#agendamigrazioni L’adesione dei Focolari

Giovedì 8 febbraio sono state presentate delle proposte per una nuova agenda sulle migrazioni in Italia.

La crisi dei migranti che attraversa oggi l’Europa mette in luce una profondala crisi dei valori comuni su cui l’Unione si dice fondata, e la questione delle migrazioni sembra essere diventata un banco di prova importante delle politiche europee e nazionali.

Per questo, gli enti cristiani impegnati a vario titolo nell’ambito delle migrazioni sentono la necessità di aprire uno spazio di confronto in cui dare voce alle esigenze di convivenza civile e di giustizia sociale che individuano come prioritarie, per il bene di tanti uomini e donne di cui si impegnano a promuovere i diritti e la dignità.

Durante la conferenza stampa i rappresentanti degli enti firmatari hanno presentato il documento sottoscritto e l’agenda dei punti sulle migrazioni, su cui chiamano ad esprimersi i diversi schieramenti politici che si presentano al prossimo appuntamento elettorale. A questo link le adesioni che continuano a crescere. 

E’ possibile sottoscrivere il documento inviando una e-mail a:

agendamigrazioni@gmail.com

#agendamigrazioni

Il documento entra nel dettaglio di questioni conosciute molto bene dagli “enti cristiani” impegnati, in modo diverso, nell’ambito delle migrazioni.

Sono sette i punti offerti ad un esigente confronto pubblico:

Riforma della legge sulla cittadinanza
Da troppi anni il nostro Paese non adegua la sua legislazione sull’acquisizione della cittadinanza al mutato contesto sociale e troppi cittadini di fatto non sono riconosciuti tali dall’ordinamento. Varare un provvedimento che sani queste contraddizioni non è più rimandabile.

Nuove modalità di ingresso in Italia
Serve un nuovo quadro giuridico per accogliere quanti arrivano nel nostro Paese senza costringerli a chiedere asilo. A fronte di flussi migratori che gli esperti definiscono sempre più come misti, creare una divisione politica tra richiedenti asilo e “migranti economici” è difficile, anacronistico e inefficace. Bisogna andare oltre. Viene chiesta una rapida riattivazione dei canali ordinari di ingresso che ormai da anni sono pressoché completamente chiusi, con l’inevitabile conseguenza di favorire gli ingressi e la permanenza irregolari. Per entrare in Italia secondo la legge servono modalità più flessibili e decisamente più efficienti, a cominciare da un immediato ritorno del decreto flussi, per arrivare fino a proposte più ampie e organiche di modifica del testo unico sull’immigrazione: permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione, attività d’intermediazione tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri non comunitari e reintroduzione del sistema dello sponsor (sistema a chiamata diretta).

Regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati”
Gli stranieri irregolari, seguendo i modelli di Spagna e Germania, dovrebbero avere la possibilità di essere regolarizzati su base individuale, qualora dimostrino di avere un lavoro, di avere legami familiari comprovati oppure di non avere più relazioni col Paese d’origine. Si tratterebbe di un permesso di soggiorno per comprovata integrazione, rinnovabile anche in caso di perdita del posto di lavoro alle condizioni già previste per il “permesso attesa occupazione”. Infine, il permesso di soggiorno per richiesta di asilo si potrebbe trasformare in permesso di soggiorno per comprovata integrazione anche nel caso del richiedente asilo diniegato in via definitiva che abbia svolto un percorso fruttuoso di formazione e di integrazione.

Abrogazione del reato di clandestinità
Il reato di immigrazione clandestina, che è ingiusto, inefficace e controproducente, è ancora in vigore: va cancellato al più presto, abrogando l’articolo 10-bis del decreto legislativo 26 luglio 1998, n. 286.

Ampliamento della rete Sprar
Lo squilibrio a favore dei Cas, i Centri di Accoglienza Straordinaria, è ancora troppo forte e a risentirne è la qualità dell’accoglienza. L’obiettivo deve essere riunificare nello Sprar l’intero sistema, che deve tornare sotto un effettivo controllo pubblico, prevedere l’inserimento dell’accoglienza tra le ordinarie funzioni amministrative degli enti locali e aumentare in maniera sostanziale e rapida il numero di posti totali.

Valorizzazione e diffusione delle buone pratiche
Siamo ormai da tempo sommersi da casi di cattiva accoglienza. Esistono, sono purtroppo numerosi e non bisogna mai smettere di denunciarli con forza e rapidità, senza il minimo timore. C’è però anche un’altra faccia dell’accoglienza dei migranti, meno esposta e ben più positiva. Va raccontata il più possibile, proprio attraverso un osservatorio capace di individuare e diffondere le buone pratiche, affinché vengano il più possibile replicate.

Effettiva partecipazione alla vita democratica
Si prevede l’elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative a favore degli stranieri titolari del permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo.

Don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della Carità di Milano ha messo in evidenza il contenuto di questa iniziativa con la campagna “Ero straniero” che ha presentato una proposta di legge popolare in materia di migrazioni la quale resta all’attenzione e alla volontà del prossimo Parlamento che verrà eletto il 4 marzo. Il dibattito con i giornalisti è stato preceduto dagli interventi dei rappresentanti delle associazioni promotrici dell’agenda (Acli, Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, Associazione Papa Giovanni XXIII, Azione Cattolica, Centro Astalli, Centro Missionario Francescano Onlus (Ordine dei Frati Minori Conventuali), CNCA, Comboniani, Comunità Sant’Egidio, Conferenza Istituti Missionari Italiani, F.C.E.I., Federazione Salesiani per il Sociale, Fondazione Casa della carità, Fondazione Somaschi, GiOC – Gioventù Operaia Cristiana, Istituto Sturzo, Movimento dei Focolari Italia, Paxchristi, U.I.S.G.). Prossimo incontro e confronto pubblico previsto a Milano il prossimo 20 febbraio.

Vedi anche Articolo su Città Nuova




Benevento, integrazione e solidarietà nelle nostre città

Il 4 gennaio 2018, al Centro Mariapoli Pace di Benevento, si è svolta la giornata di dialogo e condivisione con i poveri, coinvolgendo diverse Associazioni caritative della città. Giornata  voluta fortemente dall’ Arcivescovo Mons. Felice Accrocca  e con la partecipazione dell’Imam di Benevento Mustapha Ghafir e del Pastore evangelico Roberto Sferruzzo.

Un fermento di iniziative e di partecipazione generosa ha caratterizzato inizialmente la preparazione del “Pranzo di fraternità”, con donazioni spontanee di idee e di risorse da parte di aziende e di singoli cittadini.

Solenne è stato poi l’arrivo al Centro, il giorno 4,  di un centinaio di cittadini indigenti trasportati gratuitamente dal pullman della Mazzone Viaggi,  accolti con calore ed entusiasmo  e resi protagonisti di un momento conviviale arricchito da manifestazioni artistiche, canti, poesie, molti dei quali recitati dagli stessi ospiti.

Il pranzo è stato aperto alle ore 13 dall’intervento del Vicario Don Franco Iampietro che ha portato il saluto del Vescovo, impossibilitato ad essere presente per l’improvvisa dipartita del vescovo emerito di Benevento S.E. Mons. Sprovieri, sottolineando la necessità di vivere questi momenti di integrazione e di solidarietà  con slancio e amore concreto.

Erano presenti ospiti della Caritas, di alcune Associazioni operanti nel territorio e un buon numero di immigrati, famiglie intere con i loro bambini che hanno potuto sperimentare quanto sia costruttiva la dimensione di fraternità vissuta in un rapporto di ascolto e rispetto vicendevole.

Il personale tutto del Centro era felice e  una delle lavoratrici vestita da “Befana” ha consegnato a ciascuno dei presenti un piccolo dono.

Commovente alle ore 16, sia per chi restava sia per chi ritornava in città, la partenza: gli occhi di tutti esprimevano dolore e gioia: dolore per la presa di coscienza di quanto sia difficile ancora  realizzare una vera uguaglianza tra tutti, gioia per aver donato e partecipato ad  un momento di sentita condivisione a tanti cittadini in difficoltà.

Il pomeriggio poi dopo le 18  nella sala del Centro, un momento di riflessione sul tema: “Le sfide della povertà nella società di oggi” con Luigino Bruni.  Una relazione non accademica  ma intessuta di esperienza concreta e che sottolineava  il valore, nell’esperienza vissuta in quella significativa giornata, della presenza condivisa di cattolici, musulmani, evangelici, persone senza convinzioni religiose, nella sola prospettiva di un mondo unito e in pace.

Significative le esperienze donate dalla Dr.ssa Lidia Corticelli della Comunità dei Focolari di San Severo (Puglia) e dal Dr. Francesco Salomone, responsabile delle Sentinelle della carità operante in Benevento.

Vari momenti artistici  coordinatati dalla Dr.ssa Liliana Taddeo  e offerti  da tre giovani (Giovanni Longobardi alla tastiera, Marco Cocule al clarinetto, Marta Cioffi al violino) hanno sottolineato con il linguaggio musicale la bellezza dell’intera giornata.

Alla fine dell’incontro si è avanzata la proposta avanzata di dar vita presso il Centro la Pace ad un “Tavolo per i poveri” con la partecipazione di tutte le Associazioni laiche e religiose della città, al fine di unire gli sforzi e coordinare quelle iniziative future che sarà necessario prendere. Unanime il consenso alla proposta da parte  dei partecipanti e dei responsabili di comunità religiose e associazioni presenti.

In allegato l’articolo apparso sulla Gazzetta Benevento




Frammenti di solidarietà dei piccoli e non solo

Flash di vita evangelica da un gruppo di bambini e ragazzi di varie città del Lazio.

Calza della befana

“È stato bello aiutare le persone che sono in carcere donando loro le calze della befana per i loro figli”, racconta una ragazza di Latina. “Anche se noi non siamo potuti entrare nel carcere, è stato bello conoscere il cappellano che li aiuta. Sono stata molto contenta, vorrei continuare questa esperienza dove e quando c’è bisogno”.  Questa attività è stata proposta da un’educatrice e subito ha suscitato entusiasmo e collaborazione. In un laboratorio gioioso e fantasioso, gli adulti hanno insegnato a bambini e ragazzi a cucire le calze con stoffa riciclata, riempite poi con caramelle, giocattoli e dolci.

Fagotto per i più poveri

In dicembre, un gruppo di bambine e ragazzine di Gaeta sono state in una casa famiglia a Terracina a portare i regali per Natale. Ognuna di loro ha messo in comune i propri giocattoli e altro in buono stato. “Bello il momento in cui hanno consegnato i regali sperimentando la gioia del dare”, racconta la loro assistente. “Portare i doni ai bambini senza genitori è stato come portarli a Gesù bambino nella capanna”, ha invece detto una di loro. Di ritorno i genitori vedendo i figli felici hanno ringraziato per la possibilità di fare esperienze così importanti. La stessa iniziativa è stata fatta a Nettuno dove i bambini hanno portato il loro “fagotto” in una casa famiglia di Anzio. A Frosinone il “fagotto” dei piccoli è stato utilizzato per una tombolata di beneficenza per le adozioni a distanza.

La fabbrica di cioccolato

Nel mese di novembre, c’è stato un pomeriggio speciale per un gruppo di ragazzi di Latina che hanno organizzato una gita alla fabbrica di cioccolato di Norma insieme ai bambini del Centro di prima accoglienza di Velletri. 50 tra bambini e famiglie hanno toccato con mano la provvidenza arrivata per pagare pullman e ingresso. Grande gioia di tutti, non solo per aver mangiato tanta cioccolata, ma perché i ragazzi del posto hanno dato ai bambini immigrati la possibilità di integrarsi e di trovare nuovi amici.

 




Pietra viva onlus, le vie dei colori

Rivitalizzare il territorio attraverso la consapevolezza di essere parte della famiglia umana. L’esperienza di “Pietra viva” a Casavatore.

A Casavatore, nel nord di Napoli, in particolare nella frazione Parco delle Acacie, il contesto è molto difficile e la densità abitativa al primo posto nelle classifiche europee. Qui alcuni anni fa, un gruppo di persone ha cominciato ad attivarsi e a sperimentare una nuova forma di solidarietà e socialità.

Le iniziative avviate anche in collaborazione con il Centro Servizi Volontariato, hanno avuto come risultato la forza di  tessere una rete di relazioni sociali tra gli abitanti del luogo, le scuole, le Istituzioni locali e la parrocchia, animando ed aggregando un territorio caratterizzato da individualismo e indifferenza.

Le innumerevoli azioni solidali rivolte all’infanzia disagiata, all’emarginazione, all’accoglienza dei meno abbienti, un’attenzione all’ambiente e alla sanità, hanno dato vita all’associazione di volontariato “Pietra viva”, che in seguito ha acquisito presso il Registro della Regione Campania l’iscrizione come Onlus.

E’ così che è nata anche l’attività di un laboratorio, la “sartoria solidale”, presso il Centro Polifunzionale Parrocchiale:  alcune sarte volontarie mettono a disposizione il loro tempo libero e la loro esperienza lavorativa. Dai proventi delle varie attività della sartoria, si rinnovano dal 2013  cinque sostegni a distanza che supportano tramite AFNonlus bambini di Paesi diversi: Vietnam, Serbia, Repubblica Democratica del Congo, Giordania, Repubblica Dominicana. Un modo per abbracciare  il mondo intero! Gli aiuti garantiscono ai bambini i beni primari: alimenti, medicinali, vestiario, istruzione e la possibilità  di crescere, studiare e migliorare la loro condizione, liberandosi dall’ignoranza, dalle malattie, dal sottosviluppo così da  rappresentare anche una speranza di futuro per la propria comunità.

Recentemente l’associazione “Pietra viva” è riuscita a raccogliere dei contributi anche a favore del progetto  “On your side”  di AFNonlus,che si rivolge ai bambini gravemente ammalati residenti presso gli Istituti di accoglienza per minori in Vietnam, realizzando  per loro interventi di supporto medico-sanitario che  migliorino il loro  stato di salute e  qualità della vita.  Tante iniziative sono state realizzate per arrivare all’obiettivo prefissato: una serata all’insegna delle canzoni classiche napoletane, visite culturali, tornei sportivi, una sagra dal titolo “le vie dei colori” ed un concorso di disegno e narrativa rivolto ai bambini delle Scuole di Infanzia,  Primaria e Secondaria di I° grado del territorio di Casavatore con tema “Famiglie a Colori”. I bambini delle scuole si sono espressi  attraverso disegni, temi, riflessioni di vita vissuta e sono stati premiati in una serata conclusiva che ha dimostrato come la convivialità e l’aggregazione siano possibili anche in un territorio così difficile.  E non è finita qua!

L’associazione Pietra Viva Onlus è in continuo movimento e trasformazione, sempre vigile alle necessità e ai bisogni delle persone che vivono  in situazioni d’indigenza. Facendo propria la frase di Madre Teresa di Calcutta: “Noi non possiamo fare grandi cose, ma piccole cose con grande Amore”,  continua a costruire, come pietra viva, la nostra casa comune.

Giovanna Pieroni




Oltre all’accoglienza è necessaria l’integrazione

L’esperienza che sto vivendo assieme a mia moglie, nell’avere accolto nella nostra famiglia e azienda agricola un ragazzo immigrato dal Mali, è abbastanza singolare, almeno per noi.

Il suo nome è Youssouf, con una storia alle spalle di sofferenze, giorni di cammino nel deserto con poca acqua, prigionia in Libia, giorni e notte imbarcato su un gommone in mezzo al mare, per approdare in Sicilia dopo due anni dalla partenza dalla sua terra, con un futuro di incognite ma pieno di speranza, almeno perché salvo.

E’ arrivato da noi tramite l’AMU proveniente dal CAR di Chiaromonte in Sicilia. Dopo una notte di viaggio, al mattino l’abbiamo accolto come si accoglie un ospite atteso. Era chiaro il suo disorientamento tanto da chiedermi subito i punti cardinali e in particolare il sud. Per lui avevamo ricavato un alloggio dignitoso con il necessario per la sua privacy. Tuttavia affinché si ambientasse il meglio possibile, per un po’ di tempo è stato ospite a pranzo e cena in famiglia.

All’inizio qualche difficoltà è emersa forse per dubbi e paure, diffidenza, specialmente per l’iscrizione al centro per l’impiego, dove grazie alla paziente e cortese disponibilità della direttrice per spiegare l’importanza di ottenere l’iscrizione al centro dell’impiego e poter lavorare nella legalità. Dopo circa due ore di silenzio e timori, grazie all’intervento telefonico del mediatore culturale dalla Sicilia, si decise a firmare con grande sollievo per tutti.

Hai appena compiuto 18 anni e davanti a te, diceva la direttrice, c’è tutta una vita lavorativa da vivere nella legalità e senza paura. Alla fine l’ho visto contento e sollevato, soprattutto quando lo presentai agli altri lavoratori, in particolare a Niang originario del Senegal con il quale è nato un rapporto fraterno e di reciproca fiducia, quasi da padre e figlio.

In quel periodo eravamo impegnati alla raccolta della frutta che in base alla pezzatura, veniva selezionata. Un lavoro dove bisogna prestare molta attenzione che Youssouf imparò subito senza problemi. Nel frattempo frequentò un corso obbligatorio sulla sicurezza nel lavoro superandolo molto bene. Alla mia domanda come andava, rispondeva che era facile. Oltre alla raccolta della frutta si adoperò in altri lavori, come la preparazione delle spedizioni, l’imballaggio, la raccolta del pomodoro e così via.

L’aspetto della cura personale e dell’ambiente dove vive, aveva bisogno di richiami per tenere in ordine la casa, l’abbigliamento. Mi fu di grande aiuto mia moglie nello spiegare che gli indumenti è necessario lavarli periodicamente, indicando una lavanderia industriale, come pure a fare la spesa degli alimenti andando in un supermercato adatto alle sue esigenze.

Oggi Youssouf penso si sia integrato abbastanza bene, almeno a giudicare dalla sua serenità. Difatti ha fatto amicizia con altri immigrati residenti nei paesi vicini, relazionandosi molto bene. Si è pure inserito in una squadra di calcio locale partecipando a partite e allenamenti. Nei nostri confronti, a detta sua, ci considera come genitori portandoci un grande rispetto.

Durante le giornate invernali, segue la potatura con gli altri potatori in campagna ed è molto contento. A giorni inizierà un corso teorico-pratica sulla potatura dei fruttiferi, presso l’istituto agrario assieme a uno dei nostri potatori che lo accompagnerà. Penso sia molto utile soprattutto in prospettiva di questa professione sempre più carente di manodopera specializzata.

Dopo alcuni mesi dall’assunzione, si è pensato assieme all’AMU, di presentare l’esperienza di Youssouf nella nostra azienda, mettendo in rilievo che oltre all’accoglienza è necessario fare sistema, cioè inserendo queste persone immigrate per motivi sia umanitari che sfollati causa guerre, nel tessuto sociale e lavorativo del territorio, informando gli imprenditori della necessità di occupare queste persone in maniera diffusa dove l’integrazione può dare i suoi frutti.

Così il primo dicembre presso l’Oversiss, una Onlus il cui significato invita a guardare oltre, si è tenuto un incontro sul tema immigrazione. La partecipazione è stata numerosa con dibattito, scambio di opinioni e pareri, in una parola una Comunità che si prende a cuore un fenomeno di non facile soluzione ma che si mette in gioco per portare il proprio contributo.

Luigi – Modena




Passeggiata a San Severo

Sunuterra , insieme alla Consulta delle Associazioni, ha promosso una passeggiata nella città  di San Severo (FG).  Una quarantina di persone hanno aderito tra cui 8 arrivati da Bari,  7 ragazzi del Senegal e qualcuno dai comuni limitrofi. Conoscere la città, la sua storia le sue radici per amarla. Molto apprezzata dai ragazzi africani, nessuno mai li aveva coinvolti nella conoscenza del luogo in cui vivono e che è  a loro noto solo per il recupero di letto, materassi,questura ecc.

Comunità di Corato: andare incontro ai tanti volti della povertà

Per la comunità locale di Corato (BA) l’invito del Papa a compiere gesti concreti, e andare incontro ai tanti volti della povertà durante la settimana che precedeva la prima giornata mondiale dei Poveri, è stata una bella occasione per guardare alle tante necessità che sono presenti nella nostra città.

Insieme ci siamo chiesti in che modo agire. L’aspetto importante da cui siamo partiti è stato quello di ricordarci che dare può presentare delle insidie che dovevamo tenere in considerazione prima di scegliere cosa fare. Abbiamo ripensato ad alcuni aspetti importanti della cultura del dare di cui parla Chiara Lubich soprattutto che essa non può essere ridotta a dare qualcosa di materiale, ma significa amare, riconoscere che l’altro mio fratello, che è in condizione di ricevere, è anche capace di dare, un sorriso, un abbraccio, tempo, la sua allegria…

Abbiamo anche ricordato che se non viviamo il dono in questa rapporto di reciprocità rischiamo di dare per metterci a posto la coscienza oppure il nostro dare può umiliare il fratello o anche che potremmo dare per metterci in mostra o per avere un giorno qualcosa in cambio.

Per questo abbiamo deciso che la cosa più bella che potevamo fare era partire dai rapporti. Pensare a famiglie o persone con le quali avevamo già un rapporto personale e che, nell’amore reciproco e gratuito, si erano sentite libere, in altre circostanze, di donarci i loro bisogni materiali, di confidarci le loro necessità e difficoltà. Impegnarci ad andarle a trovare, dedicando loro tempo e cercando di capire se in questo momento vivono difficoltà e se fossero state contente di ricevere un dono.

Ci siamo accordati così per entrare nella vita del fratello in punta di piedi, con discrezione, per ascoltare con amore e poi accogliere le esigenze manifestate, provvedendo tutti insieme all’acquisto di quanto necessario. Abbiamo deciso anche di recapitare i doni facendo dei pacchetti belli, con carte colorate e nastri, per dire al fratello che ne rispettiamo la dignità di persona.

Per le possibili richieste di indumenti ci siamo coordinati con l’associazione “Condividiamo”, nata nella nostra città qualche anno fa grazie ai rapporti tra alcune famiglie che vivono l’ideale e mettono in circolazione tra di loro, e con chi vuole vivere la sobrietà, indumenti e beni per la casa.

E così ci siamo messi in azione ed è stato molto bello scoprire la ricchezza della nostra comunità locale: infatti per la prima volta abbiamo condiviso come un bene prezioso i tanti rapporti che ciascuno di noi coltiva nella città con famiglie e persone: un gruppo di famiglie georgiane, una famiglia rumena, vicini di casa soli, parenti e amici ammalati, mamme di compagni di scuola dei nostri figli, persone che frequentano le nostre parrocchie. Qualcuno tiene i rapporti con la casa famiglia e il centro diurno per minori della vicina città di Ruvo.

Abbiamo pensato che questa fosse una bella occasione per conoscere come è organizzata l’accoglienza degli immigrati nella nostra città e abbiamo avviato un dialogo con il centro per i minori di Corato.

Sabato 18 novembre ci siamo ritrovati e abbiamo messo insieme tutti i beni di cui era arrivata richiesta: materiale scolastico, prodotti per l’igiene della persona, indumenti per bambini di 6, 10 e 12 anni, pigiamini, ciabattine, indumenti per neonati, merendine, zaini per la scuola, coperte, lenzuola. Abbiamo raccolto una piccola somma di denaro per un ragazzo ammalto.

C’era tra noi un’aria festosissima e di famiglia. Abbiamo impacchettato ogni cosa con cura, avendo attenzione a coordinare bene il colore di carta e nastrini, pensando a chi avrebbe ricevuto quel pacchetto e vedendo in lui il volto di Gesù povero, di Gesù solo, di Gesù straniero, di Gesù nudo, di Gesù affamato, di Gesù ammalato.

Insieme a tutte queste cose sono arrivate anche delle esperienze di quanti non sono riusciti ad unirsi al gruppo e hanno risposto all’incontro con Gesù lì dove erano. La condivisione del tempo ci ha permesso di conoscerci meglio e di capire come insieme possiamo arrivare con più gioia a tanti e che è bello continuare a coltivare questi rapporti per farli crescere, consapevoli del fatto che da ciascuno di questi nostri fratelli noi riceviamo il centuplo in beni che non si toccano ma che sono il segreto per far crescere e moltiplicare la vita.

La coordinatrice del CAS che accoglie a Corato una trentina di migranti minori di età, ci ha chiamati riferendoci la gioia dei ragazzi nel ricevere materiale scolastico, prodotti per l’igiene e confezioni personalizzate di crema idratante, impacchettate come singoli pacchetti dono.

La stessa coordinatrice ci ha fatto presente anche la Sua grande gioia nel riscontrare il nostro interesse alla realtà nella quale profonde tante energie e per la possibilità di poter continuare a collaborare nell’interesse dei ragazzi.




Centro studi Migrantes: avviare processi, conoscere il territorio

Migrantes – Diocesi di Cagliari

La missione parte dal centro studi Migrantes. Questo è attento al nuovo Dicastero per lo sviluppo umano integrale costituito da papa Francesco lo scorso agosto 2016 e guarda con attenzione alla Fondazione Migrantes della Cei. Sviluppa sul territorio, in rete, iniziative e progetti, precedentemente esaminati e valutati, legge le esigenze locali per dare risposte concrete di incontro e di piena integrazione dei migranti sul territorio. Aiuta a leggere la complessità del fenomeno migratorio che riguarda sia i popoli migranti che gli autoctoni. Aderiscono al centro studi: membri del Movimento dei Focolari, di Comunione e liberazione, di Religions for peace e volontari con competenze specifiche.

Il centro studi avvia processi, coordina e accompagna le iniziative progettuali di conoscenza e di attuazione in corso d’opera o a venire nella diocesi. Una delle attività del centro è stata la creazione del sito della Migrantes (migrantes.diocesidicagliari.it), che viene costantemente aggiornato pubblicando sulla rete tutte le iniziative riguardanti i migranti.

Quartu Sant’Elena ospita e accoglie più di 2.000 immigrati provenienti da Senegal, Romania, Ucraina, Germania, Cina, Marocco, Pakistan, Polonia, Filippine, Brasile, Regno Unito, Federazione Russa, Francia, Niger e Spagna. Di recente è nata una rete che cerca di conoscere e di sviluppare strumenti e soluzioni per l’integrazione, l’accoglienza reciproca e la cultura dell’incontro, per la crescita dei migranti e con i migranti.

Quest’anno è stato improntato all’incontro e alla conoscenza delle diverse realtà presenti sul territorio, per uscire dalla frammentazione e mettere insieme tutte le iniziative e le forze di cui la diocesi dispone. La rete ha avuto dei fruttuosi momenti di vita comunitaria che hanno visto la partecipazione delle varie presenze migratorie provenienti dalle aree della terra più in difficoltà. Si è cercato di valorizzare quanto esiste di edificante nella cultura dei popoli migratori e di sottolineare i punti di contatto effettivi e quelli di incontro con le altre culture. La celebrazione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, nel Gennaio 2017, è stata una grande testimonianza di partecipazione e di reciproca accoglienza.

Aderiscono alla rete: tutte le comunità parrocchiali della forania di Quartu Sant’Elena, la Comunità missionaria di Villaregia, la Società San Vincenzo de’ Paoli, il Movimento dei Focolari, con la sua comunità sul territorio, la Consulta dei giovani della forania di Quartu, l’Assessorato alle politiche sociali del Comune, l’Associazione Arcoiris onlus, l’Aquilone – cooperativa sociale, Starter cooperativa sociale, lo Sprar (Servizio di protezione richiedenti asilo e rifugiati) San Fulgenzio (Caritas), con il Cas (Centro di assistenza straordinaria) (Caritas), il Centro Quattro Mori (Caritas), e i mezzi di comunicazione (Radio Sant’Elena). Una buona accoglienza diffusa sul territorio vuole accompagnare la costruzione duratura di questo cambiamento culturale.

La Migrantes, nella sezione rom e sinti, insieme ai Giovani per un mondo unito, ai “Volontari” del Movimento dei Focolari, alla Caritas, alla Fondazione Anna Ruggiu e ad altre associazioni che si occupano di questa realtà, insieme ai comuni di residenza dei rom e dei sinti, ha dato vita a una rete di accompagnamento per vincere la sfida dell’inclusione nella scuola e nella società. Un primo contatto è stato realizzato grazie al Progetto “A scuola con Ceferino”, che ha visto impegnati giovani volontari del Movimento dei Focolari a sostegno dei bambini rom che frequentano la scuola elementare e quella media del comune di Selargius.

Il progetto è stato molto apprezzato sia dalle famiglie sia dai bambini e ha portato a sviluppare autentiche relazioni di collaborazione, di affetto e di inclusione dei bambini nella scuola e sul territorio, anche coordinati con gli insegnanti. Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione Migrantes e dalla diocesi di Cagliari.

Su questa scia, il centro studi Migrantes ha proposto la realizzazione di un mini-campus estivo a loro dedicato, volto a rafforzare i legami creati nel corso dell’anno scolastico con gli operatori e a permettere ai bambini di avere un momento ricreativo e formativo in un’atmosfera ludica stimolante e accogliente. Il campus è stato progettato come esperienza-ponte tra l’operato dell’anno scolastico e i nuovi progetti e le nuove idee da attuare per il successivo anno scolastico. Questa è, in realtà, un’azione ben articolata e complessa di inclusione sociale del popolo rom.

Stefano Messina, omi

Leggi l’articolo completo sulla rivista Unità e Carismi n.3/2017




Lezioni di italiano, con una marcia in più!

Circa un anno fa ci siamo sentiti interpellati personalmente a fare qualcosa per gli immigrati. Alcuni di noi vennero a sapere che  a Ponte Felcino (PG) c’era un centro di accoglienza.

Abbiamo incominciato a frequentarlo regolarmente donando il proprio tempo libero per insegnare la lingua italiana e soprattutto instaurare rapporti di amicizia, di condivisione con coloro che, provenienti da varie zone dell’Africa, sono nostri fratelli in necessità.

Questa esperienza ci faceva vivere la Parole del Vangelo: “… tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me.” (Mt 25,40).

Parallelamente a questa esperienza, abbiamo coltivato  i rapporto con alcune persone residenti a Perugia e appartenenti alla chiesa Valdese, sia partecipando con loro alla settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sia a qualche loro iniziativa. Si è stabilito così un rapporto di fraternità, di “ecumenismo della vita”.

Grazie a questi rapporti, stabiliti via via nel tempo ma con costanza, abbiamo avviato una collaborazine a favore dei nostri amici migranti, nei locali della loro chiesa, con lezioni di italiano. La comunità di Perugia l’ha sentito come un invito di Gesù ad amarlo concretamente negli ultimi, nei più bisognosi.

Abbiamo iniziato questa “scuola” con varie classi, a seconda del livello linguistico, con insegnanti Valdesi  e del Movimento. Abbiamo anche potuto invitare quei ragazzi conosciuti a Ponte Felcino, che sono rimasti in Italia. Questa collaborazione, oltre a produrre risultati positivi professionalmente, approfondisce l’amicizia tra noi ed è una testimonianza anche per i ragazzi studenti (in buona parte di religione musulmana)  che vedono con piacere e sono sorpresi dal fatto che operiamo insieme anche se di “Chiese diverse”.

Anche per noi insegnanti è una sfida, perché, oltre qualche manuale che adoperiamo durante la lezione, quello che più ci aiuta è il vivere un momento concreto di unità, per cui le lezioni hanno una marcia in più, quella dell’amore tra noi e a Gesù nel fratello.

La comunità di Perugia

 




La comunità dei Focolari a Ventimiglia: oltre l’indifferenza

Dal 2015, a motivo della chiusura delle frontiere francesi, Ventimiglia diventa uno dei luoghi in cui la tristissima pagina di storia che vive l’Europa ti trovi a sentirla quotidianamente sulla tua pelle e non puoi non scegliere. 15.000 passaggi di migranti il primo anno, 18.000 il secondo: la cittadinanza è divisa, arrivano le ordinanze delle autorità che vietano di distribuire cibo e vestiti. Anche all’interno della nostra comunità ci sono posizioni diverse, ma il desiderio di essere agenti di unità porta a confrontarsi, ad agire:

Siamo andati a cercare le persone ad una ad una per informarle di quanto stava accadendo in città, convinti che in questa comunicazione/informazione personale avremmo messo in moto l’amore. Abbiamo chiesto  ad ognuno cose concrete: tu puoi domani preparare una zuppa? tu puoi offrire 5 euro per una ricarica telefonica? hai scarpe che non metti più? molte resistenze sono crollate…c’era stato infatti un  momento in città in cui le persone si evitavano, sui social tanti insulti e aggressività verso chi “aiutava i migranti”, imbarazzo nell’ascensore”.

Emergono le ragioni della fratellanza che sono “prepolitiche, pregiuridiche, prereligiose”.

Al centro di accoglienza delle Gianchette due volte alla settimana abbiamo sostenuto la mensa con un’affluenza che poteva variare dalle 30 alle 300 persone. Un’esperienza di rapporti meravigliosi, di provvidenza, di continua gioia, che non si limita alla distribuzione di cibo”. Si è attivata la collaborazione con le comunità francesi di Nizza e Marsiglia che arrivano puntuali ogni settimana a dare una mano.

Ora il centro è stato chiuso e si assiste al dramma di un’accoglienza negata. “Continuiamo due volte a settimana a preparare 250 pasti e oltre, secondo le necessità, fidandoci della condivisioni fra tanti. Qualcosa dentro di noi ormai è cambiato, non siamo più quelli di prima, non possiamo più sottrarci allo sguardo dell’altro, alla responsabilità. E’ impossibile far finta di non sapere quello che accade, non pensare a quei volti, a quelle mamme, a chi di notte tenta la fortuna tra strade di montagne e binari del treno. E’ impossibile quando hai sperimentato il dono che è l’altro per te, proprio quando sembra mancare di tutto ha un mondo – il suo mondo – da offrirti”.

Da alcune regioni d’Italia è stato chiesto come contribuire a quest’azione della Comunità di Ventimiglia. Ecco la loro risposta:

Cibi-amo-ci

Vuoi nutrire amore fraterno? Aiutaci a sfamare circa 200 persone al giorno organizzando un’attività nella tua zona, nella tua comunità, per raccogliere fondi che ci permetteranno di fare la spesa e cucinare per i nostri fratelli migranti.  Puoi anche raccogliere cellulari, smartphone ancora funzionanti e carte ricaricabili lycamobile per permettere la comunicazione con i propri cari a chi è in viaggio.

Se poi vuoi condividere con noi la gioia del dono: ti aspettiamo a Ventimiglia il sabato mattina per cucinare con noi e distribuire il cibo, i vestiti e tutto quanto raccolto. Ospitalità, sole e mare garantiti. Se poi hai tra le tue risorse il tempo, vieni anche per una settimana, un mese…   vitto e alloggio offerti in cambio del servizio pasti in Caritas.

Per informazioni:  Carla Beltrame 371.1443018 – Piera e Lorenzo Palmero 345.4383618 –  Paola e Giampaolo De Lucia 366.9724460

 




“È proprio vero: siamo noi i veri beati”

In occasione della giornata mondiale dei poveri, il 19 novembre 2017, varie iniziative sono state svolte in Italia. Vediamo nel dettaglio le esperienze delle varie comunità della Calabria.

A Cosenza si è deciso di passare una giornata insieme ai 15 ragazzi minori non accompagnati ospiti presso la “Casa di Ismaele”, un centro di accoglienza gestito da diversi membri della comunità.

Ci si è trovati in un agriturismo in 60 persone: famiglie, operatori e ragazzi. Scrivono Enzo e Rita: “I ragazzi hanno indossato il vestito più bello che avevano, abbiamo vissuto un’esperienza straordinaria, eravamo un’unica famiglia, anche con i proprietari dell’agriturismo, tutti nella gioia, nella condivisione.” Dopo il pranzo, offerto dalla comunità, i ragazzi hanno offerto i loro talenti espressi con balli, danze, musiche, canti tipici dei loro paesi. “È stata una vera festa; ci sembra di aver donato tanto amore, ma altrettanto lo abbiamo ricevuto”.

Significativa anche l’esperienza a Sersale (CZ): “Qualcuno di noi conosceva una Signora che era nel bisogno ed era stata aiutata nel pagamento di alcune bollette. Con l’arrivo dell’inverno si era capito che non poteva comprare la legna per riscaldarsi. Abbiamo perciò deciso di raccogliere dei soldi, ognuno per come poteva, ed abbiamo comprato della legna per lei. Il signore che gliel’ha portata, saputo il motivo, ha voluto partecipare anche lui.”

A Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria si è collaborato con altre realtà per dare pasti caldi a coloro che ne hanno bisogno.

A Vibo Valentia, il responsabile della mensa settimanale per i poveri si è espresso nei confronti dei ragazzi dei focolari, scrivendo che “la loro presenza è stata una piacevole sorpresa che ha suscitato tanta ammirazione per questo tipo di disponibilità, fortemente esemplare e formativa”.

A Reggio Calabria la comunità del Movimento ha collaborato insieme ad altre realtà ecclesiali all’iniziativa della diocesi: durante la sera, all’interno del Duomo sono stati accolti gli ospiti con canti e musica e davanti alla chiesa è stata loro offerta la cena.

A Catanzaro, si è deciso di partecipare ad una mensa che si tiene in una parrocchia. Il pranzo è stato curato nei dettagli, guardando al menù con molta attenzione e tenendo conto che tra gli ospiti erano presenti anche dei musulmani.

Durante il pranzo, non ci si è limitati solo a servire i pasti, ma si è anche mangiato tutti insieme. A detta del parroco, gli ospiti di solito vanno subito via. Questa volta, però, non è stato così: si sono instaurati dei veri rapporti di amicizia.

Scrivono i nostri: “Abbiamo conosciuto famiglie italiane e straniere, creando vari rapporti: con Steven, un ragazzo nigeriano, che ha studiato nel suo paese e parla bene anche l’inglese, così l’abbiamo ingaggiato come futuro nostro “professore” di inglese; con un uomo bulgaro che abbiamo capito è senza casa; con un italiano, caduto in miseria assoluta perché disoccupato e con famiglia; ci ha detto di sentirsi a proprio agio, tanto da confidarci non solo la miseria in cui versava, ma anche qualcosa della sua anima.”

Scrive ancora Graziella: “Mi è sembrato di tornare indietro nel tempo quando ero alla ricerca ed ho incontrato l’Ideale del Movimento dei Focolari. Ieri la conferma. Gesù c’è… sta a noi starGli accanto!”

Numerosissime saranno state, in Calabria, anche le altre attività da parte di tutta la chiesa verso quella parte di Calabria meno evidente, meno ricca, più bisognosa. Ma come ha scritto Papa Francesco in occasione della giornata, “non pensiamo ai poveri solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e alle ingiustizie che spesso ne sono causa, dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita.”

Iniziative, queste, che vanno oltre il volontariato, che contribuiscono a trasformare in famiglie le città in cui viviamo. Come ha detto dopo il pranzo l’italiano incontrato a Catanzaro, “è proprio vero, siamo noi i veri beati.”




I ragazzi di Variglie

Le notizie del telegiornale mettono in risalto le grandi povertà del mondo, cerco di evitare di abituarmi all’idea che tanto le cose rimarranno sempre così, che non ci si possa fare nulla!  

La giornata dei poveri ha rafforzato in me la convinzione che per contrastare la povertà si può fare qualcosa, sia dal punto di vista economico che come adesione concreta alla fraternità.

Faccio l’esperienza che dopo che mi sono sintonizzato con Gesù dentro di me e nell’unita’ con i fratelli che condividono con me un percorso di vita cristiana, capisco mano a mano in che direzione andare, quale priorità dare, che la povertà è un’occasione unica e irripetibile per cercar di vivere il messaggio di Chiara Lubich quando parla di amare per primi, amare tutti e senza aspettarsi niente..

Da un po’ di tempo, alcuni di noi hanno iniziato a seguire un gruppo di richiedenti asilo in sinergia con la Caritas. Ad un certo punto, una volta faticosamente ottenuto le varie autorizzazioni, per questi ragazzi arriva il momento di affrontare il mondo … e questo è il momento forse più difficile, qualcuno va via (anche senza avere punti di riferimento accettabili), qualcuno si arrabatta come può, qualcuno chiede l’elemosina.

Proprio per queste persone abbiamo sentito la necessità di fare qualcosa. E’ stato possibile contare sulla disponibilità di un alloggio di proprietà della parrocchia, in parallelo si è sottoscritto un  impegno per la copertura economica delle spese vive (acqua, luce, riscaldamento ecc…) e specialmente di accompagnare i ragazzi a proporsi al  mondo.

Per comodità li chiamiamo “I ragazzi di Variglie “(Variglie è una località in provincia di Asti).

L’avventura sta andando avanti con la collaborazione della comunità del Movimento dei Focolari e non solo. Venerdi 10 Novembre è stata organizzata una cena home restaurant  con menu prettamente gambiano preparato dagli stessi amici e organizzata da un meraviglioso gruppo di giovani nostri amici: erano presenti 60 persone, tra le quali il Vescovo, il Sindaco di Asti e il presidente della Caritas.

In questa occasione si è data visibilità a delle bellissime iniziative che danno speranza a chi ha tutte le ragioni del mondo per non averne! Sono i poveri di speranza, categoria molto vasta, specialmente chi non ha il lavoro: come fare ad aiutare chi è povero di speranza e non ha il lavoro?

Quello che cerchiamo di fare con i ragazzi di Variglie è stare con loro, cercare di capirli e loro recepiscono questo nostro sforzo, si aiutano tra di loro con lo stesso spirito di fraternità, mettono in comune i proventi di eventuali piccoli lavori per comprare un po’ di carne ecc …, riescono a condividere quel poco che possiedono.

Proprio in contemporanea con la cena gambiana, mentre si dava risalto a queste iniziative da parte delle autorità, si è vissuta la conclusione di una delle tante situazioni di emergenza.

Mario, uno di loro,  aveva deciso di affrontare il mondo senza alcun riferimento. Dopo aver bussato a varie associazioni a Milano e Torino, e dopo aver dormito in qualche sottopassaggio si è rifatto vivo con noi. Quando abbiamo chiesto ai ragazzi di Variglie se erano disposti a farsi un po’ stretti per accoglierlo, hanno subito risposto di si.

Mario è arrivato sulla scena della cena gambiana come valore aggiunto, un povero non previsto per il quale si poteva fare qualcosa!

Renato Damosso




Giornata mondiale dei poveri – l’adesione dei Focolari in Italia

Comunicato stampa

GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

L’ADESIONE DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI IN ITALIA

“Imparare dai poveri”

 La sensibilità verso le povertà materiali e spirituali del nostro tempo accompagna da sempre la vita dei singoli e delle comunità dei Focolari in Italia e nel mondo. In occasione dell’appello lanciato da Papa Francesco con l’istituzione della Giornata Mondiale dei Poveri, il Movimento dei Focolari in Italia fa proprio l’invito a “creare momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto” per amare “non a parole, ma con i fatti”.

Per questo i Focolari si impegnano ad “attualizzare il paradigma della condivisione in tutte le sue forme, vivendolo insieme alla Chiesa e a tutti gli uomini di buona volontà”, facendo proprio il richiamo del Papa ad agire come i primi cristiani.

“Questa giornata”, dichiarano i responsabili dei Focolari in Italia Rosalba Poli e Andrea Goller, “ci riporta al primo aspetto della nostra spiritualità che è proprio la comunione dei beni”. Pratica che negli anni ha portato, anche in Italia, al sorgere di numerose opere e azioni sociali, di varia entità e su tutto il territorio nazionale, ispirate proprio dal desiderio di ripetere, come nelle prime comunità cristiane “e nessuno tra loro era bisognoso (cf. At 4,34)”.

Come l’Associazione Arcobaleno, attiva a Milano da oltre 30 anni, il Centro La Pira per giovani stranieri a Firenze, al Progetto sempre persona per il reinserimento dei carcerati e l’assistenza alle loro famiglie; il Progetto Apriamoci, dell’associazione culturale del Trentino More volta all’accoglienza, i progetti per minori non accompagnati come Fare sistema oltre l’accoglienza, o per le famiglie con Facciamo casa insieme; le associazioni nate per la redistribuzione del cibo come l’Associazione Solidarietà a Reggio Emilia, la B&F di Ascoli, l’Associazione Città Fraterna e il Comitato Umanità Nuova a Genova; le azioni con i senza tetto, come RomAmoR attiva alla stazione di Roma Ostiense da alcuni anni, o di accoglienza ai migranti in territori di confine come a Lampedusa e Ventimiglia; l’associazione Legami di solidarietà a Pomigliano d’Arco, che in un contesto fortemente segnato dalla disoccupazione riscopre il senso del mutualismo e della condivisione come espressione di una tensione verso una società giusta e fraterna. Dopo il terremoto in Centro Italia il supporto alla rete dei GAS e la nascita del progetto RImPRESA, per il sostegno in loco alle attività economiche più danneggiate dal sisma. Tra le ultime nate, la PAS di Ascoli Piceno cioè il Polo Accoglienza Solidarietà in collaborazione con diverse associazioni, con la Diocesi ed il Comune, e altro ancora (vedi www.focolaritalia.it).

L’Aipec poi raccoglie in Italia molte persone e aziende che si ispirano ai principi dell’Economia di Comunione, perché la cultura del dare diventi prassi aziendale e rinnovi l’economia dall’interno. Per formare in questa direzione giovani imprenditori nasce inoltre la Scuola di Economia Civile, nella convinzione che ogni esperienza di prossimità fraterna faccia crescere la consapevolezza, come ha detto Francesco, che occorre agire per cambiare le strutture che producono ingiustizia sociale ed esclusione.

Ma se queste sono alcune delle azioni consolidate e forme strutturate di intervento sull’agire economico, non di meno in vista del 19 novembre nuove idee sono sorte per “fare la propria parte per dare vita a una cultura dell’incontro e della condivisione, in uno stile fatto di reciprocità”, come scrivono ancora Rosalba Poli e Andrea Goller nell’editoriale Imparare dai poveri (cfr. Città Nuova n. 11 nov.2017), spesso in collaborazione con le tante forme di volontariato già presenti sul territorio.

Così in Sicilia, a Scicli continua la mensa “Una tavola, una famiglia”, a Messina l’impegno con le Piccole Sorelle dei Poveri e la loro casa di riposo per anziani e poveri, mentre è in programma l’avvio di un sostegno presso la mensa e la Casa di accoglienza per migranti del Don Orione. A Siracusa si sostengono le raccolte di alimenti organizzate dalla Caritas. A Paternò continuano i turni di volontariato a fianco di altri gruppi e associazioni, presso la mensa sociale “La bisaccia del Pellegrino”, nata a fine 2015 grazie ad una sinergia tra enti pubblici, Caritas Vicariale e varie Associazioni di volontariato, che garantisce ogni giorno circa sessanta pasti. 

A Milano, l’impegno è all’insegna della lotta allo spreco. Oltre l’attività dell’Associazione Arcobaleno che assiste 300 famiglie, per raggiungere un maggior numero di persone i Focolari rilanciano turni per il confezionamento e la distribuzione dei pacchi e si impegnano a sostenere il 25 novembre, a Colletta Alimentare nei diversi supermercati di Milano.

In Abruzzo si raccolgono idee e iniziative per rendere stabile l’azione in favore delle persone più in difficoltà. In Sardegna, alle porte di Cagliari, si sostiene la “Casa della Speranza” per papà separati, in collaborazione con il Centro di Accoglienza San Vincenzo de’ Paoli.

Per tutti poi si rilancia l’app FAG-8, una piattaforma che permette agli utenti di poter condividere in maniera gratuita un oggetto, un progetto o il proprio tempo all’interno della community.

“Se dai poveri si può imparare”, dichiarano Poli e Goller, “non di meno chi ha di più è chiamato a dare. Non l’elemosina, non un gesto una tantum ‘per mettere in pace la coscienza’. L’invito è ad ‘uscire dalle nostre certezze e comodità’ per andare incontro ai mille volti della povertà. Facciamo nostro, dunque, l’invito di papa Francesco in occasione della giornata e non solo”.

Maria Chiara De Lorenzo 349 5843084 
Carlo Cefaloni    328 0531322
ufficiostampaitalia@focolare.org

Comunicato stampa in pdf 20171113_CS_GMPFocolariItalia




“Non amiamo a parole ma con i fatti” – Iniziative in Sicilia

I° giornata mondiale dei poveri 2017

 SCICLI (RG)

Continua la mensa per una settantina di persone, una volta al mese, “Una tavola, una famiglia”, portata avanti dall’intera comunità sciclitana dei Focolari e sostenuta economicamente anche dall’associazione Azione Famiglie Nuove Sicilia Onlus (v. all’interno della pagina http://www.afnsicilia.it/solidarieta.html)

MESSINA

Impegno quindicinale, con le Piccole Sorelle dei Poveri e la loro casa di riposo per anziani poveri. 

In programma per i giovani, l’avvio di un impegno presso la mensa e la Casa di accoglienza per migranti, gestita dall’Istituto Don Orione.

SIRACUSA

Lancio dell’idea di contribuire alle raccolte di alimenti costantemente organizzate dalla Caritas della Parrocchia del Sacro Cuore o dal Santuario della Madonna delle Lacrime.

PATERNO’ (CT)

Continuano i turni di volontariato di due volte al mese, a fianco di altri gruppi e associazioni, presso la mensa sociale “La bisaccia del Pellegrino”, nata a fine 2015 grazie ad una sinergia tra enti pubblici (Comune e IPAB), Caritas Vicariale e varie Associazioni di volontariato, che garantisce ogni giorno circa sessanta pasti https://www.95047.it/inaugurata-la-mensa-sociale-la-bisaccia-del-pellegrino/
Continua anche l’impegno di alcuni volontari per la raccolta, presso supermercati, tre volte alla settimana, di cibo prossimo alla scadenza, da consegnare in parrocchia per la distribuzione ai bisognosi. Partecipazione pure nel contesto del Banco Alimentare.

 




“Non amiamo a parole ma con i fatti” – Iniziative a Milano

I° giornata mondiale dei poveri 2017

LOTTA ALLO SPRECO

Per rispondere insieme all’appello di Papa Francesco, ci siamo ritrovati a Milano con alcuni dell’Associazione Arcobaleno che da tempo si occupano della distribuzione ai poveri di pacchi con generi di prima necessità.

Tutti noi conosciamo l’Associazione Arcobaleno di Milano che ormai da trent’anni si impegna in azioni concrete di accoglienza ed è punto di incontro tra persone di diversa provenienza.

Arcobaleno riceve una volta al mese (in genere il quarto venerdì del mese) generi alimentari con scadenza ravvicinata dal Banco Alimentare. Vengono poi preparati dei pacchi che al pomeriggio sono distribuiti a persone e nuclei famigliari in possesso di una tessera rilasciata dall’associazione. Le famiglie interessate finora sono circa 300 ma il lavoro e le forze richieste sono tanti, anche perché ognuno possa sentirsi pienamente accolto.

Per questo ci siamo proposti di fare dei turni di volontari disponibili al confezionamento e alla distribuzione dei pacchi.

Inoltre ci siamo impegnati ad essere presenti  il giorno 25 novembre, durante la la Giornata della Colletta Alimentare, quando in diversi supermercati di Milano si raccoglieranno generi alimentari per il Banco Alimentare, che verranno poi distribuiti alle diverse associazioni.

Un’altra necessità alla quale possiamo davvero rispondere tutti è la raccolta di generi non deperibili da inserire nei pacchi che vengono donati ai poveri.

I generi raccolti andranno poi consegnati in Arcobaleno per poter essere poi inseriti nei pacchi per le famiglie.

Associazione Arcobaleno
Via Corsico 6, Milano
Tel. 02 89400383
arcobalenoass@libero.it
www.facebook.com/ssociazioneArcobaleno/




Giornata mondiale dei poveri: le proposte in Abruzzo e Molise

Papa Francesco lo scorso giugno ha lanciato il messaggio “Non amiamo a parole ma con i fatti” con cui ha istituito per domenica 19 novembre la GIORNATA MONDIALE DEI POVERI perché in tutto il mondo le comunità cristiane diventino sempre più e meglio segno concreto della carità di Cristo per gli ultimi e i più bisognosi. Desidero che le comunità cristiane – continua il Papanella settimana precedente la Giornata Mondiale dei Poveri si impegnino a creare tanti momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto. In questa domenica, se nel nostro quartiere abitano dei poveri che cercano protezione e aiuto, avviciniamoci a loro, sarà un momento propizio per incontrare Dio che cerchiamo”.

I Responsabili nazionali del Movimento dei Focolari, dei volontari dell’Italia e di Umanità Nuova per essere risposta concreta fanno alcune proposte:

  • ogni gruppo, comunità, parrocchia ecc … può impegnarsi a trovare sul suo territorio una famiglia, una persona anziana sola o in difficoltà, un profugo in cerca di aiuto,.. da “sostenere” o meglio da “amare” nelle forme e nei modi che ritiene più idonei;
  • condividere cibo, contribuire a creare una rete in collaborazione con la Caritas, altre Associazioni e supermercati che hanno cibo in avanzo;
  • utilizzare ogni strumento (ad. esempio l’App FAG8 =fagotto), per condividere ogni bene e necessità che possa essere utile.

Come comunità di Pescara, ci siamo interrogati su come attivare nuove iniziative o sviluppare quelle che già realizziamo da tempo: un confronto vivo e rigenerante tra tanti che ha mostrato una maturità nuova verso i “poveri” e le “periferie”.

Nell’aderire alla proposta del Papa e del Movimento in Italia abbiamo ritenuto importante:

  • far tesoro delle molteplici attività che la comunità di Pescara già realizza, come gruppi o singoli;
  • che le nuove iniziative presentino, preferibilmente, il carattere di continuità nel tempo, che non si fermino cioè alla settimana dal 13 al 19 novembre, misurando bene le forze che servono;
  • realizzare iniziative fatte assieme ad altre associazioni o movimenti.

Entro domenica 5 novembre possiamo comunicare le attività programmate compilando la scheda contenuta nel form CLICCA QUI PER DESCRIVERE L’INIZIATIVA

Appena raccolte le varie iniziative, nei giorni immediatamente seguenti, le proporremo a tutta la comunità e a quanti nelle nostre città vorranno aderire.

VEDI QUI TUTTE LE INIZIATIVE 

 




Presentazione a Firenze del Progetto “Fare sistema oltre l’accoglienza”

FIRENZE – Venerdì 20 ottobre, presso la sala Teatina, è stato ufficialmente presentato il progetto “Fare sistema oltre l’accoglienza”, finanziato dal F.A.M.I.(Fondo Asilo Migrazione Integrazione): un progetto che vede l’Associazione Volontari del Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira – ONLUS nel ruolo di capofila, insieme a partner istituzionali (Comune di Massa, Comune di Firenze, Comune di Chiaramonte Gulfi, Comune di Comiso, Comune di Marsala, Comune di Vittoria) e realtà associative (Associazione Casa Betania – ONLUS, Associazione Azione per Famiglie Nuove – ONLUS, Associazione Azione per un Mondo Unito – ONLUS, FO.CO Società Cooperativa), ubicati in tre diverse regioni (Toscana, Lazio e Sicilia).

La presentazione si è aperta con il saluto entusiasta del Presidente, prof. Marco Salvatori, che ha dato il benvenuto alle persone presenti.

“L’aumento dei flussi migratori e le difficoltà di gestione che questo ha comportato” – ha spiegato il direttore, Maurizio Certini – “hanno spinto molti paesi comunitari a rivedere le politiche di accoglienza e riconoscimento delle comunità straniere, spesso cedendo alle pressioni delle destre estreme, capaci di acquistare sempre maggiore consenso presso ampie fasce dell’opinione pubblica europea. Di fronte a un sentimento di paura diffuso, che non di rado si traduce in atteggiamenti xenofobi, non si può rimanere indifferenti. Occorre recuperare quel modello di società interculturale che emerge dai principi della nostra Costituzione: un modello dialogico, che si realizza solo attraverso l’incontro personale con l’altro.”

Fare sistema significa, dunque, chiamare in causa tutti gli attori presenti sul territorio affinché tale incontro diventi possibile. Lo ha illustrato nel dettaglio il coordinatore di questo progetto biennale, Dott. Amilcare Pesce: “Il nostro obiettivo è quello di avviare percorsi di autonomia e integrazione personalizzati per settanta giovani tra i 18 e i 30 anni, rifugiati e richiedenti asilo in fuoriuscita dal sistema di protezione internazionale. Oltre a sostenerli nelle loro necessità immediate, per esempio stanziando dei fondi per il sostegno abitativo, siamo convinti sia fondamentale intervenire in una logica di rete, coinvolgendo aziende, operatori e soprattutto famiglie per provare a dar vita a una comunità che sia realmente inclusiva.” A una prima fase di promozione del progetto e sensibilizzazione del territorio, seguirà tutta una serie di attività, dai corsi di lingua italiana all’organizzazione di giornate sui temi del lavoro e della cittadinanza, pensate per rispondere alle carenze e ai bisogni specifici dei destinatari.

“Una risposta reale a una situazione di fatto,” – ha commentato padre Alessandro Bedin, direttore dell’Ufficio Migrantes, nell’intervento che ha chiuso la presentazione – “un progetto che offre un’alternativa a ragazzi che, una volta fuori dal circuito Sprar, sempre più spesso finiscono per perdersi nel ‘sottobosco’ del lavoro nero, dei traffici illeciti, della criminalità organizzata.”

(Giacomo Pieri)




L’impegno del Movimento dei Focolari per la Giornata mondiale dei poveri, 2017

Messaggio del Santo Padre I Giornata Mondiale dei Poveri Domenica XXXIII del Tempo Ordinario 19 novembre 2017   Non amiamo a parole ma con i fatti

Sarà questa una giornata dove tutta la comunità cristiana dovrà essere capace di tendere la mano ai poveri, ai deboli, agli uomini e alle donne cui viene troppo spesso calpestata la dignità. Il Messaggio richiama all’espressione biblica della Prima Lettera di Giovanni: Non amiamo a parole ma con i fatti. Con questo motto, si intende configurare il senso della celebrazione mondiale. “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,18). Sono le parole dell’evangelista, con cui Papa Francesco introduce il suo Messaggio. Il Papa insiste su questo punto: “Non pensiamo ai poveri, solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e alle ingiustizie che spesso ne sono causa, dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita” (n. 3).

Per maggior informazioni GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

La proposta, fatta propria dal Movimento dei Focolari in Italia, è quella di impegnarsi, soprattutto nel corso della settimana precedente la Giornata, ma in forma continuativa anche dopo, a creare momenti di incontro, amicizia e aiuto concreto con le persone maggiormente in difficoltà. 

Vedi anche:

 Pagina Facebook Condividere

www.fag8.org/

www.fag8.org/Condividere/




“Ero straniero e mi avete accolto”

Convegno della Chiesa Ligure al Museo Galata

Il convegno che si è svolto venerdì 13 ottobre al Galata ha riportato l’attenzione della Chiesa ligure sul tema dell’accoglienza, proposto con tutta la forza di una esplicita esigenza dell’amore evangelico.

I vescovi della Conferenza Episcopale Ligure, autori coraggiosi del documento dello scorso aprile (“Migranti, segno di Dio che parla alla Chiesa”), con questo convegno regionale hanno risposto all’esigenza di una sempre rinnovata consapevolezza, di una visione del fenomeno in prospettiva mondiale e soprattutto hanno dato voce alle esperienze di accoglienza e integrazione spesso sconosciute.

  1. Fabio Baggio, Sotto-Segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, nel suo articolato intervento dal titolo: “Migranti e rifugiati: segno dei tempi”, ha dato corpo e concretezza alla visione profetica di Isaia. La realizzazione della giustizia e del regno di Dio sulla terra passa in questo nostro tempo dall’accoglienza, dall’integrazione, dalla ricerca di soluzioni durature.

Al prof. Luigino Bruni, Docente di Economia politica presso l’Università LUMSA, il compito di esplicitare le implicazioni economiche, politiche, sociali del fenomeno per evitare di cadere nell’inganno di una comprensione superficiale. “Mio padre era un arameo errante… le migrazioni tra economia e profezia”, questo il titolo del suo lucido intervento che ha evidenziato la necessità di costruire un “noi” tra autoctoni e migranti, creando insieme nuovi percorsi sociali ed economici.

Le esperienze vissute anche in terra ligure sono state di grande stimolo. La testimonianza di don Rito nella Parrocchia delle Gianchette a Ventimiglia, simbolo dell’accoglienza che ha attivato la generosità di tanti. Il progetto di Savona-Noli “Rifugiato a casa mia” attivato dalla Caritas per ospitare i migranti presso le famiglie. I ben noti Corridoi umanitari Cei-Comunità Sant’Egidio con alcuni arrivi anche a Genova. Il Campus di Coronata dove i migranti hanno la possibilità di riprendere in mano la propria vita con lo studio della lingua e l’apprendimento di un mestiere.

Il cardinal Bagnasco ha tirato le conclusioni fornendo una lettura autenticamente evangelica: “Pensare agli immigrati in termini di vantaggio o svantaggio non credo sia la prospettiva giusta (…)”. La troppa paura dello straniero è diffusa e alimentata dal secolarismo imperante: “I migranti – ha aggiunto  – sono una grazia, perché avere qualcuno che chiede aiuto fa uscire da sé stessi rendendosi dono.  Andare verso l’altro mi salva da me stesso”.  Non solo multiculturalità quindi ma interculturalità, cioè impegno in un dialogo profondo che faccia riemergere un’Europa capace di affermare i valori più nobili e fondamentali per la convivenza umana.

La nutrita e attenta partecipazione ha confermato l’attualità del tema e l’adesione generosa del popolo di Dio alla sfida della fraternità. Anche il Movimento dei Focolari era rappresentato da un folto gruppo di persone provenienti dalle diocesi di Tortona-Voghera, Savona, Genova.

Oltre ad una ritrovata speranza ci siamo portati a casa la voglia di fare qualcosa in prima persona, di fare delle nostre comunità i luoghi di un’accoglienza fraterna e concreta.

Maria Rita Topini

 




Passione e voglia di migliorare il mondo muovendo mente, cuore e mani!

Un amico mi ha invitato a conoscere un suo amico che ha appena scritto un libro.
Non ricordo nemmeno il titolo mentre vado all’appuntamento, ma mi fido e mi presento.
Siamo una cinquantina circa, amici e amici di amici che non conosco, ceniamo insieme, scambiamo due chiacchiere e ci sediamo ad ascoltare questo ragazzo dal ciuffo biondo e il sorriso sveglio.

Chiara Galbersanini (di Reset Dialogues on Civilization moderatrice della serata) inizia con qualche domanda di riscaldamento e subito veniamo rapiti dalla storia di un diciassettenne carico d’entusiasmo che, con il sogno di salvare il mondo, compra un biglietto per l’Africa.

Mentre lui è là ad imparare a zappare la rossa terra della Tanzania, tra appuntamenti precari, tempistiche subsahariana e storielle al limite della barzelletta, qui, in Italia, succede un putiferio: i suoi amici infatti, iniziano a condividere sui social e dal vivo il sogno di Michele e da li che prende forma un primo progetto per la costruzione di una scuola materna nel villaggio di Ulete.

Si intrecciano relazioni, si organizzano eventi, concerti, serate, si cercano competenze e (anche) si raccolgono soldi e – dove sta la novità? vi starete chiedendo? – si innesca in tempi brevi una straordinaria alchimia che fa venir la voglia a tanti di alzarsi in piedi e darsi da fare.

Non tanto una donazione scaccia pensieri, ma generosa condivisione di conoscenze, competenze e una passione straordinaria in un progetto tutto da inventare. E così che nasce YouAid una a rete solidale che in 12 anni si è sempre più infittita, uno spazio dove in centinaia tra italiani, tanzaniani e di ogni tribù decidono di condividere quel che sanno fare meglio e trasformarlo in azioni concrete.

E così che nel tempo prenderà forma un’altra scuola, un ospedale, una piccola azienda, uno scuolabus… Non solo mura quindi, ma, un vero e proprio metodo creativo che quel ragazzo, ormai quasi trentenne e con l’Africa nel sangue, decide di raccontare nel suo libro
Michele Tranquilli “Una buona idea” (Feltrinelli, 2017). Libro consigliatissimo per chi ha voglia di un’iniezione di passione e voglia di migliorare il mondo muovendo mente, cuore e mani!




Rassegna stampa – Summer Campus 2017

La rassegna stampa, contiene gli articoli che sono usciti su vari organi di Stampa prima e dopo il Campus.

Rassegna stampa Campus 2017 SIRACUSA

Rassegna stampa agg. Agosto 2017




Si è concluso il “Siracusa Summer Campus”: un breve resoconto

Comunicato stampa n. 4 – 11 agosto 2017

Giovani e periferie: l’impegno dei Giovani per un Mondo Unito e della Gi.Fra. a Siracusa

Si è concluso il “Siracusa Summer Campus”: nei quartieri Tiche, Akradina, Grottasanta e Mazzarrona, per una settimana, i Giovani per un Mondo Unito (Movimento dei Focolari) e della Gi.Fra. (Gioventù Francescana) hanno organizzato attività, workshop, laboratori per i bambini dei quartieri. Cuore nevralgico del “Campus” sono state le due parrocchie, San Metodio e San Corrado dove i sessanta giovani, provenienti da varie regioni italiane, hanno vissuto un’esperienza full immersion e toccato con mano criticità e problemi dei quartieri.

Momenti salienti sono stati la tavola rotonda “Le periferie, risorsa per la città”, che ha visto protagonisti il parroco di San Corrado, padre Antonio Panzica, l’assessore alle Politiche sociali di Siracusa, Giovanni Sallicano, la presidente della circoscrizione Grottasanta, Pamela La Mesa, la preside dell’Istituto comprensivo “Chindemi”, Pinella Giuffrida, Franco Sciuto, del Movimento politico per l’unità. “Abbiamo conosciuto e toccato con mano – spiega Nicolò Daniele, di Torino – le difficoltà dei quartieri, abbiamo ascoltato chi li rappresenta da un punto di vista amministrativo. Il nostro auspicio è che si avvii un percorso condiviso per dare ai quartieri, ai suoi residenti e soprattutto ai bambini ciò che più serve, perché siano sempre meno periferia e sempre più parte viva della città”. Uno spaccato di Siracusa e delle difficoltà delle sue periferie è stato offerto con il documentario “Siracusa, terra di bellezza e di contraddizioni”, della regista Clara Anicito. Il documentario è visibile sul sito del movimento dei Focolari in Italia.

Tra le azioni attuate la pulizia straordinaria del parco pubblico di via Italia 103 (nei pressi della chiesa di San Metodio). “Il parco è privo di manutenzione – spiega il presidente del quartiere Akradina, Paolo Bruno – i giovani lo hanno ripulito. Noi li ringraziamo per il loro impegno e per ciò che hanno fatto per i bambini. In tanti hanno partecipato alle attività che sono state organizzate ed erano contenti”.

Altri momenti salienti, i laboratori “accompagnati” da Ezio Aceti, esperto in psicologia evolutiva e scolastica. Aceti ha definito il campus “un’esperienza straordinaria di socialità. Questi giovani sono aperti all’altro, aperti ai bambini, che hanno storie particolari. C’è una gratuità che incontra la fragilità: quest’incontro crea una società che può riscattarsi. Questi ragazzi entrano nelle periferie e cercano di curarne le ferite”.

Il “campus” ha ospitato le testimonianze di chi è impegnato in prima linea e si spende concretamente, ciascuno nel proprio posto di lavoro o nell’impegno sociale e politico. Il sindaco di Ferla, Michele Giansiracusa, ha raccontato come la sua città vive, in maniera virtuosa, la raccolta differenziata; Sergio Mazzara, siracusano, giovane imprenditore agricolo, ha raccontato la sua “scelta” di approdare in azienda, dopo il percorso universitario e l’impegno per cercare di innescare circuiti virtuosi di un’economia più sana.

Padre Antonio Panzica, parroco di San Corrado ha tracciato le conclusioni: “E’ stata un’esperienza bella costruttiva e positiva. Il campus era ben organizzato: sono contento di averlo ospitato. I giovani che lo hanno realizzato sono stati un grande esempio di solidarietà e di comunione”.

Il “campus” di Siracusa ha raccolto il testimone da Roma, dove 60 Giovani per un Mondo Unito, provenienti da Italia, Siria, Giordania e Costa Rica, hanno operato nella zona del “Serpentone” di Corviale (un chilometro di cemento armato che ad oggi accoglie circa 8500 persone), hanno incontrato il procuratore Michele Prestipino, poi detenuti di Rebibbia ed i giovani della Città dei Ragazzi. Un collegamento hangout tra Siracusa e Roma, ha permesso di unire idealmente e concretamente due esperienze di donazione e di servizio in due grandi e diverse città italiane.

Due feste serali con i bambini e le famiglie, a San Metodio e San Corrado, hanno concluso il “Siracusa Summer Campus”.

Siracusa Campus Siracusa 11 agosto

Ufficio stampa e comunicazione – Roberta Formisano 3209484000
Per ulteriori informazioni
Siracusa
Melina Morana 3331047718
Giuseppe Arcuri 3881085738
Roma
Sabrina Alesiani 3297114858
Giuseppe D’Avella 3490050973



Documentario: “Siracusa terra di bellezze e contraddizioni”

“Siracusa: terra di bellezze e contraddizioni”, documentario di 28 minuti, regia di Clara Anicito, nasce dalla voglia di far raccontare alle immagini l’esperienza del Siracusa Summer Campus alla sua terza edizione.
Clara ci racconta: “Una notte nasce però un’intuizione: raccontare, oltre all’esperienza estiva, la Sicilia, la mia terra splendida e maledetta, e ancor di più la città che ci ha ospitato, assolutamente emblematica per esprimere la ferita che molti luoghi vivono: una città spaccata in due, da una parte il centro storico pieno di turisti, e dall’altra una periferia dimenticata.
Realizzato in soli cinque giorni, il documentario non vuole essere una visione esatta della realtà, in quanto difficile da raccontare in così poco tempo, ma narrare quello che ragazzi da tutta Italia hanno visto e vissuto, e che soprattutto cercano di combattere.
Vorrei esprimere con quelle immagini la speranza che solo insieme si possono cambiare le cose, ma anche lasciare quasi un amaro in bocca, per invogliare chiunque nella propria città a lottare per le sue ferite, le sue periferie, facendo scelte non assistenzialiste, ma radicali, politiche e profonde.
Una frase cardine con cui mi piace riassumere tutto questo, è quella di una canzone usata come colonna sonora: “Tu ti lamenti, cchi tti lamenti, pigghia lu vastuni e tira fora li denti.” (Tu ti lamenti, ma di cosa ti lamenti? Prendi il bastone e tira fuori i denti.)”
Un primo esperimento da parte dei Giovani per un Mondo Unito di realizzare un prodotto non solo amatoriale, il documentario è soprattutto il frutto dell’amore di molti: dei giovani che ci hanno lavorato, di chi ha finanziato il progetto, dei ragazzi che in soli due giorni hanno registrato le colonne sonore, e di tutti quelli che credono che con coraggio e solo insieme si può sperare in un futuro migliore.




“Big Bang Orestea”, uno spettacolo che parla di bisogno di pace e comprensione fra culture

“Sabato 27 maggio 2017 alle ore 21,30 presso la Sala Banti del Comune di Montemurlo i richiedenti asilo, ospitati nelle strutture CAS della Coop 22 di Prato e Montemurlo, portano in scena, con la regia di Stefano Luci, uno spettacolo che parla di bisogno di pace e comprensione fra culture: lo spettacolo della Compagnia CIURMA STORTA vede in scena da protagonisti ragazzi che arrivano da Nigeria, Mali, Ghana, Gambia, Costa d’Avorio e Senegal.

Tante lingue e la comune esperienza di aver attraversato prima la Libia e poi il mare per arrivare in Italia. Il teatro ha unito le loro storie,dando loro un senso comune e li ha impegnati per mesi in lezioni di italiano, dizione e recitazione. Anche le scenografie ed i costumi sono opera degli attori, realizzati in collaborazione con il laboratorio di sartoria e pittura scenica del Movimento dei Focolari di Prato.”

Questo il trafiletto con cui un giornale locale ha raccontato in poche ma efficaci parole una esperienza vissuta dalla comunità dei Focolari di Prato.

Il laboratorio di sartoria è una realtà iniziata più un anno fa, insieme ad altri laboratori, nella prima struttura di accoglienza pratese per richiedenti asilo. Le persone della comunità hanno aderito e risposto, nelle loro possibilità, alla richiesta di collaborazione di una delle Cooperative sociali pratesi  impegnate a gestire il notevole numero di migranti accolti in un ex convento nel centro della nostra città.

All’inizio pochi, poi altri si sono aggiunti donando talenti ed energie e questo essere insieme che più di una volta ha dato la forza di superare difficoltà, senso di impotenza e di inutilità. In quei primi mesi di attività indispensabile è stato il sostegno della comunità poiché, come raccontano i volontari impegnati nel progetto, umanamente la prima sensazione che si prova è di sgomento, quello che puoi dare forse è una goccia rispetto a ciò che servirebbe, forse la stessa sensazione provata anche dagli operatori ma mai paragonabile al disagio che vivono i  giovani migranti costretti all’inattività in attesa di passare l’esame della commissione .

Dopo alcuni mesi dall’avvio del progetto è arrivata la proposta di aderire ad un progetto teatrale a cui sta lavorando un giovane regista con lo scopo di coinvolgere un gruppo di richiedenti asilo di strutture più piccole, non solo nella recitazione ma anche nella realizzazione dei costumi e della scenografia.

Si parte in questa nuova avventura con un po’ di titubanza, ma le attività che svolgono i ragazzi, come imparare a cucire, a dipingere e i dialoghi del “drama” in italiano aiutano chi sta con loro anche a conoscerli per nome: Soulemaine….  Ogieva….Ousmane…Sissoko…..Kounekante….Augustine….Fanny…Sunday….Mickey…Peter…Yunusa…Adama… .Mameri ….e via via che passa il tempo con quel poco di inglese, francese e italiano che riesce a circolare si incomincia anche ad entrare in quella confidenza che fa raccontare la vita, senza pretese e con molta allegria. Fondamentale è anche il rapporto con gli operatori, tutti  giovani e pieni di buona volontà e disponibilità, sopratutto con il regista che sta riuscendo a realizzare un suo sogno.

La recitazione diventa forma di inserimento, di integrazione. Sette di questi ragazzi, infatti, supereranno alla grande l’esame della Commissione, potendo così sperare in un futuro diverso.

Le scenografie sono bellissime, anche i costumi. Soprattutto questi ultimi hanno richiesto pazienza, inventiva e fantasia, e i grandi sorrisi soddisfatti dei ragazzi dopo che li hanno indossati ce lo dimostrano.

Il debutto dello spettacolo è emozionante, per lo sforzo, la bellezza e la finalità.

Anche i volontari della comunità dei Focolari sono presenti, e la foto finale insieme al regista e ai ragazzi è l’apice di questa emozione.

Ci sono … e ci saranno, poiché il regista Stefano Luci, che ha in mente altri lavori, li ha già  “prenotati” …

Al termine del progetto non resta che ricalcare le orme dell’ esperienza di amore scambievole fatta e buttarsi con passione nella prossima avventura!

Alla festa organizzata il 1 luglio dalla comunità dei Focolari partecipano anche undici dei ragazzi conosciuti nel progetto. Hanno voluto fare il dono di recitare l’inizio del loro spettacolo e quello che è sorprendente è che hanno organizzato tutto da soli mettendosi insieme anche se di nazionalità, lingue e religioni diverse, contribuendo alla realizzazione di un momento di famiglia di festa, con canti e balli provenienti da tante tradizioni diverse.

La conclusione la lasciamo al messaggio di Yunusa, uno dei ragazzi richiedenti asilo: “Grazie mille per la bella festa. Noi siamo felice davvero. Dio ti benedica voi tutti”.