Gruppo emergenza terremoto, attività svolte

Sostegno alle aree del Centro Italia colpite dal terremoto del 2016

Resoconto delle attività realizzate con le donazioni

Per rispondere all’emergenza del terremoto di agosto e ottobre 2016 nel Lazio, in Umbria, Marche e Abruzzo, fin dai primi giorni sono arrivate tante donazioni attraverso i conti correnti predisposti da AMU ed AFN.

Questi aiuti economici rappresentano solo uno dei tanti modi, molte volte nascosti, con i quali si è concretizzata la gara di solidarietà che ha visto coinvolte tante persone del Movimento dei Focolari e loro amici per venire incontro alle necessità di chi ha perso tutto in questa situazione drammatica.

Si è cercato anche di stabilire una modalità di coordinamento e di conoscenza reciproca delle varie iniziative per aiutarci a mantenere alta l’attenzione e a “non dimenticare”.

Le donazioni sono costituite in gran parte da piccole somme provenienti direttamente da famiglie, persone private e da attività organizzate nelle varie comunità per raccogliere aiuti per questo scopo.

Linee di azione

E’ stata molto importante la possibilità di poter far confluire le donazioni attraverso AMU e AFN in quanto la loro competenza ed organizzazione ha permesso di gestire i fondi in modo efficace e allo stesso tempo di interfacciarsi in modo credibile e non episodico con gli enti coinvolti nella gestione dell’emergenza (comuni, Protezione Civile, Caritas).

Fin da subito si è cercato di indirizzare queste donazioni in interventi che da una parte rispondessero in maniera diretta alle necessità segnalate dalle persone colpite dal sisma e al tempo stesso potessero avere un’efficacia a lungo termine.

In queste azioni si sono potuto mettere “in rete” le capacità di più attori (AMU, AFN, AIPEC, B&F Foundation, Abbraccio Planetario, Architettura in Dialogo e le comunità del Movimento dei Focolari in Italia).

Quindi, accanto ad azioni di aiuto più puntuali per situazioni di necessità, si è individuato come obbiettivo principale il sostegno alle attività produttive danneggiate in vario modo dal terremoto. A questo progetto è stato dato il nome “RImPRESA”.

1. RImPRESA Aziende

L’azione di “RImPRESA Aziende” consiste nel fornire materie prime, macchinari e piccole infrastrutture provvisorie ad aziende e, dove possibile, rafforzare tra le aziende pratiche e processi virtuosi ispirati ai principi etici dell’economia civile favorendo il gemellaggio con altre imprese sul territorio nazionale.

A questa linea di progetto è stata assegnata circa metà delle donazioni arrivate.

D’accordo con la Protezione Civile, sono state individuate e visitate 40 piccole aziende nelle 4 regioni coinvolte; sono in corso le forniture di attrezzature e materiale a sostegno a circa 25 aziende agricole e artigianali, selezionate in base alle loro necessità; ci sarebbero naturalmente altre richieste, a cui non si è potuto rispondere con i fondi disponibili.

Coordinato da AMU e sostenuto da AIPEC, ha permesso efficaci contatti locali con le istituzioni.Molto apprezzato è stato il valore relazionale del rapporto di sostegno con le persone conosciute.

2. RImPRESAGAS

L’intento di “RImPRESA GAS” è di promuovere l’acquisto di prodotti dalle aziende colpite dal sisma attraverso la creazione di appositi Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) e favorendo la ripresa del turismo locale.

La gestione è a cura di Abbraccio Planetario, con il supporto di B&F Foundation di Ascoli. 

Attualmente le aziende che vendono prodotti attraverso questo canali sono 13; solo 2 di queste sono state sostenute anche attraverso RImPRESA Aziende;

E’ una linea di progetto che permetterebbe di continuare con un sostegno diffuso e a più lungo termine; sarebbe da incentivare aprendolo ad altre regioni italiane; i GAS potrebbero anche essere occasione di rapporto diretto con visite ai produttori o inviti a presentare i loro prodotti.

 

3. Operazionecontainer

Ad inizio anno, alcune famiglie ad Amatrice hanno chiesto la possibilità di un piccolo “container” in lameria per conservare quanto si è potuto recuperare dalla loro casa danneggiata dal terremoto e inagibile; questo anche in considerazione del fatto che i moduli abitativi temporanei, ancora in corso di costruzione, sono piuttosto piccoli (40 mq circa per famiglia).

Il 23 marzo 2017 sono stati consegnati 10 container ad altrettante famiglie di Amatrice, scelte in base alle indicazioni del parroco di Amatrice. E’ stato un aiuto molto apprezzato.

 

“Estate giovani 2017”:

In collaborazione alle attività che Caritas Italiana sta svolgendo ad Amatrice, è previsto un campo estivo di una settimana a fine agosto 2017 per animazione di bambini e ragazzi dei dintorni di Amatrice e in un centro di anziani. Queste attività saranno organizzate e coordinate direttamente dagli operatori Caritas, che provvederà anche alla sistemazione logistica dei volontari.

21 giugno 2017

emergenzaterremoto.italia@focolare.org

Progetti promossi da:




Mundialito e Festa dell’amicizia fra i Popoli per un mondo unito

Sabato 20 maggio e domenica 21 maggio hanno avuto luogo a Villa Verucchio, presso Rimini, due manifestazioni tuttavia espressione di un unico evento…

Sabato pomeriggio il Mundialito e domenica la “Festa dell’amicizia fra i Popoli per un mondo unito”: scopo dell’evento, creare accoglienza, inclusione, creare amicizia fra persone di diverse etnie e provenienze per condividere la vita nella stessa città di abitazione, costruire insieme brani di fraternità.

Al mundialito hanno partecipato 10 squadre di altrettante diverse nazioni: dal Marocco, alla Nigeria, l’Albania, il Senegal, la Romania, la Macedonia … : si sono esibite in un torneo di calcetto in due gironi, poi semifinali e finale il giorno dopo.

Coinvolta e partecipe al torneo anche la parrocchia del paese, in rappresentanza dell’Italia, con la presenza in squadra del giovane viceparroco.

Prima regola dichiarata giocare per divertirsi e rispettarsi reciprocamente, volersi bene: l’obiettivo, nello svolgersi delle gare, è stato ampiamente raggiunto.

Ha vinto l’Albania in una appassionata finale con la Macedonia.

Domenica, favorita anche dal bel tempo e un bel sole, la festa dei popoli all’aperto nella grande piazza principale del paese, con la nutrita partecipazione di componenti di 17 diverse nazionalità, fra cui l’India e la repubblica Dominicana.

La festa dell’Amicizia si è rivelata un successo travolgente di colori, suoni, gusti, con centinaia e centinaia di persone a riempire piazza Europa.

Bambini, anziani, giovani (tanti), famiglie intere di tante nazionalità nei costumi dai colori sgargianti dei propri paesi: tutti insieme hanno vissuto la città insieme ai Verucchiesi e agli italiani.

Le famiglie han preparato stand gastronomici con assaggi dei piatti tipici e di bevande del paese d’origine ed erano pure esposti tessuti e artigianato.

Tanti hanno collaborato e dato il proprio contributo per l’organizzazione, ma ciò che più colpiva era vedere come ci si aiutava a vicenda, nel prestarsi attrezzi, nel passarsi oggetti di servizio, come bicchieri, piatti, tovaglioli.

Un vero tripudio di gioia, con bambini, tanti, bianchi e neri, a giocare fra loro, un palco e una pista che ha accolto uno per volta i vari gruppi, nei loro tipici costumi, che si sono esibiti in canti, danze, recite e balli caratteristici dei propri paesi.

Anche i 20 ragazzi accolti a Verucchio con il progetto Sprar si sono esibiti e con loro alcune classi di bambini dell’istituto comprensivo Valle del Marecchia.

Davvero difficile raccontare il vissuto, certamente meglio rappresentato e visibile attraverso le foto che meglio esprimono quanto di bello, di gioioso, di fraterno si è visto e sperimentato, ma di sicuro una cosa si può dire: sembrava una festa di amici che si conoscono da sempre.

Fra gli intervenuti alcune autorità e la sindaco di Verucchio, che ha portato il benvenuto della città e della municipalità, premiando poi ad una ad una le squadre partecipanti al Mundialito con una medaglia per ogni giocatore e la coppa alla vincitrice Albania.

Hanno pure partecipato, sia attraverso un contributo organizzativo, che di sponsorizzazione, diverse associazioni del territorio, oltre alla straordinaria partecipazione della chiesa Rumena con Padre Marcian presente.

Un grande merito dell’evento così ben organizzato e riuscito a Giuseppe Malerba, che in veste di assessore ai servizi sociali del comune, ha profuso un impegno notevole sia nel mettere insieme lo staff organizzativo, sia nel coinvolgimento dei vari attori dei paesi stranieri rappresentati.

Ovviamente la comunità ha fornito il suo contributo concreto, la sua presenza attiva, il suo sostegno, la sua unità.

Se dovessimo dire cosa ha maggiormente caratterizzato la manifestazione, diremmo senza ombra di dubbio la bellezza e la gioia, frutto di un amore tangibile che contagiava tutti; dovremmo altresì aggiungere che un senso di soprannaturale ha unito i cuori facendo fare esperienza di una fraternità viva e senza ombre: considerando le varie etnie, le fedi diverse, i tanti musulmani, io credo che solo il “Cielo” poteva legare tutti come fratelli, tutti figli dell’Unico Padre.

La comunità del Movimento dei focolari di Rimini e Villa Verucchio

Puoi vedere maggiori immagini sul sito www.focolaremiliaromagna.org




Roma, il Villaggio per la Terra chiude con successo

Cinque giornate, 130 mila visitatori, due festival, grandi ospiti del mondo politico, culturale e scientifico; sport, ambiente, dialogo e cultura, hanno celebrato la Terra lanciando un messaggio di pace e impegno. 

 

Un grande successo di pubblico oltre le aspettative, con una stima di 130 mila visitatori che per cinque giorni hanno condiviso sport, musica, laboratori ed eventi in nome della tutela dell’ambiente e di tutto il patrimonio del pianeta. Così si conclude l’edizione 2017 del Villaggio per la Terra, organizzato da Earth Day Italia insieme al Movimento dei Focolari sulla terrazza del Pincio e al Galoppatoio di Villa Borghese a Roma

Un programma fitto di eventi e celebrazioni, incontri istituzionali, forum a tema, corsi, spettacoli con big della musica, attività sportive e un grande villaggio dedicato ai più piccoli con laboratori ludico-didattici. Il tutto unito dal fil rouge della tutela dell’ambiente, sull’onda dell’emergenza dei cambiamenti climatici e delle politiche mondiali, ma anche con un forte focus sull’emergenza dell’integrazione sociale, contro l’innalzamento dei muri che dividono, perché migrazioni e clima sono fenomeni fortemente collegati.

Al Villaggio per la Terra si è parlato di mobilità sostenibile, economia circolare e di economia di comunione con l’economista Stefano Zamagni. Un panel dedicato al fenomeno degli eco-profughi e uno al dialogo interreligioso sul clima, alla presenza di sette donne rappresentanti di diverse fedi religiose provenienti da tutto il mondo.

Durante l’evento si sono svolti gli Stati Generali dell’Ambiente per i Giovani, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con il MIUR, in cui gruppi di studenti hanno redatto un documento con le loro proposte che sarà presentato al G7 Ambiente al prossimo giugno a Bologna. Anche la Marcia per la Scienza del 22 aprile è passata per il Villaggio per la Terra, con la presenza di alcuni ricercatori e scienziati: tra gli altri il noto fisico Giorgio Parisi e il climatologo Riccardo Valentini, già premio Nobel per la pace. 

Il Villaggio è stato anche teatro di incontri tra istituzioni e cittadini in diverse giornate; sono stati infatti ospiti: il Segretario di Stato Vaticano cardinal Pietro Parolin; il Ministro per l’ambiente Gian Luca Galletti; il vice ministro per le politiche agricole Andrea Olivero; il ministro per la salute Beatrice Lorenzin; l’ex ministro Livia Turco; il sindaco di Roma Virginia Raggi, in visita privata; l’assessore alla sostenibilità ambientale del Comune di Roma Pinuccia Montanari.

Da ricordare tra i momenti più suggestivi l’ormai tradizionale Concerto per la Terra in occasione dell’Earth Day del 22 aprile, presentato da Fabrizio Frizzi, con Noemi, Sergio Sylvestre, Soul System, Zero Assoluto, Ron e La Scelta e il maestro Cacciapaglia, organizzato da Earth Day insieme a Urban Vision. Quest’edizione del concerto, che per la prima volta si è svolto sulla panoramica Terrazza del Pincio, è stata intitolata “Over the Wall – Mecenati della Bellezza”, perché si è deciso di sottolineare il rischio di perdere i patrimoni naturali del pianeta e culturali dell’umanità. Sull’onda di questo messaggio contrario a ogni muro, al Villaggio per la Terra si sono celebrati anche i 30 anni dell’Erasmus, simbolo della costruzione di ponti per tante generazioni di giovani che hanno creduto e credono nell’Europa. 

“Questo successo – ha dichiarato Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia – testimonia la crescente sensibilità ambientale della cittadinanza e la consapevolezza sempre più diffusa sull’urgenza di intervenire in modo diretto per la salvaguardia del Pianeta. Comincia a prender forma l’idea di un’azione collettiva che parte dal basso e si confronta con le istituzioni in modo critico e maturo sulla questione ambientale sulla quale l’umanità non può più permettersi di temporeggiare”.

“Il Villaggio per la Terra si rivela un modello vincente – ha commentato Antonia Testa, co-responsabile del Movimento dei Focolari di Roma – che permette di esprimere una cittadinanza nuova, è una città nella città, dove piccoli e grandi condividendo la Regola d’oro (fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te) hanno costruito rapporti autentici, si sono scambiati progetti realizzati e traguardi futuri.”

Fonte earthday.it

Leggi anche articolo sul sito focolare.org




La terra non esilia

Cambiamenti climatici, conflitti e migrazioni forzate:

il fenomeno degli ecoprofughi

Villaggio per la Terra, Galoppatoio di Villa Borghese Roma

25 aprile ore 11.00

Il nostro pianeta sta subendo in maniera sempre più chiara e veloce, un cambiamento non dovuto a fenomeni naturali. Gli effetti dei mutamenti climatici, come è noto, riguardano tutti. L’impatto, però, che hanno sui Paesi più poveri e sulle popolazioni più vulnerabili, è decisamente maggiore. Negli ultimi anni, proprio a causa di queste alterazioni e delle susseguenti drammatiche condizioni ambientali, sono aumentate le migrazioni forzate di intere fette di popolazioni nel mondo.

Non è certo facile quantificare il fenomeno degli esseri umani costretti a spostarsi a causa del cambiamento climatico. Secondo l’Internal Displacement Monitoring Agency, in ogni caso, gli individui oggi hanno il 60% di probabilità in più di essere forzati ad abbandonare la propria casa di quanto non ne avessero nel 1975. Si calcola poi che dal 2008 al 2014, oltre 157 milioni di persone abbiano dovuto spostarsi per eventi meteorologici estremi.

Le emergenze umanitarie causate da disastri naturali, molto spesso di naturale non hanno nulla. Un classico esempio è quanto sta avvenendo in Sud Sudan dove centinaia di migliaia di persone sono state colpite da carestia e oltre un milione costrette alla fuga nel periodo tra la fine del 2016 e inizio 2017. Come testimoniano molti fonti accreditate, alla base di tale fenomeno c’è l’impossibilità di allevatori, coltivatori, contadini, di occuparsi del bestiame e delle terre in quanto non accessibili per via del conflitto in corso tra truppe governative e ribelli, non per l’aridità del terreno.

Ci sono poi i casi del Delta del Niger dove a causa di sversamenti petroliferi dei pozzi gestiti da compagnie occidentali, intere fette di popolazione sono state costrette a lasciare le proprie case o sono morte; quelli legati al fenomeno del cosiddetto Land Grabbing (accaparramento della terra per interessi economici ad opera di Stati e multinazionali).

Esistono anche situazioni di conflitto, in apparenza estranee a motivi ambientali, che nascondono in realtà origini strettamente connesse ai cambiamenti climatici in atto.

Una drammatico caso è rappresentato dalla guerra in Siria. La crisi, nota come primavera siriana, esplode dopo quattro anni consecutivi di siccità che avevano trasformato i terreni agricoli in deserto e creato problemi gravissimi all’agricoltura e all’industria.

La ricorrenza della Giornata Mondiale della Terra 2017 offre l’occasione ideale per sollevare il dibattito su quanto siano indispensabili un cambiamento di mentalità globale, una coscientizzazione universale riguardo il tema dell’ambiente e una presa di posizione netta sulla questione dei profughi. L’approccio ormai indispensabile dovrà da un lato favorire in ogni modo misure atte a contenere eventi traumatici ambientali, dall’altro porsi il problema dell’accoglienza.

Earth Day Italia e il Movimento dei Focolari ritengono maturi i tempi per una riflessione seria sulle correlazioni tra disastri, eventi meteorologici estremi, sfruttamento della terra, cambiamenti climatici, guerre, e migrazioni forzate. Nella cornice della 5 giorni organizzata a Roma per festeggiare la Giornata Mondiale della Terra 2017, lanciano il  Forum LA TERRA NON ESILIA. Cambiamenti climatici, conflitti e Migrazioni Forzate: il fenomeno degli ecoprofughi, un primo momento di confronto tra varie realtà che si occupano a diverso titolo di ambiente e di migrazioni, nel tentativo di avviare una riflessione alla base di un percorso di sensibilizzazione e di azione.

“La battaglia per la conservazione dell’ambiente – ha dichiarato Pierluigi Sassi, Presidente di Earth Day Italia – non avrebbe senso se non fosse primariamente una lotta per l’uomo, in particolare l’uomo più fragile, più a rischio, quello che subisce drammaticamente sulla propria pelle gli effetti dei cambiamenti climatici. La nostra organizzazione ha fortemente voluto porre all’attenzione di tutti il tema degli ecoprofughi e ribadire che il modo migliore per celebrare la Giornata Mondiale della Terra è avere coscienza dei rischi che stiamo correndo e intraprendere azioni concrete personali e comuni perché il mondo sia più vivibile, a partire dalle popolazioni più vulnerabili”.

“Il fenomeno degli ecoprofughi – afferma Antonia Testa, co-responsabile del Movimento dei Focolari di Roma – penso richiami da vicino quanto Papa Francesco esprime quando parla di “ecologia integrale”, cioè l’importanza di riportare al centro dell’attenzione la persona. Ci si prende davvero cura del creato, dell’ambiente, se ci si prende cura degli uomini e delle donne che lo abitano, se la loro dignità viene difesa e promossa, sei i loro diritti fondamentali vengono riconosciuti. Lavorare in questa direzione vuol dire lavorare per la pace e questo, direi, è il modo più alto, più nobile di custodire la nostra Terra”.

Interverranno:

Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia WWF

Elisa Nucci, responsabile progetti esteri COMI (Cooperazione per il Mondo in Via di Sviluppo)

Vincenzo Buonomo, docente di diritto internazionale presso la Pontificia Università Lateranense

Cecilia Dall’Oglio, European Programs Coordinator, Global Catholic Climate Movement

Alessandra Morelli, Delegata per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)

Lorenzo Ciccarese, Responsabile dell’Area protezione degli habitat e delle specie – ISPRA

Modera: Luca Attanasio, giornalista.

Uff. Stampa:

Luca Attanasio, attaluca@gmail.com  3397751996;

Elena Coppola, press@romainmariapoli.org 3392184423;

Alessandro De Carolis, decarolisale@gmail.com 3358356271




Comunità Papa Giovanni XXIII – Via Crucis per le donne crocifisse

COMUNICATO STAMPA 5/4/17

Papa Francesco: «Partecipate alla via Crucis per le donne crocifisse»

Il Pontefice in udienza generale

«Saluto la Comunità Papa Giovanni XXIII e, mentre esorto a continuare l’opera in favore di ragazze sottratte alla prostituzione, invito i romani a partecipare alla Via Crucis per le donne crocifisse che avrà luogo venerdì 7 aprile alla Garbatella». Queste le parole di Papa Francesco, stamane, nel corso dell’udienza generale in Piazza San Pietro.

La Via Crucis per le donne crocifisse, giunta alla 3° edizione, è un evento, organizzato dalla Comunità di don Benzi, nato per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo al dramma delle donne vittima di tratta, rese schiave per il racket della prostituzione.

«Siamo grati al Santo Padre per le sue parole di incoraggiamento e l’invito a partecipare alla Via Crucis per le donne crocifisse — commenta Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII —. La Sua attenzione per questa piaga sociale ci incoraggia a proseguire con maggiore impegno la liberazione delle ragazze»

«Dinanzi al dramma della tratta e della prostituzione schiavizzata chiediamo alla società civile, alle istituzioni tutte, di unirsi a noi per la liberazione di tante giovanissime donne. Vengono violentate da coloro che pensano di avere il diritto di comprare il loro corpo di ragazze», spiega don Aldo Buonaiuto, ideatore e coordinatore dell’evento. «Il fenomeno della prostituzione di strada negli ultimi due anni è quadruplicato, anche a causa dei numerosi sbarchi — continua don Buonaiuto —. Lo Stato deve mettersi dalla parte di chi vuole liberare le donne schiavizzate e non da parte di chi le assoggetta, sfrutta e guadagna sui loro corpi».

L’appuntamento è fissato per venerdì 7 Aprile alle ore 19:00 presso il Ponte Spizzichino, zona Garbatella, per la partenza della simbolica Via Crucis di solidarietà e preghiera.

L’evento è patrocinato da molte realtà istituzionali, civili, associazioni religiose e vedrà la straordinaria presenza delle Fiamme Oro della Polizia di Stato, delle Fiamme Gialle, delle donne dell’Arma dei Carabinieri, della Gendarmeria Vaticana e dalle donne della Polizia Municipale. Insieme porteranno la Croce. Saranno anche presenti, portando la Croce, magistrati di Roma, il ministro degli esteri Angelino Alfano ed altre autorità.

Sito dell’evento: http://www.donnecrocifisse.it/
Ufficio stampa: Luca Luccitelli, 340.5475343

 
UFFICIO STAMPA Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

Via Argine 4 – 37045 LEGNAGO (VR)
tel. 0442 25174 – fax. 0442 25132
ufficiostampa@apg23.org
Responsabile: Luca Luccitelli, 340.5475343




L’Arte di amare: la crisi diventa opportunità di cambiamento

Viviamo in un tempo di crisi. Crisi in cui Papa Francesco legge “sfide e opportunità”. Di fatto non sono pochi i bagliori che gettano luce sul buio della paura e dello smarrimento diffuso che serpeggia nella società. Ma rischiano di non essere intercettati a causa di un’informazione sbilanciata sul negativo.

Ed è perciò che vogliamo dar spazio a quanto domenica scorsa ci hanno comunicato giovani e giovanissimi, al Centro regionale di formazione del Movimento dei Focolari della nostra città (a Bra in provincia di Cuneo) che non a caso porta il nome “Raggio di luce”. L’auditorium era gremito. Ricorreva il 9 anniversario della morte della fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, e si celebravano i 20 anni di vita del Centro. Sul palco sono proprio loro, giovani e giovanissimi che presentano, animano i canti, danno la loro testimonianza.

Crisi dei migranti? Tra le accuse, quella di rubare il lavoro agli italiani. Puó capitare che sia proprio un immigrato che procura un posto di lavoro e non di poco conto, ad un italiano. E’ quanto ha vissuto Gabriele di Ivrea. Era in cerca di lavoro e gli capita di incontrare un giovane amico bengalese arrivato anni fa in cerca di lavoro e che dopo tante difficoltà è riuscito a stabilirsi qui con la famiglia.

Venuto a sapere della sua ricerca infruttuosa, lo informa che il Console del Bangladesh sta cercando un italiano come assistente nello staff locale. Gabriele è ora segretario del Console, musulmano. Suo compito: far da ponte con le istituzioni italiane. L’amicizia si estende ai colleghi. Pranza con loro. Gli servono i pasti senza posate… C’è chi si premura di cercarle. “No no, voglio mangiare come voi…”. Colpisce  questa disponibilità… “Piccolissime cose che mi capitano ogni giorno.  Il mio impegno? Cercare di “entrare nell’altro” fare le cose concrete come l’altro le fa, entrare in una cultura completamente diversa”.

Crisi dei giovani? E’ la volta di Federica, sedicenne: “Chi,  volendo dare sempre il meglio di sé, non si è mai  trovato in difficoltà?  Volevamo trattare bene chi avevamo intorno, ma abbiamo risposto malamente, volevamo aiutare e invece siamo stati d’intralcio, volevamo dare ma è prevalso l’egoismo. Insieme ai  miei amici  abbiamo cercato uma soluzione”. Quale? Federica continua: “E’ più facile amare il prossimo sapendo che da qualche altra parte qualcuno sta cercando di fare lo stesso!”.

Nasce l’idea di stringere tra loro un “patto”.  Ognuno si  impegna ad essere costante. Funziona! Lo comunicano ad altri coetanei. Nasce l’idea di cercare qualche cosa che li aiutasse a ricordarsene ogni giorno: e cosi intrecciano braccialetti di spago bianco. Davvero un grande aiuto! Questa esperienza si diffonde. La comunicano dapprima  a tutti quelli che conoscono nella loro città, poi insieme si cimentano a scrivere un articolo. Lo pubblicano sul loro giornale: “Teen” che non solo è diffuso in tutta Italia, ma anche negli altri continenti!

Quale il segreto di queste esperienze? L’allenamento nel vivere l’arte forse piú difficile: l’arte di amare. Ne parla con grande incisivitá Chiara Lubich stessa, in una videoregistrazione.  “’Dio è amore’, esordisce: “vuole che noi siamo amare”. Come? Indica quattro punti.

1) “Amare come sé: l’altro sono io. L’altro ha fame? Io ho fame…. Se si ama con questo disinteresse l’altro non resta indifferente…”.

2) “Amare tutti. Quello che è bianco, nero, simpatico o meno… Tutti quelli che incontro durante il giorno”.

3) “Amare per primi senza aspettarsi niente dall’altro… E ancora: “Farsi uno con gli altri, farci l’altro, entrare nell’altro. Ne ho fatto esperienza:  sarà una rivoluzione!”.

Una rivoluzione che entra anche nelle istituzioni, nella política… In quella sala sono presenti anche  la sindaco Bruna Sibille, assessori e consiglieri comunali. Dal 2002 Chiara Lubich è cittadina onoraria. Bra è partecipe del progetto internazionale: Cittá per la fraternitá. Il “principio di fraternitá” è iscritto nello statuto stesso dell’amministrazione comunale.

Gesti di facciata? Le radici di questi sviluppi  risalgono agli anni ’70 quando un sacerdote inizia a vivere l’arte di amare, la spiritualitá di Chiara Lubich con un gruppo di ragazzi. Da adulti alcuni si troveranno a lavorare nell’amministrazione comunale. Ora altri ragazzi del Movimento sono impegnati a “colorare la cittá”, con mille iniziative di solidarietá, in collaborazione con le istituzioni…  ´”Si è tessuto cosi, a partire dai giovanissimi, il futuro ora presente: è in atto con numerose iniziative dalla scuola di pace, al parlamento dei ragazzi… Ma l’elenco sarebbe lungo.

Carla Cotignoli




Ispica, una città fraterna. La marcia per la pace unisce la città

L’8 gennaio scorso si è svolta un’iniziativa organizzata dalle associazioni e dai movimenti ecclesiali, riuniti nella Commissione delle aggregazioni laicali. Vi hanno partecipato anche i membri della comunità islamica Assalem, i giovani migranti ospiti del centro Sprar (centro di accoglienza per richiedenti asilo) e l’amministrazione comunale. E’ un momento pubblico, di testimonianza nella città, ma è anche, e soprattutto, occasione per costruire dialogo autentico e rapporti nuovi tra tutti gli organizzatori, tra i vari gruppi cattolici ed i musulmani.

La sera dell’8 gennaio, un grande striscione con la scritta “pace”, in diverse lingue, precede il corteo. Rosacarmen Lorefice, coordinatrice della Commissione, ha introdotto il tema: “Ci ritroviamo per manifestare “il nostro desiderio e il nostro impegno di una convivenza pacifica tra gli uomini. La pace sembra una utopia, una illusione: tanti popoli e tanti cittadini nel mondo ancora non godono della pace, della giustizia, di una terra sicura in cui abitare e di un adeguato sviluppo sostenibile.

Desideriamo unire le nostre forze per reinventare la pace che, nello spirito della Carta delle Nazioni Unite. Desideriamo concorrere alla missione di supportare i popoli “nel comprendersi vicendevolmente”.

Tutto questo ha un risvolto concreto, anche nella cittadina: “Desideriamo promuovere la vita della città come spazio di valori di una umanità nuova, nella quale la persona umana è chiamata oggi a essere “uomo/donna-mondo”, “persona-planetaria”.

Anche i musulmani hanno offerto la loro riflessione: Lo ha fatto la giovane Amal, dell’associazione Assalem, collegata alla comunità islamica:

“In nome di Allah il compassionevole ed il misericordioso.

La pace è la cosa più importante del mondo. Spesso provo a capire come mai ancora ai nostri giorni ci sono certe guerre, ma non sempre ci riesco perché alcune guerre hanno motivazioni che per me sono incomprensibili e soprattutto durano così a lungo che forse i veri motivi sono stati dimenticati.

Credo che noi siamo un Paese che vive in pace e dovremmo aiutare tutti quelli che hanno il diritto di vivere lontano dalle guerre.

Le differenze reali oggi non sono tra le razze o religioni, ma tra coloro che abbracciano la pace e coloro che vogliono distruggerla, tra chi guarda al futuro e chi si aggrappa ancora al passato, tra coloro che usano le armi e le persone che sono determinate a ripudiarle ….

La pace è la cosa fondamentale in assoluto e dobbiamo preservarla e mantenerla non solo per noi stessi ma anche per le future generazioni, per un mondo migliore.”

La marcia ha attraversato la città e si è conclusa davanti al municipio, Palazzo Bruno di Belmonte Lì, il sindaco, Pierenzo Muraglie, ha rivolto a tutti alcuni pensieri sulla pace: “Non esiste una guerra santa … Solo la pace è giusta e santa …. e la sua costruzione passa attraverso di noi, attori protagonisti nel dialogo tra popoli e culture diverse”. In piazza, il sacerdote, don Salvo Bella, assistente delle aggregazioni laicali, ha elevato una preghiera. Ed ha concluso: “Apri il cuore degli uomini al dialogo e sostieni l’impegno degli operatori di pace, perché sul ricorso alle armi prevalga il negoziato;effondi sui governanti di tutte le nazioni lo Spirito dell’unità e della concordia, dell’amore e della pace, perché risuonino in tutta la terra canti di fraternità e di pace”.

Anche i bambini hanno detto il loro desiderio di pace, lasciando l’impronta della mano su dei pannelli situati nella piazza.

Poi i presenti hanno ribadito il loro impegno a vivere per la pace, attraverso “l’arte del vivere insieme”: dieci punti che testimoniano pubblicamente il loro impegno nella città. Eccone alcuni:

Vogliamo impegnarci a dialogare con tutti, di qualsiasi nazionalità, etnia o religione, senza paura e senza diffidenza.
Fare il primo passo verso l’altro in modo disinteressato senza aspettarci nulla.
Formarci e formare le giovani generazioni all’arte del vivere insieme nelle scuole, nelle parrocchie e nelle comunità, e in tutti i luoghi di aggregazione civile, sociale e culturale.
Favorire occasioni di incontro e di conoscenza reciproca tra persone di origini e culture diverse.
Lavorare insieme affinché le città, con la partecipazione di tutti, divengano luoghi di solidarietà e di accoglienza per tutti, soprattutto per chi sta vivendo un disagio o è solo
L’ultimo atto è affidato ai ragazzi ospiti dello Sprar: i giovani migranti, arrivati in Italia spesso per sfuggire dalle guerre, alzano solennemente una grande bandiera della Pace. Sul suolo della piazza viene realizzata una grande colomba artisticamente scolpita.

Alla fine, un tunisino è andato al microfono, ringraziando Ispica per la sua accoglienza, che lui ha sperimentato in tutti questi anni in cui è vissuto nella città.

Anche questo, un segno di pace: una pace costruita ogni giorno, attraverso i comportamenti quotidiani. Nasce una città accogliente e solidale. Una città fraterna”.




“Fare sistema oltre l’accoglienza”, il Progetto continua . . .

https://youtu.be/SBVmLYU0Phc

Fonte: www.faresistemaoltrelaccoglienza.it

Le famiglie che accolgono: esperienze che fanno rete

17 famiglie in tutta Italia hanno fatto l’esperienza di accogliere un giovane migrante, per periodi brevi o lunghi, all’interno del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza. Vi raccontiamo quella di Grazia e della sua famiglia, proposta il 10 marzo a Loppiano (Fi), all’interno del workshop “Reti di famiglie e comunità solidali”.

“Abbiamo accolto per una settimana a casa nostra Rubel del Bangladesh, 18 anni, per permettergli di fare una prova di lavoro in un’azienda della Toscana, e sin da subito ha vissuto nella nostra famiglia con spontaneità e semplicità. A conclusione di questa esperienza possiamo dire che è stato più facile di quanto ci eravamo immaginati. Inizialmente, infatti, siamo stati assaliti da tanti timori e non è stato semplice uscire dall’influenza che i mass media hanno su tutti noi e che ci porta a vedere solo i lati negativi dell’accogliere un estraneo. Allo stesso tempo, erano mesi che, davanti alle immagini dei barconi che arrivavano sulle nostre coste, ci chiedevamo cosa potevamo fare. La decisione di accogliere Rubel è stata presa da tutta la famiglia insieme, eravamo felici di fare qualcosa di concreto.

Siamo stati accompagnati e supportati in vari modi sia prima, sia durante la permanenza di Rubel: dal tutore legale di Rubel e dall’educatore della comunità in cui Rubel era accolto, dall’equipe psico-sociale di AFNonlus, dalla comunità del nostro territorio, tra cui c’è anche un’amica musulmana che ci ha dato informazioni sulla religione e anche sui cibi da cucinare.

Con la collaborazione dei miei familiari, ho cercato di dedicarmi a Rubel, affinché si potesse sentire a suo agio nella nostra famiglia, tenendo conto che per lui era la prima esperienza di convivenza in un contesto familiare. I nostri figli lo hanno accolto con grande disinvoltura e lui si è subito ben integrato. Non ci siamo accorti di avere un ospite, ma un altro figlio.

Questi ragazzi hanno bisogno di orientamento e di un punto fermo. L’essere stati in balìa di tutto e di tutti, senza certezze e chissà con quali peripezie per arrivare in un paese e poi ripartire e raggiungerne un altro, li mette in una condizione di continua corsa e incertezza.

Abbiamo quindi cercato di rispettarlo, incoraggiarlo, accompagnarlo nel suo percorso senza imporre le nostre prospettive.

Insomma, è stata un’esperienza impegnativa per certi versi, allo stesso tempo siamo stati molto felici di aver colto questa opportunità di “vivere fuori di noi” e di aver partecipato concretamente al progetto Fare sistema oltre l’accoglienza.

Ci siamo salutati all’aeroporto entrambi commossi e da allora tutti i giorni Rubel mi manda un sms con scritto “Buongiorno zia come stai?” ed invia messaggini anche ai miei figli con foto e saluti. In realtà siamo noi a ringraziare Rubel, perché è entrato nella nostra famiglia con grande rispetto e ci siamo sentiti ben accolti da lui. È stata un’esperienza di accoglienza reciproca, molto importante per la nostra famiglia perché ci ha fatto sperimentare che insieme a tutti (la rete è infatti una potenza) il peso si alleggerisce e si acquisisce coraggio e libertà interiore.

Inoltre, di fronte al grosso problema dell’immigrazione, la cui risoluzione appare a tutti noi al di fuori della nostra portata, il progetto Fare sistema oltre l’accoglienza rende possibile la soluzione al problema più sfuggente che riguarda la seconda accoglienza verso chi, come noi, ha diritto di vivere una vita serena. La famiglia è sicuramente l’approdo migliore”.

Quella di Grazia è solo una delle molte esperienze di accoglienza che vedono protagoniste le famiglie e i ragazzi stranieri nell’ambito del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza. Sono, per i ragazzi, storie di riscatto, ma anche di solidarietà per le famiglie che hanno aperto le porte del cuore.




Terroristi? No, costruttori di pace

Nella moschea di Ravenna una giornata insieme fra ragazzi cristiani e musulmani. Dallo scetticismo all’amicizia

“Bologna 2 – Savignano 1; Savignano 2 – Cesena 4”. Sembrano le parole di un arbitro durante un torneo di ping-pong. Invece, no. Questa volta siamo nella moschea di Ravenna. Ad arbitrare la partita è Mustapha Toumi dalla Tunisia. Il gioco è un quiz: si tratta di rispondere in modo corretto a domande sulla Bibbia e sul Corano, i testi sacri rispetti- vamente della religione cristiana e di quella musulmana.

Inizia così la nostra giornata. Una domenica mattina, quando fa freddo e vorresti stare a dormire sotto le coperte, non possiamo disdire il nostro appuntamento: i giovani musulmani ci hanno invitato, vogliono conoscerci, sapere come viviamo, cosa possiamo fare insieme.

Tutto era iniziato quando l’imam Mustapha Soufi, neopresidente della moschea, aveva participato ad un incontro di presentazione del Progetto Living Peace Internazionale a Savignano. Ascoltando le esperienze dei Ragazzi per l’unità, era rimasto entuasiasta e ha voluto che le raccontassimo anche ai loro giovani nella moschea.

Ci prepariamo per non fare gaffe: le ragazze si coprono tutte il capo con foulard o sciarpe, entriamo silenziosamente in moschea sapendo di entrare in un luogo sacro, ci togliamo le scarpe come ci viene indicato. Le ragazze sul lato destro, i ragazzi sul lato sinistro ci disponiamo in cerchio per iniziare il nostro gioco.

Una giornata intensa, dove impariamo a conoscere i tempi arabi, meno vorticosi rispetto ai nostri. Eppure, se le differenze ci balzano subito dinanzi agli occhi, è più vero che torniamo a casa con la consapevolezza che i nostri nuovi amici non sono poi così tanto diversi da noi, anzi loro come noi vogliono vivere e costruire un mondo più unito.

Fonte: parte dell’articolo apparso sulla rivista Teens 01/2017 p.14-15




Insieme è più bello: Festa di Carnevale di Amatrice 18 febbraio 2017

Insieme è più bello, insieme si costruisce qualcosa di bello!

Iniziare con questa frase, per raccontare la festa di Carnevale di Amatrice, non è casuale ma esprime a pieno il desiderio che ha animato ognuno: bambini, adulti, anziani, associazioni, enti, movimenti, commercianti, animatori, tutti proprio tutti!

Insieme, aiutandosi reciprocamente!
La festa del 18 febbraio è iniziata già la mattina quando un’allegra truppa di bambini, giovani e adulti, si è messa all’opera per addobbare la sala mensa con palloncini variopinti, tovaglie colorate, coriandoli e stelle filanti.

Leggi tutto l’articolo

Fonte: dal sito https://costituiamo.wordpress.com/




Ispica e il dono per gli ultimi. le iniziative per Amatrice e la festa sociale

Una comunità in fermento. Per vivere una dimensione di “dono”.

Accade a Ispica, comune dell’estremo sud del Paese, in provincia di Ragusa. Qui comunità civile e comunità ecclesiale si “saldano”. Uniscono le forze per essere dono anche per gli altri.

Dopo il terremoto che ha colpito il Centro Italia, la comunità del Movimento dei Focolari si interroga: cosa si può fare per aiutare quelle popolazioni? La proposta di realizzare una serata per raccogliere dei fondi trova subito l’adesione di altre realtà cittadine. Aderiscono la comunità islamica (ben radicata nella cittadina) con l’associazione Assalem, il Centro anziani, associazioni culturali e sportive, i gruppi di protezione civile, i gruppi ecclesiali, ma anche i negozi, i ristoranti, i bar. Il gruppo degli organizzatori, alla fine, è formato da 29 realtà cittadine, segno di una vitalità e di una forte generosità della comunità di Ispica. Anche l’amministrazione comunale aderisce e dà il patrocinio.

Il programma è presto fatto: si organizzerà una serata con attività gastronomiche, culturali, artistiche, e ludiche. Il pezzo forte sarà la “pasta all’amatriciana” che sarà distribuita ai presenti. La degustazione permetterà di offrire il proprio contributo, che sarà interamente devoluto alle popolazioni di Amatrice e degli altri comuni che sono stati distrutti dal terremoto.

I giovani immigrati ospiti dei progetti Sprar esistenti in città si incaricano di distribuire 5000 volantini nelle case e nei locali pubblici. Lo fanno gratuitamente.

La sera precedente, nella piazza Dell’unità d’Italia, si montano i gazebo, per la vendita di dolci e salato, le tende della Protezione civile, si sistemano le reti per i campi di calcetto e di pallavolo. Le gen 3 (ragazze aderenti al Movimento dei Focolari) allestiscono un mercatino delle pulci, la comunità islamica prepara un proprio stand. Qui si vende un ottimo tè arabo alla menta servito in teiere e caraffe tipiche, assieme ad una fetta di torta fatta dalle mogli. La comunità islamica, a conclusione, ha devoluto tutto il guadagno senza trattenere nemmeno le spese!

Nel pomeriggio, la piazza si riempie, arrivano i bambini impegnati nei giochi, in serata gruppi di giovani e meno giovani sciamano verso la piazza. Più di 2.000 persone visitano gli stand, si fermano a consumare un piatto di pasta all’amatriciana o assaggiano le caldarroste.

La gioia e la soddisfazione è palpabile in tutti, amministratori compresi. A fine serata, il ricavato netto è di 2.526 euro. Quel guadagno è stato realizzato con il contributo di tutti, anche di persone appartenenti a schieramenti politici diversi e spesso fortemente ostili. L’iniziativa ha, in qualche modo ricostruito un tessuto di rapporti sociali condizionato, negli ultimi anni, da una politica litigiosa che nel 2013 aveva portato il Comune al dissesto finanziario.

La somma raccolta è stata inviata ad Amatrice. “Quando ci siamo recati in banca per effettuare il bonifico – racconta Angelo Barrotta, del Movimento dei Focolari – avremmo dovuto pagare sette euro. Il cassiere, vedendo il motivo di quel bonifico, ci ha detto: “I 7 euro li metto io”.

Quell’iniziativa avrà un seguito. Quei rapporti costruiti con la “malta cementizia” possono continuare. Tutti hanno il desiderio di organizzare altre iniziative. Si decide di guardare ai soli, agli ultimi, anche della propria città. Nasce così una serata conviviale realizzata subito dopo le festività natalizie. Questa volta, ad organizzare, sono soprattutto i giovani.

Si cercano i locali adatti, si cura l’allestimento e l’arredo, qualcuno si occupa della spesa e organizza il menu, si prepara la cena, si organizzano i gruppi per “servire ai tavoli”.

Gli invitati sono tutti, anche coloro che sono più soli e che rischiano l’emarginazione. La serata scorre via in un clima di festa: una cena, con pietanze prelibate e preparate con cura, poi la tombola per condividere anche un momento di spensieratezza. Non ci sono soldi sul “piatto”, solo tanti giochi e premi in regalo per i vincitori. Giocano tutti, anche chi non ha denaro. E più d’uno torna a casa dopo aver vinto un premio!

Uno degli organizzatori della serata alla fine esclama: “ Io non ho mai fatto niente del genere”!

“Volevamo – conclude Angelo Barrotta – tendere la mano a dei fratelli meno fortunati di noi, regalando loro una serata diversa, e continuare con queste persone un rapporto per loro vitale in quanto fonte di speranza. Per noi è stata una serata di pura donazione verso gli ultimi”.




Cosa possiamo fare per Amatrice?

13 febbraio 2017 Tamara Pastorelli
FONTE: Città Nuova

Dopo il terremoto, la condivisione può avvenire da gesti semplici. Da una tombolata fatta assieme alla festa di Carnevale per i bambini. Ma anche da un pool di estetiste e barbieri che si mettono al servizio delle persone. Un percorso avviato tra Roma e il luogo simbolo del sisma che ha colpito il Centro Italia.

Parliamo ancora di terremoto, anzi, del mondo della solidarietà e della condivisione scatenata dal sisma. Qualche giorno dopo l’evento infausto che ha distrutto Amatrice, Maria, calabrese trapiantata a Roma, riceve una telefonata da Mauro, un suo caro amico di Bologna che le chiede: cosa possiamo fare per la gente di Amatrice?

C’è senso di impotenza in quella domanda ma anche il desiderio di rendersi utile, anzi di più, di farsi vicino – prossimo, si direbbe, usando un linguaggio evangelico – a quella gente che ha vissuto e sta vivendo il dramma disumano della perdita di persone care, affetti, beni, storia, un paese intero.Maria condivide appieno lo stato d’animo di Mauro e, insieme, decidono di diffondere la loro proposta tra amici, colleghi di lavoro e familiari.

Quella voglia di impegnarsi diventa presto contagiosa e coinvolge anche associazioni romane, calabresi e locali.Questo gruppo di “volontari” dalle mille provenienze, si rimbocca le maniche e, per prima cosa, organizza una festa, una tombolata, come nella migliore tradizione, per brindare al nuovo anno, insieme ai cittadini di Amatrice.

Racconta Maria: «Nel cuore di ciascuno c’era prima di tutto il desiderio di rendersi “vicini” alla gente di Amatrice. Certamente, anche di solidarietà ma, come poi ci ha scritto un ragazzo presente alla festa, di “un altro tipo di solidarietà, che ci ha donato risate, spensieratezza, un po’ di felicità e due ore di stacco dai soliti pensieri!”».

L’esperienza, a quel punto, non può rimanere isolata: la tombolata ha creato rapporti, amicizie, voglia di non perdersi di vista, desiderio di collaborare tra forestieri e paesani, perdendo la categoria del volontario che viene da fuori e acquistando quelle della condivisione e della reciprocità.

Così, il primo gruppo di volontari si allarga e attira anche altri, un lungo elenco di realtà associative e non: Genitori in forma, la Protezione Civile del Lazio, Giranimazione, i Perditempo, Flora Fotografia, Associazione Nuove vie per Un Mondo Unito, Movimento dei Focolari di Roma, CostituiAMO, la Pro Loco di Amatrice e l’Alba dei piccoli passi, un’associazione nata proprio ad Amatrice, come segno di speranza e di rinascita.

E così, il 12 febbraio, questa solidarietà intrisa di leggerezza ha portato ad Amatrice la bellezza, quella che cura il corpo.

Un team di parrucchieri del Gruppo W. I. P. di Roma insieme a Rinaldo, acconciatore di Amatrice, si sono prestati per tagliare i capelli di tutti. Racconta Rinaldo:«Io nel terremoto ho perso non solo il negozio ma anche mio padre, da cui avevo imparato il mestiere. Lui a settant’anni stava sempre in negozio, questo lo faccio per lui, per ricominciare».

Tra gli artefici della giornata c’è anche Arianna, estetista e fondatrice dell’associazione l’Alba dei piccoli passi: «Potermi rendere utile mettendo a frutto il mio mestiere, facendo star bene i miei compaesani, fa stare bene anche me!».

L’appuntamento era per le dieci al Centro di Comunità S. Agostino, che in poco tempo si è trasformato in un salone di bellezza. Sono stati donati più di trenta tagli e pieghe per signora, quindici per uomo e molti trattamenti mani e viso.

Il lavoro di questa armata di collaboratori della leggerezza continuerà con altri appuntamenti, di cui il primo il 18 febbraio, con la festa di carnevale dedicata ai più piccoli: «Abbiamo raccolto quasi 200 costumi di carnevale,» racconta Maria «coinvolgendo tanti amici da tutta l’Italia. Abbiamo cercato di assecondare le richieste e i sogni dei bambini di Amatrice che hanno scelto il proprio costume. E sabato prossimo faremo festa con loro, una festa preparata insieme a loro. Perché la solidarietà condivisa è più bella e ha un altro sapore!».




Fare sistema oltre l’accoglienza: due storie

In questo video trovate due racconti di inserimenti lavorativi realizzati nell’ambito del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza: si tratta delle storie di Nicholas e Abdoulay che lavorano presso un ristorante e un panificio a Vittoria (RG)

 

http://www.amu-it.eu/2017/02/01/tutti-i-numeri-e-non-solo-del-progetto-fare-sistema-oltre-laccoglienza-parte-prima/?lang=it




Dopo le ultime scosse, i progetti continuano . . .


19 gennaio 2017 – Ultimi sviluppi del Progetto RImPRESA.

L’intenzione del progetto è quella di sostenere allevatori, agricoltori e apicoltori nella produzione e di sostenere invece i commercianti nella vendita dei prodotti con i gruppi di acquisto.

Le scosse di oggi ci hanno ancora di più reso consapevoli di non poter intervenire con la tempestività che vorremo e di non poterci sostituire alle istituzioni che hanno un iter burocratico abbastanza lungo.

Il principale problema ad oggi sembra non essere il terremoto quanto la neve e le basse temperature. I tubi si congelano, gli agnellini nati muoiono, il bestiame non ha riparo perché in alcune zone le tensostrutture per le stalle non sono ancora arrivate, i locali non ci sono, il fieno sotto la neve marcisce.. e le persone stanno perdendo fiducia.

Abbiamo stipulato un accordo con il COI di Amatrice e Accumuli (Centro Operativo Intercomunale) che è una struttura temporanea della Protezione Civile, con l’obiettivo di muoverci sui territori in modo legittimo e avere conferma dei reali bisogni delle aziende della zona.

Il primo evento di lancio dei GAS del 18 dicembre scorso a Grottaferrata è stato come un momento di famiglia fra chi sta aderendo al Gruppo di Acquisto Solidale e alcuni produttori e commercianti delle zone terremotate.

Fra le persone che abbiamo incontrato e con le quali stiamo valutando i primi interventi ci sono, ad esempio, alcuni ragazzi giovani di Arquata che vorrebbero costituirsi in associazione di produttori con l’obiettivo di preservare il territorio dall’abbandono ma le continue scosse e la situazione che non migliora porta molti a perdere la speranza. Questi ragazzi vorrebbero ricreare ad Arquata le condizioni favorevoli per un ambiente capace di ospitare una comunità, che susciti il desiderio di tornare a vivere ad Arquata a quanti stanno scegliendo di rimanere a vivere sulla costa. Quattro sono allevatori professionisti che lavorano le carni e coltivano patate e lenticchie. Altri due sono artigiani del legno e due sono apicoltori hobbisti. In questo momento li stiamo supportando nel percorso di costituirsi in associazione, ed elaborando un piano di intervento specifico da mettere a loro disposizione.

Siamo rimasti colpiti da un fornaio che con suo fratello ha perso il forno di famiglia. Uno dei più antichi forni di Arquata. Il lavoro di una vita. Ma nonostante questo emanava una luce così forte da non riuscire a spiegare. Ci ha detto con franchezza che se sopravvivi a 3 terremoti ci deve essere un motivo. Dopo le scosse è riuscito a tirare fuori dalle macerie 7 persone, 3 erano morte ma 4 erano vive. A distanza di due mesi non si spiega come davanti agli occhi ha le persone vive e su questa immagine sente che deve darsi da fare. Ci ha raccontato che, nonostante la tragedia che sta vivendo, vede intorno a sé anche tanto bene: da quando è sulla costa ha conosciuto tante persone, tanta solidarietà e associazioni disposte ad aiutare e sta imparando così tanto che gli sembra di aver vissuto 20 anni di esperienza di vita, in soli 2 mesi. Era contento perché era riuscito da poco a trovare lavoro presso un forno a San Benedetto del Tronto ma ha il desiderio di realizzare un bellissimo progetto vicino Arquata, forse un po’ ambizioso ma ci ha detto chiaramente che a lui non importa la riuscita perché sta avendo tanto ora dalla vita e gli basta anche così.

La prossima settimana torniamo ad Amatrice per conoscere altri agricoltori/allevatori e cercare di rispondere alle necessità minori, in collaborazione con la protezione civile.
I primi di febbraio saremo a Macerata e siamo inoltre in contatto con qualche azienda della zona di Norcia.
Si stanno inoltre delineando i prossimi due appuntamenti per i gruppi di acquisto, l’11 febbraio in via Spinola, Roma, e il 25 febbraio in zona Montesacro, Roma.
Una caratteristica bella che sta assumendo il progetto RImPRESA è quella di fare da connettore di aiuti provenienti da diverse fonti. Siamo contenti che il progetto non stia vivendo questa esperienza in solitaria perché stiamo sperimentando che trae forza nella misura in cui riesce a fare da perno anche per altre associazioni che hanno chiesto di partecipare agli aiuti con i loro contributi e le loro professionalità.

Stefania Nardelli




Abbiamo incominciato a pensare a chi era nel bisogno

Penne (PE) 19 gennaio 2017

Sembra di essere in guerra: ci sono VVFF, Carabinieri, GGFF, Carabinieri, Croce Rossa, protezione civile etc..

Ieri sera a cena abbiano avuto una famiglia di 6 persone i cui figli sono scout con D.: hanno la casa lesionata e dormono nella tensiostruttura allestita a Penne. La nostra famiglia si è allargata ed il nostro cuore anche.. Tra una tanica di benzina donata a chi era a corto col gruppo elettrogeno ed una spalata di neve in aiuto ai vicini di casa si sperimenta la FRATELLANZA. Siamo tutti sulla stessa barca.

Fino a ieri sera alle 18.00 eravamo tra quelli che stavano per chiedere aiuto.. Poi è tornata la luce ed abbiamo cominciato a pensare a chi era nel bisogno..

Verso le 24 ho riaccompagnato con mio figlio gli amici alla tensostruttura, visibilmente grati per qualche ora più spensierata. I ragazzi dai 3 ai 15 anni erano contenti e per mio figlio D. questa esperienza e’ stata meglio di 1000 prediche …

Alla fine della nostra vita non ci sarà chiesto se saremo stati credenti, ma credibili!

R. L.




Emergenza terremoto: notizie di giornata

Riportiamo alcune notizie arrivateci dalle zone del terremoto, dopo le ultime forti scosse di ieri 18 gennaio, ed una richiesta da parte della bottega solidale “Passamano”, allestita per le più urgenti necessità di abbigliamento.

“Anche io vi do alcune informazioni dal “fronte”. Le scosse di ieri, più che danni veri e propri,  hanno ravvivato nelle persone quell’ansia e quella paura che a quasi tre mesi dall’ultima grande scossa, si stavano attenuando. E in più in un contesto apocalittico di neve, come non se ne vedeva da anni, che ha reso tutto più complesso, anche l’istintivo scendere nelle piazze. Insomma è tornata “la grande paura” e i più vulnerabili sono i giovani e gli anziani.

Si sta lavorando insieme, in accordo con tante realtà associative e di volontariato, soprattutto nell’aiuto alle persone del territorio di Arquata (circa 1.500) che hanno dovuto in qualche modo traslocare temporaneamente in alloggi nel capoluogo o presso strutture ricettive della riviera.

Chiesa di Santa CroceRecentemente è stata allestita, per iniziativa della Caritas e del Movimento Diocesano del Movimento dei Focolari,  una bottega solidale presso la Chiesetta di S.Croce chiamata “Passamano”.  La bottega, aperta tre pomeriggi a settimana,  è operativa dal 6 gennaio e almeno fino a tutto marzo sarà a servizio esclusivo dei terremotati di Arquata. L’iniziativa ha avuto grande successo:  dal 6 gennaio sono stati distribuiti circa 1.500 articoli di abbigliamento a circa un centinaio di famiglie. Si tratta di capi nuovi che alcune aziende avevano donato per i terremotati a partire dal 24 agosto scorso.

interno s.croceLa forte richiesta, dovuta anche alle avverse condizioni atmosferiche,  sta esaurendo le scorte di abbigliamento, soprattutto scarponcini, giacconi e giacche a vento, per cui siamo proprio in queste ore impegnati a mandare richieste di aiuto ad aziende di produzione e commerciali. Se conoscete aziende di questo tipo disponibili a donare contattateci a info.emergenze@focolare.org e vi faremo avere la richiesta ufficiale dove sono riportati in modo dettagliato i bisogni e le modalità.

Come associazione B&F Foundation, oltre a collaborare attivamente al gruppo d’acquisto Rimpresa, siamo in rapporto con diversi piccoli produttori e allevatori della zona che cerchiamo di sostenere sia con aiuti economici diretti sia acquistando prodotti, sia cercando di capire le effettive esigenze di ciascuno. A questo proposito è ora possibile fare ciò che all’inizio non si riusciva a fare e cioè mettere insieme le offerte che arrivano con i bisogni delle persone. Per esempio proprio ieri, è stato possibile trovare per un piccolo allevatore che ha bisogno di un fuoristrada in quanto il suo è rimasto sotto le macerie,  un azienda di Lugo di Ravenna disponibile a donarne uno usato ma in buono stato: il fuoristrada arriverà presto”.




Sviluppo di progetti a sostegno delle comunità terremotate

Il nostro sostegno alle comunità terremotate continua con i progetti già avviati ed altri nuovi che potremmo avviare con il vostro contributo.

 

1 – Sostegno alle aziende

In seguito ai sismi di agosto e ottobre 2016 nel Lazio, in Umbria, Marche e Abruzzo, la situazione dei relativi territori si è rivelata drammatica. Al crollo delle case, alla perdita di vite, si è aggiunto il crollo delle piccole attività produttive, commerciali e turistiche o la perdita consistente dell’abituale clientela a causa dell’abbandono dei luoghi di vita ordinaria.

Molte famiglie hanno perso i locali dove svolgevano la loro attività o i macchinari necessari per il proprio lavoro o le materie prime per allevare gli animali. Molte merci sono rimaste stoccate nei magazzini senza poter arrivare alla loro destinazione finale, con gravi perdite di clientela. In diverse situazioni gli stessi lavoratori delle aziende danneggiate non hanno potuto riprendere il proprio posto di lavoro perché hanno dovuto allontanarsi, avendo perso la casa, o perché le aziende hanno dovuto forzatamente spostare la propria sede.

Il progetto RImPRESA vuole offrire un sostegno alle famiglie colpite dai terremoti, supportando la ripresa delle piccole attività produttive, dal punto di vista commerciale e logistico, ma anche relazionale e di prossimità.

Si lavorerà con le aziende dei territori lungo la via Salaria, nell’area tra Amatrice ed Ascoli Piceno, nella Val Nerina e nell’Abruzzo Ulteriore.
Si tratta di zone rurali, la cui economia è basata prevalentemente sull’agricoltura e sull’allevamento ovino e bovino, la cui clientela era costituita dalla popolazione stessa e dai flussi turistici estivi e dei fine settimana. Al momento molte di queste attività produttive, commerciali e turistiche sono impraticabili ed è pertanto necessario creare anche un bacino di utenza e di consumo fuori dalle aree colpite dal terremoto, affinché le aziende non siano costrette alla chiusura.

Il progetto si compone di due azioni complementari:

  • Fornire alle aziende materie prime, macchinari e piccole infrastrutture provvisorie, laddove possibile, rafforzare tra le aziende pratiche e processi virtuosi ispirati ai principi etici dell’economia civile favorendo il gemellaggio con altre imprese sul territorio nazionale;
  • Promuovere l’acquisto di prodotti dalle aziende colpite e la ripresa del turismo locale appena possibile, nello spirito dell’economia di comunione ove all’aspetto commerciale è strettamente legato quello umano, sociale, di relazione
  • L’indirizzo mail a cui rivolgersi per maggiori informazioni è: rimpresa@focolare.org

2 – Invio di aiuti economici attraverso i conti AMU-AFN:

Causale: Emergenza Terremoto Italia

Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU)
IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434

presso Banca Popolare Etica  Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D

Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN)

IBAN: IT55 K033 5901 6001 0000 0001 060

presso Banca Prossima Codice SWIFT/BIC: BCITITMX

I contributi versati sui due conti correnti con questa causale verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN. Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali.
I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus, fino al 10% del reddito e con il limite di € 70.000,00 annuali, ad esclusione delle donazioni effettuate in contanti.

Progetto-rimpresa-favore-delle-imprese-cRimpresaolpite-dal-sisma/




Come moltiplicare ed estendere il valore dei nostri auguri

Per molti è ormai un’abitudine consolidata, soprattutto a Natale: lo spirito di questa ricorrenza ci porta a condividere qualcosa di noi con persone più svantaggiate in ogni parte del mondo, non solo attraverso il proprio singolo contributo ma coinvolgendo amici e parenti. Come? Ecco qualche idea.

ORGANIZZARE UNA CENA DI BENEFICENZA. È quello che stanno facendo, ad esempio, gli amici della provincia di Frosinone, che stanno preparando una cena a favore delle famiglie siriane sfollate per la guerra. “Il dolore – dicono – non fa distinzioni fra italiani e stranieri, ma ci unisce come fratelli di un un’unica famiglia.”

METTERE A DISPOSIZIONE I PROPRI TALENTI. Come Vincenzo Lamagna, compositore musicale italiano che vive e lavora a Londra: ha voluto donare la sua musica per aiutare Amatrice e la gente colpita dai recenti terremoti nel Centro Italia. Vincenzo dà la possibilità di acquistare la sua singola composizione (Requiem for Amatrice) a partire da 1 £.
Tutte le indicazioni a questo link: Requiem

I MERCATINI: ecco dove trovare i nostri.

Poche cose evocano l’atmosfera delle feste come i mercatini natalizi: vivaci e chiassosi si aprono nelle nostre città portando colori, suoni e odori inconfondibili. Passeggiando fra le bancarelle non è raro incontrare vecchi amici o intavolare lunghe conversazioni con perfetti estranei. Come tutti i mercati, anche quelli natalizi sono luoghi di scambio, ma con qualcosa in più che li rende speciali.

Alcuni ci riguardano direttamente perché ad organizzarli sono gruppi di amici e sostenitori dell’AMU. Mercatini diversi tra loro ma accomunati dallo stesso obiettivo: quello di condividere la gioia del Natale con chi si trova in necessità, che sia vicino a noi o dall’altra parte del mondo.

Dall’8 all’11 dicembre troveremo a Pignataro Maggiore (CE) il mercatino organizzato dall’Associazione Insieme per l’Unità dei Popoli. Saranno messi in vendita prodotti provenienti dalle zone del Centro Italia colpite dal terremoto. L’orario è dalle 17 alle 22 e l’appuntamento si ripete dal 16 al 18 dicembre e poi dal 23 dicembre all’8 gennaio.

Il 10 dicembre il gruppo AMU di Scarlino (GR) allestirà una bancarella in piazza Agresti, davanti alla Coop di Scarlino Scalo. In vendita biancheria per la casa e maglieria, tutta confezionata dalle volontarie del gruppo. Il ricavato andrà a beneficio dei terremotati.

Dal 20 al 21 dicembre a Trieste, in piazza Sant’Antonio, come negli anni scorsi saranno messi in vendita oggetti di artigianato palestinese. I proventi del mercatino saranno destinati in parte per aiutare famiglie palestinesi in difficoltà e in parte per i progetti in Burundi sostenuti dalla sede AMU di Trieste.

E se pensassimo semplicemente di regalare a qualcuno una donazione per un progetto a suo nome?

Scegli un progetto e regala il tuo contributo ad una persona speciale! Con un solo gesto avrai fatto gli auguri a lei, e insieme avrete donato i vostri auguri ad altre persone più lontane.

Hai altre idee da condividere o vuoi una mano per realizzare un evento di solidarietà? Contatta il nostro ufficio!
Per informazioni: Giuliana Sampugnaro

Sito: AMU Associazione Mondo Unito
sostenitori@amu-it.eu tel 06-94792170




Catania, l’arcivescovo e l’imam insieme per la città

Appuntamento al popolare supermercato a pochi metri dalla Plaja. Un abbraccio amichevole e poi via, a fare la spesa insieme con tanto di carrelli e mantellina da volontari nella Giornata nazionale della colletta alimentare. L’arcivescovo metropolita di Catania, Salvatore Gristina, e l’Imam della Moschea della Misericordia di Catania (la più grande dell’Isola), Kheit Abdelhafid, stamattina hanno fatto incetta di cibi non deperibili, anche per neonati, da destinare ai più bisognosi. Insieme, per sconfiggere la povertà nel segno della fratellanza religiosa. “Sono particolarmente lieto quest’anno di essere insieme ai carissimi amici della comunità musulmana” – ha detto Gristina- “Catania è davvero una bella realtà dove abbiamo organizzato tanti momenti in comune; questo è particolarmente significativo. Immaginiamo se tutti i credenti, cristiani o musulmani, prendessero questa strada? Cosa potrebbe accadere di grande?”. Per l’Imam Abdelhafid “questa è una delle tante iniziative di volontariato che stiamo facendo, insieme, nella nostra città per chi ha bisogno di aiuto. Questo è il dovere di tutti e basta anche poco per partecipare alla vita sociale”. Oggi, inoltre, una decina di giovani della Moschea hanno partecipato da volontari alla Colletta in un altro grande centro commerciale alle porte della città. “È stato un gesto di integrazione e aiuto per tutti; un modo eccellente per festeggiare i nostri 20 anni di attività”, ha detto il direttore dell’ Associazione Banco Alimentare Onlus con sede a Catania, Domenico Messina. Il Banco Alimentare della Sicilia onlus e il Banco Alimentare della Sicilia Occidentale aiutano 222.192 persone attraverso le 785 strutture caritative convenzionate. Di queste 17.070 sono bambini di 0-5 anni, 187.365 sono persone dai sei ai 65 anni, 17.757 gli over 65. Numeri che si traducono in persone che troppo spesso non hanno le risorse economiche per poter fare giornalmente la spesa e nutrirsi adeguatamente.

Fonte:  http://palermo.repubblica.it

(testo e foto di Rosa Maria Di Natale).




Insieme per Amatrice

A Ispica, nel ragusano, un’iniziativa a favore dei terremotati, diventa un’occasione importante per la rinascita del senso sociale e dell’appartenenza al territorio

Non ci ha lasciato indifferenti il terremoto dell’Italia Centrale dello scorso 24 agosto 2016, e così ci siamo interrogati su cosa fare. Le immagini viste in tv a volte paralizzavano, ma l’esempio e le notizie che ci arrivavano da tante altre comunità locali del Movimento dei Focolari che si erano attivate ci hanno suscitato alcune idee per contribuire anche noi ad alleviare le sofferenze di migliaia di persone vittime del terremoto. In un incontro di comunità ci siamo detti che potevamo incontrarci tra noi e invitare i nostri amici: un piatto all’amatriciana avrebbe allietato il momento di famiglia ed il contributo economico libero della serata sarebbe andato ai terremotati.

Questa l’idea di partenza. Poi, tra una proposta e l’altra, nella ricerca del luogo, ma anche nel passaparola ad amici e parenti, aderiscono a quest’idea via via gruppi di persone, ma anche la Caritas cittadina, associazioni culturali e sportive, piccole e medie imprese, la chiesa locale, la comunità islamica, ecc., ed anche il sindaco e l’amministrazione comunale, ben contenta di aderire e di patrocinare l’iniziativa. tutti-insiemeProviamo così a scrivere una bozza di progetto da condividere. Giorno dopo giorno le adesioni raggiungono 29 realtà.La data è per il 30 ottobre, così lavoriamo alacremente alle autorizzazioni.

Angelo del nostro gruppo viene indicato all’unanimità come coordinatore del Comitato cittadino e responsabile giuridico per le autorizzazioni. Tessiamo rapporti, sosteniamo i ragazzi a preparare il loro gazebo, c’è chi presta i locali del proprio studio professionale per gli incontri, chi si dàda fare in quanto amministratore al Comune, chi semplicemente si prodiga affinché tutto sia fatto bene e nella legalità, chi prega ed offre. Purtroppo il meteo nei giorni immediatamente il 30 ottobre non depone favorevolmente, così si decide di spostare la manifestazione alla domenica successiva, 6 novembre.

Per far questo ci diciamo tra noi che occorre stavolta aggiungere una forte azione di comunicazione. Così 5 mila volantini vengono distribuiti dagli immigrati del progetto SPRAR in città. Questi ragazzi normalmente fanno volantinaggio venendo retribuiti per questo lavoro da supermercati e negozi, ma per le persone colpite dal terremoto lo fanno gratis: è il loro modo di contribuire.

La sera precedente cominciamo a montare nella piazza principale della città i vari gazebo, la rete per il campo di pallavolo e calcetto, le tende delle due associazioni di Protezione civile, i gazebi del dolce e del salato, della pasta all’amatriciana, il mercatino delle pulci a cura dei ragazzi, lo stand della comunità islamica, e via dicendo.

gazeboLa piazza si riempie, il pomeriggio vede giocare i bambini, la tiepida serata favorisce il fluire della gente, i parroci a fine omelia invitano a partecipare: erano 10 anni che la piazza non si colorava di così tante realtà insieme! Gli amici della comunità islamica hanno anche il loro organizzato e ordinatissimo gazebo, il più bello, dove vendono un ottimo tè arabo alla menta servito in teiere e caraffe tipiche, assieme ad una fetta di torta fatta dalle loro mogli. Sono stati gli unici a non chiedere soldi o materiale vario al comitato organizzativo e hanno devoluto tutto il guadagno senza trattenere niente per le spese fatte.

Più di 2.000 persone transitano a vedere gli stand, ma anche a fermarsi a consumare un piatto di pasta all’amatriciana o le castagne arrostite. La gioia e la soddisfazione è palpabile in tutti, amministratori compresi. A fine serata insieme si rompono i salvadanai dei vari gazebo: 2.361 euro il ricavato netto, ma il guadagno più grande è aver ricostruito un tessuto di rapporti sociali condizionato negli ultimi anni da una politica litigiosa che nel 2013 aveva portato il Comune al dissesto finanziario.

Tanti i commenti positivi che ci siamo scambiati. Si parlava di un bel momento di integrazione tra il mondo arabo e quello nativo del posto; è cresciuto il senso di fare rete, in termini di qualità di rapporti, non solo tra istituzioni e associazioni varie, ma anche tra generazioni diverse; positivo il coinvolgimento diffuso della cittadinanza.

Il nostro sindaco, che aveva parlato col suo collega di Amatrice annunciandogli la manifestazione, si recherà prima di Natale con un gruppo di volontari nella città colpita dal terremoto per consegnare il ricavato.

Per dare continuità a quanto fatto finora, da una parte abbiamo subito chiamato il responsabile della Comunità islamica per vivere prossimamente insieme una giornata di fraternità e dall’altra abbiamo pensato di coinvolgere gli amici di Insieme per Amatrice per allestire una cena che vuol essere una festa per i più poveri e soli della città da fare nel periodo natalizio, con un metodo che coinvolga gli stessi poveri ed emarginati fin dall’inizio, per renderli protagonisti ovvero farla insieme.

Da ultimo sentiamo che la città ha ritrovato germi di speranza che lasciano intravedere luci oltre il buio sociale, economico e politico che comunque ci troviamo a vivere.




Non sarà un impegno breve

Il racconto di un sacerdote dai luoghi del terremoto. Il numero ingente degli sfollati richiede interventi efficaci e rapidi.

In questi giorni stiamo vivendo tutti una nuova esperienza riguardo al terremoto che sta da mesi colpendo le nostre terre. Ad ogni nuova scossa viviamo nell’apprensione e si allarga la zona di risentimento, con ingenti danni alle strutture e alle case. 

don-paoloUn fenomeno che ci coinvolge sempre più direttamente, sia perché nell’entroterra ci sono sempre più case, chiese e strutture inagibili, sia perché sulla costa si è chiamati a dare ospitalità ad un numero crescente di sfollati, ospitati in strutture, hotel o in famiglie. 

Un impegno duplice: quello della prevenzione e della messa in sicurezza da un lato, e quello dell’accoglienza e dell’assistenza dall’altro. 

Come si sa, a Porto S. Elpidio, presso il camping Holiday, è stato istituito un centro operativo della Protezione civile per questa parte della zona costiera. In città sono ospitate oltre 1000 persone, famiglie intere con bambini e anziani, che da alcuni giorni hanno trovato accoglienza nei tre camping della città e negli hotel. Tutto questo prima della forte scossa di domenica. Sono persone di Ussita, Castel Sant’Angelo sul Nera, Visso, ecc… che erano state colpite dalle precedenti due scosse. In pochi giorni attraverso il centro di accoglienza sono transitate oltre 3000 persone, reindirizzate in altre strutture, a Civitanova Marche e lungo tutta la nostra costa. Purtroppo, a seguito della scossa di domenica la situazione si è improvvisamente aggravata, con un progressivo esodo dai paesi dell’interno, come Camerino, San Severino, Tolentino, ecc… per citare solo i maggiori. 

aiuto-ai-terremotatiSubito si è attivata una rete di solidarietà, anche se ancora in modo molto spontaneo, e pian piano si sta cercando di capire cosa possiamo fare e cosa serve davvero. 

Personalmente, sono stato più volte (ogni giorno) nel centro di accoglienza presso l’Holiday, rispondendo ad alcune richieste concrete espresse anche dal sindaco. Inoltre è giunta la richiesta da parte di un Camping, “La Risacca”, di cose molte concrete da reperire per i 280 sfollati accolti dal camping. Abbiamo pensato di dare una risposta immediata acquistando il necessario, attingendo al fondo diocesano che avevamo raccolto per il terremoto e che non avevamo ancora versato in quanto attendavamo di poterci incontrare e mettere insieme ancora alcuni contributi di alcuni gruppi che mancavano. 

Questo per far fronte alle primissime necessità, in quanto gli aiuti tramite la Protezione civile erano ancora insufficienti. Già nei giorni successivi si è registrata una maggiore organizzazione. Inoltre, in vari luoghi si è attivata una raccolta di indumenti e generi di prima necessità. La Caritas diocesana e quella regionale, presente anche quella Ambrosiana (di Milano) si sono trovate per fare il punto della situazione e capire come muoversi in concreto nei giorni successivi.
Il direttore del camping “La risacca”, anch’egli presente, ha ringraziato per il contributo concreto dato dal Movimento dei Focolari in tale circostanza. Molti di noi sono impegnati su più fronti. Penso ai tanti parroci che hanno tutte le chiese inagibili (d. Samuel, fra Andrea) o solo alcune (d. Sandro, d. Pierluigi, Leandro…) e quelle comunità dove oltre le chiese anche le strutture parrocchiali sono state lesionate (come Corridonia). Penso a Donatella che in questi giorni ospita i suoceri sfollati da Tolentino, e chissà quanti altri casi simili. Da domani anche noi sacerdoti di Porto Sant’Elpidio ospiteremo il parroco di Ussita e Castel Sant’Angelo, per permettergli di stare vicino alla sua comunità sfollata. Anche lui ha perso chiese e casa parrocchiale, o meglio un intero paese. Ieri, infatti, dopo aver consegnato il mio ultimo carico al camping, ho conosciuto la tabaccaia di Ussita. Subito mi è venuto di ricordare i campiscuola e le uscite che tutti noi penso abbiamo fatto in quei luoghi. Lei, con grande dignità mi ha detto: «Lo sai che tutto questo non c’è più». Lo sapevo, ma sentirlo dire con chiarezza e lucidità da lei è stato un tuffo al cuore. E mi ha detto che anche il paesaggio è cambiato, perfino il Monte Bove. Credo che ancora facciamo fatica a comprendere i cambiamenti che questo terremoto sta imponendo alle nostre vite e a quelle di tanti. 

Queste dunque alcune prime esperienze. 

aiuto-terremotatiCerto, in queste ore, tutti ci stiamo chiedendo: cosa possiamo fare in concreto e quale contributo possiamo dare come Movimento? Si sente l’urgenza di fare qualcosa. Dunque, ecco alcune indicazioni condivise anche nella riunione di oggi con la Caritas. 

Come prima cosa, occorre informarsi su cosa serve davvero. Sembra scontato, ma non lo è, in quanto in questi primi giorni c’è anche una mancanza di informazioni (le notizie arrivano a fatica e spesso non attraverso canali ufficiali) e ciò è comprensibile, perché si è impegnati su una prima accoglienza e la situazione è in continua evoluzione. Quindi occorre fare la fatica di chiedere direttamente alla Protezione civile del proprio paese, o alla Caritas, o se si conoscono le strutture di accoglienza, a qualcuno del posto. 

Agire in modo concreto e, possibilmente, mettendosi insieme. Occorrerà ancora qualche giorno, superata la prima emergenza, per capire quali progetti si potranno attivare in ogni zona più a lungo termine, per l’animazione dei bambini o il sostegno agli anziani, l’aiuto scolastico, ecc… Anche qui il consiglio è di verificarlo sul proprio territorio. 

In questa prima fase, è da evitare l’azione isolata o invadente, per non intralciare i soccorsi e soprattutto per permettere il consolidarsi dell’organizzazione di chi è chiamato a farsene carico. Ho potuto constatare come la presenza a volte di troppi volontari può essere anche controproducente. Inoltre, il coordinamento sta passando direttamente alla Protezione civile nazionale e questo richiede una maggiore attenzione.

La Caritas nazionale e quella regionale inoltre hanno garantito il loro contributo e presto, dopo una prima fase di raccolta delle informazioni e di comprensione dei bisogni, saranno attivati progetti mirati di aiuto. 

La consapevolezza è che non sarà una cosa breve, e che anche la ricostruzione richiederà tempo e pazienza. Viviamo un tempo speciale che ci chiede uno sforzo di carità e di perseveranza, come ricordato dal messaggio del Vescovo di oggi: «Vi incoraggio a perseverare perché nella fragilità dell’esistenza e delle strutture risplenda la compattezza di una Chiesa di pietre vive, che siamo noi».

Altra esperienza:

http://www.cittanuova.it/c/458159/Le_caprette_di_Marco_e_Jessica.html

 

 




Stare insieme ci fa bene

Prime ipotesi di intervento a favore della popolazione del Centro Italia colpita dal terremoto

A quasi due mesi di distanza dal terremoto che ha colpito il centro Italia, siamo andati ad Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto per incontrare referenti di associazioni locali, operatori tecnici, rappresentanti delle istituzioni e gente del posto, per capire insieme come intervenire in loro aiuto e rispondere alle donazioni che da ogni parte del mondo ci arrivano per questa emergenza.
Oltre alla ricostruzione delle case di cui già si stanno occupando le istituzioni, ci sono altre necessità per le quali gli abitanti di questi Comuni chiedono un sostegno: il bisogno di riaggregarsi, di ritrovare il senso della condivisione e rimanere uniti nel territorio che di generazione in generazione ha costruito la loro storia. Perché la gente di qui non viveva solo di turismo estivo, ma anche di arrivi nel fine settimana quando, tra un pranzo, un caffè e passeggiate negli angoli di un paesaggio boschivo meraviglioso, ci si raccontava come andava. “Stare insieme ci fa bene” ci dicono don Cesare, Paolo, Vinicio, Francesco, Monica, Domenico, Manuela, Michele…

Avere un luogo comune di ritrovo; fornire orientamento e supporto tecnico per la presentazione delle domane di accesso ai fondi per la ricostruzione, in collaborazione con i centri operativi dei Comuni; mettere in rete le aziende locali e favorire l’acquisto dei loro prodotti anche con il supporto dei gruppi d’acquisto solidale; svolgere attività ricreative e sociali per giovani e meno giovani: queste le ipotesi di intervento che stiamo valutando.
(a cura di Giuliana Sampugnaro)

Sorgente: STARE INSIEME CI FA BENE – AMU




Associazione Città Fraterna – Genova

Città Fraterna è una Associazione Onlus, con sede Operativa a Genova Sestri Ponente e iscritta all’ Albo Regionale Ligure delle associazioni di Volontariato. Si occupa di raccogliere e distribuire generi alimentari a favore di persone disoccupate o in difficoltà economica.

DEPLIANT CITTA FRATERNA – GENOVA

PER SAPERNE DI PIU’

ASSOCIAZIONE CITTA’ FRATERNA

 




Giovani e cultura alla scoperta della città

La partecipazione motore di una cittadinanza attiva

Giovani e cultura alla scoperta della città – Moreno Orazi, Architetto coordinatore Cantiere Oberdan, Spoleto (Italia)

Sono nato nella verdeggiante Umbria, terra natale di S. Benedetto e S. Francesco. Sono felicemente sposato, ho due figli e vivo a Spoleto. Dal 1982 esercito la professione di architetto presso la Abaco, società che opera nel campo della progettazione e nella pianificazione territoriale ed urbanistica, di cui sono cofondatore.

Dal 1994 ho partecipato alla redazione di programmi integrati economici e urbanistici per la riqualificazione urbana e territoriale. Attualmente sono impegnato, tra l’altro, in progetti di ricostruzione nei territori aquilani colpiti dal terremoto del 2009. Mi sono occupato anche dei linguaggi artistici e delle estetiche contemporanee, perché nella civiltà delle immagini le arti visuali occupano una posizione centrale nel sistema della comunicazione.

La famiglia è il bene più prezioso che possiedo. Le esperienze che considero più significative nella mia formazione umana e culturale sono quelle sviluppate in comunità. Concepisco il rapporto con gli altri in modo attivo e scambievole. Sento il diritto/dovere di fare fino in fondo la mia parte, di apprezzare l’apporto degli altri e di concorrere con le mie idee e con il mio impegno al loro progredire.

Negli anni ’80 ho animato insieme a una decina di amici un circolo culturale dell’A.R.C.I., un’associazione collegata al Partito Comunista Italiano che ha rappresentato un’esperienza sociale, culturale e politica fondamentale nella mia formazione umana e civile.

Il mio rapporto col Movimento risale al 1994 ed è dovuto all’amicizia di Elio e Letizia, due focolarini sposati. Sono qui perché ho risposto all’invito di partecipare ad uno dei primi congressi del “Dialogo con persone di convinzioni non religiose”. Il resto è venuto da se.

Sono stato incaricato dall’Erica, Associazione collegata al Movimento dei Focolari, di coordinare le attività del Cantiere Oberdan, spazio aggregativo gestito da quattro associazioni laiche. È una specie di “oratorio” (circolo) laico. Proprio per il mio approccio laico alla vita e, al tempo stesso, per l’adesione al Movimento e la condivisione dei valori etici e spirituali del Carisma dell’Unità, sono stato designato come coordinatore dell’iniziativa.

Il Cantiere Oberdan è uno spazio polifunzionale dedicato ai giovani: in questi anni è stato frequentato da compagnie teatrali amatoriali e gruppi musicali informali. Vi si svolgono eventi nell’ambito del famoso festival dei Due Mondi di Spoleto dedicato al Teatro d’Avanguardia. Vi si tengono corsi di musica, danza africana, Yoga ed educazione alimentare. Il Cantiere ha come scopo la promozione del lavoro creativo dei giovani; il confronto e la collaborazione tra soggetti associativi diversi nella gestione di uno spazio comune al servizio della vita culturale cittadina, vista comune strumento di elevazione e di crescita civile; realizziamo progetti educativi rivolti alle scuole, finalizzati alla conoscenza di problematiche sociali scottanti attraverso il coinvolgimento diretto di insegnanti, alunni e studenti.

Il primo di questi progetti, dal titolo emblematico “La città siamo noi” aveva come oggetto proprio la conoscenza della città come luogo fisico organizzato e come spazio relazionale che costruisce l’identità della persona e determina la qualità delle relazioni sociali.

Il Cantiere si propone di contrastare l’atomizzazione delle comunità urbane. Nello spazio disperso della città contemporanea conduciamo una vita nomade che indebolisce la coesione sociale, generando solitudine, sofferenze psichiche e comportamenti devianti.

La Rete supplisce in qualche modo al senso di solitudine, ma non può sostituirsi al bisogno delle persone del contatto umano diretto.

Come architetto durante questi anni, con i miei colleghi di studio, abbiamo restaurato diversi edifici storici di Spoleto, ad esempio la Biblioteca municipale, il Teatro Comunale, la Sede del Comune ed abbiamo voluto illuminare le buie pareti del passaggio sotterraneo che collega la parte bassa della città con quella alta, riproducendo i colori della natura, per rendere più gioioso il passaggio dei nostri cittadini e visitatori.

La mia famiglia negli anni della mia prima infanzia viveva in condizioni di estrema indigenza. Da bambino e poi nella adolescenza, a scuola ed in altri ambienti sociali ho subito molte mortificazioni a causa della povertà che si palesava attraverso il modo di esprimermi, di vestire, nelle amicizie, nella casa dove abitavo, fredda scarna e disadorna.

Questo mio vivere tra gli ultimi, essere stato io stesso uno di questi ultimi, non me lo sono mai dimenticato in tutte le circostanze della mia vita, nel mio lavoro, nella famiglia, nei rapporti di amicizia ed in quelli di vicinato.

Quando vedo le sofferenze dei profughi e le difficoltà degli extracomunitari, sulla strade della mia città, sento una grande vicinanza, mi vedo, in un certo senso, rispecchiato in loro.

Cerco di manifestare concretamente la mia solidarietà verso le persone che vivono ai margini ricorrendo a piccoli gesti umanamente molto intensi (con un cenno di saluto, pagando qualche bolletta, con gesti concreti di accoglienza). Tengo un comportamento rispettoso nei confronti delle maestranze operaie nei cantieri che conduco, nel condominio cerco di stabilire buoni rapporti di vicinato, nello studio tecnico divido alla pari con i miei colleghi i frutti del lavoro comune e nel mio rapporto con i committenti cerco di soddisfare le loro richieste evitando di imporre il mio punto di vista. Stiamo facendo fronte alla crisi grave che travaglia il settore edilizio e che ha determinato una forte contrazione del lavoro ridividendo in modo paritario le esigue entrate tra tutti, indipendentemente dalla condizione lavorativa e dal ruolo professionale, cercando di garantire comunque un minimo stipendio senza procedere a licenziare nessuno.

So che è poco, davvero troppo poco. Sicuramente non salverò il mondo come pensavo quando, dopo aver letto il Manifesto del Partito Comunista di Carlo Marx, diventai seduta stante comunista, ma così facendo penso di onorare la dignità degli altri e la mia. Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Il comandamento dell’Amore è la soglia limite della mia adesione al cristianesimo, un cristianesimo etico ed immanente.

Moreno Orazi

Fonte:OnCity: reti di luci per abitare il pianeta