Contagiamoci con le buone pratiche di fraternità

La redazione del nostro sito ha pensato di attivarsi per far circolare delle buone pratiche di fraternità che molti dei nostri lettori vivono quotidianamente in questi giorni di emergenza e di quarantena.

Nel ribadire l’importanza di seguire con responsabilità le indicazioni del Governo italiano in merito all’emergenza del Cod-19 ci auguriamo tutti che, proprio attraverso i nostri gesti responsabili, finisca quanto prima questa dura prova per tutta la comunità. La tentazione però che può prendere tutti è quella di costruirci, proprio per difesa, una sorta di rifugio che ci allontana sempre più dagli altri. Ma da tante persone arrivano piccoli gesti di pura fraternità, gesti disinteressati e che ci spingono oltre i confini che ciascuno di noi sta innalzando e questo sta svelando un volto del nostro Paese che forse non conosciamo o non abbiamo apprezzato molto.

Pensiamo ad un gruppo giovani dei Castelli romani che si sono messi a disposizione per fare la spesa per quanti non hanno la possibilità di recarsi presso gli esercizi commerciali; oppure a tanti che con abnegazione continuano a lavorare presso le strutture ospedaliere o gli istituti penitenziari. Proprio in questi giorni sono scoppiate delle rivolte e in un istituto di pena, Adriana, vicedirettrice, ci chiede di pregare e pensarla perché riesca ad avere il coraggio dell’amore per andare avanti.

Giulia Chiara Guarracino, una giovane di Ischia, ha scritto:

Imparate a capire che questa è una lotta contro il nostro egoismo e non contro un virus.
Questa è un’occasione per trasformare un’emergenza in una gara di solidarietà.
Cambiamo il modo di vedere e di pensare.
Non sono più “io ho paura del contagio” oppure “io me ne frego del contagio”, ma sono IO che preservo l’ALTRO.
Io mi preoccupo per te.
Io mi tengo a distanza per te.
Io mi lavo le mani per te.
Io rinuncio a quel viaggio per te.
Io non vado al concerto per te.
Io non vado al centro commerciale per te. Per te.
Per te che per colpa del mio menefreghismo e della mia indifferenza sei dentro una sala di terapia intensiva.
Per te che sei anziano e fragile, ma la cui vita ha valore tanto quanto la mia.
Per te che stai lottando con un cancro e non puoi lottare anche con questo. 

Vi prego, alziamo lo sguardo.
Non siete più forti o più bravi se mettete foto che vi abbracciate con scritto “Io sono più forte del coronavirus!”.
Io spero che in #ItaliaNonSiFerma la solidarietà.
Tutto il resto non ha importanza”.

Tante situazioni, tante difficoltà ma anche tante occasioni per provare ai fratelli e a Dio la nostra testimonianza ed estrema fiducia in questo percorso che stiamo tutti vivendo.

Aspettiamo quindi le vostre esperienze che faremo circolare attraverso questo sito, testimonianze, anche piccole, piccolissime ma che sono una goccia che può ridare a ciascuno la speranza, la libertà e il coraggio di amare e di vivere da figli di Dio. Scriveteci a: movimentofocolari.italia@focolare.org 

VEDI TUTTE LE ESPERIENZE PUBBLICATE SUL NOSTRO SITO




Decreto sicurezza: appello del Movimento Politico per l’unità

Pubblichiamo l’appello del Movimento Politico per l’unità Italia del 04.01.19 in merito alle disposizioni della Legge 132/2018, Decreto Sicurezza e a sostegno della richiesta avanzata dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). 

“Il Movimento Politico per l’Unità, in merito all’applicazione in concreto nei Comuni delle disposizioni della Legge 132/2018, esprime la propria preoccupazione per le conseguenze negative che potrebbero derivarne nei confronti dei cittadini stranieri circa il godimento di alcuni diritti fondamentali della Persona costituzionalmente garantiti. Tali diritti, come il diritto alla salute, il diritto alle formazioni sociali, il diritto all’inviolabilità del domicilio, il diritto alla libertà di movimento, potrebbero risultare incisi o addirittura pregiudicati dal rifiuto di iscrizione anagrafica previsto dalla predetta Legge ai richiedenti asilo. Per tale motivo, in linea con i propri principi di promozione e difesa dei valori fondanti della Persona della Charta Mppu e con l’obiettivo di favorire il dialogo con e tra le Istituzioni, in vista del bene comune, condivide la richiesta avanzata dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani di istituire subito un tavolo di concertazione, aperto anche a soggetti che si occupano di integrazione, per l’esame congiunto degli aspetti di criticità della Legge in questione e per valutarne, conseguentemente, l’inserimento di elementi migliorativi. Valuta pertanto positivamente l’apertura al dialogo del Presidente del Consiglio Conte e ritiene utile, ove non dovesse essere raggiunta una intesa, che si ricorra alla Corte costituzionale, tramite il giudice, per fugare ogni dubbio sulla incostituzionalità del divieto di iscrizione all’Anagrafe per i richiedenti asilo, premessa per la tutela di diritti umani e sociali”.

Il Presidente a nome di Mppu Italia, Silvio Minnetti

Mppu-italia@mppu.org

Scarica l’appello mppu Anci 4.1.19




9 maggio 2021: Iniziativa in Italia di Insieme per l’Europa

“La solidarietà – che significa ‘tutti assieme’ – sarà il cemento che lega popoli e Stati” (Robert Schuman)

Festa dell’Europa: iniziativa in Italia di Insieme per l’Europa 

DIRETTA YOUTUBE DALLE ORE 18.00 ALLE 19.20

Domenica 9 maggio 2021 si celebra la Festa dell’Europa, appuntamento che vuole mettere in risalto come la pace e l’unità siano dei valori irrinunciabili del continente europeo. La data è quella dell’anniversario della storica dichiarazione di Schuman resa pubblica nel 1950 in occasione del discorso del parlamentare francese, uno dei padri costituenti dell’Unione Europea.

In questo contesto si inserisce l’iniziativa di Insieme per l’Europa, Together For Europe–  una realtà che da ventidue anni mette insieme Comunità e Movimenti cristiani – attualmente oltre 300 diffusi in tutto il Continente – di diverse Chiese. Mantenendo la propria autonomia, essi agiscono in rete per scopi condivisi, portando il contributo del proprio carisma.

Convegno dal titolo “Per la Terra e per l’Uomo”

➢ Relazione del Prof. Luigino Bruni, Ordinario di Economia politica alla LUMSA di Roma: “Da un’Ecologia integrale ad una Economia solidale”

➢ Interventi: P. Jonut Radu (romeno ortodosso), Mons. Marco Gnavi, Pastore Luca Maria Negro

➢ Esperienze ‘Per la Terra e per l’Uomo’

Leggi il Comunicato Stampa

Insieme per l’Europa – Italia www.together4europe.orgadmin@together4europe.org




Leadership di comunione

A scuola per esercitarsi in una leadership di comunione

Seconda tappa di un percorso formativo innovativo per diventare animatori di comunità

di Aurelio Molè

La nuova vita nasce da una trasformazione. La metamorfosi del bruco che diventa farfalla può diventare una metafora anche della vita in evoluzione delle comunità locali dei Focolari in Italia. Nella crisalide avviene un vero e proprio processo di ristrutturazione che porta alla nascita di una farfalla che spiccherà il volo.

Una scuola di formazione, svoltasi in data 1-2 ottobre, sulla leadership di comunione per gli animatori delle comunità dei Focolari in Italia, con circa 800 partecipanti riuniti in 30 gruppi in presenza ed alcuni via Zoom, sono stati come l’involucro, la crisalide, per maturare e avviare nuovi processi per proseguire nel cammino di rinnovamento per portare con creatività e slancio la radicalità del Vangelo.

Crisalide deriva da khrysós “oro”, per l’aspetto dorato dell’involucro. E sappiamo che l’oro è forgiato nel crogiolo. L’incubatore di una comunità cresce in uno scambio di idee, relazioni, incontri, vita quotidiana, contatti, che devono “accarezzare il conflitto”, con la possibilità di confrontarsi, scontrarsi, in un dialogo autentico, con parresia, toccando il cuore delle proprie passioni, sentimenti, pensieri con verità per far scaturire una nuova creatura, una nuova attenzione a se stessi, ai bisogni dell’altro, del territorio per cercare, camminando insieme, delle risposte possibili non misurabili in risultati quantitativi, ma qualitativi perché fecondati da un amore reciproco generativo.

Per far decollare nuove o antiche comunità occorrono dei leader di comunione. Non dei leader d’antica data tutto decisionismo, personalità, carattere, ma degli animatori che per possedere uno stile comunionale ne devono in primo luogo aver fatto l’esperienza per poterlo trasmettere ad altri ed essere in grado di metterlo in pratica. Si spiega così l’impostazione della scuola di leadership di comunione metodologicamente impostata per fare in modo di sperimentare il camminare insieme, ognuno con i propri talenti e passioni, per una comune missione da raggiungere. È stata innanzitutto una esperienza con la caratteristica della leggerezza dove l’umorismo non è inteso come grassa superficialità ma «una medicina – come ha detto Papa Francesco – che fa «relativizzare le cose e ti dà una grande gioia». Permette di abbassare le difese, di rilassarsi per essere più veri, di sentirsi non giudicati, di catturare e mantenere più a lungo l’attenzione, di lavorare insieme con simpatia sapendo che tutti abbiamo dei pregi e dei limiti, ma ci compensiamo solo in cordata, con la forza del gruppo, come in una squadra di calcio, dove ci si sostiene e aiuta a vicenda. È il gruppo che farà la differenza, non il singolo eroe da thriller hollywoodiano.

La figura del leader, anche nella società, sta mutando verso un nuovo tipo di uomo e donna capace di relazioni. Nel corso di un precedente appuntamento formativo, Jesús Morán, co-presidente dei Focolari, aveva definito i leader di comunione come persone, decise, convinte, energiche, ma capaci «di privilegiare il “noi” al di sopra del puro “io”. Coscienti, quindi, che la forza proviene dalla corporatività e non dalla atomizzazione. Persone che suscitano consenso, che invertono la tendenza della competitività snervante e trovano spazio per tutti, anche per i più deboli, soprattutto per loro. Con questo tipo di leadership, i talenti di tutti vengano a galla e non sono sepolti dalla invidia. Il leader di comunione privilegia l’ascolto al parlare, il lasciare fare al fare, il tempo allo spazio, la mitezza alla violenza, il servizio al guadagno, l’amore all’egoismo, l’accordo all’imposizione, la sapienza all’ideologia».

La due giorni si è snodata con scioltezza con un metodo che prevedeva sei brevi video introduttivi di Jonathan Michelon e Giampietro Parolin, esperti di leadership e di processi decisionali, su argomenti come i vari personaggi-tipo delle nostre comunità, dall’organizzatore al criticone, passando per l’assenteista, proseguendo col definire che la vita, le relazioni, i contatti personali vengono da una malattia tipica dei Focolari, “l’incontrite”. Sintomi curabili solo con la conoscenza dei protagonisti delle comunità locali, delle loro passioni, bisogni e talenti. Altro video paragonava le passioni e i talenti della comunità ad un cocktail, da mescolare e miscelare bene, come una bevanda piena di spirito, questa volta Santo, che deve guidare la comunità. Essendo i nostri docenti veneti non appaiono casuali le metafore alcoliche. Poco dopo, infatti, paragonano la leadership ad un buon vino bianco spumeggiante. Che sia pubblicità occulta del Prosecco?

Il discorso, però, è serio e non fa una piega. La leadership come un buon vino ha bisogno di un calice che la renda aperta e trasparente, ha bisogno di una buona fermentazione, di idee che abbiano il tempo di nascere, maturare, crescere in una vigna, l’humus, su cui si sviluppa la vita comunitaria.

Le idee devono quindi essere raccolte, catalogate per poter intraprendere successivamente un processo in cui si prendono insieme le decisioni secondo le regole del gioco che si sono autonomamente scelte in modo chiaro per tutti. L’importante è non essere autoreferenziali, ma realizzare progetti che rispondano ai reali bisogni delle persone e del territorio. Alcune iniziative si esauriscono nella comunità locale, altre debordano nello stesso alveo con altre città, o confluiscono in ambito nazionale. L’importanza è calcolare bene le proprie forze, i passi che si possono compiere, altrimenti costruiamo torri che non si possono completare.  È meglio portare a termine un piccolo progetto dove si crea entusiasmo, parola che deriva dal greco: en dentro thèos dio. Il dio dentro.

Nella scuola non si sono seguite lezioni frontali, con filmati, Power point, ma subito dopo i brevi video, si è passati alla condivisione, allo scambio di idee, alla ricerca delle parole chiave da mettere in luce basandosi su delle domande stimolo. Anche perché un leader di comunione sa ascoltare, è al servizio, mette in risalto le ispirazioni degli altri, valorizza i talenti, le differenze e li sa armonizzare, sa cogliere i bisogni e gestire gli inevitabili conflitti. Finché c’è conflitto c’è vita e c’è speranza. Senza conflitti è una comunità già morta. Le comunità locali così possono avviare un discernimento comunitario, dal basso, in piccolo cercando di evidenziare, basandosi sulla cultura della fiducia e non del sospetto come si può agire su un territorio, qual è il grido a cui dare una risposta, con amore, creatività, audacia.

Incoraggianti alcune impressioni dei partecipanti che hanno molto gradito i contenuti e il metodo di lavoro. «Nelle nostre comunità di Treviso, Venezia e Belluno a volte il “riscaldare”, che apparentemente potrebbe creare maggiore disordine, consente in realtà di “aggiustare” i rapporti fra noi». Dall’Abruzzo scrivono: «C’è aria di nuova libertà rispetto al periodo precedente; come azione pensiamo di fare una mappatura dei bisogni della città e raccogliere le disponibilità delle persone; inserire in ogni attività della comunità l’aspetto umoristico, così da creare anche le condizioni adatte per andare anche in profondità». In Friuli-Venezia-Giulia: «è stata molto apprezzata la novità dei video seguiti dalle domande che serviranno da stimolo per tutto l’anno. Ci siamo detti che sarebbe importante trasmettere questo patrimonio a tutti i membri delle comunità locali, per farli partecipare direttamente a questa fase evolutiva dei Focolari». «In fondo è semplice – dicono a Roma – occorre un cambio di prospettiva: cercare l’altro e lavorare sulle connessioni».

Domande nei gruppi

Per approfondire

AA.VV.,Chiamati a essere comunità: una guida per vivere una spiritualità di comunione,  Città Nuova, Roma, 2021

La presente guida può essere utilizzata nelle comunità, nei gruppi della Parola di Vita, in gruppi nella parrocchia . . .  L’accento sarà sull’imparare come mettere in pratica il Vangelo nello spirito di comunione, a casa, al lavoro, tra gli amici e nella comunità. Ciascuno dei 12 punti della spiritualità dell’unità, come per esempio “Dio è Amore” o “La volontà di Dio”, è visto nella prospettiva della comunione. Per ogni punto sono poi presentate esperienze di Vangelo vissute da persone di ogni età e vocazione nel loro impegno di vivere una spiritualità di comunione. Trovi il libro qui: https://www.cittanuova.it/libri/9788831165914/chiamati-a-essere-comunita/

Luigino Bruni – La comunità fragile – Città Nuova
Un testo ispirato che aiuta a leggere l’esperienza comunitaria nelle sue ombre, nelle sue luci, nelle prospettive che abbiamo davanti.

Sguardi sulla comunità
Elena Granata – Placemaker, gli inventori dei luoghi che abiteremo – Einaudi
Johnny Dotti – Chiara Nogarotto – Generare luoghi di vita – Paoline

Leadership
Barbara Sgarzi – Vino, donne e leadership – Sole24ore

Decisioni
Olivier Sibony – Stai per commettere un terribile errore! Come evitare le trappole del pensiero – Raffaello Cortina
David Perkins – La saggezza di Re Artù, la tavola rotonda come metafora per creare organizzazioni intelligenti – Etas

Marianella Sclavi – Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte – Bruno Mondadori https://www.youtube.com/watch?v=MrlGCKHpRLk

Leadership nella Chiesa:  https://youtu.be/VnbeyU7xKqc

Modelli decisionali e di presa di decisione nella Chiesa: https://youtu.be/ziSlaR8C9Bs




Centro Mediterraneo Giorgio La Pira

Broschure: Centro Mediterraneo G. La Pira

Presentazione del Centro Mediterraneo di Studi e Formazione Giorgio La Pira

inaugurato sabato 25 giugno a Pozzallo (RG)

http://www.centromediterraneolapira.org/it

http://www.coopfoco.org/chi-siamo/chiaramonte-gulfi/

 




Terremoto: vivere un’esperienza di famiglia

«La generosità dei volontari arrivati subito e in gran numero nei vari posti, impegnati a scavare senza sosta prima con le mani, poi con le pale e infine con mezzi sofisticati nel tentativo di individuare qualsiasi minimo segno di vita proveniente dalle macerie, è il volto migliore di questa tragedia che, via via che passano le ore, assume dimensioni sempre più grandi, per il numero delle vittime, dei feriti, delle case sbriciolate al suolo, con paesi che non esistono più. Immediata anche la disponibilità delle persone comuni, impegnate nella raccolta di beni di prima necessità, in fila negli ospedali per donare sangue, desiderose di recarsi nelle tendopoli a portare sollievo».

«Dalle 3,30 di ieri, svegliati dalla prima forte scossa, abbiamo seguito in diretta lo svolgersi degli eventi, in contatto costante con le numerose persone del Movimento che abitano in queste regioni: abbiamo gioito perché un gen e il suo nonno sono stati estratti vivi dalle macerie, così come il suocero e la cognata di una focolarina sposata; siamo stati tutto il giorno con il fiato sospeso per Rita, che coi suoi due nipoti, Elisa di 14 anni e Gabriele di 12 e l’altra nonna, erano invece rimasti intrappolati. Solo alla sera siamo stati raggiunti dal messaggio della mamma che scriveva: “Sono tutti saliti da Gesù”.

Altri membri del Movimento, presenti per vacanza ad Amatrice, sono riusciti a mettersi in salvo». «Per tutti è stata un’occasione di stringersi in unità e vivere gli uni per gli altri. Dall’Umbria, poi, ci scrivono: “Carissimi, grazie delle vostre preghiere e unità che a catena si sono diffuse in tutto il Movimento in Umbria sostenendoci in questa notte di scosse sismiche e di paura. Sentire che eravamo tutti vivi ci ha fatto ringraziare Dio e subito il pensiero è andato a chi era ed è sotto le macerie e a chi ha perso tutto. Il fatto di esserci messi immediatamente in rete ci ha sostenuti e in tempo reale avevamo notizie anche dei paesi più colpiti. Elisabetta, di Assisi, ci ha detto che il messaggio è arrivato nel momento più difficile dandole forza e pace. Ci sentiamo più che mai una famiglia. I gen sono in rete pronti a dare un sostegno e si stanno adoperando per andare in aiuto nelle città particolarmente colpite. Anche gli adulti sono pronti ad intervenire e dare un aiuto concreto. Intanto assicuriamo le preghiere ai familiari che hanno subito grandi perdite».

«Subito, infatti, si è diffuso il tam tam dei messaggi sulle necessità e le possibilità di aiuto in collegamento con la Protezione Civile in primis, ed altri. Così, ad esempio, ad Ascoli, dove insieme ad altre associazioni con cui già collaboriamo si è attivata la raccolta di viveri e indumenti; lo stesso nel Lazio; gli abruzzesi, “esperti” dopo il terremoto dell’Aquila (2009), hanno iniziato una mappatura di possibili alloggi per gli sfollati; anche da altre regioni sono arrivate offerte di aiuto».

 




FROM NOW ON – video degli appuntamenti precedenti

Esperienze e condivisioni per le sfide che noi giovani siamo chiamati ad affrontare nel mondo civile e professionale. Come trovare il senso nel proprio studio e nel proprio lavoro? Possiamo sentirci realizzati in ciò che facciamo quotidianamente? E se scoprissimo di poter mettere le mani in pasta andando oltre il nostro ambito di interesse?

“From now on” è un percorso pensato dai giovani e per i giovani e che unisce generazioni diverse per capire insieme come affrontare le sfide quotidiane. Il percorso sarà in quattro tappe, di cui la prima è stata il 12 dicembre 2020, con un confronto iniziale su come vivere il valore della relazione nel mondo del lavoro o nelle nostre passioni, a cui seguirà un momento di dialogo tra discipline diverse, sui loro punti di incontro e sulle sfumature che riescono a dare a vari argomenti.

Nel secondo appuntamento del 13 febbraio si è parlato di Diritto, Sport e Sociologia.

Il 10 Aprile si è parlato di Educazione, Architettura, Economia.

In quello del 6 maggio sarà la volta dell’Ecologia, Medicina e Psicologia.

Il Team di FROM NOW ON PER INFO

fromnowongiovani@gmail.com

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Breve video sulle inondazioni

Le “inondazioni” del Movimento dei focolari

Le “inondazioni” sono il dialogo con la cultura contemporanea; dove cultura ha il significato ampio di tutto quanto è riflessione sul fare e sul pensare umano, sulla sua storia e sulle prospettive del suo futuro. Un dialogo non fine a se stesso, ma che vuole condividere con uomini e istituzioni del nostro tempo i valori in cui crediamo e che viviamo. Perché ciò sia possibile, bisogna riuscire a cogliere e interpretare le attese e le sfide della società di oggi. Fin dagli inizi della sua esperienza, Chiara intuì che il carisma ricevuto era una risposta anche per questo periodo storico: nella sua universalità e profezia, avrebbe potuto influenzare e risanare le varie realtà umane, compresa la cultura nelle sue diverse espressioni e discipline. Il primo passo è accendere una possibilità di dialogo con tutti: con chi crede come noi o diversamente da noi; e anche con chi dice di non credere, ma vive e lavora per valori che sono comunque codici di riferimento per gli uomini d’oggi. Il 7 maggio 1998 è considerata la data di nascita ufficiale di questa realtà, perché in quel giorno, Chiara, durante un viaggio in Argentina e Brasile, scrisse come Presidente una lettera all’intero Movimento sparso nel mondo. In essa specificava che le due realtà sociali nate fino ad allora, l’Economia di Comunione (1991) e il Movimento Politico dell’Unità (1996) erano azioni sociali e politiche, dalle quali stava nascendo una cultura nuova, capace (una volta formulata e consolidata) di mettersi in dialogo con la società contemporanea, e alle quali sarebbero seguite altre spontanee aggregazioni, fiorenti dai vari mondi professionali. Quella profezia si realizzò in breve. Nel 1999 nacque l’inondazione dell’Arte, nel 2000 quella della Comunicazione, e poi via di seguito quella della Psicologia, della Pedagogia, della Sociologia, della Medicina, del Diritto, dell’Ecologia, dell’Architettura e quella dello Sport… Consigliamo di consultare i loro siti internet che trovate sito internazionale dei Focolari https://www.focolare.org/vivi-per-unita/ 




Focolari Italia per l’Ucraina

La notizia della guerra in Ucraina ha attivato molteplici attività all’interno delle comunità dei Focolari sparse in tutta Italia. Da nord a sud si sono avviate iniziative e disponibilità di accoglienza sia da parte di singole persone che di famiglie e associazioni.

Molte persone hanno aderito alle iniziative dell’ Amu (Associazione Azione per un mondo unito) e di AFN (Azione per Famiglie Nuove) che hanno attivato anche un conto bancario dedicato alle donazioni che stanno arrivando con grande generosità. Inoltre, nell’ambito del programma “Fare Sistema Oltre l’Accoglienza” (in accordo con AMU, AFN e la cooperativa Fo.Co.) si stanno attivando e coordinando alcune azioni per utilizzare al meglio le risorse.

In questi giorni è quindi partita un’incredibile gara di solidarietà e di vicinanza per le persone in fuga dalla guerra: da momenti di preghiera fatti insieme, a manifestazioni per la pace; dall’accoglienza dei profughi nelle case, al mettere a disposizione e attivare raccolte di vestiario e cibo. Le associazioni vicine ai Focolari si sono subito messe in azione, così pure le tante persone che collaborano con istituzioni sia civili che religiose.

Segnaliamo alcune delle tante iniziative che sono in atto nelle regioni. 

 

CALABRIA

– Una coppia di Crotone, che gestisce un ostello in un immobile confiscato alla mafia, ha accolto 15 ucraini ;

– A Cutro una persona ha messo a disposizione la sua casa per le vacanze accogliendo una famiglia con 6 persone con il sostegno di tutta la Comunità;

– Una persona di Vibo Valentia ha accolto circa 10 ucraini in un appartamento di sua proprietà;

– Nella diocesi di Cosenza si sta collaborando nel portare avanti in alcune iniziative.

 

CAMPANIA/BASILICATA 

– Raccolta farmaci e generi di prima necessità;

– raccolta fondi promossa da AMU;

– sostegno alle iniziative di accoglienza promosse dalle Caritas Diocesane della Campania.

 

EMILIA ROMAGNA

Ci sono state diverse raccolte di materiali e beni di prima necessità inviati sia in Ucraina, nei primi giorni del conflitto, sia per l’accoglienza dei profughi al confine.

– Nella scuola di una insegnante di Parma, i rappresentanti d’istituto, venuti a conoscenza  della possibilità di inviare alimenti e indumenti, si sono fatti promotori della raccolta e in soli due giorni hanno riempito tanti scatoloni e più di una automobile per portarli al centro di raccolta.

– A Medolla due persone hanno accolto il dolore di una signora Ucraina della loro comunità e la sua richiesta di inviare aiuti al nipote medico, che si era reso disponibile ad andare a prestare la sua professionalità; hanno fatto partire una richiesta e, dopo due giorni, oltre ai farmaci e materiale sanitario messo a disposizione da una farmacia locale, hanno potuto riempire un intero camion di aiuti. Tutta la comunità si è attivata, offrendo e lavorando; l’albergatore, presso cui l’autista del camion ha dormito la sera prima di partire, avendo saputo la destinazione del viaggio non ha chiesto il pagamento del pernottamento, offrendo l’equivalente per il carburante. Per tanti è stata l’occasione per ricambiare l’aiuto che avevano ricevuto quando, qualche anno fa, si sono trovati vittime del terremoto.

– Una signora dell’appennino bolognese ha dato la disponibilità ad ospitare una famiglia.

– A Parma una persona si è resa disponibile per l’ospitalità.

 

FRIULI VENEZIA GIULIA

– Una signora ha coinvolto una intera comunità, il “gruppo Fernetti” che vive al confine con la Slovenia e ha ospitato due anziani di passaggio per ricongiungersi ai familiari residenti a Napoli;

– La comunità di Gorizia ha collaborato negli aiuti insieme alla comunità della Slovenia;

– Una coppia di nazionalità russa che abita ad Udine sta accogliendo amici ucraini e una mamma con il suo bambino;

– La comunità di Udine sta cercando appartamenti e tutto il necessario per accogliere i profughi.

 

LAZIO

– L’associazione “Una Città Non basta” con sede a Marino (Roma), oltre alle precedenti azioni di accoglienza di migranti provenienti da Afghanistan e Africa, sta accogliendo alcune donne e bambini ucraini. Molto forte l’esperienza di aver vissuto il dramma della giovane mamma arrivata a Roma dopo 30 ore di viaggio in autobus e deceduta all’arrivo, lasciando sotto ulteriore shock i due figli arrivati con lei.

–  L’associazione Romamor si è messa in contatto con la protezione civile e la CRI, ed ha noleggiato un pulmino da 10 posti. All’andata hanno portato con loro, in base a quanto concordato con CRI e Protezione Civile, dei saponi, dei viveri e dei vestiti ad un centro di raccolta al confine tra Polonia ed Ucraina, mentre al ritorno hanno portato in Italia 8 persone (4 donne e 3 ragazze ed un bambino).
Sono andati in Polonia Elio (presidente dell’associazione) e Renato che ha detto: “lo facciamo perché è nello spirito di Dino Impagliazzo, lui sicuramente avrebbe voluto organizzare qualcosa in questa situazione”.

 

LIGURIA

– A Genova offerta di ospitalità per i profughi;

– A Voghera una signora, che è riferimento locale di AFN e di una consulta di volontariato, si sta occupando di circa 22 profughi dell’Ucraina ospitati in un albergo con il contributo economico delle associazioni;

– Il gruppo di famiglie nuove del Levante ligure ha organizzato un collegamento streaming dal tema “ Uniti per la Pace” per pregare insieme per la Pace.

 

LOMBARDIA

– Al Centro Mariapoli di Frontignano sono stati accolti 11 profughi ucraini. Unanime è stata la risposta di solidarietà della comunità.

 

MARCHE

– La comunità di Montegranaro è tra i promotori dell’iniziativa “Sovvertiamo la Guerra Scegliamo la Pace”, manifestazione per dire No alla Guerra;

– Molte sono state le iniziative di preghiera e manifestazioni organizzate insieme con altre realtà della Chiesa e della città di Vallemiano, di Jesi e Fabriano.

 

PIEMONTE

Si sta contribuendo al conto AMU su iniziativa personale e si sono date disponibilità a collaborazioni alla CRI locale e Caritas per raccolta di alimentari e vestiario.

 

PUGLIA

– Alcune famiglie hanno dato la disponibilità per l’accoglienza.

 

SARDEGNA

– In Sardegna si è costituito un gruppo spontaneo di sei persone, autodefinitesi facilitatori per l’accoglienza, provenienti da diversi territori dell’Isola. Si sta lavorando insieme alla Caritas anche perché alcuni membri del gruppo sono inseriti da anni in vari ambiti diocesani. Ma non mancano i rapporti diretti con le istituzioni. Ciò significa concretamente accogliere provvisoriamente i profughi nelle famiglie per poi orientarsi a predisporre delle unità abitative nelle quali essi abbiano le loro rispettive libertà e la propria indipendenza, continuando ad avere con le “famiglie-tutor” una relazione d’amicizia e sostegno per il disbrigo di varie pratiche o per altri bisogni.

 

 SICILIA

– A Belmonte Mezzagno (Palermo) il 20 marzo si è tenuta una manifestazione per la pace. Tutta la comunità ha partecipato a questa iniziativa di solidarietà con la raccolta di indumenti e di farmaci;

– Iniziative nella regione di preghiere per la Pace.

Ispica (Rg) Raccolta contributi per l’Ucraina tramite il progetto per le scuole “Fun Science Project” (Leggi tutto)

TOSCANA

– Tutte le comunità stanno collaborando fattivamente insieme alle parrocchie, associazioni di volontariato ed enti vari, fornendo aiuti economici, vestiario, coperte, alimenti e farmaci (Arezzo, Livorno, Prato, Lucca, Mugello, Firenze, Massa, Pistoia, Scarlino, Grosseto, Siena, Montepulciano, Crete Senesi, Amiata, Viareggio, Empoli). In alcune realtà l’impegno è condiviso con le comunità ortodosse;

– Tanti si uniscono a momenti di preghiera e riflessione organizzati nelle rispettive città e in collegamento con la comunità polacca e ucraina. La comunità di Arezzo si dà appuntamento tutti i giorni alle 14.30 per pregare insieme per la pace;

– Sono stati molti i contatti personali con le persone dei Focolari in Ucraina e in Polonia, per esempio con una Focolarina originaria di Pistoia, per verificare aspetti organizzativi delle varie raccolte e per esprimere vicinanza e sostegno;

– Tutte le comunità della regione si stanno prodigando per assistere varie famiglie, in genere con bambini piccoli;

– Alcune famiglie, soprattutto di Firenze, hanno dato la disponibilità per l’ospitalità e sono arrivati i primi profughi;

– Ad Arezzo ci si è concentrati soprattutto sull’accoglienza di minori non accompagnati;

– In una scuola di Prato due insegnanti insieme a studenti e altri colleghi hanno firmato una bandiera ucraina con la scritta No alla guerra e hanno aderito alla raccolta di beni di prima necessità registrando la grande generosità di tutti;

– Al liceo Rosmini di Grosseto l’angoscia e la paura, soprattutto nei giovani, si sono trasformati in una vera e propria gara di solidarietà tra alunni ed insegnanti. I ragazzi hanno preparato gli scatoloni, li hanno caricati su due camioncini e poi sono andati ad aiutare i volontari al centro di raccolta della Caritas. Tutti hanno detto che erano felici di aver dato il loro contributo;

– Una coppia di Firenze scrive: “Sono arrivate sedici persone, mamme con bambini e ragazzi ospiti in una casa-famiglia e ne aspettiamo altre venti. Stiamo raccogliendo vestitini da bambini e giochi. Sono donne molto forti, non fanno trasparire la loro angoscia, sono sorridenti e ringraziano. Vorremmo portare loro solo amore”;

– Il Centro la Pira di Firenze sta provvedendo ad organizzare corsi di italiano per i profughi;

A Livorno sono stati presi contatti con la comunità ucraina della città e si è aderito all’iniziativa della Caritas per raccogliere materiale utile. Ci si sta attivando con associazioni che ospitano i primi profughi soprattutto madri e bambini. Si forniscono indumenti e generi alimentari alle famiglie che stanno alloggiando presso conoscenti;

– Si sta predisponendo un TIR che partirà per la Polonia secondo accordi con i Focolari della Polonia;

– Un gruppo di Massa Carrara ha raccolto una somma per l’emergenza ucraina;

– Una persona di Grosseto, responsabile di un laboratorio artigianale per persone con varie disabilità e disagi, ha preparato, insieme ad altri dei Focolari, una serie di piccole borse con decorazioni a tema sulla Pace. Il ricavato della vendita servirà per l’acquisto di medicinali;

–  A Siena un gruppo di persone ha destinato una somma che ogni anno raccolgono per contribuire alle emergenze all’Ucraina. Sono stati coinvolti anche vicini e conoscenti per aiutare due famiglie e trovare capannoni per lo smistamento di viveri;

– Una famiglia di Massa Carrara, ha dato la disponibilità ad accogliere in casa delle persone profughe, avendo a disposizione una camera da letto vuota. Erano un po’ timorosi per la novità dell’esperienza che stavano per intraprendere e dopo qualche giorno sono arrivate una mamma con una bambina. “Facciamole sentire in famiglia” si sono detti e dopo soli due giorni la sensazione era che fossero lì da tanto tempo. “Hanno portato una ventata di freschezza forse è lo Spirito Santo che soffia in questi giorni in casa nostra. È una bellissima esperienza”.

 

TRENTINO ALTO ADIGE

– Una insegnante di Trento ha presentato la sua esperienza in una TV privata la sua esperienza di accoglienza di alcuni bambini ucraini nella sua scuola attraverso l’esperienza del laboratorio da lei attivato.

 

VENETO

– Tantissimi gruppi di preghiera si alternano durante tutto l’arco della giornata;

– Il 20 febbraio a Thiene (VI) si è celebrata una messa insieme alla comunità Ucraina del luogo.

– A Treviso si collabora in maniera continuativa con l’associazione “Energia e sorrisi” del Vicentino, che unisce lo sport alla solidarietà, per inviare aiuti concreti a Leopoli e dintorni e prima ancora ai profughi dei Balcani.

– Il comitato “In marcia per la pace” di Mestre (Venezia) ha lanciato l’iniziativa “Sì alla pace, no alla guerra”, che si è tenuta il 26 febbraio, al quale ha aderito anche il Movimento dei Focolari, oltre a numerosissime associazioni e movimenti.

– La comunità ucraina di Venezia ha contattato il Movimento dei Focolari per una raccolta di generi alimentari, vestiario e tanto altro. Il movimento ha coinvolto il Patriarcato e altre associazioni: la generosità è stata veramente sorprendente.

– È stata effettuata anche una raccolta di aiuti per i profughi ucraini giunti e accolti a Chisineu in Moldavia.

– Si è risposto alla richiesta del Vescovo di Padova per raccogliere aiuti umanitari e nel giro di poche ore è arrivata tantissima roba tanto da dover fermare la raccolta.

– A Padova si è collaborato con un gruppo di acquisto solidale per inviare medicinali e strumenti chirurgici che sono partiti per l’Ucraina attraverso i Salesiani.

– Il 6 marzo è partito da Verona un camion con medicine e materiale sanitario raccolto in vari punti della città e da numerose associazioni fra cui i Focolari.

– ll 2 marzo a Marostica (VI) si è tenuto un incontro per la pace in Ucraina.

– A Rovigo è stata fatta una raccolta di indumenti e vettovaglie ed è partito un pulmino carico di ogni necessità.

– Una signora di Rovigo dall’inizio della guerra si è messa in contatto con due sacerdoti ucraini, uno dei quali è rettore del seminario di Leopoli e l’altro sacerdote della parrocchia di Gorodoch. Con il gruppo della parola di vita in sole ventiquattr’ore hanno raccolto una somma consistente e, in due giorni, oltre due quintali di cibo e vestiario invernale e abiti per bambini;

– Per l’8 marzo sono state vendute le mimose per raccogliere aiuti per le donne Ucraine.

– Alcune delle insegnanti del Movimento hanno promosso a scuola il TIME OUT per la pace a cui i bambini partecipano in maniera veramente solenne;

In tutte le città c’è un continuo fermento e coinvolgimento di aiuti e preghiere.

Marina Morelli e Antonio Matera – Umanità Nuova Italia

18 marzo 2022

Leggi anche Ucraina, al via la raccolta fondi.

pagina in aggiornamento




Benvenuto al binario 2

 

ALLA STAZIONE DI SANTA MARIA NOVELLA DI FIRENZE UN HELP CENTER IN RISPOSTA ALLA MARGINALITÀ SOCIALE. QUANDO L’INTEGRAZIONE FRA PUBBLICO E PRIVATO FUNZIONA

«Il signor T. è un uomo italiano di 66 anni, con 20 anni di vita per strada, dimorante abituale della stazione di Santa Maria Novella a Firenze. Dopo la perdita prima della madre e poi della casa e del lavoro, trova la strada dell’alcool e del vagabondaggio. Segnato nel fisico e nella psiche, ha vari incidenti e pestaggi, rischiando la morte 3 volte in un anno. Lo abbiamo trovato a un certo punto, dopo averlo cercato, in un ospedale, nel reparto di rianimazione. Abbiamo preso contatto con i servizi sociali e dopo la degenza verrà inserito in una Rsa».

«La signora P., arrivata in Italia da sola, clandestina e senza un lavoro, viene accolta provvisoriamente presso una signora. Si presenta all’Help center per fare il corso di italiano e qui, sentendosi accolta e sicura di essere aiutata, ci confida di essere stata violentata da un gruppo di uomini. L’abbiamo accompagnata ai Servizi sanitari e messa in contatto con il Centro antiviolenza Artemisia che le ha dato un sostegno psicologico. Illusa poi da un uomo violento e tossicodipendente che l’ha sposata, consentendole così di ottenere il permesso di soggiorno, è tornata da noi e abbiamo continuato ad aiutarla». «La signora S., senza fissa dimora (comunitaria Ue) e conosciuta da molti anni dal nostro Help center, è stata spesso accompagnata verso i servizi sanitari volontari del territorio. Essendo ammalata e non potendo accedere ai servizi sanitari perché senza una residenza, le è stata concessa presso la nostra Casa di accoglienza Casa Serena. Tramite il progetto “Oltre la strada”, poi, abbiamo avuto un contributo per farle l’assicurazione sanitaria. La signora oggi è inserita in una struttura di accoglienza e gode di una vita più serena».

Una storia tira l’altra e ognuna dice da sé quello che succede al binario 2 della stazione Santa Maria Novella di Firenze, come mi raccontano alcuni operatori. Basta stare qualche ora nella sede dell’Help center e si entra in contatto con… tutti i colori dell’umanità. Quando arrivo, ci sono due sedicenni albanesi giunti da poco in Italia, poi si susseguono una signora rumena da 25 anni nel nostro Paese, una giovane congolese, un italiano separato e senza più contatti con la famiglia di origine. Situazioni le più varie, denominatore comune la persona, da accogliere, ascoltare, aiutare.

Romano Tiraboschi, direttore del Centro dallo scorso settembre, conosce tutti quelli che passano, a volte anche solo per un saluto e per sentirsi incoraggiati a non mollare.

«Non è che riusciamo a soddisfare tutti i bisogni concreti – mi dice –, non di rado molto più grandi di noi, ma almeno diamo alle persone fiducia e speranza, le aiutiamo a risollevarsi e ci ringraziano anche solo per essere state ascoltate». Lui lavora qui grazie a un progetto di inclusione sociale avviato col Comune e finanziato dalla Regione che ha rafforzato la collaborazione, che c’è sempre stata, col territorio, la città, i servizi sociali. Qui la sinergia con le altre associazioni, laiche e religiose, è di casa. «Ogni giorno ci sono riunioni per affrontare le situazioni da vari punti di vista», aggiunge Tiraboschi.

Il Centro, tenuto dall’Acisjf (la prima associazione internazionale con uno statuto all’avanguardia per l’aiuto alle donne di ogni razza, religione, ceto sociale), esiste dal 1902, prima nella stazione vecchia di Firenze, poi, dal 1936 in questa, in un locale molto piccolo e successivamente, in accordo con Ferrovie dello Stato, in concessione gratuita nei locali attuali. Le aree di intervento vanno dall’ascolto e orientamento al territorio alla ricerca di lavoro con la stesura dei curriculum, all’erogazione di beni (pacchi alimentari,
indumenti, titoli di viaggio).

E ancora l’accompagnamento sanitario, il sostegno per l’aspetto burocratico, l’assistenza nei progetti di rimpatrio, uno sportello legale, la mediazione familiare. Qui si svolgono corsi di italiano, di inglese (ad esempio per le persone che lavorano negli alberghi), si tengono convegni per la prevenzione del rischio sociale rivolti alle scuole e ai giovani. E non di rado sono le stesse persone approdate all’Help center in stato di necessità a “insegnare” con la loro testimonianza. Come Pompeo, un passato da tossicodipendente e alcolista, una persona dalla ricca umanità, di cui racconteremo la storia in seguito.

L’Help center è strettamente collegato con Casa Serena e Camere Fuligno, spazi dati in gestione da Asp Montedomini, poco distanti dalla stazione, che accolgono mamme con minori, donne sole in cerca di occupazione o con alle spalle problemi di dipendenza superati, famiglie provenienti da sfratto esecutivo. Nel 2015 il monte ore del volontariato attorno all’Help center è stato di 10.511 ore. Fra lavoratori e volontari attivi sono coinvolte 57 persone. Tutta gente motivata, come Giannetta, non più giovane, in prima fila da anni. O come Eugenia, prossima alla laurea in Economia dello sviluppo, che mi confida: «Quello che ho imparato qui in due anni e mezzo dalle persone è molto più di quello che ho studiato. È il motivo che mi fa rimanere. Sono persone speciali, ti ringraziano per la cosa più semplice, diventi un punto di riferimento, ti raccontano le cose più profonde. E rimani ore in più di quanto previsto a parlare».

L’anima di tutto, comunque, è Adriana Grassi, presidente dell’Acisjf Firenze. Una “giovanissima” 80enne, con una lunga esperienza alle spalle, alla scuola di don Milani e don Ciotti. «La stazione è veramente impegnativa – mi racconta –, perché è il primo punto dove le persone arrivano. Se dai le risposte adeguate, indirizzi le giovani donne sulla buona strada, non tanto in un giro assistenzialistico, ma avviandole al lavoro, all’autonomia, all’integrazione, dove noi siamo fratelli e sorelle che le accompagnano. Puntiamo molto anche sul lavoro di rete fra pubblico e privato. Se le persone trovano una risposta immediata, è un costo minore anche per la società».

Le chiedo il segreto di una continuità che dura negli anni, in termini di persone e di risorse economiche. «Quando sono stata eletta – mi risponde –, l’assistente presente in stazione allora, mons. Renzo Forconi, un uomo di grande valore, mi ha detto: “Adriana, cerca di lavorare bene, il resto viene da solo”. Abbiamo puntato alla serietà dell’impegno, come ci richiede l’essere cristiani, perché pensiamo che il bene comune non sia solo un impegno dei politici. Ho la mia età, conosco il dolore e ne capisco il valore, ma non conosco né la noia né la fatica perché viene supportata dalla passione per quello che fai, dalla gioia di lavorare con gli altri. I fondi sono stati trovati sempre probabilmente per il riconoscimento al nostro lavoro per cui si riesce a fare progetti, a non camminare da soli. Tanti lavorano bene, forse la capacità di lavorare insieme premia».

di Aurora Nicosia

Fonte: Rivista Città Nuova n.7 | Luglio 2016 pp.44-46




Associazione Città Fraterna – Genova

Città Fraterna è una Associazione Onlus, con sede Operativa a Genova Sestri Ponente e iscritta all’ Albo Regionale Ligure delle associazioni di Volontariato. Si occupa di raccogliere e distribuire generi alimentari a favore di persone disoccupate o in difficoltà economica.

DEPLIANT CITTA FRATERNA – GENOVA

PER SAPERNE DI PIU’

ASSOCIAZIONE CITTA’ FRATERNA

 




Testimoni dell’essenziale

A Genova, in direzione di Via del Campo, appoggiati all’ingresso della chiesa di S. Siro, quando il via vai di mezzogiorno è intenso, due uomini di un’età indefinibile, ma certamente ancora giovani, discutono animatamente tra loro……
Sono cingalesi, ma fanno parte del numeroso popolo degli inesistenti, di quelli cioè che non abitano da nessuna parte, anche se vivono a Genova. clochard1Di quelli che d’inverno dormono nei portoni di antichi palazzi, su un materasso fatto di scatole di cartone, spesso coperti da altri scatoloni o, accucciati in un sacco a pelo lercio e maleodorante. Mentre d’estate invece dormono sulle barche nei porticcioli, sulla spiaggia, a ridosso degli stabilimenti balneari. I due sono talmente sporchi che avvicinarsi richiede un notevole coraggio, ma mi incuriosiscono e resisto al fetore.
Sono senza documenti, non svolgono alcun lavoro, ma, mi spiega uno dei due, sopravvivono con dei piccoli furtarelli. Non faccio fatica a crederci e presto mi convinco che, così malridotti, di furti veri e propri non sarebbero in grado a compierne pur mettendoci tutta la buona volontà. Avevano viaggiato da clandestini, nelle stive di una nave portacontainer, battente bandiera indiana. Da quando erano arrivati a Genova, mangiavano quando capitava, non si lavavano quasi mai e tanto meno si cambiavano d’abito. I pantaloni sono lucidi per lo sporco, li ho dovuti guadare attentamente, perché sembravano di tela cerata e invece era solo lo strato di lercio che luccicava sulle gambe, fino alle ginocchia.
Gli indico un centro di ascolto, dove possono rifocillarsi, pulirsi e avere coperte e abiti. Ma non riesco a convincerli. «Siamo clandestini», mi dicono e la paura di essere cacciati è invincibile. Li rassicuro più volte che non sarebbe successo nulla, che si potevano fidare, ma è tutto tempo sprecato. Quando li avevo incrociati, stavano litigando e, appena avevo fatto per allontanarmi, avevano ripreso a brontolare. Così sono tornato sui miei passi e chiedo, con una certa sfacciataggine, il motivo del litigio.
Quello apparentemente più anziano, cercando forse un alleato, mi spiega di avercela con il compagno perché una signora, vedendoli così mal ridotti, si era impietosita e gli aveva regalato due litri di latte e due scatole di biscotti. Il fatto che lo aveva irritato è stato che secondo lui il suo amico non avrebbe dovuto accettare tutta quella quantità di cibo, per loro due bastavano un litro di latte e un pacco di biscotti.
«Ma è un regalo”, dico cercando di riportare la pace, “e in fondo un litro di latte e un pacco di biscotti non sono poi una così grande quantità di cibo». “E invece no” mi ha spiegato l’anziano. «A noi basta una razione e questo latte e questi biscotti potevano essere dati a qualcun altro che ha fame come noi». Ammirato per il suo altruismo, resto un istante in silenzio. Poi, mi viene un’idea. «Perché, dico, non date semplicemente quello che vi avanza a un altro che ha fame». Mi guardano compiaciuti e subito l’anziano porta un litro di latte e un pacco di biscotti a un altro clochard che poco più in là chiede l’elemosina.
“Abbiamo molto da ricevere dai poveri, che sono testimoni dell’essenziale”. Ha detto papa Francesco recentemente. Il numero crescente di persone emarginate e che vivono in grande precarietà ci interpella e domanda uno slancio di solidarietà per dare loro il sostegno materiale e spirituale di cui hanno bisogno…. E nello stesso tempo noi abbiamo molto da ricevere dai poveri che accostiamo e aiutiamo. Alle prese con le loro difficoltà sono spesso testimoni dell’essenziale, dei valori familiari; sono capaci di condividere con chi è più povero di loro e ne sanno gioire”.
Silvano Gianti
http://focolareliguria.altervista.org/testimoni-dell-essenziale/#sthash.SRmMhbKT.dpuf




Dopo le ultime scosse, i progetti continuano . . .


19 gennaio 2017 – Ultimi sviluppi del Progetto RImPRESA.

L’intenzione del progetto è quella di sostenere allevatori, agricoltori e apicoltori nella produzione e di sostenere invece i commercianti nella vendita dei prodotti con i gruppi di acquisto.

Le scosse di oggi ci hanno ancora di più reso consapevoli di non poter intervenire con la tempestività che vorremo e di non poterci sostituire alle istituzioni che hanno un iter burocratico abbastanza lungo.

Il principale problema ad oggi sembra non essere il terremoto quanto la neve e le basse temperature. I tubi si congelano, gli agnellini nati muoiono, il bestiame non ha riparo perché in alcune zone le tensostrutture per le stalle non sono ancora arrivate, i locali non ci sono, il fieno sotto la neve marcisce.. e le persone stanno perdendo fiducia.

Abbiamo stipulato un accordo con il COI di Amatrice e Accumuli (Centro Operativo Intercomunale) che è una struttura temporanea della Protezione Civile, con l’obiettivo di muoverci sui territori in modo legittimo e avere conferma dei reali bisogni delle aziende della zona.

Il primo evento di lancio dei GAS del 18 dicembre scorso a Grottaferrata è stato come un momento di famiglia fra chi sta aderendo al Gruppo di Acquisto Solidale e alcuni produttori e commercianti delle zone terremotate.

Fra le persone che abbiamo incontrato e con le quali stiamo valutando i primi interventi ci sono, ad esempio, alcuni ragazzi giovani di Arquata che vorrebbero costituirsi in associazione di produttori con l’obiettivo di preservare il territorio dall’abbandono ma le continue scosse e la situazione che non migliora porta molti a perdere la speranza. Questi ragazzi vorrebbero ricreare ad Arquata le condizioni favorevoli per un ambiente capace di ospitare una comunità, che susciti il desiderio di tornare a vivere ad Arquata a quanti stanno scegliendo di rimanere a vivere sulla costa. Quattro sono allevatori professionisti che lavorano le carni e coltivano patate e lenticchie. Altri due sono artigiani del legno e due sono apicoltori hobbisti. In questo momento li stiamo supportando nel percorso di costituirsi in associazione, ed elaborando un piano di intervento specifico da mettere a loro disposizione.

Siamo rimasti colpiti da un fornaio che con suo fratello ha perso il forno di famiglia. Uno dei più antichi forni di Arquata. Il lavoro di una vita. Ma nonostante questo emanava una luce così forte da non riuscire a spiegare. Ci ha detto con franchezza che se sopravvivi a 3 terremoti ci deve essere un motivo. Dopo le scosse è riuscito a tirare fuori dalle macerie 7 persone, 3 erano morte ma 4 erano vive. A distanza di due mesi non si spiega come davanti agli occhi ha le persone vive e su questa immagine sente che deve darsi da fare. Ci ha raccontato che, nonostante la tragedia che sta vivendo, vede intorno a sé anche tanto bene: da quando è sulla costa ha conosciuto tante persone, tanta solidarietà e associazioni disposte ad aiutare e sta imparando così tanto che gli sembra di aver vissuto 20 anni di esperienza di vita, in soli 2 mesi. Era contento perché era riuscito da poco a trovare lavoro presso un forno a San Benedetto del Tronto ma ha il desiderio di realizzare un bellissimo progetto vicino Arquata, forse un po’ ambizioso ma ci ha detto chiaramente che a lui non importa la riuscita perché sta avendo tanto ora dalla vita e gli basta anche così.

La prossima settimana torniamo ad Amatrice per conoscere altri agricoltori/allevatori e cercare di rispondere alle necessità minori, in collaborazione con la protezione civile.
I primi di febbraio saremo a Macerata e siamo inoltre in contatto con qualche azienda della zona di Norcia.
Si stanno inoltre delineando i prossimi due appuntamenti per i gruppi di acquisto, l’11 febbraio in via Spinola, Roma, e il 25 febbraio in zona Montesacro, Roma.
Una caratteristica bella che sta assumendo il progetto RImPRESA è quella di fare da connettore di aiuti provenienti da diverse fonti. Siamo contenti che il progetto non stia vivendo questa esperienza in solitaria perché stiamo sperimentando che trae forza nella misura in cui riesce a fare da perno anche per altre associazioni che hanno chiesto di partecipare agli aiuti con i loro contributi e le loro professionalità.

Stefania Nardelli




Emergenza terremoto: notizie di giornata

Riportiamo alcune notizie arrivateci dalle zone del terremoto, dopo le ultime forti scosse di ieri 18 gennaio, ed una richiesta da parte della bottega solidale “Passamano”, allestita per le più urgenti necessità di abbigliamento.

“Anche io vi do alcune informazioni dal “fronte”. Le scosse di ieri, più che danni veri e propri,  hanno ravvivato nelle persone quell’ansia e quella paura che a quasi tre mesi dall’ultima grande scossa, si stavano attenuando. E in più in un contesto apocalittico di neve, come non se ne vedeva da anni, che ha reso tutto più complesso, anche l’istintivo scendere nelle piazze. Insomma è tornata “la grande paura” e i più vulnerabili sono i giovani e gli anziani.

Si sta lavorando insieme, in accordo con tante realtà associative e di volontariato, soprattutto nell’aiuto alle persone del territorio di Arquata (circa 1.500) che hanno dovuto in qualche modo traslocare temporaneamente in alloggi nel capoluogo o presso strutture ricettive della riviera.

Chiesa di Santa CroceRecentemente è stata allestita, per iniziativa della Caritas e del Movimento Diocesano del Movimento dei Focolari,  una bottega solidale presso la Chiesetta di S.Croce chiamata “Passamano”.  La bottega, aperta tre pomeriggi a settimana,  è operativa dal 6 gennaio e almeno fino a tutto marzo sarà a servizio esclusivo dei terremotati di Arquata. L’iniziativa ha avuto grande successo:  dal 6 gennaio sono stati distribuiti circa 1.500 articoli di abbigliamento a circa un centinaio di famiglie. Si tratta di capi nuovi che alcune aziende avevano donato per i terremotati a partire dal 24 agosto scorso.

interno s.croceLa forte richiesta, dovuta anche alle avverse condizioni atmosferiche,  sta esaurendo le scorte di abbigliamento, soprattutto scarponcini, giacconi e giacche a vento, per cui siamo proprio in queste ore impegnati a mandare richieste di aiuto ad aziende di produzione e commerciali. Se conoscete aziende di questo tipo disponibili a donare contattateci a info.emergenze@focolare.org e vi faremo avere la richiesta ufficiale dove sono riportati in modo dettagliato i bisogni e le modalità.

Come associazione B&F Foundation, oltre a collaborare attivamente al gruppo d’acquisto Rimpresa, siamo in rapporto con diversi piccoli produttori e allevatori della zona che cerchiamo di sostenere sia con aiuti economici diretti sia acquistando prodotti, sia cercando di capire le effettive esigenze di ciascuno. A questo proposito è ora possibile fare ciò che all’inizio non si riusciva a fare e cioè mettere insieme le offerte che arrivano con i bisogni delle persone. Per esempio proprio ieri, è stato possibile trovare per un piccolo allevatore che ha bisogno di un fuoristrada in quanto il suo è rimasto sotto le macerie,  un azienda di Lugo di Ravenna disponibile a donarne uno usato ma in buono stato: il fuoristrada arriverà presto”.




Vaccini: accesso globale alla fraternità. Diretta del 16 marzo

VACCINI: ACCESSO GLOBALE ALLA FRATERNITÀ

– MARIA BERNADETTA ALOI – medico oncologo Cagliari

PRESENTAZIONE DELLA MOZIONE AL G20
PROMOSSA DAL MOVIMENTO DEI FOCOLARI

– NICOLETTA DENTICO – Coordinatrice di Healt innovation e Global Healt
– DAVIDE BILARDI – Ricercatore a Oxford in Global Healt
– ON. ELISABETTA GUALMINI – Europarlamentare PD
– ON. TULLIO PATASSINI – Deputato Lega

– SILVIO MINNETTI E MARIO BRUNO Mppu Italia e Internazionale

Coordina CARLO CEFALONI  Città Nuova




Un Carisma a servizio della Chiesa locale – Rivedi Streaming del 13 e 14 novembre

 

IN DIRETTA STREAMING DAL SITO www.movparrdioc.org

RIVEDI LA DIRETTA DI VENERDI’ 13 NOV.: https://youtu.be/3DrYtIR1nvw

RIVEDI LA DIRETTA DI SABATO 14 NOVEMBRE: https://youtu.be/UpYcDSAFIrY




Abbiamo incominciato a pensare a chi era nel bisogno

Penne (PE) 19 gennaio 2017

Sembra di essere in guerra: ci sono VVFF, Carabinieri, GGFF, Carabinieri, Croce Rossa, protezione civile etc..

Ieri sera a cena abbiano avuto una famiglia di 6 persone i cui figli sono scout con D.: hanno la casa lesionata e dormono nella tensiostruttura allestita a Penne. La nostra famiglia si è allargata ed il nostro cuore anche.. Tra una tanica di benzina donata a chi era a corto col gruppo elettrogeno ed una spalata di neve in aiuto ai vicini di casa si sperimenta la FRATELLANZA. Siamo tutti sulla stessa barca.

Fino a ieri sera alle 18.00 eravamo tra quelli che stavano per chiedere aiuto.. Poi è tornata la luce ed abbiamo cominciato a pensare a chi era nel bisogno..

Verso le 24 ho riaccompagnato con mio figlio gli amici alla tensostruttura, visibilmente grati per qualche ora più spensierata. I ragazzi dai 3 ai 15 anni erano contenti e per mio figlio D. questa esperienza e’ stata meglio di 1000 prediche …

Alla fine della nostra vita non ci sarà chiesto se saremo stati credenti, ma credibili!

R. L.




Centro Mariapoli Castel Gandolfo. Nuovo sito!

NUOVO SITO

Situato nei Castelli Romani,  a poca distanza dalla Capitale, il Centro Mariapoli Internazionale coniugando tecnologia, ospitalità, accoglienza tipica di chi crede nella fraternità universale, accoglie persone provenienti dai cinque continenti: adulti, giovani, famiglie, realtà ecclesiali, operatori nel campo sociale, culturale, professionale per conferenze, convegni, ritiri spirituali, corsi di formazione, con spazi qualificati di dialogo ecumenico e interreligioso




Fare sistema oltre l’accoglienza: due storie

In questo video trovate due racconti di inserimenti lavorativi realizzati nell’ambito del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza: si tratta delle storie di Nicholas e Abdoulay che lavorano presso un ristorante e un panificio a Vittoria (RG)

 

http://www.amu-it.eu/2017/02/01/tutti-i-numeri-e-non-solo-del-progetto-fare-sistema-oltre-laccoglienza-parte-prima/?lang=it




Non sarà un impegno breve

Il racconto di un sacerdote dai luoghi del terremoto. Il numero ingente degli sfollati richiede interventi efficaci e rapidi.

In questi giorni stiamo vivendo tutti una nuova esperienza riguardo al terremoto che sta da mesi colpendo le nostre terre. Ad ogni nuova scossa viviamo nell’apprensione e si allarga la zona di risentimento, con ingenti danni alle strutture e alle case. 

don-paoloUn fenomeno che ci coinvolge sempre più direttamente, sia perché nell’entroterra ci sono sempre più case, chiese e strutture inagibili, sia perché sulla costa si è chiamati a dare ospitalità ad un numero crescente di sfollati, ospitati in strutture, hotel o in famiglie. 

Un impegno duplice: quello della prevenzione e della messa in sicurezza da un lato, e quello dell’accoglienza e dell’assistenza dall’altro. 

Come si sa, a Porto S. Elpidio, presso il camping Holiday, è stato istituito un centro operativo della Protezione civile per questa parte della zona costiera. In città sono ospitate oltre 1000 persone, famiglie intere con bambini e anziani, che da alcuni giorni hanno trovato accoglienza nei tre camping della città e negli hotel. Tutto questo prima della forte scossa di domenica. Sono persone di Ussita, Castel Sant’Angelo sul Nera, Visso, ecc… che erano state colpite dalle precedenti due scosse. In pochi giorni attraverso il centro di accoglienza sono transitate oltre 3000 persone, reindirizzate in altre strutture, a Civitanova Marche e lungo tutta la nostra costa. Purtroppo, a seguito della scossa di domenica la situazione si è improvvisamente aggravata, con un progressivo esodo dai paesi dell’interno, come Camerino, San Severino, Tolentino, ecc… per citare solo i maggiori. 

aiuto-ai-terremotatiSubito si è attivata una rete di solidarietà, anche se ancora in modo molto spontaneo, e pian piano si sta cercando di capire cosa possiamo fare e cosa serve davvero. 

Personalmente, sono stato più volte (ogni giorno) nel centro di accoglienza presso l’Holiday, rispondendo ad alcune richieste concrete espresse anche dal sindaco. Inoltre è giunta la richiesta da parte di un Camping, “La Risacca”, di cose molte concrete da reperire per i 280 sfollati accolti dal camping. Abbiamo pensato di dare una risposta immediata acquistando il necessario, attingendo al fondo diocesano che avevamo raccolto per il terremoto e che non avevamo ancora versato in quanto attendavamo di poterci incontrare e mettere insieme ancora alcuni contributi di alcuni gruppi che mancavano. 

Questo per far fronte alle primissime necessità, in quanto gli aiuti tramite la Protezione civile erano ancora insufficienti. Già nei giorni successivi si è registrata una maggiore organizzazione. Inoltre, in vari luoghi si è attivata una raccolta di indumenti e generi di prima necessità. La Caritas diocesana e quella regionale, presente anche quella Ambrosiana (di Milano) si sono trovate per fare il punto della situazione e capire come muoversi in concreto nei giorni successivi.
Il direttore del camping “La risacca”, anch’egli presente, ha ringraziato per il contributo concreto dato dal Movimento dei Focolari in tale circostanza. Molti di noi sono impegnati su più fronti. Penso ai tanti parroci che hanno tutte le chiese inagibili (d. Samuel, fra Andrea) o solo alcune (d. Sandro, d. Pierluigi, Leandro…) e quelle comunità dove oltre le chiese anche le strutture parrocchiali sono state lesionate (come Corridonia). Penso a Donatella che in questi giorni ospita i suoceri sfollati da Tolentino, e chissà quanti altri casi simili. Da domani anche noi sacerdoti di Porto Sant’Elpidio ospiteremo il parroco di Ussita e Castel Sant’Angelo, per permettergli di stare vicino alla sua comunità sfollata. Anche lui ha perso chiese e casa parrocchiale, o meglio un intero paese. Ieri, infatti, dopo aver consegnato il mio ultimo carico al camping, ho conosciuto la tabaccaia di Ussita. Subito mi è venuto di ricordare i campiscuola e le uscite che tutti noi penso abbiamo fatto in quei luoghi. Lei, con grande dignità mi ha detto: «Lo sai che tutto questo non c’è più». Lo sapevo, ma sentirlo dire con chiarezza e lucidità da lei è stato un tuffo al cuore. E mi ha detto che anche il paesaggio è cambiato, perfino il Monte Bove. Credo che ancora facciamo fatica a comprendere i cambiamenti che questo terremoto sta imponendo alle nostre vite e a quelle di tanti. 

Queste dunque alcune prime esperienze. 

aiuto-terremotatiCerto, in queste ore, tutti ci stiamo chiedendo: cosa possiamo fare in concreto e quale contributo possiamo dare come Movimento? Si sente l’urgenza di fare qualcosa. Dunque, ecco alcune indicazioni condivise anche nella riunione di oggi con la Caritas. 

Come prima cosa, occorre informarsi su cosa serve davvero. Sembra scontato, ma non lo è, in quanto in questi primi giorni c’è anche una mancanza di informazioni (le notizie arrivano a fatica e spesso non attraverso canali ufficiali) e ciò è comprensibile, perché si è impegnati su una prima accoglienza e la situazione è in continua evoluzione. Quindi occorre fare la fatica di chiedere direttamente alla Protezione civile del proprio paese, o alla Caritas, o se si conoscono le strutture di accoglienza, a qualcuno del posto. 

Agire in modo concreto e, possibilmente, mettendosi insieme. Occorrerà ancora qualche giorno, superata la prima emergenza, per capire quali progetti si potranno attivare in ogni zona più a lungo termine, per l’animazione dei bambini o il sostegno agli anziani, l’aiuto scolastico, ecc… Anche qui il consiglio è di verificarlo sul proprio territorio. 

In questa prima fase, è da evitare l’azione isolata o invadente, per non intralciare i soccorsi e soprattutto per permettere il consolidarsi dell’organizzazione di chi è chiamato a farsene carico. Ho potuto constatare come la presenza a volte di troppi volontari può essere anche controproducente. Inoltre, il coordinamento sta passando direttamente alla Protezione civile nazionale e questo richiede una maggiore attenzione.

La Caritas nazionale e quella regionale inoltre hanno garantito il loro contributo e presto, dopo una prima fase di raccolta delle informazioni e di comprensione dei bisogni, saranno attivati progetti mirati di aiuto. 

La consapevolezza è che non sarà una cosa breve, e che anche la ricostruzione richiederà tempo e pazienza. Viviamo un tempo speciale che ci chiede uno sforzo di carità e di perseveranza, come ricordato dal messaggio del Vescovo di oggi: «Vi incoraggio a perseverare perché nella fragilità dell’esistenza e delle strutture risplenda la compattezza di una Chiesa di pietre vive, che siamo noi».

Altra esperienza:

http://www.cittanuova.it/c/458159/Le_caprette_di_Marco_e_Jessica.html

 

 




L’Arte di amare: la crisi diventa opportunità di cambiamento

Viviamo in un tempo di crisi. Crisi in cui Papa Francesco legge “sfide e opportunità”. Di fatto non sono pochi i bagliori che gettano luce sul buio della paura e dello smarrimento diffuso che serpeggia nella società. Ma rischiano di non essere intercettati a causa di un’informazione sbilanciata sul negativo.

Ed è perciò che vogliamo dar spazio a quanto domenica scorsa ci hanno comunicato giovani e giovanissimi, al Centro regionale di formazione del Movimento dei Focolari della nostra città (a Bra in provincia di Cuneo) che non a caso porta il nome “Raggio di luce”. L’auditorium era gremito. Ricorreva il 9 anniversario della morte della fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, e si celebravano i 20 anni di vita del Centro. Sul palco sono proprio loro, giovani e giovanissimi che presentano, animano i canti, danno la loro testimonianza.

Crisi dei migranti? Tra le accuse, quella di rubare il lavoro agli italiani. Puó capitare che sia proprio un immigrato che procura un posto di lavoro e non di poco conto, ad un italiano. E’ quanto ha vissuto Gabriele di Ivrea. Era in cerca di lavoro e gli capita di incontrare un giovane amico bengalese arrivato anni fa in cerca di lavoro e che dopo tante difficoltà è riuscito a stabilirsi qui con la famiglia.

Venuto a sapere della sua ricerca infruttuosa, lo informa che il Console del Bangladesh sta cercando un italiano come assistente nello staff locale. Gabriele è ora segretario del Console, musulmano. Suo compito: far da ponte con le istituzioni italiane. L’amicizia si estende ai colleghi. Pranza con loro. Gli servono i pasti senza posate… C’è chi si premura di cercarle. “No no, voglio mangiare come voi…”. Colpisce  questa disponibilità… “Piccolissime cose che mi capitano ogni giorno.  Il mio impegno? Cercare di “entrare nell’altro” fare le cose concrete come l’altro le fa, entrare in una cultura completamente diversa”.

Crisi dei giovani? E’ la volta di Federica, sedicenne: “Chi,  volendo dare sempre il meglio di sé, non si è mai  trovato in difficoltà?  Volevamo trattare bene chi avevamo intorno, ma abbiamo risposto malamente, volevamo aiutare e invece siamo stati d’intralcio, volevamo dare ma è prevalso l’egoismo. Insieme ai  miei amici  abbiamo cercato uma soluzione”. Quale? Federica continua: “E’ più facile amare il prossimo sapendo che da qualche altra parte qualcuno sta cercando di fare lo stesso!”.

Nasce l’idea di stringere tra loro un “patto”.  Ognuno si  impegna ad essere costante. Funziona! Lo comunicano ad altri coetanei. Nasce l’idea di cercare qualche cosa che li aiutasse a ricordarsene ogni giorno: e cosi intrecciano braccialetti di spago bianco. Davvero un grande aiuto! Questa esperienza si diffonde. La comunicano dapprima  a tutti quelli che conoscono nella loro città, poi insieme si cimentano a scrivere un articolo. Lo pubblicano sul loro giornale: “Teen” che non solo è diffuso in tutta Italia, ma anche negli altri continenti!

Quale il segreto di queste esperienze? L’allenamento nel vivere l’arte forse piú difficile: l’arte di amare. Ne parla con grande incisivitá Chiara Lubich stessa, in una videoregistrazione.  “’Dio è amore’, esordisce: “vuole che noi siamo amare”. Come? Indica quattro punti.

1) “Amare come sé: l’altro sono io. L’altro ha fame? Io ho fame…. Se si ama con questo disinteresse l’altro non resta indifferente…”.

2) “Amare tutti. Quello che è bianco, nero, simpatico o meno… Tutti quelli che incontro durante il giorno”.

3) “Amare per primi senza aspettarsi niente dall’altro… E ancora: “Farsi uno con gli altri, farci l’altro, entrare nell’altro. Ne ho fatto esperienza:  sarà una rivoluzione!”.

Una rivoluzione che entra anche nelle istituzioni, nella política… In quella sala sono presenti anche  la sindaco Bruna Sibille, assessori e consiglieri comunali. Dal 2002 Chiara Lubich è cittadina onoraria. Bra è partecipe del progetto internazionale: Cittá per la fraternitá. Il “principio di fraternitá” è iscritto nello statuto stesso dell’amministrazione comunale.

Gesti di facciata? Le radici di questi sviluppi  risalgono agli anni ’70 quando un sacerdote inizia a vivere l’arte di amare, la spiritualitá di Chiara Lubich con un gruppo di ragazzi. Da adulti alcuni si troveranno a lavorare nell’amministrazione comunale. Ora altri ragazzi del Movimento sono impegnati a “colorare la cittá”, con mille iniziative di solidarietá, in collaborazione con le istituzioni…  ´”Si è tessuto cosi, a partire dai giovanissimi, il futuro ora presente: è in atto con numerose iniziative dalla scuola di pace, al parlamento dei ragazzi… Ma l’elenco sarebbe lungo.

Carla Cotignoli




Fare sistema oltre l’accoglienza

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Vedi anche articolo su focolare.org del 12 luglio 2016

Sito del Progetto:

http://www.faresistemaoltrelaccoglienza.it

Pagina Facebook

https://www.facebook.com/faresistemaoltrelaccoglienza/

FARE SISTEMA OLTRE L’ACCOGLIENZA

 Sintesi attività realizzate:

  • Corso di formazione professionale per magazziniere per 16 giovani in difficoltà, sia italiani sia stranieri in provincia di Catania
  • Tirocini di formazione professionale in aziende agricole, artigiane, ristorazione per 18 giovani in difficoltà, sia italiani sia stranieri in provincia di Ragusa
  • Orientamento e ri-orientamento attitudinale per l’inserimento lavorativo, con avvio all’attività lavorativa e monitoraggio delle condizioni di lavoro
  • Due cicli di corso per tutor dell’orientamento lavorativo operatori di comunità sul tema dell’occupabilità dei giovani in difficoltà
  • Sostegno a giovani stranieri alla formazione come mediatori culturali
  • Sostegno all’accoglienza temporanea di giovani in difficoltà attraverso la creazione di una rete di

    famiglie a livello nazionale

  • Realizzazione di una Banca dati di aziende, famiglie e comunità in rete sul territorio nazionale

Per la comunicazione e promozione del progetto a livello nazionale sono stati realizzati: ✓ 1 sito http://www.faresistemaoltrelaccoglienza.it/
✓ 1 spot di presentazione del progetto (https://www.youtube.com/watch?v=P4Zs2837lJI) ✓ 1 video-documentario di 10’ (https://www.youtube.com/watch?v=SBVmLYU0Phc)

✓ 1 video su esperienze di tirocinio/inserimenti in azienda (https://www.youtube.com/watch?v=j9X5avwm_fU)

Risultati raggiunti:

34 ragazzi sono stati formati tramite corso e tirocinio
15 aziende nel territorio di Catania e Ragusa hanno accolto stage e tirocini formativi
5 aziende in Toscana, Veneto e Lombardia hanno dato disponibilità ad inserimento lavorativo 5 giovani hanno rinnovato il tirocinio presso la stessa azienda in cui avevano svolto formazione 2 giovani hanno attivato un tirocinio in Toscana e Lombardia
3 giovani hanno ottenuto un contratto di lavoro in Sicilia e Toscana
60 operatori di comunità hanno partecipato al corso per tutor dell’orientamento lavorativo
22 borse di studio sono state elargite per la partecipazione al corso di mediatore culturale

22 famiglie nel territorio nazionale aderiscono alla rete, avendo ospitato giovani stranieri per periodi di vacanze o prova lavoro




Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira

NOSTRA META IL MONDO UNITO

Nel 1978, a pochi mesi dalla scomparsa del Professor Giorgio La Pira, l’Arcivescovo di Firenze, Card. Giovanni Benelli, costatava la solitudine, l’amaro disorientamento, le difficoltà concrete dei molti studenti esteri universitari presenti in città, particolarmente – come si diceva allora – di chi proveniva dai Paesi in via di sviluppo.
Volle dar vita ad un Centro Internazionale che dedicò significativamente a Giorgio La Pira – già Sindaco della città e grande uomo di pace – mettendo a disposizione alcuni bei locali nel centro storico.


Il Centro divenne subito luogo di accoglienza fraterna dei giovani internazionali e luogo d’incontro e di dialogo tra chi giungeva a Firenze da tante parti del mondo ed era diverso per abitudini, per cultura o per religione.

In questa Azione, si recuperava il percorso virtuoso dell’Umanesimo fiorentino, cercando di vivere l’Anima cristiana di Firenze, offrendo una piccola porta aperta su un’Europa pronta a dare, ma anche a ricevere, a imparare da tutti.

Per l’animazione e la gestione di un’opera così nuova, che avrebbe dovuto coinvolgere l’intera Diocesi con il Volontariato, il Cardinal Benelli chiese aiuto a Chiara Lubich e ai membri del Movimento dei Focolari, che risposero subito con entusiasmo.

Da allora il Centro è mutato ed è cresciuto, proponendo svariate attività formative e culturali, svolgendo un servizio sociale molto apprezzato perché attento alla dignità della Persona, e davvero numerosi sono i suoi frequentatori.

Ma il sogno che lo anima resta sempre lo stesso: è il Sogno del Vangelo, l’Ideale della fraternità universale, il sogno della Pace… che ha di fronte a sé la Meta del Mondo Unito.

VEDI SITO




“Fare sistema oltre l’accoglienza”, il Progetto continua . . .

https://youtu.be/SBVmLYU0Phc

Fonte: www.faresistemaoltrelaccoglienza.it

Le famiglie che accolgono: esperienze che fanno rete

17 famiglie in tutta Italia hanno fatto l’esperienza di accogliere un giovane migrante, per periodi brevi o lunghi, all’interno del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza. Vi raccontiamo quella di Grazia e della sua famiglia, proposta il 10 marzo a Loppiano (Fi), all’interno del workshop “Reti di famiglie e comunità solidali”.

“Abbiamo accolto per una settimana a casa nostra Rubel del Bangladesh, 18 anni, per permettergli di fare una prova di lavoro in un’azienda della Toscana, e sin da subito ha vissuto nella nostra famiglia con spontaneità e semplicità. A conclusione di questa esperienza possiamo dire che è stato più facile di quanto ci eravamo immaginati. Inizialmente, infatti, siamo stati assaliti da tanti timori e non è stato semplice uscire dall’influenza che i mass media hanno su tutti noi e che ci porta a vedere solo i lati negativi dell’accogliere un estraneo. Allo stesso tempo, erano mesi che, davanti alle immagini dei barconi che arrivavano sulle nostre coste, ci chiedevamo cosa potevamo fare. La decisione di accogliere Rubel è stata presa da tutta la famiglia insieme, eravamo felici di fare qualcosa di concreto.

Siamo stati accompagnati e supportati in vari modi sia prima, sia durante la permanenza di Rubel: dal tutore legale di Rubel e dall’educatore della comunità in cui Rubel era accolto, dall’equipe psico-sociale di AFNonlus, dalla comunità del nostro territorio, tra cui c’è anche un’amica musulmana che ci ha dato informazioni sulla religione e anche sui cibi da cucinare.

Con la collaborazione dei miei familiari, ho cercato di dedicarmi a Rubel, affinché si potesse sentire a suo agio nella nostra famiglia, tenendo conto che per lui era la prima esperienza di convivenza in un contesto familiare. I nostri figli lo hanno accolto con grande disinvoltura e lui si è subito ben integrato. Non ci siamo accorti di avere un ospite, ma un altro figlio.

Questi ragazzi hanno bisogno di orientamento e di un punto fermo. L’essere stati in balìa di tutto e di tutti, senza certezze e chissà con quali peripezie per arrivare in un paese e poi ripartire e raggiungerne un altro, li mette in una condizione di continua corsa e incertezza.

Abbiamo quindi cercato di rispettarlo, incoraggiarlo, accompagnarlo nel suo percorso senza imporre le nostre prospettive.

Insomma, è stata un’esperienza impegnativa per certi versi, allo stesso tempo siamo stati molto felici di aver colto questa opportunità di “vivere fuori di noi” e di aver partecipato concretamente al progetto Fare sistema oltre l’accoglienza.

Ci siamo salutati all’aeroporto entrambi commossi e da allora tutti i giorni Rubel mi manda un sms con scritto “Buongiorno zia come stai?” ed invia messaggini anche ai miei figli con foto e saluti. In realtà siamo noi a ringraziare Rubel, perché è entrato nella nostra famiglia con grande rispetto e ci siamo sentiti ben accolti da lui. È stata un’esperienza di accoglienza reciproca, molto importante per la nostra famiglia perché ci ha fatto sperimentare che insieme a tutti (la rete è infatti una potenza) il peso si alleggerisce e si acquisisce coraggio e libertà interiore.

Inoltre, di fronte al grosso problema dell’immigrazione, la cui risoluzione appare a tutti noi al di fuori della nostra portata, il progetto Fare sistema oltre l’accoglienza rende possibile la soluzione al problema più sfuggente che riguarda la seconda accoglienza verso chi, come noi, ha diritto di vivere una vita serena. La famiglia è sicuramente l’approdo migliore”.

Quella di Grazia è solo una delle molte esperienze di accoglienza che vedono protagoniste le famiglie e i ragazzi stranieri nell’ambito del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza. Sono, per i ragazzi, storie di riscatto, ma anche di solidarietà per le famiglie che hanno aperto le porte del cuore.




Mantova capitale della cultura . . .

Mantova capitale della cultura …nella fraternità

Mantova Volantino eventi

Mantova: culla del Rinascimento, corte dei Gonzaga, insieme a Sabbioneta patrimonio dell’ UNESCO, per tutto l’anno 2016 è “Capitale della cultura”. Immersa nel parco naturale del Mincio, sorge sulle rive del fiume che l’avvolge formando tre laghi quasi a proteggerla. La leggenda narra che la maga indovina Manto sia stata sedotta dal luogo e lì abbia posto la sua dimora fondando la città.

Il suo profilo medievale non passa inosservato per nessun visitatore. Ricca di storia, di tradizione, di monumenti, di cultura (a settembre si svolge da anni il Festivaletteratura noto ormai in tutto il mondo) di percorsi turistici ed enogastronomici, Mantova sa donarsi generosamente a chi la visita anche solo per un breve tempo.

La comunità del Movimento dei Focolari ha raccolto l’invito del primo cittadino a lavorare insieme per promuovere Mantova nell’Italia e nel mondo organizzando eventi e manifestazioni in un clima di fraterna accoglienza e ospitalità.