Festival delle relazioni 2024: verso una nuova comunità

Dal 2019 un gruppo di persone appartenenti al Movimento dei Focolari, in collaborazione con il Gruppo editoriale Città Nuova, propone una serie di incontri di riflessione e dialogo su tematiche emergenti allo scopo di offrire un contributo alla realizzazione di una società “nuova” che trova le proprie radici nel riconoscimento dei valori di ogni persona, nella cura reciproca, capace di tessere relazioni di reciprocità alle quali tanto anela l’animo umano.

Percorsi formativi che trovano casa nel Festival delle relazioni giunto quest’anno alla sesta edizione dal titolo: Verso una nuova comunità – Rilanciamo nuovi sguardi a partire dalle domande e dalle sfide del nostro tempo.

Come per ogni edizione, la ricerca delle tematiche avviene dietro il lavoro di confronto, rapporti personali nella comunità locale per l’individuazione dei temi da mettere a fuoco. Il comitato scientifico (composto da persone qualificate e dal direttore della casa Editrice Città Nuova) raccoglie le proposte, le osservazioni e i suggerimenti, in merito a contenuti e tempi, dando così corpo al percorso del Festival.

Il focus di questa edizione, come si evince dal titolo, è orientato a dare continuità al percorso iniziato lo scorso anno. Si è voluto rimettere in evidenza le sfide che il tempo presente vive per guardarle con occhi nuovi e identificarne gli aspetti generativi di “buone relazioni”, di piccole oasi di pace.

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Si può fare di più

La comunità dei Focolari di Roma in aiuto di una famiglia afgana

di Aurelio Molè

15 agosto 2021: una data che non si dimentica. L’Afganistan è di nuovo nelle mani dei Talebani. L’aeroporto di Kabul diventa l’unica via di fuga dal Paese. Migliaia di civili si accalcano per partire. Una folla impressionante. Tra loro la famiglia afgana Khrosh che, tramite la mediazione della Nunziatura vaticana, può imbarcarsi alla volta di Kiev con il corpo diplomatico ucraino. Gli accordi prevedono che, una volta atterrati nel Vecchio Continente, i profughi afgani saranno distribuiti in vari Paesi europei. Ma c’è un intoppo per la famiglia Khrosh: mancano dei documenti per Mehin, 4 anni, la figlia di Zabi, un medico, e Aqela, un’ostetrica, e non può partire. Aqela è incinta all’ottavo mese, estrae alcuni indumenti per il marito che parte da solo, con una busta di plastica e pochi vestiti. «Ci rivedremo!» – è la promessa e il commiato di Aqela.

Nel febbraio del 2022 la comunità di Roma dei Focolari organizza una apericena per conoscere e far conoscere tra di loro i vari afgani presenti nella capitale. Nell’occasione incontrano Zabi e decidono di aiutarlo. Vive in un centro di accoglienza, non ha lavoro, la famiglia è scappata in Iran ed è nata una seconda figlia, Barin. Ma come fare?

Tiziano Binaghi, uno dei volontari, pronuncia uno stentato «proviamo!», anche se è forte il senso di inadeguatezza per la mancanza delle competenze necessarie. Con l’aiuto di alcune docenti della facoltà di Lingue e scienze orientali dell’università La Sapienza raccolgono fondi per coprire le spese dei visti e dei biglietti aerei per il ricongiungimento che avviene nel settembre del 2022. «Ricordo ancora – racconta Tiziano – la forte emozione di Mehin che correva sul molo di Fiumicino per guardare per la prima volta il mare che non aveva mai visto». Nel frattempo, poco prima, a giugno, era avvenuto il primo miracolo: Zabi trova lavoro, non come medico, ma per una ditta che lavora alla sterilizzazione dei ferri chirurgici per il Policlinico Umberto I di Roma. Dapprima, dopo l’insistenza di Tiziano, in prova per una settimana, poi per periodi più lunghi, ma sempre a tempo determinato.

Ora il lavoro c’è, poco e precario, ma manca una casa dove accoglierli. A Tiziano e a sua moglie Paola viene in mente la casa disabitata a Casperia (RI) dei genitori di lei, ormai in Cielo. È l’unica soluzione concreta e non funziona. Per Zabi diventa un’impresa impossibile raggiungere il lavoro. La stazione di treno più vicina è a Poggio Mirteto e, a turno, persone dei Focolari, parenti e amici, devono recarsi a Casperia e portare Zabi alla stazione. Un trasferimento a Poggio Mirteto, ospiti a casa di una loro cugina, dovrebbe ridurre il tempo di percorrenza per il lavoro, ma non di molto. Anche questa soluzione è temporanea. A Paola viene un’idea. A Roma è impossibile comprare una casa, con i loro risparmi, aggiungendo quelli di sua sorella e della sorella di Tiziano acquistano un piccolo appartamento a Monterotondo. Dal giugno 2023 la famiglia Khrosh abita lì.

Altro scoglio il permesso di soggiorno. L’ associazione “Una città non basta” lo indirizza, ma Tiziano è incerto sul da farsi quando accompagna Zabi all’Ufficio Immigrazione e non sa a che santo appellarsi. Gli viene, però, in mente il santo del giorno, san Francesco: è il 4 ottobre. «Ho pregato san Francesco – racconta Tiziano con la sua carica di simpatia – anche se ho pensato che cosa c’entra? Poi, però, mi è venuto in mente che è il patrono degli italiani. San Francesco pensaci tu, io non so che fare. Al cancello ho avuto l’impressione di un miracolo». All’ingresso incontra Simone. «Lo conosco perché i suoi genitori e quelli di sua moglie sono di Casperia e d’estate danno una mano per la festa della Madonna della Neve, ma non sapevo fosse un poliziotto. Mi è sembrato di vedere un angelo: si è messo a disposizione, ha cercato il mediatore culturale e ci ha aiutato in tutti i modi per completare l’iter della richiesta». Ad agosto del 2023 hanno ottenuto il permesso di soggiorno.

La provvidenza si manifesta in molti modi. Un giorno Tiziano passeggia, da solo, e una telefonata lo avverte che Zabi è stato assunto. Pensa sia il solito rinnovo del contratto, invece è assunto a tempo indeterminato. Non è semplice trattenere la commozione.

Da sin: Tiziano, Mehin, Zabi, Paola, Aqela e Barin

Il lavoro di accompagnamento continua e non è possibile enumerare i piccoli e grandi atti di generosità compiuti dalle persone più diverse che contribuiscono con vestiario, denaro, viveri, visite gratuite da parte di un ortopedico, un dentista, un pediatra.

«Con questa esperienza – chiosa Tiziano – ho scoperto tanti segni della provvidenza. Come se Dio mi dicesse: “Buttati, rischia!”. La mia impressione è che potremmo fare molto di più, per renderli autonomi e metterli nelle condizioni di portare il loro contributo alla società. Anche così costruiamo un pezzetto di mondo nuovo, in pace».

La speranza per il futuro è che Zabi possa avere riconosciuto in Italia il suo titolo di studio e così poter lavorare come medico, professione che esercitava già da vari anni.




Raccolta fondi per l’accoglienza di profughi e migranti

Riapriamo la raccolta per portare avanti il nostro impegno verso altre situazioni critiche, emerse nel frattempo in varie aree del mondo.  Contiamo ancora sulla grande generosità di quanti sostengono i nostri progetti a favore dei migranti.

Per ulteriori informazioni scrivere a: reteimmigrazione@gmail.com

 

Da sempre il Movimento dei Focolari e la sua espressione sociale Umanità Nuova sono accanto a uomini e donne che non chiedono niente ma hanno bisogno di tutto. Sostieni i nostri progetti a favore di migranti e profughi che giungono in Italia.

DONA ORA:
IBAN: IT28K 05018 01600 00001 70778 27 intestato all’Associazione Arcobaleno O.D.V. di Milano, Ente individuato  per la raccolta dei contributi.

Per la detrazione fiscale scrivi nella causale del versamento: “Erogazione liberale per accoglienza migranti”. Aggiungi il nominativo completo cui intestare la ricevuta e l’indirizzo email a cui inviarla.

Raccolta precedente: https://www.focolaritalia.it/2022/08/16/nuova-raccolta-fondi-per-laccoglienza-di-profughi-e-migranti/




I bambini di Gaza in Italia: rinasce la speranza

Sono 88 le persone, bambini e adulti, giunte nel Belpaese per ricevere cure mediche essenziali

A cura di Aurelio Molè

Nell’immane tragedia della guerra nella striscia di Gaza si accende un piccolo lume di speranza e, come dice il proverbio: “È meglio accendere un fiammifero che imprecare contro il buio”. 88 persone, tra bambini e adulti, sono riusciti ad arrivare in Italia. Il primo gruppo è arrivato il 29 gennaio, il secondo il 5 febbraio. I bambini palestinesi di Gaza, feriti e bisognosi di cure, sono stati trasferiti negli ospedali Bambino Gesù di Roma, Gaslini di Genova, Meyer di Firenze, Rizzoli di Bologna, al Pediatrico Buzzi e all’Ortopedico Pini di Milano. Si è trattata di un’operazione complessa e difficile, l’Italia è l’unico Paese ad averla messa in atto, grazie all’intuizione e all’iniziativa di padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, che da 35 anni vive tra Gerusalemme e Betlemme. Di fronte ad un caffè nella sede della Custodia di Terra Santa a Roma ci racconta com’è andata.

Com’è la situazione dei bambini a Gaza?

Ogni giorno leggiamo notizie e siamo inondati di immagini della guerra a Gaza. Sono notizie e immagini devastanti. Direttamente dai bambini ho ascoltato i loro racconti sulle conseguenze della guerra. Tutti stanno male e soffrono a Gaza, ma i bambini sono le prime vittime innocenti. Manca tutto e dopo quattro mesi sta mancando anche la speranza. I bambini subiscono anche l’impossibilità di essere curati. Sono tanti i bambini ammalati e feriti e sono troppi i bambini che hanno perso la vita.

Come nasce l’iniziativa e come è stato possibile portare dei bambini di Gaza in Italia?

Sono stato ricevuto in udienza privata da Papa Francesco il 23 novembre scorso e informai Sua Santità della situazione in Terra Santa, ricevendo da lui parole di sostegno e di incoraggiamento. Subito dopo andai a salutare i miei amici medici dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù e vedendo la cura e l’affetto con cui seguivano i piccoli pazienti pensai di chiedere la possibilità di fare curare in Italia i bambini della Terra Santa. Scrissi al presidente Tiziano Onesti e la sua risposta fu accogliente e positiva. È stata poi una gara di solidarietà a cui ha partecipato l’Italia intera con il coinvolgimento importante del Governo Italiano e di tante altre istituzioni.

Come è riuscito a mettere d’accordo i vari interlocutori sulla bontà dell’operazione umanitaria?

Abbiamo parlato con tutti, israeliani, palestinesi, egiziani, italiani. I bambini erano al centro e la loro salvezza era l’obiettivo. In alcuni momenti ho temuto che non si potesse realizzare questo miracolo, in altri si raggiungevano gli accordi fra tutte le parti, ma si ponevano dei limiti e bisognava rivedere le liste. A volte i nomi di alcuni bambini presenti nelle liste venivano sostituiti da altri perché nel frattempo erano deceduti o non avevano un accompagnatore perché diventati orfani. Una tragedia nella tragedia.

Da sinistra: Tiziano Onesti, presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù; Issa Kassissieh ambasciatore di Palestina presso la Santa Sede; Padre Ibrahim Faltas, Vicario della Custodia di Terra Santa.

Quali sono le loro storie dei bambini portati in Italia?

Sono storie terribili, tristi e impensabili. I bambini mi hanno raccontato le loro sofferenze, la mancanza di beni essenziali, il distacco dall’affetto dei propri cari per fuggire dalla guerra e arrivare in Egitto per essere poi portati in Italia. Nonostante tanto dolore, sono contenti di essere in Italia. Si sentono al sicuro, curati, amati, protetti. Chiedono solo di poter riabbracciare presto i loro familiari. Ho fatto loro questa promessa: spero che Dio mi conceda la possibilità di aiutarli nel realizzare questo desiderio.

Come sono arrivati in Italia e dove sono stati portati in Italia?

Undici bambini con tredici accompagnatori sono arrivati a Roma il 29 gennaio con un ponte aereo dell’Aeronautica militare italiana e sono stati poi portati al Bambino Gesù a Roma, al Meyer di Firenze e al Gaslini di Genova. Altri diciotto bambini accompagnati e altri adulti erano a bordo della nave ospedale Vulcano che è arrivata il 5 febbraio nel porto di La Spezia. I bambini hanno poi raggiunto gli ospedali pediatrici citati e il Rizzoli di Bologna. La macchina degli aiuti è complessa, ma l’Italia è sempre in prima linea per affrontare le emergenze con competenza e con disponibilità.

Che cosa si può fare per loro?

Bisogna pregare Gesù Bambino che guarisca le ferite visibili e invisibili di questi bambini. Rimarranno in Italia fino a quando le condizioni del loro ritorno a Gaza lo consentiranno. Dopo le cure saranno accolti dalle comunità di Sant’Egidio e da altre istituzioni. Penso che avranno bisogno di tante cose, ma soprattutto avranno bisogno dell’affetto degli italiani. Sono sicuro che non mancherà perché conosco il cuore dell’Italia.

Ci sono altre città in Italia pronte ad accogliere i bambini di Gaza?

Ho ricevuto richieste di accoglienza dei bambini della Terra Santa da ogni parte d’Italia. Regioni, Ospedali, Istituzioni mi hanno chiesto di curare e di accogliere. É una gara di solidarietà che mi commuove. Non avevo dubbi che sarebbe successo. Ritorna la speranza. Che Dio benedica il popolo italiano!

Vedi anche l’esperienza di accoglienza di una famiglia afgana a Roma: https://www.focolaritalia.it/2024/02/27/si-puo-fare-di-piu/




A Catania, presentato il dado della pace in Braille.

Il 13 dicembre scorso è stato presentato a Catania il “Dado della pace” in Braille, in  occasione della memoria di Santa Lucia, protettrice della vista e Giornata del Cieco, nella sede dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Catania. Erano presenti il Prefetto Maria Carmela Librizzi, il questore Giuseppe Bellassai e il prof. Carlos Palma, ideatore del Dado della pace. “Siamo felici di poter ospitare questa anteprima mondiale”, aveva dichiarato alla vigilia, la presidente Uici di Catania, Rita Puglisi.

il Dado in Braille sarà anche nelle lingue inglese, portoghese e arabo.

L’idea del Dado in Braille prende spunto dal “Dado dell’amore” di Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei focolari alla luce dei conflitti presenti nel mondo. “Il dado può essere considerato come una proposta ludica, didattica e educativa (…) destinata a tutti: famiglie, scuole e gruppi di qualsiasi genere. L’obiettivo principale è quello di promuovere relazioni positive negli ambienti che lo adottano potenziando le capacità pro-sociali dei bambini e rinforzando quelle degli adulti.” (Le origini e la storia del dado e dell’arte di amare – Josep M.C.I. Arxer)

Leggi anche l’articolo su LIVE SICILIA

Leggi il Dado della Pace




Centro Sociale Chiara Luce, quando cuore e arte costruiscono il bene

Solidarietà può far rima in modo accattivante e denso con una serata d’arte, tra professionisti navigati e musicisti in miniatura, suore che cantano e danzano al ritmo cadenzato dal dj e testimonianze che danno a ogni performance il sapore della prossimità.

L’idea degli organizzatori si basava su un pensiero chiaro, “fare del mondo una famiglia”, e un pezzo di famiglia internazionale è quello che si è ritrovato il 2 dicembre nell’Aula Magna della Università Pontificia Auxilium di Roma, retta dalle religiose salesiane, per un pomeriggio musicale e l’obiettivo di raccogliere fondi per il progetto di AFN Onlus che sostiene il Centro Sociale Chiara Luce, a Kirama, in Burundi. Un luogo in cui 174 bambini con le loro famiglie ricevono istruzione, alfabetizzazione, nutrizione, cure igieniche e della salute, ovvero carezze che sanno di buono e di futuro per una popolazione che porta sulla pelle i segni di un passato di guerra e crisi terribili.

L’iniziativa è partita dalle Famiglie Giovani del Movimento dei Focolari di Roma, decise a mettere in campo un’azione solidale in vista del Natale, e la risposta è stata da grandi numeri, con 250 persone in sala oltre a quelle collegate in streaming da varie parti d’Italia, dalla Francia e perfino dall’Azerbaigian.

Una coppia, Eugenia e Giuseppe, con la piccola Agnese di 2 anni, ha illustrato le finalità del progetto in Burundi e le diverse modalità di sostegno finanziario. A loro si è sostituita una seconda coppia di presentatori, coppia anche nella vita, un vero manifesto di “mondialità” ben armonizzata, tra la misura di Jean Paul, libanese, e il brio di Melissa, colombiana, che hanno introdotto via via le esibizioni in programma.

A suscitare la prima ovazione sono stati Giacomo Fiorelli, 6 anni, con il suo piccolo violino suonato con allegra grazia, assieme alla sorellina Elisabetta Fiorelli di 4 anni, lei seduta a stringere una minuscola arpa celtica a imitazione della mamma, Claudia Dominici, che dopo aver suonato con figli ha regalato al pubblico un assolo di arpa moderna.

Tra una breve esecuzione e l’altra, sullo schermo alle loro spalle i disegni ispirati al Natale e alla pace realizzati da bimbi del quartiere e delle famiglie presenti. Sul palco anche il piano del maestro Paolo Vergari, passato dai ritmi delle filastrocche in musica dei primi due piccoli musicisti a un’aria classica e poi a un pezzo pop cantati dal soprano Cristina De Carolis. Un breve intermezzo video ha aperto una finestra sulla vita del Centro Chiara Luce in Burundi, con interviste ai responsabili, che hanno raccontato con schiettezza la sfida che comporta la cura quotidiana dei loro ospiti.

Musica e spettacolo sono ritornati con l’ensemble di artisti del gruppo ARTETECA e la loro miscellanea di vari generi, dal monologo di Luca Martella, tratto da un pezzo di Giorgio Gaber, alla comicità ritmata dalla chitarra del cantautore Claudio Cirillo, con l’accompagnamento del pianista Luca Miller, fino alla voce Gabriella Marino, che ha svariato tra brani di vario tipo con i suoi registri intensi.

L’alternanza tra spettacolo e testimonianza ha di nuovo portato sulla ribalta Ruth, una consacrata del Movimento dei Focolari, vissuta per 16 anni in Burundi, che ha assistito alla nascita del progetto, e più avanti una famiglia di origine burundese – Emime Ndihokubwayo con il marito Jean- Claude Bidogeza – ora in posti di responsabilità presso l’IFAD, il Fondo internazionale per lo sviluppo dell’agricoltura. Da loro la conferma che è l’istruzione l’arma che può sconfiggere guerre e criminalità e, viceversa, favorire sviluppo economico e formazione alla pace e alla fratellanza universale.

Le ultime note che hanno accompagnato in dissolvenza la conclusione della serata sono state quelle del dj egiziano Bishoy Lito, che hanno scatenato il ballo di tanti bambini in sala e pure quello insospettabile delle suore salesiane, che hanno fatto festa in galleria suscitando il sorriso di tutti. Sorriso che non vuole spegnersi, perché è di questo tipo di entusiasmo che si nutre quella solidarietà che ha l’ambizione, silenziosa ma potente, di fare del mondo una famiglia unita.

A conclusione della serata, un buffet frutto della generosità e della condivisione delle famiglie, con l’attenzione anche alle intolleranze per un amore concreto e personale, è stata l’occasione per un gioioso momento conviviale di conoscenza con gli artisti e tra tutti i partecipanti al concerto.

di Alessandro De Carolis
giornalista vaticanista

È sempre ancora possibile donare il proprio contributo
Bonifico intestato a: Azione per famiglie Nuove onlus
Causale: Progetto Burundi
Codice IBAN: IT92J0501803200000016978561
BIC/SWIFT: ETICIT22XXX




Grottaferrata (Roma), “Quando l’arte adotta la solidarietà”

Riceviamo e pubblichiamo.

Continuano le iniziative dell’Amministrazione del Comune di Grottaferrata in collaborazione con AFN sul tema dei diritti dei bambini più fragili.

Di Giovanna Pieroni

Bambini che soffrono la fame, non hanno un luogo sicuro dove giocare, e sono deprivati dei diritti fondamentali, come quelli della salute e dell’istruzione. Ma anche bambini che in un’altra parte di mondo, forse hanno tutto, ma sono deprivati di sogni, e intossicati da apatia e indifferenza che, spesso purtroppo assistiamo impotenti trasformarsi in  sentimenti di odio e violenza.

A Grottaferrata, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la volontà dell’Amministrazione comunale, in particolare dell’Assessore alle Politiche Sociali Francesca Maria Passini, è stata quella di non trascurare nessuno di loro, sensibilizzare la cittadinanza su questi temi di rilevanza sociale, creare, valore e coesione, e dare un sostegno reale a chi è in difficoltà.

Lo strumento del sostegno a distanza è risultato molto efficace in quanto consente di  approfondire la conoscenza di realtà culturalmente, socialmente e geograficamente diverse, metterle in comunicazione, valorizzando e potenziando sentimenti e capacità di cooperazione, dialogo, reciprocità. Sentimenti che in un’epoca definita di “passioni tristi”, ne abbiamo tutti bisogno!

La serie di iniziative culturali ha visto coinvolti gli Istituti scolastici del Comune, a cui è stato proposto di conoscere di più la realtà difficile di bambini svantaggiati  e il progetto in Thailandia di Azione Famiglie Nuove, attraverso un videoreportage. Gli alunni hanno quindi lavorato realizzando delle creazioni artistiche sul tema dei diritti umani e il 20 novembre,  giorno della ricorrenza, sono tornati a casa con uno zainetto colorato e un piccolo “passaporto dei diritti del Bambino”, donati dal Comune. Uno stimolo a “mettersi in viaggio” idealmente verso i loro coetanei in condizioni di disagio sociale, conoscere meglio quelle realtà.

Un’altra iniziativa comunale ha previsto il coinvolgimento degli artisti del territorio che hanno aderito con entusiasmo all’invito di donare una loro opera per sostenere i bambini della Thailandia: 46 quelle raccolte tra cui anche alcune di particolare prestigio. Tutti gli elaborati compresi quelli delle scuole, sono stati esposti e proposti ad un’asta di beneficienza, dal titolo “Quando l’arte adotta la solidarietà”, che si è svolta il 19 novembre 2023 in Biblioteca comunale.

Oltre all’Assessore Passini, che ha presentato l’iniziativa, era presente il Sindaco Mirko di Bernardo che ha inaugurato la panchina blu dedicata ai diritti dell’infanzia nel giardino antistante la biblioteca; e ha sottolineato che l’idea della politica, è proprio questa: fare qualcosa per gli altri, porsi al servizio della Città. Il valore alla base di tutto questo, è quello della fraternità, che la trasforma  in una comunità.

L’asta, che ha visto il contributo importante dell’associazione Anteas e Elysium Chorus APS, si è svolta in questo clima: i banditori si sono alternati nel chiamare le opere che, dato il numero consistente, sono state necessariamente proposte in slot di quattro unità; e questo è stato di stimolo per i numerosi partecipanti presenti in sala, ad associarsi e collaborare acquistando in gruppo quadri, aventi un prezzo base molto accessibile, e sostenere insieme i bambini della Thailandia. Alcuni artisti in questo clima di stima e fiducia reciproca, non solo hanno presentato la propria realizzazione, ma hanno desiderato condividere l’intimo frutto di un’esperienza interiore da cui è scaturita, percependo che poteva essere compresa e apprezzata al meglio.

Per l’Assessore Passini, “guardare lontano, fino alla Thailandia, ci ricorda quanto sia nostro dovere, a livello individuale ma anche di Amministrazione comunale, non fermarci al nostro ristretto ambito, perché le realtà che hanno necessità di sostegno sono moltissime. La Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia vale per tutti i bambini del mondo: il diritto alla vita, all’istruzione, alla salute, alla protezione dagli abusi sono internazionali e non possiamo dimenticare chi è distante da noi”.

La serie di iniziative si erano avviate con un primo evento svolto il 29 ottobre 2023 dal titolo “Pronti, infanzia e via…!”, realizzato  in collaborazione dall’Amministrazione Comunale con Azione Famiglie Nuove, che ha presentato i programmi nutrizionali, alimentari, sanitari a favore di bambini svantaggiati. Sviluppandosi in centri, doposcuola  e scuole consentono non solo di aiutare il singolo bambino, ma le famiglie e le comunità che gli sono intorno e che gli daranno realmente la possibilità di riscattare la propria condizione  e realizzare il proprio futuro. In particolare in quella occasione è stato approfondito il contesto, le attività e finalità del progetto Thailandia, anche attraverso la viva voce di coordinatore del progetto, in collegamento live con i partecipanti: “Tanti bambini scappano dalla guerra in Myanmar, la guerra più lunga e dimenticata al mondo. Arrivano in Thailandia con la speranza di mettere fine alle sofferenze, ma non è facile ricominciare una vita; provengono da famiglie disastrate, e da gruppi etnici diversi, emarginati non possono andare a scuola; ma grazie al progetto possono tornare a sognare; a sorridere”.

Ed in fondo questo l’obiettivo della serie di iniziative promosse dall’Amministrazione comunale e in particolare dall’assessore Francesca Maria Passini, che ringraziamo sentitamente per la passione e l’impegno profusi: fare qualcosa di concreto per rispondere alle necessità di tanti bambini veramente bisognosi di tutto e  riportare il sorriso nei loro occhi, accendere un sogno nel loro cuore. E mentre facciamo qualcosa per loro e con loro, assistiamo al miracolo di vedere sbocciare anche il nostro!

Sì… perché la solidarietà porta una gioia contagiosa che ha un gusto particolare perché la vita acquista un significato più autentico  e questa è la nostra esperienza e anche quello che vorremmo comunicare alle nuove generazioni.

E non è finita qui… E’ infatti in programma una ulteriore iniziativa a cui diamo vi diamo appuntamento e che potrà portare ulteriore sostegno per i bambini del progetto Thailandia. Il concerto natalizio a cura di Elysium Chorus APS il 21 dicembre 2023. Siamo tutti invitati a partecipare!




Sarsina. Campo di lavoro alla fattoria didattica “Il Pagliaio”

Riportiamo qui alcune parti della lunga lettera che Antonio Pacchierini di Cesena ha scritto al CORRIERE CESENATE (a cui rinviamo per la lettura completa della stessa) sul Campo di lavoro che alcuni giovani stanno facendo in questi giorni a Sarsina, presso una struttura alluvionata.

Caro direttore,

è una lunga relazione sull’inizio del Campo, con una descrizione dell’ambiente in cui opereranno i nostri baldi giovani.

[…] Il 6 agosto abbiamo dato il via al nostro Campo di Lavoro presso la Fattoria Didattica ‘ Il Pagliaio’, situata pochi chilometri sopra Sarsina, colpita da numerose frane. Abbiamo iniziato con la sistemazione dei ragazzi nelle casette di legno ‘spartane’ che i gestori usano per ospitare i pellegrini che percorrono la Via Francigena; praticamente uno spazio vuoto di pochi metri quadrati. A seguire cena, in una grande tavolata all’aperto con un panorama collinare mozzafiato e il mare sullo sfondo. Quando l’aria è completamente tersa si riesce a intravedere la terra di Croazia.

I genitori e la sorellina di Chiara e Martina hanno accompagnato le figlie fino al Campo ed erano decisi a tornare subito a casa. Sono poi stati gli ultimi alzarsi da tavola.

[…] Partecipano al Campo sette ragazzi e ragazze dai 18 ai 23 anni (un ottavo ci raggiungerà martedì), molto in gamba e molto gasati. In un clima di famiglia Raffaele Russo, presidente della nostra APS Focolari Romagna, ha illustrato il fine di questo progetto che è quello di condividere le difficoltà del nostro prossimo sia materialmente, con i muscoli (come diceva Chiara), che quello di far sentire, a chi sta vivendo una situazione difficile, la nostra solidarietà, condivisione e fratellanza. Eleonora, moglie di Giovanni e madre di Gianmaria, gestori della Fattoria Didattica, ha raccontato come si siano trovati in estrema difficoltà.

Da diversi anni (la loro impresa è sorta circa dieci anni fa), sono sotto assedio per eventi avversi quali: due anni di siccità, grandinate che hanno rovinato molti alberi da frutto, inverno di neve abbondante che ha fatto 40.000 euro di danni alle culture, Covid spalmato in tre anni, e adesso le frane.

[…] La strada asfaltata che porta alla Fattoria è agibile, con qualche tratto dissestato in cui bisogna fare attenzione alle buche, ma essendo stata riaperta in modo ‘emergenziale’, è percorribile solo da residenti e autorizzati (noi abbiamo il permesso in quanto autorizzati da Giovanni) e i pullman e pulmini che portavano da loro le scolaresche in visita alla Fattoria non possono transitarvi. Era una notevole fonte di reddito e di soddisfazione. Non hanno potuto raccogliere i quintali di ciliegie presenti sugli alberi perché la strada per il frutteto era, ed è, interessata da una frana e stanno portando a valle i 1.200 quintali di legna da ardere, tagliata in primavera, attraverso vie traverse e in piccole quantità alla volta. Ciò fa aumentare di molto il costo del trasporto e, di conseguenza, fa diminuire il guadagno finale.

Eleonora si è commossa raccontando di quanto la nostra presenza le stia dando carica ed energie. Proprio lei che voleva mollare tutto e venir così meno al loro motto: ‘portatori sani di entusiasmo’. Nella piccola piazzetta dove sorge la loro casa, edificata artigianalmente pietra su pietra, trave su trave, c’è una grande yurta originale che hanno fatto venire dal Tibet. È foderata con peli di cammello ed è calda d’inverno e fresca d’estate. Lì dentro tengono lezioni di ecologia ai gruppi di bambini che tutto l’anno vengono (venivano!) a conoscere la loro esperienza.

Noi useremo la yurta per gli incontri di un’ora, alle 12 e alle 17, tenuti prima del pranzo e prima di riprendere il lavoro pomeridiano. Con il sole alto nel cielo è bene non lavorare all’aperto perché pericoloso per la salute. In ognuno di questi momenti i ‘relatori’ saliranno alla Fattoria per dialogare con i ragazzi presentando vari temi: volontariato, impegno politico, vita di famiglia, disabilità acquisita per un incidente o una malattia progressiva, ritrovarsi con la pelle scura in una nazione di pelli chiare, passione per la musica e per lo spettacolo, una vita al servizio di Dio, Islam e cristianesimo, perché, come appartenente alla Papa Giovanni XXII ho deciso di aprire un Centro diurno per disabili, ecc.

[…] Giovanni è un filosofo della natura e spiega volentieri quali sono i suoi segreti e come, se entriamo in sintonia col creato, si può cogliere la bellezza di ciò che ci circonda e trovare il nostro posto in questa armonia di esseri viventi.I ragazzi iniziano questa mattina il lavoro nei campi e sono entusiasti dell’ambiente in cui dovranno darsi da fare agli ordini di Gianmaria, che la loro stessa età.

Antonio Pacchierini – Cesena

Puoi leggere l’articolo completo sul Corriere Cesenate




Un euro per una matita

Il Libano è nel pieno di una crisi economico finanziaria drammatica aggravata dalla  pandemia e dalle conseguenze dell’esplosione avvenuta nel porto di Beirut nell’agosto 2020. I prezzi del cibo sono aumentati vertiginosamente e più della metà della popolazione libanese vive al di sotto della soglia di povertà. I bambini hanno pochissime prospettive di futuro perché l’apprendimento è sempre più limitato. Le tasse scolastiche degli istituti privati stanno diventando insostenibili per molte famiglie e il numero di alunni che frequentano la scuola pubblica cresce esponenzialmente, rendendo praticamente impossibile per i bambini rifugiati siriani e palestinesi iscriversi alle classi; inoltre l’aumento del costo degli articoli scolastici di base come libri di testo, cancelleria e apparecchiature informatiche è una barriera reale che impedisce l’accesso all’istruzione a tutti i bambini.

L’iniziativa “1 euro per una matita”, promossa dal movimento dei focolari in Sardegna attraverso l’associazione di promozione sociale (APS) “Link-legami di fraternità”, in collaborazione con Azione Famiglie Nuove (AFN), è volta a colmare il vuoto educativo,  economico e sociale che  questo Paese sperimenta da diversi anni a questa parte.

La matita è un oggetto simbolico, uno strumento semplice ma anche essenziale per studiare, è più ‘delicato’ di una penna nel senso che il suo tratto si può cancellare e idealmente ciò vorrebbe essere l’augurio che questo momento che stanno vivendo, passi in fretta. L’iniziativa prevede la possibilità di donare una piccola cifra, ma anche di unire le forze coinvolgendo amici e colleghi per far di più per questi bambini bisognosi, inviando una donazione collettiva al conto Iban di Link indicato in calce. Il ricavato è devoluto, tramite AFN, a sostegno dei bambini libanesi accolti attraverso il centro sociale “Together” presso il Vicariato Apostolico dei Latini in Libano con cui AFN collabora. Attualmente sono 70 i bambini che lo frequentano e una cinquantina le famiglie bisognose a cui si offre assistenza sociale, supporto psicologico, servizio medico, attività ricreative e formative, scolarizzazione e alimentazione.

Numerose le iniziative a sostegno dei bambini libanesi già realizzate in questi anni dall’associazione di promozione sociale “Link- legami di fraternità” e portate avanti da Umanità Nuova e le varie realtà del movimento dei Focolari, in Sardegna e nel resto dell’Italia, grazie ad una importante macchina della solidarietà che si è messa in moto. Due i concerti di beneficienza realizzati e tante le altre attività organizzate a sostegno dapprima di una scuola di francescane, poi di altre scuole i cui bambini vivevano situazioni davvero  pesanti. A gennaio durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stata rivolta la proposta di aiuto anche a scuole appartenenti alla chiesta riformata battista e ad altre comunità cristiane. In tutto ora sono 5 le scuole in Libano che vengono supportate grazie alla generosità di tante persone:  1- Beirut Baptist School; 2- Ecole Secondaire des Filles de la Charité;  3- Collège Protestant Français;  4- College des Dominicaines de N.D. de la Delivrande Araya – Liban;  5- Scuola delle Suore francescane missionarie del cuore immacolato di Maria (C.I.M. ) Adonis – Jbeil.

L’attuale iniziativa “1 euro per una matita”, che intende supportare i bambini libanesi accolti nel centro di comunità di Beirut offrendo  loro la possibilità di scolarizzazione, si inserisce in tutta questa scia di attività solidali che hanno già portato molto frutto e creato legami di fraternità tra persone e comunità.

Continuiamo insieme a credere che anche un piccolo contributo può fare tanto. Mettiamo in campo le nostre forze e condividiamo modalità per raccogliere all’interno delle nostre comunità e non solo un aiuto per i bambini del Libano.

È possibile offrire il proprio contributo sul seguente conto corrente:

APS Link – legami di fraternità
IBAN: IT 88°0501817200000017013574
Causale: Progetto 6LITO – Libano Together

Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali.

Fonte: AFN Azione Famiglie Nuove




Cercare Gesù Abbandonato

Si sta concludendo il secondo anno del cammino sinodale nelle comunità dei Focolari: l’attenzione ai giovani.

 Di Aurelio Molè

 «In principio è la relazione» – scrive Martin Buber, teologo e pedagogista austriaco, naturalizzato israeliano – può essere uno slogan che ben descrive la dimensione plurale del secondo anno di Cammino Sinodale della Chiesa cattolica che in Italia è stato declinato sui tre Cantieri di Betania della strada e del villaggio; della casa e dell’ospitalità; del servizio e della formazione spirituale e un quarto Cantiere; lavorare insieme alle nuove generazioni.

Se il principio è la relazione, la fratellanza e la sorellanza vengono prima di ogni vocazione particolare, sia laica che religiosa, prima dell’essere uomo e donna, appartenenti ai Focolari o ad altre Comunità ecclesiali presenti nel territorio e così è stato, dove possibile, il ritrovarsi in gruppi eterogenei sparsi per il Belpaese animati da un unico spirito dove il dare e il ricevere sono due facce della stessa medaglia.

Avviare il processo di comunione ha generato una maggiore unità nei gruppi e all’interno della comunità ecclesiale facendo crescere la consapevolezza che per una Chiesa in uscita occorre rischiare di più e valorizzare e dare visibilità al molto vissuto già in atto.

Tra le tante esperienze avviate in Italia il più “trasversale” e “inclusivo” è risultato il quarto Cantiere come ponte e punto di incontro tra generazioni in attività di solidarietà con i poveri a Torino, a Bologna e in altre comunità; i percorsi, in varie città d’Italia, di Upto2me per approfondire i valori dell’affettività e della sessualità, e in Trentino di Ecoplan, sui temi ambientali.

A Corato, in provincia di Bari, si nota una vivacità di iniziative. I giovani hanno partecipato alla terza edizione di Sognitudo 2030 sulle tematiche degli obiettivi Onu sull’Agenda 2030 per coinvolgere una comunità di persone di buona volontà che affronta i problemi del presente proiettando i propri sogni nel futuro con tante attività creative e artistiche. È in programma il progetto Give and sharing sulle problematiche che nascono dall’ascolto del territorio per trovare, attraverso la condivisione in piccoli gruppi, delle possibili risposte perché, come diceva, Chiara Lubich, rivolgendosi a dei bambini: «Non c’è nessuno che non abbia qualcosa da dare: un aiuto, un sorriso, l’ascolto, la gioia, condividere la merenda…».

In Italia le esperienze sono le più varie in campo sociale come la raccolta e distribuzione di alimenti e farmaci per popolazioni bisognose, campi di lavoro presso la cittadella Faro in Croazia, in campo ambientale con azioni puntuali, in campo formativo con scuole sociali, interculturali e di dialogo con i musulmani, ma, in genere, si riscontra la difficoltà del mondo degli adulti nel saper dialogare con i giovani che ruotano poco attorno le comunità locali anche se sono disponibili al confronto e a mettersi in gioco.

Tra gli ultimi eventi, nella diocesi di Foggia-Bovino, il 18 giugno si è conclusa la settimana della legalità e della giustizia sociale. Nella Capitanata preoccupa l’esplosione della criminalità e l’assuefazione per la crescita del numero dei delitti, spesso impuniti. L’eclissi di una mentalità di incontro, dialogo, fraternità genera sfiducia nella popolazione che spesso rinuncia anche a denunciare i delitti. La reazione della città passa per una nuova cultura ben espressa anche dalla recente iniziativa che ha presentato una mostra con dieci grandi testimoni della legalità e della giustizia sociale, tra cui don Pino Puglisi, ucciso nel 1993, nel quartiere Brancaccio di Palermo da mano mafiosa, e Chiara Lubich che ha portato in tutto il mondo un vento di speranza seminando la cultura della fraternità.

Notevole la risposta dei giovani, proprio nei momenti in cui, forse, meno si aspetta la loro partecipazione: una affollata Adorazione eucaristica nella cripta della cattedrale attirati dal silenzio e dalla vita interiore. Giovani definiti seminatori di legalità per cominciare una cultura della legalità dal basso, protagonisti di nuovi rapporti sociali, per un nuovo cammino di speranza, anche in accordo con il progetto 3P, piccoli passi possibili verso la legalità, nato all’interno del cammino sinodale.

A Caltanisetta, la docente di religione Maria Curatolo, ha portato i principi del cammino sinodale dentro le mura della scuola superiore, l’ISS A. Volta, dove insegna, per un dialogo con gli studenti e con i colleghi. Dopo un primo anno di ascolto, anche con risposte scritte a dei quesiti in cui sono emerse alcune caratteristiche della contemporaneità: la dimensione religiosa spesso taciuta in famiglia, l’abnorme uso del tempo trascorso con i device elettronici, cellulari e affini, ma anche il desiderio di affrontare i temi della misericordia e della giustizia da declinarsi in armonia, per una cultura della pace.

La seconda tappa del cammino sinodale si è allora declinata con la collaborazione, già iniziata da anni nella scuola, con la Caritas diocesana, con azioni per persone bisognose e la popolazione ucraina. Ed è proseguita con il cappellano della casa circondariale di Caltanisetta. L’attenzione a chi è recluso, anche con modalità a distanza, il sostegno concreto delle famiglie dei detenuti, è una esperienza straordinaria anche per chi la compie. Come ha ben spiegato Papa Francesco il 2 aprile scorso: «Cristo Abbandonato ci smuove a cercarlo e ad amarlo negli abbandonati» e «anch’io ho bisogno che Gesù mi accarezzi e si avvicini a me, e per questo vado a trovarlo negli abbandonati, nei soli».

Un discorso da rileggere e meditare con attenzione, perché è un manifesto della vita di ogni di ogni comunità: andare a cercare Gesù abbandonato per le vie della città. L’ultima chicca è la partecipazione ad un concorso per le scuole superiori promosso dal Progetto Policoro sul tema del martirio per la giustizia che frutta la pace. Il primo premio, di mille euro, per le spese di iscrizione all’università è stato vinto da uno studente della scuola A. Volta con un elaborato dal titolo: il perdono e la migliore delle vendette. L’unica via per ritrovare la pace perduta, dentro di noi e tra noi.

Ci prepariamo ora a compiere un altro tratto di strada, sempre insieme. Come sappiamo il Cammino italiano è strutturato in tre fasi: narrativa, sapienziale e profetica. “Sono fasi che si intrecciano e si richiamano: i racconti hanno già offerto un primo discernimento e alcune intuizioni profetiche; nel discernimento incontriamo la ricchezza delle storie e l’esigenza di fare delle scelte; infine, nelle decisioni raccoglieremo il frutto delle esperienze narrate e del discernimento compiuto […] Il passaggio alla fase sapienziale fa tesoro di quanto emerso nei primi due anni e intende approfondirlo, in prospettiva spirituale e operativa” (dalle Linee guida per la fase sapienziale del cammino sinodale delle Chiese in Italia).

Vedi anche:

https://www.focolaritalia.it/2022/06/10/il-sinodo-dei-focolari-in-italia-per-un-nuovo-inizio/

https://www.focolaritalia.it/2022/02/14/la-sfida-del-sinodo-le-comunita-si-incontrano/




Focolari e migranti: Cooperativa “Una Città Non Basta”

Gianni Caucci, imprenditore appassionato di musica, dirigeva il coro della parrocchia quando ha deciso con i componenti di allargare i rapporti positivi che si erano creati tra loro alla comunità circostante. Nel tempo si sono avvicinati agli altri, venendo a conoscenza di tante situazioni diverse, anche di grandi difficoltà economiche, così hanno iniziato a raccogliere beni, cibo, soldi e tempo, per donarli a chi ne aveva bisogno.

Si è creata una rete che è diventata un’associazione di volontariato chiamata “Una città non basta Onlus”, allargatasi sempre di più fino a far nascere l’esigenza di rendere un “servizio” più concreto alla comunità e avere una soddisfazione personale, visto che bisognava dedicargli sempre più tempo e aumentavano le richieste di aiuto e sostegno.

Nasce quindi la Cooperativa “Una Città Non Basta impresa sociale”, in cui ora lavorano operatori come psicologi, assistenti sociali, operai, muratori e avvocati. Infatti, oltre alla necessità di figure professionali per gestire situazioni delicate, un aiuto importante arriva dall’ambito lavorativo, che dona agli assistiti dignità e libertà.

La Presidente, Maria Rosaria Calderone, si dedica interamente alla Cooperativa, che ha una sede a Marino, dove si coordinano tutte le attività ed è attivo il  PIS (Pronto intervento Sociale), servizio per senza fissa dimora nei Comuni di Marino e Ciampino, con accoglienza serale/notturna insieme ad un N. Verde per l’aiuto e l’assistenza  Sociale.  Altra sede sul territorio è a Velletri, un edificio che apparteneva al Don Orione, diventata casa per famiglie migranti da dieci anni. Inoltre “Una Città non Basta” ha dato impulso ad un ulteriore progetto, ristrutturando una casa che verrà adibita all’accoglienza di donne vittime di violenza, a seguito di un bando indetto dal comune di Roma, vinto dalla cooperativa che tuttavia è stata l’unica ad aderire.

L’accoglienza è verso tutti coloro che sono emarginati, come ex tossicodipendenti in buone condizioni fisiche e mentali che ancora non vengono ufficialmente accettati dalla società. La Cooperativa affianca e sostiene le persone, diventando molto importante per le vite che incontra. Una signora che si trovava in grandi difficoltà, racconta Gianni Caucci, gli disse che nessuno nell’ultimo periodo l’aveva cercata, neanche i suoi familiari, se non le persone della Cooperativa.

Una famiglia afgana numerosa è accolta a Marino. Tra i componenti un bambino a cui Gianni ha aggiustato la macchinina telecomandata, che è arrivato in Italia con la mamma e la sorella tramite i ponti aerei del 30 agosto 2021. Con tante altre persone accolte, stanno imparando la lingua grazie al lavoro di docenti volontari che si recano periodicamente al centro. Si cerca di capire quali siano i sogni, i desideri e le capacità di queste persone, in modo che possano un giorno uscire dai centri di accoglienza e rendersi indipendenti.

Non avendo scelto di venire in Italia, a volte mostrano difficoltà nell’accettare la loro situazione. Una ragazza accolta dalla cooperativa continua ad avere il desiderio di tornare nel paese di origine, forse perché ha lasciato degli affetti quando è partita, sebbene la situazione sia molto complicata.

Altro episodio di cui ci rende partecipi Gianni: un giorno Maria Rosaria è entrata in ufficio lamentando che i bambini accolti avevano bisogno di giubbotti. Dopo qualche remora presentata dalla contabile, che le mostrava i pochi fondi a disposizione, comunque comprarono queste giacche, per una spesa di circa trecento euro. Il caso ha voluto che tornate in sede, alla visualizzazione dell’estratto conto, avessero ricevuto una serie di bonifici di una somma più o meno corrispondente a quella spesa, fatti da persone che liberamente donano per sostenere i progetti.

Far funzionare la Cooperativa è un lavoro impegnativo, portato avanti con fatica e speranza per il futuro. Gianni Caucci racconta come si sia ispirato al pensiero di Chiara Lubich: rendere concreto l’amore. Dopo la sua morte si è sentito in dovere di agire: “Forse non sono la persona più adatta a esprimere il pensiero di Chiara a parole, ma sento il dovere di provare a metterlo in pratica, per quanto ho ricevuto nella vita”. Ha parlato della libertà di esprimersi, di donare ed essere ricambiati: “Anche un caffè può essere mezzo di felicità e relazione, oltre che un segno di parità, se è un dono”.

Sia Gianni Caucci che Maria Rosaria Calderone hanno insistito sul tema dell’integrazione, sotto una prospettiva capovolta: dobbiamo pensare non solo alle persone che vengono accolte ma anche a chi accoglie. Non si è sempre pronti al diverso, anzi se ne ha paura, è importante perciò creare dei ponti tra le comunità locali e le realtà di accoglienza, mettendo in relazione le persone nella quotidianità.

Lavorare nella cooperativa dà soddisfazione e gioia, proprio in virtù dei legami che si creano. I volontari insieme ai lavoratori sono sempre in fermento, impegnati e totalmente dediti alla loro attività. Gianni Caucci, persona molto gioviale, aperta e desiderosa di raccontarmi le vicende della Cooperativa, non nasconde che ci possano essere degli scontri perché si è di culture diverse, si vive in tanti e insieme. L’importante è confrontarsi per cercare di raggiungere un “sentire” comune. Così conclude, mentre beviamo un caffè.

Miriana Dante

SITO WEB UNA CITTA’ NON BASTA

SITO COOPERATIVA




Il fiume, l’alluvione, la fuga sul surf: cronaca di un salvataggio a Faenza

Cinque anni fa ci siamo trasferiti in via Carboni a Faenza, che per noi era sconosciuta prima di incontrare la nostra casetta. Ora è una delle vie più famose d’Italia. Nel mezzo c’è il 16 maggio, il fiume, l’alluvione e la nostra fuga sul surf, salvati da un cugino.
Quel martedì pomeriggio avevamo scelto di rimanere in casa, installando pompe e sacchi di sabbia per cercare di arginare l’acqua, che due settimane prima ci aveva colto assolutamente impreparati. Non ci illudevamo di restare all’asciutto, ma il primo piano della casa ci dava la tranquillità di vivere lì dentro, semmai isolati, con le provviste necessarie per alcuni giorni. Lo studio sarebbe diventato la cucina e dall’interno avremmo continuato a gestire le pompe per tenere il livello dell’acqua il più basso possibile.

Non è andata così. Quando il fiume ha rotto l’argine, proprio in cima alla via, in venti minuti siamo rimasti intrappolati con l’acqua che già stava salendo di sopra. È stata una lotta contro il tempo. Telefonare ai soccorsi, stare alla finestra con le torce, i figli che angosciati controllavano il livello dell’acqua salire di gradino in gradino. Poi indossare scarpe e piumini per il freddo, salvare i documenti, fare uno zaino, cercare di pregare ma non riuscire a farlo, mandare messaggi per chiedere che altri preghino per noi. In tutto questo ricevo una telefonata: mio cugino Massimo ha saputo che l’argine ha spaccato proprio lì e chiede se ho bisogno. Gli dico di non fare pazzie, la situazione è pericolosa, ma abbiamo allertato i soccorsi, ma la mia voce mi tradisce e lui decide di venirmi a salvare con la tavola da surf e l’aiuto di un altro cugino. Così, nuotando in via Lapi a 4-5 metri d’altezza, tra alberi e cassonetti galleggianti, ci salva uno alla volta, partendo dai nostri tre figli. Oltre alla vita, ogni figlio salva un peluche, compagno di quell’ora di terrore, mentre noi adulti un beauty con spazzolini, portafogli e chiavi. Il resto viene inondato

Io, Maria Chiara, sono l’ultima a partire e rimango alcuni minuti da sola, seduta sulla balaustra del terrazzo, con l’acqua che già mi arriva alla vita. Non abbiamo lucernari e arrampicarsi sul tetto sarebbe stato impossibile. Stiamo scappando proprio per non morire, l’hanno capito anche i nostri figli. Eppure, in quel momento, sentendo le chiavi in tasca, penso alla mia casa. Abbandonarla è triste. Quanti migranti avranno già fatto questa esperienza. Sento che nessuno lascia la propria casa se non per un pericolo grave. Guardo il cortile che attraverserò di lì a poco a bordo del surf, prima di immetterci nella corrente della via. Se mi cascano le chiavi di casa lì, forse quando l’acqua sarà scesa le ritroverò, ma quante chiavi sono nel fondo del Mediterraneo, e nessuno le troverà mai più. Ringrazio per questa esperienza così forte, che mi permette di immedesimarmi davvero con quella parte di umanità nata a sud del mare.

Con il surf veniamo portati alle mura della città, che assaliamo con una scaletta come nel Medioevo. Un’amica, che abita di fronte, uno alla volta ci accoglie nel buio di casa sua. Ci siamo svestiti, asciugati, e ci ha prestato nuovi abiti per non morire di freddo. Anche il centro della città inizia a essere in pericolo e così scappiamo dalla suocera in campagna, salvando anche la macchina nuova. Il primo pensiero è stato telefonare a Chiara, la moglie di Massimo, per ringraziarla e avere sue notizie. Dopo aver messo in salvo altre persone è rientrato a casa, stremato ma vivo. Li ringraziamo entrambi, lui ci ha davvero salvato la vita, e lei lo ha lasciato fare, pur essendo consapevole del pericolo che avrebbe corso (anche loro hanno due figlie). Ci ritorna la frase del Vangelo: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Massimo e Chiara sono stati davvero pronti a metterla in pratica per noi.

Marco e Maria Chiara Bubani

FONTE: IL PICCOLO DI FAENZA

Vedi altri articoli sull’alluvione:

https://www.focolaritalia.it/2023/06/07/tre-giorni-a-spalare-fango-diario-dalla-romagna/

https://www.focolaritalia.it/2023/05/26/in-soccorso-degli-alluvionati/

https://www.focolaritalia.it/2023/05/19/emergenza-alluvione-in-emilia-romagna-e-marche-raccolta-fondi/

 




L’estate che non ti aspetti

Tante iniziative attraversano il Belpaese per partire con il piede giusto per vacanze costruttive e alternative. E anche per chi resta a casa è un’occasione per riscoprire la propria città

Di Aurelio Molè

Non si può vivere tutto l’anno aspettando l’estate come se fosse la panacea di ogni problema. L’estate può essere vissuta ogni giorno, ogni attimo, nella dimensione del tempo dell’attimo presente. In estate, di differente, c’è che il tempo è più dilatato e durante le vacanze, per chi può permettersele, il ritmo diminuisce di intensità, la dimensione temporale scorre con più lentezza, senza i tempi “da infarto” della vita quotidiana.

Una vecchia canzone del 1962, cantata da Bruno Martino, recitava: «E la chiamano estate/ Questa estate senza te». Si riferiva, naturalmente, ad una donna, all’amore in senso lato. Per chi ha intrapreso un cammino spirituale può riferirla anche a Dio perché una estate è soprattutto occasione di vivere meglio tutti gli aspetti della vita: dormire di più, mangiare meglio, trovare una dimensione di pace nella preghiera, di passare del tempo in compagnia di amici e parenti.

Un tempo per ritrovare se stessi, il nostro vero se, per ritrovare energie fisiche e spirituali. «È come se – scrive Dori Zamboni, una delle prime focolarine, nel 1981 – dovessimo scalare una montagna, (…) è necessario salire con la picozza (la croce), con la corda (l’amore scambievole), (…) bisognerà fermarsi ogni tanto per prendere fiato (pregare) e riprendere: sereni, sicuri perché andiamo da Lui, camminiamo per Lui». Una dimensione che si può vivere sia per chi resta in città, sia per chi va in vacanza per riscoprire il tempo dell’attimo, contemplando la bellezza della natura o navigando «per gli occhi delle persone, vedrai che il tempo fiorisce di eternità» – scrive Ermes Ronchi in “L’infinita pazienza di ricominciare”.

Estate è anche tempo per le nuove generazioni di sperimentarsi in campi estivi, iniziative, la Gmg di Lisbona. Ce n’è per tutti i gusti.

Per gruppi, famiglie e singoli le vacanze si potranno trascorrere anche al Centro Mariapoli di Cadine (TN) in un territorio tutto da conoscere con vallate, monti, laghi, passeggiate nel bosco, visite ai castelli: dal 1° luglio fino al 30 agosto per dare nuovo valore al tempo e alle relazioni.

Un campo ecologico a Manduria, in provincia di Taranto, dal 6 al 9 luglio, si svolgerà in una masseria con frutteti, vigneti, pergolati e arnie per le api. Sono previste numerose attività: visita alla Salina Monaci e alla Torre Colimena, birdwatching, senza farsi mancare un giro in barca e un tuffo nel mare del Salento e nel fiume Chidro.

La comunità dei Focolari in Toscana si trasferisce a Falcade (BL) dal 15 al 23 luglio per delle vacanze geniali pensate per tutta la famiglia, quella di Roma in Abruzzo, a Prati di Tivo per la Mariapoli come pure quella della Puglia a Roccaraso (L’Aquila) . . . altre Mariapoli si svolgeranno sulle Dolomiti.

Ritorna a Loppiano (FI) Formato Famiglia dal 15 luglio al 6 agosto. Un’occasione per rilassarsi nelle colline toscane per formarsi e riflettere come coppia, per conoscere e crescere insieme ad altre famiglie. La durata del soggiorno è a scelta tra le tre settimane indicate.

La Romagna lotta per riprendersi dopo l’alluvione e non è possibile organizzare campi estivi, ma la Caritas di Faenza, dato che l’emergenza continua, chiede aiuto a chiunque volesse spendere del tempo per gli altri.

Natura, sport, intercultura, spiritualità, volontariato, musica divertimento. È il programma del cantiere della cittadella Faro dei Focolari di Croazia dal 16 al 23 luglio a cui parteciperanno i ragazzi dai 14 ai 17 anni di Lombardia e Veneto.

A Pescara dal 20 al 23 luglio un summer camp dal titolo “Abitare la povertà” alternerà momenti formativi di educazione alla solidarietà, alla sostenibilità ambientale, e ci sarà anche tempo di realizzare video reportage e un laboratorio di robotica. Non solo teoria, ma mani in pasta nel volontariato alla scoperta delle povertà, con animazione per anziani e bambini e workshop presso la casa circondariale. Momenti di svago garantiti da escursioni nella natura, giochi sulla spiaggia e serate a tema.

“Insieme si cresce” è lo slogan scelto dai ragazzi della Sardegna per il loro campo estivo a Porto Torres dal 26 al 30 luglio. Cura, ascolto, relazioni, giustizia, dignità, concretezza sono le parole chiave per partire, anche d’estate, con il piede giusto.

Non tutti dall’Albania potranno partecipare alla Gmg di Lisbona per cui alcuni giovani dei Focolari dall’Italia, dal 2 al 12 agosto, provenienti soprattutto dal Friuli, e anche Veneto, Abruzzo e altre regioni, si trasferiranno a Tirana e Vallona per un campo interculturale e sociale. «L’idea è – spiega Fabio Teofani dei Focolari di Udine – di andare a conoscere direttamente, oltrepassando i confini per capire le ragioni degli altri, perché emigrano». Il titolo “Outside the box” indica la volontà di uscire dai propri schemi, dalle proprie certezze per conoscere gli altri, per una cultura dell’incontro vissuta in modo concreto dal punto di vista di scambio culturale e di attività sociali, con visite ad un orfanatrofio e a malati psichiatrici.

“Guardare tutti i fiori” invece è la proposta di una vacanza in autogestione in Trentino Alto Adige rivolta a tutti i giovani, dal 12 al 19 agosto.

13 i campi scuola organizzati dal Movimento diocesano dei Focolari nelle Marche e in Abruzzo che coinvolgeranno centinaia di bambini, ragazzi e giovani dalla prima elementare fino alle superiori. Si tratta di una esperienza formativa sulla spiritualità dell’unità e su tematiche giovanili come il bullismo, l’autostima, l’accettazione di sé. «Non è solo una vacanza – chiosa Simone Ciccioli della segreteria del Movimento diocesano per l’Italia e l’Albania – ma una vera esperienza di vita cristiana. Si creano dei rapporti profondi senza filtri che durano tutta la vita e si offre una lettura diversa della realtà che parte dal Vangelo». In fondo si tratta di laboratori in cui s’impara ad amare e «il vero campo scuola – continua Simone Ciccioli – comincia tornando a casa per impostare la propria vita in modo diverso, con la nuova prospettiva di una società nuova».

La prima settimana di agosto, fino a domenica 6, è focalizzata sulla Gmg di Lisbona dove Papa Francesco ha confermato di partecipare e dove andranno un migliaio di giovani dei Focolari da tutta Italia.

L’estate si conclude con il grande evento del 30 settembre a Roma per una veglia ecumenica che si chiama “Together | Raduno del Popolo di Dio” per pregare in vista dell’Assemblea sinodale di ottobre. Migliaia di giovani giungeranno da tutta Europa e gli italiani aiuteranno nell’accoglienza e nella logistica dell’evento.

Per chi resta in città e non ha modo o possibilità di fare vacanza l’occasione è sempre ghiotta per conoscere il proprio territorio, partecipare ad eventi locali e per riscoprire tutte le iniziative di prossimità che sono anche un rimedio per sollevarci dalla solitudine e non essere centrati su noi stessi. In fondo basta poco, anche nel nostro piccolo quotidiano per guardare all’altro. Per un’estate che non ti aspetti.

 




Associazione Arcobaleno Milano

L’Associazione Arcobaleno
Nel cuore di Milano, l’Associazione Arcobaleno è un’iniziativa sociale nata 40 anni fa per opera di alcuni giovani del Movimento dei Focolari e divenuta un esempio riuscito dell’integrazione e dell’inclusione delle popolazioni straniere in Italia. L’obiettivo dell’associazione è quello di accogliere e promuovere l’inclu- sione sociale delle persone migranti. Le fondamenta dell’iniziativa partono da una frase di Chiara Lubich: «Amare la patria altrui come la propria». Alle origini, un torneo di calcio, il Mundialito, che nei primi anni ’80 radunava giocatori da oltre 24 nazionalità. A questo col tempo si è aggiunta la Scuola di Italiano, che è riuscita a cogliere fino a 1.500 studenti all’anno e che oggi costituisce l’attività principale dell’associazione. Oltre a questa ci sono i corsi di inglese, di informatica, il centro di ascolto per le donne, lo sportello di assistenza legale, e i servizi per le famiglie bisognose attraverso la Spesa Sospesa e il Banco Alimentare.

Contatti
E-mail arcobalenoass@libero.it Tel 02 89400383

 




Mariapoli Alto Adige: unità nella diversità

di Ferdinando Granziol

Passata la pandemia, finalmente abbiamo potuto ritrovarci in presenza per quattro giorni nel Centro “Chiara Lubich” di Cadine presso Trento. L’incontro prende il nome di Mariapoli, città di Maria, e ricorda di quando Chiara si ritirava in montagna durante l’estate dal 1949 al 1959.

Così anche noi ci siamo ritrovati, dal 28 aprile al 1° maggio, un centinaio di persone provenienti da Curon, dalla val Martello, dalla val di Vizze, dalla Pusteria fino a san Candido e poi ancora dalla Gardena e Badia. Erano presenti anche una quindicina di amici dall’Austria, una quarantina di persone tra Bolzano e Merano, una famiglia di tunisini di Bolzano e due giovani giunti dal lontano Afghanistan.  

La presidente del Movimento dei Focolari Margaret Karram, palestinese, ci aveva invitato ad approfondire quest’anno la preghiera. Così abbiamo scelto come titolo “Fermarsi, ascoltare, dialogare”, con spunti che ogni giorno ci illustravano come Chiara Lubich ha vissuto il suo rapporto con Dio. Tutta la sua vita era preghiera, in ogni ambiente in mezzo al mondo. 

Reinhard, del Vorarlberg, ci ha raccontato di come sia riuscito a perdonare l’uomo che lo aveva accoltellato durante una rapina nel suo ufficio postale e ora con l’aiuto della moglie e dei suoi amici può sperimentare l’amore di Dio anche se, in seguito alle gravi ferite subite, è su una sedia a rotelle. 

Karin di Bolzano ha condiviso il suo impegno nell’aiutare rifugiati e persone disagiate a inserirsi nel mondo del lavoro, a trovare un alloggio dignitoso, ma soprattutto a costruire con loro un rapporto di fraternità.

Margherita e Peter della val Gardena hanno avvertito una forte presenza di Gesù soprattutto durante un periodo di grave malattia, sperimentando l’amore concreto di tutta la comunità.

I bambini presenti hanno costruito con carte colorate “il dado dell’amore” sulle cui facce erano scritte frasi del Vangelo. Ad esempio: ama tutti, ama per primo, ama il tuo nemico…. Ogni mattina lo lanciavano e scoprivano come vivere la giornata.

I giovani hanno capito di dover dare speranza al mondo attraverso azioni concrete impegnandosi personalmente.

Un momento particolare è stato il saluto via zoom del vescovo Ivo, che ha sottolineato come il carisma del Movimento dei Focolari, Unità nelle diversità, dia un contributo molto importante alla vita della nostra Diocesi: “Non dimenticate mai la diversità dell’altro, apprezzate questa diversità, ascoltate l’altro e vivete per l’unità”. Questo invito è certamente una grande sfida, ma è la nostra vocazione di cristiani, soprattutto in Alto Adige.  

Molti partecipanti sono rimasti sorpresi dal clima di semplicità e fraternità che si è instaurato da subito in questa Mariapoli. Ci siamo salutati con una grande gioia nel cuore e il desiderio di diffondere questo stile di vita fraterno nelle nostre città e nelle nostre valli.

Ferdinando Granziol, del Movimento dei Focolari, per 12 anni Presidente della Consulta delle aggregazioni laicali

 Articolo pubblicato su Il Segno del mese di giugno 2023




Tre giorni a spalare fango. Diario dalla Romagna

In soccorso degli alluvionati un gruppo di 15 volontari da Torino a Faenza e Solarolo

di Aurelio Molè

Il 2 giugno sarebbe stato un ottimo lungo fine settimana da sfruttare, agognato da tempo, per fare una gita fuori porta, al mare o in montagna, con il caldo, dopo le intense piogge, appena sopraggiunto. Decidono diversamente 15 persone di Torino, dai 19 ai 57 anni, con loro alcuni membri dei Focolari, giovani e adulti. Alcuni hanno esperienza di altre emergenze: il sisma de L’Aquila del 2009, l’alluvione in Liguria del 2011. Altri sono amici degli amici che hanno scelto di andare ad aiutare chi ha perso tutto, piuttosto che andare al mare. La loro meta è Faenza, in Romagna, in soccorso degli alluvionati.


Stivali prestati, pochi bagagli con lo stretto necessario
e on the road again, di nuovo sulla strada, con lo spirito di avventura di non sapere cosa succederà. Le strade sono trafficate dai vacanzieri, nel fine settimana si sono mossi 15 milioni di italiani, e Bologna diventa un imbuto dove le code diventano lente e il tempo si allunga.  A Faenza sono accolti da Michele il capo scout. Saranno alloggiati in un oratorio, con le brande del ministero dell’Interno e tanti sfollati accolti in parrocchia.

Alla Caritas gli assegnano il primo compito: ripulire un bar pasticceria allagato dal seminterrato fino ad un metro di acqua nei locali al piano terra. I proprietari sono sconsolati e salutano appena. Le indicazioni sono sommarie, ma il lavoro è tanto. Non c’è tempo da perdere in convenevoli.

«Il lavoro consiste – spiega Monica, una delle volontarie – nel lavare tutte le stoviglie e gli attrezzi di lavoro, che sono ricoperti di fango e sporcati dai detriti penetrati dentro il locale dalla strada invasa dal fiume esondato in alcuni rioni della città, ma c’è una sorpresa. Lavando i pavimenti, quando si termina, bisogna ricominciare. Il pavimento restituisce continuamente lo sporco».

L’unione fa la forza, in cordata si prende coraggio l’uno dall’altro e le forze si moltiplicano. Non guasta e non è fuori luogo un po’ di musica di sottofondo che fa da colonna sonora alla loro avventura alleggerendo la fatica. I proprietari, solerti e silenziosi, lavorano tutto il giorno con i volontari.

«Finito il pomeriggio di servizio, salutiamo il signor Bruno, uno dei proprietari. Sorride, ci ringrazia. Il suo viso è più bello. Ci dice che abbiamo fatto molto per lui e la sua realtà. Lo salutiamo. Ci sembra più contento di quando siamo arrivati. Non abbiamo risolto molto, ma abbiamo fatto tutto quello che potevamo».

Piazza del Popolo di Faenza fa da splendido scenario, con la costruzione del loggiato di palazzo Manfredi del XV secolo, ad un po’ di relax dopo la cena preparata dai volontari della parrocchia dove sono ospitati. La notte la trascorrono nelle brande nella sala del catechismo. La doccia è solo con acqua fredda. Non importa sono giovani e forti.

Il 3 giugno il loro lavoro si svolge in un vivaio di Solarolo. La scena è desolante il fango anche qui era è abbondante. Un argine di un canale è pieno d’acqua e sovrasta la strada in modo inquietante. Fiori e piante del vivaio sono mescolate come in quadro astratto e sono sparse fino a tre chilometri di distanza trascinati dall’acqua fino al mare.

«I badili pesano – prosegue Monica – e il fango di più. Sotto le serre coperte di pannelli solari c’è una temperatura insopportabile. Ma non ci fermiamo, c’è troppo da fare. Spalare è un mestiere pesante. Siamo quasi tutti impiegati, infermieri, studenti o liberi professionisti. Al più alziamo 10 chili al giorno. Qualcuno si addormenta su una panca e lo svegliamo per il caffè. Quando si riprende, vediamo l’immensità del lavoro che è già stato fatto e di quel che ancora resta da fare. Il pomeriggio è ancora lungo. A fine lavori i proprietari e alcuni collaboratori portano un po’ di salame e qualche bottiglia per offrirci un aperitivo di fine giornata. Siamo così grati. Ci regalano anche una pianta di fiori a testa. Ci dicono che finora temevano non arrivassero volontari forti e resistenti, ma che con noi si sono felicemente stupiti. Orgogliosi, ma senza vanità, ripartiamo. Andiamo a farci la doccia fredda…».

Domenica 4 giugno, nel terzo ed ultimo giorno, devono liberare dal fango che pesa come il piombo alcune case private. Spalando emergono CD di Claudio Villa, vinili abbandonato, cartoni animati in VHS degli anni ’90. Un substrato di ricordi, emozioni, esperienze, vita vissuta in famiglia. Mescolati al fango ci sono detriti di ogni genere. Eppure, anche nel letame spunta un fiore.

«Sulla strada – racconta Monica – passa un gruppo di volontari con un carretto: ci portano panini e succhi e acqua per rinfrescarci. Un sogno. In quell’inferno, un panino al prosciutto… Ci sfamiamo con le delizie del territorio. Guardiamo l’orologio, sporco di fango. É tardi, dobbiamo partire verso casa, domani siamo in ufficio alla nostra scrivania. Salutiamo quelli che ci hanno aiutato a spalare e dopo una rapida sciacquata ci mettiamo in auto. Siamo stanchi, abbiamo ancora un po’ di ore di viaggio. Tutti rientrano dal mare, dal weekend di festa. Anche noi, abbiamo fatto festa. Abbiamo fatto la nostra parte, piccola. Qualcuno dice: “Vorrei tornare presto, c’è ancora bisogno”. Ci lasciamo un temporale alle spalle. Pensiamo alle case ancora martoriate dal fango.

Ciao Romagna, ci vediamo presto».

Valentina una delle volontarie commenta: «Abbiamo portato un po’ di vita a chi l’ha vista sgretolarsi tutta intera, e ora si trova a doverla ripulire teglia per teglia, macchinario per macchinario, con gli occhi bassi e senza sentir il peso degli anni e dei giorni che si susseguono.

Così, anche solo piccoli gesti diventano vita, vissuta e donata, quella vita che nasce nell’amore e nell’amore termina. Aiutando le persone senza voler niente in cambio, nemmeno un sorriso o una parola, quella stessa vita s’illumina d’amore anche durante il suo svolgimento, talvolta diluito nella quotidianità. Non esiste più io, tu, loro o voi, ma solo noi, che tutti riuniti sfidiamo la paura e la fatica per risollevarci dalle intemperie di un mondo affaticato.

È bello sentirsi parte di questa catena umana, vedere altri sporchi come te, stanchi molto di più, e sentire la solidarietà che scorre tra gli sguardi, in un mondo in cui si è ormai abituati a contare solo su se stessi, ti giri intorno e vedi che in realtà siamo tanti, stretti nella stessa esistenza che si cerca di salvare dai suoi stessi errori».




Villaggio per la Terra 2023

300 mila persone alle celebrazioni ufficiali dell’Earth Day 2023 in Italia

Per Sassi: “Questo risultato è la dimostrazione che la lotta al cambiamento climatico sta diventando un impegno di tutti. Il Paese è pronto ad affrontare la sfida climatica. Agire ora.

Grande successo della manifestazione che per 5 giornate nella Capitale con il Villaggio per la Terra a Villa Borghese, alla Terrazza del Pincio e la Nuvola di Fuksas a Roma ha ospitato 600 eventi in occasione delle celebrazioni della Giornata Mondiale della Terra 2023, organizzate da Earth Day Italia e dal Movimento dei Focolari.

Oltre 300mila le presenze che quest’anno hanno vissuto l’atmosfera del Villaggio ricca di sport, musica, associazioni umanitarie, laboratori scientifici e giovani impegnati a raccontare gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Importante successo, inoltre, della Maratona Multimediale #OnePeopleOnePlanet, con il Concerto per la Terra alla Nuvola di Fuksas, in diretta su RaiPlay e in differita su Vaticannews con la partecipazione dei protagonisti della musica italiana come: Arisa, madrina dell’evento, Tommaso Paradiso, Leo Gassmann ed Ermal Meta.

Notevole, quest’anno, anche il peso dato all’economia con numerosi talk show a cura di Impatta, il think tank italiano sull’innovazione per lo sviluppo sostenibile che ha presentato importanti proposte per un Paese più organizzato e sostenibile.

“Questo risultato è la dimostrazione che la lotta al cambiamento climatico sta diventando un impegno di tutti, dagli adulti alle giovani generazioni con il fine di preservare il nostro futuro. Il Paese è pronto ad affrontare la sfida climatica. Questo è il momento di agire”. Ha spiegato Pierluigi Sassi, Presidente Earth Day Italia.

Ad inaugurare la Giornata Mondiale 2023, la “Marcia per la Terra” una grande sfilata coloratissima, animata da bande musicali, sbandieratori, giocolieri, sportivi, artisti di strada, associazioni, volontari, per lanciare un messaggio d’amore e di rispetto per il nostro Pianeta. Numerose le attrazioni dedicate ai bambini che hanno attirato l’attenzione di migliaia di studenti provenienti da tutte le scuole d’Italia, con laboratori didattici e ludici.

Al cuore della manifestazione l’incontro dei giovani collegati dai 5 Continenti con gli organizzatori della Youth4Climate del programma UNDP dell’ONU e il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto.

Di rilievo internazionale, inoltre, il messaggio che Papa Francesco ha condiviso per la Giornata Mondiale della Terra 2023, il 22 aprile, attraverso l’Angelus e la pubblicazione di un Tweet, sul quale ha taggato Earth Day Italia.

Grande soddisfazione da parte degli organizzatori Earth Day Italia e Movimento dei Focolari, che visto il successo e l’entusiasmo dell’edizione 2023, danno l’appuntamento al 22 aprile 2024 nella convinzione che sempre più persone intendono rispondere con determinazione e impegno alla sfida della sostenibilità e della salvaguardia del nostro Pianeta.

Vedi anche: 

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2023-04/villaggio-terra-villa-borghese-roma-pincio-speranza.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterVN-IT

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2023-04/maratona-multimediale-earth-day-onepeopleoneplanet.html

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2023-04/zuppi-villaggio-terra-fratelli-tutti.html?fbclid=IwAR0s4uhi-ykGZ9jCnEFwn1zjOEQZaOuuLMqmWIzKPm0gsE-Qwxfypc3toUE

https://www.focolaritalia.it/events/villaggio-per-la-terra-earth-day-2023/

https://romaamor.org/2023/04/21/il-villaggio-per-la-terra-2023/

Per chi non ha potuto seguire la maratona #OnePeopleOnePlanet che è andata in onda su Raiplay il 22 Aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Terra, a questo link l’intera maratona + Futura Live Show + Concerto per la Terra e anche alcuni estratti:
https://www.youtube.com/@earthday2011/videos




Associazione “Il Vaso di Pandora”

L’Associazione “Il Vaso di Pandora” ha la sua mission nella stessa metafora figurativa del nome che le è stato attribuito: è un vaso ricolmo, femminile, generoso, colto. Allude non ad un pieno, ma ad una pienezza, alla generosità del dare nelle sue forme più disparate, all’attenzione verso l’altro. E’ la vera pienezza, infatti, che rende l’uomo generoso e lo rende incapace di ignorare l’altro.

I principi che ispirano l’associazione sono quindi quelli di solidarietà verso gli altri, del rispetto, della formazione e dell’approfondimento culturale, il cui cardine è l’etica e la legalità: un’associazione non di individui, ma di persone.

ll vaso di Pandora opera per un mondo in cui ogni uomo e ogni donna abbiano la consapevolezza di appartenere ad un’unica comunità e dove la cultura del dialogo, del confronto e della corresponsabilità permetta con pari opportunità di accedere attraverso un percorso di crescita umana integrale ad un umanesimo trascendente sollecitando ogni persona a dare un proprio contributo.

L’impulso vivo ed esemplare della mission de “Il Vaso di Pandora” è la sua Presidente e Fondatrice, Severina Bergamo, vero motore dell’associazione, in tensione continua verso il prossimo. È lei che motiva, coinvolge e appassiona vecchi e nuovi iscritti con l’obiettivo di partecipare alle molteplici iniziative in programma.

In soli 4 anni dalla sua fondazione, l’associazione con l’operato infaticabile e magnetico della Presidente, vanta 140 iscritti e oltre 160 iniziative sociali, culturali, solidali, di grande pregio, anche a livello nazionale

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Il Vaso di Pandora ancora una volta ha potuto attivare la rete delle “Aziende Amiche” che anche quest’anno si sono prodigati generosamente rifornendo circa 10-15 dispense Caritas di Bari e provincia, sopperendo così alle crescenti esigenze di aiuto alimentare del territorio.
L’iniziativa della distribuzione si è svolta in data 31 marzo e 1 aprile 2023.

Purtroppo, oltre alle 18.000 famiglie in difficoltà del 2021 seguite dai centri Caritas Bari-Bitonto, se ne sono aggiunte altre 3.900 nel 2022 e numerose parrocchie stanno intensificando i propri sforzi attraverso il lavoro dei volontari di associazioni sensibili al dilagante fenomeno.

Sicché, l’associazione socio-culturale “il Vaso di Pandora”, che da molti anni organizza raccolte alimentari, (questa la dodicesima) in occasione della Santa Pasqua 2023 ha deciso di accogliere, concretamente, le richieste di aiuto da parte di alcune Caritas del territorio.

Segui le attività dell’Associazione sul sito:

http://www.ilvasodipandoraeventi.it/

 




Saper rischiare per tessere il cambiamento

500 aderenti dei Focolari provenienti da 29 Paesi, con traduzioni in 16 lingue, hanno partecipato, dal 23 al 26 marzo, al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo ad un congresso internazionale dal titolo: “Tessere il cambiamento”. Presenti 80 italiani di varie regioni. Un collegamento planetario ha unito virtualmente decine di città in tutto il mondo.

«Occorre saper rischiare per amore». «Il mondo è alla ricerca di persone che sono pronte a rischiare per un bene più grande, per una umanità più fraterna».

Sono alcune delle parole chiave con cui Margaret Karram, presidente dei Focolari, si rivolge ai partecipanti con un messaggio scritto. «Come sapete – aggiunge – sono a Monaco per un incontro di “Insieme per l’Europa”, ma desidero con tutto il cuore raggiungervi con questo messaggio scritto per esprimervi tutta la mia gratitudine, stima e affetto».  

E confida i suoi ultimi impegni: «Nei mesi scorsi ho avuto una serie di importanti appuntamenti, nell’ambito del percorso sinodale della Chiesa Cattolica e nel cammino con altri Movimenti ecclesiali e Nuove comunità. Ho sperimentato la vitalità della Chiesa e ho avuto la possibilità di incontrare personalmente Papa Francesco, che ci ha parlato a cuore aperto, comunicandoci ciò che gli sta più a cuore per la Chiesa e per il mondo […]».

Centro Mariapoli di Cadine (TN)

Il nucleo del suo intervento va al cuore del titolo del congresso “Tessere il cambiamento” che Margaret Karram evidenzia come sia un programma centrale di ogni persona e per l’umanità intera. «La tessitura è un processo paziente, costante, che, per essere portato a termine, richiede l’intreccio di molti fili che, insieme, compongono un tessuto solido e duraturo. E il cambiamento di cui il mondo ha urgente bisogno richiede una tessitura di questo tipo: una rete fatta di persone allo stesso tempo salde e flessibili, che sanno accogliere tutti, aprire mente e cuore alla più grande diversità; che sanno lavorare con tutti, anche con chi la pensa diversamente da loro, ma con cui condividono i valori fondamentali di pace, giustizia, dignità per tutti». 

E conclude evidenziando il cuore di ogni azione: «Prego che questo congresso radichi in tutti voi una forte esperienza di Dio che vi dia la gioia di far parte di una grande famiglia, come nodi di una rete d’amore che abbraccia e consola il mondo». (qui il messaggio completo)

Centro Mariapoli Bra (CN)

Parole efficaci accolte con prontezza dai partecipanti che hanno vissuto la gioia di ritrovarsi in uno dei primi congressi in presenza dopo la pandemia con la possibilità di relazioni, di potersi guardare negli occhi e poter condividere le proprie esperienze di vita.

Anche la preparazione è stata una bella palestra di unità, di confronto e di corresponsabilità: il risultato sono stati dei programmi ricchi e personalizzati, momenti partecipati fin dall’inizio; esperienze di comunità,  di accoglienza, di apertura al territorio, di attenzione e cura per le nuove generazioni ed intensi momenti di comunione e spiritualità.

Tra gli argomenti approfonditi troviamo la preghiera, la comunità come luogo di crescita e di testimonianza, la spiritualità dell’unità, l’impegno ecclesiale e sociale con relative esperienze, alcune consolidate negli anni.

Un congresso che ha abbracciato virtualmente il mondo intero, non solo a parole. Molti i convegni paralleli in varie città del mondo e sabato 26 marzo un collegamento online planetario di un’ora con esperienze personali, forti testimonianze sul Vangelo vissuto, numeri artistici, ha contribuito a riconoscersi in una unica famiglia legata dallo stesso desiderio di fraternità al di là dei confini geografici, religiosi, sociali.

Una ventina di punti collegati dall’Italia, dove si svolgevano altrettanti congressi in presenza, ad esempio dal Centro Mariapoli di Bra (CN), Frontignano (BS), Cadine (TN) e molti altri (vedi cartina).

I partecipanti sono partiti arricchiti dai momenti vissuti insieme, dal forte amore reciproco sperimentato e dalla profonda esperienza di Dio. Così scriveva uno di loro, ringraziando a conclusione del congresso: «La nostra linfa la prendiamo da Dio, però se non ci mettiamo in contatto con Dio è difficile dare qualcosa al fratello, ma se non ci mettiamo nell’amore al fratello è più difficile questa unione con Dio».

Centro Mariapoli Frontignano




Pisa, un progetto di fraternità

Dall’unificazione di due parrocchie si avvia un processo per rigenerare il territorio

di Aurelio Molè

«Il tutto è più delle parti». Lo dice Aristotele, trova conferma nel motto della Gestalt, la teoria della forma degli anni ’20, riecheggia nel teologo Romano Guardini, lo ripete Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium che aggiunge: «Bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi».

È anche l’esperienza di Stefano e Luisa Biondi, pisani e focolarini doc, (non c’è contraddizione ndr) che sanno legare mente e cuore e affrontare ogni sfida come occasione di gettare ponti, fare comunità, costruire unità. Il fatto è semplice. Il sostanziale calo di sacerdoti, l’innalzamento dell’età media, ha come conseguenza la creazione di unità pastorali, l’accorpamento di più parrocchie sotto un unico parroco. Apriti cielo! Soprattutto quando l’unificazione è avvenuta tra San Martino e San Marco. La prima è citata dal 1067, già sede dei canonici agostiniani, conserva ancora un “Crocifisso” su tavola di Enrico di Tedice (XIII sec.). Una parrocchia antica, in centro storico, sulla riva sinistra dell’Arno, con un ceto culturale e sociale medio alto, cosa ha da spartire con San Marco? Di antica data anch’essa, menzionata nel 1153, ma attualmente situata in una periferia esistenziale concentrazione di disagi sociali ed economici. Uno stridore evidente.

L’unificazione ha un sapore amaro e i parrocchiani anziani di San Marco non le mandano a dire. Ostacolano il processo con lamentele, chiacchiere e azioni: articoli sui giornali e proteste con il vescovo. La riconciliazione parte, si sviluppa e termina solo con il cambiamento delle relazioni umane. Un gruppo di laici tesse con pazienza mettendosi in dialogo e in ascolto. Vale più ascoltare che parlare: d’altronde ci sarà un motivo per cui abbiamo due orecchie e una sola bocca. Nasce un consiglio pastorale formato da persone di entrambe le parrocchie. «Ci è sembrato – commentano Stefano e Luisa – subito evidente che, al di là della motivazione pratica che ha portato all’unificazione di queste due realtà, Dio avesse un disegno più grande».

Il tutto più della somma delle parti è fortemente voluto dal parroco che lo rende concreto attraverso la realizzazione di un progetto di fraternità. In azione crollano le barriere, ci si conosce, si vive per gli altri. Le idee non possono diventare ideologie perché bisogna guardare “fuori” alle povertà del territorio.

Vengono censiti i beni materiali, i talenti delle persone e le diverse realtà associative che hanno sede nel territorio. Dall’inventario emergono immobili in grave stato di abbandono e un appartamento, da sistemare, ma adatto all’accoglienza.

Come regola si sono proposti di far tutto “non per ma con”, in modo che i destinatari siano protagonisti e artefici insieme a tutti.

Il 24 febbraio del 2022 deflagra la guerra in Ucraina con la sua scia di disperazione e grida di dolore che risuonano anche a Pisa. “Con occhi strabici” per non dimenticar nessuno guardando sia le povertà locali, sia quelle internazionali. Padre Volodymir, il parroco greco cattolico di rito bizantino di Pisa è travolto dagli eventi, dall’onda emotiva dei profughi che si rivolgono a lui. Un fiume in piena non arginabile.

Per ristrutturare l’appartamento occorrono molte risorse. Le promesse di una fondazione, i contributi previsti della prefettura si volatilizzano. «Si sono chiuse molte porte mentre altre impensabili si sono aperte». Una donazione inaspettata copre i costi di ristrutturazione e di arredo, tecnici e imprese lavorano al solo prezzo dei costi dei materiali, una nota ditta di arredamento realizza progetto e arredamento completo.

Il 13 dicembre 2022 arriva la prima famiglia ucraina: genitori, due bambini, di cui una autistica, e un altro in arrivo. Il 18 dicembre 2022 e l’11 gennaio 2023 è la volta di due mamme rispettivamente con due figli e i due mariti al fronte. Si respira il loro dolore: ferite nell’animo e frastornate per gli eventi. Passata la gioia dell’accoglienza è sorta l’ansia dei tanti problemi da affrontare: la gravidanza di una mamma, l’inserimento scolastico, la necessità di trovare lavoro per gli adulti. Istanze affrontate in cordata, nel gruppo, in rete e risolte con la generosità di medici, volontari, un pensionato, vedovo da molti anni, a cui il progetto di unificazione delle due parrocchie ha dato nuova vitalità, opportunità e relazioni di fraternità. E poi religiose, parroci che hanno valorizzato i talenti di ognuno e contribuito al risveglio della sensibilità spirituale.

Fare rete, avviare processi, conoscersi ha messo in evidenza la presenza delle realtà associative presenti sul territorio delle due parrocchie per un progetto di rinascita umana e civile, per “rigenerare” il quartiere mettendo al centro i temi del benessere e della salute, la convivenza pacifica e fraterna, l’accesso e la fruizione di servizi utili.

Si è costituito un Tavolo per la Promozione Umana e l’Accoglienza e la rigenerazione del Territorio dell’Unità Pastorale San Marco e San Martino che ha questi obiettivi a medio termine: scrivere subito e sottoscrivere un documento condiviso, un “Patto di fraternità” tra tutte le realtà coinvolte con la prospettiva di costituire, poi, una Cooperativa di Comunità che riunisca tutti i soggetti per la realizzazione di vari progetti integrati tra loro come ad esempio utilizzare per l’accoglienza l’ex Casa della Pace di San Martino; la realizzazione di un Centro di ascolto e mediazione del disagio sociale e sanitario, un Gruppo di acquisto solidale, un centro per il riuso di abiti/mobili/elettrodomestici in San Marco; un laboratorio di sartoria nell’ex Asilo Gianfaldoni; una sala multimediale per attività giovanili e per la famiglia nell’oratorio di San Marco.

Il pensiero che anima tutti sono i quattro cardini di Papa Francesco: il tempo è superiore allo spazio; l’unità prevale sul conflitto; la realtà è più importante dell’idea; il tutto è superiore alla parte.

«Stiamo provando – conclude Stefano Biondi – ad immaginare la promozione umana del quartiere. Dalla concretezza delle azioni, poi, si comprenderà meglio anche l’annuncio cristiano. Cerchiamo di ricostruire il tessuto sociale, fatto di rapporti nuovi, dove le persone si possano di nuovo aprire alla vita».

Scriveva Italo Calvino: «Cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

Elenco dei soggetti coinvolti:

Unità Pastorale San Martino-San Marco

Fondazione Opera Giuseppe Toniolo

Gruppo Amici di Toniolo

San Vincenzo

San Martino

San Marco

Acli

Cisl

Cif

Associazione Centro d’Ascolto San Marco per abbandono e disagio scolastico

Confcooperative Grazia Ambrosino

Coop Radio Incontro

Coop Spes

Coop Impegno e Futuro

Scout Pisa 3

Padre Volodymyr per gli Ucraini

Movimento dei Focolari




Come una comunità cristiana può “stare” nel cambiamento?

Martedì 28 febbraio a Pescara si è svolto il laboratorio dal titolo “Come una comunità cristiana può “stare” nel cambiamento?”. A condurre la serata Suor Tiziana Merletti, Francescana dei Poveri, esperta di diritto canonico, formatrice su leadership e tutela dei minori.

L’argomento era davvero di notevole interesse visto che quella che stiamo attraversando – come più volte ci ha ricordato  Papa Francesco, “non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento d’epoca”.

“Il cambiamento è nel DNA” ha affermato Suor Tiziana, esortando i partecipanti prima di tutto a condividere le “emozioni” che tale parola suscitava in loro. Prendendo spunto anche diverse prospettive laiche, come quella economica e sociale, la relatrice ha illustrato la multidimensionalità del cambiamento (esso – io – noi), affermando che “spesso il cambiamento è solo la punta dell’iceberg”: tutto quello che c’è sotto l’iceberg indica che per un vero cambiamento occorre una reale trasformazione (Ted Dunn, “The inter work of transformation”).

Gli spunti forniti dalla relatrice hanno suscitato domande ed un vivo dialogo tra i partecipanti, membri del Movimento dei Focolari, con qualche rappresentante di altre associazioni cattoliche nonché persone impegnate in  vari servizi parrocchiali.

Durante il laboratorio è emerso che certamente nelle nostre comunità cristiane c’è desiderio di cambiamento e anche, a volte non c’è l’adeguata preparazione a farlo. “Tre sono le domande fondamentali che ci dobbiamo fare quando si vuole attuare un cambiamento” e, dobbiamo affrontarle nell’ordine giusto per avere una strategia efficace: “Perchè il cambiamento? Come cambiare? Cosa cambiare?”: il Perchè va messo al centro, sottolinea Suor Tiziana.

Nella vivacità della serata, inoltre la nostra esperta ha offerto tre parole chiave tratte da diversi discorsi di papa Francesco durante il suo pontificato: Discernimento, Parresia e Hippomone, parole che servono proprio a illuminare il cammino del cambiamento con consapevolezza e fiducia in ciò che lo Spirito muove.




EcoGive, dare per salvaguardare: la nuova App che insegna a prendersi cura del pianeta

VIDEO CON LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO E DELL’APP

Dare per salvaguardare. La nuova APP insegna a giovani e adulti, attraverso azioni quotidiane, come prendersi cura del pianeta e delle comunità ferite dai cambiamenti climatici

Tracciare i propri consumi, da soli o in gruppo, imparare piccole-grandi azioni quotidiane per risparmiare acqua ed energia e non sprecare cibo, fornire aiuto concreto ai Paesi più poveri. Questi gli obiettivi di EcoGive – Dare per Salvaguardare, una nuova App – disponibile su AppleStore e GooglePlay – nata grazie al sostegno dell’Associazione Nuove Vie per un Mondo Unito legata al Movimento dei Focolari.

 Il telefonino racchiude ormai il nostro mondo in formato digitale. Vedere i propri comportamenti quotidiani riflessi nella dimensione digitale ci aiuta a prendere consapevolezza sui consumi davvero necessari e sugli sprechi. E attraverso questa App le azioni possibili vanno dal riutilizzo dell’acqua di lavaggio di frutta e verdura allo spegnimento di luci non necessarie, per arrivare al riciclo di indumenti usati o allo spreco di cibo.

Ciascun partecipante può registrare i suoi “atti verdi” impegnandosi a realizzarne almeno 200 ad esempio per ogni anno scolastico, suddivisi in cinque aree tematiche: energia elettrica, acqua, gas, riciclo/riuso e riduzione dello spreco alimentare. Si potrà poi seguire il conteggio dei propri atti e quelli del proprio gruppo o classe scolastica, così come l’impatto del progetto misurato in CO2, MWh e acqua risparmiati.

“È un progetto vitale, un contributo a un cambio culturale reale verso uno stile di vita sostenibile” afferma Marco Livia, presidente dell’Associazione Nuove Vie per un Mondo Unito APS, che ha sostenuto il progetto nel dargli uno sviluppo internazionale. “Consapevoli della grande responsabilità della nostra generazione rispetto alla situazione ambientale, crediamo fortemente nella forza del cambiamento che possiamo trasmettere ai ragazzi, e che loro possono imprimere ai loro coetanei e nei loro contesti”.

L’idea è nata nel 2008 a Palermo (Italia) su iniziativa della professoressa Elena Pace, con l’obiettivo di coniugare salvaguardia dell’ambiente e solidarietà. L’esperienza poi è maturata negli anni grazie all’impegno degli alunni di varie scuole italiane.

Nell’anno scolastico 2021-2022 l’iniziativa ha coinvolto 50 scuole nel mondo e raggiunto più di 10 mila studenti. Nel 2023 il suo respiro internazionale continua a crescere. Partecipano infatti scuole di ben 12 Paesi: Italia, Burundi, Benin, Madagascar, Sudafrica, India, Kenya, Pakistan, Brasile, Colombia, Haiti e Repubblica Domenicana.

Il progetto si ispira agli Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, focalizzandosi in particolare su tre di questi: il 13 (lottare contro il cambiamento climatico), il 4 (promuovere un’istruzione di qualità) e il 2 (sconfiggere la fame).

Sostegno ai Paesi in via di sviluppo
Gli atti di risparmio energetico saranno anche trasformati in sostegno concreto a favore delle popolazioni dei Paesi più in difficoltà per gli eventi avversi legati al clima. Come? Attraverso la loro monetizzazione, realizzata con donazioni di genitori, parenti, conoscenti e sponsor. Le risorse così generate consentiranno la realizzazione di azioni solidali in Paesi in via di sviluppo scelte da ragazze e ragazzi, che impareranno in questo modo a dare per salvaguardare l’ambiente.

Tra i progetti di solidarietà scelti vi sono la realizzazione di un orto sociale a Nairobi in Kenya, la piantumazione di alberi in un quartiere alla periferia di Mumbai (India) e la promozione di vivai nella città di Carice (Haiti).

Il progetto ha ricevuto il supporto da vare Istituzioni fra cui il Ministero dell’Istruzione italiano, il Ministero dell’Ambiente della Repubblica Dominicana, dall’università di Roma La Sapienza, l’Agenzia spaziale Italiana e dai Comune di Roma e di Priverno. L’App EcoGive è stata realizzata grazie al sostegno di Mauro Atturo, CEO & Founder della Problem Solving S.R.L. e di Carlo La Mattina, Amministratore Unico di Innovation Lab S.R.L.

Lorenzo Russo

Fonte: https://www.focolare.org/2023/02/25/ecogive-la-app-che-misura-le-azioni-green-e-aiuta-i-paesi-in-difficolta/

PRESENTAZIONE A ROMA IL 16 FEBBRAIO 2023

https://www.facebook.com/darepersalvaguardarelambienteinrete/videos/1432226917311144

RIVEDI L’EVENTO DELL’ANNO SCORSO




Avviata una nuova esperienza di Chiesa

Seconda tappa del cammino sinodale in Italia. Il contributo dei Focolari in Italia.

In genere, nel mondo della cinematografia e della televisione, si dice che il sequel non ha sempre la stessa freschezza, originalità, vitalità del primo episodio o della prima serie tv. Ma, ci sono, non rare eccezioni. In campo ecclesiastico, poi, la continua novità è alimentata, non tanto dalla ripetizione di un evento, ma dallo spirito che aleggia, dalla presenza di Gesù da Lui promessa «dove due o tre sono riuniti nel suo nome».  È la «strada – che Dio sta indicando alla Chiesa è proprio quella di vivere più intensamente e più concretamente la comunione e il camminare insieme»: sono parole di Papa Francesco del 18 febbraio al convegno del Dicastero per i laici, la famiglia, la vita.

I temi stessi da affrontare nel secondo anno scaturiscono da quanto è emerso dalle conversazioni spirituali durante il primo anno: non sono studiati a tavolino da gerarchie ed esperti, ma nati «dalla consultazione – ha detto il cardinal Zuppi – del popolo di Dio». In Italia si sono formati circa 50.000 gruppi sinodali per una partecipazione complessiva di mezzo milione di persone, un campione molto significativo. E anche il popolo focolarino in Italia ha portato il suo contributo con centinaia di incontri e migliaia di persone sparse per le comunità del Belpaese.

I “cantieri” di Betania, i percorsi, gli assi portanti da affrontare sono stati adattati liberamente da ciascun territorio secondo quello spirito di famiglia che richiama Betania, la città di Gerusalemme dove abitavano gli amici di Gesù: Lazzaro, Marta e Maria, protagonisti di tante narrazioni del Vangelo.

A Torino, sul primo “cantiere della strada e del villaggio”, che indica i lavori in corso verso tutti coloro che formano la società, nessuno escluso, si sono evidenziati gli spazi reali di incontro nella vita quotidiana: condomini, famiglie, comunità parrocchiali, dove vivono persone di ogni estrazione culturale. Vale solo ciò che è concreto, uno sguardo di attenzione, l’ascolto, l’interesse per l’altro, un gesto di gentilezza più che tante parole, e le varie iniziative prese alla Cartiera, un’ex fabbrica della Circoscrizione IV della città, che è diventata uno spazio di fraternità tra generazioni, religioni, Paesi. Dal 2014 attività sportive, culturali, sociali, organizzazione di feste hanno gettato ponti soprattutto con i molti bambini musulmani e le loro mamme.

La strada, i negozi, i luoghi di ritrovo, gli ambienti di lavoro sono i luoghi privilegiati delle comunità dei Focolari dei Paesi etnei quali San Giovanni la Punta, Trecastagni, Nicolosi e tanti altri. Sono emersi tanti atti di ordinaria quotidianità che tessono una rete di relazioni e alzano il termometro di un clima sociale positivo senza neanche averne consapevolezza. Salutare con attenzione, dare una chiave di lettura positiva sugli eventi, ascoltare, essere disponibili, offrire una parola con amore, con il tono giusto anche se schietta, la gentilezza persino quando si guida, gettare acqua sul fuoco sugli inevitabili conflitti tra vicini di casa, costruisce relazioni, un bene immateriale non quantificabile che porta pace, superamento della solitudine, vicinanza nei momenti difficili, condivisioni delle criticità.

A Corato, in provincia di Bari, il “cantiere della strada e del villaggio” si edifica nei rapporti costruttivi con la chiesa Valdese, nell’impegno in progetti della Caritas, nel supporto a persone con problemi psichiatrici e immigrati in cerca di un clima di famiglia. Alcuni giovani della comunità si sono impegnati nel progetto Sognitudo 2030 della Fondazione Casillo, con l’intento di aumentare conoscenza e consapevolezza sui temi dello sviluppo sostenibile, far circolare informazioni, condividere buone pratiche e stimolare nuove idee. La città, i cittadini e il territorio sono i punti di partenza per un’analisi critica e consapevole per attivare processi di cambiamento.

Nel valorizzare le relazioni con altre associazioni una menzione speciale è indirizzata a Palermo dove Fratel Biagio Conte, recentemente scomparso, ha edificato una città nella città con la comunità Missione speranza e carità. Molti gli interventi personali e collettivi di collaborazione dei Focolari per sostenere una nuova socialità e far emergere una cultura della vita e dell’unità da contrapporre alla cultura della morte della criminalità. Un popolo nuovo che è emerso proprio nelle varie manifestazioni, nelle visite alla comunità e nei funerali di Fratel Biagio, dopo aver seminato il Vangelo sulla strada per trent’anni.

Testimoniare, partecipare, indirizzare sono i tre verbi chiave per le comunità di Torino per esplicitare il secondo “cantiere dell’ospitalità e della casa”. Annamaria lo ha messo in pratica aprendo le porte di casa al mare per tutta l’estate, da metà giugno e a metà settembre, a tantissimi amici. L’idea è semplice e vive di uno slogan: “Rinuncia al diritto di replica”. Parlando ci si conosce, vengono fuori le proprie idee, la propria visione del mondo, come affrontare i problemi, con un dialogo e confronto sereno su temi contrastanti.

Annamaria non ha rinunciato a dire la sua, ma ha compreso che è meglio aspettare il momento opportuno e il modo migliore di dire le cose. Senza saperlo ha messo in pratica i principi di Rumi, un grande poeta, maestro e mistico Sufi, originario di Iconio in Turchia e contemporaneo di San Francesco. Rumi affermava che occorre sempre dire la verità, ma cercando di capire quando è utile e farlo, in ogni caso, in modo gentile. A Palermo, invece, il modo di “essere famiglia” si è concretizzato sostenendo persone ammalate e sole, mettendo a disposizione il proprio tempo per le nuove coppie nel proprio condominio, accogliendo anche chi sbaglia e chi è in difficoltà relazionali.

Per progredire nel percorso del terzo cantiere su “servizio e formazione della sfera spirituale dell’uomo” a Reggio Calabria e in Trentino si è sottolineata l’importanza del Vangelo vissuto, del vivere da cristiani, condividendo le narrazioni delle esperienze vissute. Un talento tipico dei Focolari che crea comunione in maniera positiva e propositiva. Non tanto denunciando il male, ma evidenziando, anche se piccolo, il bene compiuto. In diverse comunità di Torino è stato evidenziata la forza che scaturisce dalla Messa mensile che genera comunione, crea condivisione, incoraggiamento e speranza. “L’esperienza sul sagrato” che segue, il semplice incontrarsi, parlarsi, raccontarsi gioie e dolori è un’occasione di far crescere l’esperienza di comunità semplicemente ascoltandosi.

Punto dolens e di rammarico per molti è il quarto cantiere “lavorare insieme alle nuove generazioni”. I contesti sono variegati, le motivazioni differenti, ma il rapporto con i giovani funziona solo quando è concreto, operativo e si lascia a loro l’iniziativa e l’organizzazione. In Trentino con il percorso Ecoplan, e la raccolta fondi per l’AMU in Burundi per l’emergenza idrica, in varie comunità d’Italia con Up2me e i suoi percorsi sull’affettività e sessualità, a Torino nelle azioni per i senza tetto. Si nota anche se i genitori sono in donazione, i figli fanno lo stesso perché l’esempio si comunica con la vista e non con l’udito. Con il fare e non con il parlare.

Emerge così, in modo trasversale, una nuova esperienza di chiesa, un popolo unito nella missione che come chiarisce Papa Francesco «non s’impara teoricamente, si capisce vivendolo. Poi si spiega, come si riesce, ma se non lo si vive non si saprà spiegarlo».

Aurelio Molè

Ai gruppi misti, cioè formati da uomini/donne, adulti/giovani ecc. . . . , che si sono ritrovati insieme in diverse città a partire da gennaio 2023, è stata consegnata una Scheda con alcune domande su cui confrontarsi (qui sotto allegata).

Spesso questi incontri sono avvenuti in collaborazione con altre associazioni e movimenti del territorio ed auspichiamo che sempre più aumenti questa collaborazione.

Scheda secondo anno_cammino sinodale 




Il Movimento Diocesano

Il Movimento Diocesano, è una diramazione del Movimento dei Focolari che opera a servizio della Chiesa locale.

Attraverso un’intensa vita di comunione, si propone di irradiare nelle parrocchie e nelle diocesi, cui presta il suo servizio, il carisma dell’unità di cui è portatore e, assieme alle altre realtà ecclesiali, concorre alla realizzazione di una “Chiesa comunione”, così come auspicato da Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte.

Per fare ciò promuove ed alimenta una sempre più profonda unità dei fedeli attorno al Vescovo, collabora nei diversi ambiti pastorali della diocesi e propone una nuova evangelizzazione nelle parrocchie attraverso la formazione di uomini nuovi, secondo le diverse fasce d’età, in uno stile comunitario.

Il Movimento diocesano ha avuto i suoi inizi ad Ascoli Piceno (Italia) nel 1973, quando attorno alla vita del nascente focolare sacerdotale si compose un gruppo di giovani, attratti dalla testimonianza di unità di quei novelli sacerdoti.

Chiara Lubich ne seguì gli sviluppi fin dagli inizi e intesse costanti relazioni con l’allora primo responsabile e iniziatore, d. Pino Petrocchi, ora Cardinale membro della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e Arcivescovo de L’Aquila. Con l’incoraggiamento di Mons. Morgante, allora vescovo di Ascoli, la realtà crebbe e giunse ad una prima approvazione ufficiale.

L’esperienza si è poi diffusa nella diocesi di Teramo, dall’aprile del 1976, ricevendo anch’esso l’approvazione del Vescovo del luogo, Mons. Conigli.

Negli anni successivi si è diffuso in altre diocesi italiane. Attualmente è presente ad Ascoli Piceno, Teramo, Fermo, Macerata e Pesaro.

Sito: https://www.movparrdioc.org/home/il-movimento-diocesano/

Segreteria Centrale del Movimento Diocesano

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00046 Grottaferrata – Roma
Email: movparrdioc@focolare.org