I Focolari della Campania, un anno all’insegna dell’ ”altro”.

Vivere la propria città, cercando e creando spiragli di luce e di pace, guardando negli occhi chi sta accanto per costruire luoghi e spazi di fraternità, è stato lo sforzo di ragazzi, giovani e adulti della comunità dei Focolari campana che ha rivolto l’attenzione sulle varie problematicità che interrogano questa zona del Sud Italia. Le vecchie e nuove povertà, l’impegno per le nuove generazioni, l’attualissimo fenomeno delle migrazioni, il dialogo a tutto campo con persone di altre fedi sono stati i focus delle molteplici proposte che sono state offerte al territorio.

Incominciamo dai giovanissimi. Dopo il positivo esperimento del Cantiere estivo dello scorso anno, i ragazzi e le ragazze per l’Unità hanno rinnovato e continuato durante l’anno il loro impegno a favore degli ultimi delle loro città. La sensibilità al sociale sorta in loro li ha spinti a vivere in maniera più impegnata, spronando anche gli adulti, ad intraprendere azioni sociali realizzate nei quartieri cittadini più degradati: poveri, anziani, emarginati… .

Un grave problema sociale che è stato attenzionato dai focolari in tutta Italia e in particolare in questa regione è il gioco d’azzardo. Questa regione è letteralmente divorata da questa piaga che coinvolge tantissimi giovani e adulti e che provoca l’impoverimento economico e morale di coloro che cadono nella trappola della falsa speranza di una vincita che potrebbe cambiare la vita. Di fatto ogni famiglia a Napoli spende in un mese quasi la stessa cifra per tentare la fortuna e acquistare beni alimentari, come riporta il quotidiano “Il Mattino” Aumentano le persone a rischio dipendenza, purtroppo anche i casi di suicidi per i troppi debiti sono in crescita, senza contare le infiltrazioni mafiose e camorristiche che riciclano denaro attraverso le sale Slot e i casi di usura sempre più in aumento. I paesi Vesuviani, l’Università di Napoli, Caserta, dove è stato presentato presso la libreria Feltrinelli il libro di Città Nuova “Vite in gioco“, sono stati i luoghi dove  si sono svolte le iniziative di SlotMob e BankMob per sensibilizzare le persone contro il gioco d’azzardo.

Promuovere progetti e iniziative insieme ad altre associazioni e movimenti è un obiettivo per rafforzare una rete di solidarietà, per combattere la povertà e promuovere un dialogo a tutto campo con coloro che vivono e vogliono risolvere alcune problematiche sociali. Diversi volontari della comunità focolarina prestano regolarmente il loro servizio presso le mense per i senza tetto, altri sono in contatto con gli appartenenti alle varie Chiese cristiane per continuare sulla strada del dialogo ecumenico, lavorando insieme per i poveri e attraverso diverse iniziative come “I lunedì di Capodimonte”, ciclo di incontri a tre voci (cattolica, ortodossa e protestante), promosso dal Consiglio Regionale delle Chiese Cristiane della Campania con il patrocinio della stessa Facoltà Teologica e la collaborazione del Centro Studi Francescani per il dialogo interreligioso e le culture.

Il dialogo però non si ferma con i credenti di altre confessioni cristiane ma procede anche nella direzione interreligiosa, con i fedeli di altre religioni, come quella musulmana, taoista, baha’i. A Napoli, nell’ambito del progetto “IncontriAmo la città”, che si è svolto  il  23 e il 24 giugno, si è compiuta una visita alla moschea e si sono costituite in Piazza Mercato due grandi aiuole con una targa che testimonia il rapporto di amicizia fraterna tra cattolici e musulmani. Si è aperto inoltre presso una parrocchia un centro di ascolto per persone provenienti da altri paesi, in maggioranza musulmane. Si sta avviando una collaborazione anche con l’Associazione della Comunità Somala per provvedere alle necessità di quanti arrivano in Italia scappando dalla lunga guerra che sta distruggendo il loro Paese. Dal prossimo mese di settembre partirà un laboratorio per l’insegnamento di italiano e una raccolta fondi per generi di prima necessità.

Una città, tante città che procedono in un cammino spedito per illuminare spazi, volti, gesti, per renderle più fraterne e restituirne  bellezza, per continuare a incontrarsi all’insegna dell’ “altro”.




Il ruolo delle donne nel dialogo interreligioso e interculturale

Sabato 10 febbraio a Cuneo si è svolto un incontro molto partecipato, posticipo della giornata annuale sul dialogo Cristiano-Islamico che si celebra di solito in autunno.
L’evento è stato promosso dall’Associazione Islam Cuneo, l’Associazione Orizzonti di Pace, il Movimento dei Focolari, la Scuola di Pace di Boves, la Comunità di Mambre e con il patrocinio del Comune di Cuneo, e il tema di quest’anno era “Il ruolo delle donne nel dialogo interreligioso e interculturale”.
Il Movimento dei Focolari è stato presente sia nella preparazione che nello svolgimento del programma, e anche tra il pubblico.
Per la preparazione ci si è incontrati più volte con un piccolo gruppo misto cristiani-musulmani, e, su nostra proposta, si è deciso insieme di avventurarsi in un programma che non fosse solo una conferenza di esperti, con successive domande e risposte, ma che ci fossero anche esperienze concrete che aiutassero a toccare con mano che il dialogo è possibile, a partire dal quotidiano e da chi abbiamo vicino.
La serata ha visto alternarsi diversi interventi e video-testimonianze. Ha cominciato una giovane esponente del movimento “Partecipazione e Spiritualità Musulmana” (PSM) che ha parlato del suo essere musulmana in Italia, ed in particolare del significato profondo del portare il velo.
E’ seguito il video che testimoniava l’esperienza di un bel cammino condiviso di amicizia profonda anche spirituale tra donne musulmane e cristiane, portato avanti a Cuneo tra alcune componenti della comunità islamica e donne che ruotano intorno all’Associazione “Orizzonti di pace”.
L’esperienza dell’amicizia di Tatiana e Bashma (in video), due donne, una cristiana e l’altra musulmana, ha colpito molto! Il loro essere profondamente sorelle, dopo un’esperienza dolorosa vissuta insieme, è stata una forte testimonianza.  
Si è presentata la figura di Chiara Lubich in quanto donna del dialogo a tutto campo, e la sua pedagogia basata sulla “regola d’oro” presente anche nell’Islam.
In conclusione, l’esecuzione della canzone del Gen Verde “Accendi la pace” da parte di un coro composto da una quindicina di ragazze musulmane e cristiane, le quali si erano preparate attraverso ben quattro momenti di prova precedenti, e ciò ha costituito già di per sè un’esperienza positiva di relazione tra le diverse culture.
La serata ha visto la partecipazione di oltre 150 persone, sia musulmane che cristiane, e si è svolta in un clima di grande rispetto, cordialità e amicizia.




A Trieste, preghiera e digiuno per la Pace

Giornata di preghiera e digiuno per la Pace indetta da Papa Francesco con la partecipazione delle Chiese e delle Religioni –  venerdì 23 febbraio 2018 – Promosso dalla Diocesi di Trieste Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso –  Movimento dei Focolari e Comunità di Sant’Egidio.

In risposta alla sollecitazione di Papa Francesco a fare una giornata di digiuno, di preghiera e di riflessione sulle tante guerre scatenate nel mondo e in par colare in Sud Sudan e nel Congo ( per non parlare della martoriata Siria! ), ecco che ci arriva via mail un invito a ritrovarci venerdì 23 febbraio alle ore 19.30 nella sala ‘Turoldo’ in via Locchi.

L’iniziava è stata presa dal Gruppo ecumenico e Sae di Trieste e dal Movimento dei Focolari che hanno coinvolto la Comunità di sant’Egidio, gli amici di “Insieme per l’Europa” e altri…Malgrado soffi gagliarda la bora accompagnata da nevischio, la sala si riempie presto di persone di tutte le età e delle più vari provenienze …

Quale il programma per un’iniziativa inedita come questa e senza un copione da seguire? Quanto durerà? pensa chi magari ha lasciato a casa bambini o anziani soli. Don Valerio ci invita a spegnere i cellulari: gettiamo in Lui ogni preoccupazione! Ci dà il benvenuto cordiale: “E’ una gioia essere qui-dice- a pregare insieme, a condividere ciò che abbiamo di più prezioso in risposta all’appello del Papa.”

Inizia il coretto dei giovani intonando il canto ‘Evenu Shalom’, pace nel senso più ampio del termine…Scorgo fra i Gen Giulia e Giovanni, i nipoti di Giovanni Torelli, colui che ai tempi di mons. Santin alla fine degli anni ’60 aveva iniziato il cammino ecumenico a Trieste insieme ai coniugi Bianchi, a Franca Franzil e a Laura Famea che mi siede vicino e si commuove per questa presenza generazionale.

Poi don Valerio dà la parola ai rappresentan delle varie Religioni e delle Chiese con cui da anni dialoghiamo a Trieste. La monaca betana Ani Malvina osserva: “Siamo il piccolo pilastro di un grande tetto” (usa quest’originale immagine plastica)”.

L’imam Nadder Akkad, prima di correre a Monfalcone per una cerimonia simile, ricorda che uno dei 99 nomi dell’Islam è PACE. Ma pace non c’è in Siria!, dice Nadder che è originario proprio di Aleppo. Assicura che desiderano la pace i musulmani di Trieste che provengono da 30 Paesi diversi. Recita una preghiera molto profonda Maura Del Puppo, la Baha’i che da anni percorre un cammino con noi (in particolare con i coniugi Lunardis) aderendo a “Religioni per la Pace”.

Per le confessioni cristiane intervengono padre Eusebio Negrea, parroco ortodosso rumeno, e Michele Gaudio, pastore della Chiesa avventista del Settimo Giorno. Il rabbino Meloni manda un suo contributo scritto (venerdì sera non può spostarsi) e un messaggio arriva anche dal vescovo di Trieste, impegnato anche questa sera nella visita pastorale alla parrocchia dell’Addolorata.

Si prega per questi due Stati dell’Africa, ma chi li conosce? Li veniamo a conoscere con la loro storia,le loro potenzialità e le loro guerre attuali tramite l’esposizione molto dettagliata che ci fa Giampiero Viezzoli, dell’ufficio stampa dell’Università di Trieste. So che è stato varie volte in Africa anche per seguire i progetti dell’Amu, finanziati dal nostro Ateneo. Ci sono di aiuto anche le cartine geografiche!

La Comunità di sant’Egidio, come è nel suo stile, introduce la preghiera per ogni singolo popolo (dal’Afghanistan alla Terrasanta ) accendendo una candelina. Si ricordano anche le persone rapite e tuttora prigioniere.

Sullo schermo appaiono poi le parole pronunciate dal Papa all’Angelus del 4 gennaio 2015: è urgente costruire la pace, anche nelle comunità parrocchiali!

Sull’urgenza della pace nel Tibet si esprime Malvina…Che cosa posso fare io per la pace? si chiede Michele Gaudio.

Seguono un momento di silenzio e di meditazione, molto significativo, la recita del Padre Nostro e un altro canto sulla pace.

Spetta a don Valerio spiegare il significato della distribuzione in sala di un bicchierino d’acqua e di un frusto di pane come simbolo di una cena povera, mentre uscendo possiamo dare l’equivalente di una cena, più o meno ricca, alla Caritas diocesana per i poveri. Risuona ancora il canto Hopes of peace nelle varie lingue.

Non è ancora finita: Sara Signorello ci manda a casa con il dado della pace, fac-simile di quello collocato in Giardino pubblico il 21 novembre 2014.

Rita Corsi

 

 

 




Benevento, integrazione e solidarietà nelle nostre città

Il 4 gennaio 2018, al Centro Mariapoli Pace di Benevento, si è svolta la giornata di dialogo e condivisione con i poveri, coinvolgendo diverse Associazioni caritative della città. Giornata  voluta fortemente dall’ Arcivescovo Mons. Felice Accrocca  e con la partecipazione dell’Imam di Benevento Mustapha Ghafir e del Pastore evangelico Roberto Sferruzzo.

Un fermento di iniziative e di partecipazione generosa ha caratterizzato inizialmente la preparazione del “Pranzo di fraternità”, con donazioni spontanee di idee e di risorse da parte di aziende e di singoli cittadini.

Solenne è stato poi l’arrivo al Centro, il giorno 4,  di un centinaio di cittadini indigenti trasportati gratuitamente dal pullman della Mazzone Viaggi,  accolti con calore ed entusiasmo  e resi protagonisti di un momento conviviale arricchito da manifestazioni artistiche, canti, poesie, molti dei quali recitati dagli stessi ospiti.

Il pranzo è stato aperto alle ore 13 dall’intervento del Vicario Don Franco Iampietro che ha portato il saluto del Vescovo, impossibilitato ad essere presente per l’improvvisa dipartita del vescovo emerito di Benevento S.E. Mons. Sprovieri, sottolineando la necessità di vivere questi momenti di integrazione e di solidarietà  con slancio e amore concreto.

Erano presenti ospiti della Caritas, di alcune Associazioni operanti nel territorio e un buon numero di immigrati, famiglie intere con i loro bambini che hanno potuto sperimentare quanto sia costruttiva la dimensione di fraternità vissuta in un rapporto di ascolto e rispetto vicendevole.

Il personale tutto del Centro era felice e  una delle lavoratrici vestita da “Befana” ha consegnato a ciascuno dei presenti un piccolo dono.

Commovente alle ore 16, sia per chi restava sia per chi ritornava in città, la partenza: gli occhi di tutti esprimevano dolore e gioia: dolore per la presa di coscienza di quanto sia difficile ancora  realizzare una vera uguaglianza tra tutti, gioia per aver donato e partecipato ad  un momento di sentita condivisione a tanti cittadini in difficoltà.

Il pomeriggio poi dopo le 18  nella sala del Centro, un momento di riflessione sul tema: “Le sfide della povertà nella società di oggi” con Luigino Bruni.  Una relazione non accademica  ma intessuta di esperienza concreta e che sottolineava  il valore, nell’esperienza vissuta in quella significativa giornata, della presenza condivisa di cattolici, musulmani, evangelici, persone senza convinzioni religiose, nella sola prospettiva di un mondo unito e in pace.

Significative le esperienze donate dalla Dr.ssa Lidia Corticelli della Comunità dei Focolari di San Severo (Puglia) e dal Dr. Francesco Salomone, responsabile delle Sentinelle della carità operante in Benevento.

Vari momenti artistici  coordinatati dalla Dr.ssa Liliana Taddeo  e offerti  da tre giovani (Giovanni Longobardi alla tastiera, Marco Cocule al clarinetto, Marta Cioffi al violino) hanno sottolineato con il linguaggio musicale la bellezza dell’intera giornata.

Alla fine dell’incontro si è avanzata la proposta avanzata di dar vita presso il Centro la Pace ad un “Tavolo per i poveri” con la partecipazione di tutte le Associazioni laiche e religiose della città, al fine di unire gli sforzi e coordinare quelle iniziative future che sarà necessario prendere. Unanime il consenso alla proposta da parte  dei partecipanti e dei responsabili di comunità religiose e associazioni presenti.

In allegato l’articolo apparso sulla Gazzetta Benevento




L’ecclesiologia della Chiesa Ortodossa

Cattedra ecumenica Athenagoras – Chiara Lubich

Comunicato stampa: IUS_CS_Cattedra.Ecumenica.pdf

CATTEDRA ECUMENICA INTERNAZIONALE PATRIARCA ATHENAGORAS – CHIARA LUBICH – a.a. 2017/2018

“L’ecclesiologia della Chiesa Ortodossa e il cammino del dialogo ecumenico con la Chiesa Cattolica”

Attualità del dialogo

Sullo sfondo della crisi degli equilibri politici, sociali e religiosi sia nel Vicino e Medio Oriente sia tra le due sponde del Mediterraneo, l’istituzione della Cattedra assume una rilevanza culturale e sociale sul piano internazionale, proponendo l’attivazione di laboratori di studio e di ricerca per le nuove generazioni, ove far respirare l’Europa coi suoi “due polmoni”.

Obiettivi

– Studiare il significato culturale, rivisitare le tappe storiche e sviscerare le implicazioni ecclesiali e sociali del cammino ecumenico verso la piena unità, nello scambio delle ricchezze spirituali, teologiche e culturali dell’Oriente e dell’Occidente cristiani.

– Offrire un luogo e percorsi di formazione accademicamente qualificati a coloro che vogliano adeguatamente prepararsi per offrire il proprio contributo di vita, di pensiero e di dialogo alla promozione dell’unità tra la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Cattolica a servizio dell’incontro tra i popoli e le culture.

Programma

In allegato le 10 lezioni in calendario dal 14 dicembre 2017 al 27 marzo 2018.

Cattedra_Athenagoras ChiaraLubich.pdf




Cristiani e musulmani insieme a Teramo

Diocesi di Teramo-Atri
-Ufficio Stampa-
COMUNICATO STAMPA

CRISIANI E MUSULMANI INSIEME ,
PER PREGARE, CONDIVIDERE E CONFERMARE
L’IMPEGNO NEL COSTRUIRE PONTI E PERCORSI DI FRATERNITA’

Su invito dell’imam Mustapha Baztami, Mons. Michele Seccia, vescovo della Diocesi di Teramo-Atri e la Comunità del Movimento dei Focolari si sono recati in visita alla moschea di Villa Camera. Un incontro che consolida un rapporto costruito negli anni.

Domenica 18 giugno 2017, la Comunità islamica, in prossimità della chiusura del Ramadan, si è riunita dopo il tramonto per vivere, come è ormai consuetudine, un momento di preghiera e di condivisione con alcuni rappresentanti del Movimento dei Focolari di Teramo e Pescara.
Da diversi anni, infatti, si va consolidando un rapporto fraterno tra le due realtà basato sul dialogo della vita attraverso obiettivi comuni: momenti di preghiera per la pace, promozione del premio letterario DIVERSI ma UNO, “percorsi comuni di fraternità” da cui sono nate delle commissioni a livello locale ed ultimamente anche interregionale per Abruzzo e Molise. Si tratta di un percorso di vita che ha prodotto frutti copiosi, con riflessi a livello nazionale , visto che anche in altre regioni si lavora su progetti che mettono in rilievo la fraternità, aldilà delle tensioni che possono sorgere soprattutto a livello internazionale.
L’incontro di domenica, tenutosi a Villa Camera di Campli, ha visto l’eccezionale presenza del nostro Vescovo, Mons. Michele Seccia, che ha accolto con gioia l’invito dell’imam Mustapha Batzami. Il vescovo e l’imam, alla presenza del parroco don Giovanni Giorgio e del presidente della Comunità dei mussulmani d’Abruzzo Dakraoui Noureddine, si sono rivolti, a quanti si sono radunati all’interno della moschea, con parole calde, esprimendo rispetto e stima reciproci.
“…Ringraziamo il Signore – ha esordito Mustapha – che ci ha permesso di ritrovarci insieme Ringraziamo per tutto quello che ci ha dato, per il sentimento di amore e fraternità… Chiediamo la forza e la saggezza per poter andare avanti nel cammino di fraternità, del dialogo e reciproco rispetto… La nostra gioia è ancora più grande per la presenza di Sua Eccellenza con noi per la prima volta e del nostro parroco di Villa Camera… Siamo molto contenti di accoglierli con noi. Nel nostro piccolo vogliamo vivere la fraternità che Dio ci ha messo a disposizione… conoscendoci, incontrandoci, parlando, anche mangiando insieme. Dobbiamo abbattere i muri di diffidenza Anche in molte altre città dell’Italia le comunità islamiche invitano con piacere le comunità di cristiani a partecipare alla rottura del digiuno e stare insieme… Con l’aiuto di Dio ce la faremo.
“…Grazie per la bella accoglienza – gli ha fatto eco Mons. Seccia – ed anche per il fatto di incontrarci in questo luogo. Come ci ricorda Papa Francesco, non muri ma ponti, non contrapposizioni ma dialogo, parlare, incontrarsi. E come ricordava Papa Giovanni, è più quello che ci unisce di ciò che ci divide. Quello che ci unisce è la nostra umanità, è l’origine che abbiamo dell’unico Dio, il fare parte dell’unica umanità che se si salva, si salva tutta… più forti diventiamo nell’alleanza, nel comprenderci, nel fare i ponti, nel rispettare ciascuno basandoci sulla dignità di ciascuno e più possiamo dare una garanzia e una speranza di pace al mondo intero. Se l’altro è il mio specchio, è un essere come me, ha la mia stessa dignità.
Sono venuto con gioia, con piacere per stare un po’ con voi… da diversi anni ci siamo conosciuti con Mustapha, abbiamo avuto diverse occasioni di incontro. Ammiriamo, l’arcobaleno dell’umanità e della creazione perché così non c’è monotonia, ma l’arcobaleno è bello perché arriva dopo la tempesta e a noi interessa il dopo… perché dobbiamo essere promotori di bene.
Rispettiamoci e andiamo avanti e ne trarrà un profitto, non solo il nostro piccolo gruppo, ma tutta la comunità, la società, la diocesi, tutto il territorio che noi abitiamo.”
Al termine dell’incontro l’imam e il presidente, in segno di amicizia, hanno offerto dei doni a Mons. Seccia e a Don Giovanni Giorgio. A suggellare il memorabile momento, un grande abbraccio, insieme all’agape fraterna.




Cristiani e musulmani in dialogo sul tema della famiglia

Domenica 26 marzo, presso la sala consiliare di Centobuchi (AP), si è svolto il secondo incontro CRISTIANI E MUSULMANI IN DIALOGO sul tema: ” Insieme per la tutela della famiglia cuore pulsante della società”.

L’evento è stato organizzato dal Centro Islamico Culturale del Piceno e dal Movimento dei Focolari in collaborazione con la Diocesi di San Benedetto-Monteprandone, Religions for peace e con varie associazioni del territorio.

Non sono mancati stimolanti spunti culturali che hanno coinvolto il delicato tema del rapporto sempre più complesso tra il ruolo della famiglia e il tessuto societario. In particolare l’Imam Musthapà Batzami, ha sottolineato il ruolo pedagogico dell’istituzione familiare nel contrastare quella “crisi dei valori” che da anni, anche a causa di un cattivo utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa, sta minando l’integrità della società civile, relegando ad un ruolo subordinato concetti come il dialogo, il rispetto e l’impegno civile.

E’ stato molto apprezzato l’intervento del sindaco Stefano Stracci, presente a tutta la manifestazione, che ha lodato l’iniziativa sottolineando come la cultura della pace tragga le sue radici dall’esercizio dell’accoglienza e del dialogo.

Al di là dei contenuti, però, va sottolineato e apprezzato il clima di piena collaborazione e di amicizia che ha permeato il convegno fin dalla sua preparazione. Si è trattato di un sincero passo avanti sulla via della pace e della piena integrazione tra due culture che per troppo tempo sono state divise da un muro quasi invalicabile. Significative, a questo proposito, sono state le parole del moderatore Karim Batzami, che a conclusione del convegno, rivolgendosi al pubblico ed ai relatori, ha esclamato: ”A vedervi, potrei affermare che già siamo una famiglia”, sottolineando il clima di collaborazione e rispetto che ha fatto da sfondo a tutta la manifestazione.

Vedi anche articolo apparso su ancoraonline




Ispica, una città fraterna. La marcia per la pace unisce la città

L’8 gennaio scorso si è svolta un’iniziativa organizzata dalle associazioni e dai movimenti ecclesiali, riuniti nella Commissione delle aggregazioni laicali. Vi hanno partecipato anche i membri della comunità islamica Assalem, i giovani migranti ospiti del centro Sprar (centro di accoglienza per richiedenti asilo) e l’amministrazione comunale. E’ un momento pubblico, di testimonianza nella città, ma è anche, e soprattutto, occasione per costruire dialogo autentico e rapporti nuovi tra tutti gli organizzatori, tra i vari gruppi cattolici ed i musulmani.

La sera dell’8 gennaio, un grande striscione con la scritta “pace”, in diverse lingue, precede il corteo. Rosacarmen Lorefice, coordinatrice della Commissione, ha introdotto il tema: “Ci ritroviamo per manifestare “il nostro desiderio e il nostro impegno di una convivenza pacifica tra gli uomini. La pace sembra una utopia, una illusione: tanti popoli e tanti cittadini nel mondo ancora non godono della pace, della giustizia, di una terra sicura in cui abitare e di un adeguato sviluppo sostenibile.

Desideriamo unire le nostre forze per reinventare la pace che, nello spirito della Carta delle Nazioni Unite. Desideriamo concorrere alla missione di supportare i popoli “nel comprendersi vicendevolmente”.

Tutto questo ha un risvolto concreto, anche nella cittadina: “Desideriamo promuovere la vita della città come spazio di valori di una umanità nuova, nella quale la persona umana è chiamata oggi a essere “uomo/donna-mondo”, “persona-planetaria”.

Anche i musulmani hanno offerto la loro riflessione: Lo ha fatto la giovane Amal, dell’associazione Assalem, collegata alla comunità islamica:

“In nome di Allah il compassionevole ed il misericordioso.

La pace è la cosa più importante del mondo. Spesso provo a capire come mai ancora ai nostri giorni ci sono certe guerre, ma non sempre ci riesco perché alcune guerre hanno motivazioni che per me sono incomprensibili e soprattutto durano così a lungo che forse i veri motivi sono stati dimenticati.

Credo che noi siamo un Paese che vive in pace e dovremmo aiutare tutti quelli che hanno il diritto di vivere lontano dalle guerre.

Le differenze reali oggi non sono tra le razze o religioni, ma tra coloro che abbracciano la pace e coloro che vogliono distruggerla, tra chi guarda al futuro e chi si aggrappa ancora al passato, tra coloro che usano le armi e le persone che sono determinate a ripudiarle ….

La pace è la cosa fondamentale in assoluto e dobbiamo preservarla e mantenerla non solo per noi stessi ma anche per le future generazioni, per un mondo migliore.”

La marcia ha attraversato la città e si è conclusa davanti al municipio, Palazzo Bruno di Belmonte Lì, il sindaco, Pierenzo Muraglie, ha rivolto a tutti alcuni pensieri sulla pace: “Non esiste una guerra santa … Solo la pace è giusta e santa …. e la sua costruzione passa attraverso di noi, attori protagonisti nel dialogo tra popoli e culture diverse”. In piazza, il sacerdote, don Salvo Bella, assistente delle aggregazioni laicali, ha elevato una preghiera. Ed ha concluso: “Apri il cuore degli uomini al dialogo e sostieni l’impegno degli operatori di pace, perché sul ricorso alle armi prevalga il negoziato;effondi sui governanti di tutte le nazioni lo Spirito dell’unità e della concordia, dell’amore e della pace, perché risuonino in tutta la terra canti di fraternità e di pace”.

Anche i bambini hanno detto il loro desiderio di pace, lasciando l’impronta della mano su dei pannelli situati nella piazza.

Poi i presenti hanno ribadito il loro impegno a vivere per la pace, attraverso “l’arte del vivere insieme”: dieci punti che testimoniano pubblicamente il loro impegno nella città. Eccone alcuni:

Vogliamo impegnarci a dialogare con tutti, di qualsiasi nazionalità, etnia o religione, senza paura e senza diffidenza.
Fare il primo passo verso l’altro in modo disinteressato senza aspettarci nulla.
Formarci e formare le giovani generazioni all’arte del vivere insieme nelle scuole, nelle parrocchie e nelle comunità, e in tutti i luoghi di aggregazione civile, sociale e culturale.
Favorire occasioni di incontro e di conoscenza reciproca tra persone di origini e culture diverse.
Lavorare insieme affinché le città, con la partecipazione di tutti, divengano luoghi di solidarietà e di accoglienza per tutti, soprattutto per chi sta vivendo un disagio o è solo
L’ultimo atto è affidato ai ragazzi ospiti dello Sprar: i giovani migranti, arrivati in Italia spesso per sfuggire dalle guerre, alzano solennemente una grande bandiera della Pace. Sul suolo della piazza viene realizzata una grande colomba artisticamente scolpita.

Alla fine, un tunisino è andato al microfono, ringraziando Ispica per la sua accoglienza, che lui ha sperimentato in tutti questi anni in cui è vissuto nella città.

Anche questo, un segno di pace: una pace costruita ogni giorno, attraverso i comportamenti quotidiani. Nasce una città accogliente e solidale. Una città fraterna”.




Terroristi? No, costruttori di pace

Nella moschea di Ravenna una giornata insieme fra ragazzi cristiani e musulmani. Dallo scetticismo all’amicizia

“Bologna 2 – Savignano 1; Savignano 2 – Cesena 4”. Sembrano le parole di un arbitro durante un torneo di ping-pong. Invece, no. Questa volta siamo nella moschea di Ravenna. Ad arbitrare la partita è Mustapha Toumi dalla Tunisia. Il gioco è un quiz: si tratta di rispondere in modo corretto a domande sulla Bibbia e sul Corano, i testi sacri rispetti- vamente della religione cristiana e di quella musulmana.

Inizia così la nostra giornata. Una domenica mattina, quando fa freddo e vorresti stare a dormire sotto le coperte, non possiamo disdire il nostro appuntamento: i giovani musulmani ci hanno invitato, vogliono conoscerci, sapere come viviamo, cosa possiamo fare insieme.

Tutto era iniziato quando l’imam Mustapha Soufi, neopresidente della moschea, aveva participato ad un incontro di presentazione del Progetto Living Peace Internazionale a Savignano. Ascoltando le esperienze dei Ragazzi per l’unità, era rimasto entuasiasta e ha voluto che le raccontassimo anche ai loro giovani nella moschea.

Ci prepariamo per non fare gaffe: le ragazze si coprono tutte il capo con foulard o sciarpe, entriamo silenziosamente in moschea sapendo di entrare in un luogo sacro, ci togliamo le scarpe come ci viene indicato. Le ragazze sul lato destro, i ragazzi sul lato sinistro ci disponiamo in cerchio per iniziare il nostro gioco.

Una giornata intensa, dove impariamo a conoscere i tempi arabi, meno vorticosi rispetto ai nostri. Eppure, se le differenze ci balzano subito dinanzi agli occhi, è più vero che torniamo a casa con la consapevolezza che i nostri nuovi amici non sono poi così tanto diversi da noi, anzi loro come noi vogliono vivere e costruire un mondo più unito.

Fonte: parte dell’articolo apparso sulla rivista Teens 01/2017 p.14-15




In Piemonte in dialogo su Martin Lutero

A 500 anni dall’inizio della riforma protestante ci si incontra per testimoniare il cammino fatto insieme e prendere spunto dalla ricca figura di Lutero per proseguire questo cammino con rinnovata passione. Per celebrare questo importante anniversario, il Movimento dei Focolari presente in Piemonte e Valle d’Aosta il 1 febbraio scorso ha organizzato due serate, una Torino e una a Bra in provincia di Cuneo. Relatori di alto livello hanno reso entrambe le serate momenti ricchi di cultura e di profonda spiritualità.

A Torino 150 persone hanno seguito con grande interesse i contributi di don Hubertus Blaumeiser, esperto cattolico di Martin Lutero e Membro del Centro interdisciplinare di studi «Scuola Abbà» e  del Pastore Heiner Bludau, Pastore della Comunità Luterana torinese e Decano della Chiesa Evangelica Luterana in Italia. Sulla provocazione del titolo “Cosa ha da dirci Lutero oggi” si sono susseguiti gli interessanti interventi e le risposte alle molte domande di un pubblico attento e interessato.

La delicatezza con cui Hubertus Blaumeiser ha proposto la poliedricità della figura di Lutero e ha introdotto alla linfa che scorre nella sua teologia, la semplicità con cui il Pastore Heiner Bludau ha presentato la vita della Comunità luterana in Italia e in particolare a Torino sono stati in sé un luminoso esempio di dialogo fraterno. Interessante rilevare che in Torino la chiesa luterana è ospitata per il culto dai Frati Minori nella chiesa di S. Antonio da Padova: occasione di ecumenismo pratico, vissuto, con condivisione e partecipazione reciproca a varie iniziative.

A Bra 150 persone provenienti da tutta la provincia di Cuneo hanno gremito la Chiesa barocca dei Battuti Bianchi: rappresentavano la società civile, c’erano giornalisti, tutti i parroci della città, il rettore del Santuario della Madonna dei fiori, gli ordini religiosi locali, cittadini cattolici e riformati. Relatore di eccezione il Pastore Valdese Paolo Ricca che a caldo ha commentato l’evento: “… qui a Bra stiamo vivendo un momento unico, un momento assolutamente nuovo che non era mai successo prima per la città di Bra: in 500 anni non era mai successa una cosa come questa, mai! Questa è una primavera spirituale, ecclesiale, culturale che capita in questa chiesa che sarà pure barocca, ma va bene lo stesso, perché la cosa che accade in questa chiesa è una primavera”.

In entrambe le serate è stata comune l’impressione di vivere un importante momento di quel dialogo ecumenico, dialogo della vita e dialogo di popolo, iniziato già nel 1960 da Chiara Lubich.
Come ha auspicato il Pastore Bludau ora “tocca ora a noi riunire ciò che gli eventi storici hanno separato per vivere insieme la fede cristiana in una chiesa apostolica e universale, come professato nel Credo comune”

 




“Abbiamo sete di pace”: a Catania le religioni insieme

Trent’anni dopo Assisi: il messaggio di pace di Giovanni Paolo II e dei leader delle varie religioni arriva anche a Catania.

Il 27 ottobre del 1986 Papa Giovanni Paolo II riunì ad Assisi i principali esponenti religiosi per pregare insieme per la pace. Fu un evento storico: i media mondiali veicolarono in tutto il mondo le immagini dei leader delle grandi religioni, nella piazza davanti alla Basilica inferiore. L’adesione è massiccia: vi parteciparono cinquanta rappresentanti delle chiese cristiane e sessanta delle grandi religioni mondiali.

In occasione della ricorrenza del 30° anno di Assisi, il 27 novembre 2016, a Catania, nel salone della parrocchia San Luigi, l‘Ordine Francescano Secolare di Catania, in collaborazione con la Consulta delle Aggregazioni Laicali della Diocesi, hanno programmato e realizzato un evento unitario di testimonianza e preghiera interreligiosa.

Hanno aderito: l’ Istituto Buddhista Soka Gakkai, la Comunità Indù di Catania, la Comunità Islamica di Sicilia, ECON (comunità dialogo), la Comunità Baha’i di Catania, la Comunità di Sant’Egidio e il Movimento dei Focolari. Circa trecento i partecipanti all’evento. Il titolo, non certo a caso, era: “Abbiamo sete di Pace”. “È stato un momento di Dialogo – afferma Maria Grazia Spatola – dove ciascuno secondo il proprio credo e la propria cultura ha manifestato il proprio impegno ad essere strumento di Pace per la realizzazione della pace universale. Quest’occasione ha permesso di condividere spazi di fraternità concreta, di ascolto e conoscenza reciproci per essere, in questo particolare momento storico, segno tangibile della cultura dell’incontro , dell’accoglienza e dell’inclusione nel nostro territorio”. Pippo Amore aggiunge: “E’ stata la testimonianza visibile del cammino di dialogo tra fratelli e sorelle delle grandi Religioni e delle comunità cattoliche presenti nella nostra città. Questo evidenzia che il pluralismo religioso non è fonte di divisioni e di guerre, bensì arricchimento e strumento prezioso per ricomporre l’unità della famiglia umana”.

Un’esperienza che ha una parola chiave: ”Insieme”. Lo sottolinea Alfio Pagliaresi, ministro della Fraternità dell’ Ordine Francescano Secolare. “Questo momento -spiega – lo abbiamo voluto e costruito insieme: un momento di preghiera e di condivisione a cui ciascuno ha contribuito secondo il proprio credo e le proprie tradizioni. Il titolo “Abbiamo sete di pace” non è stato scelto a caso: è l’espressione di un’esigenza comune, che tutti noi sentiamo e che abbiamo voluto tradurre in questo momento vissuto insieme”. Ed è questo “insieme” che fa la differenza e diventa esempio concreto per manifestare che l’apparente diversità è una ricchezza e può essere un punto d’incontro più che di scontro. Il tessuto di queste relazioni umane che quest’esperienza ha fatto nascere è stato principalmente creato dal dialogo. Maty Venuti, buddhista della Soka Gakkai, sostiene che “il dialogo è uno strumento importante per esprimere rapporti tra le diversità e per far vedere che si possono trovare dei punti in comune. Il dialogo è la base per raggiungere la Pace”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’Imam di Catania, Abdelhafid Keit, che è anche presidente della Comunità Islamica di Sicilia. “Tutte le confessioni religiose – spiega Keit – hanno qualcosa che li unisce e qualcosa che li divide, ma è più quello che li unisce ed è da qui che nasce la Pace”.

Dialogo e pace: sono questi i punti di forza della vita delle grandi religioni.

La sfida da accogliere oggi, se pur andando contro tendenza, è il mostrare l’apparente diversità come una fonte di ricchezza e non di conflitto.

Il dialogo porta alla conoscenza, la conoscenza genera consapevolezza, la consapevolezza porta a superare i confini della paura e ad aprire le menti e i cuori all’ accoglienza.

Questo momento è stato inserito nel cammino che le confessioni religiose stanno facendo insieme verso la Pace, un cammino di scoperta, condivisione e fraternità.




Presentazione Centro Evangelii Gaudium Loppiano

Il Centro Evangelii Gaudium (CEG) è un laboratorio di formazione, di studio e di ricerca operante nella prospettiva della “nuova tappa dell’evangelizzazione” cui la Chiesa è chiamata. In sintonia con il progetto formativo e il metodo accademico di Sophia, il CEG ha la missione di promuovere e sostenere, con particolare attenzione alla ricchezza dei diversi contesti socio-culturali ed ecclesiali, la formazione, lo studio e la ricerca nell’ambito dell’ecclesiologia, della teologia pastorale e della missione, della teologia spirituale e della teologia dei carismi .

Corsi, seminari, stages per un cambio di paradigma

Il Centro intende rispondere al forte invito rivolto da papa Francesco alla Chiesa in Italia a riprendere tra le mani l’Esortazione “Evangelii gaudium” per contribuire a dare concretezza, slancio, contenuto e direzione all’opera di conversione pastorale necessari ad una Chiesa chiamata ad “uscire” verso le periferie geografiche ed esistenziali di oggi. Un compito urgente, che richiede apertura mentale ed esperienziale, ma anche un linguaggio e uno spirito nuovo, convogliando gli impulsi spirituali e le esperienze suscitati dal carisma dell’unità di Chiara Lubich. “Ricordatevi – disse Papa Francesco nel Duomo di Firenze il 10 novembre 2015 – che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà”.

Diverse le attività svolte in questi anni anche in Italia al servizio della Chiesa locale.

https://www.sophiauniversity.org/it/centro-evangelii-gaudium/

vedi anche

https://www.focolaritalia.it/2016/09/27/centro-evangelii-gaudium-loppiano/

https://www.focolaritalia.it/2019/02/22/nuova-tappa-dellevangelizzazione-e-sinodalita-il-rinnovamento-ecclesiale-alla-luce-della-evangelii-gaudium/

https://www.focolaritalia.it/2018/07/26/un-sogno-che-si-e-realizzato-corso-per-operatori-pastorali/




A Niscemi un ecumenismo che accoglie

Niscemi, culla del dialogo e dell’ecumenismo. L’esperienza di comunione e di fratellanza tra membri delle diverse confessioni cristiane è, nella cittadina, un’esperienza consolidata, frutto di un cammino comune che si è arricchito, negli anni, nella comunione e nel dialogo fraterno, ma soprattutto nell’impegno operoso nella città e nella volontà di donarsi insieme per i fratelli e soprattutto per gli ultimi.

Un’esperienza molto forte è quella nata nel 2011, tra la comunità del Movimento dei Focolari, in seno alla parrocchia Sacro Cuore di Gesù e la chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno.

«Nel 2014 – racconta Giovanni Lionti, del Movimento dei Focolari – è stato avviato un progetto comune di solidarietà denominato “Insieme accogliamo”. Esso ha realizzato la mensa solidale per i più poveri della città. La sede a disposizione è un vasto ambiente all’ultimo piano di un edificio di proprietà della Chiesa Avventista, in passato fucina di varie attività sociali.

La radice di tutto sono stati i momenti di preghiera ecumenica comunitaria, tra le due chiese, da cui è scaturita la carità operosa verso tutti. Ed essa, vissuta con coerenza, ci ha resi e ci rende liberi di essere segno e portatori di una mentalità nuova nei nostri ambienti».

insieme-accogliamoIl Progetto consiste in una mensa solidale aperta ai più poveri della città, compresi gli immigrati, senza distinzione di razza, cultura, lingua e religione. L’iniziativa è cresciuta sempre di più. All’inizio, si era pensato di realizzarla una volta al mese, per circa 20 persone. Ma l’anno successivo, il 2015, siamo giunti fino a due volte al mese, per 40 persone.

Nel 2016, grazie al sostegno del parroco, don Giuseppe Cafà, gli appuntamenti sono diventati settimanali, con circa 50 fratelli ospiti, ai quali tutti i giovedì viene preparato un pranzo o una cena, stabiliti in modo alternato.

Questi fratelli, oltre a un pasto caldo, consistente in primo, secondo, contorno, pane, frutta, bibite e dolce, ricevono anche, accoglienza, ascolto, e amore fraterno. Naturalmente, la cosa più bella è il messaggio che passa, attraverso i nostri volontari la cui accoglienza e servizio dimostra nei fatti, che, nonostante le diversità, le differenze culturali e religiose, si riesce ugualmente a stare bene insieme e soprattutto a fare “del bene” insieme

Dal mese di marzo di quest’anno si sono uniti altri volontari provenienti da gruppi e movimenti presenti in parrocchia, quali Cammino Neocatecumenale, Rinnovamento nello Spirito, Gruppo Famiglie, Associazione Sacro Cuore di Gesù, Scout e gruppi Giovanili. In tutto, nel tempo, siamo arrivati a 60 volontari cattolici, 20 dei quali sono giovani e 15 fratelli della chiesa avventista. I giovani, svolgono un servizio di baby-sitter intrattenendo con giochi vari i bambini più piccoli delle famiglie che si accostano alla mensa e si aiutano nella mensa per apparecchiare, sparecchiare, eccetera. L’obiettivo, ancora più ambizioso, che vorremmo ora raggiungere è di garantire alla mensa solidale, una frequenza giornaliera.  

Il segreto di questo successo ci sembra sia il rapporto fraterno creatosi, con i fratelli della Chiesa Avventista fin dall’origine dei nostri contatti, grazie anche al pastore Gioacchino Caruso, che ha conosciuto personalmente Chiara Lubich. Tra noi e loro si è stabilito un bellissimo rapporto di amicizia e fraternità. Nel 2011 ci si incontrava una sola volta l’anno, in occasione della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani; oggi, nel 2016, ci incontriamo circa sei volte al mese, pregando ed operando insieme. La prima, ogni primo lunedì del mese, per la meditazione della Parola di Vita proposta dal Movimento dei Focolari nel salone della parrocchia Sacro Cuore di Gesù, dedicato alla Beata Chiara Luce Badano; la seconda volta il terzo lunedì del mese per lo studio Biblico di approfondimenti, tenuto dal Pastore Caruso presso la chiesa Avventista; oltre a questi due appuntamenti abbiamo poi quattro incontri insieme per curare il progetto della mensa solidale.

Per sostenere l’attività non abbiamo convenzioni particolari se non le libere offerte in denaro che giungono da ogni parte della città sia da credenti che non, soprattutto in particolari occasioni come la rinomata sagra del carciofo. Si sperimenta la provvidenza quando vanno ad esaurirsi i fondi.

Morena Barone della Chiesa Avventista dice: «Da questa esperienza sia la Comunità avventista che quella Cattolica hanno ricevuto grandi benefici: la crescita nella diversità e il mettere insieme quello che ci accomuna, cioè l’amore per Dio e per il prossimo. Lavorare insieme ai fratelli cattolici ci ha arricchito spiritualmente, credo che da entrambi le parti abbiamo imparato il rispetto l’uno per la diversità dell’altro, che le barriere si possono spezzare e che possiamo fare tanto insieme. Abbiamo imparato che il nostro prossimo non è soltanto colui che possiamo servire, ma anche colui con il quale possiamo collaborare per “servire”, perché il nostro prossimo è chiunque appartenga a Dio. Noi ci sentiamo ogni volta “Uno in Cristo” poiché in Cristo “Non c’è né Giudeo né Greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina”. (Galati 3,28)».

Melina Morana

Vedi anche:Progetto insieme accogliamo




I musulmani Muridi incontrano il Movimento dei Focolari

Si è svolto al Centro Mariapoli di Cadine, l’8 ottobre, un atteso incontro di conoscenza e dialogo tra la comunità musulmana senegalese Muridi di Cheikh Ahmadou Bamba del Trentino Alto Adige ed il movimento dei Focolari della nostra regione. Scintilla dell’incontro il dialogo promosso da tempo fra due famiglia, vicini di casa a Bolzano.

Duecento i partecipanti, un centinaio i Muridi, provenienti da Merano, Bolzano e Rovereto. muridiL’incontro si è aperto con un bellissimo canto-preghiera individuale murida che invitava a seguire Dio. Attraverso filmati e testimonianze, tutti i partecipanti hanno avuto modo di conoscere l’identità islamica murida e quella cristiana promossa dal Movimento dei Focolari.

Il fondatore della Muridiya (muridismo) è Cheikh Ahmadou Bamba (1853-1927), scrittore senegalese, apostolo della nonviolenza, asceta mescolato al suo popolo per generosità di cuore e grandezza d’animo. E’ sepolto a Touba, città del Senegal centrale e città santa del Mouridismo.

Il pomeriggio si è concluso con un canto corale murida di ringraziamento ad Allah e a Maria. 




Catania, l’arcivescovo e l’imam insieme per la città

Appuntamento al popolare supermercato a pochi metri dalla Plaja. Un abbraccio amichevole e poi via, a fare la spesa insieme con tanto di carrelli e mantellina da volontari nella Giornata nazionale della colletta alimentare. L’arcivescovo metropolita di Catania, Salvatore Gristina, e l’Imam della Moschea della Misericordia di Catania (la più grande dell’Isola), Kheit Abdelhafid, stamattina hanno fatto incetta di cibi non deperibili, anche per neonati, da destinare ai più bisognosi. Insieme, per sconfiggere la povertà nel segno della fratellanza religiosa. “Sono particolarmente lieto quest’anno di essere insieme ai carissimi amici della comunità musulmana” – ha detto Gristina- “Catania è davvero una bella realtà dove abbiamo organizzato tanti momenti in comune; questo è particolarmente significativo. Immaginiamo se tutti i credenti, cristiani o musulmani, prendessero questa strada? Cosa potrebbe accadere di grande?”. Per l’Imam Abdelhafid “questa è una delle tante iniziative di volontariato che stiamo facendo, insieme, nella nostra città per chi ha bisogno di aiuto. Questo è il dovere di tutti e basta anche poco per partecipare alla vita sociale”. Oggi, inoltre, una decina di giovani della Moschea hanno partecipato da volontari alla Colletta in un altro grande centro commerciale alle porte della città. “È stato un gesto di integrazione e aiuto per tutti; un modo eccellente per festeggiare i nostri 20 anni di attività”, ha detto il direttore dell’ Associazione Banco Alimentare Onlus con sede a Catania, Domenico Messina. Il Banco Alimentare della Sicilia onlus e il Banco Alimentare della Sicilia Occidentale aiutano 222.192 persone attraverso le 785 strutture caritative convenzionate. Di queste 17.070 sono bambini di 0-5 anni, 187.365 sono persone dai sei ai 65 anni, 17.757 gli over 65. Numeri che si traducono in persone che troppo spesso non hanno le risorse economiche per poter fare giornalmente la spesa e nutrirsi adeguatamente.

Fonte:  http://palermo.repubblica.it

(testo e foto di Rosa Maria Di Natale).




Insieme per la pace: dialogando

A Ravenna la VII edizione Insieme per la Pace: Dialogando

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Lo “Spirito di Assisi” va avanti

Papa Francesco ad Assisi per ricordare i 30 anni della grande preghiera interreligiosa promossa nel 1986 da Giovanni Paolo II.

Nell’Angelus di domenica 18 settembre a piazza san Pietro, Francesco ha invitato tutti a dedicare un momento della giornata per chiedere a Dio il dono della pace e della riconciliazione fra i popoli.


assisi
APPELLO LETTO AD ASSISI IL 20 SETTEMBRE 2016

“Uomini e donne di religioni diverse, siamo convenuti, come pellegrini, nella città di San Francesco.
Qui, nel 1986, trent’anni fa, su invito di Papa Giovanni Paolo II, si riunirono Rappresentanti religiosi da tutto il mondo, per la prima volta in modo tanto partecipato e solenne, per affermare l’inscindibile legame tra il grande bene della pace e un autentico atteggiamento religioso.
Da quell’evento storico, si è avviato un lungo pellegrinaggio che, toccando molte città del mondo, ha coinvolto tanti credenti nel dialogo e nella preghiera per la pace; ha unito senza confondere, dando vita a solide amicizie interreligiose e contribuendo a spegnere non pochi conflitti.
Questo è lo spirito che ci anima: realizzare l’incontro nel dialogo, opporsi a ogni forma di violenza e abuso della religione per giustificare la guerra e il terrorismo.
Eppure, negli anni trascorsi, ancora tanti popoli sono stati dolorosamente feriti dalla guerra. Non si è sempre compreso che la guerra peggiora il mondo, lasciando un’eredità di dolori e di odi. Tutti, con la guerra, sono perdenti, anche i vincitori.

Abbiamo rivolto la nostra preghiera a Dio, perché doni la pace al mondo.
Riconosciamo la necessità di pregare costantemente per la pace, perché la preghiera protegge il mondo e lo illumina. La pace è il nome di Dio. Chi invoca il nome di Dio per giustificare il terrorismo, la violenza e la guerra, non cammina nella Sua strada: la guerra in nome della religione diventa una guerra alla religione stessa. Con ferma convinzione, ribadiamo dunque che la violenza e il terrorismo si oppongono al vero spirito religioso.

Ci siamo posti in ascolto della voce dei poveri, dei bambini, delle giovani generazioni, delle donne e di tanti fratelli e sorelle che soffrono per la guerra; con loro diciamo con forza: No alla guerra!
Non resti inascoltato il grido di dolore di tanti innocenti.
Imploriamo i Responsabili delle Nazioni perché siano disinnescati i moventi delle guerre: l’avidità di potere e denaro, la cupidigia di chi commercia armi, gli interessi di parte, le vendette per il passato. Aumenti l’impegno concreto per rimuovere le cause soggiacenti ai conflitti: le situazioni di povertà, ingiustizia e disuguaglianza, lo sfruttamento e il disprezzo della vita umana.

Si apra finalmente un nuovo tempo, in cui il mondo globalizzato diventi una famiglia di popoli.
Si attui la responsabilità di costruire una pace vera, che sia attenta ai bisogni autentici delle persone e dei popoli, che prevenga i conflitti con la collaborazione, che vinca gli odi e superi le barriere con l’incontro e il dialogo.
Nulla è perso, praticando effettivamente il dialogo.
Niente è impossibile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera.
Tutti possono essere artigiani di pace; da Assisi rinnoviamo con convinzione il nostro impegno ad esserlo, con l’aiuto di Dio, insieme a tutti gli uomini e donne di buona volontà”.

img_0907Vedi anche articoli su Città Nuova online:

Da_Assisi_ad_Assisi_da_Francesco_a_Francesco

Solo_la_pace_santa_non_la_guerra

 




Loppianolab 2016

POWERTA’
La povertà delle ricchezze e la ricchezza delle povertà

30 settembre – 2 ottobre 2016 (Loppiano – FI)

Loppianolab 2016 programma generale

Sito Loppianolab

Pagina Facebook

Twitter @LoppianoLab

Le prenotazioni a Loppianolab sono chiuse, è comunque ancora possibile partecipare: in che modo?

Prenotazioni Pass Ingresso: scrivere direttamente all’accettazione loppianolab.accoglienza@loppiano.it specificando il punto di ricezione a cui si preferisce rivolgersi per il ritiro dei pass:

  • Polo Lionello Bonfanti dal 30/09/16
  • Auditorium di Loppiano dal 28/09/16

Nota: La Performance  “Gen Verde + Giovani… In Action!” richiede specifica prenotazione via mail sempre all’indirizzo loppianolab.accoglienza@loppiano.it. o prenotazione telefonica 055-9051102.   I pass  prenotati verranno rilasciati  fino ad esaurimento posti.

Prenotazioni per vitto e alloggio: rivolgersi direttamente a

Alberghi e strutture recettive:

  • Hotel Michelangelo – www.hotelmichelangelovaldarno.com/

Indirizzo: Via Poggilupi, 580A, 52020 Terranuova Bracciolini AR

Telefono: 055 973 8557

  • Hotel Masaccio –  hotelmasaccio.com/

Indirizzo: Lungarno Don Minzoni, 38, 52027 San Giovanni Valdarno AR

Telefono: 055 912 3402

Pasti:

  • Polo Lionello Bonfanti

– Presso “Terre di Loppiano” pasti caldi a prenotazione  o snack a buffet a tutte le ore.  Per prenotazione o informazioni tel. 055-8330888 email: info@terrediloppiano.com

  • Auditorium di Loppiano

– Punti Ristoro e Snack veloci da consumare a buffet sono sempre disponibili, con pagamento sul posto.

Vi segnaliamo che è stato pubblicato su www.loppianolab.it una clip del Gen Verde che come sapete animerà cinque workshop e una performance tutti dedicati ai giovani.

Questo il link: http://www.loppianolab.it/#loppianolab-giovani

Quest’anno LoppianoLab pone un’attenzione particolare alla partecipazione delle famiglie. Vi ricordiamo qui il programma per le nuove generazioni:

LOPPIANOLAB GIOVANI & GEN VERDE

Laboratori artistici per ragazzi e giovani dai 14 ai 25 anni:

I laboratori costituiscono un percorso artistico. È vivamente consigliata la partecipazione a tutto il programma. È necessario prenotarsi indicando il workshop prescelto: adriana.martins@genverde.it

LOPPIANOLAB KIDS Per bambini e ragazzi da 4 a 13 anni:

E’ TEMPO DI DARE. La felicità non dipende da quello che hai. Laboratori sui temi:

– Povertà (la felicità non dipende da quello che hai)

– Cultura del dare (C’è più gioia nel dare)

– Ecologia (curiamo la nostra terra)

Per i più piccoli: servizio di baby sitter a pagamento

Venerdì:14:00-18:00; sabato: 9:00-13:00 /15:00-18:00; domenica: 9:00-11:30.

la scheda di prenotazione è on line http://www.schedaprenotazione.it/ll.asp

Per informazioni relative agli alloggi potete rivolgervi all’ufficio accoglienza di Loppiano: mail: loppianolab.accoglienza@loppiano.it – tel. 055.9051102.

Loppianolab GenVerde2016




Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira

NOSTRA META IL MONDO UNITO

Nel 1978, a pochi mesi dalla scomparsa del Professor Giorgio La Pira, l’Arcivescovo di Firenze, Card. Giovanni Benelli, costatava la solitudine, l’amaro disorientamento, le difficoltà concrete dei molti studenti esteri universitari presenti in città, particolarmente – come si diceva allora – di chi proveniva dai Paesi in via di sviluppo.
Volle dar vita ad un Centro Internazionale che dedicò significativamente a Giorgio La Pira – già Sindaco della città e grande uomo di pace – mettendo a disposizione alcuni bei locali nel centro storico.


Il Centro divenne subito luogo di accoglienza fraterna dei giovani internazionali e luogo d’incontro e di dialogo tra chi giungeva a Firenze da tante parti del mondo ed era diverso per abitudini, per cultura o per religione.

In questa Azione, si recuperava il percorso virtuoso dell’Umanesimo fiorentino, cercando di vivere l’Anima cristiana di Firenze, offrendo una piccola porta aperta su un’Europa pronta a dare, ma anche a ricevere, a imparare da tutti.

Per l’animazione e la gestione di un’opera così nuova, che avrebbe dovuto coinvolgere l’intera Diocesi con il Volontariato, il Cardinal Benelli chiese aiuto a Chiara Lubich e ai membri del Movimento dei Focolari, che risposero subito con entusiasmo.

Da allora il Centro è mutato ed è cresciuto, proponendo svariate attività formative e culturali, svolgendo un servizio sociale molto apprezzato perché attento alla dignità della Persona, e davvero numerosi sono i suoi frequentatori.

Ma il sogno che lo anima resta sempre lo stesso: è il Sogno del Vangelo, l’Ideale della fraternità universale, il sogno della Pace… che ha di fronte a sé la Meta del Mondo Unito.

VEDI SITO




Agli occhi dell’Islam

Locandina:  Gaeta




Centro Mediterraneo Giorgio La Pira

Broschure: Centro Mediterraneo G. La Pira

Presentazione del Centro Mediterraneo di Studi e Formazione Giorgio La Pira

inaugurato sabato 25 giugno a Pozzallo (RG)

http://www.centromediterraneolapira.org/it

http://www.coopfoco.org/chi-siamo/chiaramonte-gulfi/

 




“Spirito di Assisi” – Origine, sviluppi e prospettive

30 ANNI DI “SPIRITO DI ASSISI

assisi pace

Dépliant Assisi

Programma Assisi 2016

(Origine, tappe, sviluppi e prospettive)

Uno “spirito” che sta segnando il cammino dell’umanità

Nel secolo scorso le religioni hanno intrapreso un nuovo cammino: dopo secoli di diffidenze e di ostilità, hanno iniziato a incontrarsi, a dialogare, e soprattutto a operare insieme per la pace. Due in particolare gli eventi che hanno dato speciale impulso a tale processo.

Il primo la pubblicazione, il 28 ottobre 1965, della dichiarazione conciliare Nostra aetate, considerata la magna charta del dialogo fra le religioni. Il secondo, promosso da San Giovanni Paolo II, l’incontro ecumenico e interreligioso del 27 ottobre 1986, cui hanno offerto uno speciale contributo la Chiesa di Assisi, le Famiglie francescane unite, la Città, chiamate ad animare e a fare da sfondo a quello storico incontro.

Il 1986 era l’anno dedicato dall’ONU alla pace. Il metodo proposto, accolto favorevolmente da tutti i rappresentanti religiosi, fu quello del pellegrinaggio, del digiuno e della preghiera per la pace. Tale evento è stato all’origine dello “spirito di Assisi”. A coniare tale espressione fu San Giovanni Paolo II che, rientrato in Vaticano, due giorni dopo ricevette in udienza i rappresentanti delle religioni non cristiane. Rivolgendosi ad essi, formulò un auspicio, quasi una consegna: «Continuiamo – disse – a vivere lo “spirito di Assisi”»! In seguito, riferendosi allo stesso evento, precisò: «Quell’incontro ha una forza spirituale dirompente: come una sorgente a cui tornare per rinsaldare l’ispirazione; una fonte capace di sprigionare sempre nuove energie di pace!».

Nello “spirito di Assisi”: dal 1986 ad oggi

La Santa Sede, la Città di Assisi, i Francescani e altri Enti e Movimenti ecclesiali, le varie religioni stesse, in questi 30 anni, si sono fatti promotori di numerosi incontri ecumenici e interreligiosi per la pace, proponendo azioni comuni in favore del dialogo, dell’incontro e della preghiera per la pacifica convivenza fra i popoli.

San Giovanni Paolo II ha nuovamente convocato in Assisi le religioni mondiali il 9 gennaio 1993, a seguito della grave crisi scoppiata nei Balcani. Il Papa presagì che ancora una volta solo Dio poteva porre fine a quella assurda strage e convocò nella città di Francesco le tre religioni coinvolte: Cattolici, Ortodossi e Musulmani.

Fu poi la volta del grave attentato alle torri gemelle di New York. Le religioni ancora una volta, il 24 gennaio 2002, si ritrovarono ad Assisi, sollecitate dall’anziano Pontefice, per innalzare a Dio una speciale invocazione affinché fosse scongiurata una ulteriore crisi mondiale.

A 25 anni dall’evento del 1986, anche Papa Benedetto XVI volle essere in Assisi, con i rappresentanti delle religioni, per attingere nuovamente allo “spirito di Assisi”, cioè – come affermò – a quella “fonte ispiratrice”. Ciò avvenne il 27 ottobre 2011: anch’egli, sulle orme del predecessore, si fece pellegrino alla città serafica invitando i credenti delle varie fedi a farsi “Pellegrini della verità, Pellegrini della pace”. In quella occasione estese l’invito anche a 4 persone di cultura che non avevano riferimenti religiosi nella loro vita. In quel giorno Benedetto XVI definì l’iniziativa di Giovanni Paolo II: “audace e profetica”.

Lo “spirito di Assisi” e la comunione nella Chiesa Cattolica

Assisi, nel trentennio, è diventata città-icona di un ulteriore dialogo: quello all’interno della Chiesa cattolica. Giovanni Paolo II, agli albori del nuovo millennio, propose alla Chiesa di essere “comunione” e che questa dovesse “rifulgere nei rapporti fra i Vescovi, fra i Presbiteri e i Diaconi, fra Pastori e intero Popolo di Dio, fra Clero e Religiosi, fra associazioni e movimenti ecclesiali, ecc.”.

Dopo l’incontro dei Movimenti ecclesiali avvenuto in piazza San Pietro nel 1998 alla vigilia del Giubileo, ad Assisi, il 26 ottobre del 2000 si è svolto, nello “spirito di Assisi”, uno speciale incontro fra la grande Famiglia Francescana e una nuova famiglia ecclesiale: il Movimento dei Focolari. L’allora Custode del Sacro Convento, P. Giulio Berrettoni, invitò nella città serafica Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, per condividere un’esperienza di comunione: fra una “spiritualità antica” e una “spiritualità nuova”. 10 anni dopo, il 27 ottobre 2010, l’incontro si è ripetuto e allargato con la partecipazione di 14 Movimenti ecclesiali e oltre 40 Istituti religiosi antichi con la presenza di alcuni Superiori Generali e della Presidente del Movimento dei Focolari. Insieme hanno sottoscritto un patto di comunione ed si sono assunti l’impegno di diffondere nel mondo i “quattro dialoghi”, attraverso la spiritualità della comunione e il dialogo della vita.

San Francesco: “celeste patrono dei cultori dell’ecologia” e Papa Francesco

Lo “spirito di Assisi” in questi ultimi anni ha acquisito anche un’altra accezione: quella della difesa e della custodia del creato. Già il 29 novembre 1979 san Giovanni Paolo II aveva riconosciuto in Francesco d’Assisi un singolare cantore e difensore del creato. E con lettera motu proprio, aveva proclamato il Santo “celeste patrono dei cultori dell’ecologia”.

Tuttavia è stato Papa Francesco, fin dall’inizio del suo ministero petrino, a lanciare alla Chiesa e al mondo il tema della custodia del creato. Disse: “La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, riguarda tutti. É il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo” (19 marzo 2013).

Papa Francesco poi sì è pronunciato ulteriormente nel 2015, nella forma solenne della lettera Enciclica “Laudato si’’”, che fin dalle sue prime battute si ispira alla visione del mondo del Santo di Assisi. Una lettera indirizzata non solo alla Chiesa cattolica ma a tutti i membri della famiglia umana.

Iniziative per rivivere e consegnare lo “spirito di Assisi” alle nuove generazioni

Nel 2016 sono state programmate molteplici iniziative per celebrare i 30 anni dello “spirito di Assisi”. Già nel mese di gennaio 2016, in India, il “Franciscan Centre for Peace and Dialogue” fondato dai Conventuali in Kerala 20 anni fa, ha dato particolare solennità all’assegnazione del Premio Nazionale “spirito di Assisi”, invitando una delegazione di Frati della Basilica di San Francesco di Assisi.

Ad Assisi è stata poi allestita una elegante mostra che raccoglie le immagini più significative degli incontri e giornate di preghiera per la pace che si sono succeduti nella città serafica in questi 30 anni. La mostra, inaugurata lo scorso 7 maggio, sarà visitabile fino a novembre nel chiostro superiore Sisto IV della Basilica di San Francesco.

Anche a Marsala (TP), il 22 maggio 2016 (vedi comunicato stampa) si è tenuto un convegno sulle tematiche dello “spirito di Assisi” in particolare sui temi del dialogo interreligioso, sulla solidarietà a famiglie povere del territorio, sull’educazione alla legalità e sull’accoglienza dei rifugiati. Il convegno è stato promosso dalla Fondazione Francesco d’Assisi e dal Sacro Convento, in accordo con la Chiesa locale.

Quest’anno inoltre, la Comunità di Sant’Egidio, che in questi trent’anni ha lanciato le celebrazioni dello “spirito di Assisi” nelle capitali del mondo, con le Famiglie francescane ha scelto di realizzare l’evento commemorativo in Assisi. Una commissione allargata alla Diocesi e ad altri Enti e Movimenti ecclesiali è al lavoro per la programmazione dell’incontro per la pace che vedrà uniti ancora una volta i rappresentanti delle religioni mondiali in Assisi nei giorni da18 al 20 di settembre 2016.

Infine, il prossimo 27 ottobre, sempre in Assisi avrà luogo l’incontro annuale di preghiera per la pace.

L’obiettivo di tutte queste commemorazioni è quello di tenere vivo lo “spirito di Assisi”, ma soprattutto, dopo 30 anni, di consegnare tale “spirito” alle nuove generazioni. È quasi una bandiera che una generazione consegna a quella successiva perché i giovani si sentano interpellati e decisi a intraprendere ulteriori cammini di incontro e di dialogo fra le religioni e offrire all’umanità nuove prospettive di pace e di speranza.

L’impegno dei Francescani e di tutti

Frate Francesco, la spiritualità sgorgata dal suo carisma, il messaggio che i francescani sono chiamati a vivere e a diffondere con decisione anche oggi, lo “spirito di Assisi” che da ormai tre decenni sta percorrendo le strade del mondo: tutto si muova in sinergia per recare all’umanità un rinnovato messaggio di pace, occasione di dialogo e di fraternità, difesa e custodia del creato. Ne va del futuro del pianeta e dell’umanità.

Ci auguriamo che tanti uomini e donne di tutte le fedi, o anche privi di riferimenti religiosi nella loro vita, si sentano coinvolti nel farsi promotori di dialogo, di giustizia, di pace, di difesa e custodia del creato e di fraternità degli uomini fra loro e degli uomini con l’intero creato!

Assisi, 1 giugno 2016

P. Egidio Canil OFM Conv Delegato per lo “SPIRITO DI ASSISI” Sacro Convento – Assisi

Vedi anche: Articolo su città Nuova online Sete_di_Pace_Ad_Assisi_30_anni_di_religioni_e_culture

 




Fraternità con la Chiesa Ortodossa di Mosca

(esperienza dell’Associazione “Murialdo” e del Movimento dei Focolari di Padova)

I rapporti con i nostri amici russi e con l’allora Padre Savva, che diventerà poi Vescovo, iniziano nel 1990 quando rappresentanti della Regione del Veneto, assieme a Fratel Valeriano dell’Associazione “Murialdo” di Padova, sono andati a Mosca per uno scambio culturale e di esperienze sulle problematiche giovanili.

Alcuni mesi dopo una delegazione del governo russo, del Municipio di Mosca e Padre Savva hanno ricambiato la visita e voluto conoscere la varie realtà esistenti nella Regione veneta, fra le quali il “Murialdo” che, per la sua specifica vocazione verso i giovani abbandonati, ha particolarmente colpito Padre Savva: da questi contatti ha preso il “Murialdo” come modello per avviare a Mosca, presso la sua Parrocchia, un centro di accoglienza.

L’incontro nel Veneto è stato l’occasione per instaurare rapporti personali con i membri della delegazione di San Pietroburgo e di Mosca: dal rapporto personale ai fatti concreti il passo è stato breve, tant’è vero che nel 1992 sono partiti da Padova aiuti umanitari di varia natura (alimenti, medicinali, vestiti, parti meccaniche …).

La disponibilità immediata di aiuti concreti ha particolarmente colpito i nostri fratelli di fede ortodossa al punto da rimanere sorpresi che i cattolici fossero così sensibili alle loro necessità.

In quegli anni Padre Savva ci invitò frequentemente a Mosca per attingere e confrontarsi con la nostra esperienza, per impostare la sua Casa denominata “Murialdo 2” al modello delle case-famiglia italiane.

Il Padre era in un atteggiamento di ascolto profondo e faceva tesoro di ogni particolare: per esempio il predisporre per i ragazzi stanze a due letti con bagno …

La strada per realizzare la sua opera incontrò tanti ostacoli, perché completamente innovativa rispetto alla logica corrente nella gestione degli Istituti russi per l’infanzia.

Per tutto questo noi ci sentivamo di non mancare ai suoi inviti perché lo si faceva per il bene dei  ragazzi e per sostenerlo in questa importante fase di organizzazione e fondazione della casa-famiglia.

Successivamente, quando le necessità concrete diminuirono, ci esortò sempre a continuare nell’amicizia fraterna.

Nel dicembre 1994, nel momento della consegna ufficiale della Casa del Fanciullo da parte del Comune di Mosca alla Chiesa Ortodossa, il Patriarca di tutte le Russie Alessio II ci ha salutati e ringraziati con queste parole:

“Grazie a voi è venuta questa idea (della casa-famiglia): questo dimostra che uniti insieme cattolici e ortodossi possono fare tante cose belle”.

Adesso, ripercorrendo le varie tappe di questa esperienza, ci risuonano in modo nuovo i “sì” del Convegno di Stoccarda del 2007: il sì alla vita e alla dignità inviolabile della persona, alla solidarietà con i poveri e gli emarginati…

Questi ragazzi erano stati tolti dalla realtà dell’Istituto e questa casa-famiglia aveva rappresentato un riferimento importante per gli organi istituzionali e religiosi russi.

Era un’esperienza che nasceva da rapporti basati sull’amore scambievole, dal vivere alla luce della Sua Parola e mai ci sono parse così vere le parole del Card. Walter Kasper, pronunciate proprio a Stoccarda nel 2007:

“Penso che Dio abbia un sogno e voi ne siete parte. Dio non vuole una Chiesa nuova, ma un modo nuovo di essere Chiesa … Il Vangelo dà speranza e slancio e questo manca all’Europa”.

Essendo l’esperienza della casa-famiglia di Mosca strettamente legata alla spiritualità di San Leonardo Murialdo, in quegli anni l’Associazione “Murialdo” ha orientato tante sue energie al suo sostegno e Fratel Valeriano è sempre stato e continua a essere l’anima e la garanzia di questi rapporti. A lui si sono uniti negli anni tanti altri amici e appartenenti al Movimento dei Focolari sia in Italia che a Mosca.

Nell’ottobre 1994 il Vescovo Savva ha conosciuto alcuni focolarini dei Focolari di Mosca e la sua meraviglia è stata grande quando ha saputo che tra gli aderenti al Movimento c’erano molti ortodossi.

 

((Ci sono state tante persone che hanno pregato, offerto e lavorato per questo, alcune hanno raggiunto il Paradiso: in particolare ricordiamo Nino Miolo, Alice Borille e don Giancarlo Broetto. Parlando di loro si ripercorrono dei momenti significativi di questa esperienza.

Nino Miolo nei primi anni ’90 ha diretto un settore di un cantiere nell’ambito di una grande opera civile presso l’Università di Mosca e ciò si rivelerà provvidenziale per creare nuovi rapporti di collaborazione e per far arrivare a Mosca aiuti umanitari in una gara di solidarietà che coinvolse tanti.

I camion non partivano dall’Italia se non erano ben stipati: i materiali del cantiere non coprivano l’intera superficie dei TIR: ogni piccolo spazio libero veniva occupato per l’invio di materiali di prima necessità (una lavatrice, alimentari, stoviglie, attrezzature per fabbricare candele, vino …).

 

Inventò cento forme diverse per raccogliere aiuti, medicine, beni di prima necessità, coinvolgendo parrocchie, movimenti ecclesiali, gruppi giovanili.

Credeva nell’aiuto della Provvidenza e ogni ostacolo veniva superato. Così come quella volta che riuscì a trovare un chirurgo italiano disposto a eseguire un delicato intervento chirurgico a un bambino della Casa “Murialdo 2” che altrimenti rischiava la dialisi.

Diceva: “A Mosca mi attendono: vedere la gioia nei loro volti vi assicuro che mette in secondo piano tutto e i sacrifici non sono mai troppo grandi”.

Il Vescovo Savva in occasione dei suoi settant’anni le consegnò una pergamena con queste parole:

“Certificato vescovile di merito a Borille Alice per il suo giubileo, uno dei primi e più fedeli rappresentanti dell’Associazione ‘Murialdo’. Per ringraziarla per il suo lavoro ed esprimerle la nostra benedizione per l’instancabile impegno per la gloria della nostra santa Chiesa. Firmato da un ossequioso Savva, Vescono di Krasnagoski e Segretario del Patriarcato di Mosca. Mosca 16.6.2003”.

E’ venuta a mancare improvvisamente il 18 ottobre 2003, giorno di San Luca, l’apostolo dell’ecumenismo che unisce la Chiesa d’Occidente alla Chiesa d’Oriente.

 

La comunione della vita per le necessità concrete dei fratelli russi coinvolse con stupore varie realtà ecclesiali della Diocesi di Padova, Associazioni e Movimenti.

I Giovani per un Mondo Unito del Movimento dei Focolari, in collaborazione con l’Associazione “Murialdo”, con diverse iniziative nelle varie parrocchie e non solo (bancarelle di dolci e oggetti russi, lotterie, confezioni di regali natalizi presso un supermercato), hanno raccolto fondi per la Casa “Murialdo 2”, per famiglie russe in difficoltà e per varie realtà giovanili.

Nell’ottobre 1999, nell’ultimo giorno della sua permanenza a Mosca, Alice viene informata da Monica, pediatra focolarina, di una nuova necessità: l’ospedale in cui lavora mancava di farmaci indispensabili per la cura dei bambini.

Partì subito con il tipico entusiasmo dei giovani una raccolta di farmaci e di fondi da inviare a Mosca nel più breve tempro possibile.

 

Fin dai primi anni Padre Savva ha incontrato personalmente il nostro Vescovo di Padova, Monsignor Antonio Mattiazzo, in un rapporto di gioiosa fraternità.

Varie sono state le tappe ufficiali.

Dal 23 al 31 agosto 1999 l’Arcivescovo di Padova si è recato in Russia e in Ucraina invitato dal Vescovo Savva e dal Vescovo ucraino Jonafan, già vescovo di Sumy.

Così scriveva la “Difesa del Popolo”, settimanale diocesano, nell’agosto 1999 alla vigilia del viaggio:

“L’auspicio di questo viaggio è che la nostra Diocesi possa avviare nuove e fraterne relazioni con la Chiesa ortodossa di Russia e di Ucraina, nel corso di quell’evento di grazia che sarà il grande Giubileo del Duemila, tra le cui principali finalità sta proprio il cammino delle Chiese verso l’unità visibile”.

Dal 16 al 21 ottobre 2000 in occasione della festa di San Luca la Diocesi di Padova ha vissuto un’importante momento di unità tra rappresentanti delle Chiese cattolica, ortodossa e anglicana con il Congresso “San Luca Evangelista – Testimone per il 2000 della fede che unisce”. Il Vescovo Savva con tanta gioia ha partecipato con una delegazione.

Grazie all’Associazione Murialdo abbiamo continuato con più slancio questo cammino, iniziato nel 1991. Sono stati anni di intensi rapporti portati avanti da Alice, Nino, Valeriano, insieme a tanti del Murialdo e dell’Opera, anni di tanto lavoro e tanta gioia. A Mosca, anche i due focolari hanno sempre continuato a cercare occasioni di rapporto per far crescere ed alimentare questo legame.

A questi anni, ne sono seguiti altri di difficoltà e di grandi prove.

Nel 2000, la casa di accoglienza a Mosca, chiamata “Murialdo 2”, per ragazzi in difficoltà, venne chiusa.

Per questi motivi, i rapporti con Mosca si erano progressivamente allentati. Sono stati momenti dolorosi, ma non abbiamo mai avuto un attimo di dubbio nel continuare l’amicizia con il Vescovo Savva.

Sono passati così circa cinque anni di silenzio, interrotti solo da qualche telefonata per far giungere i nostri auguri di Pasqua e di Natale al Vescovo.

Nell’estate del 2008, il Vescovo Savva ci invita con tanto calore a Mosca e i rapporti riprendono. In occasione di questo viaggio gli assicuriamo che è sempre nei nostri cuori, che la nostra amicizia continuerà e si rafforzerà.

 

Avere a cuore, vivere e pregare per i passi – a volte anche faticosi – della Chiesa nel cammino dell’unità è una grazia particolare.

 

 

Sono questi i frutti di un rapporto che negli anni è andato approfondendosi nella condivisione di gioie e dolori, nel vivere l’uno per le difficoltà dell’altro in una comunione della vita che ci ha fatto superare insieme tante difficoltà: ci ha fatto comprendere e amare la sacralità delle reciproche tradizioni, in un incontro che va al di là della propria confessione e ci fa crescere nella nostra fede e nella scelta quotidiana di Dio.

Con stupore e gratitudine a Dio abbiamo compreso che questi rapporti di fraternità sono piccoli semi di resurrezione e possono, anche per vie a noi sconosciute, contribuire a rendere più unita e a ridare un’anima all’Europa.

Ci sono risuonate in maniera nuova le parole di Chiara Lubich a Ginevra nel 2002:

“Il tempo presente domanda a ciascuno di noi amore, unità, comunione, solidarietà. E chiama anche le Chiese a ricomporre l’unità lacerata da secoli. È questa la riforma che il Cielo ci chiede, è il primo necessario passo verso la fraternità universale con tutti gli altri uomini e donne del mondo”.




Gemellaggi ecumenici giovanili

Riportiamo qui l’intervista effettuata a don Giorgio Paolini della Diocesi di Pesaro sull’esperienza che da anni stanno facendo con i gemellaggi e meeting ecumenici giovanili.

L’intervista è apparsa sulla rivista Gen’s 1/2016 ed è stata curata da Maria do Sameiro Freitas

In occasione del Giubileo del 2000 tra alcuni sacerdoti della diocesi di Pesaro è nato il progetto di “Gemellaggi ecumenici tra parrocchie europee”. L’obiettivo era di attuare un rapporto di conoscenza, fraternità e collaborazione stabile con parrocchie non cattoliche, in modo da fondare l’impegno della Nuova Evangelizzazione sulla testimonianza dell’unità tra cristiani, in armonia con la preghiera di Gesù: «Che tutti siano uno, affinché il mondo creda». Abbiamo rivolto alcune domande a don Giorgio Paolini, sacerdote cattolico di Pesaro, e padre Niku Chiosa, sacerdote ortodosso di Resita (Romania), primi protagonisti di questa storia ecumenica che sta avendo un grande risvolto, con notevoli frutti.

Don Giorgio, come è nata questa esperienza?

Il vescovo mi aveva incaricato di lavorare nella Consulta diocesana per l’ecumenismo e il dialogo. Quando, ormai 15 anni fa, un mio amico sacerdote della vicina diocesi di Fano mi aveva proposto di stendere un progetto interdiocesano per promuovere gemellaggi ecumenici tra parrocchie europee, gli avevo detto di no. È stato un video di Chiara Lubich del ’96 a Londra, che delineava le prospettive di un “ecumeni- smo del popolo e della vita”, a farmi riflettere sulle potenzialità di una simile iniziativa. Ho ripreso allora i contatti con l’amico di Fano e mi sono lanciato con lui e altri amici sacerdoti nell’esperienza dei gemellaggi ecumenici.

La prima parrocchia con cui vi siete messi in contat- to è stata quella ortodossa di Padre Niku in Romania, vero?

L’allora segreta- rio del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE), don Aldo Giordano, ci ha aiutato a fare il primo passo, mettendoci in contatto con padre Dorel, sacerdote ortodosso della chiesa “cattedrale” di Resita, già collegato con un parroco cattolico di quella città, don Jozsef Pal. Lì ho incontrato Niku, allora cantore in quella chiesa, che, dopo aver trascorso qualche mese da noi in Italia, ha deciso di proseguire gli studi verso il sacerdozio. Con la benedizione del vescovo ortodosso del posto, in quella prima visita si è subito acceso un piccolo “fuoco” di fraternità, che ben presto ne ha accesi vari altri in Romania. Quel focherello si è successivamente di uso in altre parrocchie europee, sia anglicane, sia luterane, no a coinvolgere i vescovi delle rispettive diocesi.

Una delle collaborazioni, che si sono progressivamente sviluppate, è quella tra giovani della diocesi di Pesaro e giovani della Romania, sia cattolici che ortodossi. Abbiamo anche avviato alcune esperienze di camposcuola insieme, con la condivisione della Parola di Vita e della spiritualità dell’unità. Dopo i primi approcci un po’ titubanti, si sono creati rapporti di fraternità più continuativi e stabili confluiti in due mo- menti forti: il campo di Nata- le che facciamo in Romania e quello estivo che svolgiamo in Italia.

è stato il Meeting Ecumenico Giovanile. Come è iniziato?

È nato dall’amicizia con il responsabile del centro Giovanni Paolo II che ha sede a Montorso in Loreto, il quale ci ha proposto di fare un campo ecumenico con tutti i giovani contattati attraverso i gemellaggi ecumenici e non, per scambiarci le ricchezze delle rispettive Chiese di provenienza. Ora questa iniziativa è portata avanti autonomamente dall’équipe del suddetto centro giovanile Giovanni Paolo II.

Nel 2015 ha avuto luogo la VII edizione con la partecipa- zione di oltre 200 giovani ortodossi e greco-cattolici dalla Romania, luterani dalla Dani- marca e dalla Svezia, anglica- ni dall’Inghilterra e cattolici dall’Italia, in un’esperienza di fraternità tesa a trasformare i giovani in costruttori di unità evangelica nei loro ambienti.

C’è anche un e etto moltiplicatore di questa iniziativa. Ce lo vuole spiegare?

Sì, nasce anche un terzo cerchio, se così possiamo chiamarlo: la promo- zione della cultura del dialogo nel proprio territorio, sia in Romania che a Pesaro o nelle altre diocesi.

Ad esempio, in occasione del- la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2015, la parrocchia di Borgo Santa Maria ha ospitato una ventina di ragazzi rumeni della parrocchia con cui sono gemellati. Assieme ai giovani italiani del Meeting ecumenico, questi giovani ortodossi hanno in- contrato gli studenti di quattro licei della provincia di Pesaro e Urbino. In un mondo oppresso dalle guerre, dalle divisioni e dal terrorismo, questi ragazzi hanno voluto proporre e donare un messaggio di speranza e di gioia e testimoniare una nuova cultura: quella della relazione e dell’incontro che fa comprendere che nella diversità dell’altro si può scoprire una ricchezza che unisce e non divide. Dopo aver ascoltato le testimonianze dei giovani del Meeting ecumenico, gli studenti si sono divisi in gruppetti per approfondire la conoscenza reciproca ed è stato bello vedere come, nonostante la di coltà della lingua, i ragazzi si siano prodigati per riuscire a comunicare nel miglior modo possibile.

Padre Niku, lei è stato presente a questo incontro. Ci vuole dire una sua impressione?

Confermo che questi giorni di fraternità nel Signore, fatti di attenzione alla Parola, di preghiera rispettosa delle varie Chiese, di scambio di testimonianze di fede, di corresponsabilità fraterna nella conduzione delle varie attività programmate, aiutano i nostri giovani non solo a riscoprire e accrescere la loro fede, ma anche a farsi portatori dello “spirito di Lo- reto”, che è “spiritualità della Casa di Nazareth”, per favorire l’unità e la fraternità nei loro ambienti.

Mi auguro che il desiderio espresso in uno dei nostri incontri da un giovane anglicano – «Se stiamo così bene insieme, perché non siamo uniti?» – diventi per tutti uno stimolo a impegnarsi ancora di più per accelerare i tempi dell’unità tra i cristiani, in vi- sta di un mondo più unito.

E come vanno le cose a Resita?

A Resita, la Spiritualità dell’unità vissuta ha suscitato, molti anni fa, una “tradizione locale”: andare ogni sera dell’Ottava ecumenica di preghiera per l’unità dei cristiani in un’altra chiesa della città, sacerdoti e lai- ci di varie Chiese cristiane: ortodossi, romano-cattolici, greco-cattolici, luterani, riformati, per pregare e canta- re insieme e per arricchirsi a vicenda l’uno delle bellezze dell’altro. Lungo gli anni, il numero dei partecipanti a queste serate di preghiera è aumentato sempre di più.

Don Giorgio, dopo il momento iniziale di entusiasmo, si riesce ad andare avanti con la stessa dinamicità?

Dopo le intense esperienze di fraternità vissute nei campi viene naturale alimentare anche durante l’anno i rapporti tra noi, sia a livello personale che in piccoli gruppi. Il tutto culmina con il Meeting a Loreto che è frutto di questo cammino di fraternità, ma cur anche altri appuntamenti. Le di coltà evidentemente non mancano, sappiamo che il cammino ecumenico è in salita, e quando i problemi si a acciano amiamo pensarli come “segnali” che siamo nella via giusta. Ultimamente si sta aprendo ancora un altro capi- tolo: stanno nascendo significative collaborazioni anche con i nostri amici musulmani, per incrementare lo spirito del- la fraternità universale.

E lei, Padre Niku, cosa ne pensa?

Mi dà gioia particolare raccontare questa esperienza, perché sento che in tutti arde lo stesso fuoco per l’unità. Allora mi auguro che la fiamma accesa tra noi, per il contributo di tutti, possa diventare un incendio.

a cura di Maria do Sameiro Freitas