sconosciuto, fa parte del suo modo di vivere. Possiamo essere come degli “angeli-umani” l’uno per l’altro: «Ho ripreso il mio cammino e, guardando il cielo, sono convinta che gli “angeli-umani” sono tanti e che sono pronti a osare per prendersi cura l’uno dell’altro».

“I contagi per la pandemia da Covid a Roma ci sono ancora, anche se le vaccinazioni proseguono. Avverto ancora la preoccupazione delle persone e anche la mia. Una mattina esco di casa per fare una commissione. Lungo la strada mi ferma una signora davanti a una cabina automatica per le fototessere. La donna è visibilmente agitata e mi dice che sta facendo una pratica con una certa urgenza e deve consegnare le foto, ma non sa da che parte cominciare. Mi chiede aiuto.

«Certo», rispondo. Insieme abbiamo letto le istruzioni fuori dalla cabina, poi ci siamo preparati per i passi successivi. La signora è sulla soglia, davanti alla tendina, si prepara. Tutto pronto. Quindi la invito a entrare e a seguire le procedure. Mentre sto andando via sento la signora che mi chiama: «Devo togliere gli occhiali per la foto ma non riesco a leggere le istruzioni senza».

In tempi “normali” e non con la pandemia in corso di sicuro l’avrei aiutata, ma forse devo stare a distanza dalle persone sconosciute e fra l’altro non ho fatto ancora il vaccino. Ma subito penso: «La pandemia non deve diventare una scusa per non amare. Davanti al prossimo che ha bisogno non posso fingere di non avere sentito».

Allora ritorno da lei, mettendo bene la mascherina, disinfettando le mani. Un gesto che faccio per proteggere lei e me stessa. Dico alla signora che sto aprendo la tendina della cabina in modo che lei si possa allontanare un po’. Leggo e ripeto per lei le istruzioni, la aiuto a inserire la banconota, ad aggiustare l’altezza degli occhi e a regolare il seggiolino. Poi sono uscita di nuovo, dicendo a lei di premere il pulsante per scattare la foto.

Ma la signora non è tranquilla. Allora le dico che avrei aspettato fino a che le foto fossero stampate. Dopo qualche minuto abbiamo ritirato le foto e sono venute bene. Ci siamo salutati, la signora è soddisfatta e mi dice: «Oggi un angelo mi è venuto incontro».

Sicuramente non è stato un grande gesto ma ha richiesto un po’ di coraggio. Sono contenta di aver prestato cura a una persona. Ho ripreso il mio cammino e, guardando il cielo, sono convinta che gli “angeli-umani” sono tanti e che sono pronti a osare per prendersi cura l’uno dell’altro”.

Chiu Yuen-Ling

Testimonianza tratta da Città Nuova




Cambiamo rotta! Evento-lancio in diretta on-line sabato 29 maggio

 Al via in Trentino una campagna di sensibilizzazione sul dramma dei migranti sulla rotta balcanica. La propongono sei realtà, coordinate dalla Diocesi. Evento-lancio sabato 29 (diretta online) e reportage-video. 

 “Cambiamo rotta!” È lo slogan al centro della campagna di sensibilizzazione sulla situazione dei migranti che attraversano la rotta balcanica nel tentativo, per lo più vano, di raggiungere l’Europa. A lanciarla, in Trentino, negli ultimi giorni di maggio, è una rete compatta di sei sigle locali: Diocesi, Ipsia (Acli), Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa/CCI, Forum Trentino per la Pace, CNCA, Movimento dei Focolari.

L’obiettivo – hanno spiegato stamani i proponenti in una conferenza stampa a più voci, nel giardino del Polo culturale Vigilianum – è richiamare l’attenzione dei trentini su un dramma alle porte di casa, eppure nascosto ai più. A soli 500 chilometri dalla nostra Provincia, infatti, centinaia di migranti, soprattutto dal Medio-Oriente, tentano di approdare nel Vecchio Continente, ma ad attenderli trovano quasi sempre confini sbarrati. E un destino da profughi nei campi di accoglienza, dove operano anche volontari trentini, coordinati da Ipsia.

La campagna di sensibilizzazione si pone l’obiettivo di suscitare maggiore consapevolezza su questa ferita aperta nel cuore dell’Europa, negli stessi territori insanguinati dalla guerra degli anni Novanta. Nel concreto poi, la campagna punta a raccogliere fondi per sostenere l’attività di accoglienza in particolare nel campo profughi di Lipa, in Bosnia Erzegovina. Con i finanziamenti si vorrebbe anzitutto realizzare una lavanderia, fondamentale per garantire un’igiene basilare e scongiurare la diffusione della scabbia.

Evento-lancio in diretta on-line sabato 29, reportage video e volantino

Sabato 29 maggio alle ore 17.30 dalla Sala Conferenza di Fondazione Caritro è in programma un evento on-line di “lancio” della campagna, con diretta sul canale YouTube della Diocesi di Trento (Servizio Comunicazione), sulle pagine Facebook di Vita Trentina e OBC Transeuropa e in TV su Telepace Trento. Ai saluti istituzionali, faranno seguito ospiti in presenza e in collegamento dalla Bosnia: tra loro l’ambasciatore d’Italia a Sarajevo, Nicola Minasie i volontari attivi sul campo. Coordina Nicole Corritore, giornalista di OBC Transeuropa/CCI.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione 57/129 del 2003 ha scelto il 29 maggio per celebrare la Giornata internazionale dei Peacekeepers, i promotori di pace.

Il 29 maggio è una data significativa anche per la storia del Trentino. I primi evangelizzatori di questa terra – Sisinio, Martirio ed Alessandro, uccisi in val di Non il 29 maggio 397 -, provenivano dalla Cappadocia, nel cuore dell’attuale Turchia. Per arrivare in Anaunia si trovarono di fatto pure loro ad attraversare i Balcani, più di 1600 anni fa. L’arcivescovo Lauro li ricorderà con una Messa a Sanzeno sabato 29 alle ore 20.

A sostegno della campagna “Cambiamo rotta!” è stato realizzato anche un video-reportage (la regia è del giornalista-videomaker Paolo Martino, collaboratore di OBC Transeuropa/CCI) che raccoglie, tra le altre, la testimonianza di due giovani migranti, arrivati di recente in Trentino dopo aver attraversato con grande difficoltà la rotta balcanica. (NB. Immagini del video-reportage saranno messe a disposizione dei media).

Motivazioni e obiettivi della campagna sono illustrati anche in un volantino diffuso attraverso l’ampia rete delle realtà coinvolte nell’iniziativa.

Per ulteriori info: http://www.rottabalcanica.eu/

Mail: migrantes@diocesitn.it

Per contribuire, con la causale PROGETTO BALCANI:

Opera Diocesana Pastorale Missionaria Cassa Rurale Alto Garda IBAN: IT 28 J 08016 05603 000033300338. Conto corrente postale n. 13870381.

Per i privati che usufruiscono della DETRAZIONE IRPEF Opera Diocesana Pastorale Missionaria – sezione ONLUS Cassa Rurale Alto Garda IBAN: IT 70 L 08016 05603 000033311172. Conto corrente postale n. 30663371.




30 anni di Economia di Comunione – In diretta il 29 maggio

L’evento del 30° dell’Economia di comunione vuol essere un momento in cui, partendo dalle nostre origini in Brasile nel 1991, ci fermeremo a riflettere insieme su quello che abbiamo vissuto in questi 30 anni  per capire quale strada vogliamo intraprendere per il futuro.

Oggi più che mai c’è bisogno di una Economia di Comunione

“Non dimentichiamoci dei poveri” (Chiara Lubich). In un tempo che sta affannosamente cercando una via che coniughi l’economia con la giustizia sociale e la sostenibilità, Economia di Comunione da trent’anni vive e annuncia una nuova economia, portatrice di un messaggio quanto mai attuale.

Nel maggio 1991 Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, atterrando su San Paolo del Brasile fu colpita dal contrasto fra i grattacieli e la miriade di favelas, case poverissime, che li circondavano. Sentì di fare qualcosa, immediatamente: il 29 maggio 1991 fece nascere l’Economia di Comunione. Guardando oggi il nostro mondo i contrasti sono ancora più forti e aggravati dalla pandemia: adesso, più che mai, c’è bisogno di una Economia di Comunione.

Il 29 maggio 2021, dalle ore 13 alle ore 17 si svolgerà online l’evento internazionale “30 ANNI DI ECONOMIA DI COMUNIONE”, in diretta dall’Auditorium della Cittadella Internazionale di Loppiano (Firenze, ITALIA), in italiano, inglese, francese, portoghese, spagnolo e coreano.

Interverranno tra gli altri: l’economista Stefano Zamagni che da sempre ha accompagnato Economia di Comunione; Vera Araujo, sociologa brasiliana; Jean Tonglet, ATD Quarto Mondo; Luca Crivelli, Università SUPSI (Lugano-Svizzera); Alberto Ferrucci, imprenditore e “pioniere” dell’Edc; Isaias Hernando, presidente Associazione Internazionale per una Economia di Comunione (AIEC); Geneviéve Sanze, Consiglio Generale del Movimento dei Focolari; Benedetto Gui, Istituto Universitario Sophia; Margaret Karram, e Jesús Morán, Presidente e co-Presidente del Movimento dei Focolari; Luigino Bruni, economista, Coordinatore progetto Economia di Comunione.

Economia di Comunione è oltre 1000 aziende che in tutto il mondo aderiscono al progetto o ad esso si ispirano, 15 incubatori aziendali EoC-IIN per lo sviluppo di nuove imprese in altrettanti Paesi, 6 progetti di sviluppo integrale attualmente in corso, oltre 400 tesi di laurea.

Il programma si aprirà con il racconto delle origini storiche e spirituali dell’Economia di Comunione. Seguiranno alcune performances artistiche. Numerose le testimonianze e la vita dell’Economia di Comunione da Brasile, Argentina, Filippine, Emirati Arabi, Portogallo, Usa, Belgio e video-messaggi arrivati da tutti il mondo: dalla Nuova Zelanda al Benin al Messico. L’evento prevede la partecipazione artistica del gruppo internazionale Gen Verde e sarà curato dalla regista Maria Amata Calò. Sono previsti HUB di ascolto e partecipazione locali, nel rispetto delle normative anti-Covid.

Luigino Bruni, Coordinatore Economia di Comunione: “Vi aspettiamo in tanti per festeggiare trent’anni di comunione, di condivisione con i poveri, di una economia dei cinque pani donati che diventano mille e sfamano la folla. Una festa di gratitudine, giovani e futuro. Perché l’Economia di Comunione è un bene globale, un dono per tutti”.

Per maggiori informazioni vai al sito EDC
PROGRAMMA AGGIORNATO
Elenco degli HUB di ascolto locali in Italia:
Torino
Frontignano (BS)
Piacenza
Parma
Bologna
Porretta Terme (BO)
Genova
Porto Sant’Elpidio (FM)
Ascoli Piceno
Vasto (CH)
Roma
Bari
Lamezia Terme (CZ)

Trapani

Per partecipare in presenza in uno di questi HUB e per maggior informazioni per l’Italia, scrivere a: segreteria.edc.italia@gmail.com

La playlist YouTube con la raccolta di tutte le lingue disponibili:

https://youtube.com/playlist?list=PLseXirhCvXpFZxIHlHX721qP1QvE3ranQ

Il canale INTERNAZIONALE: https://youtu.be/FdBZIz3mBkY

Più info dedicate all’evento: https://www.edc-online.org/it/italiano/news/30-anni-di-edc.html

COMUNICATO STAMPA

PROGRAMMA

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Nel 2017, 1200 imprenditori, giovani e studiosi dell’Economia di Comunione, hanno incontrato Papa Francesco:

Conferimento a Chiara Lubich della laurea honoris causa in “Economia e commercio”.
Piacenza 29 gennaio 1999




Convegno Internazionale per l’Unità dei Cristiani – 28/29 maggio

Programma del 28 maggio 2021

Programma del 29 maggio 2021

UNITA’ DEI CRISTIANI OGGI: “AMATEVI COME IO HO AMATO VOI”

Convegno internazionale online 28-29 maggio 2021 – ore 13,30 -17

60 anni di dialogo tra fedeli di molte Chiese: un contributo, quello del Movimento dei Focolari per l’unità dei cristiani che genera accoglienza, giustizia e pace tra comunità e popoli. Al convegno si approfondirà il “dialogo della vita” che viene dalla prossimità e dalla condivisione tra cristiani di Chiese diverse.

Interverranno:
Card. Kurt Koch, Presidente Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Vaticano)
Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari
Rev. Prof. Dr. Ioan Sauca, Segretario generale ad interim Consiglio Ecumenico delle Chiese (Svizzera);
Prof. Dr. Piero Coda, Istituto Universitario Sophia (Italia)
Prof. Dr. Stefan Tobler, Università Sibiu (Romania);
Prof. Dr. Mervat Kelly, Pontificia Università Lateranense (Italia)
Mons. Juan Usma, Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Vaticano)
Pastore Giovanni Traettino, Fondatore della chiesa evangelica della riconciliazione (Italia)
Pastore Joe Tosini, Fondatore del Movimento John 17 (USA)
Rev. Dr. Jesùs Moran, Copresidente del Movimento dei Focolari

“Concentrandosi sulla spiritualità dell’unità, Chiara Lubich ebbe un profondo impatto sul movimento ecumenico e diede un significativo contributo per alimentare autentici rapporti tra Chiese e tradizioni cristiane diverse”. Si esprime così Olaf Fykse Tveit, già Segretario Generale del Consiglio ecumenico delle Chiese. Sono migliaia i cristiani che si riconoscono nel carisma di Chiara Lubich e nel primato della parola evangelica in cui Gesù prega il Padre: “Che tutti siano uno” (cf Gv 17,21). “Unità” è la parola chiave del Carisma dei Focolari ed anche del percorso di dialogo in atto; una strada che non annulla le diversità, ma che sa riconoscere proprio lì una ricchezza.

Il convegno promosso dai Focolari, dal titolo “Amatevi come io ho amato voi” (cf. Gv 15,13) che si svolgerà online il 28 e 29 maggio prossimi non poteva arrivare in un tempo più propizio, in cui il riaccendersi di guerre e conflitti – oltre alla piaga della disuguaglianza sociale aggravata dalla pandemia – richiedono un contributo personale e globale per curare le fratture e le ferite che l’umanità sta affrontando oggi.

Sarà duplice il focus del convegno: si approfondiranno il “dialogo della vita” – lo straordinario punto di vista in base al quale Chiara Lubich iniziò nel 1961 a percorrere con cristiani di Chiese diverse un cammino di comunione – e lo scambio di “doni spirituali”.

Il “dialogo della vita” o “dialogo del popolo” come altresì lo definì Chiara Lubich, non si contrappone a quello dei responsabili delle Chiese, bensì lo accompagna e lo testimonia. Sono i cristiani stessi che vivono, operano e lavorano insieme nella quotidianità e, immersi nelle sfide della storia, alimentano un clima di fiducia reciproca, di stima e rispetto vicendevole che fa cadere barriere e pregiudizi di secoli.

Molte le testimonianze di questo dialogo che arricchiranno il convegno, come quella di Lina, cattolica, e Roberto della chiesa Pentecostale, entrambi di Agrigento (Italia), impegnati in un progetto di solidarietà comune nei confronti della loro città, basato sul Vangelo, valorizzando quello che unisce e non quello che divide. Oppure quelle dalle Filippine, dove cristiani di molte Chiese collaborano per sollevare insieme situazioni di emergenza scoprendo come siano occasioni fruttuose per camminare, lavorare e pregare insieme.

Nicole invece è della Chiesa greco-cattolica mentre Garo è armeno ortodosso; sono libanesi e collaborano con la Federazione Mondiale degli Studenti Cristiani (WSCF) presente in tutti i Paesi del Medio Oriente. Dalla loro partecipazione sta nascendo una rete di rapporti che crea comunione: “e di questa – spiegano Nicole e Garo – abbiamo tanto bisogno nei nostri Paesi”.

Il Convegno internazionale si colloca nel 60° anniversario del Centro “Uno” per l’unità dei cristiani la segreteria per il dialogo tra cristiani di diverse Chiese fondato da Chiara Lubich il 26 maggio 1961.
Si svolgerà dalle ore 13.30 alle ore 17.00 (ora italiana), verrà trasmesso dal Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma, Italia) e tradotto in 20 lingue.

Per maggiori informazioni: Stefania Tanesini – (+39) 338 5658244
Via Frascati, 306 – 00040 ROCCA DI PAPA (Roma) – Italia – 0694798144

 




Una boutique per le detenute

La Boutique, attiva dall’aprile 2011, garantisce alle donne, soprattutto a
quelle che non possono contare sull’aiuto dei familiari, di riceve generi di prima
necessità.

La casa circondariale femminile di Pozzuoli è un edificio risalente storicamente al quindicesimo secolo, quando l’intero complesso era un convento fondato dai frati minori. Nel 900 fu trasformato in manicomio criminale femminile e, infine, in carcere nel corso degli anni ottanta. Oggi è una struttura di detenzione tra le più sovraffollate d’Italia.

Maria Clara si traferisce di abitazione nei pressi dell’Istituto e dalla sua casa riesce a sentire il grido di dolore che arriva dalle finestre sbarrate. Si fa promotrice di una iniziativa mettendo insieme un numeroso gruppo di persone dei Focolari che, insieme con la Caritas diocesana e con altri Movimenti (Rinnovamento dello Spirito,  Gioventù francescana, ecc.), si attiva  per portare avanti un’esperienza non facile, che porta ad affinare, nel segno della misericordia, ogni gesto e parola per essere davvero quella vicinanza d’amore che quel mondo aspetta. Ognuno diventa sempre più consapevole che non va lì per giudicare, assolvere, o fare assistenzialismo ma soltanto per amare, puntando alla ricostruzione della persona. Ed è forse per questo atteggiamento che ben presto si vede  emergere in ciascuna il  lato positivo.

“Quando uscirò da qui voglio essere una persona nuova”, confida una di loro. E un’altra: “Adesso che so cosa vuol dire essere cristiana, voglio vivere secondo il Vangelo, amando le mie compagne di cella, anche se mi rendono la vita impossibile”. Questo fluire di luce e di grazia è il frutto di una continua attenzione ai bisogni delle detenute, sostenendole nel ritrovare la propria dignità in una discreta e perseverante testimonianza di vivere il Vangelo. È chiedere e ottenere il permesso dalla direzione del carcere di organizzare, nella Casa famiglia “Donna Nuova” che ospita donne a regime di detenzione alternativo, tutta una serie di laboratori di educazione sanitaria, corsi di cucina, yoga, cucito, ecc.

Una delle necessità delle detenute – non detta, ma subito rilevata – è la cura della propria immagine. Ed è così che è nata la “Boutique rosa”, un luogo ospitale all’interno del carcere,  in netto contrasto con il grigiore e l’austerità delle celle, dipinto di rosa e arredato con mensole e tende colorate, ed offre un ambiente adatto ad un’accoglienza calda e familiare, un punto in cui le recluse, spesso abbandonate o lontane dalla propria famiglia, settimanalmente possono ricevere prodotti per l’igiene e la cura della persona, vestiario, biancheria, ecc. . Tutto ciò che serve per migliorare il look ed aumentare la propria autostima. E intanto si ascoltano le loro difficoltà con le altre detenute o con gli agenti, si dà conforto al loro dispiacere di non potersi occupare dei figli a casa, costruendo rapporti sempre più stretti. È anche l’occasione per condividere piccole o grandi gioie, come ad esempio uno sconto di pena, una visita inattesa, i passi fatti nel ricominciare, dopo aver compreso in profondità  il danno provocato alla vittima.

Tante di loro sono di etnie e culture diverse e appartengono a varie Chiese cristiane o ad altre religioni. Una donna ortodossa, che nella settimana di preghiere per l’unità dei cristiani ha voluto partecipare con un suo canto-preghiera, dopo, piangendo, ha detto che offriva l’immenso dolore della detenzione per l’unità delle Chiese. Siamo poi andati a Napoli a conoscere il marito e i cinque figli, portando loro degli aiuti.

Abbiamo condiviso questa esperienza con alcune conoscenti appartenenti alla Chiesa Pentecostale e alla Chiesa Battista, proponendo loro di venire anch’esse in carcere per aiutare nella “Boutique rosa”. Non aspettavano altro! La loro presenza è una grande ricchezza per tutti noi. Insieme prepariamo tanti momenti di famiglia, di festa, come a Natale. Dopo “la festa dei poveri”, la responsabile degli agenti carcerari disse: “La vostra unità è una bella testimonianza anche per tutti noi che lavoriamo qui, spesso in “lotta” tra noi”. Inoltre, grazie  ad esse, i rapporti con le detenute di Chiese diverse diventano sempre più stretti e, talvolta, continuano anche quando escono dal carcere.

Testimonianza presentata da Irene Loffredo al Convegno di “Insieme per l’Europa”, 9 maggio 2021, Carismi e profezie al servizio di un’Europa solidale.

 

 




Sniffava colla

Da tempo, all’insaputa dei genitori, il figlio di una mia collega aveva cominciato a sniffare colle e solventi. In casa avevano qualche volta avvertito forti odori di colla, ma siccome lui aveva l’hobby del modellismo, non ci avevano fatto caso.

La scoperta è avvenuta quando ormai s’era evidenziata la gravità dello stato dei polmoni. La radice di quello sbandamento? Il ragazzo, figlio unico di genitori in carriera che avevano trascurato di testimoniargli dei valori, cercava di compensare in tal modo le carenze e gli insuccessi raccolti a scuola.

Mi raccontava la collega: «Dopo un periodo in sanatorio, è tornato casa. A cambiare non era stato soltanto lui, ma soprattutto noi. Quei mesi, infatti, sono stati un tremendo esame di coscienza e abbiamo dovuto ammettere che al primo posto per noi c’era stato il guadagno, il successo… tutto meno l’equilibrio di nostro figlio». Nella disgrazia, costatavamo il positivo di un nuovo inizio per l’intera famiglia

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 3, maggio-giugno 2021)

 




Solidarietà a distanza

All’inizio il distanziamento consigliato per difenderci dalla pandemia non m’era pesato più di tanto, dal momento che vivo sola per scelta. Ma col passare dei giorni quella che era risultata una novità ha manifestato tutti i suoi lati negativi e la lontananza fisica dalle amiche, la mancanza della vita in società si son fatte sentire.

Un giorno, telefonando a un’amica e sentendola lamentarsi per la difficoltà di sbrigare certe pratiche burocratiche, mi sono offerta di aiutarla. Telefonicamente, sono riuscita a sistemare tutto. Ma c’erano altre persone che potevano avere la stessa necessità.

Dopo un giro di telefonate fra le mie conoscenze, ho scoperto bisogni di tutti i tipi, a cominciare da quelli basilari per vivere. In breve, coinvolgendo le amiche più giovani, ho avviato quasi un piccolo centro di consulenza e le nostre giornate si sono riempite di gesti d’amore.

Nonostante le inevitabili difficoltà, il dramma di questa emergenza ci ha aiutate a sviluppare una solidarietà che prima non esisteva

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 3, maggio-giugno 2021)

 




Acqua in un terreno arido

Già vedova, da poco avevo perso anche mio figlio per un incidente. Durante il giorno il lavoro un po’ mi distraeva, ma poi veniva il terribile momento del rientro a casa… una casa silenziosa, dove nessuno mi aspettava.

Quella sera mi sorpresi alla telefonata di una giovane collega d’ufficio. La voce le tremava come se stesse lì lì per scoppiare in pianto. Quando Donatella cominciò a sfogarsi per una incomprensione del suo fidanzato, dovetti frenare un moto d’impazienza.

Ascoltare le lamentele altrui per problemi di così poco conto rispetto a ciò che mi bruciava dentro mi riusciva insopportabile. Tuttavia mi sforzai di ascoltarla, almeno per educazione.

A poco a poco un nodo cominciò a sciogliermisi dentro. Per un attimo mi “dimenticai” e quasi senza accorgermene mi vennero alle labbra parole di conforto, di speranza, tanto simili a quelle che altri avevano cercato per me.

Lo strano era che, oltre all’amica, anch’io ne ero risollevata. Come un’acqua che viene a ristorare, non si sa da dove, un terreno arido.

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 3, maggio-giugno 2021)

 




Un diario collettivo

Ho dei cugini sparsi per l’Italia, che sentivo e vedevo di rado. Ultimamente i nostri rapporti si sono ravvivati grazie alla pandemia che ci ha fatto riflettere su quali valori poggia la nostra vita, valori appresi in genere in famiglia.

È nata così, con loro, l’idea di un diario collettivo della nostra fanciullezza, quando i miei nonni materni erano ancora tra noi e la loro casa costituiva il punto di riferimento delle rispettive famiglie. All’inizio ci sembrava di aver poco da dire. Ma una volta stimolati, i ricordi si sono via via precisati, anche dal confronto con i primi contributi di ognuno.

Tanti dettagli sedimentati nella memoria hanno così ripreso smalto e vivezza, facendoci apprezzare, al di là delle fragilità umane, il bene ricevuto dai nostri parenti; e al tempo stesso ci siamo conosciuti meglio fra noi cugini in aspetti anche inediti.

In breve, ha ripreso vita tutto un mondo; e ciò non per un moto nostal- gico, ma per sapere di nuovo chi siamo, da dove veniamo, e in queste radici – direbbe papa Francesco – trovare «la forza di andare avanti»

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 3, maggio-giugno 2021)