Sicilia, una “dolce” iniziativa per la Siria.

Cannoli al posto delle bombe. Un aereo sorvola i cieli e sgancia verso il suolo dei cannoli. L’immagine è quella di piccoli cilindri, che scendono in rapida successione. Sembrano bombe, ma non lo sono. Sono cannoli. Cannoli che creano un ponte tra la Sicilia e la Siria, in questi anni tartassata da una guerra che ha distrutto le città e fatto numerose vittime. L’immagine dell’aereo che sgancia cannoli al posto delle bombe campeggia al centro di un manifesto preparato per l’iniziativa “Cannoli solidali per la Siria”. Sullo sfondo, ci sono le foto di Aleppo distrutta dalla guerra.

[ngg src=”galleries” ids=”7″ display=”basic_slideshow”]Siamo a  Giarratana, piccolo centro dei Monti Iblei, in provincia di Ragusa. Una cittadina di origini antichissime, pare risalente al II secolo avanti Cristo, dove si trovano i resti di necropoli preistoriche, una catacomba cristiana, l’ipogeo di Calaforno, il sito archeologico di Terravecchia ed i resti dell’antica Casmene, città greca del VII secolo avanti Cristo. Qui è stato allestito un presepe vivente, uno dei più belli della Sicilia, più volte premiato anche a livello nazionale. Nella antiche viuzze del quartiere più antico “U Cuozzu” sono stati ricostruiti gli ambienti della Sicilia contadina del 1800, gli ambienti, le botteghe, gli antichi mestieri, la vita quotidiana delle famiglie contadine e gli attrezzi che contraddistinguono la vita di una comunità dedita all’agricoltura ed alla pastorizia.

Il presepe vivente di Giarratana quest’anno si è aperto al mondo ed alla solidarietà. È accaduto grazie all’iniziativa dei gen 3, i ragazzi del Movimento dei Focolari. Durante i giorni in cui è stato rappresentato il presepe vivente, i ragazzi hanno allestito uno stand ed hanno offerto ai visitatori dei cannoli: cannoli di ricotta, di crema, di cioccolato. Tutti indossavano una maglietta rossa, con il logo dell’iniziativa: l’aereo che sgancia cannoli al posto delle bombe. Il comune ha messo a disposizione uno stand, alcune aziende della zona hanno supportato l’iniziativa. Il sindaco Lino Giaquinta e l’assessore Grazia Fiore hanno costantemente seguito e supportato il lavoro di questi ragazzi, di questi “cittadini in erba”. «Grazie per il vostro impegno – ha detto Grazia Fiore – complimenti per l’idea e per il risultato. Speriamo che questa azione dia un minimo di sollievo alla popolazione siriana e di consapevolezza a noi popoli occidentali della nostra condizione estremamente fortunata. Iniziative come questa, anche se sono gocce in un mare di necessità, possono cambiare il mondo, perché fanno approcciare i nostri giovani alle difficoltà del prossimo in modo solidale e altruistico».

Le Latterie Riunite di Ragusa hanno fornito la ricotta ad un prezzo più contenuto. La grafica del manifesto è stata concessa dall’azienda Siculamente. A loro si deve l’espressione dialettale che vuole essere anche un messaggio di pace: «Quann’è guerra è guerra pi tutti. Siculamente». È un motto di grande richiamo che ha accompagnato il lavoro di un gruppo di ragazzi che hanno scelto di trascorrere le loro vacanze in modo alternativo: non solo ritrovi familiari e giochi con gli amici, ma anche tanti pomeriggi impiegati a preparare tutto quanto serviva per questa iniziativa. Con loro hanno collaborato anche altri ragazzi di Catania e Vittoria (Rg). Tanti si sono recati allo stand per assaggiare un cannolo, ma sono rimasti conquistati dal sorriso e dall’intraprendenza di questi ragazzi. Hanno lasciato una piccola offerta, ognuno dando il proprio contributo per un grande progetto.

«È stata un’iniziativa interessante – spiegano Antonio Scrofani ed Elvira Di Pietro, marito e moglie, che da anni seguono questo gruppo di “audaci” – è nato tutto da una cena a Praga nel corso di un incontro internazionale del movimento dei focolari durante la quale ci siamo trovati per caso seduti accanto ad una focolarina, Ghada, che aveva vissuto per anni in Siria durante la guerra. Ci ha raccontato la sua vita, le sue esperienze durissime, le persecuzioni, i rischi enormi corsi, la grande testimonianza di scegliere di rimanere in Siria anche quando tutti quelli che potevano fuggire fuggivano, le atrocità sopportate dai siriani, costretti a vivere in condizioni disumane, le distruzioni, le morti. Ne è nato un rapporto di amicizia e dialogo tra la Sicilia e la Siria. Sono stati organizzati due videocollegamenti skype tra la Siria e la Sicilia durante i quali i gen3 di varie città siciliane hanno potuto conoscere e dialogare con i gen3 siriani.

Da questo rapporto e dalla conoscenza delle enormi necessità dei siriani è nato il desiderio di fare qualcosa per loro. Nei giorni del presepe abbiamo raccolto 1280 euro. Altri contributi sono arrivati anche dai gen 3 di Rosolini  (Sr), con l’iniziativa “Give Me 5”: hanno realizzato una tombolata ed hanno abbracciato il progetto dei cannoli solidali, coinvolgendo un pasticcere che ha preparato ed offerto dei cannoli. Questi soldi li abbiamo inviati in Siria e saranno utilizzati per le famiglie che non hanno nulla, per generi alimentari, medicine e per la ricostruzione dopo la devastazione della guerra che in quelle terre non è ancora del tutto terminata. E durante il periodo di Natale hanno lavorato per questo».

Alla fine di questi giorni resta, per tutti, una grande gioia: la certezza di aver costruito un piccolo tassello di un’umanità che vuole superare le guerre e vivere per la pace.  Un piccolo tassello costruito da un drappello di audaci ragazzini che, con questa “dolce” iniziativa hanno inviato già 1400 euro ai loro amici della Siria.

 




Give me 5: generazioni in rete a Rosolini (SR)

Le prime luci e i primi addobbi hanno iniziato a colorare la città sin dagli ultimi giorni del mese di Novembre portando con sé un clima di festa e di gioia. Lo spirito del Natale oltre che diffondersi tra le vie si intesse anche tra le persone ed è con questo spirito che il Movimento dei Focolari ha pensato al secondo appuntamento del “Give me 5”.

Un incontro festa, il 5 dicembre, nei locali della parrocchia S.Caterina da Siena che nella realizzazione ha messo in rete persone di ogni età: tutti impegnati ad essere dono l’ uno per l’ altro e sperimentare la bellezza di creare insieme delle attività tra le quali musicoterapia, un laboratorio di creatività, uno di fun science per i bambini di ogni età di tutta la città.

Un gruppo di adulti si è dedicato alla preparazione di pizze condivise tra tutti i partecipanti alla fine delle attività. Il pomeriggio è iniziato con il canto “Io credo nel noi”, scelto come inno dai giovani del Movimento dei Focolari,un invito ad andare oltre se stessi per prendere consapevolezza del mondo circostante e mettersi in relazione per essere generatori di fraternità.

Il “Give me 5” oltre che una semplice iniziativa è un’ opportunità mensile per la comunità rosolinese di mettersi costantemente in discussione, ma soprattutto in ascolto delle esigenze e del potenziale delle nuove generazioni e accompagnarli, con sobrietà verso la costruzione di una società che abbia la sensibilità di mettere al centro l’unicità dell’ essere umano.

Il prossimo appuntamento è per il 5 gennaio, per continuare a gioire insieme del presente e ad essere testimoni credibili e costruttori appassionati del futuro.




Si svela il Mistero

Ad Ancona un’originale esperienza per vivere il presepe

“Vuoi fare esperienza del presepe?”, questa la domanda che Gloria porge da alcuni giorni a tutti coloro che incontra. A me questa domanda però non suona così comune.

Normalmente qualcuno propone di andare a vedere dei presepi, e in questo periodo in giro per l’Italia se ne contano tanti e alcuni davvero meravigliosi. Per non parlare poi di tutte le famiglie che con amore e dedizione provano a far spazio nella loro casa a Gesù bambino e così non solo addobbi, luci e babbo Natale, bensì vi è spazio anche per una capanna, per i pastori, i Re Magi, il bue e l’asinello e anche per Maria e Giuseppe… tutti attorno a Gesù. Ma il presepe di cui parla Gloria, seppur veda la presenza degli stessi personaggi, è un’altra cosa. 

“Tutto nasce circa due settimane fa – spiega Gloria – quando leggo le parole di Papa Francesco sul senso del Natale, sul far spazio al presepe. Ho pensato che per vivere davvero il Natale bisogna far esperienza e così mi son messa all’opera”.

Inizia così l’avventura con immagini a dimensione uomo e poi pennelli, colla, polistirolo e acquerelli. “Vivo in un focolare, ad Ancona, – spiega l’artista– e ho proposto alle altre focolarine con cui vivo di aprire le porte di casa nostra; noi cerchiamo di volerci talmente bene da attirare la presenza di Gesù fra noi, ma questo non basta… vi è la necessità di rendere visibile questo amore che poi può contagiare tanti”.

“Le prime perplessità – spiega Carla – sono svanite nel giro di pochi minuti e l’entusiasmo e la creatività di Gloria hanno contagiato tutte e così ci siamo messe a lavorare assieme, cercando di seguire quello che lei aveva in mente e vedeva già realizzato”.

Un lavoro di una settimana circa e in giardino sono comparsi pastori, pecore, bambini, Re Magi, Maria, un Angelo, stelle, e anche un povero e alcuni lavoratori. Assieme a questi personaggi, in casa è stato allestito un presepe di quelli tradizionali, belli e curati. E poi ecco i primi inviti che hanno dato il via al passaparola “vuoi fare esperienza del presepe?”.

Arriva una signora con sua nipote dalla provincia di Ancona, e poi il vicino di casa con due bambini. In focolare ecco che il telefono squilla e c’è Marco che si prenota per fare esperienza del presepe. Arriva un messaggio da Elena che vuole venire assieme a sua nonna.

Insomma il tour prende il via e a far da guida sono le parole del Papa che si snodano attraverso otto tappe: dal sì di Maria all’arrivo dei Re Magi. E giunti dinanzi alla capanna, c’è spazio per lasciare un commento (a voce o scritto) e si riceve in dono un piccolo presepe da comporre a casa perché questa esperienza non è destinata ad essere limitata ma può essere uno tsunami d’amore che travolge l’umanità intera.

Ecco allora che m’imbatto anch’io in questa avventura e faccio esperienza del presepe; dopo averlo visto e aver meditato le parole di Papa Francesco, ora tocca viverlo. Ma lo faccio trasportata da questo grande mistero che ben spiega Papa Bergoglio: 

“Che sorpresa vedere Dio che assume i nostri stessi comportamenti: dorme, prende il latte dalla mamma, piange e gioca come tutti i bambini! Il presepe ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio; invita a diventare suoi discepoli se si vuole raggiungere il senso ultimo della vita”.

Tiziana Nicastro

Sarà possibile fare esperienza del presepe fino all’Epifania. Chiunque può visitarlo accordandosi col focolare femminile di Ancona telefonando al 071 201401




Giardino Chiara Lubich a Grottaferrata

ORARIO DI APERTURA (fino al 29 marzo 2020)
dalle 9.00 alle 16.30
Via Ferri angolo via Santovetti
Grottaferrata (RM)
Per informazioni: p.demaina@libero.it
 
Il 6 marzo 2010 il Comune di Grottaferrata, con la dedicazione di un giardino a Chiara Lubich, ha voluta ricordarla quale sua concittadina dal 1957 al 1965, a ridosso del secondo anniversario della sua morte avvenuta il 14 marzo 2008.
 
Suggestiva la nascita di questo piccolo giardino, quasi una bomboniera lungo la strada che percorre in linea retta Grottaferrata, mutando per ben cinque volte il suo nome. L’angolo di strada, abbandonato da anni, prende forma di giardino. Dopo l’atto di nascita dell’Associazione “Città per la fraternità”, il 16 gennaio 2009 a Pompei, è sorta l’idea di dedicarlo a Chiara. A renderlo più affascinante è quello che era avvenuto in quel punto quando asfalto e palazzi ancora non lo “soffocavano”.
 
Squarciarelli, rinomata nella storia anche per l’acqua della sua sorgente, trovava il giusto pendio verso Roma perché dalla fonte, una polla d’acqua quasi raso terra, giungesse in quel luogo – dove sorge il giardino – per diramarsi in tanti piccoli canali. L’immagine che congiunge l’acqua alla vita arricchisce di significato questo luogo che guarda proprio quella che è stata la casa di Chiara e il primo centro del Movimento dei focolari, appunto dal ’57 al ’65, offerto dalla marchesa Elisabetta Rossignani Pacelli, sorella di Pio XII.
 
Un’opera in travertino riporta una sua celebre frase, scelta appositamente dalla nuova presidente del Movimento dei focolari, Maria Voce: «Amare tutti, amare sempre, amare per primi». A seguire la firma “Chiara Lubich”, incisa con la sua calligrafia, quasi a sigillo di un patto con la città. All’apice il simbolo di un mondo, composto da strisce dei sette colori dell’arcobaleno, a significare l’apertura all’umanità.
 
Il giardino ha due significative peculiarità: trovano posto numerosi “odori”, quali salvia, rosmarino, menta, scelti per la loro semplicità e popolarità, e altre due piante, una simbolo di Grottaferrata (camelia) e l’altra di Rocca di Papa (agrifoglio), con diversi significati: il percorso, non solo residenziale, di Chiara Lubich, la caduta di divisioni e di campanilismi, e l’appartenenza alla nuova realtà delle “Città per la fraternità”, a cui entrambi i comuni aderiscono.
 
Durante la cerimonia di inaugurazione il sindaco della città, Mauro Ghelfi, ha detto che non poteva non essere ricordata una persona speciale come Chiara Lubich per quel che ha fatto per l’umanità e la Chiesa anche nel suo soggiorno a Grottaferrata. Poi l’auspicio che il giardino sia «un angolo di tranquillità nel centro città, prendendo spunto dal suo messaggio di spiritualità quotidiana». Infine, un desiderio: «Spero che i focolarini che sono nella nostra città possano aiutarci a farci sperare in un mondo migliore».
 
Fonte sito Città Nuova
 
 



Il martedì sera

Ad Ancona un gruppo di giovani in azione per i più bisognosi

“Eravamo 4 amici al bar”, dice così la canzone di Gino Paoli. L’intento di quei ragazzi era “cambiare il mondo”. Oggi a distanza di quasi 30 anni sono tanti i giovani e ragazzi che provano a cambiare il mondo mettendo in azione mani, mente e cuore. E’ il caso di liceali e universitari che ad Ancona si ritrovano un martedì sera al mese. Appuntamento alle 19 puntuali. Nulla a che fare con momenti di riflessione, qui si tratta di adoperarsi in prima persona per la propria città, per la propria gente.

Ed eccoci allora nella cucina della parrocchia di San Giuseppe Moscati nella periferia del capoluogo marchigiano: c’è chi mette l’acqua sul fuoco, chi apre i pacchi di pasta, chi prepara il sugo, chi il te, chi conta le porzioni da preparare. “Ci ritroviamo per cucinare della pasta per i più bisognosi – spiega Eleonora, una giovane studentessa di medicina; tante volte ci domandiamo cosa possiamo fare per chi è in necessità… questo vuol essere un piccolo contributo, eppure per noi è importante ricordarci che concretamente dipende da noi il cambiamento che vogliamo vivere nella nostra società”.

Il clima è gioioso: si scherza, si parla degli esami da affrontare, si sognano grandi progetti e iniziative; tutto con la semplicità di una famiglia dove l’ultimo arrivato è importante e protagonista quanto il veterano del gruppo.

“Siamo pochi – racconta Edoardo, anche lui studente universitario –, meno di una decina ma per noi non è importante; questo appuntamento è fisso e chi può e vuole viene con noi”. L’obbiettivo è preparare circa 50 porzioni di pasta che poi verranno distribuite dalle 20 in poi ai più bisognosi che dormono lungo i porticati di Ancona o sui marciapiedi. Si cercano, si scambia qualche battuta ma soprattutto ci si assicura che abbiano un pasto caldo e una bevanda calda.

“Tutto è nato dal cercare risposte alle sfide di oggi – spiega Ornella del Movimento dei Focolari. Ci siamo resi conto che abbiamo spesso buone intenzioni ma non le mettiamo in pratica e deleghiamo alle istituzioni o alle associazioni quello che possiamo fare anche come gruppo di amici. Questa idea oramai è un’iniziativa concreta che va avanti da alcuni anni e siamo contenti che i protagonisti siano i giovani che davvero vogliono cambiare il mondo”.

Il freddo inizia a farsi sentire e questo piccolo contributo, anche se non risolve i problemi, riscalda i cuori… di chi dona e di chi riceve.

Tiziana Nicastro




Apertura del Polo Accoglienza e Solidarietà di Ascoli Piceno

Il Polo Accoglienza e Solidarietà di Ascoli Piceno ha trovato casa ed apre le porte al bisogno.

Ascoli Piceno, 16 novembre 2019 – Il Polo Accoglienza e Solidarietà di Ascoli Piceno è stato inaugurato oggi alla presenza delle autorità civili e religiose e può così iniziare a svolgere la propria attività di accoglienza e di risposta al bisogno presso l’immobile di proprietà dell’Ente seminario e concesso in comodato gratuito all’Associazione per lo svolgimento della propria attività.

Obiettivi del progetto– Obiettivo del progetto, realizzato insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno e alla Diocesi di Ascoli Piceno, è di concentrare in un unico luogo fisico una serie di servizi e di azioni – grazie alla rete di volontariato già costituita – per il contrasto delle emergenze sociali, l’inserimento lavorativo, la promozione della cultura della solidarietà, del volontariato e della cittadinanza attiva.

La rete associativaalla base del progetto – A partire dalla primavera del 2015, si è avviato nel territorio ascolano  un percorso di rete – fatto inizialmente di conoscenza, stima reciproca e condivisione – tra alcune associazioni che si occupano di sostegno al disagio economico e sociale, della povertà materiale e delle povertà in generale.

A partire da alcune associazioni, il “fare rete insieme” ha via via contagiato altre organizzazioni attive sul territorio e ad oggi la rete è composta da ben sedici realtà: Caritas Diocesana, ACLI, UNITALSI, Centro Accoglienza Vita, Associazione San Vincenzo de Paoli, Croce Rossa Italiana, Movimento Diocesano, Azione Cattolica Italiana, Zarepta, Laboratorio della Speranza, IOM, La Meridiana, Gocce di Carità, B&F,  Kairos e Amolamiacittà. Si tratta di una “squadra” originale per la sua composizione, forse unica nel panorama italiano. La rete è infatti molto eterogenea, composta da associazioni ecclesiali e laiche, grandi e piccole, associazioni  che operano solo nel territorio o espressioni di realtà nazionali. Tutte insieme volte a stendere “un tessuto vivo” sulla nostra terra per renderla sempre di più accogliente ed inclusiva.

Il successo della rete è dovuto, e di questo i protagonisti ne sono convinti, non tanto a un metodo (mettersi insieme o assommarsi) ma soprattutto al valore assoluto che hanno le relazioni tra i singoli, le esperienze dei singoli e quelle di ogni realtà. Il valore aggiunto che si genera dal volersi bene, dalla stima e fiducia reciproca.

IL PAS trova casa – Nell’anno straordinario della misericordia la rete delle associazioni ha poi fatto proprio il desiderio del Vescovo diocesano di trovare una casa unica per i poveri. La “casa unica” è stata trovata, un luogo bello, forse tra i più belli della città messo a disposizione dalla Diocesi che ai poveri ha voluto donare il meglio che ha;  le associazioni si sono messe insieme in un’unica realtà associativa, l’associazione PAS, che non vuole soffocare le singole identità ma aumentarne il valore specifico in relazione alle altre. Si tratta di una struttura che l’associazione PAS ha avuto in comodato dalla Diocesi di Ascoli, in particolare dall’Ente Seminario, nell’autunno 2018 e che nel frattempo è stata ristrutturata grazie ad un importante sostegno messo in campo dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno che ammonta ad euro 600.000.

I servizi del Polo – In tale struttura sono stati realizzati alcuni servizi per i poveri: una nuova mensa (sala da pranzo, cucina, magazzino e servizi), un diurno per accogliere chi ha bisogno durante il giorno provvisto di docce, lavasciuga e altri piccoli elettrodomestici, il front-office del Centro Accoglienza Vita e depositi, un centro d’ascolto polivalente e un polo sanitario. Solo quest’ultima struttura ha bisogno di essere ultimata ed entrerà in funzione entro aprile 2020.

Ma la cosa più importante è questa: oggi non si inaugura solo una struttura per i poveri, quanto piuttosto un’icona dell’accoglienza della nostra terra, un’opera proiettata nel futuro, una realizzazione che sarà in prospettiva il crocevia tra terzo settore, il pubblico e il privato, all’interno dell’alveo di una Diocesi. Un “luogo” e non un semplice spazio, un luogo in cui il “di più”  è rappresentato dal gioco dei rapporti di quanti, laici e non laici, si metteranno in gioco per costruire frammenti di unità e fraternità per un mondo più equo e più solidale.

 

ARTICOLO SU CORRIERE_20191117

 




Dall’IO al NOI: una giornata per ripartire con maggiore slancio e nuova decisione

Domenica 13 ottobre 2019, a Gazzera di Mestre (VE), ci siamo ritrovati in oltre 600 persone del Movimento dei Focolari del Veneto  per “raccontarci” del nostro percorso ecclesiale, del nostro vivere e lavorare per la nostra Chiesa locale. Fin dalla preparazione iniziata ai primi mesi del 2019 sentivamo che non potevamo confrontarci con i soli “addetti ai lavori”, ma tutti potevano essere protagonisti.

Così è stato! Una giornata importante per ciascuno, un ribadire la volontà di vivere nella contemporaneità, superando chiusure, ripiegamenti su sé stessi e una visione a volte pessimistica dell’impegno comunitario nelle realtà ecclesiali.

Illuminante il video di Chiara Lubich del 1966 “La passione per la chiesa“. Chiara ha ci riportato attraverso le sue parole all’esperienza iniziale del Movimento dei Focolari, all’appartenenza alla Chiesa come madre, nell’impegno ad avere uno sguardo universale che abbracci tutta l’umanità. Questi stimoli hanno permesso di affrontare alcuni temi in 27 gruppi di discussione, partendo dalla riflessione del nostro compito all’interno delle varie realtà ecclesiali.

Sono state affrontate alcuni delle  principali tematiche di questo impegno: i rapporti con le istituzioni, le relazioni per un maggior dialogo, l’impegno nei vari campi di servizio, il dialogo interreligioso e le prospettive future.

Quanto emerso è stato raccolto in 3 grandi aree.

La prima riguarda la consapevolezza: la necessaria capacità di rivedere con un nuovo sguardo la presenza all’interno delle realtà ecclesiali mantenendo una dimensione universale che include tutte le realtà umane, le sofferenze e le richieste che vengono dai vari luoghi del pianeta. Il Carisma dell’Unità permette di affrontare le sfide che quotidianamente ci vengono proposte, non solo mediante l’ascolto, ma anche con la capacità di fare proposte e lavorare per il cambiamento.

La seconda area messa in luce: la condivisione e la relazione. Il vivere per il testamento di Gesù: “Che tutti siano uno” ci deve caratterizzare come agenti di dialogo e relazioni costruttive. In moltissime occasioni possiamo creare ponti, offrire idee e indicazioni per creare spazi di collaborazione. Se valorizziamo la formazione ricevuta, la capacità sviluppata nel tempo di saper cogliere gli elementi di positività grazie alla presenza del Risorto fra noi possiamo essere agenti di nuovi ed efficaci legami sociali. Seguendo le parole di Chiara, possiamo affrontare le difficoltà, i conflitti e le incomprensioni che spesso sono presenti nelle nostre comunità cristiane per fare passi in avanti, per essere costruttori di pace e di fraternità.

Infine la terza area riguarda la proiezione, l’apertura all’inclusione delle varie realtà che compongono la nostra società.

Le innumerevoli esperienze vissute nei vari territori ci dicono che negli ultimi anni stiamo cercando di buttarci più fuori, non per essere attivisti, ma per donare quanto abbiamo maturato e provare a costruire insieme ad altri un’umanità più accogliente, più solidale e con più giustizia.

Ci sembra che le tre parole emerse consapevolezza, condivisione e proiezione sono quelle che sintetizzano un impegno scaturito dal cercare di vivere la Parola di Dio mettendola in pratica negli ambiti quotidiani del nostro operare.

Certamente siamo solo agli inizi di un cammino ancora lungo, ma sentiamo di essere  molto cambiati e gli orizzonti che Chiara Lubich ci ha fatto intravvedere sono quanto mai attualissimi nell’oggi della Chiesa di Papa Francesco e dell’Opera di Maria (Movimento dei Focolari). 

La commissione preparatoria – Percorso Ecclesiale Veneto




A Teramo per il CnDay 2019: “Leggere insieme Città Nuova”.

“Parola scritta – parola testimoniata”, il tema per la giornata dedicata alla rivista del Movimento dei Focolari, svoltasi nel carcere di Castrogno e nella Sala Polifunzionale di Teramo.

“Il 19 ottobre 2019, in numerose città italiane, si è svolto il Città Nuova Day, evento collegato alla lettura e diffusione del mensile Città Nuova . “Da come guardi il mondo tutto dipende”, questo il titolo dello spot di quest’anno. Città Nuova, infatti, vuole abbracciare le differenze e cogliere prospettive insolite mettendo in luce il positivo esistente nelle storie e nelle coraggiose iniziative di tante persone e associazioni che agiscono per il bene comune.

A Teramo due sono stati i momenti del CN Day: al mattino presso la Casa Circondariale di Castrogno per i detenuti, gli operatori ed i volontari; nel pomeriggio presso la Sala Polifunzionale della Provincia. Il tema della giornata è stato: “Parola scritta – Parola testimoniata” svolto da Ezio Aceti, noto psicoterapeuta. L’associazione “Il raggio”, espressione del Movimento dei Focolari, ha sostenuto l’intera organizzazione.

Sulla scia di rapporti costruiti nel tempo, in particolare con la responsabile dell’area trattamentale Elisabetta Santolamazza, è nato il progetto “Leggere insieme Città Nuova”. Da tre anni si fanno incontri settimanali con i detenuti e, da alcuni mesi, anche per la sezione femminile, con la preziosa collaborazione di Teresa Di Bernardo, direttore dell’Ufficio Locale Esecuzione Penale Esterna.

La lettura di alcuni articoli, liberamente scelti, e il relativo dialogo tra volontari e detenuti, danno vita a un processo per cui, dai contenuti dell’articolo, si attiva un confronto che riconduce alla dimensione esistenziale, una rivisitazione del proprio vissuto, riaccendendo in loro il desiderio di riannodare i fili spezzati della propria vita. Le tre parole che più caratterizzano il progetto sono: “incontro – ascolto – racconto” che spesso stimolano alla scrittura con la personale rielaborazione e interpretazione.

Protagonisti della mattinata sono stati i detenuti e le detenute, i quali attraverso la lettura dei loro elaborati hanno coinvolto emotivamente i presenti. Gli stessi sono stati ripresi da Ezio Aceti che, nel suo articolato intervento e nel successivo partecipato dibattito, ha focalizzato la generale attenzione di tutti sul valore e sulla dignità di ogni persona.

Le note degli EIS, band del territorio, hanno accompagnato l’intera mattinata da loro conclusa con il brano “Mai soli” (Progetto 1) in vera sintonia con il contesto. A fine mattinata una detenuta, che aveva donato la propria esperienza relativa ai figli, così ha scritto: “Oggi per me è stato un giorno speciale, difficile ma speciale. Grazie alle volontarie dei focolari ho tirato fuori il sentimento più doloroso che ho dentro. Grazie a loro sono riuscita a parlare ma soprattutto sono stata ascoltata.” Nel pomeriggio numerosi i presenti di ogni età, insieme ad alcuni detenuti autorizzati, hanno animato a poco a poco la Sala Polifunzionale, mentre in contemporanea in 50 città d’Italia i lettori del mensile dei Focolari si sono ritrovati attorno ai tanti temi che approfondiscono sul quotidiano on line, sui libri e sulle riviste, illustrando varie attività, presentando iniziative culturali.

Oltre agli interventi dei detenuti, il programma ha previsto la partecipazione del giovane Alhagi Gaye, un giovane diciannovenne del Gambia, arrivato in Italia con passaporto umanitario che, tramite una rete di solidarietà organizzata da varie Associazioni (AMU e AFN).

L’intervento di Ezio Aceti, sostanziato da una profonda e poliedrica competenza ed ispirato al pensiero e alla vita di Chiara Lubich, ha incantato la platea per più di un’ora centrando l’attenzione sul potere della parola e sulla sua incredibile capacità di risanare, confortare, costruire ponti e non muri. Parola che gli articoli della rivista Città Nuova cercano di diffondere con serietà e professionalità.

Scrive Lina: Mi sono resa conto, semmai ce ne fosse bisogno, di quanti errori si fanno con le parole, quanto dolore s’infligge, e quanto ne subiamo, ma la cosa bella è che possiamo ricominciare… ricominciare daccapo, senza vergognarci, senza mai perdere la speranza di diventare persone migliori, positive ed accoglienti, motivate a fare del bene.”

Brani musicali eseguiti alla tastiera da Chiara Ciafardone hanno impreziosito i momenti di riflessione.”

Gli amici di Città Nuova

 




A Teramo la XV edizione del Torneo Massimiani

Riceviamo e pubblichiamo da Teramo.

“È una bella domenica di sole a Teramo nei campi dell’Interamnia e alle 9.30 inizia la 15esima edizione del torneo Massimiani, torneo di calcio, e da qualche anno anche di volley, che vede gareggiare ragazzi provenienti da Abruzzo e Molise. Incontri calcistici con 20 squadre iscritte (circa 120 ragazzi dai 6 ai 19 anni) ricordando Matteo Massimiani, giovane 16enne, ciclista infaticabile, che ha perso la vita mentre con grinta e tenacia tagliava l’aria con le sue due ruote. Con generosità verso i suoi avversari viveva per la fraternità universale anche lo sport. Un santo dei nostri giorni anche lui, come Chiara Luce Badano e Pietrino Di Natale (per il quale si è avviato il processo di beatificazione).

Il fischio di inizio del torneo si accompagna con il lancio del dado del fair play* che aiuta ogni giocatore a rispettare il compagno di squadra e l’avversario dando il meglio di sé. Vincitori anche nel buon gioco, quindi, coloro che si sono impegnati a mettere in pratica la regola riportata sul lato del dado lanciato insieme. La mattina scorre tra partire e gironi e, dopo la pausa pranzo preceduta dalla messa, si riprende con le finali. Quest’anno la testimonianza di una atleta con difficoltà motorie che racconta l’importanza fisica e psichica dell’attività sportiva nella sua vita.

Lucilla Pomponi e Francesco Di Iorio, psicoterapeuti, coinvolgendo i genitori presenti in un momento di riflessione, sottolineano l’importanza dello sport per la crescita fisica e psicologica dei ragazzi. Tra loro anche Luisa, mamma di Matteo, che racconta emozionanti momenti della sua vita sportiva. Le premiazioni segnano la fine del torneo ma, se per un scudetto si farebbe anche un fallo, di certo qui a vincere è stata la gioia dell’incontro… Tra “stranieri” sì, ma che si riconoscon fratelli anche se le maglie le han diverse!

Chiara D’Alfonso

 * Il dado propone 6 regole per educare alla pace attraverso il gioco e lo sport. Un dado ideato all’interno del progetto Sport4Peace promosso da Sportmeet, espressione culturale del Movimento dei focolari nel campo sportivo che vede insieme sportivi di tutto il mondo, insegnanti, studenti, operatori sanitari con varie competenze nel campo dello sport.

 




Associazione: “Insieme per il Bene Comune”, nascita e sviluppi

7 ottobre 2018:Una data importante!

Nasce nella città di Vibo Valentia l‘associazione “IBC” – Insieme per Il Bene Comune.

Lo scopo dell’associazione è quello di promuovere e diffondere, ad ogni livello ed in ogni campo della vita sociale, una cultura della Pace e dell’Unità tra le persone e tra i popoli, con particolare attenzione al mondo giovanile e nell’ottica di uno sviluppo integrale della persona umana.Essa si ispira allo spirito del Movimento del Focolari e desidera contribuire alla diffusione, in ogni ambito della società, dell’idea del mondo unito, promuovendo lo spirito della fraternità universale.

Tale scopo potrà essere perseguito attraverso ogni opera azione o iniziativa che sia direttamente o indirettamente strumentale al suo raggiungimento. L’associazione è nata grazie anche al Convegno tenutosi a Vibo il 12 giugno 2018 dal titolo “Elogio dell’autosovversione di Vibo Valentia” alla presenza dell’Economista, storico del pensiero economico e professore ordinario di economia politica all’università LUMSA di Roma Prof. Luigino Bruni.

Infatti, in una sala gremita alla presenza  di circa 300 persone, dell’allora Sindaco di Vibo, Dott. Costa, e vari Consiglieri ed assessori comunali, il professore Bruni ha spiegato con parole semplici quello che è necessario attuare per fare una “rivoluzione d”amore” e cercare di cambiare dal di dentro il proprio modo di agire.

Notando la massiccia partecipazione di pubblico, cosa molto difficile in una realtà come Vibo,  lo stesso sindaco ci ha spronato ad organizzare ulteriori convegni a sfondo sociale, ai quali avrebbe partecipato con enorme piacere, chiedendoci in particolare di organizzare un convegno sul gioco d’azzardo ormai diventato una vera e propria piaga sociale.

Anche una Banca nazionale, avendo apprezzando la riuscita dell’evento, ci ha promesso un contributo di 5.000,00 euro nel caso in cui avessimo organizzato altri eventi interessanti l’intera collettività. E proprio in quest’ottica che il 30 novembre 2018 alla presenza di 250 giovani appartenenti a classi delle Scuole secondarie di II grado abbiamo organizzato un convegno molto apprezzato dal titolo “Insieme, nella legalità, per una società libera dall’azzardo”. Tale convegno, organizzato in collaborazione con la società di comunicazione scientifica TAXI 1729, ha teso a dimostrare agli studenti, usando la matematica, in una forma coinvolgente e divertente, che è quasi impossibile vincere al gioco e che i danni provocati dal gioco d’azzardo sono spesso irreparabili.

Dal marzo 2019 al giugno 2019, l’associazione ha organizzato presso l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Vibo Valentia più incontri, in diretta via streaming dal Polo Lionello Bonfanti di Loppiano, vicino Firenze, aventi ad oggetto un corso di formazione tendente ad inculcare un nuovo modo di fare economia, “l’Economia di Comunione”.

Da ultimo, in occasione delle elezioni comunali avvenute in concomitanza con le elezioni europee, sempre a Vibo Valentia l’IBC ha pensato di rendersi parte attiva organizzando con altre 2 associazioni, l’associazione “Condividiamo” e l’associazione “Centro Servizi per il volontariato” un incontro con la cittadinanza, alla presenza dei quattro candidati alla carica di sindaco; tutti i candidati a sindaco hanno accolto con piacere l’invito e sono rimasti stupefatti della folta partecipazione del pubblico che, in silenzio e senza faziosità, ha ascoltato con interesse dapprima i Presidenti delle 4 associazioni, che hanno introdotto i lavori, e poi coloro i quali sono spontaneamente intevenuti senza però dare giudizi e senza sottolineare le cose negative della città ma, al contrario, facendo proposte concrete di miglioramento della stessa.

Alla fine dei lavori, si è proposto ai 4 candidati alla carica di Sindaco di rivedersi prima delle consultazioni elettorali affinchè prendessero impegni per la città. E’ nato così l’idea di proporre un patto per la città da sottoporre all’attenzione di tutti i candidati a sindaco, a consigliere comunale ed alla cittadinanza.

Ma da dove cominciare? cosa scrivere?

Vi assicuro, non è stato semplice lavorare con tutte le associazioni ma, man mano che ognuna di esse apportava il proprio contributo, ci  si rendeva conto dell’occasione e della bellezza di condivedere le proprie idee senza prevaricare quelle degli altri, anzi facendo spazio alle idee degli altri, rinunciando alla propria; è stata un’esperienza di forte comunione fra tutti.

Ma proprio quando si era già stilata la bozza definita da inviare ai candidati affinchè ne avessero contezza e decidessero di firmarla totalmente oppure parzialmente oppure di non firmarla affatto, perchè non condivisibile, e si era già fissato l’incontro con i candidati e la cittadinanza, ecco che un’altra associazione ha chiesto di aggregarsi per dare il proprio contributo, l’associazione “Libera” – contro le mafie -.

Ognuna delle associazioni coinvolte umanamente sentiva di dovere dire che ormai era troppo tardi e che non ci sarebbe stato il tempo di ritoccare nulla, ma, sempre nell’ottica di dare spazio all’altro e di far sentire pertanto importante anche l’altro, mettendo da parte i propri egoismi, ha accolto subito con gioia la proposta dell’associazione aggregatasi.

Ma quale impegno era contenuto nel patto? In esso ciascun candidato a sindaco avrebbe dovuto assumere impegni programmatici, etici, democratici e concreti, nei confronti degli altri candidati e nei confronti della cittadinanza tutta, impegnandosi, fra l’altro:

– a gestire con trasparenza e correttezza il denaro pubblico;
– ad ascoltare la parte avversaria con atteggiamento costruttivo e non distruttivo a prescindere dal ruolo di maggioranza e/o di opposizione;
– a promuovere e sostenere l’utilizzazione ai fini sociali dei beni confiscati alle mafie;
– a contrastare con proposte concrete il dilagare della povertà adottando azioni reali di contrasto;

ma anche i cittadini si dovevano impegnare a partecipare alla vita democratica della città anche nel caso in cui avesse vinto la coalizione per la quale non si era votato  ed inoltre si dovevano impegnare a non chiedere favori e privilegi personali o di categoria ma di ricercare sempre la relazione tra il proprio problema ed i bisogni della Comunità.

Come si può immaginare, tale patto, se firmato e soprattutto se rispettato da tutti, era davvero un modo di andare contro corrente, di non sottostare alle logiche del proprio partito di appartenenza.

E’ così e successo!!! Ogni candidato a sindaco ha firmato il patto approvandolo e condividendolo in pieno. In una sala gremita in ogni ordine di posti, con tanta gente anche in piedi, si spera sia partito un nuovo modo di fare politica a Vibo, come già in altre parti d’Italia ed anche in Calabria, come a Cutro e Castrolibero dove i rispettivi sindaci Salvatore e Giovanni hanno cominciato ormai da tempo a dare la propria vita per i loro cittadini senza compromessi e liberi da condizionamenti.




Cantieri Ragazzi per l’unità – Estate 2019

In un’epoca in cui l’attenzione alla tutela dei minori ci mette più all’erta e chiede forze maggiori e più qualificate, l’offerta verso il benessere e la formazione integrale dell’adolescente non solo non retrocede, ma anzi si intensifica. Il Movimento dei Focolari in Italia continua ad offrire questi spazi, ricreativi, formativi e di impegno sociale nel territorio, caratterizzati da una crescente mobilità e scambi internazionali come quello in Terra Santa dei ragazzi dell’Emilia Romagna e l’esperienza con gli adolescenti della Grecia a Roma che hanno restituito la visita sulla scia di un’amicizia coltivata nel tempo con attività nella città e la partecipazione insieme al 1 maggio a Loppiano. Cantieri in Albania; Clusone (BG) (https://www.flest.it/2019/08/il-mondo-e-come-un-fiore-se-lo-trascuri.html), Bardolino sul Garda (http://focolareliguria.altervista.org/asse-verona-genova-cantiere-ragazzi-per-lunita-la-zonetta-unita-diventa-realta/); Polonia (Cantiere in Polonia alla Mariapoli Fiore insieme ad un gruppo di ragazzi di un oratorio di Milano); Roma; Frosinone; Genzano; Cittadella Faro (cantiere tra ragazzi del Veneto e della Croazia con la partecipazione di qualche ragazzo della Sicilia, Piemonte e Trentino); Emilia Romagna (Cantiere in zona e gruppo di ragazzi in Terra Santa https://www.focolare.org/news/2019/08/19/cambiare-prospettiva/); Palermo (https://soundcloud.com/radiopace/persone-e-avvenimenti-guardo-la-mia-citta-campus-sociale-e-interculturale-a-palermo); Friuli Venezia Giulia (un cantiere all’insegna dell’ecologia e della sostenibilità ambientale); Veneto, Umbria (cantiere diurno ecologico); Carloforte, Sardegna (ragazzi e giovani insieme); Ancona (Gomiti Creativi); Mormanno in Calabria.

www.teens4unity.org




Agosto in città

In agosto l’arte di una delle tante città italiane, sature di bellezza, è restituita alla consapevolezza dei residenti dalla folla di turisti che cercano, con il naso all’insù, inesistenti indicazioni, attendono autobus che si fanno aspettare un po’ troppo, chiedono informazioni, timidamente, a qualche passante dall’inglese stentato.
Le stesse città in cui le stazioni ferroviarie, più di altri luoghi, portano i segni di evidenti contraddizioni: negozi di marchi famosi, eccellenze, raffinati ristoranti e a pochi passi mercatini arraffati, bancarelle “tutto a un euro”, sottopassaggi occupati da senza fissa dimora.
I sensi, soprattutto la vista e l’olfatto, sono buoni navigatori, consigliano di non percorrere mai quei pochi metri per non avvicinarsi alle strade più sgradevoli e pericolose della bella città.
Un po’ di coraggio comunque ripaga, subito, e libera da confini tirati su troppo presto. Offre un possibilità di conoscenza più approfondita e completa il quadro globale, libera dalla paura o almeno l’attenua.
E ce ne vuole per scoprire quelle tre aule vicino ad un maleodorante sottopassaggio della stazione che richiamano ogni giorno una piccola folla etnicamente variopinta. L’indirizzo non è riportato su nessun social media. E’ un passaparola: chi ha la necessità di imparare la lingua italiana per tentare di trovare un lavoro o tenersi quello che con difficoltà ha racimolato, sa di poter andare lì da lunedì a venerdì in qualsiasi periodo dell’anno, anche in agosto.
Si formano classi improvvisate di pakistani, indiani, bangla, venezuelani, cinesi, colombiani, peruviani, russi, bulgari, siriani, nigeriani, elenco che potrebbe non finire mai e che cambia nelle percentuali seguendo l’andamento delle politiche migratorie nazionali e internazionali.
Gli insegnanti sono per lo più pensionati, volontari molto attivi e motivati, coordinati da quattro studentesse del servizio civile che assicurano competenza e continuità.
Mi sono unita a loro un anno fa, al ritorno nella “mia” città nel periodo delicato dell’inizio del pensionamento, e non solo dal lavoro. C’è un’età in cui scopri con sorpresa ciò che già sarebbe ovvio aver acquisito: quello che sei e che fai non è determinante, puoi essere felicemente sostituita, non presenti più caratteristiche interessanti che suggeriscono di investire su di te, nell’ambiente lavorativo, in quello associativo e oltre. Quando l’atmosfera interiore rischia di diventare depressiva, da “resa dei conti”, da “fissa” persecutoria, un po’ di coraggio non può mancare, quello che ripaga subito.
Proprio in agosto ho più tempo per immergermi in quel pezzetto di mondo negato della mia grande città e subito quelle persone a cui cerco di insegnare italiano si rivelano un’ancora di salvezza per ricostruire il presente da abitare senza sospetti, fiduciosamente. Vedo declinarsi in storie concrete le grandi narrazioni politiche, cerco di ascoltare perché ogni piccolo fatto spiega più di mille insostenibili dibattiti.
I miei attentissimi alunni mi restituiscono la mia lingua, musicale e accogliente, che sulla loro bocca risuona di assonanze immaginate, di storie d’amore, di dolorose odissee. Una lingua che dissolve nella mia anima il rancore e mi costringere a non sottrarmi alla “salvezza” di questo presente, complesso, spesso ingiusto, ma che nasconde la bellezza inaspettata di uomini e donne che si incontrano, si riconoscono, rischiano per condividere il mondo in una città.

Ada Corsi




Un campus a Bologna nel segno del “Noi”

Cittadinanza attiva, solidarietà, formazione. Il patrimonio di una esperienza di impegno civile promossa dai Giovani per un mondo unito nei quartieri Cirenaica e Pilastro della città felsinea.

«È stata proprio ‘na botta de vita di quelle notevoli» mi conferma Etta, la vivace fondatrice dell’associazione Il Cerchio, che sotto il ponte di Via Libia è nata e si è sviluppata per combattere il razzismo, accogliendo soprattutto giovani migranti.

Etta si riferisce al rapporto costruito nei giorni precedenti con i giovani partecipanti del Campus promosso dai Giovani per un mondo unito.Essendo infatti lo slogan dell’associazione “C’è una sola identità: la comune umanità”, non poteva che risuonare empaticamente con la forte motivazione dei giovani provenienti da dieci regioni italiane, decisi a costruire un “noi” e a cambiare concretamente la realtà circostante.

L’impegno per i migranti è fondamentale in questo periodo storico, come ha testimoniato direttamente, in un incontro organizzato nello stesso Campus, don Mattia Ferrari, giovane prete bolognese, che ha partecipato alle iniziative della nave della ONG “Mediterranea” impegnata nell’operazione di salvataggio di persone nel Mar Mediterraneo. Parlando da sacerdote ha detto di aver imparato la generosità e la gratuità dagli attivisti umanitari che si definiscono “non credenti”. Un esempio che rimanda alla parabola evangelica del “buon” Samaritano.

Ma cosa è un Campus come quello organizzato in un settimana (dal 20 al 28 luglio) dell‘estate 2019 a Bologna? Essenzialmente un’esperienza di impegno civile, in cui, dopo aver individuato le necessità di un territorio marginalizzato a livello sociale, si cerca di intervenire in modo continuativo, soprattutto attraverso la costruzione di rapporti. Precedenti esperienze del genere sono state promosse dai Giovani per un Mondo Unito a Siracusa, Roma e Torino.

Il tema dominante del percorso emiliano è stato quello che della  Legalità declinato nel significato più profondo e completo come “Legalità del noi” da Giuseppe Gatti, sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, attualmente sotto scorta, intervenuto in un momento aperto alla città durante il campus, assieme al giornalista del tg3 Gianni Bianco. Per sconfiggere le mafie occorre, infatti,  combattere l’isolamento in cui si trova chi ne è vittima, e costruire una comunità, in cui le relazioni siano solide. Occorre quindi superare l’omertà, per passare dalla legalità verticale, tipica dei regimi totalitari e della criminalità organizzata, a quella circolare.

leggi tutto 

Fonte: Città Nuova – di Emanuele Pugliese




La sicurezza disumana

“Non siamo indifferenti né rassegnati di fronte allo scenario politico e sociale del nostro Paese. L’approvazione del Decreto sicurezza bis pone un’ulteriore sfida alla nostra comunità nazionale. In questi giorni siamo nel Trentino per una Mariapoli Europea, che ha visto la partecipazione di persone da 35 Paesi di tutto il continente, dal Portogallo alla Russia, dalla Scandinavia a Malta e che ci ha permesso di sperimentare già quell’unità nella diversità riconciliata tra i popoli, aperta al mondo, che tanti cittadini, comunità e gruppi stanno già realizzando ogni giorno. Insieme all’impegno per costruire nel quotidiano e nel locale il bene comune, a partire dalla tessitura di relazioni interpersonali, sosteniamo lo sforzo di puntare in alto invitando al dialogo tutti coloro che lo desiderano sulla base del valore della fraternità universale. Rilanciamo l’editoriale di Aurora Nicosia, pubblicato sul sito di Città Nuova, che condividiamo pienamente”.

Rosalba Poli e Andrea Goller, responsabili del Movimento dei Focolari in Italia

La sicurezza disumana

7 agosto 2019 / DI AURORA NICOSIA

Fonte: CITTÀ NUOVA

C’è sgomento di fronte all’approvazione del Decreto sicurezza bis. Chiediamo a noi stessi e ai nostri politici di ridare cittadinanza alla dignità di ogni persona. C’è sgomento di fronte all’approvazione del Decreto sicurezza bis. Chiediamo a noi stessi e ai nostri politici di ridare cittadinanza alla dignità di ogni persona.

Non credo sia necessario ribadire ai nostri lettori la posizione di Città Nuova in materia di migranti. Chi ci segue quotidianamente sul sito ed anche sul mensile sa bene che per noi il punto di riferimento, indipendentemente dai governi di turno, è l’evangelico «Ero forestiero e mi avete ospitato». Senza “se” e senza “ma”, anche se siamo convinti che i diversi governi nazionali, a ogni latitudine, abbiano il dovere di gestire nella migliore maniera possibile il flusso di gente disperata, in fuga da fame, miseria e guerre.

I nostri lettori conoscono bene e diffondono anche via social i ripetuti interventi sulle diverse navi lasciate per settimane in balia delle onde dell’odio, dalla nave Diciotti lo scorso anno alla Sea Watch lo scorso mese, articolo quest’ultimo che ha registrato ben 8.853 condivisioni su Facebook, a dimostrazione che non siamo in pochi a credere che l’accoglienza e il rispetto della dignità umana non solo siano possibili, ma anche doverosi, costi quel che costi.

Il cosiddetto Decreto sicurezza bis, approvato definitivamente al Senato in questi giorni, come abbiamo scritto ieri, ha alzato all’inverosimile i “costi” di questo dovere iscritto oltre che nelle leggi del mare, anche in carte costituzionali e nel diritto internazionale. E ci sentiamo quasi autorizzati a pensare che ci siano politici intenzionati ad ottenere certi risultati, molto lontani dal bene comune,… costi quel che costi, appunto. Anche se nel conto vanno messi morti in mare o nel deserto
libico; anche se tra le voci dello “scontrino” potremmo trovarci la fine della libertà di stampa, del diritto di esprimere la propria opinione, la morte della democrazia stessa.

Insomma per il nostro Paese il momento è drammatico, tanto che in un’escalation che rischia di diventare incontrollabile, anche perché stimola reazioni “di pancia”, c’è chi evoca termini terribili come “squadrismo”, reale o virtuale che sia. Certo, viene da chiedersi come siamo potuti arrivare a questo punto, perché certe situazioni non nascono come i funghi dopo una forte pioggia. E soprattutto se siamo in grado, ancora, di trovare gli anticorpi a questa terribile malattia sociale che potrebbe contagiarci tutti, anche chi per reagire all’odio mette in moto a sua volta sentimenti di odio …

leggi tutto… 




Calabria: la novità della Mariapoli 2019 a Mormanno

La Mariapoli di Mormanno, nel Nord della Calabria al confine con la Basilicata è stata – possiamo dire – un evento programmato e portato avanti da Qualcuno più grande di noi!

Nei primi giorni del novembre scorso, erano state presentate ai giovani e al paese di Mormanno le figure di Carlo Grisolia (che aveva radici mormannesi) e Alberto Michelotti: due giovani del Movimento dei Focolari che, nella loro seppur breve vita, avevano puntato in alto: Il racconto della loro esperienza ha lasciato nel cuore dei giovani del posto il desiderio di conoscere più in profondità la loro vita e la spiritualità dell’unità che li animava.

Un incontro casuale poi di questi giovani di Mormanno con il loro Vescovo ha suscitato il desiderio di programmare la Mariapoli nel loro paese. Con loro abbiamo gioito e affidato a Maria questo progetto. Si trattava di capire se c’erano le premesse per un’accoglienza di un centinaio di persone.  Si sono iniziate le ricerche e verso la fine di aprile abbiamo visto la possibilità di rendere concreta l’idea.

Il tempo stringeva… ma insieme ci abbiamo creduto e in particolare la comunità di Cosenza si è fatta carico di tutta la parte logistica, dei rapporti con le autorità civili del Paese, con il Vescovo e con il parrocco, che hanno sostenuto e messo le basi a tutto l’evento.

Sicuramente dal cielo Carlo e Alberto hanno fatto il tifo per questa Mariapoli. È stato immediato il titolo “Puntare in Alto“, alla luce della loro breve vita radicata nel Vangelo.

Preparata in poco tempo (una quarantina di giorni), questa Mariapoli ci è sembrata davvero un frutto dell’amore reciproco, costruito giorno per giorno con tutte le persone coinvolte nei vari aspetti.

Il programma voleva aiutare i mariapoliti, attraverso storie di vita, esperienze, stralci di interventi di Chiara (sull’Arte di amare e sullo Spirito Santo), a fare un cammino insieme e scoprire con la vita il significato del titolo dato alla Mariapoli.

Ideato da un architetto di Cosenza e con l’aiuto di guide del posto, si è voluto anche conoscere le radici e le bellezze del paese che ci avrebbe ospitato per alcuni giorni: “Curiosando per Mormanno” ha suscitato in tutti i presenti tanto entusiasmo e tanto interesse.

Il primo giorno si è concluso con la presenza del Vescovo di quella Diocesi (Cassano), del Sindaco e di alcuni assessori di Mormanno. Nelle sue risposte alle domande dei giovani, Mons. Francesco Savino ha voluto condividere con tutti tratti della sua esperienza di fede.

È stato forte sentirlo dire con forza al Sindaco, Giuseppe Regina, e agli assessori presenti cosa avrebbe generato nel territorio la Mariapoli: “Vi lasceranno la gioia”, diceva tra l’altro. E ai giovani: “Non sprecate la Mariapoli, è un’opportunità, vivetela intensamente”. In un passaggio ha definito Chiara Lubich la “folle dell’Amore di Dio”.

Il secondo giorno ci si è suddivisi per gruppi di interesse: Ambiente ed Economia, La città , L’arte del dialogo. Momenti di confronto aperti e costruttivi.

L’ultimo giorno, altro momento forte: la testimonianza di Marta Chierico, Antonio Topi e Paolo Grisolia, su Alberto e Carlo. Con loro si è toccato il divino. E poi una carrellata di esperienze di impegno concreto su vari fronti in varie città della Calabria, che hanno dato speranza e gioia.

Alla fine Don Francesco, il parroco, nel ringraziare si è commosso. Mentre l’assessore, Giuseppe Fasano, salutandoci ci diceva: “Ho costatato che venite da città diverse ma siete una cosa sola”. 




Una vacanza “speciale”: Arabba 2019

240 persone, (di cui moltissimi bambini, ragazzi e giovani, tante famiglie) hanno partecipato dal 6 al 13 luglio alla VACANZA INSIEME 2019 dal titolo: “PUNTARE IN ALTO: Mettere in relazione persone, culture e storie” che si è svolta ad Arabba, nel cuore delle Dolomiti.
Una settimana di vacanza secondo un programma ormai consolidato e che ha visto negli anni aumentare sempre più il numero dei partecipanti anche molto diversi tra loro per età, provenienza, professione…. : attratti dalla possibilità di vivere rapporti veri e accogliendo la sfida di una vera esperienza di fraternità.

E proprio le relazioni sono state alla base dell’esperienza di questa vacanza speciale che ha avuto ,nei vari giorni, delle parole chiave a cui ognuno era invitato ad aderire: dal “mescolarci” andando incontro a chi non si conosce o è diverso da noi, all’ “incontrarci” donando all’altro qualcosa di sè, dall’ “ascoltare l’altro” in profondità al non spaventarsi delle difficoltà, saper ricominciare e camminare insieme.

Ognuno ha potuto dare il proprio contributo con semplicità, nel riposo, nel camminare insieme ,nell’aiutarsi concretamente in un clima che faceva intravedere la bellezza della famiglia umana quando i rapporti sono basati sull’amore reciproco.

Non sono mancati, la sera, dei momenti culturali ed artistici. Il tema della solidarietà è stato presente con la proiezione del film documentario “Straniero io?” e con la presentazione dei progetti internazionali di Azione per un Mondo Unito (AMU). Una serata è stata dedicata all’arte contemporanea nel suo anelito per le relazioni sociali. Molto intensa anche la serata in cui tre sacerdoti si sono messi in gioco raccontando la loro vita in comune a servizio di una grossa parrocchia dell’hinterland milanese.

In definitiva sette giorni nei quali si è sperimentata la gioia di stare insieme nelle varie diversità,avendo come riferimento la legge dell’amore concreto.

Equipe Vacanze Insieme

www.focolaritalia.it/2019/03/14/arabba-mariapoli-vacanza-insieme/




Sea-Watch 3: il MdF aderisce all’appello dell’Ac per lo sbarco immediato

Il Movimento dei Focolari ha aderito all’appello del 26 giugno promosso dall’Azione Cattolica e rivolto al Presidente del Consiglio. All’appello hanno aderito anche il Centro Astalli, Comunità Papa Giovanni XXIII, Focsiv, Masci, Meic. Nell’appello si chiede alle istituzioni di consentire lo sbarco immediato delle 42 persone a bordo della Sea Watch e “il coraggio di rinunciare a una inutile prova di forza, dimostrando un sussulto di umanità che renderebbe orgogliosi gli italiani”.

Foto Ansa: Sea-Watch 3 

 

 




Mundialito e festa dell’amicizia tra i popoli – Villa Verrucchio (RN)

MUNDIALITO E FESTA DELL’AMICIZIA FRA I POPOLI

“PER UN MONDO UNITO”

Sabato 8 e Domenica 9  Giugno 2019

Week-end all’insegna dell’integrazione

Questo torneo di calcetto e la Festa dell’amicizia fra i popoli nascono da un percorso di conoscenza e amicizia che facciamo insieme da diversi anni. Abbiamo scelto insieme questa data, alla fine del Ramadan. Sabato 8 giugno, vedere le squadre  allinearsi, i colori che spiccano contro il verde del campo, gli inni nazionali . . . che emozione!

Parte il Mundialito! Quest’anno c’è anche l’Argentina. E’ stato l’amico Carlo di Volontarimini che ha cominciato ad appassionarsi a questa esperienza e presentarceli. Perchè è proprio per attrazione che il gruppo organizzatore cresce. Sono 11 le squadre in campo: Algeria, Argentina, Costa d’Avorio, Guinea, Italia, Macedonia, Marocco, Perù, Romania, Senegal,  Africa West Coast, la quale riunisce ragazzi di varie nazionalità che da soli non sarebbero riusciti a fare una squadra di calcetto (Mali, Ghana, Costa D’Avorio, fam.Rom.)

Hammed poteva stare con la sua squadra, la Costa d’avorio, ma è entrato dentro lo spirito che vuole diffondere questa iniziativa: incontrarsi, conoscersi, creare legami. Così è diventato il coach di una squadra multietnica. Il dado di “sport for peace” viene lanciato, appare la scritta: “Applaudite il successo altrui come il proprio”:  ogni tanto bisogna richiamarsi allo spirito del gioco ma è bello che i ragazzi vivano con passione le partite!

Fra gli arbitri c’è anche Mattia, un giovane di Cesena del Movimento dei Focolari; tutti i giocatori hanno grande rispetto e stima per lui.  Alcuni della comunità , amici coinvolti nel progetto, anche alcuni focolarini e focolarine sono a distribuire acqua, frutta e cioccolata, fare foto o altri servizi. Ci lasciamo stanchi ma felici, pronti per il giorno dopo, dove nella piazza principale ci sarà la festa,  le premiazioni delle squadre, quella vincitrice del torneo e quella del premio fair-play.

Da metà pomeriggio della domenica la gente affluisce, che bello vedere la piazza che si riempie di colori, costumi, bambini…. il gruppo di canzoni tradizionali romagnole “Nun ai sem” accoglie con la sua musica e i balli popolari. Si coglie subito che ognuno dei presenti è lì per esprimere la propria gioia di essere tutti uguali e che insieme possiamo costruire una nuova umanità. Ogni nazione allestisce il proprio stand con i piatti tipici cucinati a casa o anche sul momento: 22 le Nazioni presenti! 

Il desiderio di tutti è farsi conoscere, offrire le cose più buone della propria terra. Anche la famiglia Rom è a suo agio fra tutti! Si percepisce nell’aria un clima di fraternità. La comunità del Movimento dei Focolari oltre a gestire lo stand italiano è a servizio per tutte le necessità. Ci siamo detti che anche se non avessimo potuto parlare di Dio, lo avremmo potuto dare con il nostro amore reciproco. E ci sembrava che un legame invisibile unisse piano piano tutti; la festa rendeva visibile una rete di rapporti tessuti durante tutto l’anno con incontri numerosi e internazionali.

La stanza dei nostri incontri era un laboratorio di idee, proposte, per dirci quanto è importante conoscersi e riacquistare un senso di comunità, di appartenenza e di cittadinanza.  Presenti alla festa anche i bambini dell’Istituto Comprensivo coinvolti già da qualche anno: vivono già  un’ esperienza multietnica e regalano canzoni che ci commuovono. Sul palco viene premiato il disegno del concorso  che sarà la copertina del diario scolastico 2019 -2020 sul tema intercultura, ma tanti sono i disegni. Pure coinvolti i bambini della scuola di ballo “Passi di stelle”provenienti da diversi Paesi.

Prima di partire con le musiche e le danze di ogni Paese la piazza si è fatta attenta per ascoltare alcuni rappresentati delle Nazioni presenti nell’atto di donare a tutti l’esperienza personale che stanno facendo, fra questi alcuni ragazzi richiedenti asilo. Poi un altro momento forte, un minuto di silenzio per l’ambiente; per questo tutte le nostre stoviglie sono compostabili e Romagna acque ha fornito un erogatore di acqua fresca; è un evento plastica free. Ci teniamo per mano mentre viene letta preghiera di Ghandi sull’amore.

Il momento è profondo, tutti insieme un esempio di mondo unito: è visibile la gioia sui volti, segno tangibile dello star bene insieme. Poi la  musica, i ritmi, i balli catturano l’attenzione mentre le persone si affollano ai gazebo  e tornano con il piatto pieno di cibo proveniente dalla tipicità dei vari paesi presenti. Ogni nazione ci attrae e ci stupisce con la sua bellezza, la sua armonia. Non manca il laboratorio artistico per i bambini, i sarti africani.

Come ci sentiamo estranei alle notizie dei TG che vogliono metterci paura e preoccupazione verso gli stranieri! Saremmo veramente più poveri senza di loro! A sera rimettiamo a posto la piazza, non ci sono rifiuti sparsi, siamo stanchissimi e sudati ma su ogni volto spicca il sorriso. E’ festa di Pentecoste, abbiamo veramente sperimentato che l’amore ci può unire,  tante persone di religione, cultura, lingua diverse e sentirci una unica famiglia. Abbiamo toccato con mano la bellezza di un mondo unito e fatto un’esperienza di vera fraternità!

https://youtu.be/4KdZ1mQty_Q




Palermo, la scelta per gli ultimi: una comunità si adopera per le famiglie di etnia Rom.

Pubblichiamo due testimonianze arrivate da Palermo. La prima riguarda l’inserimento dei minori Rom nelle scuole della città e la seconda racconta dell’azione di alcune persone della comunità dei focolari per sostenere l’inserimento delle famiglie Rom in seguito alla dismissione del campo nomadi.

 I minori Rom che oggi frequentano la scuola sono quasi interamente “immigrati di seconda generazione”, bambine e bambini, ragazze e ragazzi per la maggior parte con cittadinanza non italiana, nati però sul nostro territorio, figli della migrazione delle numerose giovani coppie che, a seguito del conflitto civile in ex Jugoslavia, hanno deciso di trasferirsi in zone più occidentali d’Europa. I primi tentativi di scolarizzazione dei minori Rom sono stati avviati dal Provveditorato agli Studi di Palermo sin dagli anni ’90, da quando le prime comunità Rom si sono prima insediate in via Messina Marine e in seguito sono state trasferite al campo della Favorita.

Dal settembre 2006 sono referente per l’Ufficio Scolastico Regionale dell’inserimento e dell’integrazione scolastica degli alunni Rom. Ho accettato questo nuovo e difficile incarico con la consapevolezza che si sarebbe trattato, per me, non soltanto di un incarico d’Ufficio ma di una scelta d’amore verso gli ultimi della nostra città.

Le esperienze che sto vivendo adesso con i minori e i giovani Rom, le loro famiglie, le loro condizioni di vita direttamente viste e conosciute presso le baracche del Campo Nomadi della Favorita di Palermo, mi hanno disvelato una realtà ricca di umanità ma anche di sofferenza prima per me impensabile e inimmaginabile per la nostra città.

Per ciascun bambino che riesco a iscrivere a scuola si spalancano poi abissi di bisogni, diritti negati, problemi di sopravvivenza. Il mio compito dovrebbe limitarsi ad assicurare una scuola per tutti ma, dopo aver conosciuto i bambini e i genitori, sento che non posso limitarmi solo all’iscrizione formale. Così accompagno io stessa i genitori presso le scuole, li presento ai Dirigenti, parlo con i docenti, accompagno i bambini il primo giorno di scuola.

Dal 2006 ad oggi sono state realizzate numerose progettualità, iniziative, manifestazioni per diffondere la cultura Rom e promuovere l’integrazione scolastica. Le famiglie hanno gradualmente capito l’importanza della scuola e, nel tempo, bambine e bambini hanno proseguito il percorso scolastico, che prima era fermo solo alla scuola primaria, anche alla scuola secondaria di primo e secondo grado. Per poter coinvolgere più persone, ho chiesto e si è costituito ufficialmente un gruppo di lavoro permanente presso l’Ufficio Scolastico formato da docenti referenti delle scuole che accolgono i minori Rom e dalla direttrice in pensione della scuola con cui ho sempre collaborato per iniziative a favore dell’integrazione scolastica dei nostri alunni Rom. Con questo Gruppo abbiamo avviato numerose iniziative tra cui il reperimento di fondi per l’assegnazione di borse di studio che viene fatta già da due anni e attività di doposcuola con il coinvolgimento di altri volontari. Date le terribili condizioni del Campo, sempre segnalate in tutti gli eventi pubblici, molte famiglie sono partite in altri Paesi mentre altre hanno avuto in modo regolare la casa popolare. Delle centinaia di persone che inizialmente risiedevano al Campo adesso erano rimaste 54 persone di cui 24 bambini.

Il 5 aprile 2019 è stata eseguita la dismissione definitiva del Campo e il trasferimento di queste famiglie in alloggi non ancora definitivi. E’ stata una di quelle giornate che si incidono profondamente nella vita e resteranno per sempre impresse nella memoria e nel cuore. Tutti i giornalisti e curiosi non sono stati fatti entrare nel Campo. Io in veste ufficiale di referente dell’Ufficio Scolastico ho seguito dall’interno tutte le fasi, per condividere con le famiglie questo momento e manifestare vicinanza e solidarietà che hanno molto apprezzato. La mattina presto dopo aver fatto andare a scuola tutti i bambini e i ragazzi, insieme all’assistente sociale e a tutte le famiglie siamo andati nella baracca- Moschea per “l’ultima preghiera”. Ci siamo disposti a terra, sui tappeti, gli uomini davanti e le donne dietro, molti piangevano in modo commovente. Finita la preghiera, quando siamo usciti dalla baracca è iniziato a piovere e una signora Rom mi dice. “Dio piange con noi”. Poi arriva il Sindaco, ringrazia tutti per la collaborazione. Inizia il trasferimento delle famiglie verso alloggi rimasti secretati per evitare eventuali manifestazioni strumentali di protesta. Tutto avviene in un’atmosfera di grande tristezza ma anche di compostezza e civiltà. Neanche loro sanno dove andranno, ma hanno imparato a fidarsi di noi. Li rassicuro che nessuno resterà in mezzo alla strada.

Le Forze dell’Ordine familiarizzano e offrono biscotti. Le famiglie aspettano ordinatamente con i loro borsoni e valigie che mi ricordano quelle dei nostri immigrati del dopoguerra. Quando tutte le famiglie sono state trasferite inizia il lavoro delle ruspe e l’abbattimento delle baracche con dentro ancora tappeti e quello che è rimasto.

Sono contenta che nessuno, né grande né piccolo abbia assistito a questa operazione drammatica. Ci sono famiglie che da più di 20 anni vivevano in quelle casette che si erano sistemate come meglio potevano. L’assessore procura dei panini per il pranzo e poi metterà a disposizione una mensa che durerà per il primo mese. Nei primi giorni con un gruppo di volontari, straordinari non tanto per l’aiuto concreto quanto per l’amore che mettono anche nelle piccole cose come portare una tovaglia quando offriamo il pranzo nei primi giorni che la mensa non è ancora in funzione, provvediamo ai bisogni più urgenti andando anche a trovare i nostri amici nelle nuove sistemazioni e facendo sempre sentire la nostra vicinanza e il nostro aiuto concreto.

In questi giorni il cerchio delle persone di buona volontà che collabora per aiutare queste famiglie si è allargato sempre più a testimonianza che non sono i discorsi e le parole a poter creare spiragli nel massiccio muro del pregiudizio, ma solo l’esperienza dell’incontro reale tra persone, attraverso un dialogo aperto e sincero, fondato sulla reciprocità, cioè sulla capacità di dare e ricevere che è propria di ciascun uomo”.

Carla Mazzola

Referente per l’Ufficio Scolastico Regionale dell’inserimento e dell’integrazione scolastica degli alunni Rom

 

È stato proprio nel momento della dismissione del campo che abbiamo pensato quanto fosse necessario essere presenti, far sentire la nostra vicinanza, la nostra accoglienza, la nostra disponibilità. La prima sera dopo lo sgombero – la sera più triste e più difficile –  nella quale Carla e altre maestre avevano organizzato una cena all’aperto, siamo andate per conoscere queste famiglie e le loro necessità. “Siamo amici”, abbiamo detto. Uno di loro col cellulare ha filmato quel momento e commentava dicendo: “Ecco, vedete come sono affettuosi i cittadini palermitani, hanno portato da mangiare”. Carla si è interessata affinché i bambini potessero continuare a frequentare  la scuola e con l’assistente sociale del Comune ha organizzato un pulmino.

Anche se il Comune si è impegnato per trovare una sistemazione per ogni famiglia si sono manifestate delle necessità. Ad esempio in un Istituto (alloggio provvisorio) non fornivano lenzuola e asciugamani e le famiglie non potevano cucinare, né lavare i panni. Così con Ornella abbiamo portato tutto l’occorrente ed abbiamo fatto la spesa comprando alimenti che non era necessario cucinare e Ornella ha provveduto a fare il bucato. Qualcuno ha contribuito economicamente. Le famiglie alloggiate nelle case requisite alla mafia hanno avuto bisogno anch’esse di viveri per i primi giorni.

Una famiglia si è trasferita in un’altra città. Abbiamo trovato per loro delle valigie e tanti indumenti. Un’altra famiglia composta da papà, mamma incinta e tre bambini, in attesa di documenti  necessari per un trasferimento in Francia, dove ha dei parenti e la sicurezza di un lavoro, ha avuto bisogno di una visita per la mamma che è stata accompagnata da Ornella ed Elda presso un medico che gratuitamente ha fatto un’ecografia. Avevano bisogno anche di medicine e dato che provvisoriamente erano alloggiati in un albergo ed erano costretti a mangiare solo  panini, abbiamo pensato anche, con il coinvolgimento altri amici di preparare per loro ogni giorno il pranzo. Non posso raccontare la loro felicità! Con i soldi raccolti, anche da parte delle maestre, abbiamo comprato loro il baule per la macchina per il trasloco, poi abbiamo regalato vestitini per il nascituro. Un giorno avevo ricevuto un telefonino da destinare a chi ne avesse avuto bisogno. Così l’ho proposto a questa mamma che è rimasta felicemente sorpresa e commossa: proprio quel giorno  si era rotto il suo e non sapeva come fare. Quando i documenti erano pronti, abbiamo deciso di salutarli, anche per loro desiderio, prendendo insieme un gelato e abbiamo portato dei libri in  dono ai bambini, affinché non dimenticassero la lingua italiana. Prima di partire ci hanno mandato una scatola di cioccolatini e una letterina:

Per i nostri cari

Ciao a tutti, nel periodo più difficile che abbiamo avuto grazie a delle persone speciali che abbiamo avuto accanto abbiamo superato i nostri giorni più difficili. Sarete sempre nei nostri pensieri e non vi scorderemo mai; noi speriamo un giorno che la nostra vita sia migliore e che vi potremo ricompensare di tutto quello che avete fatto per noi. Grazie mille da Enis, Rita, Musa , Marvin, Sabrina. Vi vogliamo un mondo di bene.

 Hanno lasciato una letterina di ringraziamento anche alle maestre, affinché si facessero portavoce anche verso le famiglie dei compagnetti di scuola”.

Rori Cigna




Benevento, Progetto “Per un pezzo di pane”

Il progetto “per un pezzo di pace” si inserisce nella cornice di attività pensate dal coordinamento istituito per riconsegnare al Centro “La Pace” il suo obiettivo primordiale: essere un laboratorio permanente di unità, una esperienza di pace attraverso la cultura e l’accoglienza, un motore continuo che muove idee e proposte.

Il progetto è indirizzato a tutti i giovani della provincia di Benevento di età compresa fra i 15 e i 30 anni, si rivolgerà pertanto a scuole, università, associazioni, parrocchie, realtà locali (proloco, forum giovani). Il progetto è articolato in cinque fasi spalmate su un arco temporale di circa 4 mesi.

Scarica gli allegati con la descrizione del progetto e le schede di iscrizione:

benevento descrizione progetto (1)

benevento ( allegato1) REGOLAMENTO

benevento (allegato 2) SCHEDA D’ISCRIZIONE

benevento (allegato 3) SCHEDA DI ADESIONE

 




«Chiara Lubich-Rimini: un dono, una sfida»

La risposta della Città di Rimini all’evento del 10 marzo 2019 presso il Teatro degli Atti è stata particolarmente generosa: il teatro, che nella platea ha la capienza di 200 posti, risultava quasi pieno. Gli organizzatori e molti loro amici manifestavano la propria meraviglia: “mettere insieme, una domenica pomeriggio così bella, tanta gente e Rimini sa di prodigioso!” Ma ciò che maggiormente ha qualificato la presenza di tante persone è stato il profondo silenzio e la generale accoglienza dei contenuti e dei momenti artistici: si son viste in diversi momenti persone piangere di commozione.

Il teatro, discreto nelle sue linee architettoniche, si presenta però alquanto spartano al momento della consegna. Le commissioni artistiche della Parrocchia di S. Agata di Santarcangelo, de La Ginestra e della Comunità locale di Rimini, l’hanno reso non solo bello e accogliente ma addirittura stimolante per lo sviluppo del pensiero. Un rappresentante delle istituzioni nel suo intervento ha appoggiato le carte sul tavolo e ha improvvisato il discorso lasciandosi ispirare dall’arredo stesso: la figura di Chiara Lubich che sembrava una fonte luminosa e la città di Rimini contemplata con occhi artistici «erano più eloquenti che non le nostre statistiche». 

Chiara Lubich-Rimini: un dono, una sfida

L’evento si è sviluppato in tre momenti:

  • Canto e musica eseguiti dagli Swingeneris, un gruppo locale, e da Padre Elijah accompagnato dal sax di Anacleto Gambarara e dall’arpa ed il canto di Annalisa Cancellieri. I due gruppi hanno scandito i tempi dell’evento, conferendo un senso appropriato ad ogni particolare. 
  • Esperienze in atto di fraternità presenti nella nostra Città. Rimini è definita «capitale europea del volontariato» per l’alto numero di associazioni e gruppi (laici e di ispirazione religiosa) che operano nel Territorio.
  • Una tavola rotonda, guidata da Giorgia Salvatori e Luca Casadei (una presentata dal Movimento dei Focolari e l’altro dall’Associazione La Ginestra, entrambi impegnati nel mondo dell’economia e delle istituzioni): suo obiettivo scoprire l’incidenza della fraternità, esaminata non come valore in sé, ma quale paradigma globale di sviluppo politico, relativamente al mondo del turismo, dell’habitat, dell’economia e della qualità della vita sociale.

Il saluto della Vice Sindaco Gloria Lisi ha dato l’intonazione a questo pomeriggio di fraternità. La presentazione della figura di Chiara Lubich, tramite un video, ha avuto un impatto spirituale, emotivo e culturale rilevante. Voluto dagli organizzatori è risultato inatteso per la ricchezza e profondità dei contenuti: è venuto fuori un profilo di Chiara universale. Libero da ogni forma di appartenenza religiosa, politica e scevra da ogni forma di ideologia, ha potuto evidenziare il volto di Chiara in relazione al cammino dell’umanità verso il suo dover essere. 

Si sono quindi passati in rassegna alcuni soggetti portatori di fraternità del e nel Territorio, come ad esempio il Movimento di Comunione e Liberazione: ne ha illustrato, anche con esperienze, alcuni profili Cristian Lami, responsabile di CL a Rimini.

Il «già» della fraternità nel Territorio

Si è passati ad evidenziare gli aspetti più vivi della Cittadinanza Riminese tramite esperienze di persone che in diversi modi vivono l’augurio di Chiara alla «sua Città»: “Che Rimini e i suoi cittadini conoscano la gioia di una fraternità perfetta che irradi luce e amore tutt’intorno”.

I messaggi inviati per l’occasione sono stai quello di Emmaus Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, che è stato molto applaudito soprattutto perché ha messo a fuoco il significato dell’iniziativa in rapporto alla vita sociale di Rimini e del suo Territorio, e quello di Salvatore Martinez, che ha ricordato l’intensa stima e collaborazione sua e del Rinnovamento Nello Spirito con Chiara, particolarmente a Rimini: è apparsa la stretta unità fra i due Movimenti, alimentata dalla stessa fede, dall’adesione ai medesimi valori e reciprocante sostenuti nel perseguimento degli stessi obiettivi.

Testimonianze

Hanno poi singolarmente manifestato il loro contributo alla fraternità i sindaci Giuseppe Chicchi e Alberto Ravaioli.

Giuseppe Chicchi concesse la Cittadinanza Onoraria e nel suo intervento ne ha spiegato le motivazioni: “Rimini sempre aperta per la via del mare con l’altra costa dell’Adriatico si sentiva in dovere di dare una risposta alla guerra appena iniziata nell’ex Yugoslavia; Chiara con la sua presenza ha dato vigore e universalità a questa volontà di pace della Municipalità”.

Alberto Ravaioli è il sindaco che per dare continuità all’azione di pace e sviluppo umano alla città iniziata dal suo predecessore ha accolto Chiara nel 2002.

In quella data Chiara ha espresso in maniera molto forte l’esigenza di fraternità fra i popoli per una nuova convivenza di pace. L’ex sindaco ha voluto mettere in luce quanto sia benefico per una città che i suoi amministratori abbiano rispetto uno dell’altro accogliendo in successione e portando a compimento i progetti e le iniziative prese dall’antecessore. Ha voluto inoltre evidenziare come questa presenza di Chiara a Rimini unitamente a quelle precedenti sia stata ancora una risposta al male che ha sparso tanto sangue innocente: possiamo intravedere in queste parole il riferimento che fece Chiara nel 2002 alla tragedia delle Torri Gemelle.

Gli organizzatori hanno inserito una delle tante esperienze di fraternità in atto che fioriscono come per incanto nel tessuto economico del Territorio. Fabrizio Moretti e Vincenzo Colonna, due imprenditori, dirigenti di aziende che producono gli stessi articoli e perciò sono concorrenti fra di loro hanno raccontato come si articola il loro rapporto di fraternità: nel rifornirsi di materie prime quando per qualche motivo vengono a mancare a uno dei due, nell’aiuto nella ricerca del Know How, nello scambiarsi informazioni utili nella cura dei clienti, nel sostegno anche umano, nelle non piccole difficoltà che non possono non mancare a chi è posto in ruoli di responsabilità sociale. Hanno voluto mettere in evidenza quanto questo aiuto reciproco sia favorevole al funzionamento delle rispettive imprese e quanto il loro rapporto acquisti in umanità per il beneficio degli imprenditori stessi e di tutto il personale.

La testimonianza proveniente dalla Comunità Papa Giovanni XXIII attraverso Valerio Giorgis, responsabile della Comunità Riminese, ha evidenziato come la risonanza che ogni cittadino dà all’operato di don Oreste Benzi non sia motivata da cosa ha fatto, ma dall’aver valorizzato la solidarietà come necessaria espressione di vita umana e sociale. 

Tavola rotonda

Il vescovo di Rimini, Monsignor Francesco Lambiasi, ha messo in evidenza un rapporto collaborativo fra la Chiesa e la Società Civile. Ha parlato di un «noi» non statico, ma in cammino: una realtà che può essere espressa con una parola di recente coniata «sinodalità». La Chiesa vive nella carità che la anima e perciò diviene fermento anche per la socialità. Tale identità della Chiesa viene espressa da Chiara attraverso la fraternità. Il «noi» ha radici in Cielo, trova il suo modello nella Trinità Celeste e informa di nuovi contenuti la nostra convivenza.  

La Professoressa Gabriella Baldarelli, docente di Economia civile all’università di Bologna sede di Rimini, con esempi molto semplici ha messo in luce come da Chiara è scaturita l’Economia di Comunione, una espressione dell’economia civile. Ha chiarito in tal modo il perno attorno a cui ruota una economia a misura d’uomo. 

Sara Donati, Presidente del Consiglio Comunale di Rimini, abbandonando le carte precedentemente preparate, si è lasciata ispirare dall’arredo del teatro e dal clima che si respirava nella sala per legare in un’unica visione il grande impegno profuso dalla Municipalità Riminese nella ricostruzione prima (Rimini dalla guerra venne distrutta per il 92% – come anche Chiara notò nel suo discorso del 23 Settembre 1997) e nell’adattamento alla vita e alle sue esigenze nel presente. La necessità di curare l’habitat secondo criteri più umani, custodire come un dono l’acqua, il patrimonio artistico, l’accoglienza dell’ospite, ci offrono stimoli e la fraternità, come anelito profondo dell’uomo, sviluppa pensieri e suscita energie per formulare e portare avanti i progetti.

Il dottor Sergio Brasini Presidente del Campus universitario di Rimini, l’istituzione che permette l’esistenza che accompagna lo sviluppo dell’università a Rimini ha evidenziato come viene coniugata la fraternità nell’impianto educativo della università Riminese.

Alessandro Giovanardi, scrittore, docente d’iconografia e iconologia, storico e critico d’arte, ci ha condotto in un clima alto di contemplazione della verità. Egli ha evidenziato il percorso di riappropriazione della grande ricchezza artistica della nostra Città e delle antiche radici, ancora vive di tale ricchezza. Questo lavoro viene portato avanti dalla Chiesa Riminese in collaborazione con la Municipalità ed altre istituzioni: concorso che rende vivace e fecondo il recupero artistico e la riscoperta del suo valore come stimolo di crescita per la cittadinanza e dono per l’ospite che vive un momento significativo della sua esistenza, nella nostra città. Si è soffermato particolarmente sulle peculiarità artistiche del Tempio Malatestiano così come emergono nei recenti studi che hanno rivalutato la figura di Sigismondo Malatesta e l’équipe artistica che ha collaborato nella costruzione.

Patrizio Bianchi, assessore regionale alla scuola e alla formazione, ha fatto un intervento molto apprezzato iniziando con queste parole: «Mi sono domandato: cosa mi ha detto Chiara oggi; ho imparato che bisogna essere profeti nel proprio tempo […] Essere profeti vuol dire avere il coraggio di alzare la voce altissima, per seguire una visione del mondo in un tempo il nostro nel quale le risposte che vengono date non sono risposte ispirate all’amore». Ha proseguito per tutto l’incontro declinando la profezia di Chiara e l’accoglienza, la formazione in rapporto all’istruzione con chiarezza ed entusiasmo.

Liliana Cosi, étoile, ha saputo raccogliere le tonalità degli interventi di tutti i relatori armonizzandole al significato dell’arte che è profezia e augurio per la città di Rimini. Molto interessante è il rilievo che ha dato al coraggio e al desiderio di fraternità per la città, un desiderio orientato al futuro che non nega le difficoltà e la fatica del lavoro di ogni giorno ma che anzi sa orientarsi alla bellezza per la città, nella normale ordinarietà che ciascuno di noi è.

Nel susseguirsi sul palco di persone di associazioni diverse, di relatori che hanno coniugato il messaggio di Chiara, nel rispettivo ambito, è emerso un filo d’oro che ha legato i vari momenti e i vari contenuti, mettendo in risalto a più riprese proprio il carisma di Chiara: “l’Unità”, che è il vivere sociale mettendo alla base la fraternità, tanto nella politica quanto nell’economia, nell’arte quanto nel turismo, nella cultura.

Nella gioia generale per quel filo d’oro che parte dal Cielo e collega tutti gli attori di questo evento gli organizzatori hanno tentato una considerazione finale. Cos’è tutto questo di fronte al dilagare di corruzione sociale e indifferenza etica che si coglie un po’ ovunque quasi fosse un costume? Eppure tra i presenti vibrava un gran senso di ripresa e voglia di ridire un sì ad ogni possibilità di intervento ci possa capitare.

Don Giancarlo Moretti – Associazione culturale La Ginestra
Paolo Maroncelli – Comunità del Movimento dei Focolari di Rimini




Percorso ecclesiale in Sicilia: “La cultura del noi. La sfida dell’oggi nella Chiesa”

Enna: 31 marzo. Nella grande sala dell’Hotel “Federico II” si ritrovano in tanti. Sono venuti dalle nove province siciliane i membri del Movimento dei Focolari nell’isola. Qui l’Opera di Maria (questo è il nome con cui è riconosciuto il Movimento dei Focolari) ha radici antiche: erano gli anni 50 quando Graziella De Luca, una delle prime compagne di Chiara, arrivò nell’’isola, facendo tappa a Siracusa. Da qui l’Opera di Maria vuole ripartire in un percorso di consapevolezza e di impegno.

Il convegno ha un titolo. Emblematico. «La cultura del noi. La sfida dell’oggi nella Chiesa». Poche parole ed un programma ricco di contenuti. Soprattutto di vita.

Si parte da lontano. Dal Convegno della Chiesa italiana a Firenze nel 2015 e dal percorso avviato per indicare i nuovi obiettivi della Chiesa in una società che cambia: obiettivi che intersecano la pastorale, la liturgia, l’impegno dei laici nella società, la vita stessa della Chiesa in un rapporto con città che mutano costantemente i loro volti e con bisogni sempre diversi, specie da parte delle giovani generazioni.

È un nuovo percorso avviato in Italia dal Movimento dei Focolari e che coinvolge, contemporaneamente, varie realtà locali dell’Opera di Maria e non solo. Un percorso che vede delle tappe fondamentali, ad esempio il convegno ecclesiale l’1 e 2 giugno 2018 ed il corso per operatori pastorali dell’Italia che si è svolta a Loppiano nel luglio del 2018.

La Sicilia muove i primi passi. Con una consapevolezza forte: quella di essere un unico territorio che fa capo alla Conferenza Episcopale Siciliana, un unico popolo che, pur nelle diversità delle diverse province e territori, vuole donarsi alla Chiesa.

Ci si ritrova attorno ad un tavolo: focolarini, sacerdoti, laici impegnati nella pastorale delle parrocchie e delle diciotto Diocesi siciliane.

Lo sguardo ed il cuore si volge spesso al passato, quasi a riannodare i fili della memoria con quel memorabile gennaio 1998, quando Chiara Lubich venne per la prima ed unica volta in Sicilia. Fu a Palermo, incontrò tutta la comunità dell’isola, visitò luoghi storici encomiabili, come la Cattedrale di Monreale o la Cappella Palatina. Tesori d’arte e di storia che, da soli, testimoniano la vivacità culturale di un popolo che è stato, nel Medioevo e non solo, culla della civiltà europea.

Erano gli anni bui e difficili della lotta contro la mafia e la criminalità organizzata: i delitti, le stragi (Capaci e via D’Amelio, ma non solo) avevano insanguinato l’isola e, in alcuni momenti, sembravano aver spento la speranza dei siciliani onesti. Chi aveva incontrato l’ideale dell’Unità, spesso si era trovato affranto, a condividere i dolori dell’isola, quasi sentendosi impotente dinanzi a tanto male.

Si chiese a Chiara quale strada lei potesse indicare per amare di più e meglio la propria terra. A sorpresa, Chiara rispose che «qui, dove prevalgono disvalori», si sarebbe dovuta trovare una strada «per costruire una cultura nuova» che ha radici nel cristianesimo. Per questo, invitava a rafforzare il rapportocon altri movimenti, altre associazioni, gruppi ed il servizio alla Chiesa locale: era quella che lei stessa definì – e che poi venne indicata – come «la stradetta».

Ma di quella «passione per la Chiesa» Chiara aveva parlato fin dal 1966. E sono quelle parole, pronunciate più di 50 anni fa, ad animare il percorso che ha portato all’appuntamento del 31 marzo.

È il primo convegno con questa tipologia in Italia. Altri ne seguiranno nelle varie regioni. Si lavora a stretto contatto con il Centro del Movimento dei Focolari in Italia, con l’Istituto Universitario Sophia ed il Centro Evangelici Gaudium nella cittadella di Loppiano.

Il 31 marzo, la grande sala del “Federico II” si riempie oltre le aspettative. Sono più di 400 a vivere questo momento ed a condividere un percorso. Tanti, in questi anni, hanno speso le loro energie, il loro impegno nella chiesa locale, hanno dato con generosità il loro tempo nelle diverse realtà ecclesiali: nelle parrocchie, nella catechesi, nella carità, nella formazione degli adulti e delle giovani coppie, nell’accompagnamento di tante situazioni di difficoltà. È una rete diffusa a macchia d’olio che ora, a partire da Enna, prova a riannodare i suoi fili. Va avanti con la consapevolezza di un corpo, quello dell’Opera di Maria in Sicilia, che vuole dare il suo contributo. Di idee, di impegno, soprattutto di comunione ecclesiale. Dal palco Maria Curatolo e Salvo Casabianca accolgono tutti.

«C’è un clima di festa e un’attesa gioiosa nel ritrovarsi dai vari punti della Sicilia – spiega Maria Curatolo, a nome degli organizzatori – Si comincia con una sventagliata di esperienze, sprazzi di vita vissuta, che donano uno scampolo dell’impegno che già c’è sul piano ecclesiale in Sicilia. Poi ci immergiamo nella meditazione di Chiara: “La Passione per la Chiesa”, del 1966. È risuonata come una bomba; alcuni la conoscevano, ma tutti siamo stati stravolti nella consapevolezza di una chiamata nuova a vivere per la Chiesa».

Gera e Salvatore Falzone, di San Cataldo, raccontano l’impegno nella diocesi di Caltanissetta come “tutor” nel percorso di formazione e preparazione al matrimonio. Le difficoltà non mancano, per le differenti visioni, ma prevale il desiderio di un percorso comune, nasce la “comunione”.  Enrica Bonanomi, del focolare di Trecastagni nella parrocchia: animazione dei ragazzi post-cresima attraverso i giochi utilizzati dai ragazzi e bambini (gen 3 e gen 4). La lettura della Parola di Dio nelle messe, il coro, il consiglio pastorale parrocchiale e vicariale, la partecipazione ad un corso di approfondimento della Parola di Dio e alle funzioni religiose.

 

 

Salvatore Poidomani ed Enza Maria Pitti raccontano il loro impegno, insieme agli altri dell’Opera, all’interno della Pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Palermo, nel rispondere alla chiamata del vescovo a tutta la Consulta, a spendersi senza misura per i giovani, lavorando in comunione insieme agli altri movimenti e ordini religiosi.

 

Poi l’intervento di Vincenzo Di Pilato, membro del CEG: «L’irruzione del Carisma – spiega – ha dato a Chiara una comprensione della Chiesa, assolutamente nuova nel tempo preconciliare. Si è trattato di una illuminazione straordinaria dello Spirito Santo in lei: un “carisma”, appunto. La radice di questa visione è una Luce che si rende visibile a chi ha “uno sguardo contemplativo” – come scrive papa Francesco in “Evangelii gaudium”, 71 – uno sguardo di fede capace di scoprire l’«oro», ovvero il divino, nelle città, nella chiesa stessa, nelle case, nelle strade, nelle piazze. Per Papa Francesco il sacramento della presenza di Cristo è nel “popolo”. Chiara, fin dai primi tempi, ci ha indicato il “Dove due o più …”». E conclude: «La cultura del noi è fatta da persone che 1. hanno occhi semplici, 2. scoprono Dio come unico Padre, 3. si riconoscono fratelli e sorelle, 4 vedono tutti i prossimi candidati all’unità, 5. unità già realizzata dal Padre in Gesù Abbandonato e sacramentalmente accolta nell’Eucaristia».

Poi, a conclusione della mattinata, la Santa Messa. Anche la liturgia, animata dal coro della comunità di Enna, è stata un continuare in questa ricomprensione della Chiesa alla luce del Carisma dell’Unità.

Nel pomeriggio, un video sintesi sul Sinodo dei giovani, un’esperienza della comunità di Niscemi, in cui le protagoniste sono in particolare delle giovani del movimento parrocchiale, che si impegnano nell’iniziativa di una mensa per i più poveri, insieme alla chiesa cristiana avventista del settimo giorno, che ha collaborato fino al giugno 2017. Giada, Giorgia, Ilenia, Alessia, Dalila, Gloria, Ludovica raccontano la loro esperienza, la nascita del progetto, la scelta di spendere il loro tempo libero al servizio degli ultimi. Ludovica racconta del rapporto con una giovane donna straniera, quando il marito viene arrestato e lei non ha i soldi per pagare l’affitto. Ludovica, pur giovanissima, riesce a starle accanto, a portarle il cibo della mensa, a festeggiare con lei il compleanno della figlia, a darle sostegno. «Tu sei un angelo, meriti tanto» le dice un giorno la donna abbracciandola (vedi in allegato l’esperienza).

«Tutto questo – continua Maria Curatolo – sottolinea il nostro essere Chiesa giovane con i giovani. Il loro donarsi nella mensa per i poveri mostra una maturazione umana a tutto campo che questo “darsi” ha operato in loro e attorno a loro”. È seguito un aggiornamento a cura di Antonio Olivero, del centro nazionale del Movimento dei Focolari, su ciò che è avvenuto dopo il Convegno della Chiesa italiana a Firenze nel 2015: quanto abbiamo vissuto negli ultimi anni ci sembra sia stato una risposta al discorso del Papa a quel Convegno.

Poi un dialogo franco e vero, con domande e risposte. «Il dialogo – aggiunge Salvo Casabianca – è il fondamento del nostro essere amore che costruisce la famiglia nella Chiesa e la apre all’uscire in sinodalità. Nell’umanità che ci circonda c’è fame di amore che faccia famiglia, una famiglia in cui possiamo sentirci accolti e riconosciuti per il valore che ciascuno ha in Dio. Per tutti noi, questa giornata ha rappresentato un momento importante, ci ha permesso di riscoprirci tutti, giovani e adulti, nelle varie vocazioni, un’unica famiglia nella Chiesa e per la Chiesa».

Francesca Cabibbo

esperienza mensa niscemi




“Solo cose belle”: un film emozionante ispirato alla vita delle Case Famiglia

La Comunità Papa Giovanni XXIII è nata da un gruppo di persone, guidate da don Oreste Benzi, che ha scelto di vivere la propria vita al fianco dei più poveri, degli “ultimi”, per dare loro una famiglia. È difficile spiegare attraverso le parole l’importanza della diversità, la bellezza della condivisione, il cambio di vita che si cela dietro la scelta di accogliere e fare volontariato. Ma oggi c’è un film che ci aiuta, si intitola “Solo cose belle” ed è una commedia emozionante ispirata alla vita delle Case Famiglia. Racconta dell’attenzione nei confronti del prossimo, del rispetto e dell’integrazione di chi viene considerato “sbagliato”. È un film pensato per i giovani, ma che fa riflettere anche gli adulti.

Oltre ad attori professionisti, recitano nel film anche Ciccio e Marco, due ragazzi disabili che vivono in una Casa della Comunità.

Si prevede l’uscita, in molte sale cinematografiche italiane, a partire dal 9 maggio 2019.

Si possono trovare tutte le informazioni sul film e sulla produzione sul sito: www.solocosebelleilfilm.it

Per la distribuzione contattare produzione@coffeetimefilm.it o il 3482488128, per accordi in merito alla promozione.




A Enna, Management Technologies: il lavoro è dono per la società

“Giovani consulenti aziendali, analisti e programmatori, legati da un rapporto di amicizia, che hanno messo insieme la passione per il proprio lavoro, le proprie competenze e le esperienze multi-disciplinari per dar vita ad un’impresa dove è la persona al centro e non il capitale tanto da dedicare parte degli utili d’azienda ai bisogni del territorio. E’ un modello di business contemporaneo, la cosiddetta Economia di Comunione, vissuto ad Enna dalla Management Technologies srl…”(William Savoca)

Comincia così l’articolo pubblicato sul quotidiano “La Sicilia” all’indomani della visita del vescovo Rosario Gisana alla sede della Management Technologies srl. Management Technologies è un’azienda nata di recente a Enna. Essa produce software personalizzati per agevolare la gestione e la conduzione delle imprese. Il vescovo ha voluto visitare questa azienda perché Management Technologies è una delle aziende che hanno aderito al progetto dell’Economia di Comunione in Italia.

Dall’anno della sua nascita, il 2010, ha accantonato un terzo degli utili nel fondo statutario per destinarlo a progetti sociali. Nel 2018 ha deliberato di destinare parte del fondo accantonato, al progetto dell’Associazione Vita 21, neoassociata all’AIPEC (http://www.seguonews.it/vita-21-enna-spegne-la-sua-quinta-candelina-la-sindrome-di-down-accende-la-speranza-per-una-societa-diversa) che, in collaborazione con Unitalsi sezione di Enna ed altre realtà del territorio, sta costituendo una Cooperativa sociale di tipo B per l’inserimento lavorativo di giovani disabili.

Vita21 è formata da un gruppo di genitori e figli con sindrome di down. L’obiettivo è accompagnare i ragazzi in un percorso di inclusione sociale e lavorativo dei giovani con sindrome di down e di dare un sostegno ed un supporto alle famiglie. Per questo, sta nascendo, nella zona compresa tra le diocesi di Caltanissetta e Piazza Armerina e la provincia di Enna, una “Fondazione di Comunità”, con una cooperativa sociale di tipo B, che dia opportunità occupazionale ai giovani. Management Technologies ha voluto sostenere questo progetto, destinando una parte degli utili. Un’iniziativa antesignana, destinata a creare un “solco di positivo”, un segno di speranza in un territorio povero e depresso. Un’azienda che produce profitti che si traducono in benessere non solo per chi ci lavora, ma anche per la propria terra e per le sue istanze migliori.

Monsignor Gisana aveva appreso di questa iniziativa e ha voluto visitare la sede ennese dell’azienda. L’incontro è stato molto bello, un tempo prezioso di incontro e di profonda comunione. Erano presenti i soci della Management Technologies (otto in tutto, alcuni lavoratori, altri di capitale, alcuni dei quali aderenti al Movimento dei Focolari). Nella grande sala d’ingresso c’erano anche diversi rappresentanti della comunità dei Focolari di Enna, il presidente di Vita 21, Marco Milazzo, tre giovani disabili, il parroco della parrocchia Maria Mater Ecclesiae, don Angelo Lo Presti, nel cui territorio ha sede la MT. Era presente anche il giornalista autore dell’articolo William Savoca.

I soci di Management Tecnologies  hanno mostrato al vescovo il calco in gesso del simbolo del Polo Lionello Bonfanti, ricevuto in dono dall’azienda in occasione della presentazione della loro esperienza alla manifestazione LoppianoLab, la moltiplicazione dei pani e dei pesci. «Un simbolo che si collega alla mission del nostro lavoro – spiega Fabio Bruno, amministratore unico di Management Tecnologies – il nostro lavoro è, per noi, offrire, perché vengano moltiplicati, “i nostri pani e i nostri pesci”.

Con un gesto estemporaneo ed unanime i soci della Management Technologies hanno voluto donare a loro volta lo stesso calco della moltiplicazione dei pani e dei pesci al Vescovo come segno di condivisione con il territorio e la propria gente. Il vescovo ha ascoltato ed ha accolto con gioia quanto è stato detto.  Ha parlato, con profonda stima, di Chiara Lubich e della profezia che questa donna ha saputo incarnare, non solo nell’ambito economico ma anche nel dialogo con gli altri cristiani, con le altre religioni, ha detto di voler incentrare sull’importanza del Dono la catechesi che avrebbe pubblicato per il Natale. Il dono del calco come pegno/impegno a continuare insieme per far conoscere e moltiplicare questo “lavoro nuovo” che si fà e si sente prossimo della propria comunità condividendone in com-unione i bisogni, le povertà ma di più le speranze e l’operosità.

Irene Giordano