Il coraggio del nuovo

Le priorità e l’impegno del Movimento dei Focolari in Italia. Un laboratorio aperto. Articolo pubblicato su Città Nuova n. 3/2019 – Aurora Nicosia

A Firenze, nel novembre 2015, si era svolto il V convegno nazionale della Chiesa italiana, aperto da papa Francesco con un importante discorso programmatico ricco di indicazioni . .

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Nessuno si curava di lui…

Sono stato ricoverato in ospedale per sottopormi ad un intervento chirurgico. Nella mia camera è stato portato un giovane rumeno gravemente ferito per essere stato investito da un treno, mentre attraversava i binari a bordo di un motorino nei pressi di un passaggio a livello incustodito. Pur nella disgrazia poteva ritenersi fortunato in quanto il violento impatto col treno ha fatto sì che fosse scaraventato lontano dai binari e quindi non essere investito, però ha subito la frattura del bacino e di altre parti del corpo. La cosa che mi meravigliava molto era che non si lamentava per il dolore quanto piuttosto aveva il rammarico di non poter più continuare a lavorare. Era infatti entrato clandestinamente in Italia e raccoglieva pomodori per aiutare la famiglia rimasta in Romania.
Intanto la stampa locale lo aveva dato per morto ed egli era disperato perché non aveva nessuna possibilità di contattare e rassicurare i suoi familiari. Il giovane era arrivato sporco e privo d’indumenti e la cosa che più mi addolorava era che nessuno si curava di lui.
Sentivo che non potevo starmene indifferente e così ho sollecitato gli infermieri a fare qualcosa, chiamare un’assistente sociale, contattare la famiglia. Ma la risposta è stata: “È un clandestino, la sua situazione non è regolare, ecc. ecc.”. Allora ho chiesto a mia moglie di portare degli indumenti, del sapone, degli alimenti e intanto cercavo il modo di aiutare il ragazzo a contattare la famiglia. Stando in ospedale non è facile darsi da fare, però pregavo, con la fiducia che Dio non avrebbe abbandonato questo suo figlio bisognoso d’aiuto.
L’indomani sono arrivate alcune volontarie dell’A.V.O. che ci chiedevano se avevamo bisogno di qualcosa. Subito ho fatto presente la situazione di quel ragazzo che doveva essere assolutamente aiutato. Così mandano un volontario che scopro essere un mio collega di lavoro, un vigile urbano in pensione come me, il quale si è subito messo a disposizione e nel giro di poco tempo è riuscito a contattare la famiglia.
Il giovane ha potuto così avere un colloquio con la madre che ormai lo credeva morto. È stato per noi lì presenti un momento di forte commozione perché percepivamo tutto lo strazio e l’angoscia di entrambi.
Il giovane poi si è molto rasserenato e la cosa che a me è sembrata più bella è stato che attorno si è ridestata la solidarietà. Infatti, un signore ricoverato nella nostra stessa camera, molto scontroso e chiuso in se stesso, rendendosi conto durante la notte di un bisogno del giovane, completamente immobilizzato, si è alzato ed lo aiutato.
Anche il personale e i medici cominciavano ad avere un atteggiamento di maggiore disponibilità e io mi dicevo che davvero l’amore riscalda il cuore di chi lo riceve e di chi lo dà.

Antonio Vaira




Convegno: “Nessuno solo”

Convegno: “Nessuno solo” – Appassionati del sociale

Casa per ferie Seraphicum, Via Serafico 1 – Roma
Metro Laurentina capolinea
GRA uscita 25
Roma 15/17 marzo 2019
Per maggior informazioni: umanitanuova.italia@gmail.com

NESSUNO SOLO 2

Dopo la data del 1/3 febbraio 2019 le iscrizioni si riaprono per un secondo appuntamento dal 15 al 17 marzo 2019, sempre nello stesso luogo. Questo secondo appuntamento si ripete per quanti non hanno potuto iscriversi nella precedente data.

Link di iscrizione: https://goo.gl/forms/pILMdm7XLi3efKff2

Scadenza iscrizioni 18 febbraio.

Il programma inizierà alle ore 20,00 del venerdì 15 marzo c.a. e si concluderà alle ore 13,00 della domenica 17 marzo c.a.
 
Il convegno è concepito come un lavoro di ricerca disteso nelle due giornate: un laboratorio in cui tutti – relatori e partecipanti – sono chiamati a dialogare, a leggere insieme le pratiche di “azione sociale” che ciascuno realizza nel suo mondo di relazioni.
Come indicato nella brochure 4 saranno i laboratori tematici a cui ci si potrà iscrivere. 
 
Costi e scadenze:
 
– il costo complessivo dell’appuntamento è di € 110,00, comprensivo dei pernotti di venerdì 15 e di sabato 16 marzo, con relative colazioni, vitto del sabato e tasse di soggiorno. 
 
– Per chi volesse cenare il venerdì e/o pranzare la domenica, si dovrà aggiungere al costo complessivo il prezzo di €15,00 a pasto, segnalandolo nel modulo di iscrizione.
Tale servizio sarà fornito dalla struttura se richiesto da un minimo di 10 persone, diversamente la segreteria organizzativa provvederà a darne notizia per tempo.
 
– La scadenza delle pre-iscrizioni è fissata al 18 febbraio 2019, mentre l’iscrizione potrà ritenersi completa all’arrivo del bonifico non oltre il 28 febbraio 2019.
 
Il bonifico del costo complessivo va effettuato a:
Framu Umanità Nuova
IT65Q0501803200000000240261
 
La segreteria organizzativa 

Brochure Nessuno solo

Non siamo in un’epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d’epoca”.

Tale passaggio del discorso di Papa Francesco a Loppiano a maggio 2018, può essere il punto di partenza della nostra riflessione sulla realtà sociale.

Se guardiamo al mondo intorno a noi, con le relazioni che intercorrono fra singoli, famiglie e gruppi, possiamo riferire che la nostra quotidianità è profondamente cambiata negli ultimi 20 anni, e velocissimamente negli ultimi 10, e non poco per effetto dell’impatto della tecnologia sulle nostre relazioni, con le sue potenzialità smisurate di connetterci. Mediamente si passa più tempo in relazioni virtuali che in relazioni reali, in un crescendo di autismo e narcisismo. Soggiogati alle opportunità e alla velocità delle macchine, cresce la minaccia di una nuova marginalità: chi non tiene il ritmo o non è “on line” è fuori. L’essere umano vive così un paradosso: ritenere che tutto è possibile e a portata di mano e nello stesso tempo sperimentarsi insicuro e impaurito. Il corpo, la natura stessa, e il tempo si dissolvono e con essi ciò che è specificamente umano: l’esperienza dell’incontro autentico con l’altro, l’esperienza del limite.

Anche per quanto riguarda la lettura della stratificazione sociale in rapporto all’accesso alle risorse, sono in atto mutamenti che vedono crescere, accanto alle fasce tradizionalmente marginali e alle famiglie povere immigrate, un “ceto medio impoverito” che – laddove si possono disporre dati recenti, che tengono in considerazione non solo il reddito, ma anche la precarietà lavorativa, l’indebitamento e i disturbi psichici – può essere quantificato nel 30% della popolazione. E’ importante considerare questo fenomeno di impoverimento con fattori di tipo materiale e immateriale, per l’evaporazione delle reti sociali e familiari, in un clima culturale bulimico che induce a non voler rinunciare ad alcuna opportunità e nel diffuso risentimento anti-istituzionale. Occorrerà riprendere le misure della propria città, con le sue drammatiche e feconde periferie, per comprendere cosa sia oggi la povertà.

Il welfare tradizionale, i cui servizi sono calibrati per un numero di poveri non superiore al 5% per di più con dotazioni finanziarie in calo, ne è messo in crisi al pari della democrazia. La nuova vulnerabilità è emersa alla coscienza collettiva dopo la crisi del 2008 e rischia di essere percepita solo nei suoi elementi economico-monetari (“non si arriva a fine mese”) lasciando in ombra il venir meno dei legami sociali che ne è all’origine. Anche ilvolontariato e l’associazionismo tradizionali sono attraversati da un processo di lento, ma inesorabile declino, senza che ovviamente ne venga meno l’indispensabile funzione sociale. Occorre pensare ad iniziative che coinvolgano il 100% dei cittadini: un welfare di comunità, per tutti con la collaborazione di tutti. La comunità locale sa riconoscere e farsi carico di questa diffusa nuova povertà che l’attraversa, cambiando paradigma per guardare alla comune esperienza di fragilità la condizione esistenziale da cui ripartire.

A prestare attenzione alle molteplici manifestazioni del sociale, non è raro scoprire gente creativa, capace di gesti senza tornaconto, di impegno esemplare a mantenere vivi i legami sociali nei quartieri o nei gruppi. Agire agapico viene definito questo tipo di amore che unisce: lo si ritrova e lo si studia anche nell’economia civile e nella cittadinanza attiva per la tutela dei beni comuni. Vorremmo dare rappresentazione e spazio sufficiente a questa socialità del “noi” per cercare di leggere, descrivere e interpretare la ricchezza di molte pratiche – laboratori di comunità – che lasciano intravedere forme inattese di benessere comunitario. “Restare umani” ne è l’imperativo: solo nella vicinanza fisica dei corpi in relazioni faccia a faccia, in un nuovo sguardo e ascolto dell’altro, nella scelta di tempi distesi e conviviali contro le pressioni di una società tendenzialmente orwelliana, si abbassa la paura dell’altro e si ri costruisce quel “con-senso” che rivitalizza – con il welfare – la democrazia.




L’esperienza di “Casa Ismaele” a Cosenza

Riceviamo e pubblichiamo l’esperienza di una comunità che ha aderito a un progetto di accoglienza. L’articolo è stato pubblicato sul periodico dell’Associazione Famiglie Nuove, Spazio Famiglia.

“Mi chiamo Lamine Badiane e ho da poco compiuto 18 anni.
Vengo dal Senegal,dove vivevo con la mia famiglia. Lì dopo la scuola, che ho frequentato per quattro anni, ho lavorato come elettrauto, finché ho deciso di partire. Prima di mettermi
in viaggio non potevo immaginare quanto questo sarebbe stato duro e faticoso. Ho attraversato quattro Paesi prima di arrivare in Italia. Tutto il viaggio è durato due anni. Dal Senegal ho attraversato la Mauritania, il Mali, l’Algeria, la Libia, dove sono rimasto per un mese in prigione. Sono riuscito a scappare grazie all’aiuto di una signora e ad arrivare sulla
spiaggia, dalla quale mi sarei imbarcato.

Il 30 Giugno 2017 sono partito a bordo di un’imbarcazione e sono arrivato in Italia, a Corigliano, il 3 Luglio». Quella di Lamine è una delle tante storie che accomunano i ragazzi ospitati nella Casa di Ismaele, una casa famiglia situata a Rogliano, in provincia di Cosenza, che accoglie minori stranieri non accompagnati, tra le fasce più vulnerabili di chi arriva in Italia con la speranza di un futuro migliore. La struttura, aperta dopo l’emergenza sbarchi sulle coste calabresi dello scorso Giugno e poi entrata nel circuito Sprar, ospita 12 ragazzi, adolescenti e neo maggiorenni. Nata dalla collaborazione tra la cooperativa sociale Fo.Co., AFNonlus, AMU Onlus e la cooperativa sociale Mi.Fa., Casa di Ismaele offre ai ragazzi un ambiente familiare e uno stile di vita adatto alla loro età. Oltre all’attività scolastica, gli ospiti della casa famiglia infatti frequentano dal mese di ottobre un corso di italiano, che li impegna tutti i giorni nonché attività sportive in base alle loro attitudini. Il pranzo e la cena sono momenti conviviali e vengono condivisi con gli educatori.

In entrambi i pasti sono i ragazzi stessi a cucinare, assieme all’educatore di turno. Non mancano momenti di aggregazione, uscite, partecipazioni alle feste popolari, pizze, tombolate ed altro. Oltre agli operatori, ai mediatori linguistico-culturali, all’assistente sociale e alla psicologa, i ragazzi sono seguiti da una rete di famiglie locali, che si sono messe a disposizione per offrire loro momenti di svago e tempo libero. Alcune si sono riunite formando la cooperativa sociale Missione Famiglia (Mi.Fa.), impegnata nella diffusione di un’idea “sociale” di famiglia, che si metta al servizio delle periferie esistenziali.
«L’esperienza di Casa di Ismaele, parte da una comune attività sociale di volontariato, svolta da alcuni anni, in favore di minori con disagio, residenti in case famiglia, inclusi i minori stranieri non accompagnati», ‒ ci spiegano Gaetano e Giulia Gabriele, tra i fondatori di Mi.Fa. Per realizzare l’obiettivo di un’accoglienza che, riconoscendo la centralità della persona umana e della sua dignità, garantisca la reale applicazione dei diritti umani, nonché l’attivazione di percorsi finalizzati all’autonomia economica e sociale dei giovani, le famiglie di Mi.Fa. hanno da subito istaurato un rapporto di amicizia con i ragazzi della casa famiglia. «Fin da subito ‒ continua Gaetano ‒ grazie all’aiuto dei mediatori lingustico-culturali, siamo riusciti a creare una zona di prossimità, favorendo un clima di accoglienza e d’incontro, cercando di valorizzare e rispettare la diversità delle loro culture e, soprattutto, facendogli capire di non sentirsi estranei, ma considerandoli un dono alle nostre vite».
Le famiglie hanno un ruolo fondamentale in questo processo di integrazione.

Lo conferma anche Alfusainey Touray, mediatore linguisticoculturale della struttura.
«Fare in modo che un ragazzo straniero sia supportato da una famiglia locale, gli permetterà di praticare la lingua e gli darà un punto di riferimento. Nello stesso tempo, questa esperienza consentirà alla famiglia di superare gli stereotipi e i pregiudizi che accompagnano lo straniero». Così l’accoglienza assume la sua vera conformazione, diventa un’opportunità di conoscere, confrontarsi con il diverso, sperimentando forme di multiculturalità anche all’interno di piccoli centri abitati. Per fare in modo che tutti i ragazzi come Lamine, alla domanda “Cosa ti aspetti dal futuro?”, rispondano proprio come ha fatto lui: «Mi piace studiare e voglio continuare così per imparare la lingua e integrarmi. Voglio diventare un elettrauto nel futuro e voglio servire questo Paese, che mi ha dato l’opportunità di cominciare una nuova vita»”.

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Accoglienza e inclusione: l’esperienza di una comunità in Lombardia.

Gazzada Schianno comune di 4500 abitanti in provincia di Varese. Nell’agosto 2016 arriva un gruppo di dieci giovani richiedenti asilo provenienti da diversi Paesi africani, affidati a una cooperativa locale.

“Il Sindaco, contrario all’accoglienza dei migranti, ha cominciato a sostenere che l’appartamento che li alloggiava non era idoneo  e che la popolazione non era disponibile all’accoglienza. Sentivamo che non era così, che buona parte della cittadinanza avrebbe voluto mettersi a disposizione di questi ragazzi e che non potevamo stare a guardare con indifferenza. Così, su proposta di un sacerdote, abbiamo contattato persone impegnate nella Caritas e altre associazioni e iniziato a creare un dialogo con questi ragazzi, andando a trovarli e invitandoli a trascorrere qualche momento di svago con noi. Poi postavamo le foto sulla pagina di un gruppo social che racconta storie e vicende del territorio. Poiché siamo  presidente e consigliere di una Fondazione e facciamo  parte di un coordinamento tra associazioni, abbiamo cominciato un percorso di collaborazione molto fruttuoso, anche se non privo di difficoltà, causate soprattutto dall’amministrazione comunale, per accogliere concretamente questi giovani nella nostra comunità: corsi di lingua organizzati dalla Caritas che integravano quelli da loro già seguiti nelle scuole pubbliche, attività ricreative dell’oratorio, tesseramento per la squadra di calcio di Gazzada, pranzo di Natale insieme. La Cooperativa, che inizialmente mostrava diffidenza nei nostri confronti,  ha successivamente espresso un grande apprezzamento per tutto ciò che facciamo, tanto da consegnarci un attestato di benemerenza firmato anche dalla Prefettura. 

 

Un’altra azione è stata quella di riuscire ad ottenere un accordo con il Comune per far svolgere ai ragazzi dei lavori socialmente utili. Grazie alla disponibilità di alcune famiglie del paese e col contributo di tutte le associazioni, è stata pagata l’assicurazione e si è svolto il corso sulla sicurezza: i nostri giovani hanno così cominciato a svolgere lavori di giardinaggio o di pulizia delle strade. In questi pomeriggi di lavoro c’era sempre un volontario che li accompagnava. Siamo sorpresi di quanta cura ed energia abbiano dedicato al loro lavoro, e come siano stati accolti con simpatia dalla popolazione. Una volta hanno svolto il servizio per il centro anziani del paese e questi li hanno poi ringraziati, offrendo loro bevande calde e panettoni. Altre due iniziative sono state attivate, quella di offrire ai ragazzi la possibilità di frequentare un corso per saldatori e proporre ad alcune aziende del territorio lo svolgimento di uno stage, perché possano imparare un lavoro. Purtroppo il loro futuro è molto incerto perché il responso della commissione è stato per tutti negativo. È un duro colpo ma i ragazzi hanno deciso di  fare ricorso e noi siamo accanto a loro, cercando di capire in  quale altro modo è possibile aiutarli. Non molliamo e siamo sicuri che quello che abbiamo cercato di dare a questi ragazzi, che ci ricompensano già quotidianamente con il loro affetto e la loro amicizia, non andrà perso, rimarrà sicuramente nei loro e nei nostri cuori”.

Silvestro e Luigi a nome di un gruppo di volontari di Gazzada Schianno

 




Rifugiati, l’accoglienza  a Verona si fa casa

“Da oltre un anno seguiamo, in collaborazione con un gruppo parrocchiale di Santa Lucia, quartiere della periferia di Verona, quattro ragazzi africani richiedenti asilo, ospiti in un appartamento precedentemente ristrutturato di proprietà della parrocchia. In questo lungo periodo abbiamo insieme condiviso tante realtà belle e significative per il loro inserimento sociale del territorio locale: momenti di festa e partecipazione alla loro gioia di poter vivere finalmente in un appartamento vero; di attività concrete, di ricerca di  lavoro, di superamento di difficoltà. Occasioni tutte che hanno contribuito a costruire e rinsaldare rapporti reciproci sempre più sinceri e profondi. Durante questo percorso, supportati anche dalla Caritas Diocesana, tutti hanno potuto ottenere un permesso di soggiorno in Italia della durata di due anni per “motivi umanitari”; due di loro lavorano  con un contratto a termine, più volte rinnovato; gli altri due svolgono lavori saltuari “a chiamata” tramite cooperativa.

In occasione di momenti speciali li abbiamo coinvolti in iniziative culturali del territorio e anche del Movimento dei Focolari – spettacolo del Gen Verde, partecipazione a Loppiano Lab, gita con la comunità locale ad Assisi. Momenti difficili e di difficoltà non sono di certo mancati. Non di rado abbiamo percepito un certo pregiudizio nei confronti degli immigrati in generale, e in particolare la loro accoglienza in strutture territoriali. Questo però non ci ha scoraggiati ma, semmai, spinti maggiormente a credere e agire concretamente in ogni situazione di criticità. Come ad esempio quando, Mocta, uno dei quattro giovani, cadendo in bicicletta per andare al lavoro, si è procurato una lussazione del polso.  Avrebbe dovuto fare un intervento chirurgico, ma l’attesa sarebbe stata di almeno due settimane e portare una gessatura che immobilizzava tutto il braccio e non gli permetteva di riprendere il lavoro. È in lista d’attesa per l’operazione e dopo quindici giorni viene chiamato ma l’intervento viene rimandato! È scoraggiato e preoccupato perché si rende conto che una malattia così prolungata mette a rischio il rinnovo del suo contratto di lavoro ormai prossimo a scadere e anche il rinnovo del suo permesso di soggiorno. Dopo alcuni giorni lo riaccompagniamo in ospedale ma ci rendiamo conto che dovrà attendere ancora oltre due o più settimane per avere un nuovo ricovero ospedaliero. Profondamente scoraggiati superiamo un primo momento di “ribellione” e ci sforziamo di mantenere un rapporto “disarmato” e riconoscente per l’impegno reale, concreto e profondamente partecipato con ciascuna delle persone interpellate che, aldilà degli ostacoli oggettivi, ci assicurano che avrebbero fatto il possibile per anticipare quanto prima l’intervento. Mentre accompagno Mocta, gli dico che è molto importante la sua presenza perché non essendo io persona componente la sua famiglia, non ho titolo per rappresentarlo. È allora che lui mi risponde deciso e commosso: “Tu sei la mia famiglia!”. Dopo qualche giorno, arriva la telefonata tanto attesa e Mocta viene operato. Siamo davvero felici, anche perché costatiamo che la sua vicenda ha raggiunto e “contagiato” positivamente gli operatori sanitari del reparto, ai quali abbiamo voluto dire grazie portando un fiore”.

Valentina Maccacaro e la comunità di Santa Lucia (Vr)  




A Trieste, un grido che non cade invano.

Storie di accoglienza nel quotidiano. Il racconto di chi la vive in prima persona.

“Insieme a Caritas e all’I.C.S. – Consorzio Italiano di Solidarietà – ci occupiamo soprattutto di famiglie di migranti e profughi con i loro bambini, ospiti presso una struttura di prima accoglienza in città e alcune strutture sul Carso triestino. Da tre anni, ogni settimana, con continuità, abbiamo attivato delle azioni concrete: un gruppetto di noi insegna italiano alle mamme in modo da far loro completare i corsi di studio per aiutarle ad affrontare meglio la quotidianità; altri  giocano con i bambini e li seguono nei compiti. Sono passate dal centro ormai tante famiglie e con quasi tutte è rimasto un rapporto, anche dopo il loro trasferimento in altre case.

In collaborazione, poi, con AFN – Associazione Famiglie Nuove, abbiamo avviato un progetto, autofinanziato da alcune persone della comunità, per aiutare in particolare una famiglia di nazionalità curda in difficoltà che, dopo due anni di sostegno, ora ha raggiunto la sua autonomia, permettendo loro di abitare in un appartamento in affitto grazie al lavoro che ha finalmente adesso il padre. Con altri piccoli progetti stiamo sostenendo le esigenze di altre famiglie, facendo in modo che le mamme possano seguire dei corsi di specializzazione per un possibile lavoro e i bambini possano integrarsi nelle varie attività con i loro compagni, per esempio nelle attività sportive. Li seguiamo nelle visite e cure mediche, nella ricerca della casa, abbiamo trovato alcuni lavoretti per le mamme, abbiamo potuto iscrivere un papà alla scuola guida e oggi lavora guidando i camion presso una ditta del porto. Con l’aiuto di alcune famiglie abbiamo potuto far partecipare ad una “vacanza famiglie” anche  una mamma vedova africana con due bambini, che ne aveva necessità. Cerchiamo di vivere con loro momenti di vita quotidiana come i compleanni, le gite ai parchi la domenica, una gita in barca,  il capodanno, il carnevale ma anche momenti di preghiera come in occasione del Ramadam con chi è di religione musulmana.

Domenica 25 novembre 2018 abbiamo voluto rispondere concretamente all’appello di Papa Francesco che ha indetto la giornata mondiale dei poveri:  “Questo povero grida e il Signore lo ascolta” e invitava così ogni cristiano e le varie comunità ad ascoltare questo grido e a cercare di offrire risposte con gesti concreti. Aggiungeva: “Affinché questo grido non cada invano”. Abbiamo pensato di organizzare così  un pranzo – denominato “Festa dell’Amicizia” – all’insegna della condivisione con persone in difficoltà: rifugiati, profughi, disoccupati, poveri della nostra città. Si è riusciti a coinvolgere anche la nostra comunità dei focolari chiedendo un aiuto concreto sia per il pranzo che per l’aiuto in sala e anche agli amici stessi che sono stati invitati è stato richiesto, per chi poteva e disponeva di una cucina,  di contribuire con un pugno di cibo tipico dei loro paesi di provenienza. Eravamo un’ottantina: dal Camerun, Nigeria, Egitto, Tunisia, Russia, Pakistan, Kurdistan, Kossovo. Con nostra sorpresa, per la Caritas stiamo diventando un punto di riferimento, un “progetto” che va oltre l’assistenzialismo. Ci chiamano per condividere programmi, progetti e, in alcune occasioni anche per cercare soluzioni. Ci sembra siano rimasti coinvolti da questo nostro modo di fare accoglienza che, conclusa la fase di emergenza,  punta alla reciprocità.

Sentiamo che, in mezzo a questo caos, dove ciascuno magari non trova un punto di riferimento valoriale, quale quello dell’accogliere gli ultimi, non possiamo fermarci ma dobbiamo continuare a dare speranza”.

Paola




Decreto sicurezza: appello del Movimento Politico per l’unità

Pubblichiamo l’appello del Movimento Politico per l’unità Italia del 04.01.19 in merito alle disposizioni della Legge 132/2018, Decreto Sicurezza e a sostegno della richiesta avanzata dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). 

“Il Movimento Politico per l’Unità, in merito all’applicazione in concreto nei Comuni delle disposizioni della Legge 132/2018, esprime la propria preoccupazione per le conseguenze negative che potrebbero derivarne nei confronti dei cittadini stranieri circa il godimento di alcuni diritti fondamentali della Persona costituzionalmente garantiti. Tali diritti, come il diritto alla salute, il diritto alle formazioni sociali, il diritto all’inviolabilità del domicilio, il diritto alla libertà di movimento, potrebbero risultare incisi o addirittura pregiudicati dal rifiuto di iscrizione anagrafica previsto dalla predetta Legge ai richiedenti asilo. Per tale motivo, in linea con i propri principi di promozione e difesa dei valori fondanti della Persona della Charta Mppu e con l’obiettivo di favorire il dialogo con e tra le Istituzioni, in vista del bene comune, condivide la richiesta avanzata dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani di istituire subito un tavolo di concertazione, aperto anche a soggetti che si occupano di integrazione, per l’esame congiunto degli aspetti di criticità della Legge in questione e per valutarne, conseguentemente, l’inserimento di elementi migliorativi. Valuta pertanto positivamente l’apertura al dialogo del Presidente del Consiglio Conte e ritiene utile, ove non dovesse essere raggiunta una intesa, che si ricorra alla Corte costituzionale, tramite il giudice, per fugare ogni dubbio sulla incostituzionalità del divieto di iscrizione all’Anagrafe per i richiedenti asilo, premessa per la tutela di diritti umani e sociali”.

Il Presidente a nome di Mppu Italia, Silvio Minnetti

Mppu-italia@mppu.org

Scarica l’appello mppu Anci 4.1.19




A Manfredonia, un Natale per…

“Sono passati quasi 30 anni e a Manfredonia, ad ogni Natale, si ripete una serata speciale, con l’obiettivo di sostenere tante situazioni di povertà, in Africa, Terra Santa, Egitto, ma anche sostegno a distanza, aiuto a persone che vivono in povertà proprio a due passi da noi. Negli ultimi anni soprattutto migranti in difficoltà.

Caratteristica dell’appuntamento è il coinvolgimento intergenerazionale, attraverso uno spettacolo, di bambini, giovani, adulti e oltre.

Lo spettacolo 2018, la sera del 28 dicembre, ha raccontato la vita di Chiara Luce Badano, e ha visto alternarsi sul palco una decina di bambini e una decina di giovani, presenti circa duecento persone. La cosa che ci ha sorpreso è stata la serietà con cui le bambine hanno realizzato alcuni flash della vita di Chiara Luce. Sembrava che venissero attratte da questa figura.

Oltre allo spettacolo, una lotteria e una tombolata aiutano a far cassa, per sostenere l’impegno con le situazioni di povertà. “E se ogni tanto qualcuno di noi, un po’ stanco, dice di saltare almeno per un anno tale impegno c’è sempre un coro di sì, perché è uno dei momenti più importanti della comunità”.

E intanto, la comunità della cittadina pugliese si prepara a un altro evento: il 23 marzo si svolgerà la 10° edizione del Premio Chiara Lubich: Manfredonia città per la fratellanza universale”.

La comunità dei Focolari di Manfredonia




Convegno a Parma – Dignità e diritti della persona: fondamento e “porta” dell’accoglienza.

Venerdì 14 dicembre si è tenuto a Parma il convegno Dignità e diritti della persona: fondamento e “porta” dell’accoglienza.

170 i partecipanti: avvocati, notai, magistrati, professori, cittadini interessati al tema.

La Gazzetta di Parma, il quotidiano più letto del territorio, aveva annunciato ampiamente il nostro incontro, “ospitandolo” all’interno di una rubrica settimanale dedicata alle azioni, ai fatti, agli eventi più significativi di quella settimana; rubrica dal titolo “La buona notizia”!

L’intero evento è stato poi ripreso da una televisione locale che lo trasmetterà all’inizio del nuovo anno.

L’incontro ha preso il via con gli indirizzi di saluto, per niente formali, delle autorità intervenute: Questore, Prefetto, Magnifico Rettore, Assessore all’Associazionismo.

Sono seguite le brillanti e apprezzate relazioni di Andrea Nicolussi (Professore di Diritto Civile all’Università Cattolica di Milano) e Giuseppe Spadaro (Presidente del Tribunane dei Minori di Bologna).

Altrettanto apprezzati gli intermezzi musicali del Maestro Tommaso Binini che, col suo faluto traverso, ha “legato” magistralmente le varie parti del convegno.

L’evento, infine, è stato arricchito dalla testimonianza dei rappresentanti di alcune associazioni che lavorano nel campo dell’accoglienza.

Il tema trattato ha riscosso grande interesse creando nuove opportunità di collaborazione tra gli enti promotori.




Premio – Città per la fraternità 2019

Sono aperte fino al 15 gennaio 2019 le iscrizioni o le proposte di candidatura al “Premio Internazionale Chiara Lubich per la fraternità” che ogni anno viene e assegnato ad Enti Locali (Province, Regioni, Comunità Montane, ecc.) di ogni parte del mondo e di qualunque dimensione. Vengono premiati progetti che istituiscono o diffondono, nel territorio principalmente locale, ma anche nazionale e internazionale, pratiche di fraternità universale, secondo le diverse accezioni di significato di tale principio; stimolano i cittadini a impegnarsi per il bene comune e a partecipare alla vita della comunità civile; favoriscono la crescita di una cultura della cittadinanza attiva e inclusiva. E che favoriscono sinergie: tra Amministrazioni, comunità locali e società civile organizzata (associazioni, gruppi, comitati, ecc.) con ricadute in tali realtà. Le azioni devono essere rappresentative di un modo di amministrare il territorio non episodico, consapevole del valore della fraternità.

I progetti possono essere esposti attraverso elaborati di testo, elaborati ipertestuali e/o multimediali, elaborati audiovisivi. Tutte le candidature e/o le segnalazioni (con relativo materiale in allegato) devono essere inviate alla Presidenza dell’Associazione “Città per la Fraternità”, c/o Comune di Castel Gandolfo, Piazza Libertà, 7 – 00040 Castel Gandolfo – Roma (Italia).

I materiali possono essere spediti via mail a:

associazionecittafraternita@gmail.com  info@cittaperlafraternita.org

Nella domanda vanno indicati: nome del Comune/Ente/organizzazione, dati del Sindaco in carica, indirizzo completo e contatti; il nome del progetto o dell’iniziativa ed un abstract di massimo di tre cartelle A4; un allegato (nelle forme previste) che descriva il progetto e il suo processo.

La premiazione avverrà a S. Maria Capua Vetere- Caserta (Italia) nel febbraio 2019.

Per informazioni: Associazione Città per la fraternità – tel. 340 4182127 – 347 4573988

www.cittaperlafraternita.org

 




Hanno sloggiato Gesù

Chiara Lubich ebbe a dire: “Hanno sloggiato Gesù” quando lo vide sostituito nei centri commerciali da renne, Babbi Natale e stelle luccicanti. Oggi lo vediamo sloggiato e non accolto nei poveri, nei migranti per le strade gelide delle nostre Città. Ed è a Lui che vogliamo andare incontro.

Riceviamo ogni giorno testimonianze delle variegate iniziative portate avanti in Italia da tanti con fatica e tenacia a favore di poveri e di immigrati. Da chi, per esempio, impegnato in un centro di accoglienza vive il dramma delle famiglie immigrate che non vi potranno più essere ospitate. O da coloro che, con un’associazione di sostegno alle povertà, da oltre 30 anni, offrono scuola di italiano, sportelli lavoro, banco alimentare, occasioni di socialità e di svago, pronti adesso a raddoppiare l’impegno.

Come Movimento dei Focolari intendiamo rafforzare e sostenere ancora di più tutte queste realtà, stringendo ulteriormente le collaborazioni già in atto con molte organizzazioni laiche ed ecclesiali.

Ciò che interpella la nostra coscienza è la condizione di esclusione che colpisce uomini, donne e bambini. Oggi, nel Natale 2018, vogliamo prendere alla lettera i quattro verbi proposti da papa Francesco per affrontare la grande questione delle migrazioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. È quello che cerchiamo di fare personalmente dove esercitiamo il nostro impegno concreto.

Prima delle elezioni del 4 marzo u.s. abbiamo avanzato, assieme ad altre organizzazioni cristiane, delle proposte concrete per l’agenda politica, che promuovevano istanze di giustizia e umanità, ben consapevoli che «la crisi dei migranti che attraversa oggi l’Europa mette in luce una profonda crisi dei valori comuni su cui l’Unione si dice fondata». Di fatto, la normativa introdotta in Italia sembra andare in direzione opposta a tali istanze.

Il Card. Bassetti, intervistato da Avvenire, ha spiegato che “la Chiesa cattolica, da sempre, si prende cura dei poveri, degli ‘scarti’ e degli ultimi. I poveri, anche quelli forestieri di cui non sappiamo nulla, appartengono alla Chiesa «per diritto evangelico» come disse Paolo VI. Ed è in virtù di questo «diritto evangelico» che la Chiesa italiana si muove con cura e compassione verso coloro che scappano dalla povertà, da guerre, carestie, fame, persecuzioni”.

Ora, come allora, lo sguardo del Bambino – accolto dagli esclusi della terra, come erano i pastori del tempo – sia capace di svegliarci dal sonno della paura e del rancore per farci riscoprire fratelli.

Rosalba Poli e Andrea Goller

Responsabili Movimento dei Focolari – Italia




Associazione “Radix Unica per i diritti degli ultimi” – Evento culturale, artistico e gastronomico

Il 6  ottobre 2018 a Bucchianico (Chieti) si è svolto un evento culturale, artistico e gastronomico per presentare l’ Associazione di volontariato “Radix Unica per i diritti degli ultimi”, fondata qualche anno fa dal dott. Giuseppe Spadavecchia.

Per la valenza umana del messaggio che l’associazione porta in vari ambienti della società e per    l’ impegno a favore di chi non ha voce, in primis i disabili adulti istituzionalizzati ma non solo, il Sindaco della cittadina dott. Gianluca de Leonardis ha concesso il “Patrocino del comune di Bucchianico”, patria di San Camillo de Lellis, a questa iniziativa.

Infatti l’Evento Radix, che ha avuto una certa risonanza sulla stampa locale, è stato ospitato nel Palazzo Municipale e nella sottostante “Sala dei Banderesi”.

La serata ha richiesto una lunga preparazione e nei fatti è stata organizzata, da una associazione culturale di Chieti ”Tana libera tutti-figli di Chiara” che è riuscita a coinvolgere oltre 50 attività commerciali (tra supermercati e vari negozi ed enoteche), tra le zone di Chieti e di Pescara, per la donazione degli alimenti per la cena ed alcuni gruppi di giovani animatori e musicisti che hanno allietato la cena ed organizzato il baby-club per oltre 25 bambini.

Hanno partecipato alla cena oltre 220  persone della società civile del territorio, con la presenza di numerosi docenti di scuole medie superiori, diversi medici, farmacisti, assessori dei comuni di  Bucchianico e delle città vicine, giornalisti,professionisti vari e soprattutto tanti giovani.

La serata ha avuto due momenti salienti. La prima parte più artistica è stata ospitata nel chiostro e nelle sale del Palazzo del Comune  dove, assieme all’aperitivo, alcuni attori professionisti di Pescara e musicisti hanno veicolato attraverso la loro arte, il messaggio sociale e l’amore verso gli ultimi che sta alla base dell’esistenza di queste associazioni.

Successivamente si è passati nella “Sala dei Banderesi “dove è stata servita la cena preparata magistralmente da alcuni amici e con il coinvolgimento nel servizio a tavola di una cooperativa di Pescara che effettua tale attività, formata da camerieri normodotati e camerieri professionisti con sindrome di Down. È stata un ulteriore messaggio controcorrente per far conoscere e lavorare questi ragazzi speciali.

ll ricavato è stato devoluto interamente per il progetto Radix Unica.

Il video allegato (di Enzo Parenza) esprime bene l’evento ed il coinvolgimento di tutti gli invitati alla serata”.

www. radixunica.org
associazioneradixunica@gmail.com

Vedi anche nel nostro sito: www.focolaritalia.it/2018/12/09/associazione-radix-unica/




Accoglienza: una famiglia per Aeneid

Bianca e Luciano Battaini ci raccontano l’ospitalità che hanno offerto a un giovane seminarista nigeriano, Aeneid, che si prepara al sacerdozio. Un’esperienza che rivela un profondo amore per la Chiesa e per le persone che necessitano aiuto.

“All’inizio di agosto fummo convocati dal nostro parroco che aveva una proposta da farci. Il Vescovo aveva intessuto delle collaborazioni con alcune diocesi africane e un frutto di questi gemellaggi era la possibilità di far arrivare in Italia degli studenti seminaristi per intraprendere il loro percorso di studi teologici, essere ordinati sacerdoti e fermarsi a prestare un servizio in Italia per alcuni anni. Erano in arrivo due studenti dalla Nigeria ed il Vescovo stava cercando altrettante famiglie pronte ad ospitarli, a far loro da casa, in quanto erano sradicati dalla loro cultura e dal loro ambiente. Non era proprio quanto ci aspettavamo, non immaginavamo di certo iniziare una nuova avventura e poi avevamo appena trovato nuovi equilibri di una vita a due dopo l’uscita di casa dei nostri tre figli. Eppure ci è parso da subito che fosse Gesù a chiedercelo, era un modo di aprire il nostro cuore a un bene più grande nei confronti della Chiesa, alla quale potevamo prestare un servizio concreto. Sappiamo tutti come la Chiesa soffra per la carenza di vocazioni al sacerdozio e abbiamo sentito che questo poteva essere il nostro piccolo contributo per affrontare questa difficoltà, attualizzando l’amore che Chiara Lubich ci ha sempre indicato per la Chiesa. Abbiamo condiviso subito questa proposta con i nostri figli, che si sono trovati d’accordo ad accogliere un quarto fratello. Dubbi e perplessità non sono mancati, ma il chiederci quale fosse l’atteggiamento che Dio domandasse a noi non ci ha fatto esitare nella decisione. Siamo stati colpiti dal fatto che uno dei figli fuori casa per lavoro, ma che rientra ogni tre, quattro settimane, ha desiderato cedere la sua camera e pian piano, nei weekend in cui è stato presente, ha rimosso tutti i suoi effetti personali per lasciare il posto a Aeneid. E così, verso la fine di settembre Aeneid è arrivato, inserendosi con naturalezza nella nostra famiglia, anche grazie al suo carattere solare e gioioso. Ha subito legato con i suoi fratelli italiani, come egli chiama i nostri figli. Cerchiamo di essere attenti alle sue necessità, perché lui non chiederebbe mai nulla. Piccole attenzioni quotidiane che per lui hanno un grande valore. Per esempio ci siamo accorti che la notte dormiva con una felpa che uno dei nostri ragazzi gli aveva donato: ‘Perché, che cos’è un pigiama?’. Nel suo paese, a causa del clima caldo, non ne fanno mai uso. Così gliene abbiamo regalato uno. Una domenica sera, di ritorno da una giornata impegnativa, non vedevo l’ora di mettermi a letto a leggere finalmente il mio libro. Durante la cena Aeneid però mi chiese se dopo potevo aiutarlo a fare i compiti. Pensavo di aver concluso l’epoca in cui si affiancano i figli per i compiti! Ma non ci pensai due volte e mi resi disponibile. La settimana dopo, con orgoglio, ci ha detto di avere fatto una bella figura, esprimendosi con il miglior italiano di sempre. Ma la frase che una volta ci ha detto rispecchiava quell’atteggiamento che cercavamo ogni giorno di avere nei suoi confronti, ci ha colpito: ‘Mi sento amato da Dio attraverso di voi!’.

Aeneid ci racconta della sua nuova vita in famiglia!

“Vengo da una città nello stato di Imo, nella parte orientale della Nigeria. Sono l’ultimo figlio di cinque figli. Naturalmente, ho un profondo affetto per i miei genitori ma, allo stesso tempo, ho scelto di servire Dio e il popolo nel sacerdozio cattolico. Da quando ho fatto quella scelta, mi sono preparato a seguire Dio dovunque la Sua Volontà mi portasse. Così mi sono trovato pronto quando il mio vescovo mi scelse per continuare la mia formazione al sacerdozio in Italia. Arrivato, sono stato accolto da un sacerdote, anch’egli della mia diocesi nigeriana, e sono rimasto con lui per circa due settimane. 

Il vescovo della diocesi di Udine mi ha accolto con gioia. È stato in questo giorno che mi ha detto che avrei avuto una famiglia in Italia e che avrei potuto considerarla come la mia. Che gioia è stata per me: Dio mi donava altri genitori, Luciano e Bianca! L’accoglienza, l’amore e la cura che mi hanno mostrato, e continuano ad avere, mi fanno sentire il figlio più amato del mondo. Apprezzo molto il loro amore per me e sono davvero felice di vivere con loro. Ad esempio la festa a sorpresa che hanno organizzato per il giorno del mio compleanno, un giorno indimenticabile nella mia vita. Esso cadeva in un giorno feriale e quindi ero in Seminario con altri seminaristi e formatori. Trascorsi la giornata come ogni altro giorno tranne che dedicare un tempo speciale alle preghiere di ringraziamento a Dio per la mia vita e per tutti coloro che hanno contribuito a realizzare la mia vocazione. Sono entrato nel refettorio per cena e chi ho visto? Luciano e Bianca che mi hanno portato dei regali! Sto ancora imparando la lingua italiana; c’è ancora qualche difficoltà nella comunicazione tra di noi, ma la loro pazienza con me dimostra che l’amore conquista davvero tutte le cose. Non vedo l’ora di andare a casa ogni sabato per trascorrere del tempo con loro. Di recente, hanno organizzato la possibilità per me di frequentare lezioni extra d’italiano. Non trovo parole adeguate per esprimere il mio apprezzamento per il loro sostegno. Tutto ciò che faccio ora è pregare per loro. Possa Dio continuare a benedirci tutti”.




«Straniero e cittadino», seconda edizione del convegno a cura di “Noi siamo con Voi”

Venerdì 23 novembre 2018 presso il Centro Culturale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, in corso Bramante 58 a Torino, il comitato interconfessionale “Noi siamo con Voi”, in sintonia con i principi morali e religiosi che sin dalla sua costituzione uniscono i suoi membri, ha organizzato la seconda edizione del convegno internazionale «Straniero e cittadino».

L’edizione 2018 aveva l’obiettivo di permettere al pubblico di ascoltare non relazioni di esperti ma testimonianze dirette del vissuto quotidiano di concittadini provenienti da diverse parti del mondo. I relatori sono stati invitati a dire in positivo ed in negativo la loro visione della città di Torino, che cosa si attendono e che cosa possono dare, fin dove è possibile oggi renderla ‘nostra’.

Un confronto di esperienze che ha consentito a ciascuno di formarsi opinioni e idee per combattere pregiudizio, discriminazione e considerare “l’altro” come uno di noi e non un antagonista.

In un clima di fraternità, dopo i saluti e l’incoraggiamento di Nino Boetti, presidente del Consiglio Regionale e del Comitato dei Diritti Umani, la nipote di Nelson Mandela (di passaggio a Torino con la sua Fondazione) ha tracciato la figura del nonno (da pastore di un villaggio a simbolo del riscatto pagato con 25 anni di carcere, a presidente di una nazione e costruttore di perdono, di pace sociale).

A seguire 8 migranti, provenienti da diversi paesi, hanno raccontato la loro migrazione, il loro inserimento nella società piemontese e il loro contributo alla società torinese. Cinesi, africani, magrebini, peruviani, marocchini di seconda generazione, bengalesi, …

Un giovane imprenditore bengalese arrivato a Torino dopo 6 mesi di cammino attraverso la Russia, Cekia, Austria ha raccontato la sua esperienza lavorativa: da lavapiatti nel giro di un anno a gestore del locale dove lavorava,  risanamento delle finanze e nel giro di 4 anni l’acquisito di altri tre locali dando lavoro a 25 italiani e alcuni migranti. 

Un convegno ricco di suggestioni e indicazioni operative, ma soprattutto tanta speranza nelle circa 200 persone presenti alla serata.

 




FOCUS LOPPIANOLAB 2018: “Ripensare l’educazione oggi”

Domenica 30 settembre a LoppianoLab si terrà un focus sull’educazione dal titolo “Un impegno a più voci per una convivenza possibile”, che vedrà la presenza dello scrittore Paolo Di Paolo, l’insegnante e scrittore Eraldo Affinati, il giornalista TG3 Rai Gianni Bianco, Giuseppe Gatti, magistrato della D.D.A. di Bari, Nello Scavo, giornalista di Avvenire, Emma Ciccarelli, vice presidente Forum associazioni familiari, i pedagogisti Ezio Aceti e Michele De Beni, gli psicologi Domenico Bellantoni e Chiara D’Urbano.

La tenuta sociale a rischio, in un clima di paura e di scontro causato da difficoltà relazionali fra persone delle varie generazioni, di diversa appartenenza politica, culturale e religiosa, di tante nazionalità presenti nel nostro Paese, esige un ripensamento della visione stessa della persona.

Di fronte ai profondi e radicali cambiamenti che la società sta attraversando è sempre più urgente porre attenzione all’ambito educativo, a partire dai più piccoli, senz’altro, ma con uno sguardo rivolto a tutte le età. Educare ed educarsi, a tutto campo; ripensare l’educazione interrogandosi sulle prassi e sulle competenze necessarie; mettersi in ascolto e in relazione, oltre gli stereotipi, gli steccati, la frammentazione sociale; dare spazio al protagonismo dei giovani.

Sono alcuni fra i temi al centro del programma di domenica 30 settembre della nona edizione di LoppianoLab. Se ne parlerà in particolare con Eraldo Affinati, insegnante e scrittore, Emma Ciccarelli, vice presidente Forum associazioni familiari, il pedagogista Michele De Beni, e lo scrittore e giornalista Paolo Di Paolo (Auditorium di Loppiano, h.9.30) nella prima parte della sessione il cui titolo è: Dal sogno all’impegno: parliamo di educazione 4.0. Tra memoria e futuro…una questione di senso.

 Numerosi gli esperti, di vari ambiti e discipline che daranno il loro contributo su questi argomenti in un dialogo col pubblico, chiamato ad interagire nei diversi laboratori tematici previsti nell’arco dei due giorni.

Ufficio stampa LoppianoLab: 

Elena Cardinali – mob: 347.4554043 – 339.7127072– ufficiostampa@cittanuova.it

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Gruppo Editoriale Città Nuovawww.cittanuova.it Polo Lionello Bonfantiwww.pololionellobonfanti.it

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Genova: solidarietà e responsabilità

Sono trascorsi dieci giorni dal crollo del Ponte Morandi e a Genova si continua a lavorare incessantemente. E’ scattata una gara di solidarietà tra i cittadini per dare ospitalità alle 300 famiglie sfollate che abitavano sotto il ponte. Il Comune e la Regione Liguria ha attivato una task force  per individuare i 350 alloggi che saranno consegnati tutti entro Novembre.

Molte associazioni da tutta Italia si sono attivate con iniziativedonazioni ed eventi. Anche dall’estero arrivano attestati di solidarietà, come da Nice-Matin, quotidiano regionale francese, che invita tutti i turisti francesi a sostenere la città colpita al cuore da un immane lutto e da una catastrofe: “Genova è bellissima e merita di essere visitata per nove buone ragioni, nonostante e al di là della tragedia dovuta al crollo di ponte Morandi che ha procurato la morte di 43 persone”. Una ditta di traslochi offre servizi gratis agli sfollati, aCentro Civico Buranello a Sampierdarena è attivo da martedì 14 agosto un punto di accoglienza e ricovero e sono state assistite, con supporto psicologico e medico, tutte le persone che avevano l’auto sul viadotto.

Da Città Nuova riportiamo un’intervista a Daniela R., volontaria della Protezione Civile, in vacanza in Val d’Aosta, che è subito accorsa a portare aiuto rinunciando alle sue ferie.

«Siamo andati per aiutare e sostenere, e siamo stati accolti come parenti». È commossa Daniela R. mentre mi racconta la sua esperienza sotto il ponte Morandi, crollato il 14 agosto scorso a Genova. Era ancora in Valle D’Aosta, in ferie con il marito, quando è stata raggiunta dalla notizia del tragico crollo. E si è subito messa a disposizione per essere inserita nei turni della Protezione civile della sua sezione Bassa Val Bisagno, Gruppo Genova del Comune. Daniela aveva ancora quattro giorni di ferie sui quali contava per riposarsi, ma le è venuto in mente che, invece, poteva dare la massima disponibilità, proprio perché era in vacanza. È stata inserita quindi in tre turni di otto ore nel corso dei quali ha ascoltato, abbracciato, condiviso, accompagnato, sperimentando più che la bellissima emozione di sentirsi utile, quella di sentirsi piuttosto impotente. «Ho fatto parte fino ad oggi di un gruppo cinofilo che si occupa, con i cani addestrati, di ricerche di persone disperse ed è stata la mia prima esperienza come Protezione Civile. Il compito che mi è stato affidato – spiega – è stato quello di tenere monitorata una strada chiusa che accedeva alle abitazioni evacuate proprio sotto il ponte. Speravo di poter accompagnare almeno le persone a recuperare le proprie cose, ma quello è stato un compito che hanno svolto solo i vigili del fuoco e le forze dell’ordine. Certo, una domanda me la sono fatta: se anche noi volontari avessimo potuto aiutare, avremmo portato fuori più borse», ma evidentemente la paura del crollo imminente dei monconi sospesi ha determinato scelte restrittive, guidate da ragioni di sicurezza. 

«Ho avuto pochi metri quadrati su cui vigilare, dunque, comprese alcune viuzze laterali. Ma quanta solidarietà! Sono stata accolta insieme ai miei colleghi a braccia aperte dai residenti, quelli che erano rimasti nelle case non coinvolte dall’evacuazione: ci hanno offerto acqua, caffè, qualcuno è voluto scendere e ci ha aperto le porte della propria casa per l’utilizzo dei servizi. E sì che i genovesi sono schivi e non fanno amicizia subito… Sono rimasta sconvolta: ma non eravamo noi quelli che erano andati lì per aiutare? E invece siamo stati davvero “aiutati ad aiutare”.

Ad un certo punto si affaccia una signora anziana dalla finestra, mi saluta e comincia a raccontarmi la sua vita…

 Continua su cittanuova.it

 




Sulla nave Diciotti persone prima che migranti o stranieri

Comunicato stampa del 22 agosto 2018 

Seguiamo da vicino e con trepidazione la vicenda della nave Diciotti, approdata a Catania da due giorni e con a bordo 177 persone cui non è concesso sbarcare. L’ennesimo caso, purtroppo, che in questi mesi ha messo a dura prova la cultura dell’accoglienza che come italiani ci ha sempre contraddistinto. Sebbene comprendiamo la necessità di percorsi condivisi a livello europeo, della ricerca di soluzioni non improvvisate, non possiamo non esprimere la grande preoccupazione per le vicende umane di persone che fuggono da fame, guerre, morte. I 29 bambini a bordo della Diciotti, sono i nostri figli; gli uomini e le donne su quella nave da giorni, sono nostri fratelli e sorelle e, anche in nome del Vangelo nel quale crediamo, chiediamo che non vengano considerati oggetto di ricatto.

Invochiamo per loro, e per quanti si trovano nella stessa condizione, la dignità
che non è stata finora riconosciuta né nei Paesi di origine, né in quelli che li hanno visti passare, né nel nostro che li ha visti approdare. Apriamo loro i nostri porti, le nostre case e i nostri cuori.

Ci appelliamo infine ai politici di ogni estrazione perché mettano da parte diatribe fra schieramenti e interessi particolari, e collaborino in nome dell’appartenenza comune alla razza umana che viene prima di ogni altra distinzione e separazione.

Rosalba Poli e Andrea Goller
Responsabili Movimento dei Focolari in Italia

 

Scarica il Comunicato Stampa: 20180822_CS_FocolariNaveDiciotti




Cantiere internazionale dei Ragazzi per l’Unità alla cittadella Faro: un’esperienza che forma

“Grazie per questa meravigliosa esperienza che ci consente di rompere le barriere linguistiche e culturali”, dice uno dei partecipanti al cantiere dei ragazzi per l’unità a Faro in Croazia. Una settimana di luglio nella cittadella del Movimento dei Focolari ha visto insieme un gruppo di circa 80 ragazzi di Milano e della Croazia. Il cantiere ha dato l‘occasione unica di provare cosa vuol dire concretamente costruire un pezzetto di mondo unito.

Il programma era ricco e variegato, diviso tra momenti spirituali, workshops e momenti di lavoro, il tutto inserito nel progetto “GenerazioneFameZero” che si prefigge di debellare la fame nel mondo entro il 2030 coinvolgendo i ragazzi, usando testa (informarsi), cuore (impegnarsi) e mani (agire concretamente). Il cantiere in una delle Cittadelle del Movimento è sempre una grande ricchezza per tutti: per quelli che accolgono, un respiro più universale; per quelli che arrivano, un impatto con una forte esperienza di vita in atto e la possibilità di immergersi nella realtà sociale nella quale è inserita la cittadella. Un’accoglienza fatta a corpo dalle più varie persone ha fatto sperimentare a tutti una “logistica dell’amore”.

Ogni giorno cominciava con un input e continuava con alcune ore di lavoro. E proprio questa possibilità di contribuire in modo concreto a rendere la vita più bella a persone povere o a portare gioia a quelle emarginate, come lo sono i disabili, che ha riempito di senso i cuori dei partecipanti. “Quando aiuto una persona bisognosa lavorando, mi si riempie il cuore di gioia, amore, gratitudine e serenità” dice una di loro.

La gioia è una risposta inaspettata alla generosità dei giovani, che si sono buttati a servire con lavori semplici nelle case di famiglie veramente disagiate: sistemare la legna, imbiancare la casa, rifare pavimenti, ripulire gli ambienti… E poi conoscere e passare del tempo giocando e lavorando con ragazzi con vari handicap o ancora ascoltare le testimonianze di giovani della comunità Cenacolo, che sono usciti da dipendenze varie. “Bisogna operare in questi contesti di povertà e continuare a farlo” ci incoraggiava don Luigi, che ha partecipato insieme ad un animatore e una decina di ragazzi dell’oratorio estivo della sua parrocchia di Milano, dando con la loro presenza, un tocco tutto particolare al cantiere. 

I quattro workshops svoltisi nel pomeriggio hanno toccato i temi del credere-non credere, dell’affettività, della disabilità nello sport e dello stile di vita da tenere per contrastare il consumismo.

Giochi d’acqua e di colori, tuffi in piscina, visite a Zagabria e nel bellissimo parco nazionale di Plitvice, patrimonio UNESCO, hanno offerto la possibilità di entrare più in profondità nella cultura del posto e tessere nuovi rapporti.

E’ stata una vera ed importante scuola di vita: “In questi giorni non ho dato sempre il massimo per stare vicino alle persone che hanno bisogno, perché mi sono accorto che penso ancora troppo a me stesso”. Qualcuno dice che dopo questa esperienza si sente più forte e più umile, un altro testimonia che questo cantiere lo ha reso capace di andare oltre certi limiti che riteneva insuperabili. In tutti, l’esperienza del rapporto vero, dell’accoglienza senza riserve, come in una famiglia, dove si arriva un’amicizia e un’unità profonda che riesce a superare tutte le diversità che pur rimangono e diventano una ricchezza aggiunta.

Anche le sfide non sono mancate: il cibo diverso, con l’ulteriore sfida a non fare sprechi, l’incontro fra lingue sconosciute, con tanti nuovi amici da conquistare… Anche le fragilità dei giovani d’oggi sono state presenti, con momenti delicati da superare insieme. Quale medicina migliore se non il desiderio di mettercela tutta per andare oltre le difficolta con un coraggio e un amore più grandi. Perché lo scopo è altrettanto affascinante: “Sono venuto qua per mettere le mie mani al servizio di un un mondo che voglio diventi più unito, come lo siamo noi”.




LoppianoLab 2018 è young!

La nona edizione di LoppianoLab è ricca di novità. Tra queste, un programma pensato ad hoc per bambini e ragazzi.

Mentre gli adulti avranno i loro laboratori, secondo lo stile caratteristico di LoppianoLab, il laboratorio nazionale di economia, cultura, comunicazione e formazione promosso dal Polo Lionello Bonfanti, dal Gruppo Editoriale Città Nuova, dall’Istituto Universitario Sophia, dal Movimento dei Focolari in Italia e dal Centro internazionale di Loppiano (FI), quest’anno un’attenzione particolare sarà rivolta alle nuove generazioni con un programma distinto per fasce di età, grazie al contributo delle riviste del Gruppo editoriale rivolte a giovani lettori:

LoppianoLab junior, per i più piccoli (4 – 10 anni), e LoppianoLab teens, per i ragazzi (11 – 17 anni, in gruppi distinti tra ragazzi che frequentano le scuole medie e le superiori).

Per i più piccoli, in collaborazione con il giornalino Big, Bambini in gamba, di Città Nuova, sono previsti dei laboratori sulle emozioni, anche con la psicopedagogista Stefania Cagliani, percorsi formativi alle abilità pro-sociali tra natura, arte e divertimento, con Ciro Cipollone e la sua arte povera e con Mirco Castello e le sue danze, e un laboratori presso la Fattoria didattica Loppiano Prima di Pietro Isolan.

Per i ragazzi dagli 11 ai 17 anni, in collaborazione con la redazione del bimestrale Teens, il giornale rivolto ai ragazzi e scritto dai ragazzi, sono previsti:

  • Un laboratorio giornalistico. Si tratta di un laboratorio che mira a fornire le basi della scrittura giornalistica, dell’organizzazione del lavoro di una redazione, a fare esperienza pratica sul campo. L’intento è quello di offrire chiavi di lettura per la comprensione della società contemporanea affrontando in modo semplice e con il linguaggio dei ragazzi anche tematiche complesse. I migliori lavori saranno pubblicati su Teens bimestrale e altri avranno visibilità sul Blog di Teens.
  • Un workshop sui social media. L’obiettivo è quello di fornire le basi per un lavoro giornalistico attraverso i Social Media, ad integrazione della redazione giornalistica classica e a offrire strumenti di storytelling. Dopo aver fornito le basi teoriche si darà spazio alla parte pratica attraverso dirette Facebook, live twitting, Instagram Stories.
  • Due laboratori dedicati all’educazione ambientale e ad un’equa distribuzione delle ricchezze. Entrambi comprendono una visita presso la Bottega Ciro Cipollone e la sua arte povera e la Fattoria didattica Loppiano Prima di Pietro Isolan.
  1. #ZeroHungerGeneration: educare i ragazzi ai temi della distribuzione delle ricchezze e delle risorse sul pianeta e alle azioni per uno stile di vita sostenibile. Durante il laboratorio ci si eserciterà a “non produrre rifiuti” e a “riciclare”.
  2. Laboratorio ecologico in collaborazione con Eco One: seguendo anche il percorso dell’ecologia come via per arrivare all’obiettivo FameZero, si sensibilizzeranno i ragazzi ai temi della protezione dell’ambiente e degli stili di vita sostenibili.
  • Un laboratorio di Educazione alla pace attraverso una nuova cultura sportiva con Sportmeet.
  • “Cercando Te nel nostro io”: laboratorio di educazione al dialogo, ascolto, fraternità.

Per la scheda di prenotazione clicca qui.

Info: 055 9051102 – www.loppianolab.it

Ufficio Stampa LoppianoLab
Elena Cardinali – mob: 347.4554043 – 339.7127072– ufficiostampa@cittanuova.it
Tamara Pastorelli – mob: 338.5658244 – 335.6165404 – ufficio.comunicazione@loppiano.it     

 

 

 

 

 

 

 

 




ColoriAMO la Città: Cantiere 2018 dei Ragazzi per l’unità di Roma

La fame nel mondo è stata la protagonista del cantiere che si è tenuto a Roma, quartiere Bravetta, dal 28 giugno al primo luglio 2018, organizzato dai “Ragazzi per l’Unità”.

Il “cantiere” è così chiamato proprio perché ha il compito di accompagnare i ragazzi verso la scoperta dei problemi della società odierna e verso una collaborazione concreta per contribuire alla loro risoluzione. Ma ha anche lo scopo di vivere rapporti di amicizia veri, profondi, di costruire “ponti” tra le culture e le diversità.

Il tutto  scandito quotidianamente in due momenti: il primo è quello della riflessione guidata da esperti nelle materie presentate: ci hanno accompagnato Vincenzo Buonomo, Rettore della pontificia università lateranense, Roberta Cafarotti, direttrice scientifica di Earth Day Italia e Raffaele Natalucci collaboratore della rivista “Città Nuova”. Questi esperti, hanno approfondito assieme ai ragazzi temi quali la crisi ambientale e la guerra ovvero le cause principali della fame nel mondo, problema che la FAO vuole risolvere entro il 2030 attraverso l’obiettivo “Fame Zero”.

L’obiettivo Fame Zero, è il progetto al quale i Ragazzi per l’Unità di tutto il mondo hanno deciso di aderire, percorrendo vari “sentieri” e dove gli adolescenti sono i primi protagonisti nel cercare risposte concrete partendo da loro stessi e dal proprio stile di vita, ad un tema così impegnativo.

Anche una riflessione sulla “cultura del dare”, argomento sul quale ci ha aiutato a riflettere Waris Umer, ha messo in risalto quanto una più profonda cultura della condivisione, sia alla base della risoluzione di tanti problemi con noi stessi e con gli altri.

Il secondo momento che ha scandito le giornate del cantiere è stato più attivo: i ragazzi hanno avuto modo di impegnarsi nel sociale mediante attività presso vari istituti: Istituto Don Calabria, dove hanno servito alla mensa per i poveri; Casa di riposo Ancelle della SS. Trinità nel quale gli ospiti hanno giocato e cantato assieme ai ragazzi; Istituto Don Guanella, dove si sono svolti giochi a squadre con gli ospiti della casa.

L’integrazione è stata protagonista non solo negli istituti visitati, ma anche all’interno del gruppo stesso dei ragazzi dove erano presenti varie religioni e culture; alcuni di essi venivano infatti dalla “Città dei ragazzi” che ospita minorenni non accompagnati immigrati in Italia. Si sono creati dei rapporti nel rispetto delle diverse culture, delle abitudini alimentari, delle lingue differenti. Questo è stato reso possibile anche grazie ai momenti di gioco che hanno avuto luogo nella vicina parrocchia della Natività di Maria, messa a disposizione da p. Stefano. Sono stati organizzati tornei con regole particolari che miravano a favorire i giocatori meno esperti.

Un ringraziamento speciale va alla comunità del Movimento dei Focolari del quartiere Bravetta che ha reso possibile la concreta realizzazione del cantiere attraverso l’organizzazione logistica ed i momenti di gioco quali i tornei sportivi e la caccia al tesoro del giorno 30 giugno. Grazie!

Valeria De Carolis




Cantieri Ragazzi per l’unità: Palermo #insiemeperBallarò

Progetto Ballarò: “Guardo la mia città”

La comunità del Movimento dei Focolari opera a Palermo da quattro anni all’interno del quartiere “Ballarò”, dando vita a legami di amicizia con molti abitanti della zona e con altre associazioni che vi operano. Ed è qui, in questo quartiere storico di Palermo, che dal 2 al 12 Luglio 2018 si sono svolte attività ludiche ed ecologiche volte a sensibilizzare le persone verso il rispetto dell’ambiente e ad aiutarle a guardare la città con occhi nuovi. L’obiettivo principale è stato ed è tutt’ora quello di creare unità all’interno della zona per coinvolgere, a piccoli passi, non solo il quartiere ma anche chi vive in altre parti della città.

Ognuno ha messo in gioco se stesso, condividendo le proprie conoscenze ed esperienze; hanno partecipato sia associazioni che già da tempo operano all’interno del quartiere sia chi ne fa parte da poco, come l’associazione ALAB (Associazione Liberi Artigiani-Artisti Balarm) che ha organizzato laboratori artigianali per i bambini. Molti ragazzi hanno partecipato al progetto, tra cui giovani provenienti da altre città, come Trapani, alternandosi nei vari momenti previsti nel programma: giochi con i bambini, laboratori di disegno e pittura, laboratori artigianali, canto e spettacolo teatrale, mimo, pulizia e riqualificazione degli spazi urbani, delle strade, di un campetto di calcio.

Gli adulti della comunità hanno collaborato nella ristrutturazione di alcune abitazioni e nella realizzazione dei momenti ricreativi, come il mimo, e dello spettacolo teatrale.

L’ultimo giorno infatti si è svolto lo spettacolo interpretato da alcuni bambini del quartiere e da alcuni gen 3 di Trapani e Palermo, alla presenza del sindaco Leoluca Orlando che ci ha incoraggiati a continuare a promuovere iniziative culturali, di fraternità e unità: “La cultura è stare insieme”, ha detto. 

Il progetto è stato sostenuto economicamente da alcune aziende tra cui BRICO CENTER che ha scelto e premiato il nostro progetto, presentato come progetto vincitore dell’edizione 2018 dell’iniziativa “Insieme per il nostro quartiere” e anche la cooperativa COOP di Palermo, il Comune di Palermo e il rinomato focacciere della zona Ninu ‘u ballerinu che ha offerto la cena finale con prodotti della tipica gastronomia siciliana.

  Questa esperienza ha permesso a noi giovani di comprendere nuove realtà, che spesso sembrano lontane dalla nostra. Stando a contatto con la gente del quartiere, essendoci immedesimati nelle loro vite abbiamo capito quanto sia importante dare una mano a chi ne ha più bisogno, anche solo stando loro vicino. Vedendo soprattutto come i bambini percepiscono questa realtà, ridendo e giocando con loro, abbiamo appreso che uno degli obbiettivi principali è agire per preservare il loro futuro. Grazie a questo progetto, molti volontari, giovani e adulti, hanno potuto dare un contributo per migliorare la nostra città, alimentando in ognuno di noi un senso di unità e fratellanza. Solo partendo da questi piccoli gesti d’amore verso il prossimo possiamo realizzare qualcosa di più grande; citando Chiara Lubich: “Gli avvenimenti veramente grandi nascono da piccole cose”.

Chiara Morello, redazione Teen4Unity

Articolo pubblicato sul blog di Teens4Unity

 




I Focolari della Campania, un anno all’insegna dell’ ”altro”.

Vivere la propria città, cercando e creando spiragli di luce e di pace, guardando negli occhi chi sta accanto per costruire luoghi e spazi di fraternità, è stato lo sforzo di ragazzi, giovani e adulti della comunità dei Focolari campana che ha rivolto l’attenzione sulle varie problematicità che interrogano questa zona del Sud Italia. Le vecchie e nuove povertà, l’impegno per le nuove generazioni, l’attualissimo fenomeno delle migrazioni, il dialogo a tutto campo con persone di altre fedi sono stati i focus delle molteplici proposte che sono state offerte al territorio.

Incominciamo dai giovanissimi. Dopo il positivo esperimento del Cantiere estivo dello scorso anno, i ragazzi e le ragazze per l’Unità hanno rinnovato e continuato durante l’anno il loro impegno a favore degli ultimi delle loro città. La sensibilità al sociale sorta in loro li ha spinti a vivere in maniera più impegnata, spronando anche gli adulti, ad intraprendere azioni sociali realizzate nei quartieri cittadini più degradati: poveri, anziani, emarginati… .

Un grave problema sociale che è stato attenzionato dai focolari in tutta Italia e in particolare in questa regione è il gioco d’azzardo. Questa regione è letteralmente divorata da questa piaga che coinvolge tantissimi giovani e adulti e che provoca l’impoverimento economico e morale di coloro che cadono nella trappola della falsa speranza di una vincita che potrebbe cambiare la vita. Di fatto ogni famiglia a Napoli spende in un mese quasi la stessa cifra per tentare la fortuna e acquistare beni alimentari, come riporta il quotidiano “Il Mattino” Aumentano le persone a rischio dipendenza, purtroppo anche i casi di suicidi per i troppi debiti sono in crescita, senza contare le infiltrazioni mafiose e camorristiche che riciclano denaro attraverso le sale Slot e i casi di usura sempre più in aumento. I paesi Vesuviani, l’Università di Napoli, Caserta, dove è stato presentato presso la libreria Feltrinelli il libro di Città Nuova “Vite in gioco“, sono stati i luoghi dove  si sono svolte le iniziative di SlotMob e BankMob per sensibilizzare le persone contro il gioco d’azzardo.

Promuovere progetti e iniziative insieme ad altre associazioni e movimenti è un obiettivo per rafforzare una rete di solidarietà, per combattere la povertà e promuovere un dialogo a tutto campo con coloro che vivono e vogliono risolvere alcune problematiche sociali. Diversi volontari della comunità focolarina prestano regolarmente il loro servizio presso le mense per i senza tetto, altri sono in contatto con gli appartenenti alle varie Chiese cristiane per continuare sulla strada del dialogo ecumenico, lavorando insieme per i poveri e attraverso diverse iniziative come “I lunedì di Capodimonte”, ciclo di incontri a tre voci (cattolica, ortodossa e protestante), promosso dal Consiglio Regionale delle Chiese Cristiane della Campania con il patrocinio della stessa Facoltà Teologica e la collaborazione del Centro Studi Francescani per il dialogo interreligioso e le culture.

Il dialogo però non si ferma con i credenti di altre confessioni cristiane ma procede anche nella direzione interreligiosa, con i fedeli di altre religioni, come quella musulmana, taoista, baha’i. A Napoli, nell’ambito del progetto “IncontriAmo la città”, che si è svolto  il  23 e il 24 giugno, si è compiuta una visita alla moschea e si sono costituite in Piazza Mercato due grandi aiuole con una targa che testimonia il rapporto di amicizia fraterna tra cattolici e musulmani. Si è aperto inoltre presso una parrocchia un centro di ascolto per persone provenienti da altri paesi, in maggioranza musulmane. Si sta avviando una collaborazione anche con l’Associazione della Comunità Somala per provvedere alle necessità di quanti arrivano in Italia scappando dalla lunga guerra che sta distruggendo il loro Paese. Dal prossimo mese di settembre partirà un laboratorio per l’insegnamento di italiano e una raccolta fondi per generi di prima necessità.

Una città, tante città che procedono in un cammino spedito per illuminare spazi, volti, gesti, per renderle più fraterne e restituirne  bellezza, per continuare a incontrarsi all’insegna dell’ “altro”.




Sguardi di luce… sulla città, immigrati e Europa

“Sguardi luce. Fanno sempre bene, specie in un mondo dove ce ne sono pochi”. Sono le battute che raccolgo da Anna, che si dichiara non credente, all’uscita dalla sala politivante di Lurisia che quest’anno ha ospitato la prima Mariapoli del Piemonte.

Sguardi di luce. Era proprio il titolo della tre giorni vissuti dal 14 al 17 giugno, da oltre 200 persone di ogni età e categoria sociale. Luce scaturita da momenti di spiritualità e di condivisione, luce che ha illuminato temi caldi di attualità: Europa e immigrazione, Medio Oriente, fine vita e cure palliative, alternati a programmi di relax, escursioni. Per rigenerare anima e corpo.

Non solo. Sullo sfondo alquanto scuro delle sfide della vita pubblica e delle incertezze economiche e politiche, in un clima che fa apparire la fraternità un lusso per pochi, uno sguardo di luce ha illuminato anche la vita della città, della città di Bra.

E sono i giovanissimi insieme alla loro sindaca che stupiscono:  la fraternità diventa stile di vita pubblica! La fraternità, elevata a categoria politica, iscritta da anni nello Statuto della città, non è rimasta lettera morta. Sono due adolescenti che, col supporto di un power point, la  mostrano in atto,  in fedeltà al loro  slogan: ColoriAmo la città.  Si traduce in mille iniziative che vanno dal dipingere le pareti della scuola, ai muretti bistrattati  della città, alla raccolta di cicche per terra, ripulitura dalle erbacce, visita agli anziani nei ricoveri. Per lasciare ovunque un segno di amore per contagiare con la loro felicità. Che nasce da quella vita rivoluzionaria del Vangelo appresa dalla cittadina onoraria di Bra: Chiara Lubich.

E’ con un certo orgoglio che passano la parola alla sindaca, Bruna Sibille, di cui si sentono grandi alleati. “Le iniziative di questi ragazzi  – sottolinea – hanno contaminato quelli che hanno qualche anno in più, altre comunità, come quella albanese, i concittadini che si occupano del settore edile, gruppi di ortodossi insieme al loro pope, un gruppo di rumeni e altre realtà dei quartieri”. “Nel settembre prossimo – ha annunciato – prima dell’inizio delle scuole, si ritroveranno per continuare a lavorare insieme”.   Uno dei tre punti programmatici alla base del suo mandato che ora si sta per concludere è proprio “l’accrescimento della coesione sociale passando dall’idea di città all’idea di comunità inclusiva”. “I ragazzi  – ha riconosciuto – sono stati un collante molto importante in questa direzione”. “Così – ha aggiunto –  si mettono le basi per dare un segnale importante su come amministrare una città e formare le nuove generazioni di amministratori, proprio nel momento in cui ci sono esempi negativi”. “Se si cura la propria città  e il bene comune – ha concluso – si ha una città molto più sicura e si superano molti mali che non sempre sono reali, ma virtuali, ancor più difficili da vincere”.

Sguardi di luce su immigrazione e Europa

Una luce che, tra i temi di attualità approfonditi, ha illuminato  il dramma degli immigrati e l’Europa, al centro dell’attenzione internazionale in questi giorni, e le iniziative di solidarietà e di fraternità in atto.

Franco Chittolina, fondatoredi A.P.I.C.E., (Associazione per l’Incontro delle Culture in Europa),  che ha vissuto più di due decenni nelle istituzioni europee, ha avvertito: “il fenomeno migratorio non è un’emergenza, durerà decenni. Non basta dire: ‘Aiutiamoli a casa loro’. Dobbiamo aver presente che, con il colonialismo, li abbiamo rapinati delle loro ricchezze e continuiamo a farlo.  Sarebbe il momento della restituzione”.

Ancora, ha messo in guardia dai pericoli dell’insorgente “nazional populismo”, non solo italiano, che “nasce dalla paura dell’altro, si trasforma in rabbia, diventa rifiuto dell’altro”. Ha richiamato l’articolo 11 della nostra costituzione che non solo afferma il ripudio della guerra, ma prevede “le limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni“.“Certo – ha aggiunto – di fronte a problemi nuovi come quello dell’immigrazione, bisogna rompere gli schemi. L’attuale progetto di Europa non ha bisogno solo di un po’ di manutenzione, bisogna inventare qualcos’altro”. A Lurisia si è risposto anche ad un sondaggio di opinione che si inserisce in quello promosso dal Consiglio d’Europa, in ascolto di criticità ed esigenze dei cittadini.

Spiragli di luce sull’Europa sono apparsi da un cammino di comunione iniziato all’inizio del 2000 da una rete di movimenti e nuove comunità di varie Chiese, di tutta Europa dell’Est e dell’Ovest. Ha un nome programmatico: Insieme per l’Europa. A Lurisia se ne è rivissuta la nascita tramite le immagini della prima grande manifestazione del 2004 che ha continuità ed evoluzione sino ad oggi. Un contributo a ritrovare un’anima, le radici della fraternità, ben consapevoli che l’Europa non può vivere di sola politica o di sola moneta.  

E quanti semi di fraternità sono gettati nel quotidiano! Lo hanno mostrato le storie raccontate a Lurisia, come quella di chi pur avendo superato gli 80 anni dà ai giovani africani, con lezioni di italiano, un’amicizia vera. O come dicono quel concatenarsi di fatti di generosità che arrivano a dar loro lavoro. Ed altri episodi dove sorprendenti sono gli interventi della provvidenza quando ci si prodiga verso chi più è nel bisogno. E potremmo continuare. Questi sguardi di luce hanno suscitato speranza, insieme ad una più consapevole responsabilità come cittadini. 

Carla Cotignoli