Il Governo revoca l’export di bombe verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi: soddisfazione delle organizzazioni della società civile

Fermate definitivamente forniture autorizzate negli ultimi anni e relative ad ordigni utilizzati nella guerra sanguinosa dello Yemen. Le licenze erano state rilasciate dopo l’inizio del conflitto. Cancellato dal Governo con una decisione storica e grazie alla pressione della società civile l’invio di oltre 12.700 bombe.

Con un atto di portata storica – che avviene per la prima volta nei 30 anni dall’entrata in vigore della Legge 185 del 1990 sull’export di armi – il Governo Conte ha deciso di revocare, non solo sospendere, le autorizzazioni in corso per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Continua inoltre a rimanere in vigore anche la sospensione della concessione di nuove licenze per i medesimi materiali e Paesi.

Secondo quanto appreso dalla Rete Italiana Pace e Disarmo il provvedimento riguarda almeno 6 diverse autorizzazioni già sospese con decisione presa a luglio2019 tra le quali la licenza MAE 45560 decisa verso l’Arabia Saudita nel 2016 durante il Governo Renzi (relativa a quasi 20mila bombe aeree della serie MK per un valore di oltre 411 milioni di euro). Secondo le elaborazioni di Rete Pace Disarmo e Opal la revoca decisa dall’Esecutivo per questa sola licenza andrà a cancellare la fornitura di oltre 12.700 ordigni.

Le nostre organizzazioni Amnesty International, Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile, Fondazione Finanza Etica, Medici Senza Frontiere, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo, Save the Children Italia insieme ai partner internazionali European Center for Constitutional and Human Rights e Mwatana for Human Rights esprimono grande soddisfazione per questo risultato, da loro fortemente richiesto, che diventa operativo in queste ore.

Una decisione che pone fine – una volta per tutte – alla possibilità che migliaia di ordigni fabbricati in Italia possano colpire strutture civili, causare vittime tra la popolazione o possano contribuire a peggiorare la già grave situazione umanitaria nel Paese. Un atto che, soprattutto, permette all’Italia di essere più autorevole sul piano diplomatico nella richiesta di una soluzione politica al conflitto.

Un sincero ringraziamento è dovuto ai membri del Parlamento ed in particolare della Commissione Esteri della Camera che hanno dedicato attenzione a questo tema, proponendo ed approvando un’importante Risoluzione nel dicembre 2020 che ha impegnato in primo luogo l’esecutivo a prorogare la sospensioneall’export di armamenti verso i due Paesi della Penisola arabica. Esprimiamo inoltre soddisfazione per la rapidità e la fermezza con cui il Governo ha dato seguito a questo atto di indirizzo, orientandosi non solo verso la proroga della sospensione disposta nel luglio 2019 ma revocando anche le precedenti licenzecome proposto dall’atto parlamentare.

Ringraziamo anche i numerosi sostenitori che ci hanno accompagnato e sostenuto nelle varie campagne di sensibilizzazione e attività di comunicazione su questo tema. La rilevanza che la questione della guerra in Yemen ha avuto e continua ad avere nell’opinione pubblica è stata uno stimolo ed un pungolo per i decisori politici. È fondamentale continuare a lavorare congiuntamente per mantenere alta l’attenzione e allargare la sospensione a tutte le categorie di armamento e verso tutti i membri della coalizione a guida saudita, proposta prospettata dalla stessa Risoluzione parlamentare del dicembre 2020.

Un rapporto del Gruppo di esperti delle Nazioni Unite consegnato al Consiglio di Sicurezza nel gennaio del 2017 ha dichiarato che i bombardamenti della coalizione a guida saudita “possono costituire crimini di guerra”. Tra gli ordigni ritrovati dai ricercatori dell’Onu figurano anche le bombe prodotte dalla RWM Italia. Lo stesso Parlamento Europeo a settembre 2020 ha approvato ad ampia maggioranza una Risoluzione che condannando le azioni di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti invita il Vicepresidente/Alto rappresentante ad “avviare un processo finalizzato ad un embargo dell’UE sulle armi” verso gli stessi Paesi.

La decisione del Governo di revoca di queste licenze conferma dunque la necessità di indagare sulla responsabilità penale di UAMA e RWM Italia nelle esportazioni di bombe della serie MK durante il periodo del conflitto, come denunciato alla magistratura da alcune delle nostre organizzazioni ora in attesa di una decisione del GIP in merito al proseguimento dell’indagine.

Lo stop all’invio di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti non può da solo far cessare la guerra in Yemen ed alleviare le sofferenze di una popolazione stremata da conflitto, carestia e malattie, ma costituisce un passo necessario a creare le precondizioni per la Pace. In tal senso le nostre organizzazioni ricordano anche al Governo italiano la necessità di proseguire il sostegno all’azione umanitaria coordinata dalle Nazioni Unite confermando ed aumentando il contributo finanziario dell’Italia al Piano di risposta umanitario ONU.

Amnesty International
Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile
European Center for Constitutional and Human Rights
Fondazione Finanza Etica
Medici Senza Frontiere
Movimento dei Focolari Italia
Mwatana for Human Rights
Oxfam Italia
Rete Italiana Pace e Disarmo
Save the Children Italia




Il Movimento dei Focolari Italia condivide il contenuto della lettera presentata dal Tavolo asilo – immigrazione al presidente Draghi

Il Movimento dei Focolari condivide il contenuto della lettera presentata dal Tavolo asilo – immigrazione al presidente Draghi e si associa a tutte le richieste rivolte al Governo in vista della votazione alla camera per il rifinanziamento delle missioni militari dell’Italia, previsto per il prossimo 15 luglio.

Siamo spinti dalla ‘passione per l’umanità’ e non accettiamo di vedere quotidianamente le stragi dei morti nel Mediterraneo senza esprimere il nostro pensiero per invitare le istituzioni e i nostri rappresentanti politici ad una politica libera da egoismi personali e sociali.

Dall’inizio del 2021 sono morte almeno 720 persone lungo la rotta del Mediterraneo centrale e 13.000 migranti sono stati riportati nei centri di detenzione libici. 7.135 persone sono morte nel Mediterraneo dalla firma dell’accordo tra Italia e Libia.

Vogliamo porre fine alle stragi in mare, sappiamo di far parte di un Paese capace di accogliere, proteggere e curare.

Per questo condividiamo il testo della lettera presentata e firmata dal Tavolo asilo – immigrazione, in cui si esprimono numerose organizzazioni di cui riportiamo il testo.

 

Egregio presidente Draghi,

la cronaca di queste settimane in più occasioni ha dato conto di stragi e tragedie che continuano a consumarsi sotto i nostri occhi nel Mediterraneo, sulle coste italiane e su quelle libiche. Dal 2017, anno della firma da parte del nostro Governo del Memorandum con la Libia, oltre alla strage di innocenti in mare, assistiamo all’ intervento della cosiddetta Guardia costiera libica, finanziata con risorse italiane e della UE, che ha operato respingimenti riconducendo più di 60mila persone nei centri di detenzione governativi e soprattutto, fatto ancor più grave, in quelli gestiti dalle milizie paramilitari.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite Filippo Grandi è intervenuto più volte, anche di recente durante la visita nel nostro Paese, per sottolineare la necessità di interrompere queste operazioni perché la Libia non può essere annoverata tra i ‘Paesi sicuri’, mancando le condizioni per il rispetto dei diritti umani e del diritto d’asilo. Non è accettabile che si parli di ‘salvataggi dei naufraghi’, quando nelle sedi istituzionali europee e nazionali è ben noto che essere riportati in Libia significa essere condannati a violenze, torture e abusi di ogni tipo. L’unica alternativa possibile alle morti in mare non può essere finanziare missioni il cui fine è quello di ricondurre i naufraghi in luoghi dove vengono detenuti e le loro vite sono messe a rischio.

Il nostro Paese in passato aveva deciso di mettere in campo una operazione molto importante di ricerca e salvataggio, Mare Nostrum, che oggi sembra essere solo un lontano ricordo. I successivi interventi, oltre a cancellare le operazioni di soccorso che avevano messo in salvo decine di migliaia di vite umane, hanno compromesso i salvataggi, per l’assenza di un coordinamento delle operazioni di soccorso e i ripetuti fermi amministrativi imposti alle navi delle ONG. Oggi il Mediterraneo è un deserto che ogni giorno seppellisce, sotto le sue acque, vite umane della cui sorte i Governi sono responsabili. Sono più di 7mila i morti accertati dal 2017 ai nostri giorni. In queste ore il Governo da lei presieduto ha inviato al Parlamento la delibera che rinnova le missioni militari e tra queste anche quella che riguarda la Libia.

Se si vuole realmente promuovere il processo di pace in quel Paese e sottrarre la principale arma di ricatto alle milizie e alle bande che continuano a controllare il territorio libico e le sue coste, è necessario metter fine a ogni sostegno alla cosiddetta Guardia costiera libica ed evacuare velocemente le persone rinchiuse nei centri di detenzione ufficiali e non ufficiali verso Paesi dove i loro diritti, in particolare il diritto a richiedere asilo, siano garantiti.

Devono altresì cessare i finanziamenti ai centri di detenzione per i migranti, prevedendo al loro posto strutture di prima accoglienza che abbiano standard minimi e garantiscano il rispetto dei diritti fondamentali delle persone che vi sono accolte, a partire dalla libertà di movimento, con uno status di soggiorno legale, anche temporaneo, in Libia, in modo da evitare che i migranti siano esposti a costanti abusi.

Pensiamo, inoltre, che sia necessario promuovere un’azione politica con la Ue per un intervento di ricerca e soccorso e in particolare riteniamo urgente che l’Italia, in quanto Stato costiero, torni a coordinare le attività di SAR nel Mediterraneo e supporti attivamente il lavoro a oggi svolto dalle ONG.

Chiediamo, infine, una riforma delle politiche europee d’asilo che vada nella direzione di una ripartizione equa tra gli Stati, salvaguardando la dignità delle persone che arrivano alle nostre frontiere, nel rispetto dei princìpi della nostra Costituzione (art. 10) e della legislazione europea e internazionale.

Siamo certi della sua sensibilità per il rispetto dei diritti umani e delle vite delle persone che arrivano sulle nostre coste e sappiamo quanto le stia a cuore il futuro dell’Europa. Per questo ci rivolgiamo a Lei, non potendo più assistere inermi alla strage che ogni giorno si compie sotto i nostri occhi, né tanto meno pensiamo sia possibile continuare a sostenere con risorse pubbliche gruppi che usano la violenza, fino alla strage, per arricchirsi alle spalle di migliaia di innocenti. Uomini, donne, bambini, bambine e adolescenti, spesso soli, costretti a subire violenze inaudite e a vedere violati i loro diritti fondamentali di esseri umani.

Le chiediamo pertanto di fermare questa situazione disumana e di invertire la rotta, dando vita, con la revoca di ogni sostegno alle milizie libiche che gestiscono la cosiddetta Guardia costiera, a una nuova stagione dei diritti che potrebbe rappresentare una rinascita morale per la Ue, oggi sempre più chiusa nei suoi egoismi e succube di sentimenti di odio e di razzismo.

Certi dell’attenzione che dedicherà alle nostre ragioni, le inviamo i nostri migliori saluti.

A Buon Diritto, Acli, ActionAid, Amnesty International Italia, Arci, Casa dei Diritti Sociali, Centro Astalli, Cgil, Cies, Comunità Papa Giovanni XXIII, Cnca, Comunità di Sant’Egidio, Conngi, Emergency, Europasilo, Fcei, Fondazione Migrantes, Intersos, Legambiente, Medici del Mondo Italia, Medu, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Msf, Oxfam, Refugees Welcome Italia, Save The Children, Senza Confine, Simm




Dare un sorriso, la nostra disponibilità, il nostro tempo, i nostri beni a chi è nel bisogno

Tre anni fa, con l’anno della Misericordia indetto da papa Francesco, ho deciso di dare il mio contributo a favore di tanti fratelli bisognosi, impegnandomi sul fronte “Migrantes”, e assicurando così la mia adesione come Volontario presso il Centro di Ascolto “G.B.Scalabrini”, in Reggio Calabria. Collaboro pertanto con un esperto legale del Centro stesso, per l’approntamento della complessa documentazione, relativa al rilascio o al rinnovo dei permessi di soggiorno di tante persone, arrivate in città e provenienti in gran parte dall’Africa e dall’Est Europa.

Molte sono anche le pratiche riguardanti la residenza ed il lavoro, per le quali necessita un trait d’union tra idonei interlocutori e i richiedenti interessati, che spesso non sanno scrivere, né parlare in lingua italiana! La fatica è intensa, ma rimane la certezza di potere aiutare tante persone sprovviste di tutto e lontane dalla propria terra e dai propri affetti.

In occasione di una liturgia funebre per un giovane del Togo, morto per una grave malattia, ho conosciuto un giovane musulmano, proveniente dalla Costa d’Avorio, al quale ho dato un passaggio per permettergli di raggiungere il luogo di sepoltura dell’amico. Al ritorno, di comune accordo con mia moglie Paola, lo abbiamo invitato a casa nostra per pranzare con noi.

Questo è stato l’inizio di un rapporto profondo, per cui Ibraim ormai considera la nostra famiglia come la sua, non avendo più i genitori o altri parenti. Questo rapporto si è intensificato nel tempo, per cui ai nostri quattro figli, se n’è aggiunto un altro, anche se di colore diverso!

Per lui la nostra famiglia è stata un’ancora di speranza, soprattutto alla scadenza del periodo vissuto nella Cooperativa di prima accoglienza! Ha trovato così l’energia indispensabile per iniziare un lavoro come “factotum” in un villaggio turistico,  riscuotendo fiducia ed apprezzamento, a tal punto da meritare lusinghiere referenze che hanno reso possibile il suo trasferimento presso un quotato ristorante nel centro di Firenze! Ma le leggi restrittive varate nel frattempo in Italia, hanno reso molto complicata la legalizzazione degli immigrati. Per cui Ibra ha perso il lavoro, non essendo la ristorazione contemplata fra le attività previste per il permesso di soggiorno. Il suo ritorno in Calabria è stato molto doloroso e senza speranza!

In quella preoccupante situazione, mi sono venute in mente le parole di Gesù “l’avete fatto a me” e mi è sembrato che il Signore chiedesse proprio a me di servire “quel povero”.

Ho preso così a cuore il problema di Ibra e, accertato che tra le poche attività consentite c’era la “collaborazione domestica”, ho raccomandato al buon Dio questo fratello e, tramite whatsapp, ho diramato nel gruppo del Movimento dei Focolari, la disponibilità di Ibra ad accettare questo lavoro, pur sapendo le difficoltà pregiudiziali per l’assunzione in una famiglia calabrese, di un giovane sconosciuto e, per giunta di colore!

Ma la Provvidenza non ci ha abbandonati e dopo un’attesa snervante di 15 giorni, è arrivata la chiamata da parte di una buona famiglia. Ho garantito personalmente sull’affidabilità del giovane e così, dopo il disbrigo di estenuanti procedure, Ibra ha potuto prendere servizio, diventando il principale e permanente sostegno di un simpatico  nonnino, dando tranquillità e puntuale servizio a lui ed ai figli, impegnati professionisti.

Se non fossi stato sostenuto dall’Ideale dell’Unità e dall’amore dei fratelli del Movimento, probabilmente avrei avuto tante perplessità ad espormi, specie in un periodo così difficile come quello in cui stiamo vivendo. Ma non ho avuto tentennamenti, convinto che i doni che Dio mi ha concesso, nell’arco della mia vita, devo farli circolare.

Pensando al futuro di Ibra, mi sono inoltre impegnato per assicurargli una base culturale, con un adeguato titolo di studio: sono così riuscito a fargli  ritagliare del tempo, nelle pause di lavoro, per frequentare una Scuola che, alla fine dell’anno, potrebbe rilasciargli un diploma di terza media, necessario per accedere ad altre possibili attività.

Con l’occasione, munito di un computer, messo a disposizione dalla famiglia presso cui lavora, sta apprendendo anche i primi elementi di informatica . Non solo, ma mia moglie Paola, a cui Ibra è particolarmente legato, chiamandola “mamma”, lo sta aiutando, pur con la sua salute malferma, a diventare bravo in matematica, essendo lei stata docente in tale materia.

Questa avventura che ancora continua, è stata possibile grazie alla “cultura del dare”, alla quale il Movimento ci ha formati. Dare un sorriso, l’ascolto, la nostra disponibilità, il nostro tempo, i nostri beni, a chi è nel bisogno. Solo così troveremo la nostra realizzazione: nell’amare, nel dare, per la gloria di Dio.

Enzo Bagnato e famiglia




Diario da Siracusa: un’estate diversa

foto di gruppo

Siracusa Summer Campus 2016.
120 ragazzi da tutta Italia, pronti a battersi, donarsi, dare tempo e amore sincero nelle periferie di Siracusa, per poi tornare a casa carichi dei sorrisi e dell’amore dei bambini !
Un breve video che cerca di raccontare, attraverso le immagini, la bellezza e la profondità di questa esperienza!
“C’è bisogno di domani, c’è bisogno di futuro .
C’è bisogno di ragazzi che sono al di là del muro.”

 

 

Diario

2 Agosto 2016: arrivo a Siracusa, alla Villa Mater Dei, per il Siracusa Summer Campus 2016. Siamo 120 giovani, da 17 regioni d’Italia! Ciò che colpisce al primo impatto è la nostra diversità: diventerà presto un’arma vincente! E’ come vedere tutta l’Italia che aiuta una città fra le tante: Siracusa.

3 Agosto. Ci rechiamo nei 2 quartieri dove faremo il Campus durante le mattine successive. Sembra di entrare nella periferia della periferia. Di fronte ad un bellissimo mare azzurro, si stagliano palazzi altissimi, simili a casermoni. L’impressione è quella di trovarsi all’interno dei cosiddetti quartieri dormitorio, realizzati con criteri urbanistici che sembrano ignorare il rispetto della dignità umana. Siamo ancora in Italia?

Nelle 2 scuole veniamo accolti con grande entusiasmo. Nell‘I.C. Martoglio è il terzo anno che andiamo, mentre nell’I.C. Chindemi è soltanto il primo. Incontriamo alcuni fra insegnanti e rappresentanti delle associazioni operanti nel quartiere, tutti hanno grande fiducia e speranza in noi, percepiamo un forte desiderio di cambiamento. Ma cosa potremo mai fare? Nel pomeriggio, Franco Sciuto, (difensore dei diritti dei bambini per il Comune di Siracusa) e Rosalba Italia (educatore professionale) ci parlano di Siracusa e dei quartieri in cui andremo invitandoci a concepire la periferia come una risorsa per lo sviluppo sociale ed economico, non più come un problema. Saremo educatori per questi bambini!

4 Agosto. Prima mattina nelle scuole. Entriamo in contatto con bambini che vivono in contesti di fragilità sociale e familiare. L’obiettivo è uno: stare con loro in maniera sana. Emerge da un lato l’assenza di regole che innesca atti di violenza e prepotenza, dall’altro un grande affetto dei bambini e la gioia nel vedere qualcuno disposto a scommettere tempo ed energie su di loro.

Nel pomeriggio, primo dei 5 momenti formativi del campus, approfondiamo il tema della legalità. Francesca Cabibbo, (giornalista per il Giornale di Sicilia e il quotidiano on line “Lettera 32), ci ha mostrato la vera natura della Mafia, una holding del crimine attiva sia sulla scena nazionale che internazionale; Giusy Aprile (preside dell’Istituto Archimede di Siracusa ed ex esponente di Libera) ci ha dato il suo esempio su come vivere la legalità sia da cittadina attiva che in veste di dirigente scolastico; infine, Gregorio Porcaro, (ex vice parroco di Don Puglisi e attuale responsabile regionale di “Libera”) ci ha raccontato la sua testimonianza: da seminarista la sua vocazione era quella di impegnarsi per i poveri del terzo mondo; proprio per questo motivo fu convinto da Don Puglisi a spendersi nelle attività a favore di quanti vivevano in condizioni di estrema povertà nel quartiere Brancaccio di Palermo: “Puoi fare qualsiasi cosa se ti metti nella prospettiva di amare”.

5 Agosto. Di nuovo a scuola, questa volta nei 5 laboratori: danza, musica e canto, giornalismo, pittura ed educazione alimentare. Ad aiutarci, anche le professioniste del nascente Centro Educativo Multifunzionale “Maninpasta”. Grazie ai laboratori, possiamo creare rapporti personali con i bambini. Nei workshop ci prepariamo anche allo spettacolo finale dell’ultimo giorno.

Nel pomeriggio, Maria Chiara Cefaloni e Giuseppe Arcuri inquadrano il tema dell’azzardo in Italia, con i suoi meccanismi cognitivi e matematici per imbrogliare i cittadini e, dando una visione economica alla problematica, introducono Gabriele Vaccaro che ci presenta Banca Etica come una realtà che mette al centro l’uomo.

6 Agosto. Ogni mattina, con i bambini, tiriamo il dado dell’amore e vediamo un video che ci aiuta a stare insieme puntando al bene collettivo e non individuale. Alcuni di noi animatori sono rimasti colpiti dal contesto di esclusione sociale da cui provengono i bambini. E’ chiaro che l’importante non è fare delle attività con loro, ma volergli bene in modo gratuito, e tutto il resto verrà da sé.

Il pomeriggio, alla parrocchia Maria Madre della Chiesa di Bosco Minniti (Siracusa), teniamo un momento sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza. Antonello Ferrara (ufficiale di Marina) ci fa capire l’importanza del ruolo svolto dalla Marina Militare per soccorrere chi ha bisogno, Noemi Favitta ci porta il suo esempio di vita e lavoro a servizio di minori richiedenti asilo, e infine Padre Carlo d’Antoni, il parroco, ci racconta la realtà di una parrocchia che da sempre, accoglie immigrati, tra loro, molti musulmani. Colpiscono le parole di uno di loro: “Durante la nostra vita, nei rapporti con gli altri, lasciamo segni e non cicatrici”.

7 Agosto. E’ domenica, la scuola è chiusa. Visitando il parco archeologico e l’isola di Ortigia, constatiamo che, a fronte dei quartieri dove abbiamo vissuto, esiste una parte più ricca della città. E’ anche l’occasione per riscoprire i bei legami nati fra noi, per creare gruppo e socializzare, poiché per amare bisogna essere uniti.

8 agosto. Ancora a scuola! Con i nostri sorrisi, al di là delle difficoltà, delle paure, dell’incertezza del domani, continuiamo a riempire le giornate di bambini non troppo fortunati. Stare con loro è una profonda ricerca nella realtà per scoprire la bellezza autentica che vive oltre le apparenze.

Nostro obiettivo è portare lo spirito di fratellanza e la cultura del noi, creando quel terreno fertile necessario per far nascere una comunità. In qualche modo, forse, ci stiamo riuscendo.

Nel pomeriggio partecipiamo ad un momento di dialogo con Kheit Abdelhafid (Presidente delle comunità islamiche della Sicilia ed Imam della moschea di Catania) e Giusy Brogna (coordinatrice della rete per il dialogo tra cristiani e musulmani per il Movimento dei Focolari in Italia). Da diverso tempo, fra il Movimento dei Focolari e la comunità islamica c’è un dialogo concreto, che ha portato a realizzare insieme varie iniziative, tra cui un doposcuola nella Moschea di Catania organizzato per i ragazzi del quartiere in difficoltà con lo studio. “Grazie a queste attività” -spiega Carla Pappalardo- “la moschea è diventata casa nostra. L’ingrediente principale è la semplicità nei rapporti personali, un dialogo costruito con piccoli gesti, giorno dopo giorno”. Segue l’analisi dell’Imam Abdelhafid: “Cambiare la società è compito nostro e di ciascuno di noi. Da credente, da musulmano, il testo sacro mi indica che devo “dialogare”.  Sono fiducioso: la Sicilia oggi è un modello di dialogo.”

9 Agosto. In una delle 2 scuole scoppiano dei litigi, che provocano violenza e desiderio di vendetta nei bambini. Di fronte a ciò e al concreto rischio di veder naufragare quanto costruito finora, cerchiamo di rispondere con amore, parlando ai bambini con razionalità, e spiegando loro che la violenza non può essere la soluzione ad altra violenza. Sulla stessa lunghezza d’onda è Massimo Toschi (Consigliere del Presidente della Regione Toscana su Pace e Dialogo tra le culture), con il quale, neanche a farlo apposta, dialoghiamo nel pomeriggio proprio sul tema del disarmo: “Il perdono – sostiene – è indispensabile per riaffermare la cultura della pace”. Appaiono di grande attualità le parole di Igino Giordani: “Se vuoi la pace prepara la pace e non la guerra. Se prepari la guerra, i fucili ad un certo momento spareranno da soli”. Ad intervenire, anche Francesco La Rosa, sindaco di Niscemi, il quale ci racconta come una comunità intera abbia saputo impegnarsi, facendo rete dal basso, di fronte ad una questione controversa come l’installazione del Muos, il sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare USA.

10 agosto. E’ l’ultimo giorno di attività nelle scuole. Dopo l’evento del giorno prima, che ci ha messo tutti in discussione, cerchiamo di ricomporre il tessuto sociale, raccogliendo i frutti di ciò che abbiamo seminato. Attraverso il dialogo, sia con i bambini, che con alcune mamme, ribadiamo la nostra volontà di stare insieme ai ragazzi senza accettare logiche di vendetta o esclusione, ma coltivando lo spirito di gruppo. Uno dei bambini, riguardo a ciò che era successo si rivolge ai suoi amici dicendo: “Smettiamola di fare i mafiosi, basta violenza e vendetta, adesso siamo cambiati”.

Nel pomeriggio partecipiamo all’inaugurazione del “Solarium Vaccamotta”, del quale abbiamo realizzato la segnaletica per favorire la discesa in spiaggia. Infatti in parallelo al campus nelle scuole, abbiamo svolto diverse attività di riqualificazione del quartiere. La sera si tiene la festa finale all’Istituto Chindemi. Durante lo spettacolo, si avverte una duplice sensazione nell’aria: da un lato i grandi e tristi palazzoni “inghiottiti” dal buio trasmettono un senso di sconforto e amarezza, dall’altro ci siamo noi, i bambini e le loro famiglie all’interno del cortile della scuola, pronti a illuminare il quartiere di speranza, ma soprattutto di amore concreto, anche semplicemente cantando e ballando.

11 agosto. La mattina ci riuniamo tutti insieme, per fare il punto sul campus e sugli obiettivi futuri. Durante il pomeriggio assistiamo allo spettacolo finale a cui prendono parte i bambini dell’Istituto Martoglio, nella piazza davanti la scuola, testimoniando ancora una volta a tutti che il bene vince. Al termine del Campus viene da porsi un interrogativo: Cosa abbiamo fatto in questi quartieri? Forse tanto, forse poco. Ma già il fatto di essere lì è una cosa molto preziosa, come a significare che una possibilità c’è, e si trova proprio lì, fra le macerie.

Dopo Siracusa, non saremo più gli stessi. Quei bambini ci hanno fatto capire quali sono le cose essenziali della vita. Ma adesso è il tempo di tirare fuori tutto questo, di donarlo, di perderlo, per gli altri! Se i luoghi si giudicano dalle persone e non dalle infrastrutture, Siracusa per noi è la città più bella, per il clima di unità che c’era fra di noi e perché c’erano quei bambini, pieni di amore e da scoprire.

Tornando a casa nelle rispettive città, in pullman o in aereo, fra i vari tormentoni che accompagnano le nostre estati, torna in mente un passo tratto dalla canzone del Gen Rosso, “Lavori in corso”, colonna sonora del nostro Campus: “C’è bisogno di memoria, c’è bisogno di pensare, c’è bisogno di coraggio, c’è bisogno di sognare”.

Impressioni

Ormai da più di una settimana si è concluso il Siracusa Summer Campus 2016 e anche quest’ anno i nostri cuori sono rimasti tra i bambini del quartiere Akradina e Mazzarona con cui abbiamo trascorso dieci giorni indimenticabili.

“L’impegno parte dalle periferie”: da quei bambini e dalle loro famiglie con cui abbiamo sperimentato la forza trasformante dell’Amore, un impegno a cui hanno dato spessore di consapevolezza i momenti formativi del pomeriggio, tutti importanti, sentiti, di grande attualità e apertura.

In un crescendo di intensità di rapporti, ci siamo trovati anche di fronte alla “durezza” della vita in queste periferie segnate dal degrado, dall’esclusione e dalla legge del più forte: la vandalizzazione di una scuola e nell’altra un litigio tra ragazzi, che ci ha costretto a chiamare ambulanza e Carabinieri; anche alcune mamme erano coinvolte in questo clima di vendetta. Abbiamo provato a rimarginare queste ferite, cercando di pacificare, di parlare e agire dimostrando che c’è la strada del perdono, della riconciliazione. Siamo passati da un clima molto teso ad una grande festa finale in piazza con tutti.

A testimonianza di questo qui sotto ci sono alcune condivisioni che ci sono arrivate e che dicono con forza quello che abbiamo vissuto.

“L’obiettivo dei Giovani per un mondo unito è portare lo spirito di fratellanza e la cultura del noi, creando quel terreno fertile necessario per far nascere una comunità. Nutriamo una naturale predilezione per quelle ferite non ancora rimarginate presenti nel nostro territorio, per questo motivo abbiamo scommesso sui bambini invisibili della Scuola Martoglio e Chindemi, che vivono spesso ai margini della città, in quartieri estremamente periferici. Ci riempiono di gioia le parole rivolte da un ragazzino ai suoi amici dopo un litigio: “smettiamola di fare i mafiosi, basta vendetta e violenza, siamo cambiati”. I rapporti che abbiamo stretto durante il Campus ci spingono a continuare, anche nei prossimi anni, l’esperienza di servizio concreto nelle periferie, con attività per chi ha più bisogno, per gli ultimi e soprattutto per i bambini. La nostra intenzione è tornare a Siracusa, allo stesso tempo però saremo presenti anche in altre città perché la rete costruita finora diventi un vero e proprio modello sociale”

Volevo ringraziare tutti per questa esperienza che ha fatto rinascere in me la speranza, la speranza che insieme si possa veramente fare qualcosa e che un mondo nuovo è possibile se vi è unione! il rapporto di solidarietà che si è venuto a creare tra gli animatori, l’amore e La responsabilità che ho provato per i bambini me le porterò dentro per sempre! Grazie per la vostra compagnia, per i nuovi amici e per questa luce che avete riacceso dentro il mio cuore!”

“Ehi fantastici!!! Volevo dirvi che mi ha appena contattato la mamma di  due bambine del quartiere Akradina e ci tenevo a condividere con voi ciò che mi ha detto : ci ringrazia infinitamente e ci considera fantastici , spera davvero in un nostro ritorno il prossimo anno e ovviamente tutto questo perché si è resa conto di quanto le bambine si siano legate a noi !!

“Carissimi tutti, Grazie di cuore per questi giorni passati insieme (…) volevo dirvi che a questi bambini abbiamo portato gioia, letizia, speranza!!! E insegnato loro a Perdonarsi!!!! Un abbraccio a tutti!

“Il futuro non esiste”, queste le parole che mi ronzano in testa da quasi una settimana. Appena tornata da quella che considero essere una delle esperienze più importanti che potessi vivere, mi trovo a fare un bilancio degli ultimi dieci giorni, di questa estate e della mia vita. Il futuro non esiste perché non possiamo programmare cosa faremo o cosa saremo tra un certo periodo di tempo, dobbiamo porre le basi giorno dopo giorno, e questo lo si fa soltanto vivendo con gli occhi aperti. Perché è anche e soprattutto questo quello che ho imparato in una delle tante periferie lasciate a se stesse della Sicilia: non chiudere gli occhi davanti a un mondo che sta perdendo la facoltà di amare e rispettare il prossimo, avere Il coraggio di alzarsi e muovere non un dito, non un braccio, ma tutto te stesso per cambiare quello che sai che non va. Nel mio piccolo ho avuto la possibilità di mostrare a bambini e bambine dolcissimi quante opportunità hanno per la loro vita, dentro e fuori il quartiere della Mazzarrona, e se anche solo uno di loro avrà ricevuto il messaggio, questa sarà la mia più grande gioia, io in ogni caso continuerò a provare.. Quindi un grande GRAZIE va a quei bimbi e alle loro famiglie che hanno dato fiducia a 120 giovani sconosciuti venuti da tutta Italia; e un altro GRAZIE, immenso, va ai miei compagni di viaggio, che lascio con la sfida di applicare ogni giorno della nostra vita gli insegnamenti del Siracusa Summer Campus 2016”.

“Questa mattina leggo il passaparola, ma non mi fa effetto. Dentro sono talmente pieno di gioia, che non ho bisogno di altro per darmi la carica di vivere, ancora, una giornata per gli altri. Dopo Siracusa, non sono più lo stesso. Quei bambini ci hanno fatto capire quali sono le cose belle della vita, e quanto siamo fortunati ad averle sempre avute dentro di noi. Ma adesso è il tempo di tirare fuori tutto questo, di donarlo, di perderlo, per gli altri!”

“Se i posti si giudicano dalle persone e non dalle infrastrutture, Siracusa per me è la città più bella, perché c’eravamo noi, perché c’erano quei bambini, pieni di amore da scoprire”

“La verità è che non sono pronto per la vita di tutti i giorni. Ciò che abbiamo vissuto va al di là di tutto, ed è inutile parlarne con altri: niente sarà come esserci stati.Ci sentiamo, rimaniamo in contatto, ma una parte di me è rimasta lì, a Siracusa, fra le mura della Martoglio, nel piazzale della Mater Dei. Il ricordo di Siracusa è ancora troppo forte per sentirmi di nuovo in Calabria”.

“E’ come se io mi fossi frantumato, e i miei pezzi fossero lì, fra le macerie di società distrutte, nelle periferie delle nostre città, e anche qui, a casa, quella che era la mia casa. Adesso la mia casa è fuori di qui, in coloro che incontro, in coloro che vivono difficoltà. Durante il casino alla Martoglio, uno dei bambini aveva un coltellino di plastica. Ce l’ho lì, sul comodino, per ricordarmi di quei bambini, ma non come un ricordo che affiora semplicemente la mente. Il coltellino è lì per ricordarmi che quei bambini hanno ancora bisogno di noi”.

“Abbracciando quelle mamme segnate dalla durezza della marginalità e dell’esclusione, abbracciando un bambino che singhiozzava dicendo “È un’emozione troppo grande, vi voglio troppo bene”, vedendo con i miei occhi la trasformazione dei bambini più “difficili”, l’anima è piena di luce, di gioia. Chiara Lubich ce l’ha insegnato, Papa Francesco oggi lo incarna, ma io l’esperienza che segna la vita l’ho fatta a Siracusa: nei poveri, nei piccoli, negli ultimi c’è una presenza di Dio. Una fonte di Dio. Sono loro che ce lo hanno donato. E questo Gesù che mi aspettava a Siracusa mi riempie di amore e mi fa dire solo Grazie. Grazie di averci guidato, di averci portato qui, di averci donato il tuo vangelo. Davvero Gesù sei VIA, VERITÀ e VITA”.

“Buongiorno ragazzi! Intanto grazie per questi piccole bellissime condivisioni.. Personalmente sono ancora un po’ stordita e non nego che dentro di me ci sia un mix di sensazioni provate: da un lato sono felice per l’esperienza vissuta con tutti voi (“sia vecchi che nuovi”) dall’altro non posso negare di essere un po’ perplessa…Durante la festa alla Chindemi, ho provato questa duplice sensazione: da un lato i grandi tristi palazzoni “inghiottiti” nel buio mi rendevano triste e amareggiata e in un certo senso mi hanno fatto aprire gli occhi dandomi la possibilità di toccare con mano la realtà che vive la gente del posto.Dall’altro c’eravamo noi, i bambini e le loro famiglie all’interno del cortile della scuola e insieme abbiamo un po’ “illuminato di gioia” quel quartiere semplicemente cantando e ballando.Sicuramente mi porto a casa questi sentimenti contrapposti ma anche la certezza che in entrambi quartieri abbiamo “lasciato segni non cicatrici”.

“In questi anni, Siracusa e i suoi quartieri mi hanno cambiata e mi hanno fatto crescere sempre di più.Confesso che all’inizio tornando pensavo che l’esperienza che avrei fatto non mi avrebbe arricchita ma sarebbe stata un po’ la stessa cosa degli anni precedenti…ma Qualcuno mi ha “fatto rimangiare le parole” e mi ha dato la possibilità di conoscere un po’ di più il degrado che vivono ogni giorno sia i bambini che le loro famiglie e di conoscere un po’ più da vicino le loro ferite”.

“Volevo ringraziarvi uno per uno per avermi dato fiducia, per avermi reso una persona più sicura e per avermi aiutato a dare il meglio di me.Credo che le piccole incomprensioni che si sono create ci abbiano dato la possibilità di rafforzare il nostro rapporto e di renderlo ancora più speciale”.

“Sicuramente la frase che porterò sempre con me e cercherò di mettere in atto con il mio prossimo è “lasciare segni non cicatrici” e questo è possibile solo amando”.

“Creare una rete di relazioni fra persone è forse l’unico modo per aiutarci a non mollare, a non abbandonarci a cinismo, indifferenza e mentalità mafiosa.Condividere un’esperienza del genere rende uniti, e questa unità si trasforma in forza: forza di volontà, voglia di interrompere un ingranaggio perverso e ingiusto partendo dall’incontro con l’altro, con il dialogo e con il riscoprire in ognuno di noi, in ognuno dei bambini di Siracusa, una persona, un libro che vale sempre la pena di essere letto”.

“Noi giovani non possiamo permetterci il lusso di rinchiuderci nel nostro ottuso e ovattato mondo, ma dobbiamo essere linfa rigenerativa di questo mondo: partendo da noi stessi, realizzandoci come persone, avendo coraggio, nonostante la paura, e creando nel nostro presente di ogni giorno il futuro che vogliamo vedere e che già viviamo tra noi”.

“Ok…si torna a casa…è l’ora del bilancio. Che cosa ho imparato da questa esperienza? “Avere coraggio”. Coraggio di conoscere ed esplorare realtà nuove. Coraggio di sporcarsi le mani e di non aver paura di perdere perché a spogliarsi del superfluo per aiutare tuo fratello c’è solo da guadagnare. Coraggio di immedesimarsi nel proprio vicino perché dietro ai muri fittizi che sembrano dividerci non c’è altro che un altro pezzo della nostra stessa carne. Coraggio di uscire dal proprio piccolo mondo che non fa altro che ostacolarci la vista di un orizzonte più grande. Coraggio di capire e accettare che senza l’aiutare il prossimo e il dialogare con lui la mia vita non ha senso… un grazie di cuore

gruppo partecipanti

Altre foto e video sulla Pagina Facebook Giovani per un mondo unito – Italia

Rassegna stampa:

Siracusanews

Lettera 32: “Fraternità, obiettivo comune”: l’Imam Keith Abdelhafid al Siracusa Summer Campus

C O M U N I C A T O S T A M P A. L’Imam di Catania al Siracusa Summer Campus

Articolo su Siracusanews

Intervista ad una partecipante

Carla Pappalardo, Giovanni calabro , Clara vAnicito, Imam Kuith Abdelhafid, Giusy Brogna, Vincenzo Perrone, Reda Keith, Imen Bouchnafa,

L’indirizzo mail per contattarci è: campusgmu@gmail.com

https://youtu.be/6TrsHxVod7w




Sulla nave Diciotti persone prima che migranti o stranieri

Comunicato stampa del 22 agosto 2018 

Seguiamo da vicino e con trepidazione la vicenda della nave Diciotti, approdata a Catania da due giorni e con a bordo 177 persone cui non è concesso sbarcare. L’ennesimo caso, purtroppo, che in questi mesi ha messo a dura prova la cultura dell’accoglienza che come italiani ci ha sempre contraddistinto. Sebbene comprendiamo la necessità di percorsi condivisi a livello europeo, della ricerca di soluzioni non improvvisate, non possiamo non esprimere la grande preoccupazione per le vicende umane di persone che fuggono da fame, guerre, morte. I 29 bambini a bordo della Diciotti, sono i nostri figli; gli uomini e le donne su quella nave da giorni, sono nostri fratelli e sorelle e, anche in nome del Vangelo nel quale crediamo, chiediamo che non vengano considerati oggetto di ricatto.

Invochiamo per loro, e per quanti si trovano nella stessa condizione, la dignità
che non è stata finora riconosciuta né nei Paesi di origine, né in quelli che li hanno visti passare, né nel nostro che li ha visti approdare. Apriamo loro i nostri porti, le nostre case e i nostri cuori.

Ci appelliamo infine ai politici di ogni estrazione perché mettano da parte diatribe fra schieramenti e interessi particolari, e collaborino in nome dell’appartenenza comune alla razza umana che viene prima di ogni altra distinzione e separazione.

Rosalba Poli e Andrea Goller
Responsabili Movimento dei Focolari in Italia

 

Scarica il Comunicato Stampa: 20180822_CS_FocolariNaveDiciotti




Elezioni Politiche 25 settembre 2022 #andiamoavotare #iovoto

ELEZIONI, AL VIA LA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE AL VOTO DI ACLI, AZIONE CATTOLICA E MOVIMENTO POLITICO PER L’UNITA’-FOCOLARI.

Allarmati dagli ultimi sondaggi secondo i quali un giovane su due under 35 non si recherà alle urne e consapevoli che da troppo tempo in Italia il primo partito delle elezioni risulta essere l’astensionismo, le Acli, Azione Cattolica e il Movimento Politico per lUnitàFocolari – lanciano la campagna social #andiamoavotare per sensibilizzare al voto del 25 settembre.

Un appello a tutti i cittadini e alle cittadine affinchè si torni a considerare il voto come un diritto/dovere che rappresenta un pilastro essenziale per la vita democratica e volano per la costruzione del Paese che vogliamo.

Per questo, le Acli, l’Azione Cattolica e il Movimento Politico per l’Unità  chiedono il contributo e il coinvolgimento di tutta la società civile, del mondo della cultura, dell’arte, dello sport e dello spettacolo,  affinché si possa sensibilizzare l’opinione pubblica con particolare attenzione ai giovani per contrastare lastensionismo.

Proprio per valorizzare il protagonismo di tutti coloro che sentono di voler dare il proprio contributo, si potrà aderire alla Campagna  realizzando un brevissimo video (massimo 15 secondi) con le motivazioni che spiegano limportanza del voto e il perché  è fondamentale andare a  votare. Il video sarà pubblicato  sui social delle associazioni che hanno lanciato l’iniziativa, sotto gli hashtag #andiamoavotare #iovoto. Sarà possibile partecipare anche tramite una foto con in mano un cartello con la scritta “#iovoto”, in cui ciascuno  indicherà brevemente le proprie  motivazioni  e valori per cui è essenziale partecipare con il proprio voto all‘imminente tornata elettorale.

La campagna non vuole essere di supporto a nessun partito o candidato, ma sottolineare l’importanza di una partecipazione attiva e consapevole alla vita politica del nostro Paese.

Per partecipare si può scrivere alla mail ufficiostampa@acli.it

Modulo-Appello-da-stampare_-iovotoperche

https://italia.mppu.org/notizie/andiamoavotare/

https://azionecattolica.it/elezioni-al-via-la-campagna-di-sensibilizzazione-al-voto-di-ac-acli-e-movimento-politico-per-lunita-focolari/

https://www.acli.it/elezioni-al-via-la-campagna-di-sensibilizzazione-al-voto-di-acli-azione-cattolica-e-movimento-politico-per-lunita/

Video di ARGIA ALBANESE – Presidente del Movimento politico per l’unità-Italia del Movimento dei Focolari

 




A Chiara Lubich cittadinanza onoraria di Grottaferrata – 10 settembre

Il 10 settembre il comune di Grottaferrata ha conferito la cittadinanza onoraria a Chiara Lubich, che lì visse tra il 1957 e il 1963.

La consegna della delibera e di una targa alla presidente del Movimento dei Focolari Margaret Karram, nel contesto di un Consiglio Comunale aperto che si svolgerà nella piazzetta Eugenio Conti.

RIVEDI LA DIRETTA STREAMING https://fb.watch/7XhjOwQyLu/

Il conferimento della cittadinanza onoraria di Grottaferrata a Chiara Lubich era previsto già nel 2004, in occasione del millenario della fondazione dell’Abbazia di San Nilo, su proposta dell’allora sindaco Angelo Viticchie. Ma le circostanze di allora, e il progressivo aggravarsi della salute di Chiara non lo permisero. L’attuale sindaco della città criptense, Luciano Andreotti, ha riportato il desiderio della comunità cittadina di conferire la cittadinanza emerita alla fondatrice dei Focolari, che visse a Grottaferrata dal 1957 al 1963, anni in cui fiorirono importanti sviluppi per il Movimento.

Il sindaco ha sottolineato che la consegna della cittadinanza emerita a Chiara è legata al suo messaggio di fraternità e dialogo e – come si legge nella delibera del Consiglio Comunale – “per l’esempio fornito alla collettività con una vita ispirata ai valori umani della solidarietà e dell’aiuto al prossimo, soprattutto nei confronti dei più deboli e bisognosi”.




Fari di pace: Genova, 2 aprile, marcia per la pace e contro le armi

L’appuntamento della marcia è per il 2 aprile 2022 alle ore 15.00, Piazza San Lorenzo. Essa è promossa da  Pax Christi Italia con un largo fronte di associazioni ecclesiali e laiche (in calce), in collaborazione con l’Arcidiocesi di Genova e la Diocesi di Savona-Noli.

PROGRAMMA

  • Intervento dei Vescovi di Genova e Savona monss. Marco Tasca e Calogero Marino
  • Consegna e firma della bandiera della Pace
  • Testimonianza del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali
  • Interventi di Pax Christi, Weapon Watch, Economia Disarmata
  • Corteo fino al Porto Antico con le bandiere della pace
  • Consegna delle richieste all’Autorità Portuale: trasparenza sui carichi e divieto di transito alle “navi della morte”

Leggi articolo su Città Nuova

Leggi sul sito della Liguria

Alle ore 11 si terrà una riflessione sulla conversione ecologica integrale a cura di Città Nuova – Genova, Cappella Grimaldi – Santa Maria di Castello.

 

 

 

L’APPELLO

Appello a tutte le persone che vogliono davvero la pace.

Troviamoci in Piazza San Lorenzo a Genova sabato 2 aprile alle 15.00. Getteremo “fari di pace” sul traffico di armi in cui siamo coinvolti, che nutre e prepara le guerre attorno a noi, sempre più vicine. Consegneremo richieste forti all’Autorità Portuale di Genova. C’è qualcosa di concreto che possiamo fare per fermare le prossime guerre, senza arrivare sempre “dopo”, quando è facile dirsi tutti “pacifisti” e sembra che la solidarietà sia l’unica risposta che possiamo offrire. Partiremo da Genova chiedendo a tutte le città portuali del nostro Paese di replicare la mobilitazione accendendo “fari di pace”. Basta armi che transitano dai nostri porti. Nessuna guerra non può alimentarsi della nostra complicità o indifferenza.

COME ARRIVIAMO QUI

Tre anni fa i camalli del CALP e della Compagnia Unica bloccavano armamenti destinati all’Arabia Saudita ma presentati come “attrezzature civili”, diventando così essi stessi “fari di pace” che rompono le tenebre di commerci illegali di cui non vogliono essere complici.

Un anno fa i portuali di Ravenna e di Livorno hanno dichiarato sciopero contro i container di esplosivi destinati a Israele, mentre Gaza veniva bombardata.

Pochi giorni fa i lavoratori dell’aeroporto di Pisa si sono rifiutati di lavorare al carico di “aiuti umanitari” destinati all’Ucraina sotto cui si celavano armi e munizioni.

Ucraina, Libia, Siria, Afghanistan, Israele… non vi è stato grave conflitto armato recente in cui non vi sia stato il coinvolgimento o il sostegno del governo italiano o di aziende operanti in Italia. E così nelle repressioni delle proteste popolari da parte di regimi autoritari in Egitto, in Kazakistan, in Myanmar, e perfino nella continua mattanza di civili in Messico.

Da decenni, in nessun conflitto armato vi è stato un vincitore, vi sono stati invece innumerevoli vittime e conseguenti ininterrotti flussi di migranti disperati, a cui l’Italia e l’Europa hanno risposto con la chiusura delle frontiere.

DAVVERO LA GUERRA INIZIA QUI?

Armi da montare. Carri armati. Sistemi di puntamento. Proiettili. Sono solo alcuni dei carichi che transitano abitualmente dal porto di Genova – destinati a paesi in conflitto, a maciullare uomini, donne e bambini – e che negli anni i portuali attivi nel CALP hanno visto con i loro occhi. Molto di più è quello che non viene dichiarato, in violazione delle leggi, che non viene più caricato/scaricato per evitare scioperi e proteste, ma transita ugualmente.

Il fiorente mercato della guerra inizia e passa anche qui da Genova, dove oggi siamo tutti in apprensione e disponibili ad accogliere i profughi ucraini, sentendoci emotivamente scossi da una guerra sul suolo europeo. Ma è l’ennesima ondata di profughi da tutto il mondo che in questi anni ci hanno chiamati in causa.

La guerra la prepariamo sempre noi: le nostre aziende che fanno ricerca e sviluppo di sistemi militari, le nostre banche che consentono le transazioni e il commercio di armi, una mancata nostra transizione ecologica che ci renda indipendenti da fonti energetiche estere e relativi regimi. Chiediamo con forza che l’Autorità Portuale di Genova nel rispetto della legge 185/90 chieda la rivelazione del carico alle navi che transitano da Genova, e rifiuti l’ingresso in porto alle navi della morte. Le guerre in tutto il mondo non siano portate avanti grazie a noi, al nostro sistema produttivo-logistico, o anche solo al nostro silenzio indifferente o ignorante.

MA TUTTO QUESTO E’ LEGALE?

In questi anni tante forze civili non hanno cessato di portare in piazza e in politica lo slogan «Porti aperti ai migranti e chiusi ai traffici di armi». Di chiedere realmente un’altra umanità possibile. Tuttavia la politica – tanto in Italia quanto nei paesi dell’alleanza atlantica in cui l’Italia si trova inserita – non ha saputo né voluto dare risposta e la corsa agli armamenti è continuata. Ora la guerra si sta avvicinando sempre più, e cala la paura anche su chi si credeva al sicuro.

La legge “185/90”, che regola l’export militare, esiste da 30 anni: prevede che le aziende produttrici di armamenti chiedano al governo le autorizzazioni ad esportare e vieta di fornire armi a Paesi in conflitto armato o che violano i diritti umani, in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione in cui si afferma che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli. Questa legge continua ad essere disattesa. Nel 2020 l’Italia è salita al 7° posto tra i paesi esportatori di armi. Destinatari delle armi italiane sono soprattutto i paesi del Nordafrica e del Golfo persico, monarchie assolute e regimi illiberali che non garantiscono libertà di opinione e diritti umani.

In nome della libertà di mercato, l’industria delle armi non vuole limitazioni o controlli, tanto meno che siano divulgate informazione sui suoi affari. Nel nostro porto transitano navi a cui non viene chiesto cosa trasportino, e si viene a sapere solo grazie a coraggiosi lavoratori che sono spesso cariche di armi dirette a paesi in guerra. A maggio 2019, grazie alla mobilitazione della rete Genova Aperta alla Pace, a Genova il Consiglio comunale e il Consiglio regionale hanno approvato all’unanimità la “mozione di Assisi” per chiedere al Parlamento e al Governo di vietare vendita e transito di armi destinate al conflitto in Yemen. Un impegno comune è possibile, è necessario.

E se vogliamo la pace, è ora di dire basta. La legge va rispettata. La guerra va fermata dove nasce, dove diventa business: nei luoghi della produzione e della distribuzione di armi.

PROMUOVONO:

Pax Christi Italia

C.A.L.P.

Tavolo Giustizia e Solidarietà coordinato da Caritas Genova

Ora in silenzio contro la guerra

The Weapon Watch

AGESCI Liguria

ARCI Genova

ACLI Liguria

CVX – Genova

Centro Banchi

La Piuma Onlus

Comunità San Benedetto al porto

Libera Liguria

Genova Aperta alla Pace

ANPI Genova

Federazione Italiana Associazioni Partigiani Emergency Genova

Economia disarmata

Redazione Contropiano

Le veglie contro le morti in mare Associazione Papa Giovanni XXIII

Genova Che osa

Società missioni africane

Soci e socie di Banca Etica (Genova e La Spezia) Centro Italiano Femminile

Circolo Nuova Ecologia Genova

Unione democratica arabo palestinese

Music for Peace

Legambiente

CONTATTI e Adesioni

info@weaponwatch.it




Convegno: “Nessuno solo”

Convegno: “Nessuno solo” – Appassionati del sociale

Casa per ferie Seraphicum, Via Serafico 1 – Roma
Metro Laurentina capolinea
GRA uscita 25
Roma 15/17 marzo 2019
Per maggior informazioni: umanitanuova.italia@gmail.com

NESSUNO SOLO 2

Dopo la data del 1/3 febbraio 2019 le iscrizioni si riaprono per un secondo appuntamento dal 15 al 17 marzo 2019, sempre nello stesso luogo. Questo secondo appuntamento si ripete per quanti non hanno potuto iscriversi nella precedente data.

Link di iscrizione: https://goo.gl/forms/pILMdm7XLi3efKff2

Scadenza iscrizioni 18 febbraio.

Il programma inizierà alle ore 20,00 del venerdì 15 marzo c.a. e si concluderà alle ore 13,00 della domenica 17 marzo c.a.
 
Il convegno è concepito come un lavoro di ricerca disteso nelle due giornate: un laboratorio in cui tutti – relatori e partecipanti – sono chiamati a dialogare, a leggere insieme le pratiche di “azione sociale” che ciascuno realizza nel suo mondo di relazioni.
Come indicato nella brochure 4 saranno i laboratori tematici a cui ci si potrà iscrivere. 
 
Costi e scadenze:
 
– il costo complessivo dell’appuntamento è di € 110,00, comprensivo dei pernotti di venerdì 15 e di sabato 16 marzo, con relative colazioni, vitto del sabato e tasse di soggiorno. 
 
– Per chi volesse cenare il venerdì e/o pranzare la domenica, si dovrà aggiungere al costo complessivo il prezzo di €15,00 a pasto, segnalandolo nel modulo di iscrizione.
Tale servizio sarà fornito dalla struttura se richiesto da un minimo di 10 persone, diversamente la segreteria organizzativa provvederà a darne notizia per tempo.
 
– La scadenza delle pre-iscrizioni è fissata al 18 febbraio 2019, mentre l’iscrizione potrà ritenersi completa all’arrivo del bonifico non oltre il 28 febbraio 2019.
 
Il bonifico del costo complessivo va effettuato a:
Framu Umanità Nuova
IT65Q0501803200000000240261
 
La segreteria organizzativa 

Brochure Nessuno solo

Non siamo in un’epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d’epoca”.

Tale passaggio del discorso di Papa Francesco a Loppiano a maggio 2018, può essere il punto di partenza della nostra riflessione sulla realtà sociale.

Se guardiamo al mondo intorno a noi, con le relazioni che intercorrono fra singoli, famiglie e gruppi, possiamo riferire che la nostra quotidianità è profondamente cambiata negli ultimi 20 anni, e velocissimamente negli ultimi 10, e non poco per effetto dell’impatto della tecnologia sulle nostre relazioni, con le sue potenzialità smisurate di connetterci. Mediamente si passa più tempo in relazioni virtuali che in relazioni reali, in un crescendo di autismo e narcisismo. Soggiogati alle opportunità e alla velocità delle macchine, cresce la minaccia di una nuova marginalità: chi non tiene il ritmo o non è “on line” è fuori. L’essere umano vive così un paradosso: ritenere che tutto è possibile e a portata di mano e nello stesso tempo sperimentarsi insicuro e impaurito. Il corpo, la natura stessa, e il tempo si dissolvono e con essi ciò che è specificamente umano: l’esperienza dell’incontro autentico con l’altro, l’esperienza del limite.

Anche per quanto riguarda la lettura della stratificazione sociale in rapporto all’accesso alle risorse, sono in atto mutamenti che vedono crescere, accanto alle fasce tradizionalmente marginali e alle famiglie povere immigrate, un “ceto medio impoverito” che – laddove si possono disporre dati recenti, che tengono in considerazione non solo il reddito, ma anche la precarietà lavorativa, l’indebitamento e i disturbi psichici – può essere quantificato nel 30% della popolazione. E’ importante considerare questo fenomeno di impoverimento con fattori di tipo materiale e immateriale, per l’evaporazione delle reti sociali e familiari, in un clima culturale bulimico che induce a non voler rinunciare ad alcuna opportunità e nel diffuso risentimento anti-istituzionale. Occorrerà riprendere le misure della propria città, con le sue drammatiche e feconde periferie, per comprendere cosa sia oggi la povertà.

Il welfare tradizionale, i cui servizi sono calibrati per un numero di poveri non superiore al 5% per di più con dotazioni finanziarie in calo, ne è messo in crisi al pari della democrazia. La nuova vulnerabilità è emersa alla coscienza collettiva dopo la crisi del 2008 e rischia di essere percepita solo nei suoi elementi economico-monetari (“non si arriva a fine mese”) lasciando in ombra il venir meno dei legami sociali che ne è all’origine. Anche ilvolontariato e l’associazionismo tradizionali sono attraversati da un processo di lento, ma inesorabile declino, senza che ovviamente ne venga meno l’indispensabile funzione sociale. Occorre pensare ad iniziative che coinvolgano il 100% dei cittadini: un welfare di comunità, per tutti con la collaborazione di tutti. La comunità locale sa riconoscere e farsi carico di questa diffusa nuova povertà che l’attraversa, cambiando paradigma per guardare alla comune esperienza di fragilità la condizione esistenziale da cui ripartire.

A prestare attenzione alle molteplici manifestazioni del sociale, non è raro scoprire gente creativa, capace di gesti senza tornaconto, di impegno esemplare a mantenere vivi i legami sociali nei quartieri o nei gruppi. Agire agapico viene definito questo tipo di amore che unisce: lo si ritrova e lo si studia anche nell’economia civile e nella cittadinanza attiva per la tutela dei beni comuni. Vorremmo dare rappresentazione e spazio sufficiente a questa socialità del “noi” per cercare di leggere, descrivere e interpretare la ricchezza di molte pratiche – laboratori di comunità – che lasciano intravedere forme inattese di benessere comunitario. “Restare umani” ne è l’imperativo: solo nella vicinanza fisica dei corpi in relazioni faccia a faccia, in un nuovo sguardo e ascolto dell’altro, nella scelta di tempi distesi e conviviali contro le pressioni di una società tendenzialmente orwelliana, si abbassa la paura dell’altro e si ri costruisce quel “con-senso” che rivitalizza – con il welfare – la democrazia.




«E adesso che si fa?». «Non vi lasceremo soli».

Il Movimento dei Focolari in Italia in prima linea nel dopo terremoto

Da un lato la domanda del vescovo di Ascoli, mons. Giovanni D’Ercole: «E adesso che si fa?». L’ha rivolta a Dio e l’ha condivisa coi presenti ai funerali di Stato celebrati nella palestra della città marchigiana dove si è dato l’ultimo saluto a 35 delle quasi trecento vittime del terremoto che ha interessato il centro Italia lo scorso 24 agosto. Dall’altra la promessa del capo di Stato, Sergio Mattarella, intervenuto alle esequie con le altre massima autorità, e ripetuta anche personalmente nell’abbraccio fraterno e paterno offerto uno per uno ai tanti parenti che circondavano di affetto le bare distese al centro della palestra: «Non vi lasceremo soli».

Una domanda e una promessa che abbiamo fatte nostre anche noi del Movimento dei Focolari in Italia sin dall’inizio di questa tragedia, dalle 3,36 della prima scossa, come abbiamo raccontato nell’articolo “Terremoto: esperienza di famiglia” , mentre continuiamo a sentirci interpellati insieme giorno dopo giorno, quando il mutare delle situazioni suscita nuove necessità e genera nuove richieste. Ad animarci un moto interiore molto forte che ci sprona in ogni momento. Subito ci è venuto in mente, e ancor più in cuore, una nota meditazione scritta da Chiara Lubich il 20 settembre 1949.

Versione 2La fondatrice dei Focolari, così si esprimeva in alcuni passaggi di questo canto d’amore a Gesù abbandonato (Gesù, cioè nel momento in cui grida in croce “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”): «Ciò che mi fa male è mio. Mio è il dolore che mi sfiora nel presente. Mio il dolore delle anime accanto. Mio tutto ciò che non è pace, gaudio, bello, amabile, sereno… Così per gli anni che mi rimangono: assetata di dolori, di angosce, di disperazioni, di distacchi, di esilio, di abbandoni, di strazi, di… tutto ciò che è Lui. (…) Così prosciugherò l’acqua della tribolazione in molti cuori vicini e, per la comunione con lo Sposo mio onnipotente, lontani».

Un testo, quello appena citato, i cui toni possono apparire quasi poetici, ma che in questi decenni ha  ispirato innumerevoli risposte d’amore ai dolori dell’umanità, nelle piccole e grandi tragedie, nei piccoli e grandi dolori di ogni giorno. Così anche questa volta.

Se dunque nell’immediato siamo corsi insieme ad altri a dare da bere, da mangiare, a portare coperte e beni di prima necessità, a recare conforto ai sopravvissuti nelle tendopoli come ai parenti delle vittime negli obitori, adesso stiamo cercando di capire quali sono le necessità a cui dare risposta. In una telefonata collettiva webex fra un gruppo di persone del Movimento di varie regioni d’Italia – non solo quelle coinvolte dal sisma – abbiamo scambiato le informazioni di cui siamo a conoscenza, condiviso le diverse iniziative che abbiamo messo in atto.

Un aspetto sembra evidente: al momento si sta facendo fronte all’emergenza in maniera eccellente, come riconoscono anche i media internazionali. Qualcuno nella telefonata raccontava: «Siamo stati spettatori di una generosità quasi esagerata. Ci hanno detto di interrompere la raccolta di qualsiasi cosa. Uno spettacolo meraviglioso. Anche la grande richiesta di sangue è stata soddisfatta, tanti medici si sono messi a disposizione e gli ospedali si sono rivelati all’altezza della situazione».

E da un altro posto: «Qui le associazioni si sono attivate immediatamente e anche noi del Movimento dei Focolari siamo pienamente inseriti; abbiamo creato fra tutti un gruppo whatsapp che alimenta la gara di solidarietà.  Lavoriamo nell’accoglienza, nel trasporto, nella preparazione di 1500 panini giornalieri per i volontari. Facciamo tutto quello che serve di volta in volta». 

I giovani del Movimento, come già in altre occasioni, sono pronti a partire per i luoghi dove c’è necessità e si stanno prendendo i necessari contatti con la Protezione civile.

Un altro punto è chiaro: non abbassare l’attenzione nei prossimi giorni e, soprattutto, nei prossimi mesi, quando si corre il rischio che, passata l’onda emotiva, i riflettori si spengono. Rispetto ad altri terremoti avvenuti in Italia c’è una differenza: le case devastate sono in buona parte case di vacanza e quindi c’è un minore impatto sulle necessità abitative in senso stretto cui far fronte. Ma, fermo restando che il problema della ricostruzione è comunque vivissimo, è ancora più impellente il fattore umano. Stiamo vedendo squadre di psicologi a fianco di chi ha perso un caro come di chi è stato estratto dalle macerie ma anche di chi, “semplicemente”, è riuscito a mettersi in salvo.

Elaborare il lutto o il trauma non sarà cosa da poco. E se occorrono senz’altro le dovute competenze, anche persone “specializzate” nelle relazioni umane possono fare la differenza. «Un punto delicato – raccontano da Ascoli – è stato l’obitorio, dove abbiamo fatto accoglienza e distribuito pasti. Chi è andato riferisce di un immenso dolore perché sono state distrutte comunità intere e tanti sono gli ascolani colpiti dal lutto. Su tutto però prevale un forte senso di partecipazione e una grande generosità. Certo, vivere queste esperienze fa un grosso effetto, bisogna essere come la carta assorbente che assume su di sé il dolore dell’altro e lo allevia».

«Quando la degenza in ospedale si allunga, quando c’è bisogno del sostegno, possiamo essere presenti e anche dopo, quando le persone tornano a casa con il loro fardello di dolore, andarle a trovare, non interrompere i rapporti», suggerisce qualcuno nel corso della telefonata. E altri ricordano in particolar modo i bambini: «Per loro bisogna davvero pensare qualcosa di significativo», senza dimenticare gli anziani. «Chissà, forse potrà nascere un progetto di animazione artistica – auspica un pianista – e sarebbe bello che anche per il dopo terremoto si potesse lavorare insieme ad altri, come sta avvenendo in questi giorni».

Lavori in corso, dunque, perché lo sforzo principale è quello di stare in ascolto dei bisogni reali e offrire risposte concrete, quelle che servono e non altre. Anche su questo sito può avvenire uno scambio di idee e possono nascere proposte.

Intanto il coordinamento per le emergenze umanitarie del Movimento dei Focolari a livello internazionale, come abbiamo scritto in un nostro articolo che terremo aggiornato con gli ulteriori sviluppi, sta accogliendo la generosità di quanti vogliono contribuire economicamente. Mentre il nostro quotidiano on line, Città Nuova, racconta i tanti volti di questa tragedia continuandola a seguire quotidianamente.

a cura di Aurora Nicosia e Antonio Olivero




Associazione Arcobaleno Milano

L’Associazione Arcobaleno
Nel cuore di Milano, l’Associazione Arcobaleno è un’iniziativa sociale nata 40 anni fa per opera di alcuni giovani del Movimento dei Focolari e divenuta un esempio riuscito dell’integrazione e dell’inclusione delle popolazioni straniere in Italia. L’obiettivo dell’associazione è quello di accogliere e promuovere l’inclu- sione sociale delle persone migranti. Le fondamenta dell’iniziativa partono da una frase di Chiara Lubich: «Amare la patria altrui come la propria». Alle origini, un torneo di calcio, il Mundialito, che nei primi anni ’80 radunava giocatori da oltre 24 nazionalità. A questo col tempo si è aggiunta la Scuola di Italiano, che è riuscita a cogliere fino a 1.500 studenti all’anno e che oggi costituisce l’attività principale dell’associazione. Oltre a questa ci sono i corsi di inglese, di informatica, il centro di ascolto per le donne, lo sportello di assistenza legale, e i servizi per le famiglie bisognose attraverso la Spesa Sospesa e il Banco Alimentare.

Contatti
E-mail arcobalenoass@libero.it Tel 02 89400383

 




Premio Bontà

Vedi anche il recente articolo su Città Nuova Online

PREMIO BONTÀ DON NANDO NEGRI (Fondatore della Città del Ragazzo)

settima edizione 2016
a  VERONICA PODESTÀ (una giovane del Movimento dei Focolari)

“Veronica Podestà, giovane infermiera di Graveglia di Carasco, piccolo paese del levante ligure ha ricevuto il premio “Bontà 2016” in ricordo di don Nando Negri, fondatore del “Villaggio del Ragazzo”, opera fondata dal sacerdote ligure e che ancora oggi promuove e gestisce servizi educativi, socio-sanitari, assistenziali, per il lavoro, per la formazione e l’aggiornamento professionale. Una vita spesa interamente per le periferie e per gli ultimi quella di don Nando. Verso chi è stato messo dalle circostanze dalla vita ai margini e per i diseredati. E alla cui memoria, dopo la sua morte, è stato intitolato un premio destinato a quanti in diversi modi si spendono ancora oggi per i più bisognosi.

Per l’edizione 2016 è stata premiata Veronica, di 25 anni, giovane del Movimento dei Focolari che lavora al Centro Benedetto Acquarone di Chiavari, un’altra delle opere di don Nando. Grazie alla sua tenacia e al suo coraggio, infatti, è riuscita a dare a Daniel, un bimbo della Costa d’Avorio affetto da tetralgia di Fallop, la possibilità si essere operato (con successo) all’Ospedale di Massa.

Nel marzo del 2013 Veronica si laurea come infermiera con un sogno nel cassetto: andare in Africa. Tramite Carlo, un amico genovese del Movimento che vive ormai da molti anni in Africa, riesce a trovare il modo per realizzare il suo sogno e mettersi a servizio professionalmente di una realtà molto diversa da quella che avrebbe potuto affrontare in Italia presso il dispensario di Man, in Costa d’Avorio.

Parte per 3 mesi, che poi diventano 6, 10, un anno. Un’ esperienza forte e bella, sia dal punto di vista lavorativo, dove ha potuto imparare tante cose, ma soprattutto dal punto di vista umano. Perché come racconta, “si parte con l’idea di andare a dare ed invece si torna avendo ricevuto, si parte con l’idea di cambiare il mondo e ci si accorge che per farlo bisogna incominciare a cambiare in sé stessi il modo di stare con gli altri”.

Mentre è in Africa conosce Daniel, la cui storia la colpisce subito per via di una malformazione cardiaca presente dalla nascita, che richiede una cura particolare da fare almeno 2 volte alla settimana al dispensario dove Veronica presta servizio. Ciò che la colpisce di quel bambino è il sorriso che le regala ogni volta che mette piede al dispensario, e di quel suo interessarsi a come sta lei prima ancora di poterlo fare lei con lui. La dimostrazione di una forza d’animo fuori dal comune, nonostante quel continuo andi-rivieni dal dispensario che deve fare insieme alla sua famiglia e le cure da fare per la sua malattia.

La sera in cui cui Veronica torna a casa trova tutti gli amici che aveva lasciato un anno prima nel giardino di casa ad attenderla per una festa. Alla fine della serata qualcuno le chiede: “Che cosa ti porti dentro da questa esperienza?”. Il pensiero va al sorriso di Daniel il giorno in cui si sono saluti in Africa. Nei mesi in cui si trova in Africa l’avevano raggiunta per un periodo altre due amiche, Stefania e Letizia. E’ proprio quest’ultima che tornando aveva incominciato a prendere contatti con l’ospedale di Massa per un’eventuale operazione. Intanto l’entusiasmo di Veronica contagia chi le sta attorno, e un mese dopo il suo ritorno con una nutrita squadra di amici della mamma organizzano un apericena per raccogliere dei fondi per permettere a Daniel di venire in Italia ad operarsi.

Da lì ad un mese Daniel arriva a Genova accompagnato dal papà e da Carlo, il focolarino che li aveva aiutati dall’Africa in tutte le pratiche burocratiche e dove rimane fino alla data dell’intervento a Pisa. Sono due mesi intesi, alla scoperta del mare, della neve e dell’incontro e scambio arricchente tra due culture. Daniel viene operato con successo e il papà, che aveva promesso al figlio una bicicletta in caso di superamento dell’operazione, si trova in difficoltà perché è un regalo molto costoso. Giusto il tempo di confidarlo che, senza saperlo, un’amica di Veronica per la sua festa di compleanno raccoglie dei soldi e decide di destinarli a Daniel, ormai conosciuto da tutta la comunità: quella busta contiene giusti i soldi per poter comprare la bicicletta desiderata da Daniel! Il seme lanciato da Veronica, che con la sua caparbietà è riuscita a dare la possibilità a Daniel di “vivere” una seconda volta attraverso l’operazione, si è trasformato in una solidarietà contagiosa”.

Daniela Baudino

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IL PREMIO E’ STATO CONSEGNATO IL  9 LUGLIO CON QUESTE MOTIVAZIONI:

“Il “Premio Bontà Don Nando Negri” 2016 a Veronica Podestà vuole riconoscere in lei, nel suo impegno, nella sua giovanile dedizione, nella sua capacità di “arricchirsi” donando se stessa agli ultimi, quello stesso spirito che guidò don Nando nella sua opera terrena”.

 

 




Il sinodo dei Focolari in Italia per un nuovo inizio

«Camminare insieme», incontrarsi, parlarsi, condividendo i propri pensieri, emozioni, comportamenti, iniziative. «Camminare insieme» riflettendo su alcune domande chiave della vita, non solo cristiana. In primo luogo, l’ascolto perché se abbiamo due orecchie e una bocca un motivo ci sarà: ascoltare il doppio e parlare la metà. Siamo più abituati, forse per eccesso narcisistico, più a parlare, a farsi ascoltare, a restare sulla propria idea piuttosto che immedesimarsi con il vissuto di altri, comprenderli, accoglierli, farli nostri, apprezzarli. E così imparare dal basso, da tutti, da chi meno te lo aspetti perché ognuno ha qualcosa da dare, da dire, da offrire, da costruire. Del resto è proprio il condividere un tratto del nostro viaggio della vita insieme a chi ci sta più vicino, la caratteristica del “noi” che prende forma nel nostro quartiere, comunità, città.

È quanto accaduto nel «camminare insieme», questo vuol dire sinodo, all’interno delle comunità dei Focolari in Italia dal dicembre del 2021 a marzo del 2022 con migliaia di persone e centinaia di incontri. Percorso che si snoderà, all’interno della Chiesa italiana, con tappe successive, fino al Sinodo dei vescovi del 2023 dal titolo “Per una chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione” per individuare proposte e azioni pastorali comuni che affrontino le sfide del nostro tempo.

«Il cammino sinodale è stato gioioso ed efficace». «Stiamo provando ad imparare ad acquisire una coscienza comunitaria». «L’esperienza di unità fatta nel Movimento dei Focolari spinge ciascuno ad uscire per costruire o ricostruire rapporti con i fratelli».  Sono alcuni dei commenti delle migliaia di partecipanti riuniti in piccoli gruppi trasversali dei Focolari: intergenerazionali, formati da laici e chierici, da credenti e non credenti. Tutti alla pari, al di là dell’età, del ruolo, della vocazione, dell’essere uomini o donne. Gruppi in cui, dopo due anni di pandemia, è rifiorita la speranza per superare lo scoraggiamento, avviare processi di sviluppo, comporre nuove possibilità di vita nelle comunità con idee che nascono dal fare rete insieme nel territorio per creare brani di fratellanza vissuta.

Rete che si realizza agendo insieme ad altre associazioni, vicine per interessi o presenti nello stesso territorio, non per produrre convegni, tavole rotonde, dibattiti pubblici ma per ascoltare chi non ha spazi di ascolto, che è fuori dal recinto classico dei nostri orizzonti, fuori dal perimetro ecclesiale. La Cnal, Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali, propone tre laboratori per ascoltare: chi condivide un credo, dialogo ecumenico e interreligioso; chi fa del “bene comune” con il volontariato o il terzo settore; chi svolge un ruolo educativo e culturale a vantaggio dei giovani e delle nuove generazioni.

Per il cammino sinodale dei Focolari in Italia si è scelto di rispondere a cinque domande. Ci si è interrogati, stimolati e si sono cercate le risposte in modo comunitario, in spirito di comunione, unità, sinodalità: in fondo tre sinonimi. Non per produrre documenti  – come si legge nel documento preparatorio -, ma per «far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani …».

La questione più gettonata, il 58% dei gruppi, ha approfondito il tema dell’ascolto e del dialogo. Molti gli ostacoli da rimuovere tra cui: la superficialità nei rapporti, la troppa attenzione ai risultati e non alla persona che si ha di fronte, la risposta sempre pronta, il non saper perdere le proprie idee, le chiusure mentali, l’integralismo, l’autoreferenzialità. Ostacoli riferiti da molti e, in particolare dai giovani, in attesa di strade nuove fuori dai soliti schemi da confort zone. Così come nel dialogo è emerso che, all’interno delle comunità dei Focolari, si fa fatica ad accettare il conflitto, il confronto autentico per portare il proprio contributo senza timore di incrinare il clima di comunione. Ciò che in primo luogo favorisce l’ascolto e il dialogo è la cura delle relazioni, dedicare tempo ai rapporti, senza fretta. È un investimento nella “banca del tempo” che ha ricadute positive sull’intera comunità e nel territorio, genera nuova vita che nasce dall’amore reciproco e dal “fare insieme” anche con le nuove generazioni.

Un contributo tipico dei Focolari è nel desiderio di vivere insieme come comunità le parole del Vangelo, con, non solo un commento esegetico, ma con la comunicazione delle esperienze vissute: una vera novità. Raccontare cosa ha generato vivere la Parola di vita in noi e attorno a noi. La parola vissuta e comunicata, anche valorizzando gli “otri nuovi”, i Social, crea un inedito stile evangelico dove il rapporto tra i fratelli e le sorelle dei Focolari supera il confine tra famiglia naturale e comunità. Pietra miliare resta una indicazione di Chiara Lubich sull’essenzialità di vivere le tre comunioni nei gruppi: «Lasciarsi vivere dalla Parola, ricevere l’Eucarestia per essere sempre più Gesù, e comunicare con il fratello perché cresca l’amore reciproco». Quante comunità, iniziative sono nate da semplici atti d’amore, dal voler mettere in pratica la Parola che diventa vita, associazioni, opere? Se è accaduto “lì e allora” perché non può accadere anche “qui e ora”. Il Vangelo è lo stesso.

Si tratta di trovare spazi, luoghi, modi nella logica delle 3P: piccoli passi possibili. Con l’individuazione di obiettivi da perseguire nel discernimento comunitario e concreto nelle comunità abituandosi al dialogo, all’ascolto, allo scontro, alla comunione, finché arriva l’ispirazione dell’idea giusta, condivisa, praticabile, realizzabile. Obiettivi scelti con l’integrazione di tre criteri: interessi della comunità locale, esigenze della Chiesa nel territorio e le proposte nazionali e internazionali dei Focolari.

L’autorità è il collettivo, una leadership dialogica e le decisioni vanno prese insieme con corresponsabilità dal basso: un vero salto evolutivo dove occorre più disponibilità e una frequente alternanza dei ruoli. Il contributo tipico dei Focolari è costruire ponti, gettare il cuore oltre l’ostacolo, favorire la comunione, valorizzare l’altro e il carisma altrui, evidenziare il bene, metterlo in rete facendo da lievito nella pasta, mettendo in relazione persone, cristiani di altre chiese, credenti di altre religioni e persone diversamente credenti. Il luogo è il vicinato, il quartiere, la piccola comunità che diventa locale e globale, particolare e universale. Abbiamo il “collante”, il Volto per eccellenza, il diviso da Dio e dagli uomini per portare unità dove non c’è e partire dalle criticità per trovare nuove piste e sostenere tutte le persone impegnate nei vari organismi ecclesiali, sociali, politici. Non era solo un sinodo, era una rifondazione. Per un nuovo inizio

di Gabriele Amenta




Hanno sloggiato Gesù

Chiara Lubich ebbe a dire: “Hanno sloggiato Gesù” quando lo vide sostituito nei centri commerciali da renne, Babbi Natale e stelle luccicanti. Oggi lo vediamo sloggiato e non accolto nei poveri, nei migranti per le strade gelide delle nostre Città. Ed è a Lui che vogliamo andare incontro.

Riceviamo ogni giorno testimonianze delle variegate iniziative portate avanti in Italia da tanti con fatica e tenacia a favore di poveri e di immigrati. Da chi, per esempio, impegnato in un centro di accoglienza vive il dramma delle famiglie immigrate che non vi potranno più essere ospitate. O da coloro che, con un’associazione di sostegno alle povertà, da oltre 30 anni, offrono scuola di italiano, sportelli lavoro, banco alimentare, occasioni di socialità e di svago, pronti adesso a raddoppiare l’impegno.

Come Movimento dei Focolari intendiamo rafforzare e sostenere ancora di più tutte queste realtà, stringendo ulteriormente le collaborazioni già in atto con molte organizzazioni laiche ed ecclesiali.

Ciò che interpella la nostra coscienza è la condizione di esclusione che colpisce uomini, donne e bambini. Oggi, nel Natale 2018, vogliamo prendere alla lettera i quattro verbi proposti da papa Francesco per affrontare la grande questione delle migrazioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. È quello che cerchiamo di fare personalmente dove esercitiamo il nostro impegno concreto.

Prima delle elezioni del 4 marzo u.s. abbiamo avanzato, assieme ad altre organizzazioni cristiane, delle proposte concrete per l’agenda politica, che promuovevano istanze di giustizia e umanità, ben consapevoli che «la crisi dei migranti che attraversa oggi l’Europa mette in luce una profonda crisi dei valori comuni su cui l’Unione si dice fondata». Di fatto, la normativa introdotta in Italia sembra andare in direzione opposta a tali istanze.

Il Card. Bassetti, intervistato da Avvenire, ha spiegato che “la Chiesa cattolica, da sempre, si prende cura dei poveri, degli ‘scarti’ e degli ultimi. I poveri, anche quelli forestieri di cui non sappiamo nulla, appartengono alla Chiesa «per diritto evangelico» come disse Paolo VI. Ed è in virtù di questo «diritto evangelico» che la Chiesa italiana si muove con cura e compassione verso coloro che scappano dalla povertà, da guerre, carestie, fame, persecuzioni”.

Ora, come allora, lo sguardo del Bambino – accolto dagli esclusi della terra, come erano i pastori del tempo – sia capace di svegliarci dal sonno della paura e del rancore per farci riscoprire fratelli.

Rosalba Poli e Andrea Goller

Responsabili Movimento dei Focolari – Italia




Loppianolab 2016

POWERTA’
La povertà delle ricchezze e la ricchezza delle povertà

30 settembre – 2 ottobre 2016 (Loppiano – FI)

Loppianolab 2016 programma generale

Sito Loppianolab

Pagina Facebook

Twitter @LoppianoLab

Le prenotazioni a Loppianolab sono chiuse, è comunque ancora possibile partecipare: in che modo?

Prenotazioni Pass Ingresso: scrivere direttamente all’accettazione loppianolab.accoglienza@loppiano.it specificando il punto di ricezione a cui si preferisce rivolgersi per il ritiro dei pass:

  • Polo Lionello Bonfanti dal 30/09/16
  • Auditorium di Loppiano dal 28/09/16

Nota: La Performance  “Gen Verde + Giovani… In Action!” richiede specifica prenotazione via mail sempre all’indirizzo loppianolab.accoglienza@loppiano.it. o prenotazione telefonica 055-9051102.   I pass  prenotati verranno rilasciati  fino ad esaurimento posti.

Prenotazioni per vitto e alloggio: rivolgersi direttamente a

Alberghi e strutture recettive:

  • Hotel Michelangelo – www.hotelmichelangelovaldarno.com/

Indirizzo: Via Poggilupi, 580A, 52020 Terranuova Bracciolini AR

Telefono: 055 973 8557

  • Hotel Masaccio –  hotelmasaccio.com/

Indirizzo: Lungarno Don Minzoni, 38, 52027 San Giovanni Valdarno AR

Telefono: 055 912 3402

Pasti:

  • Polo Lionello Bonfanti

– Presso “Terre di Loppiano” pasti caldi a prenotazione  o snack a buffet a tutte le ore.  Per prenotazione o informazioni tel. 055-8330888 email: info@terrediloppiano.com

  • Auditorium di Loppiano

– Punti Ristoro e Snack veloci da consumare a buffet sono sempre disponibili, con pagamento sul posto.

Vi segnaliamo che è stato pubblicato su www.loppianolab.it una clip del Gen Verde che come sapete animerà cinque workshop e una performance tutti dedicati ai giovani.

Questo il link: http://www.loppianolab.it/#loppianolab-giovani

Quest’anno LoppianoLab pone un’attenzione particolare alla partecipazione delle famiglie. Vi ricordiamo qui il programma per le nuove generazioni:

LOPPIANOLAB GIOVANI & GEN VERDE

Laboratori artistici per ragazzi e giovani dai 14 ai 25 anni:

I laboratori costituiscono un percorso artistico. È vivamente consigliata la partecipazione a tutto il programma. È necessario prenotarsi indicando il workshop prescelto: adriana.martins@genverde.it

LOPPIANOLAB KIDS Per bambini e ragazzi da 4 a 13 anni:

E’ TEMPO DI DARE. La felicità non dipende da quello che hai. Laboratori sui temi:

– Povertà (la felicità non dipende da quello che hai)

– Cultura del dare (C’è più gioia nel dare)

– Ecologia (curiamo la nostra terra)

Per i più piccoli: servizio di baby sitter a pagamento

Venerdì:14:00-18:00; sabato: 9:00-13:00 /15:00-18:00; domenica: 9:00-11:30.

la scheda di prenotazione è on line http://www.schedaprenotazione.it/ll.asp

Per informazioni relative agli alloggi potete rivolgervi all’ufficio accoglienza di Loppiano: mail: loppianolab.accoglienza@loppiano.it – tel. 055.9051102.

Loppianolab GenVerde2016




Documentario: “Siracusa terra di bellezze e contraddizioni”

“Siracusa: terra di bellezze e contraddizioni”, documentario di 28 minuti, regia di Clara Anicito, nasce dalla voglia di far raccontare alle immagini l’esperienza del Siracusa Summer Campus alla sua terza edizione.
Clara ci racconta: “Una notte nasce però un’intuizione: raccontare, oltre all’esperienza estiva, la Sicilia, la mia terra splendida e maledetta, e ancor di più la città che ci ha ospitato, assolutamente emblematica per esprimere la ferita che molti luoghi vivono: una città spaccata in due, da una parte il centro storico pieno di turisti, e dall’altra una periferia dimenticata.
Realizzato in soli cinque giorni, il documentario non vuole essere una visione esatta della realtà, in quanto difficile da raccontare in così poco tempo, ma narrare quello che ragazzi da tutta Italia hanno visto e vissuto, e che soprattutto cercano di combattere.
Vorrei esprimere con quelle immagini la speranza che solo insieme si possono cambiare le cose, ma anche lasciare quasi un amaro in bocca, per invogliare chiunque nella propria città a lottare per le sue ferite, le sue periferie, facendo scelte non assistenzialiste, ma radicali, politiche e profonde.
Una frase cardine con cui mi piace riassumere tutto questo, è quella di una canzone usata come colonna sonora: “Tu ti lamenti, cchi tti lamenti, pigghia lu vastuni e tira fora li denti.” (Tu ti lamenti, ma di cosa ti lamenti? Prendi il bastone e tira fuori i denti.)”
Un primo esperimento da parte dei Giovani per un Mondo Unito di realizzare un prodotto non solo amatoriale, il documentario è soprattutto il frutto dell’amore di molti: dei giovani che ci hanno lavorato, di chi ha finanziato il progetto, dei ragazzi che in soli due giorni hanno registrato le colonne sonore, e di tutti quelli che credono che con coraggio e solo insieme si può sperare in un futuro migliore.




L’impegno del Movimento dei Focolari per la Giornata mondiale dei poveri, 2017

Messaggio del Santo Padre I Giornata Mondiale dei Poveri Domenica XXXIII del Tempo Ordinario 19 novembre 2017   Non amiamo a parole ma con i fatti

Sarà questa una giornata dove tutta la comunità cristiana dovrà essere capace di tendere la mano ai poveri, ai deboli, agli uomini e alle donne cui viene troppo spesso calpestata la dignità. Il Messaggio richiama all’espressione biblica della Prima Lettera di Giovanni: Non amiamo a parole ma con i fatti. Con questo motto, si intende configurare il senso della celebrazione mondiale. “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,18). Sono le parole dell’evangelista, con cui Papa Francesco introduce il suo Messaggio. Il Papa insiste su questo punto: “Non pensiamo ai poveri, solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e alle ingiustizie che spesso ne sono causa, dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita” (n. 3).

Per maggior informazioni GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

La proposta, fatta propria dal Movimento dei Focolari in Italia, è quella di impegnarsi, soprattutto nel corso della settimana precedente la Giornata, ma in forma continuativa anche dopo, a creare momenti di incontro, amicizia e aiuto concreto con le persone maggiormente in difficoltà. 

Vedi anche:

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www.fag8.org/

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#DareToCare-Vaccino: accesso globale alla fratellanza

 

In questo momento storico eccezionale in cui viviamo una inimmaginata crisi pandemica che minaccia la vita delle persone e la tenuta sociale delle comunità e Paesi, si rende necessaria una strategia lungimirante ed ugualmente eccezionale, che consideri la comunità mondiale come un’unica realtà.

La vita umana è il bene primario da cui derivano gli altri beni, profitto compreso, ed è per questo che il vaccino (ed ogni altro presidio sanitario) che rappresenta una soluzione efficace a questa pandemia diviene un bene comune globale.

Ed ora che il vaccino per sconfiggere la SARS-CoV-2 è realtà, frutto di una collaborazione e cooperazione tra pubblico e privato, non possiamo attuare strategie miopi, nazionaliste ed in particolare dirette alla principale salvaguardia di diritti di natura privatistica. Le conseguenze su scala mondiale sono evidenti ed evitabili:

  • anche un solo Paese non immunizzato può determinare il blocco mondiale dei traffici, dei commerci, dello spostamento delle persone (ne abbiamo avuto un esempio con la Cina all’inizio della pandemia) con danni ingenti in tutti i settori.
  • Il ritardo nell’immunizzazione globale di popolazione permetterà lo sviluppo di varianti del virus non trattabili con le attuali cure, cioè il vaccino, perché il virus continuerà a circolare e mutare e che incideranno anche sulla salute dei cittadini dei Paesi già “vaccinati” e sulla tanto amata sicurezza nazionale.

Serve pertanto e con urgenza una produzione del vaccino adeguata e sostenibile in tutto il mondo, un prezzo equo e accessibile a tutti i Paesi, compresi quelli a minor reddito, una distribuzione simultanea e coordinata per ridurre nel più breve tempo possibile la circolazione del virus, evitando sacche di resistenza e varianti del virus più mortali e resistenti alle cure.

Siamo tutti sulla stessa barca e nessuno si salva da solo! Solo insieme ce la possiamo fare guardando agli avvenimenti e alle soluzioni dalla prospettiva della Fraternità.

Gli strumenti esistono sono già attuabili e sono già stati sperimentati:

  • Non dimentichiamo che il primo a farlo è stato il dott.Sabin che del suo vaccino contro la polio non ne ha fatto un business, ma un bene comune, rinunciando al brevetto e rendendolo disponibile a tutti, a prezzi accessibili, e a diffusione mondiale.
  • Gli stessi accordi TRIPS (accordi di gestione e protezione dei diritti di proprietà intellettuale) dell’Organizzazione Mondiale del Commercio permettono in periodo di eccezionalità e quindi di pandemia la sospensione del brevetto, con possibilità degli Stati di produrre direttamente i farmaci salva vita, oltre all’accesso alle tecnologie complesse, coperte anch’esse da brevetto, che sono di supporto  ed indispensabili alla produzione del vaccino (mRna e capsula lipidica). Non si tratta di disconoscere le garanzie della proprietà intellettuale, ma di riconoscere che la logica del profitto deve cedere il passo alla tutela del bene pubblico globale.
  • La realizzazione del progetto Covax, il fondo che dovrebbe prevedere 2 miliardi di dosi di vaccino per 92 Paesi a medio e basso Reddito, garantendo più equità nella distribuzione e approvvigionamento del vaccino.

Chiediamo a Lei Presidente Draghi di agire non solo in rappresentanza ed interesse dell’Italia, ma con lo sguardo e la consapevolezza che la nostra azione può realizzare un bene maggiore all’interno dei nostri confini ed anche oltre gli stessi.

Pertanto chiediamo:

  • all’Organizzazione mondiale del Commercio la sospensione del brevetto, del diritto di proprietà intellettuale come previsto dalla normativa interna e come già richiesto da altri Paesi come India e Sudafrica. E rilanciamo questa richiesta dopo la recentissima bocciatura di qualche giorno fa del WTO, purtroppo grazie al parere sfavorevole dei Paesi Europei e dell’Italia. Chiediamo che venga in qualche modo riproposta.
  • alle Istituzioni dell’Unione Europea la modifica della legislazione europea affinché vengano garantiti trasparenza in tema di finanziamenti pubblici alla ricerca  (che sono stati cospicui alle aziende farmaceutiche nel 2020 ed essenziali per la produzione in tempi davvero brevi del vaccino ma nessuno ne conosce l’ammontare), costi reali ed efficacia (tossicità) dei vaccini, nonché la possibilità della concessione di licenze obbligatorie in casi eccezionali come la pandemia definendo chiaramente in via normativa gli standard di qualità adeguati della produzione conseguente.
  • all’Organizzazione Mondiale della sanitàl’implementazione di COVAX, fondo attualmente non sufficiente a coprire il fabbisogno di gran parte dei Paesi a medio e basso reddito.

Egregio Presidente,

Coltiviamo un sogno, che non è utopia né fantasia, ma poggia su una ragionevolezza adeguata alla condizione umana di questo tempo e che possiamo realizzare insieme a tanta parte della società civile della cittadinanza nazionale, europea e mondiale; questa pandemia può diventare un’opportunità nella consapevolezza che nessuno può affrontare la vita in modo isolato (e si legga in questo ogni aspetto – economia, cultura, formazione, innovazione, salute, felicità, benessere) ed è importante sognare insieme.

Movimento dei Focolari Italia

FIRMA LA PETIZIONE: http://bit.ly/PETVACC

GUARDA IL VIDEO DI PRESENTAZIONE SU YOUTUBE




Siamo in guerra: che fare?

La mattina ci si sveglia con un pensiero dominante, determinato dalle immagini viste e da quelle oscurate…perché eccessive, non elaborabili ormai in nessun modo. Kabul, Ankara, Nizza, Monaco e quante altre città ormai famigliari per le ore passate a cercare di capire, a indignarsi, a piangere.

Il pensiero di questi giorni, il primo, quello non gestibile: “Siamo in guerra, siamo dentro gli anni di piombo mondiali”.

In questi casi prima del “Che fare?” ci si inoltra nel “Che pensare?”.

Ricordi di racconti della più recente guerra, film suggestivi e analisi storiche studiate a scuola. Cosa conta durante la guerra?

E ripenso ai giusti tra le nazioni, quegli eroi “quotidiani” che non sapevano di esserlo, che spesso hanno compiuto azioni seguendo semplicemente la propria coscienza.  Non erano informati, non erano schierati. «Il Giusto – scrive Avner Shalev– simboleggia l’essere umano e la sua capacità di scegliere il bene contro il male e di non restare indifferente».

Queste caratteristiche mi richiamano stranamente persone che conosco. Non sono buoniste (questo aggettivo ormai è un’offesa, è diventato sinonimo di parolaio e superficiale), né hanno un’esatta teoria sociopolitica nella quale ascrivere quanto operano. Fanno atti concreti.

È il caso di Bruna, Mario, Giuseppe (nomi fittizi) che nella loro piccola cittadina laziale vengono in contatto con S. e N. e i loro due bambini di tre e un anno.

In questi giorni si sente parlare della necessità di idee forti che contrastino le idee forti dei terroristi.

Bruna, Mario, Giuseppe e i loro amici le hanno. Sono dentro di loro e Papa Francesco le dice  – e le vive – giornalmente: “Tocca la mano della persona che stai aiutando!; “le comunità paurose e senza gioia sono malate, non sono comunità cristiane”.

È per queste idee forti e soprattutto per la concretezza delle azioni conseguenti, senza troppe analisi, che ad S. e N. viene messo a disposizione un appartamento e comincia una storia.

“S. e N. sono dovuti fuggire dall’Egitto, con la pena di lasciare ciò che più amano. Tutto è iniziato accogliendoli e portandoli per mano come bambini, con turni di visite quasi giornalieri.

A gennaio sono state procurate tutte le cose necessarie: passeggino, omogeneizzatore, seggiolone, tritatutto, ecc. A febbraio erano già in grado di orientarsi per la spesa chiedendo di essere accompagnati solo nei posti più convenienti. A marzo un passo avanti con la predisposizione di uno schema per redigere un vero e proprio bilancio che li aiuti a capire il costo della vita in Italia.

Tutte le settimane, il lunedì e il giovedì, c’è un’equipe d’insegnanti più baby-sitter che a turno si reca  a casa loro per le lezioni d’italiano. Ci sono grandi progressi, pensate che ora riusciamo a comunicare con loro anche telefonicamente, senza l’aiuto dei gesti com’era all’inizio.

La strada è lunga perché in effetti l’arabo è molto lontano dalla nostra lingua, un po’ più semplice il percorso per N. che aveva studiato un po’ d’inglese, più fatica fa S. ma ce la sta mettendo tutta perché sa che la lingua è un ostacolo per il mondo del lavoro.

Il lavoro: questo è un argomento che li rattrista molto perché hanno tantissima voglia di lavorare per rendersi autosufficienti! Quando hanno capito che fino a quando questo non avverrà, sono “sostenuti  anche economicamente”  da tante persone di buona volontà e non dallo Stato Italiano, hanno pianto.

S.in Egitto faceva il calzolaio e ora grazie all’accoglienza di E., un calzolaio del posto, sta facendo un po’ di esercizio in modo da comprendere eventuali diversità nel lavoro. Purtroppo E. non ha lavoro sufficiente da dividerlo con S. e quindi continua la ricerca, su tutti fronti, di un lavoro.

Come in tutte le famiglie ci sono stati anche problemi di salute, influenze dei piccoli, necessità di cure dentistiche ma ogni volta è arrivata una grande disponibilità da parte di pediatri, specialisti e dentisti perché potessero ricevere cure gratuitamente.”

Una storia che si potrebbe ambientare in mille città, in tutta Italia, nel mondo, sotto casa mia: quanti giusti che sanno cosa fare quando si è in guerra!

a cura di Maria Rita Topini

 




Storie dai luoghi del sisma. Scrivici la tua

Riportiamo alcune frasi di una lettera che le persone della comunità di Medolla (MO), colpite dal terremoto nel maggio del 2012, hanno scritto alle comunità del Centro Italia dopo il recente sisma:

“Carissimi/e tutti/e delle comunità colpite dal terremoto,

siamo Fiorella e Mario della comunità di Medolla e dintorni (Emilia Romagna provincia di Modena) che nel 2012 e’ stata colpita dal sisma del 20 e 29 maggio.

Noi che ancora abbiamo negli occhi e nel cuore l’incredulità, l’impotenza e la paura di quell’ evento per il quale stiamo ancora lavorando alla ricostruzione….NOI VOGLIAMO CHE SAPPIATE CHE VI SIAMO VICINI innanzitutto con la preghiera e con quell’ offrire tutto per le vostre comunità per “essere famiglia” come Chiara Lubich ci ha insegnato.

Mentre stiamo pensando a come aiutarvi concretamente, vi chiediamo di mettere in comune fraternamente le necessità che potete avere al momento: se c’è qualcuno dei nostri che ha bisogno di essere ospitato o se possiamo essere utili in qualche maniera.

 … noi abbiamo ricevuto tanto da tutti nel 2012…vorremmo poter restituire almeno un po’ di quell’amore che ci ha fatto stare saldi come famiglie e comunità nella volontà di Dio.

Vi mandiamo il nostro abbraccio: a tutti e a ciascuno e aspettiamo vostre notizie!

Fiorella Mario e tutta la comunità”.

Perché?

Il racconto di una giovane dei Focolari a tu per tu coi feriti del terremoto accolti nell’ospedale di Pescara

Il giorno seguente il mio rientro al lavoro dalle ferie prende una piega che mai mi sarei aspettata. È la mattina del terremoto in centro Italia e già dalle prime ore del pomeriggio, l’ospedale civile di Pescara si rende disponibile per accogliere i feriti. Arrivata in ufficio (sto svolgendo l’anno di Servizio Civile presso la Caritas di Pescara-Penne) il mio direttore mi chiede di andare in ospedale per capire come è la situazione e per raccogliere eventuali richieste di necessità da parte dei feriti e dei loro parenti.

Arrivata sul luogo insieme a due colleghi, veniamo accolti dal cappellano e da alcuni medici dell’ospedale che ci propongono di andare direttamente nei reparti dove i feriti sono ricoverati. Davanti a ciascuno di loro mi avvicino in punta di piedi e con un filo di voce chiedo se hanno bisogno di qualcosa. Mi impressiona la dignità di queste persone, la loro compostezza: quasi mi verrebbe voglia di mettermi in ginocchio come davanti al tabernacolo. Davanti ai miei occhi c’erano figli che avevano perso i genitori, mariti senza più le loro mogli…persone vive per miracolo, rimaste per ore sotto le macerie aggrappate solo alla speranza. Nel mio cuore, un grazie a Dio perché queste persone che stavo incontrando erano ancora vive ma, allo stesso tempo, un grido di perché. Perché avevano perso tutto e tutti, perché? Quale sarebbe stata la loro ragione di vita ora?

Un pensiero mi è rimbombato, come un tuono, nell’anima. Un pensiero che non mi ha più abbandonato: «Tutto crolla, Dio resta. Tutto passa, Dio resta». Ho ripensato a Chiara Lubich ed alla sua esperienza sotto le bombe. Tutto è vanità delle vanità. L’uomo, per sua natura, è portato a farsi mille programmi, ad accumulare ricchezze oggi per goderle domani. Tutto passa. Ecco che ogni cosa diventa relativa e le sovrastrutture che ci creiamo facendoci mille problemi, ogni attaccamento, anche il più santo e giusto, può crollare da un momento all’altro.

Dio è l’unico ideale che nessuna bomba o terremoto può far crollare. E Dio è amore. L’amore che si rispecchia attraverso la competenza e l’umanità dei medici dell’ospedale di Pescara che mi ha felicemente sorpresa, l’amore gratuito di tantissime persone che si sono rese disponibili per offrire alloggio, vestiti, cibo e ascolto. L’amore che resterà impresso negli occhi di questi fratelli e sorelle che hanno perso tutto, tranne il cuore con il quale hanno risposto all’amore, ripetendo la parola “grazie” centinaia di volte. Quegli occhi che non dimenticherò mai.

Benedetta F.

Altri Articoli con storie e testimonianze:

I nonni del terremoto

Elisa e Gabriele

Ulteriori articoli su città nuova online

Elisa Articolo su incorrieredella città

Il sorriso di Elisa e i suoi coetanei

Gabriele Articolo su ilcorrieredellacittà

Testimonianza di Lorenzo di Ascoli che si è salvato dalle macerie:

Scrivevamo il 25 agosto:

Terremoto: vivere un’esperienza di famiglia

 




Giornata mondiale dei poveri – l’adesione dei Focolari in Italia

Comunicato stampa

GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

L’ADESIONE DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI IN ITALIA

“Imparare dai poveri”

 La sensibilità verso le povertà materiali e spirituali del nostro tempo accompagna da sempre la vita dei singoli e delle comunità dei Focolari in Italia e nel mondo. In occasione dell’appello lanciato da Papa Francesco con l’istituzione della Giornata Mondiale dei Poveri, il Movimento dei Focolari in Italia fa proprio l’invito a “creare momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto” per amare “non a parole, ma con i fatti”.

Per questo i Focolari si impegnano ad “attualizzare il paradigma della condivisione in tutte le sue forme, vivendolo insieme alla Chiesa e a tutti gli uomini di buona volontà”, facendo proprio il richiamo del Papa ad agire come i primi cristiani.

“Questa giornata”, dichiarano i responsabili dei Focolari in Italia Rosalba Poli e Andrea Goller, “ci riporta al primo aspetto della nostra spiritualità che è proprio la comunione dei beni”. Pratica che negli anni ha portato, anche in Italia, al sorgere di numerose opere e azioni sociali, di varia entità e su tutto il territorio nazionale, ispirate proprio dal desiderio di ripetere, come nelle prime comunità cristiane “e nessuno tra loro era bisognoso (cf. At 4,34)”.

Come l’Associazione Arcobaleno, attiva a Milano da oltre 30 anni, il Centro La Pira per giovani stranieri a Firenze, al Progetto sempre persona per il reinserimento dei carcerati e l’assistenza alle loro famiglie; il Progetto Apriamoci, dell’associazione culturale del Trentino More volta all’accoglienza, i progetti per minori non accompagnati come Fare sistema oltre l’accoglienza, o per le famiglie con Facciamo casa insieme; le associazioni nate per la redistribuzione del cibo come l’Associazione Solidarietà a Reggio Emilia, la B&F di Ascoli, l’Associazione Città Fraterna e il Comitato Umanità Nuova a Genova; le azioni con i senza tetto, come RomAmoR attiva alla stazione di Roma Ostiense da alcuni anni, o di accoglienza ai migranti in territori di confine come a Lampedusa e Ventimiglia; l’associazione Legami di solidarietà a Pomigliano d’Arco, che in un contesto fortemente segnato dalla disoccupazione riscopre il senso del mutualismo e della condivisione come espressione di una tensione verso una società giusta e fraterna. Dopo il terremoto in Centro Italia il supporto alla rete dei GAS e la nascita del progetto RImPRESA, per il sostegno in loco alle attività economiche più danneggiate dal sisma. Tra le ultime nate, la PAS di Ascoli Piceno cioè il Polo Accoglienza Solidarietà in collaborazione con diverse associazioni, con la Diocesi ed il Comune, e altro ancora (vedi www.focolaritalia.it).

L’Aipec poi raccoglie in Italia molte persone e aziende che si ispirano ai principi dell’Economia di Comunione, perché la cultura del dare diventi prassi aziendale e rinnovi l’economia dall’interno. Per formare in questa direzione giovani imprenditori nasce inoltre la Scuola di Economia Civile, nella convinzione che ogni esperienza di prossimità fraterna faccia crescere la consapevolezza, come ha detto Francesco, che occorre agire per cambiare le strutture che producono ingiustizia sociale ed esclusione.

Ma se queste sono alcune delle azioni consolidate e forme strutturate di intervento sull’agire economico, non di meno in vista del 19 novembre nuove idee sono sorte per “fare la propria parte per dare vita a una cultura dell’incontro e della condivisione, in uno stile fatto di reciprocità”, come scrivono ancora Rosalba Poli e Andrea Goller nell’editoriale Imparare dai poveri (cfr. Città Nuova n. 11 nov.2017), spesso in collaborazione con le tante forme di volontariato già presenti sul territorio.

Così in Sicilia, a Scicli continua la mensa “Una tavola, una famiglia”, a Messina l’impegno con le Piccole Sorelle dei Poveri e la loro casa di riposo per anziani e poveri, mentre è in programma l’avvio di un sostegno presso la mensa e la Casa di accoglienza per migranti del Don Orione. A Siracusa si sostengono le raccolte di alimenti organizzate dalla Caritas. A Paternò continuano i turni di volontariato a fianco di altri gruppi e associazioni, presso la mensa sociale “La bisaccia del Pellegrino”, nata a fine 2015 grazie ad una sinergia tra enti pubblici, Caritas Vicariale e varie Associazioni di volontariato, che garantisce ogni giorno circa sessanta pasti. 

A Milano, l’impegno è all’insegna della lotta allo spreco. Oltre l’attività dell’Associazione Arcobaleno che assiste 300 famiglie, per raggiungere un maggior numero di persone i Focolari rilanciano turni per il confezionamento e la distribuzione dei pacchi e si impegnano a sostenere il 25 novembre, a Colletta Alimentare nei diversi supermercati di Milano.

In Abruzzo si raccolgono idee e iniziative per rendere stabile l’azione in favore delle persone più in difficoltà. In Sardegna, alle porte di Cagliari, si sostiene la “Casa della Speranza” per papà separati, in collaborazione con il Centro di Accoglienza San Vincenzo de’ Paoli.

Per tutti poi si rilancia l’app FAG-8, una piattaforma che permette agli utenti di poter condividere in maniera gratuita un oggetto, un progetto o il proprio tempo all’interno della community.

“Se dai poveri si può imparare”, dichiarano Poli e Goller, “non di meno chi ha di più è chiamato a dare. Non l’elemosina, non un gesto una tantum ‘per mettere in pace la coscienza’. L’invito è ad ‘uscire dalle nostre certezze e comodità’ per andare incontro ai mille volti della povertà. Facciamo nostro, dunque, l’invito di papa Francesco in occasione della giornata e non solo”.

Maria Chiara De Lorenzo 349 5843084 
Carlo Cefaloni    328 0531322
ufficiostampaitalia@focolare.org

Comunicato stampa in pdf 20171113_CS_GMPFocolariItalia




È morto ieri a Roma Dino Impagliazzo, esempio di amore verso gli ultimi

26 luglio 2021

È morto ieri a Roma Dino Impagliazzo, esempio di amore verso gli ultimi

I funerali domani 27 luglio alle 11 nella chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma. Sarà possibile seguire i funerali in diretta anche su YouTube

Insignito nel 2019 dell’Onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per la sua preziosa opera di distribuzione di pasti caldi e beni di prima necessità ai senzatetto presenti in alcune stazioni ferroviarie romane”, Dino era in realtà una persona schiva dai riflettori: il primo gruppo di persone che con lui ha iniziato l’attività di ristorazione per i poveri della città si chiamava “quelli del Quartiere”, per dare il più possibile un segno di accoglienza e prossimità e al tempo stesso rimanere “il più anonimi possibile”. Gruppo cresciuto nel tempo e diventato poi un’associazione di oltre 300 volontari che garantisce pasti per oltre 250 persone al giorno. Il suo nome è RomAmor, perché – così spiega lo stesso Dino – “Roma diventi una città dove le persone si vogliono bene. Roma è sempre stata una città al servizio, dobbiamo aiutare Roma perché diventi la città dell’ospitalità”. Ex dirigente INPS in pensione, a Roma era conosciuto come “lo Chef dei poveri”

Tutto ha inizio da un panino, dato per vivere concretamente la parola del Vangelo: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare”, e poi diventano, 10, 20 panini, 150 pasti. Si comincia dalla Stazione Tuscolana, ma si va oltre. Oggi l’Associazione distribuisce anche vestiario, calzature, materiale per l’igiene personale; in alcuni casi si facilita il rapporto con gli enti pubblici e per le pratiche legate alla residenza, assistenza sanitaria, assistenza legale, avvio ad attività lavorativa, per le persone senza fissa dimora o in difficoltà. “Al cuore c’è la fratellanza universale; il cuore è il Vangelo dove Lui ci dice: “Qualsiasi cosa avete fatto al più piccolo, l’avete fatta a me”. E la preghiera di Gesù che alla fine dice “Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”. E già dall’inizio del nostro impegno ci siamo detti che non dovevamo fare le cose da soli. Per me sono tutti fratelli, come sei fratello tu, sono fratelli pure i poveri per strada, senza nessuna discriminazione”, testimonia Dino.

Dino Impagliazzo nasce nel 1930 nell’arcipelago della Maddalena, e dopo gli studi a Civitavecchia si trasferisce a Roma. Qui cresce la sua famiglia, con la moglie Fernanda e i quattro figli, Marco – attuale presidente della Comunità di Sant’Egidio -, Giovanni, Paolo e Chiara. Alla famiglia va in particolare l’affetto e la vicinanza di tutto il Movimento dei Focolari, del quale Dino era membro, testimone fedele della spiritualità dell’unità. In tanti, e in tutto il mondo, lo ricordano con affetto e gratitudine, come testimoniano i numerosi messaggi arrivati in queste ore: “Ricordo la sua instancabile energia da quindicenne nel dedicarsi fattivamente ai fratelli ed il suo “essere” fatto di amore concreto che ci stimolava ad imitarlo”; “Neanche il Covid ti ha fermato, hai cercato in tutti i modi di far si’ che potessimo continuare il nostro impegno di volontari “guidandoci” da casa. Il tuo entusiasmo era contagioso. Non ti dimenticheremo mai!”; “Arrivederci grande Dino!”.

I funerali saranno celebrati martedì 27 luglio alle ore 11 nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere.

Per approfondire:

Città Nuova: https://www.cittanuova.it/morto-dino-impagliazzo-chef-grande-amico-dei-poveri/?ms=003&fbclid=IwAR0ucDAY-JzeF25n30HsFbXyJJRrSBwUesT94gk8CbMw8mgvoQqkn9G_wqo

Bel tempo si spera: https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=5vKQICsxD4o

Collegamento CH:

https://collegamentoch.focolare.org/2018/02/23/romamor-essere-famiglia-con-i-piu-bisognosi/

© Sito del Quirinale

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Ucraina: situazione degli aiuti da parte dell’AMU e AFN – Video

5 marzo 2022
Aggiornamento sulla situazione degli aiuti in Ucraina con interventi di:
Francesco Tortorella – Referente dei progetti di Cooperazione internazionale dell’AMU Giovanna Pieroni – Addetta Stampa di AFN

La raccolta fondi continua . . .

Il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari ha avviato una raccolta fondi straordinaria in sostegno della popolazione ucraina, attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN).

È possibile donare online sui siti: AMU: www.amu-it.eu/dona-online-3/

AFN: www.afnonlus.org/dona/

oppure attraverso bonifico sui seguenti conti correnti:

Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2T84A

Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2T84A

Causale: Emergenza Ucraina

Ucraina: al via la raccolta fondi in sostegno alla popolazione




Progetto Ballarò

 

Tentare nuove strade

A Ballarò, un quartiere svantaggiato di Palermo, una serie di iniziative, nate spontaneamente danno vita ad un progetto che crea coesione sociale

Poco più di un anno fa si è organizzata una giornata ecologica con i giovani e gli adulti del Movimento dei Focolari in una piazza di Ballarò, territorio svantaggiato a livello economico e sociale nella città di Palermo.

Una giornata bellissima sia per il lavorare insieme in un posto così trascurato, che per l’aver creato un rapporto immediato con le persone del posto, i bambini, le mamme i papà che si sono messi con noi a lavorare per ripulire e rendere più dignitoso e vivibile l’ambiente circostante.

Nasce da lì l’idea di dare continuità a quanto vissuto quel giorno. Perché’ non fare in un angolo della piazza una festa di Natale con le famiglie del posto che abbiamo conosciuto?

La festa ha visto canti, giochi, persino Babbo Natale che ha portato doni, dolci! Conclusione: un albero di Natale piantato in una grande aiuola ripulita.

Quel momento ha segnato la nascita di altre iniziative che hanno come punto centrale la parrocchia di S. Nicolò, nei locali della bellissima chiesa medievale adiacente il mercato popolare. Infatti il parroco, contento dell’iniziativa, ci ha invitati a fare qualcosa per un gruppo di 20 bambini che frequentano il catechismo, al quale poi se sono aggiunti altri.

Da gennaio a maggio abbiamo fatto un laboratorio sul teatro dei burattini. I bambini divisi in gruppi, hanno preparato delle semplici storie che descrivevano un gesto d’amore concreto nei riguardi del prossimo, una vecchietta infreddolita e senza cibo, un compagno di scuola in difficoltà nello studio, una mamma che aveva bisogno di aiuto in casa. Partendo dalla costruzione dei burattini si è poi passati all’apprendimento della tecnica per farli muovere e infine alla rappresentazione teatrale.

Il percorso si è concluso con una rappresentazione. Un momento di festa gioiosa, accolto dallo stupore dei genitori di fronte a ciò che i loro bambini erano stati capaci di realizzare.

Durante i mesi si è creato un rapporto di amicizia, fiducia e stima sia con i bambini che con i genitori.

Non sono mancate le sfide, i momenti difficili dovuti a volte al disadattamento comportamentale di qualcuno, ma insieme ce l’abbiamo fatta, e il contributo di ciascuno degli animatori è stato prezioso. L’equipe iniziale era composta da tre persone, adesso siamo in otto ed altri ancora chiedono di poter partecipare e dare il loro contributo. Anche alcune mamme del quartiere si fermano per aiutare.

Da settembre scorso abbiamo avviato un laboratorio artigianale con materiale riciclato. È venuta in rilievo la capacità creativa dei bambini che si sono impegnati con entusiasmo. Qualche giorno prima di Natale in una bancarella si è venduto quanto realizzato, il ricavato era destinato a comprare del cibo da portare ad alcune famiglie indigenti e ad anziani poveri del quartiere. Eravamo divisi in cinque gruppi composti dai bambini di Ballarò, alcune mamme del quartiere e alcuni adulti e ragazzi del Movimento che provengono da quartieri benestanti. Per questi ultimi tutto suonava come una scoperta, una novità, conoscere e confrontarsi con questi bambini più poveri ed una realtà sconosciuta ha creato un forte impatto.  Le famiglie che siamo andati a trovare erano povere ed alcune con situazioni estreme, case fatiscenti, a volte senza luce e acqua. Semplice e diretto è stato il colloquio e la conoscenza con queste persone, hanno raccontato le loro storie, condiviso i loro dolori, si coglieva la gioia e la commozione di sentirsi pensati.

Ognuno ha potuto donare qualcosa di sé, bambini ed adulti, in maniera concreta, semplice, gioiosa e creativa.

È maturata insieme, tra tutti, la coscienza di quanto sia importante aprirci agli altri, condividere quanto siamo ed abbiamo in un clima gioioso e semplice.

Giorno dopo giorno arrivano ora beni di vario tipo, vestiario, cibo, un papà e una mamma di questi bambini del quartiere, che abitano in una casa molto povera, si sono impegnati a distribuire questi beni di prima necessità ad altre famiglie che hanno bisogno. Da cosa nasce cosa e la generosità si fa strada.

Numerose sono ormai le persone coinvolte, chi dona oggetti, a volte anche antichi, soprammobili, lampadari, giochi, libri. Una gran quantità di beni è stata donata ad alcune di queste famiglie indigenti che poi lo hanno venduto nei mercatini ricavando qualcosa per le loro necessità.

In una situazione in cui il lavoro è difficile da trovare abbiamo scoperto che insieme si può pensare, improvvisare, non arrendersi, tentare nuove strade.

Il mettere in comune i beni ha suscitato generosità, idee nuove, entusiasmo nel vivere per gli altri.

Con i bambini si va avanti con l’esperienza della rappresentazione teatrale, episodi tratti dal Vangelo ed attualizzati alla realtà odierna vengono messi in scena anche attraverso esperienze di vita vissuta. L’entusiasmo dei bambini è grande e si trasmettono loro tanti valori.

Anche con i genitori ci sono alcuni momenti in cui si sta insieme: una festa, un incontro, una gita sono occasioni per crescere nell’amicizia e insieme avere cura dei piccoli.

E tutti noi che partecipiamo al progetto sperimentiamo la gioia di costruire insieme, come comunità, un pezzo di umanità nuova vivificata dalla forza dell’unità.

a cura di Antonella Silvestri