La collega antipatica

Una mia collega insegnante ama vestirsi in modo succinto e volgare. «Questa è proprio antipatica», mi sono lasciata sfuggire un giorno, vedendola arrivare. Subito ho sentito l’appoggio di chi mi stava accanto. Ho continuato a fare il mio lavoro, ma una frase non mi dava pace: amare tutti. Tutti? Anche lei? Allora ho cercato di guardarla in modo diverso, senza giudizio, e di coinvolgere anche le colleghe in questo atteggiamento più positivo. Poi mi sono interessata a lei, ai suoi problemi di salute e della sua classe. Solo così mi sono sentita più leggera, libera. Non ci sono scuse: tutti vanno amati.

Emi – Italia

Fonte: Il Vangelo del Giorno, Città Nuova editrice, Gennaio 2016, p. 147




Pace, papà!

Come vivere concretamente la misericordia? Ho pensato a mio padre: da anni ci aveva abbandonati per farsi una nuova famiglia. Per rintracciarlo mi sono recata nella chiesa che lui frequentava la domenica. C’era!

Mi sono seduta qualche banco dietro e allo scambio del segno di pace ho avuto la forza di avvicinarmi a lui e alla sua seconda moglie. «Pace, papà». Mi ha stretta forte a sé con gli occhi lucidi.

Era come fossi tornata bambina, quando mi affidavo a lui senza riserve. Una pace mai sperimentata prima m’aveva invasa.

Com’è vero che non può esistere pace senza il perdono!

N. N. – Italia




Due colibrì per i rifugiati

Articolo apparso su S.U.B information

Carla e Davide, due colibrì per i rifugiati

Nella foto Davide con alcuni degli amici

Video apparso nel collegamento CH del 20 giugno 2015

collegamentoch/2015/06/20/la-piccola-goccia-del-colibri




Testimoni dell’essenziale

A Genova, in direzione di Via del Campo, appoggiati all’ingresso della chiesa di S. Siro, quando il via vai di mezzogiorno è intenso, due uomini di un’età indefinibile, ma certamente ancora giovani, discutono animatamente tra loro……
Sono cingalesi, ma fanno parte del numeroso popolo degli inesistenti, di quelli cioè che non abitano da nessuna parte, anche se vivono a Genova. clochard1Di quelli che d’inverno dormono nei portoni di antichi palazzi, su un materasso fatto di scatole di cartone, spesso coperti da altri scatoloni o, accucciati in un sacco a pelo lercio e maleodorante. Mentre d’estate invece dormono sulle barche nei porticcioli, sulla spiaggia, a ridosso degli stabilimenti balneari. I due sono talmente sporchi che avvicinarsi richiede un notevole coraggio, ma mi incuriosiscono e resisto al fetore.
Sono senza documenti, non svolgono alcun lavoro, ma, mi spiega uno dei due, sopravvivono con dei piccoli furtarelli. Non faccio fatica a crederci e presto mi convinco che, così malridotti, di furti veri e propri non sarebbero in grado a compierne pur mettendoci tutta la buona volontà. Avevano viaggiato da clandestini, nelle stive di una nave portacontainer, battente bandiera indiana. Da quando erano arrivati a Genova, mangiavano quando capitava, non si lavavano quasi mai e tanto meno si cambiavano d’abito. I pantaloni sono lucidi per lo sporco, li ho dovuti guadare attentamente, perché sembravano di tela cerata e invece era solo lo strato di lercio che luccicava sulle gambe, fino alle ginocchia.
Gli indico un centro di ascolto, dove possono rifocillarsi, pulirsi e avere coperte e abiti. Ma non riesco a convincerli. «Siamo clandestini», mi dicono e la paura di essere cacciati è invincibile. Li rassicuro più volte che non sarebbe successo nulla, che si potevano fidare, ma è tutto tempo sprecato. Quando li avevo incrociati, stavano litigando e, appena avevo fatto per allontanarmi, avevano ripreso a brontolare. Così sono tornato sui miei passi e chiedo, con una certa sfacciataggine, il motivo del litigio.
Quello apparentemente più anziano, cercando forse un alleato, mi spiega di avercela con il compagno perché una signora, vedendoli così mal ridotti, si era impietosita e gli aveva regalato due litri di latte e due scatole di biscotti. Il fatto che lo aveva irritato è stato che secondo lui il suo amico non avrebbe dovuto accettare tutta quella quantità di cibo, per loro due bastavano un litro di latte e un pacco di biscotti.
«Ma è un regalo”, dico cercando di riportare la pace, “e in fondo un litro di latte e un pacco di biscotti non sono poi una così grande quantità di cibo». “E invece no” mi ha spiegato l’anziano. «A noi basta una razione e questo latte e questi biscotti potevano essere dati a qualcun altro che ha fame come noi». Ammirato per il suo altruismo, resto un istante in silenzio. Poi, mi viene un’idea. «Perché, dico, non date semplicemente quello che vi avanza a un altro che ha fame». Mi guardano compiaciuti e subito l’anziano porta un litro di latte e un pacco di biscotti a un altro clochard che poco più in là chiede l’elemosina.
“Abbiamo molto da ricevere dai poveri, che sono testimoni dell’essenziale”. Ha detto papa Francesco recentemente. Il numero crescente di persone emarginate e che vivono in grande precarietà ci interpella e domanda uno slancio di solidarietà per dare loro il sostegno materiale e spirituale di cui hanno bisogno…. E nello stesso tempo noi abbiamo molto da ricevere dai poveri che accostiamo e aiutiamo. Alle prese con le loro difficoltà sono spesso testimoni dell’essenziale, dei valori familiari; sono capaci di condividere con chi è più povero di loro e ne sanno gioire”.
Silvano Gianti
http://focolareliguria.altervista.org/testimoni-dell-essenziale/#sthash.SRmMhbKT.dpuf




Città in arte

CONVEGNO INTERNAZIONALE
OnCity: reti di luci per abitare il pianeta
Laboratorio internazionale di cittadinanza per il bene comune

Atti del Convegno Internazionale Oncity-reti di luci per abitare il pianeta, che dal 1° al 3 Aprile 2016 ha riunito al Centro Congressi di Castel Gandolfo (Rm) 900 partecipanti provenienti da tutto il mondo: tre giorni di lavori, riflessione e confronto su alcuni grandi temi d’attualità legati alla vita nelle città.

Il convegno, organizzato dal Movimento Umanità Nuova, AMU e Movimento Giovani per un Mondo Unito, è un’iniziativa che si colloca nel quadro dello United World Project (UWP).

oncity concertoConcerto testimonianza

Città_in_arte_Alessandro_Cappella

Ascoli Piceno – Teramo

Fonte: dal sito ufficiale del unitedworldproject




Un concerto sui generis

Come trasformare un luogo di dolore in un ambiente dove socializzare e ritrovare serenità

«Le viti». « Le ho in mano». «Hai con te il cacciavite? ». «Ce l’ho in tasca». Mentre montiamo il pianoforte guardiamo l’accettazione pediatrica di fronte a noi: barelle e sedie a rotelle che vanno e vengono, famiglie sedute ad attendere col bigliettino in mano, che chiamino il loro numero, la voce atona che annuncia: «A, zero, settantadue». Non ci sembra possibile che questo sia il luogo dove Enrico terrà il concerto.
Si avvicinano premurose due addette alle pulizie, ci chiedono cosa possono fare per noi. Così inizia il dialogo con loro; saputo che Enrico non è un maestro di musica, ma un pianista, una di loro prende coraggio e va a parlargli. Da sempre le piace la musica classica. Non troviamo la presa per la corrente; la più vicina è all’incirca a sette metri di distanza; guardiamo verso la TV ed in alto, ma proprio in alto, troviamo la soluzione dei nostri problemi. Il pianista mi dice: «Tu ci sai arrivare, vero? Arrampichi». «Certo – rispondo – ma ci vuole una scala». La gente ci guarda, noi sosteniamo la parte…. Al “maestro” viene in mente di suonare un pezzo; chiede alle ormai nostre amiche di ascoltare per dare un giudizio. Attacca.
L’accettazione si trasforma. Il rumore diventa brusio, poi soffio. Le famiglie – col numero in mano – non puntano più gli occhi sul display dei numeri, qualche bimbo si siede a fianco del pianoforte. Sì. La musica porta un’aria magica, trasformante.
Intanto arrivano i e le protagoniste del concerto: un bel gruppetto proveniente da neuropsichiatria, altri da otorino e chirurgia. Bach rompe il ghiaccio, seguito dalla “Marcia turca” di Mozart. Il silenzio è lieve, la trasformazione dell’ambulatorio in sala da concerto è avvenuta. Solo lo schianto rumoroso delle lattine che precipitano lungo la macchinetta delle bibite ricorda dove siamo.
L’idea del concerto è nata dal rapporto con questi degenti, alcuni da mesi ricoverati in ospedale, e dalla scoperta che a diversi di loro piace la musica classica; alcuni addirittura suonano il piano. Una degente chiede la “Sonata al chiaro di luna”. Viene accontentata dal magistrale pianista che … suona il piano senza utilizzare lo spartito … «Me ne sono accorta, sa, che è bravo, anche perché certi pezzi li suonava a memoria», mi confidava il giorno dopo la stessa degente. Seguono pezzi di musica moderna, inframezzati dagli applausi degli astanti e dai dialogo fra loro ed il pianista.
Intanto diversi ragazzini fanno capolino; erano al pronto soccorso (pediatrico) e… la curiosità ha battuto il dolore. E’ proprio vero che l’anima ha sete d’infinito e che questo passa dalla musica.
Una nutrita schiera di dottoresse, infermiere, ausiliarie entra a far parte del pubblico presente e batte a ritmo i piedi sul pavimento mentre ascoltano un rag-time travolgente. Sì, queste periferie dimenticate, questi bambini e bambine a volte soli col loro dolore, fisico e spirituale, che lottano insieme coi genitori battaglie che sembrano più grandi di loro, desiderano in fondo un momento di amore, semplice, profondo.
«Volete che vi suoni qualcosa che vi piace? ». La richiesta è accolta con un «Sì, un adagio di Mozart». Seguono brani di Einaudi ed Allevi, per giungere all’ultimo pezzo: “La campanella” di Liszt. Non è un pezzo facile, ed infatti una signora tenta di rompere l’incanto, prendendo dalle macchinette nell’ordine: una brioche, un caffè, una lattina. Tutto inutile; nonostante i suoi tentativi, il pubblico è ormai passato su un altro piano: quello dell’arte. C’è chi chiede un pezzo di Debussy, chi di Shostakovich o Chopin. E’ passata un’ora e venti , molto più di “quell’ora di serenità” che il pianista aveva dedicato ai presenti. Si forma un crocchio attorno ad Enrico , poi il personale raccoglie i degenti e in pochi minuti ci ritroviamo nell’accettazione pediatrica, insieme alle due signore addette alle pulizie che ci aiutano a rimettere tutto a posto. Tutto finito? No, crediamo proprio di no.

 




Vivere la Parola: piccole esperienze quotidiane (1a parte)

Riportiamo in questa prima parte alcune esperienze sulla Parola di Vita di Novembre 2018: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”

Vivere la Parola ha i suoi effetti su di noi: ci cambia la mentalità, ci rende liberi perché si ama Cristo in tutti e non ci si aspetta nulla da nessuno, dà gioia, dà felicità, dà pace, dà pienezza, dona luce – come scrive Chiara Lubich in  Vivere. La Parola che rinnova. I moderni mezzi di comunicazione consentono di poterci scambiare in maniera più frequente le notizie, le situazioni che ciascuno vive, consentendoci di fare l’esperienza di appartenere a una famiglia, a una comunità che vive esperienze difficili o gioiose. Sentirsi in cammino insieme a tante persone che condividono l’ideale del mondo unito ci rende più forti, fiduciosi e sicuri: le piccole esperienze che riportiamo sono un dono, anche se piccolo, dello sforzo quotidiano di essere testimoni del Vangelo, esperienze scritte in maniera breve e immediata, comunicate e condivise semplicemente anche attraverso i social media.

  • Assistere mia suocera in ospedale, fare su e giù per circa 20 Km per aiutarla, farle compagnia, capire fino in fondo le sue necessità non è facile. La Parola di Vita però mi ricorda ogni giorno che è Gesù che bussa al mio cuore e chiede di entrare. Allora ritrovo quella gioia di spalancargli il cuore ed amare nell’attimo presente.
  • Ha bussato alla mia porta una ragazza molto timida e malata di epilessia che aveva il desiderio di frequentare l’università. Ho deciso di prenderla in casa mia, cambiando così le mie abitudini oltre che a dover provvedere per il cibo anche per lei. Questa soluzione doveva essere per i primi mesi… ma ora, lei mi ha detto che si trova bene con me e, così, non cercherà un’altra casa.

  • Ho telefonato per avere notizie di una nostra amica, Tina, che frequenta gli incontri del Movimento dei Focolari: ammalata, oncologica terminale, preferiva non ricevere visite ma la sorella mi ha riferito che era contenta di vedermi. Sono stata da lei e, dopo averla ascoltata, aveva piacere di leggere insieme la Parola di Vita. Il giorno dopo un’amica mi ha telefonato per fissare la data del prossimo incontro perché Tina voleva comunicarci la sua esperienza. Aveva anche espresso il desiderio di incontrarci insieme ad un gruppo del “Rinnovamento nello Spirito Santo”. Abbiamo organizzato così insieme dei canti, letto la Parola di Vita e Tina ha raccontato la sua esperienza. Si sentiva una forte unità e alla fine ci siamo scambiati i numeri di cellulare con la promessa d’incontrarci ancora per lavorare insieme tra vari movimenti ecclesiali per tutta la nostra città.
  • A scuola ho una collega che porta un fardello di dolori molto pesante e non sempre gli altri riescono ad accogliere i suoi sfoghi. Spesso sono io che vado da lei per amarla come Dio la amerebbe.

  • Dopo la morte di mio papà, la badante che lo accudiva è entrata in contrasto con mia mamma che temeva di essere derubata. Un giorno, sospettata di un furto, se ne va in malo modo. Tempo dopo, denuncia mia mamma di non averle pagato tutto, cosa non vera, ma non provabile. Insomma dobbiamo sborsare circa 15.000 €. A me sembra di subire un furto, ma l’avvocato ci consiglia di pagare. Dentro me, una grande rabbia… ma: “Amate i vostri nemici, pregate per loro…”. Da allora, ogni giorno, ho pregato per lei, meglio che potevo. Tempo dopo la incontro nella sala di attesa del medico, è piuttosto malconcia e zoppicante. Che fare? Amare! Con il miglior sorriso l’ho salutata e chiesto cosa avesse… Abbiamo parlato serenamente. Frutto: una grandissima gioia interiore, quella di aver potuto vivere la Parola.

(cont. 2a parte)




Un Carisma a servizio della Chiesa locale – Rivedi Streaming del 13 e 14 novembre

 

IN DIRETTA STREAMING DAL SITO www.movparrdioc.org

RIVEDI LA DIRETTA DI VENERDI’ 13 NOV.: https://youtu.be/3DrYtIR1nvw

RIVEDI LA DIRETTA DI SABATO 14 NOVEMBRE: https://youtu.be/UpYcDSAFIrY




Caro Papa Francesco

 

GMG-Cracovia-2016

Un gruppo di ragazzi e giovani del Movimento dei Focolari, del Lazio e della Toscana, hanno vissuto la GMC insieme a tanti altri giovani di tutto il mondo a Cracovia.

Durante il viaggio di ritorno hanno raccolto le loro impressioni e scritto un diario di bordo, molto vissuto, che poi hanno fatto arrivare a Papa Francesco.

          Caro Santo Padre,

          a scriverLe siamo alcuni ragazzi del movimento dei Focolari del Lazio e della Toscana che qualche settimana fa abbiamo preso parte all’attesissima Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia.

                  Durante il nostro viaggio in autobus per arrivare in Polonia abbiamo deciso di scrivere un diario di bordo. Un quaderno dove “gettare giù” i nostri pensieri e le nostre riflessioni riguardo a questa magnifica e faticosa esperienza. Si, faticosa perchè molto spesso ci siamo ritrovati a dover affrontare grandi sfide contro noi stessi. La nostra forza di volontà è stata messa duramente alla prova. Non siamo stati molto fortunati, e abbiamo dovuto rinunciare a molte cose. Abbiamo mangiato poco e dormito quasi per niente (questo anche per colpa nostra). Inoltre le attese sono state lunghe (dalle 3 alle 9 Ore) e tanto altro lunghi sono stati i kilometri che abbiamo percorso a piedi.

                  Tuttavia tutte queste difficoltà che ci hanno messo alla prova ci hanno fatto comprendere cose che sul “divano” non si potevano capire.

                  Abbiamo capito la situazione degli immigrati, abbiamo capito la forza del unità e dell’ aiutarsi reciprocamente, condividendo il poco cibo e aiutando l’altro anche quando a mala pena si riusciva a sostenere noi stessi. Inoltre dopo tutti gli sforzi siamo stati capaci di apprezzare ancora di più l’arrivo alla veglia il sabato sera.

                  Abbiamo considerato la nostra una vittoria. Ci siamo detti: “Ce l’abbiamo fatta, siamo qui, insieme a altri 2 milioni di ragazzi che come noi hanno degli ideali in comune, hanno la voglia di cambiare il mondo. Non siamo soli”. E lì, fra tutta quella gente, abbiamo sentito fortissima la presenza di Gesù. L’abbiamo visto nei nostri sforzi, nell’altro, nella musica, nel cielo.

                   Caro Papa Francesco, il nostro non sarà un diario stupendo, scritto benissimo e profondissimo, ma nonostante questo glielo vogliamo inviare, perchè ci rappresenta e così rappresenta tutti i nostri sforzi, rappresenta la voglia di andare sempre avanti e la voglia di testimoniare ciò che abbiamo vissuto a più gente possibile.

                                              Santo Padre Le auguriamo buona lettura.

                               I “GEN” del movimento dei Focolari del Lazio e della Toscana.

Nota: Le impressioni dei ragazzi qui riportate, sono state scritte in pullman come “diario di bordo” per condividere tra loro impressioni ed esperienze vissute nel viaggio per la  GMG.

Rileggendole, i ragazzi hanno sentito il desiderio di condividerle con Lei, Santo Padre, sperando di darLe una gioia. La trascrizione è fedele al testo originale con la freschezza e la spontaneità del loro linguaggio.

Cracovia GMG

 Autobus Cracovia-Roma 1/2 Agosto 2016

DIARIO DI BORDO DELLA GMG

29/7/16 –Per scrivere un bell’ inizio, certe volte bisogna partire da un bel finale. E il finale che mi viene in mente è quello di uno dei miei film preferiti, “INTO THE WILD” in cui il protagonista dopo aver scelto di vivere in solitudine, capisce che sta per morire e allora scrive sul suo diario. “la felicità è vera solo quando è condivisa”. E se penso a queste lunghe giornate vissute in questo pullman, se penso a quanto stiamo condividendo in questi giorni; se penso ai sorrisi e alle risate che riusciamo a fare anche quando siamo stanchi, se penso alla disponibilità di ognuno di andare incontro all’altro; se penso che in questi due giorni siamo diventati tutti tifosi dell’Empoli, se penso che riusciamo a distaccarci sempre di più dai cellulari e che questo stesso pullman è diventato un gruppo whatsapp vivente…se penso a tutto questo e respiro la gioia di questo pullman, allora possiamo dire che la nostra felicità è proprio vera. Stay merciful. Stay polish. Stay GMG.

29 luglio—Day no. 2 Wadowice

Il secondo giorno è stato il giorno di GPII. Dopo pranzo, abbiamo vissuto il primo momento difficile, divisi fra le proposte di restare o andare subito a Cracovia. Menomale che siamo restati! Perché quando siamo entrati nel Museo della sua casa natale, ho avuto la netta sensazione che lui, GPII, volesse darci il benvenuto alla GMG! Dopo la visita al museo, ho avuto la sensazione che fossimo ancora più felici e ancora più gruppo! E quando, la sera, ci siamo ritrovati in quella lunga attesa fuori la tendopoli, ho visto che nessuno si è scoraggiato. Sempre pronti a condividere quei pochi brandelli di cibo per sostituire una cena che non è mai arrivata. Cioccolato al latte e salatini sbriciolati…cena collettiva!

30 luglio—Day no. 3

Nei giorni precedenti alla partenza, ho letto un Tweet di Papa Francesco che diceva: Offrite pellegrinaggi e preghiere per la GMG. E ho sentito che il lungo cammino fatto da Cracovia a Campus Misericordiae è stato il momento più bello. Quattro ore di passi, cammini, risate, lacrime, disperazione, sconforto, entusiasmo, amicizia. Se dovessi raccontare tutti gli atti d’amore fatti e ricevuti, non basterebbe un quaderno come questo.

31 luglio—Day no. 4

La gioia per essere finalmente in anticipo rispetto al programma ufficiale della GMG non ha prezzo. La messa con Papa Francesco è stato il premio delle tante disavventure subite. Con quella gioia nel cuore possiamo affrontare tutto, anche la pioggia. Stay merciful. Stay GMG.

Pensieri…

E’ la mia prima GMG. Sono partita da casa con la mente piena di pensieri… Sono partita senza conoscere nessuno, con l’ansia e l’angoscia di rimanere sola. Invece qui, io ho trovato 50 amici, uno più speciale dell’altro.  Sono fermamente convinta di essere stata chiamata dal Signore a vivere questo cammino. Lo prendo come un dono da custodire come lezione di vita, la GMG non è solo un cammino ma amore, fratellanza, altruismo, gioia, sacrifici, e tanto altro… Ho imparato moltissime cose da applicare nella mia quotidianità. Nonostante i ritardi e le sventure, tutti quanti siamo rimasti uniti come una famiglia, pronti a sorreggere l’altro nel momento del bisogno, pronti a sorridere nonostante la stanchezza fisica e psicologica. Non ho mai visto tanta forza e volontà d’animo tutta insieme. La GMG è la cura più efficace che esista capace di stravolgerti la vita e farti cambiare idea sulle cose. Dio è sempre stato con noi in questa avventura, non ci ha mai lasciati: Ho potuto trovare Dio in ognuno di noi e ciò mi da una gioia infinita. C’è una clausola però: la GMG prima o poi finisce e tutto torna come prima. Tu però sei diverso, sei cambiato, sei pieno di speranza e positività. Ripercorrerei altre mille volte tutte quelle strade pur di rivivere questa esperienza che mi ha aiutata a crescere.

Pensieri…

Oggi è “finita” la nostra GMG, e scrivo tra virgolette finita perché come ha detto il papa nella messa finale “la GMG comincia oggi”…ed io ci credo! Ci credo perché nel momento che stiamo vivendo tra terrore, paura e ansia solo noi giovani possiamo far “calmare le acque” con le parole sia nostre, sia di Dio.
Nella messa finale ho vissuto molto probabilmente uno dei momenti più belli della mia vita, con l’omelia del papa. Mi sono sentito l’onore e il dovere di dire a tutti la mia esperienza e far capire anche alle generazioni del futuro che la paura non prenderà mai posto nel nostro cuore.

Esperienza…

1/09/16

L’esperienza ti fa crescere, ed è questo quello che mi è successo in questa GMG16 Cracovia. Le aspettative c’erano, nonostante si cerchi in ogni modo di evitare, per non essere delusi per l’amarezza. Il viaggio per noi è stato un’avventura piena di ostacoli, che insieme tra risate, desiderio di morire, ravanelli, e cibo, Polonia e Manzo mi ha fatto conoscere i miei limiti e la gioia di stare insieme, di vivere l’attimo presente. Ringrazio Dio per questo, non rimpiango nulla. Fiera della mia decisione, della mia scelta. Il dono più bello è stato la compagnia e spero che ognuno possa davvero aver imparato qualcosa.

#Stiamocercandodicapire! Come anche la vita, il viaggio è stato pieno di ostacoli, ma è questo che rende entrambi unici, indimenticabili e speciali.

1/08/16

Questa è stata la mia prima GMG e, sebbene mi fosse stato detto di non farmi troppe aspettative qualcosa in fondo mi aspettavo. Oggi posso invece dire con certezza che qualsiasi cosa io mi sia immaginata prima di partire è molto lontano da ciò che è successo! Anche se è stato un viaggio intenso, inaspettato e turbolento, l’ho vissuto con gioia. Non lo scorderò mai e sono contenta di poter tornare a casa con qualcosa da raccontare. Mi rimarrà sicuramente in cuore l’unità che si è creata che ci ha spinti ad andare avanti nonostante la fatica e il poncio fradicio.

Vorrei ringraziare ognuno di voi perché è stato bello condividere con voi questa estenuante, un po’ sfigata, ma bellissima esperienza!

Laura

Questa GMG è stata un’esperienza veramente molto bella. Sono stata benissimo con ognuno di noi. All’inizio non ero molto fiduciosa perché comunque conoscevo pochissime persone però nel giro di poche ore conoscevo già la metà di loro. Grazie per aver reso questa GMG una delle esperienze più importanti della mia vita.

1/8/2016

Per essere la mia prima GMG è stata molto bella, perché anche se all’inizio le cose non erano andate molto bene, sono riuscita a capire ciò che veramente significa vivere ed è lo stare insieme, scambiarsi sorrisi, conoscere altre persone e soprattutto imparare ad amare.

Ringrazio ognuno di voi per l’esperienza che siete riusciti a rendere bellissima nonostante le difficoltà avute. Chiara

1/8/2016

Se devo essere sincera, per questa GMG avevo chiesto di vivere un po’ di avventura e, beh, non posso certo dire di essere stata delusa. Non vorrei averla tirata… Però, se devo dire, a ripensarci ora mi è piaciuto ogni momento, tutto è servito a fare unità ed è stata questa la cosa più bella, la vera GMG.
Le difficoltà sono state tante, però nel cuore mi porto dei gesti bellissimi: il tipo che ci ha dato i ravanelli, quelli dell’acqua, i bambini con l’anguria, il parroco che ci ha accolti, la signora con il tè caldo. Ci vorrebbero tante altre parole per descrivere quello che abbiamo vissuto, però, sentendo tutto quello che ora stiamo ascoltando al microfono mi sto commovendo, e sento che è lo stesso per tutti. Volevo solo dirvi che come ha già detto qualcuno, questi giorni abbiamo dato la vita gli uni per gli altri e questo è il bellissimo risultato; sono pronta a farlo ancora. Il viaggio inizia ora. Alessandra

#WJD2016 #Cracow #ilpullmanunafamiglia

Se ci auguravamo di vivere una esperienza indimenticabile, non possiamo dire di essere stati delusi…
E se guardo ai ricordi impressi nei miei occhi e nel mio cuore, vedo Matteo e Giulia che alle 6 di mattina vengono con noi a prendere la colazione per tutti; vedo Riccardo e Adriano che portano l’acqua; vedo ancora Riccardo che distribuisce ogni briciola di quell’unica fetta di Sacher. Vedo Elisa, che oltre ogni limite fisico, raccoglie gli zaini di tutti, prende le bottiglie d’acqua, cerca i dispersi; vedo Paolo che gioca ogni singola carta e cerca gli assi nella manica; e Lela che non si lascia mai abbattere. Vedo un puzzle meraviglioso che si è composto sotto i miei occhi e provo un’infinita gratitudine per essere già quella FRATERNITA’ in atto che Francesco si è augurato come unico antidoto al male.
E allora #buonviaggiodellavita, ripartendo da qui, immensamente più ricchi di prima, pronti ad affrontare tutti gli ostacoli per continuare ed incontrare Gesù ogni giorno nella nostra vita, e a non SCAMBIARE LA FELICITA’ CON UN DIVANO. J MC

1.8.2016
Per me è la 1° GMG. Dopo che il papa nel 2013 ha dichiarato che la GMG del 2016 sarebbe stata in Polonia, più precisamente a Cracovia, il cuore mi si è riempito di gioia e ho detto “io ci devo andare”. E infatti eccomi qui, con altre persone, a vivere un’esperienza indimenticabile; e come scordarsi le colazioni, pranzi, e cene saltate, l’emozioni vissute durante l’omelia del papa durante la messa finale, la delusione e sofferenza nell’aspettare l’autobus o una semplice tenda per dormire. Ecco questa è la nostra GMG i ricordi, saranno Andrea che ha portato lo zaino per la via della veglia a tutti, Marco che ha animato l’autobus nel momento di maggior noia, Gioele che ci riusciva a far ridere anche sotto il diluvio, Silvia che mi ha prestato il poncio durante il diluvio, Elisa con la sua parlantina ci teneva compagnia, Max che con la sua risata coinvolgente ci ascoltava anche solo per un segno di conforto o anche una battuta per il “suo” amato Napoli. Paolo che non ha mai perso la speranza e tanti altri compagni che non si possono scordare.
#inthecuore#StayGMG
Matteo

Pensieri  1/8/2016

Eh già, questa GMG è già finita. E’ stata un’esperienza che custodirò gelosamente nel mio cuore. In fondo si sa, per ogni cosa la prima volta è sempre la migliore. Voglio ringraziare dalla prima all’ultima persona che è salita su questo pullman in particolare Francesca, le Toscane, Adriano, e i miei tre cari compagni che se stanno leggendo sanno di esserlo. Un grazie speciale anche a Max: anche se ci siamo conosciuti solo per questi giorni credo che Max sia l’educatore che ognuno desideri, e l’ho capito soprattutto quando la sera della veglia ha avuto la forza di accompagnarmi fino al C12 in cerco del mio zaino… Fortuna che c’era: al contrario di ciò che pensano molti di noi, per me la giornata migliore è stata quella di ieri. In questa situazione “critica” si sono visti il vero spirito di gruppo e il cuore che le persone ancora hanno… D’altronde è questo che Dio vuole da noi, amare il prossimo come sé stesso. Beh che altro dire, sono fierissimo di avere aiutato chiunque ne avesse bisogno ed essere stato sempre ricambiato. Il nostro è un gruppo forte, solido, unico. Probabilmente la maggior parte di voi non la rivedrò ma vi porterò sempre con me. Vi voglio un bene infinito a tutti, buon rientro e auguri per tutto!

Il vostro Baggy

01/08/2016
All’inizio del viaggio è stato detto: la cosa migliore è non avere aspettative, e per fortuna che è stato detto, perché se no adesso sarei qui a lamentarmi di non aver potuto vivere al massimo questa esperienza e di averla, in qualche modo, “sprecata.” Invece non sono qui per questo. Il motivo per cui sto scrivendo queste righe è per ringraziare Gesù per questo “dono” che mi ha dato. L’esperienza vissuta mi ha fatto provare un grande senso di unità. Ha messo alla prova le mie forze, spingendomi a non mollare per nessun motivo, anche quando non ce la facevo più. Il dormire per terra, i pranzi e la cena saltati, i bisognini nei bagni chimici, i chilometri percorsi, le ore di attesa mi hanno fatto apprezzare ancora di più l’arrivo, il raggiungere dell’obiettivo: ripenso al sabato. Era stata una giornata stancante e quando alle sette di sera ero ancora molto lontano dal Campus Misericordiae, il mio punto di arrivo, e ripenso a come ero distrutto e amareggiato, quasi rimasto senza speranze; nonostante ciò, io e i miei compagni non ci siamo arresi, siamo andati avanti superando la disperazione. Proprio questa disperazione però ci ha permesso di apprezzare ancora di più il momento in cui mi sono sdraiato per terra sul materassino alla veglia. Mi sono buttato sull’erba e mi sono detto “Ce l’ho fatta. Ho raggiunto il mio obiettivo.” La sensazione è stata come quella di una vittoria, una grande vittoria. “E’ finita, Marco, sei arrivato.” Così sono rimasto a contemplare la musica intorno a me, a riflettere sulla bellezza di vedere i milioni di giovani riuniti lì per qualcosa in comune e sotto il cielo di stelle ho sentito Dio proprio accanto a me, a tutti. Devo dirlo, non è stata la GMG che mi aspettavo, anzi alla GMG vera e propria non abbiamo quasi partecipato causa i molti disguidi. Tuttavia l’esperienza della giornata mondiale della gioventù sento di averla vissuta al massimo. Ho apprezzato il poco che avevamo, ho spinto la mia forza di volontà al massimo, ho sopportato pesi su di me fisici e interiori. Ho capito meglio la situazione dei immigranti, ho imparato ancora di più a immedesimarmi nell’altro, aiutarlo anche quando io stesso avevo bisogno di essere aiutato, ho condiviso il poco cibo che avrei tenuto per me. Ho conosciuto ancora di più Gesù. Per questi motivi sono felice dell’esperienza fatta e ora non mi resta che metterla in pratica anche nel post GMG.

Marco

Aggiornamento Diario di Bordo: L’orologio del pullman segna l’1:44 e stiamo di ritorno a casa ed è il momento di tirare le conclusioni di questo viaggio.

Non racconterò delle nostre disavventure sia perché se n’è già scritto tanto, sia perché non ne le ricordo più… E’ come se le memorie dei disastri affrontati siano svanite per fare spazio alle gioie che mi sono rimaste di questa esperienza. Quando tornerò a casa mi porterò nel cuore i gesti di fraternità e cristianità, le parole di speranza del papa e la consapevolezza che sono più fortunato di tante persone che vivono perennemente nelle condizioni disagiati che ho vissuto in questi giorni. Finisco con il ringraziare i miei compagni di viaggio, in particolare Adriano che è stata la persona con cui ho condiviso più cose in quest’avventura, Matteo e Davide che sono state la spinta che mi hanno fatto scendere dal mio divano-felicità e mi hanno permesso di venire, Marta che è stata la prima persona che nei momenti di solitudine è venuta a darmi compagnia, i focolarini che sono stati l’esempio da seguire con la loro pazienza e la loro gioia e Don Marco che con le sue parole ci ha dato la forza per andare avanti. Vi ringrazio a tutti e vi auguro che questa esperienza vi abbia fatto fare quel salto di qualità della fede che serve ad ognuno di noi, e grazie a questa GMG è successo anche a me.

Riccardo

Aggiornamento Diario di Bordo: Questi giorni sono stati molto intensi, sia del punto di vista fisico che emotivo. In effetti mi aspettavo un’esperienza faticosa, anche se non fino a questo punto, ma nonostante le fatiche e lo stress non ho mai sentito l’assenza dell’unità tra noi.

Tutti i miei “compagni di viaggio” sono stati fino all’ultimo giorno gentile con me, nonostante li conoscessi da poco e nonostante io sia stata in molti momenti LA DEPRESSIONE. E’ stato questo a darmi le forze di continuare il cammino “cercando di capire” come resistere. Ho stretto un bellissimo rapporto con quasi tutti e sono sicura che l’unità creatasi in questi giorni non farà altro che aumentare.
Caterina

1-8-16 GMG Cracovia

Non sapevo cosa aspettarmi… Questa GMG è stata un’avventura continua. In diversi momenti ho sentito  forte lo sconforto, ogni volta però, sono (siamo!) riuscite a superarle e a vedere oltre…
Ricordo benissimo quando al ritorno dal Campus, bagnati e stanchi, siamo stati invitati da quel sacerdote a riposare e a mangiare qualcosa nella sua parrocchia. E’ stata per me l’immagine della Provvidenza come se il Signore dicesse “ecco, sono con voi, non vi ho abbandonato.” Voglio ringraziare tutti i miei compagni di viaggio e me stessa (per essermi date questa possibilità!) Ciao a tutti! Grazie Francesca

Ore 23:20 01.08.2016

Prima di partire mio padre mi ha detto “Sono stato anche io alla GMG da giovane e mi ricordo ancora tutto, è stata una delle esperienze più belle della mia vita” Io non ci credevo perché, okay può essere bella, ma non conoscevo quasi nessuno, ed essendo la più piccola credevo che sarebbe stato carino ma niente di più. Bene, dopo le prime giornate volevo gridare perché in così poco tempo la sfiga ci aveva tormentato. Ero scoraggiata e triste perché non ci potevo credere a tutta quella “jella” che più passava il tempo e più ci perseguitava. Però poi durante la messa con il papa ad un certo punto mi sono guardata intorno e ho sentito una gioia immensa, perché ripensando ai giorni passati mi rendevo conto che non ero stata sola e allora ho capito cos’era veramente la GMG: amare incondizionatamente. Io ci ho provato, forse non ci sono riuscita ma tutti i miei nuovi amici sì, perché l’ho sentito, ho sentito il loro amore. Ora quando torno a casa so quale sarà la prima cosa che dirò: “E’ stata l’esperienza più bella della mia vita.” Vi voglio bene.  Francesca

Dopo un’esperienza simile le parole sono solo superflue: mille avventure, fortunate e non hanno contribuito a formare una famiglia bellissima, a cui devo tutto. Esperienze di questo tipo sono rare nella vita e sono fiero di aver avuto la possibilità di vivere una così fantastica con persone emozionanti e meravigliose! Francesco è riuscito a comunicare l’ideale con parole uniche ed irrepetibili, che rimarranno nel mio, nei nostri cuori per sempre. Ringrazio Dio per avermi concesso questa fortuna e per avermi regalato una famiglia in più, con la quale rimarrò legato per sempre. Semplicemente grazie. Filippo

Al contrario di Filippo le mie parole pronunciate a poche ore dalla partenza non si sono dimostrate per nulla profetiche, colpa sicuramente della magnifica esperienza argentina* che speravo si ripetesse. Ogni volta che accadeva un imprevisto pensavo a quanto fossero lontane le due esperienze e mi sembrava non potesse andare peggio, come se si fosse toccato il fondo. Immediatamente dopo, però, riflettevo su come tutti noi in gruppo affrontavamo le avversità mastodontiche una dopo l’altra, spinti da una forza d’animo stra abbondante e coinvolgente con l’amore incondizionato che fungeva da carburante. Capivo solo allora quanto unico è stato questo viaggio e quanto le mie parole alla partenza fossero sbagliate e la gioia provata a capire ciò è stato un insegnamento indimenticabile. Grazie Gabriele

*Si riferisce al Cantiere Hombre Mundo vissuto a O’Higgins (Mariapolis Lia) nel 2014

Ricordo che all’inizio ero un po’ deluso perché mi sembrava che si girasse semplicemente la Polonia in bus con un male al sedere mai sentito prima. Poi pero quando abbiamo iniziato a conoscerci tutti meglio e a rafforzare il gruppo allora anche camminare fino ad avere le gambe rotte non risultavo più tanto male. Questa esperienza è stata sicuramente bellissima e molto utile e farò tesoro di tutto ciò che mi è capitato. Penso che un legame così forte come quello che si è creato in questi giorni sia molto raro da trovare e sono contento di aver conosciuta tutta sta’ banda di Romani. Grazie a tutti per l’esperienza. Pietro.

Ore 2:27 02.08.2016

Tutto ha inizio con un autobus. E’ stata un’esperienza bellissima piena di avventure anche se in alcuni momenti ho quasi perso la speranza grazie ai vostri sorrisi, al vostro aiuto, al vostro incoraggiamento sono riuscita ad andare avanti. Vorrei ringraziare Francesca e Chiara per avermi ascoltato nei miei momenti di difficoltà, poi Davide per essermi stato vicino e anche Max perché è stato la mia salvezza nei momenti che avevo perso la speranza lui c’era. Concludo ringraziando tutti voi di cuore per la bellissima esperienza. Maria

…Pensieri…

Sto scrivendo e intorno a me ci sono amici che cantano, suonano, giocano! Siamo tutti molto stanchi si, ma non ci pensiamo perché l’unica cosa che pervade la nostra anima adesso è la gioia. E proprio mentre guardo gli occhi stanchi e felici dei miei compagni di viaggio ho come un’illuminazione: tutte le disavventure, i mille ostacoli, la pioggia, il fango, i kilometri infiniti, le ore insonne…be insomma tutto ciò che ho accolto come una “maledizione” è stata in realtà una “benedizione”. Già, perché intanto ho potuto provare per un breve lasso di tempo quello che persone più sfortunate di me vivono quotidianamente, donne e bambini che tutti giorni stanno affrontando una sfida enormemente maggiore di quella affrontata da me: sopravvivere. Quindi in fondo perché lamentarsi:) Ma sicuramente, la benedizione migliore che questa GMG potesse donarmi è stato comprendere il valore della misericordia, al di là della parola. Ci siamo aiutati, siamo rimasti sempre uniti anche nei momenti più bui, non mollando mai un centimetro, abbiamo avuto una battuta pronta e una parola di conforto per il compagno in difficoltà, sempre. Una forza potente e inesauribile ci guidava e univa verso la stessa meta! E sarà proprio questo il più bel ricordo che porterò per sempre nel cuore: siamo stati FRATELLI, offrendo “preghiere e pellegrinaggio” al prossimo. Ringrazio di cuore tutti per questa fantastica esperienza!

Vi Voglio Bene Ragazzi! Adriano

#stay#gmg

2 agosto 2016

Quest’esperienza si potrebbe descrivere in due modi: che ci sono state tante avventure, oppure che niente è andato come previsto! Io scelgo il primo: visto però con una lente positiva, infatti tutti gli imprevisti sono state avventure edificanti e sorprendenti.

Sorprendenti perché, nonostante il mio voler essere aperta e non avere aspettative, proprio non mi aspettavo che l’esperienza della GMG sarebbe stata così difficile! Nelle difficoltà: stanchezza, rimpianto di aver perso alcuni momenti con il Papa, delusione per la disorganizzazione (anche nostra), ho visto la mano di Dio che mi ha fatto fare un’esperienza importante. Infatti, quel clima di amore reciproco e unità fra noi che abbiamo sperimentato non ci sarebbe stato se tutto fosse stato più facile. Per esempio, quando ho aiutato qualcuno a rialzarsi, sorridendo nonostante la stanchezza, o quando qualcuno mi ha offerto una merenda o un sorso d’acqua, o quando ho visto qualcuno offrirsi per portare lo zaino dell’altro, questi sono stati i momenti preziosi che ci hanno legato come famiglia. Poi, non ci sarebbe stata quella gioia pazza nel vedere il pullman arrivare se non avessimo preso un po’ di pioggia o se fosse andato tutto liscio.

Forse più che vedere ed ascoltare il Papa insieme agli altri giovani, Dio mi ha voluto donare un piccolissimo assaggio della sofferenza che sperimentano i profughi: le lunghe camminate con tutto quello che hanno sulle spalle, le poche ore di sonno in tenda o all’aperto, le lunghe attese senza sapere quando o perché o cosa succederà. Mi sono sentita più vicina ai rifugiati ed ho sentito il desiderio di offrire questa sofferenza per loro. Ho sentito che Dio mi aveva donato questa esperienza e dovevo prenderla dalle sue mani per viverla fino in fondo. Rialzarmi, quindi, rimettere lo zaino sulle spalle e camminare ancora, cosa che non avrei potuto fare se non per amore di chi mi era accanto.

Mi ha colpito anche la storia di Santa Jadwiga, regina della Polonia negli anni 1300, le cui spoglie si trovano nella cattedrale Wawel di Cracovia. Lei mi ha conquistato con questi numeri: è diventata regina all’età di 10 anni, si è sposata a 12, ed è diventata santa a 26 quando è morta. Amava ed aiutava i poveri, lavorava per la pace in tutto il suo regno e aveva un rapporto così stretto con Gesù che la tradizione dice che una volta il Crocifisso le ha parlato. Questa santa mi ha dato la spinta di vivere bene l’unica vita che ho e la GMG fino in fondo: scarpe bagnate e tutto quanto!  (Claire)

2-08-2016 cosa dire …

Mi ricordo quando prima di partire ci siamo trovate con le ragazze del gruppo di Roma per metterci nella disposizione giusta per vivere quello che sarebbe stata la GMG. Ho detto che sentivo che l’Eterno Padre mi avrebbe fatto in questi giorni un bel regalo ed infatti è stato proprio cosi.

A cominciare per esempio già dal giorno del ritorno a Roma,  il 2 agosto di mattina,quando  arrivando a casa, anche se ero molto stanca, ho pensato che sarei stata pronta a ripartire di nuovo.

Per me la giornata mondiale della Gioventù è stata una lezione di vita. È la prima volta che ho partecipato a questo importante evento. Abbiamo vissuto delle vere avventure, ne cito solo alcune: da un momento all’altro sembrava che restassimo senza i pass per entrare nell’aria riservata, per mangiare, per dormire. Inoltre ore di cammino sotto il sole, la pioggia abbondante, ore di attesa aspettando l’autobus … e tante altre cose.

Mentre camminavo mi sono venute in mente tutti i rifugiati, tutte quelle persone che per la guerra escono dal loro paese senza sapere dove andranno, magari in mezzo alla pioggia,al caldo, senza mangiare, i soldati che camminano ore e ore con l’equipaggiamento militare. A volte ci fa bene sperimentare questo tipo di cose per mettersi nei panni di chi soffre.

Eravamo un gruppo di 49 ragazzi, però io ne conoscevo solo alcuni, questa non è stata una difficoltà perchè da subito siamo entrati in rapporto come se  ci conoscessimo da tanto.

Più le ore passavano, più cresceva questo rapporto tra tutti, questa è stata una delle chiavi per aiutarci nei momenti più difficili, abbiamo come superato delle curve, a volte si scendeva per lo scoraggiamento, la delusione, l’incertezza, però si risaliva subito con la forza dell’Amore, cercando di non mollare e di andare comunque avanti. Camminando c’era chi si prendeva lo zaino pesante dell’altro o chi incoraggiava gli altri a non mollare.

In questa scuola di vita ho sentito l’Amore di Dio per noi perché, anche se in tanti momenti siamo rimasti senza i pasti, comunque non è mancato mai il cibo. Una volta mi sono avvicinata a salutare un gruppo di Colombiani che giusto avevano delle mele in più che volevano regalare, non so, il cibo spuntava da qualunque parte perché se condivideva il poco che si aveva.

Finita la messa con il Papa ci siamo incamminati lungo la strada, ad un certo punto, penso dopo 4 km, ci siamo fermati, mi ha colpito moltissimo vedere tanti ragazzi  lungo la strada, c’era chi cantava, chi giocava, chi gridava viva Papa Francesco, c’erano anche delle persone sulle sedie a rotelle. Era commovente! Ho pensato la Chiesa è vivissima.

L’amore ha fatto sì che la GMG fosse solo vita!

8-08-2016. È stata un’avventura incredibile, fatta di mille sfide e imprevisti, e mi sono chiesta più volte: ma chi me lo ha fatto fare, ho pure sborsato 500€

E poi le parole dell’omelia della domenica mi hanno ribaltato la situazione illuminando tutto…mi hanno fatto capire il vero senso della gmg: incontrare Gesù

E con certezza posso affermare che alla fine lo abbiamo incontrato (anche se all’inizio poteva non sembrare così, visto le ore interminabili ad aspettare che ci assegnassero un posto a dormire, oppure i ticket per mangiare) …in ciascun compagno di viaggio quando stanchi ed affamati ci offriva un sorriso, una battuta per spezzare la tensione,  un incoraggiamento, un sorso d’acqua oppure allo stremo delle forze ci alleggeriva del peso del bagaglio per caricarlo insieme al proprio.

Tutto questo mi ha aiutato a ricordare che l’importante non è tanto il programma e le catechesi, che si hanno il loro valore, ma più di ogni cosa conta la costruzione dei rapporti amandosi vicendevolmente, e mettendo in pratica le parole di Gesù siamo stati protagonisti della gmg, vivendola fino in fondo, e non semplice spettatori di qualcosa fatto da altri.




L’incontro con i Focolari che ha cambiato la mia vita

Una donna che ha precorso i tempi, apripista di iniziative di quartiere per la cittadinanza attiva. A Siamo Noi, Diana Pezza Borrelli racconta il suo legame con il movimento dei Focolari. Una storia d’amore e di impegno sociale, da sempre schierata con i ragazzi, in favore dell’unità tra le persone e per un generale cambiamento culturale.




Calendario Parola di Vita 2021

In uscita a novembre il Calendario Parola di Vita 2021, che riporta la frase della Parola di Vita di ogni mese; uno strumento per divulgare e far conoscere la Parola di Vita a tutti, utile da tenere esposta nei luoghi di culto, negli uffici, nelle scuole, in casa, nelle parrocchie. Iniziativa nata nel 2020 che ha riscosso molto interesse.

I foglietti della Parola di Vita del prossimo anno riporteranno la stessa grafica del Calendario, arricchiti da una foto per ogni mese.

Per info ed ordini scrivere a: info@grades.it

Oppure telefonare al numero: 328/5774081

 




Convegno OLTRE IL 900 – Chiara Lubich in dialogo con il nostro tempo

A partire dall’esperienza storica e dal pensiero di Chiara Lubich, per conoscerne meglio l’eredità intellettuale, spirituale ed esistenziale, il convegno propone, con il contributo di accademici e studiosi di varie discipline umanistiche e sociali, di scoprire e gettare luce sulle convergenze con altri protagonisti dell’epoca contemporanea, che spesso non si sono mai incontrati tra loro, ma hanno dialogato a distanza, hanno condiviso identiche passioni, espresso simili desideri e anche ideali, condotti e guidati da significative intuizioni comuni.

Il convegno realizzato in via telematica dall’Auditorium della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e si può rivedere interamente su YouTube all’indirizzo:

18/2 (09:00 a 13:00; 15:30 a 18:30https://youtu.be/hePSudSFdbo

19/2 (09:00 a 13:00; 15:00 a 17:00https://youtu.be/R1NtYaCUifA

Visita il sito del Centro Chiara Libich

Scarica il programma

Scarica locandina

COMUNICATO STAMPA

Convegno internazionale OLTRE IL ‘900. CHIARA LUBICH in dialogo con il nostro tempo
Si svolgerà in via telematica dall’Auditorium della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (Italia) il 18 ed il 19 febbraio 2021 dalle ore 9 alle ore 18 con traduzione in quattro lingue.

Il convegno, promosso dal Centro Chiara Lubich e dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (Italia), affronterà il pensiero, l’esperienza storica, politica, economica e letteraria di Chiara Lubich (1920-2008), fondatrice del Movimento dei Focolari, grazie al contributo di accademici e studiosi di diverse discipline. Il programma si articola in quattro sezioni: storica, letteraria, socio-politica e un’ultima dedicata ad alcune figure del ‘900.

Chiara Lubich ha attraversato il ‘900 e vissuto l’inizio del nuovo millennio guardando questo cambiamento d’epoca dalla prospettiva della fraternità universale, convinta – come ebbe a dire più volte – che “l’unità è un segno dei tempi”.  Il convegno punta ad approfondire il pensiero di Chiara Lubich ponendolo in dialogo e a confronto con figure di grandi personalità che, con percorsi di vita e di cultura diversi, hanno però puntato lo sguardo nella stessa direzione.
L’evento si svolgerà in modalità telematica con traduzione simultanea in italiano, inglese, spagnolo e portoghese.
Interverranno tra gli altri: Michel Angel Moratinos (Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite – UNAOC); Andrea Riccardi (Università degli Studi Roma Tre, Roma, Italia); Piero Coda (Istituto Universitario Sophia di Loppiano, Firenze, Italia); Alessandra Smerilli (Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, Roma, Italia); Vincenzo Buonomo (Pontificia Università Lateranense, Città del Vaticano); Pasquale Ferrara (ambasciatore, Istituto Universitario Sophia di Loppiano, Firenze, Italia); Vittorio Alberti (Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, Città del Vaticano); Maurizio Gentilini (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma, Italia); Giulia Paola De Nicola (già docente universitaria, saggista); Adriano Roccucci(Università degli Studi Roma Tre, Roma, Italia); Cristiana Freni (Pontificia Università Salesiana di Roma, Italia); Lucia Tancredi (scrittrice); Andras Fejérdy (Pázmány Péter Catholic University, Budapest, Ungheria); Aldo Civico (antropologo, Columbia University, New York, USA); Antonio Trupiano (Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Napoli, Italia); Vinu Aram(direttrice dello Shanti Ashram di Coimbatore, India).
Interverrà anche la neo-eletta Presidente dei Focolari, Margaret Karram. Sarà presente all’evento Maria Voce, già Presidente dei Focolari dal 2008 al 2021.
Il convegno è realizzato con il patrocinio del Comune di Roma e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ed in collaborazione con l’Istituto Universitario Sophia, Città Nuova, New Humanity e la Fondazione Museo storico del Trentino.

Stefania Tanesini – (+39) 338 5658244
PROGRAMMA

Giovedì 18 febbraio
Ore 9.00 – Saluti introduttivi
Andrea De Pasquale – Biblioteca Nazionale Centrale di Roma
Alba Sgariglia – Centro Chiara LubichRelazione: Chiara Lubich e il Novecento – Andrea Riccardi – Università degli Studi Roma Tre (Roma, Italia)SEZIONE STORICA – Modera: Giulia Paola Di Nicola – Già docente universitaria, saggista
  • La Chiesa e la fine del paradigma tridentino – Massimo Naro – Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia San Giovanni Evangelista (Palermo, Italia)
  • La sfida della cortina di ferro: Chiesa del silenzio e/o Chiesa del dialogo –András Fejérdy – Pázmány Péter Catholic University (Budapest, Ungheria)
  • Il ’68 – Giovanni Dalpiaz O.S.B. Cam – ISSR San Pietro Martire (Verona, Italia)
  • Laicità e sviluppo umano integrale: evoluzione e prospettive – Vittorio Alberti – Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale (Città del Vaticano)
Ore 15.30- Modera: Claudio Guerrieri – Centro Studi del Movimento dei Focolari Scuola Abbà, Rocca di Papa (Roma, Italia)
  • La scrittura mistica femminile del Novecento – Lucia Tancredi – Scrittrice
  • La ricerca di una nuova cultura in Italia (1938-1948) tra la “letteratura come vita” e la “letteratura come impegno” – Vincenzo Crupi – Università per stranieri “Dante Alighieri” (Reggio Calabria, Italia)
  • Voci della letteratura poetica contemporanea – Cristiana Freni – Pontificia Università Salesiana (Roma, Italia)
  • Strategie narrative per una cultura della fraternità – Maria Chiara Ferro – Università Gabriele D’Annunzio (Chieti-Pescara, Italia)

Dibattito

Venerdì 19 febbraio
Ore 9.00 – Relazione: Chiara Lubich e il dialogo tra culture – Michel Angel Moratinos – Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite (UNAOC)

SEZIONE SOCIO-POLITICAModera: Pasquale Ferrara – Istituto Universitario Sophia, Loppiano (Firenze, Italia)

  • Chiara Lubich e l’unità dei popoli – Vincenzo Buonomo – Pontificia Università Lateranense (Città del Vaticano)
  • Il contributo di Chiara Lubich al pensiero e alla prassi economica – Alessandra Smerilli – Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” (Roma, Italia)
  • Umanesimo e culture politiche nell’esperienza di Chiara Lubich – Maurizio Gentilini – Consiglio Nazionale delle Ricerche (Roma, Italia)
Tavola rotonda Modera: Giuseppe Ferrandi – Fondazione Museo storico del Trentino (Italia)
Dialoghi profetici con
  • Dietrich Bonhoeffer – Antonio Trupiano – Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale Sez. S. Luigi (Napoli, Italia)
  • Simone Weil – Giulia Paola Di Nicola – Già docente universitaria, saggista
  • Il Mahatma Gandhi – Vinu Aram – Shanti Ashram (Coimbatore, India)
Ore 15.00Tavola rotondaModera: Maria Lupi – Università degli Studi Roma Tre (Roma, Italia)
  • Giorgio La Pira – Marco Luppi – Centro Universitario Tabosa de Almeida Asces-Unita, Caruaru PE (Brasile)
  • Martin Luther King – Aldo Civico – Antropologo, Columbia University (New York, USA)
  • Michail Gorbaciov – Adriano Roccucci – Università degli Studi Roma Tre (Roma, Italia)

Conclusioni
Oltre il Novecento – Piero Coda – Istituto Universitario Sophia, Loppiano (Firenze, Italia)

20210216_Olte_il_Novecento_IT




Messaggi dalla Terra Santa per Margaret Karram – Video

Sono numerosi i messaggi di congratulazioni e le preghiere che partono dalla Terra Santa per Margaret Karram, nuova Presidente del Movimento dei Focolari.

Video

Leggi tutti i messaggi:

https://www.cmc-terrasanta.com/it/media/terra-santa-news/21928/margaret-karram,-araba-cattolica-di-haifa,-è-la-nuova-presidente-del-movimento-dei-focolari

Fonte: CMC Christian Media Center




Malattia: il limite trasformato in ricchezza

malattia-il-limite-trasformato-in-ricchezza

esperienza apparsa sul sito delle Famiglie Nuove

http://www.focolare.org/famiglienuove

20160213-0215 febbraio 2016
La testimonianza di Giulio Ciarrocchi a margine della Giornata mondiale del malato (11 febbraio), da 21 anni alle prese con le gravi conseguenze di un ictus.
20160213-02«Uscendo da casa il 3 maggio di 21 anni fa per raggiungere la banca dove lavoravo, non pensavo certo che la sera non vi sarei tornato. Un forte mal di testa aveva costretto i miei colleghi a portarmi d’urgenza in ospedale. Avevo 49 anni, una vita professionale ben avviata, una promozione imminente, una bella famiglia con tre figlie dai 18 ai 14 anni. Improvvisamente mi sono ritrovato su una carrozzina che neppure riuscivo a governare perché, oltre all’uso della gamba, avevo perso anche quello del braccio. Ero diventato un nulla: dovevo essere aiutato a mangiare, lavarmi, vestirmi… dipendevo in tutto dagli altri. Sentivo dentro disperazione e angoscia, sentimenti che cercavo di scacciare perché sapevo che non erano la soluzione. Da quando avevo abbracciato la spiritualità dei Focolari, avevo imparato a rendermi disponibile alla volontà di Dio, e anche se non capivo il perché di questo sfacelo, con mia moglie Pina abbiamo voluto credere che pure questo era amore di Dio per me, per noi. Anche le nostre figlie si sono lasciate coinvolgere in questa scelta e fin dai primi giorni mi sono ritrovato una forza e una pazienza che non avrei mai pensato di avere. In pochi mesi ho recuperato l’uso della gamba e seppur con grande fatica e col supporto di un collega che mi accompagnava, sono riuscito a tornare al lavoro per altri 7 anni. Poi non ce l’ho più fatta.

20160213-01Già allora la mia inabilità non mi consentiva di camminare se non per brevi tratti, non potevo più guidare l’auto, farmi la doccia da solo, abbottonare i vestiti, tagliare il cibo nel piatto, avvitare una caffettiera, abbracciare mia moglie e le figlie. Non potevo fare, insomma, tutti quei gesti per i quali occorre l’uso delle due mani. A volte, più amara ancora era la paura. Paura di non farcela ad andare avanti come coppia, paura della solitudine, della mia fragilità di fronte alle diverse situazioni, del dubbio di saper ancora svolgere il ruolo di padre, e così via. Poi sono subentrate altre sospensioni di salute: ricoveri in ospedale, un tumore fermato in tempo, cadute con fratture, ecc. Oggi con tenacia continuo a fare le fisioterapie, anche se so che prospettive di guarigione non ce ne sono. Ma almeno aiutano a rallentare il processo invalidante.

Più forte di tutto questo però, avverto dentro di me la grazia della vicinanza di Dio in ogni attimo. In questi 21 anni la raffinata fedeltà di Dio mi ha sempre accompagnato, con la delicatezza e la tenerezza che solo Lui sa dare. Con Pina abbiamo imparato a lasciarci portare da Lui, a farci sorprendere dal suo amore. E quando tutto sembrava crollare, o diventava precario o confuso, in fondo al cuore percepivamo che questo partecipare – in qualche misura – al mistero di Gesù sulla croce, era per noi un privilegio. Come Lui anch’io, anche noi cerchiamo di superare il dolore amando tutti quelli che sono intorno a noi, sperimentando, in quella che possiamo chiamare ‘alchimia divina’, che il dolore è come un talento da far diventare amore.

20160213-03Dio mi/ci ha presi per mano e, svelandoci poco a poco il suo progetto su di noi, ci ha fatto il dono di entrare in profonda intimità con Lui e fra noi, facendoci comprendere – nella luce – anche il misterioso significato del dolore. E quello che poteva sembrare un limite si è trasformato in ricchezza, quello che poteva fermarci si è tramutato in corsa, anche per la forte condivisione con tanti altri. Dio ci ha resi più sensibili e misericordiosi con tutti quelli che con tanta fantasia ci mette accanto. Facendoci sperimentare che anche una malattia invalidante non toglie la possibilità di essere strumenti nelle mani di Dio per il prossimo».

Giulio Ciarrocchi




L’amica della moglie

Nello stesso palazzo dove abito vive anche la famiglia di un’amica di mia moglie. Avevo notato che tutte le volte che mia moglie usciva, questa signora, con una scusa qualsiasi, veniva nel mio studio.

Queste strane visite sono per me diventate pesanti anche perché era sempre più palese il suo interesse verso di me. Nel più grande imbarazzo, ho chiesto a Dio lumi per risolvere il problema. Da una parte, infatti, non volevo offendere la persona, dall’altra non avevo minimamente l’intenzione di parlarne a mia moglie.

Un amico, cui ho confidato la situazione, si è offerto di incontrare questa signora. L’incontro è avvenuto ed evidentemente c’è stato un ripensamento da parte di lei. Una sera che eravamo a cena insieme le due famiglie, in un momento in cui ci siamo ritrovati da soli io e lei, mi ha ringraziato: «Hai agito nel modo più delicato possibile e hai salvato la nostra amicizia».

B. S. – Italia

Fonte: Il Vangelo del giorno, Città Nuova, Maggio 2016, p.117




La storia di Pia Fatica, diventata Mafua Nkong “Regina dell’Amore”

ORA DISPONIBILE IL VIDEO COMPLETO

IN ITALIANO – INGLESE – FRANCESE

Con instancabile dedizione, nel giro di pochissimi anni riescono a sconfiggere la malattia del sonno e la mortalità infantile che minacciava di estinzione la tribù.Dotata di concretezza e di una grande capacità di dialogo con la cultura tradizionale, Pia stringe rapporti significativi con le madri, con le famiglie, con le autorità del posto. Si calcola che grazie a lei siano nati a Fontem più di 11.000 bambini.

IL DOCUFILM
Il docufilm era inizialmente uscito come video-libro, ora è reso pubblico on-line.
È girato interamente a Fontem, Camerun anglofono.


I LINK
(Dopo aver cliccato sul link, in “impostazioni” selezionare “Qualità”: 1080p HD)

MAFUA NKONG, ostetrica e regina (italiano)

MAFUA NKONG, midwife and queen (english)
https://youtu.be/vd_AAgouFfs

MAFUA NKONG, sage-femme et reine (français)
https://youtu.be/Ldy59XMaM5U

QUI SOTTO IL TRAILER

https://piafatica.wordpress.com

 

Oltre al video libro, è disponibile una biografia di circa 200 pagine. 

Per chi volessero saperne di più, scrivere a: ilariapedrini58@gmail.com




“In fuga per la verità”: presentazione della biografia di Pasquale Foresi

https://www.cittanuova.it/pasquale-foresi-vita-riscoprire

Un libro da leggere tutto d’un fiato quello di Michele Zanzucchi sulla storia di Pasquale Foresi. O meglio, sui primi 25 anni della sua vita, dal 1929 al 1954: con la promessa che a questa prima parte ne seguirà una seconda, sugli anni successivi. Chiara Lubich l’aveva detto: «Per raccontare la storia di Foresi, bisognerebbe scrivere un libro, perché è una storia bellissima». Bellissima, viene spontaneo aggiungere a lettura compiuta, e insieme tanto avventurosa da apparire sorprendente.

QUI TROVI LA SCHEDA DEL LIBRO




I bambini ci raccontano come vivono il Vangelo

  • In questo periodo la mia mamma lavora tanto e non mi dedica tante attenzioni come faceva prima. Stiamo meno tempo insieme e pensando che in casa manca anche il papà… Nella preghiera ho parlato con Gesù di questa situazione e gli ho detto che volevo unire questa piccola sofferenza alle sue. Ho provato una gioia speciale.
  • In classe è arrivata un supplente per il quale non provo simpatia e così ho parlato male di lui. Quando ho parlato con Gesù nella preghiera mi sono vergognata di quello che avevo detto. Purtroppo la cosa era già fatta. Allora ho pensato di unire la sofferenza per questo mio errore a quelle di Gesù, ed ho ritrovato la pace nel mio cuore.

bambino

 

  • Una mia compagna di classe non riusciva ad aprire la bottiglietta dell’acqua. L’ho aiutata appoggiando la bottiglietta sul banco, ma lei l’ha fatta cadere. La colpa era sua e toccava a lei pulire. Ma mi sono presa io la colpa e l’ho aiutata a pulire.

 

  • Mia sorella mi dice spesso parole offensive che sono difficili da sopportare. Adesso però ho imparato che posso unire questa sofferenza a quelle di Gesù , che è infinitamente buono e tutto mi diventa più facile. Così sono libera nel cuore ed è più facile aiutare le persone che mi circondano e questo è molto importante.
  • Qualche giorno fa il mio papà mi ha offeso e mi ha trattato male. Io mi sono sentito inutile e non amato da una persone che per me è importantissima! L’ho perdonato anche se sono ancora un po’ ferito. Sono certo che dentro di lui c’è Gesù.

 

 




In dialogo con Michele Zanzucchi: “Emergenza Libano” – 4 settembre 2020

Venerdì 4 settembre 

Collegamento di aggiornamento, via Zoom, sulla vita attuale delle comunità di Beirut e sulle iniziative di solidarietà che hanno fatto seguito ai drammatici esiti della imponente deflagrazione del 4 agosto scorso che ha devastato la città e causato numerosi morti ed enormi sofferenze alla popolazione locale. L’incontro promosso dal Movimento dei Focolari della Toscana sarà condotto da Michele Zanzucchi, giornalista di Città Nuova, che ha vissuto a Beirut fino a pochi mesi fa, e autore di diversi libri e articoli sul dialogo interreligioso e sulla realtà socio-politica in Medio Oriente. Durante il collegamento saranno previste testimonianze dirette dalla comunità libanese.

Si può rivedere sulla pagina Facebook Movimento Focolari Italia




Ho trovato un modo bello di vivere, non voglio tornare indietro

Dopo anni di pausa, ho iniziato a frequentare di nuovo la parrocchia, dove ho scoperto un Dio meraviglioso, che mi ama senza misura. Da allora nella mia vita sono avvenuti molti cambiamenti. Innanzitutto sono scomparse le ansie e le paure legate al mio temperamento.

Poi, una fede più viva mi ha cambiato il cuore: mi sento sorella di ogni persona, anche questa è una scoperta straordinaria. Adesso è raro che mi sfugga un giudizio sugli altri, perché mi sento legata ad ognuno anche quando non lo conosco. Dio è Padre di ciascuno, e noi fratelli fra noi.

Da subito ho avvertito il bisogno di aiutare gli altri: con la presenza, con una parola da dire, con gesti concreti. Credo di aver scoperto l’amore verso gli altri. Voglio narrare di un aspetto particolare a cui non avevo mai dato valore prima: ho scoperto di avere tanto superfluo in cose e tempo. Un giorno con mia figlia ho aperto l’armadio della camera ed ho constatato che potevo benissimo vestirmi per due anni senza comperare alcun capo. Perdere l’assillo del comprare e dare l’equivalente ogni mese mi ha procurato tanta felicità.

Spesso invitavo i familiari ad uscire per andare al ristorante; quest’esigenza non la sento più. Sto benissimo a casa mia, posso risparmiare quella somma e darle. E mi sento felice. Non ho perso l’occasione di uscire con mio marito, ma ho acquistato l’occasione di stare con lui, più in pace, più nell’essenziale.

Ogni mattina andavo a prendere il caffè al bar. Mi sono chiesta: posso fare meglio? Sì, ad esempio prendere il caffè in casa con i figli o da un’amica per farle un poco di compagnia. Tutto questo senza nulla togliere nulla ad alcuno, anzi dando di più!

Non voglio voltarmi indietro, riprendere la strada di prima. Io ho trovato un modo bello di vivere.




Per amore della vita intendo questo

Da anni, Bruno e Mina aprono le porte della loro casa di Genova all’umanità variegata delle periferie umane di oggi: giovani disadattati, malati di mente, immigrati, gente in difficoltà. Una testimonianza di Vangelo vissuto nel silenzio e nella radicalità.

Dal libro “Senza diritto di cittadinanza” di Silvano Gianti (edizione Città Nuova)

“Oggi, suono anch’io al campanello del condominio, non c’è il cognome, ma solo i loro due nomi: Bruna e Mino. Sono entrambi in pensione, anche se hanno superato da poco i ses­santa. L’ascensore mi porta all’ultimo piano, dove una bella terrazza affaccia sulle colline genovesi. Sono vissuti lunga­mente a contatto con le periferie umane, accogliendo ragazzi e adulti in difficoltà.

Lo hanno sempre fatto in modo semplice, senza cerca­re troppe spiegazioni. Era il loro stile di vita. A interrogar­si ripetutamente, invece, è stato il figlio, che dopo anni di ripensamenti ha deciso di affidare le sue considerazioni a facebook, convinto che i suoi genitori lì non le avrebbero mai lette. E invece loro le hanno scoperte, per caso. E forse per la prima volta hanno sentito l’eco delle loro azioni e del­la loro generosità.

«Le sole persone da cui potrei accettare discorsi su fede e sacralità di ogni vita sono i miei genitori. Mia mamma e mio papà. Bruna e Mino. Loro, insomma. Mica per altro. Perché da loro non dovrei ascoltare nes­suna opinione: dovrei soltanto assaggiare vita. Lo hanno scel­to appena sposati, anzi prima. Avevano trovato la casetta dei loro sogni (per i padani sarà normale, ma in una città come Genova è pura fantasia), indipendente, con giardino, eppure in centro. Da principesse delle favole. Però Ercolano, il loro amico distrofico, non ci sarebbe potuto andare. Niente casa dei sogni, appartamento di 40 mq in affitto in un palazzone. Per amore della vita intendo questo.

Ho vissuto una vita intera circondato da affetti dolorosi, persone che passavano da casa nostra nel loro momento peg­giore, e ci stavano settimane, mesi, per condividere brandelli di vita, dolori, morti. Qualcuno per un figlio, qualcuno per un marito, qualcuno per se stesso. E con ognuno ho costruito relazioni, ho imparato il dolore, ho appreso la normalità della sofferenza, la possibilità della fiducia. Aurora, per dire, è stata con noi mesi, tra ospedale e casa. Lei e i suoi fratelli, i suoi genitori. Bastava stringersi, e condividere. La chemio. La pri­ma comunione fatta di fretta, perché ci teneva. E la settimana dopo sarebbe stato troppo tardi. Aveva nove anni. Per amore della vita intendo questo.

Non è questione di fare da lazzaretto. È questione di aprire la porta. Ho scoperto tardi, già grandicello, che tutto questo non era precisamente “normale”. Avevamo cambiato casa, questa era più grande, con il terrazzo. C’è spazio. Mio padre si è licenziato quando gli hanno chiesto di fare la cre­sta sui bilanci. Si è messo in proprio, un lavoro in cui poteva guadagnare milioni al mese, in nero, in assoluta sicurezza. E invece ha scelto di restare nella legalità a costo di non fare i regali di compleanno ai propri figli. Per amore della vita intendo questo.

Quando Pippo aveva bisogno di piastrine, nessuno di noi quattro in famiglia poteva donarle. Abbiamo chiamato a raccolta fidanzate, amici, compagni degli amici, scono­sciuti coinvolti pressoché per caso… Mobilitare per la vita è questo, mica manifestare davanti a una clinica. Per inciso, Pippo è morto comunque. Ma all’ospedale ricordano anco­ra la processione inaudita di gente sconclusionata venuta a donare piastrine, non l’avevano mai vista, c’erano avvocati e giovani punk con tanto di cresta, studentesse universitarie vestite a puntino e commercialisti tremolanti che se la face­vano sotto, ma alla fine si erano decisi. Per amore della vita intendo questo.

E Stefano? È stato con noi quattro anni. Chiaro che un adolescente antipatico e malato non lo vuole nessuno. Ep­pure. Questo mi è pesato, e manco poco. Alla fine, non ne potevo più, lo riconosco. Quando è andato via, è stato libera­torio, perché mica bisogna fingere che sia sempre tutto bello e facile e edificante. Non ne vado fiero, l’ho evitato per un pezzo. Prima di ogni coma (il ragazzo aveva un che di teatra­le) ha però sempre cercato i miei, anche dopo anni. E c’erano solo i miei con lui quando è morto. Nonostante i pesci in faccia, le batoste. Erano lì, a tenergli le mani. Per amore della vita intendo questo.

Perché? Se volessi chiederglielo, farebbero spallucce. Forse, se insistessi, ti racconterebbero che per loro il vangelo è una cosa che conta, e che hanno deciso di crederci. Ma non con la testa, o con il cuore. No, no: con il corpo, con la vita. Per questo sono gli unici da cui potrei accettare discorsi su fede e sacralità di ogni vita. E forse, diciamocelo, anche per­ché non ne hanno fatti. Anzi, semmai…».

L’autore:

Silvano Gianti è nato a Cuneo nel 1957. Da sempre attento a chi vive in situazioni di povertà e di disagio, ha vissuto in diverse città d’Italia. Abita attualmente a Genova, dove lavora per “Città fraterna”, una onlus che sostiene i disoccupati del capoluogo ligure. Ha pubblicato in passato sul «Sole 24 ore» online, dal 1978 scrive sul settimanale diocesano «La Guida» e collabora con la rivista «Città Nuova».




Il mare è la mia vita

CESENATICO (FC)

Il mare non è solo lavoro, è la mia vita

MAURIZIO CIALOTTI: A BORDO DELLA SUA BARCA IL PESCE
È L’ESCA PRELIBATA PER PROGETTI DI SOLIDARIETÀ E INNOVAZIONE

di Rachele Marini

«Il mare mi ha salvato la vita. Avevo perso il padre e mi aggiravano sulla banchina di Cesenatico in un tempo in cui si nuotava nella droga e molti dei miei amici vi erano annegati. Io invece ero affascinato da quei vecchi che sapevano lavorare con i giovani, dai coltelli con il manico di legno con cui legavano le reti, dagli scherzi che si raccontavano. Mi sono imbarcato con loro. Avevo 15 anni».

La voce di Maurizio Cialotti ha la potenza delle onde che si infrangono sugli scogli mentre racconta della sua passione e descrive “Sirio” e “Madonna delle grazie”, le sue due barche che conduce con altri 4 pescatori: la sua azienda. Sale di tono come la marea quando offre voce ai travagli che hanno rischiato di travolgerlo.

«Nel 1997 per un investimento eccessivo ho rischiato di perdere tutto: casa, barca e affetti, perché quando sei in mare e parti la domenica per tornare il martedì e riparti ancora, non hai più vita sociale. Ero vicino all’isola di Sant’Andrea, quando è arrivata la telefonata di due amici del Focolare a ricordarmi che mi avrebbero sostenuto in qualunque direzione fossi andato. Per la gioia penso di aver camminato sulle acque. Anzi no, sui tonni che ricoprivano ovunque la barca. Non ero solo».

Maurizio con altri marinai ha dato poi vita a un’associazione e a iniziative di solidarietà a sostegno di colleghi in precarie situazioni economiche. Uno degli aspetti più critici della sua attività è la commercializzazione del pescato, talvolta in mano a cooperative che gestiscono in maniera monopolistica e poco trasparente il mercato. «A fine giornata ci siamo visti pagare solo 50 cassette di pesce quando ne avevamo in stiva ben 500. E il pesce non venduto si butta».

Poi è arrivata la proposta di aderire all’Aipec, l’associazione degli imprenditori per l’Economia di Comunione, e questo ha dato a Maurizio lo slancio per ripartire
con una nuova attività. «Con un mio amico commerciante, proprietario di un laboratorio di trasformazione del pesce, abbiamo deciso di aprire una pescheria che mette a tavola le famiglie con 5 euro per offrire un prodotto fresco utilizzando le rimanenze di giornata. Esserci incontrati sui valori dell’Economia civile ci ha dato lo slancio di mettere assieme le nostre competenze e di reinventarci per restare lavoratori liberi».

Fonte: Rivista Città Nuova n.8/ Agosto 2016

 




Grazie Paolo

Ci ha lasciato improvvisamente il 23 gennaio 2022 Paolo Abati, 75 anni, originario di Sorbolo, in provincia di Parma e da qualche tempo in focolare a Portici (Napoli). Molti gli amici increduli alla notizia che hanno scritto sui social e che lo ricordano con affetto. Era stato in focolare in varie parti d’Italia, da Parma, dove ha conosciuto il Movimento dei Focolari, a Roma, e poi Abruzzo, Grottaferrata, Sicilia e infine Portici (Napoli).

In alcuni suoi scritti lui stesso racconta, con il suo tipico humor, la sua storia, quella della sua famiglia, del suo incontro con il carisma di Chiara Lubich. Ne trascriviamo alcuni stralci:

«Era il primo dopoguerra e, come tutte le famiglie del vicinato, la mia cercava di sbarcare il lunario facendo bastare quei pochi soldi dei magri stipendi di allora. Io portavo tutti i vestiti smessi da mio fratello di due anni più grande di me, ma era cosa comune per tutti i bambini del vicinato. […] Anche se in tutto il “parentado” c’era solo qualche donna che frequentava la chiesa, la parte adulta maschile si vedeva solo per matrimoni, funerali e battesimi, ma non me ne scandalizzavo: era così per tutti. Qualcosa però era entrato e sentivo di voler bene a Gesù, un bene che poi si traduceva nel non raccontare bugie, d’essere obbediente, di fare il dovere di scolaro, non litigare coi compagni oltre all’andare a Messa la domenica. Ricordo una domenica mentre stavo entrando in chiesa per la Messa e, vedendo tutti gli uomini in piazza e nessuno che entrava in chiesa, ho avuto un pensiero nitido: “Io, anche quando diventerò grande, non ti abbandonerò”».

Non volendo più proseguire gli studi, Paolo inizia subito a lavorare, conquistandosi subito la fiducia dei datori di lavoro che lo inseriscono in ufficio. Impara anche il francese per motivi di lavoro. Intanto il fratello maggiore, dopo varie opposizioni da parte della famiglia, entra in seminario. «Questa partenza venne a scombussolare il mio vivere di quel tempo in cui mi si prospettavano nuovi problemi esistenziali: vale la pena di vivere una vita fatta di lavoro, di fatiche, di preoccupazioni, di difficoltà in famiglia e fuori, per che cosa? Tutta questa fatica per chi? Per arrivare al traguardo della pensione con una casa propria (sogno rimasto tale di mio padre) e qualche soldo per fare qualche viaggio con i pensionati benestanti? Quel che vedevo intorno mi diceva che non ne valeva la pena».

Inizia così a leggere Dostoevskij, Tolstoj e altri autori russi, americani e francesi  che gli suscitano tante domande esistenziali. Tutte le settimane andava a trovare il fratello in seminario e vedeva con stupore quanto fosse contento e realizzato in quella scelta. Voleva capirne il segreto. «Nacque così in me il desiderio di scoprire questo segreto ma non sapevo come fare e lui non mi diceva nulla a parole: era una presenza che parlava. Un giorno capii: non posso pretendere di capire stando a guardare da fuori, devo mettermi dentro, e non in modo critico. Detto e fatto. Presi un appuntamento con il viceparroco della mia parrocchia che si occupava dei giovani e chiesi di far parte di un gruppo. Cominciai a leggere il Vangelo e altri libri che mi procuravo o da mio fratello o da questo giovane viceparroco. Mi riavvicinai ai sacramenti e mi buttai in questa ricerca».

In parrocchia conosce un giovane, Marco, che gli porta la rivista Città Nuova e lo invita ad un incontro nel gennaio 1965. Paolo inizia così a frequentare il focolare. Nel dicembre 1966 partecipa a un convegno dove conosce Chiara Lubich. Il mese dopo parte per il servizio militare: anche questa un’esperienza di donazione, di tanti rapporti costruiti, di un clima di serenità e di gioia costruito in caserma che rafforzerà Paolo nella sua futura scelta. «Avevo avuto senza alcun dubbio una grazia straordinaria in quei 15 mesi passati in caserma e ne venivo via con la certezza che l’ideale era vero e che Gesù mi chiamava a lasciar tutto per Lui».

Nel 1969 Paolo parte per Loppiano, nonostante l’incredulità dei colleghi di lavoro e del padre, che comunque gli dà la sua benedizione. Dopo, si recherà a Roma, viaggiando per alcune città del Lazio e in Abruzzo. L’esperienza continua a Grottaferrata, dove aiuterà nella segreteria dei Vescovi. La storia scritta da Paolo si ferma qui. Dopo Grottaferrata, andrà in Sicilia e poi nel focolare di Portici dove conclude la sua vita terrena.

Grazie Paolo per questo tuo percorso nel quale hai lasciato tanto amore concreto per i tanti che ti hanno conosciuto, toccati dalla tua profonda umanità e nello stresso tempo dalla tua fedeltà a quel Dio che hai scelto e per il quale hai vissuto.

Patrizia Mazzola




“Oltre-tutto”, integrazione dei ragazzi disabili

“OLTRE TUTTO” è nata per iniziativa di Rossella e Andrea Fipertani insieme ad un gruppo di genitori di Cento, con in comune l’esperienza diretta del mondo della disabilità, per promuovere iniziative che favoriscano l’integrazione dei ragazzi disabili nella società.
Il primo progetto in corso di realizzazione è l’apertura di una SALA DA TE’ a Cento con l’obiettivo di creare un luogo d’incontro in cui sia concretamente possibile l’INCLUSIONE e la CONDIVISIONE SOCIALE.

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Fonte: Oltre-tutto_dal sito focolaremiliaromagna.org