Apertura del Polo Accoglienza e Solidarietà di Ascoli Piceno

Il Polo Accoglienza e Solidarietà di Ascoli Piceno ha trovato casa ed apre le porte al bisogno.

Ascoli Piceno, 16 novembre 2019 – Il Polo Accoglienza e Solidarietà di Ascoli Piceno è stato inaugurato oggi alla presenza delle autorità civili e religiose e può così iniziare a svolgere la propria attività di accoglienza e di risposta al bisogno presso l’immobile di proprietà dell’Ente seminario e concesso in comodato gratuito all’Associazione per lo svolgimento della propria attività.

Obiettivi del progetto– Obiettivo del progetto, realizzato insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno e alla Diocesi di Ascoli Piceno, è di concentrare in un unico luogo fisico una serie di servizi e di azioni – grazie alla rete di volontariato già costituita – per il contrasto delle emergenze sociali, l’inserimento lavorativo, la promozione della cultura della solidarietà, del volontariato e della cittadinanza attiva.

La rete associativaalla base del progetto – A partire dalla primavera del 2015, si è avviato nel territorio ascolano  un percorso di rete – fatto inizialmente di conoscenza, stima reciproca e condivisione – tra alcune associazioni che si occupano di sostegno al disagio economico e sociale, della povertà materiale e delle povertà in generale.

A partire da alcune associazioni, il “fare rete insieme” ha via via contagiato altre organizzazioni attive sul territorio e ad oggi la rete è composta da ben sedici realtà: Caritas Diocesana, ACLI, UNITALSI, Centro Accoglienza Vita, Associazione San Vincenzo de Paoli, Croce Rossa Italiana, Movimento Diocesano, Azione Cattolica Italiana, Zarepta, Laboratorio della Speranza, IOM, La Meridiana, Gocce di Carità, B&F,  Kairos e Amolamiacittà. Si tratta di una “squadra” originale per la sua composizione, forse unica nel panorama italiano. La rete è infatti molto eterogenea, composta da associazioni ecclesiali e laiche, grandi e piccole, associazioni  che operano solo nel territorio o espressioni di realtà nazionali. Tutte insieme volte a stendere “un tessuto vivo” sulla nostra terra per renderla sempre di più accogliente ed inclusiva.

Il successo della rete è dovuto, e di questo i protagonisti ne sono convinti, non tanto a un metodo (mettersi insieme o assommarsi) ma soprattutto al valore assoluto che hanno le relazioni tra i singoli, le esperienze dei singoli e quelle di ogni realtà. Il valore aggiunto che si genera dal volersi bene, dalla stima e fiducia reciproca.

IL PAS trova casa – Nell’anno straordinario della misericordia la rete delle associazioni ha poi fatto proprio il desiderio del Vescovo diocesano di trovare una casa unica per i poveri. La “casa unica” è stata trovata, un luogo bello, forse tra i più belli della città messo a disposizione dalla Diocesi che ai poveri ha voluto donare il meglio che ha;  le associazioni si sono messe insieme in un’unica realtà associativa, l’associazione PAS, che non vuole soffocare le singole identità ma aumentarne il valore specifico in relazione alle altre. Si tratta di una struttura che l’associazione PAS ha avuto in comodato dalla Diocesi di Ascoli, in particolare dall’Ente Seminario, nell’autunno 2018 e che nel frattempo è stata ristrutturata grazie ad un importante sostegno messo in campo dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno che ammonta ad euro 600.000.

I servizi del Polo – In tale struttura sono stati realizzati alcuni servizi per i poveri: una nuova mensa (sala da pranzo, cucina, magazzino e servizi), un diurno per accogliere chi ha bisogno durante il giorno provvisto di docce, lavasciuga e altri piccoli elettrodomestici, il front-office del Centro Accoglienza Vita e depositi, un centro d’ascolto polivalente e un polo sanitario. Solo quest’ultima struttura ha bisogno di essere ultimata ed entrerà in funzione entro aprile 2020.

Ma la cosa più importante è questa: oggi non si inaugura solo una struttura per i poveri, quanto piuttosto un’icona dell’accoglienza della nostra terra, un’opera proiettata nel futuro, una realizzazione che sarà in prospettiva il crocevia tra terzo settore, il pubblico e il privato, all’interno dell’alveo di una Diocesi. Un “luogo” e non un semplice spazio, un luogo in cui il “di più”  è rappresentato dal gioco dei rapporti di quanti, laici e non laici, si metteranno in gioco per costruire frammenti di unità e fraternità per un mondo più equo e più solidale.

 

ARTICOLO SU CORRIERE_20191117

 




Studenti, Docenti e Staff dell’Istituto Universitario Sophia in udienza privata da Papa Francesco

Comunicato Stampa2_Udienza dell’Istituto Universitario Sophia con Papa Francesco_141119

ARTICOLO SU VATICANNEWS

TESTO DISCORSO DEL PAPA

Istituto Universitario Sophia – 14 NOVEMBRE 2019

Il 14 novembre 2019, l’intera comunità accademica dell’Istituto Universitario Sophia(Loppiano – Fi) sarà ricevuta in udienza privata da Papa Francesco in Vaticano.

«Ci è così donata la possibilità più bella di testimoniare al Papa la gratitudine per le parole che ha voluto rivolgere anche a Sophia nel corso della sua visita a Loppiano (il 10 maggio 2018) e la convinta e gioiosa unità al suo magistero di gesti e di parole con cui quotidianamente opera a servizio di tutta la famiglia umana in uno spirito che desideriamo trovi eco nella nostra attività accademica» ha commentato l’evento Mons. Piero Coda, preside dell’Istituto.

L’udienza, che si svolgerà a partire dalle ore 11.00, presso la Sala Clementina in Vaticano, coinvolge circa 200 persone, rappresentanti tutte le componenti dell’Istituto: docenti, studenti dei diversi cicli, staff. Un appuntamento che giunge solo pochi giorni dopo la cerimonia di inaugurazione dell’a.a. 2019/2020 (lunedì 11 novembre), con il conferimento del dottorato h.c. in Cultura dell’Unità al filosofo e teologo prof. Juan Carlos Scannone S.J., esponente della “teologia del popolo” e professore del giovane seminarista Jorge Mario Bergoglio.

«È importante che a Loppiano vi sia un centro universitario destinato a chi – come dice il suo nome – cerca la Sapienza e si pone come obiettivo la costruzione di una cultura dell’unità. […]». Così, si rivolse Papa Francesco il 10 maggio 2018, al popolo di Loppiano, la cittadella internazionale dei Focolari dove sorge l’Istituto Universitario Sophia. E incoraggiando la comunità accademica dell’Istituto: «Esso rispecchia, a partire dalla sua ispirazione fondativa, le linee che ho tracciato nella recente Costituzione apostolica Veritatis gaudium, invitando a un rinnovamento sapiente e coraggioso degli studi accademici. E questo per offrire un contributo competente e profetico alla trasformazione missionaria della Chiesa e alla visione del nostro pianeta come un’unica patria e dell’umanità come un unico popolo, fatto di tanti popoli, che abita una casa comune. Avanti, avanti così».

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Promosso dal Movimento dei Focolari ed eretto con decreto pontificio dal 2008, opera a Loppiano, nel comune di Figline e Incisa Valdarno (Fi), l’Istituto Universitario Sophia.
Al centro del progetto accademico è l’esperienza di una comunità di studio in cui si condividono ricerca, pensiero e vita quotidiana, tra studenti, i docenti e lo staff di più di 30 nazionalità. Sophia offre quattro percorsi di Laurea Magistrale in Economics and Management (in italiano e in inglese), in Scienze Politiche, in Ontologia Trinitaria (in Teologia e in Filosofia) e in Cultura dell’Unità, con i corrispondenti indirizzi di Dottorato. I titoli sono riconosciuti internazionalmente dal Processo di Bologna e attraverso accordi di doppia laurea.

Per un impatto culturale sempre più efficace, sono attivi alcuni centri di alta formazione: il Centro Evangelii Gaudium, Sophia Global Studies e il Sophia Center for Research in Politics and Human Rights. Apprezzati anche i programmi della Cattedra Piero Pasolini sul dialogo tra teologia, filosofia e scienza, e la Cattedra Athenagoras – Chiara Lubich sul dialogo tra Chiesa cattolica e ortodossa.

Ufficio Stampa Istituto Universitario Sophia

Tamara Pastorelli
Mail: ufficiostampa@loppiano.it

Cell. 3470064403

Via San Vito n.28, Loppiano
50064 Figline e Incisa Valdarno (FI) Italia




Echi dalla Mariapoli Europea 2019 (1)

Pubblichiamo la prima di una serie di testimonianze arrivate in redazione da alcuni partecipanti alla Mariapoli Europea, che si è tenuta durante questa estate a Tonadico, sulle Dolomiti.

Dal 14 al 21 luglio 2019, un gruppo di seminaristi da tutta Italia, con i loro formatori ed alcuni altri sacerdoti, hanno deciso di partecipare insieme alla prima settimana della Mariapoli Europea. Ecco la testimonianza di G., un giovane seminarista in cammino verso il sacerdozio.

“Non è semplice spiegare cosa sia l’esperienza di una Mariapoli Europea, cosa si è vissuto e scoperto. Sono venuto a conoscenza della Mariapoli durante un incontro organizzato dal Movimento di Focolari a Loreto a gennaio 2019. Pur non avendo chiaro cosa fosse una Mariapoli ho deciso di aderire alla proposta di parteciparvi per conoscere e approfondire meglio la spiritualità di Chiara. È stata un’esperienza totalmente nuova, trasformante e rivitalizzante. C’erano persone da tutta Europa e ciascuna parlava la propria lingua… Ciononostante questo non è stato un impedimento, anche per me che parlo solo italiano, per creare momenti di dialogo, fraternità e amicizia con tutti. Le giornate erano scandite da un programma che lasciava grande margine nella scelta delle attività proposte. 

Si è avuto modo di approfondire l’esperienza di Chiara avuta nel 1949 e di come questa esperienza non abbia cambiato semplicemente la sua vita, ma abbia dato vita ad un movimento e abbia contribuito a far nascere una nuova realtà nella chiesa. Uno dei momenti comunitari più belli è stato pregare insieme il giovedì: eravamo cristiani di tante confessioni diverse che pregavano insieme lo stesso Signore! Se dovessi definire l’esperienza della Mariapoli la definirei come unità e gioia, fede e cultura, semplicità e famiglia. Io ero alloggiato presso la baita Don Bosco più esattamente in una struttura autonoma proprio sotto le montagne. Ogni mattina aprendo la finestra lo spettacolo della natura toglieva il respiro con i suoi alberi e le sue alte montagne, con gli animali e i profumi della natura. Scendere per colazione e poi recarsi al luogo dell’appuntamento per dare inizio alla giornata era altrettanto bello. Ho avuto modo di conoscere altri seminaristi e subito si è creato un clima di fraternità, di condivisione semplice e di amicizia. La maggior parte di loro era alloggiata in un appartamento autonomo che è diventato il piccolo focolare dove ritrovarci per momenti di condivisione e di approfondimento, di risate e di scherzi. Essere uniti nelle cose semplici e quotidiane, come del resto essere uniti in molte attività, ci ha fatto scoprire la bellezza di essere insieme, ma ancor di più è stato sorprendente scoprire che in questa semplicità Gesù era realmente presente e quasi si percepiva. Ogni attività proposta nei vari workshop avveniva in un clima di fraternità e di gioia.

Nulla sembrava artificiale! Personalmente sono stato toccato soprattutto dai momenti di approfondimento della spiritualità di Chiara che hanno generato in me molte domande, ma hanno anche fatto luce su alcuni aspetti della mia vita. Torno a casa da questa Mariapoli con un desiderio rinnovato di impegnarmi in quello che già vivo, nella fraternità del mio presbiterio e nel desiderio di essere sempre più unito a Gesù. Torno a casa con il legame con nuovi fratelli. Un legame che spero possa continuare al di là della distanza. Torno nella mia diocesi avendo intuito che la via che Gesù ci propone e che la sua chiesa ci propone passa attraverso l’esperienza “dell’essere uno”. Non ho raccontato delle passeggiate, non ho spiegato in ogni dettaglio il workshop e neppure i programmi di ogni singola giornata, ma spero che sia passata la bellezza e la ricchezza di un’esperienza umanizzante che almeno dal mio punto di vista è stata fondamentale per ricentrarmi sul mio “sì” detto a Gesù, alla chiesa, alla mia diocesi e a tutti i fratelli il giorno della mia ordinazione diaconale”.

E alcune righe di A., seminarista indiano studente in Italia:

“La mia esperienza di Mariapoli Europea.  in questi brevi giorni posso dire che non sono solo, ma ho una grande famiglia di Focolari con me. Mi sono piaciuti molto i membri del comitato organizzativo nel modo in cui hanno organizzato le cose. Vorrei far conoscere questo Movimento nel mio Stato perché nessuno nel mio Stato conosce questo movimento. Questa esperienza della Mariapoli rimane sempre  rimane sempre nella mia vita”.

 




Convegno Internazionale per Vescovi – Trento e Loppiano

Convegno Internazionale per Vescovi organizzato in collaborazione con il “Centro Evangelii gaudium” dell’Istituto Universitario Sophia sul tema: “Un carisma a servizio della Chiesa e dell’umanità. A cento anni dalla nascita della Serva di Dio Chiara Lubich”.

Gli interventi previsti svilupperanno il tema su come comunicare Dio oggi, attraverso contributi, esperienze e testimonianze alla luce della spiritualità dell’unità. Il Convegno sarà anche l’occasione per approfondire la comunione fraterna fra Vescovi di paesi e continenti diversi in uno spirito di sinodalità affettiva ed effettiva.

Tale incontro si terrà in Italia dal 8 al 12 febbraio e si svilupperà in due momenti: il primo a Trento, nei giorni 8 e 9 febbraio; il secondo, dal 10 al 12 febbraio, presso l’Istituto Universitario Sophia (che ha sede nella cittadella di Loppiano, Figline e Incisa Valdarno – Firenze).

Invito Vescovi Italiani 2020

Programma

Far pervenire l’adesione alla segreteria del Convegno email: segves@focolare.org




Fare catechismo insieme e coinvolgere le famiglie

Sono catechista in una quinta elementare. All’inizio del percorso iniziato in seconda, non riuscivamo a trovare in parrocchia catechisti disponibili per questo servizio. Tra i genitori dei bambini c’era anche mio genero e anche lui ha rifiutato di impegnarsi per questo servizio.
Il giorno delle iscrizioni si sono presentati ben 36 ragazzi e, trovandomi in difficoltà, ho chiesto a mio genero di darmi una mano per compilare i moduli.
 
Lui generosamente si è prestato e rendendosi conto delle poche forze, ha dato la sua disponibilità e tuttora fa il catechista. Tra i nominativi dei bambini iscritti c’era il figlio di una signora che conosco e che abita in una parrocchia vicina. Un giorno l’ho incontrata al mercato e, approfittando di questa occasione, le ho chiesto se era disponibile a dare una mano per il catechismo.
 
Meravigliata per la proposta ha detto subito di sì. Da sola non se la sentiva ma insieme a chi aveva più esperienza lo avrebbe fatto molto volentieri. Eravamo così 2 catechisti con esperienza e 2 che iniziavano per la prima volta. Ma soprattutto avevamo la possibilità di operare con Gesù in mezzo a noi. Ho ringraziato Dio per tutto questo, Lui tra di noi ha fatto grandi cose che da sola non avevo mai sperimentato.
 

Riscontravamo difficoltà educative con i ragazzi ma soprattutto con le famiglie. Così abbiamo proposto al nostro parroco qualcosa di diverso dai soliti incontri con i genitori. Con coraggio e fiducia nella provvidenza abbiamo proposto degli incontri con Ezio Aceti citando la frase “PER EDUCARE UN BAMBINO CI VUOLE UN VILLAGGIO”. (Anche il Papa ultimamente ha citato questo proverbio africano.)

In questo percorso abbiamo coinvolto, oltre alle tre parrocchie vicine, le scuole elementari, la scuola media ed i servizi sociali del Comune. Gli incontri, programmati al sabato sera, si sono dovuti tenere in chiesa in quanto i saloni parrocchiali non contenevano le numerose persone intervenute (oltre trecento).

La chiesa era piena ogni volta e per aiutare i genitori abbiamo offerto il servizio di babysitting nei saloni parrocchiali sotto la chiesa. Ogni volta erano più di cento i bambini da gestire. Per questo bisogno abbiamo chiesto aiuto a Famiglie Nuove. Il loro aiuto è stato prezioso e molto apprezzato. La risposta così numerosa a questi incontri ci ha fatto capire quanto siano importanti e sentiti questi temi sull’educazione al di là di ogni credo religioso.

L’anno dopo, sollecitati dai servizi sociali del Comune e per dare una continuità al progetto educativo iniziato, sono stati proposti altri tre incontri con il dott. Alberto Pellai e con il prof. Giuseppe Milan, proponendo temi riguardanti l’età evolutiva.

L’impegno continua e sono in fase di programmazione altri due/tre incontri sul tema della comunicazione in famiglia (tra i genitori e con i figli), organizzati sempre con il Prof. Giuseppe Milan e con Gigi De Palo, presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Famigliari.

Ci sembra di aver donato ai genitori presenti momenti di luce, di speranza e di aiuto concreto nella fatica educativa con la consapevolezza che insieme si possono condividere e superare le fatiche e le preoccupazioni, ma anche le gioie e le esperienze di vita vissuta.

Annamaria e Marco




Dall’IO al NOI: una giornata per ripartire con maggiore slancio e nuova decisione

Domenica 13 ottobre 2019, a Gazzera di Mestre (VE), ci siamo ritrovati in oltre 600 persone del Movimento dei Focolari del Veneto  per “raccontarci” del nostro percorso ecclesiale, del nostro vivere e lavorare per la nostra Chiesa locale. Fin dalla preparazione iniziata ai primi mesi del 2019 sentivamo che non potevamo confrontarci con i soli “addetti ai lavori”, ma tutti potevano essere protagonisti.

Così è stato! Una giornata importante per ciascuno, un ribadire la volontà di vivere nella contemporaneità, superando chiusure, ripiegamenti su sé stessi e una visione a volte pessimistica dell’impegno comunitario nelle realtà ecclesiali.

Illuminante il video di Chiara Lubich del 1966 “La passione per la chiesa“. Chiara ha ci riportato attraverso le sue parole all’esperienza iniziale del Movimento dei Focolari, all’appartenenza alla Chiesa come madre, nell’impegno ad avere uno sguardo universale che abbracci tutta l’umanità. Questi stimoli hanno permesso di affrontare alcuni temi in 27 gruppi di discussione, partendo dalla riflessione del nostro compito all’interno delle varie realtà ecclesiali.

Sono state affrontate alcuni delle  principali tematiche di questo impegno: i rapporti con le istituzioni, le relazioni per un maggior dialogo, l’impegno nei vari campi di servizio, il dialogo interreligioso e le prospettive future.

Quanto emerso è stato raccolto in 3 grandi aree.

La prima riguarda la consapevolezza: la necessaria capacità di rivedere con un nuovo sguardo la presenza all’interno delle realtà ecclesiali mantenendo una dimensione universale che include tutte le realtà umane, le sofferenze e le richieste che vengono dai vari luoghi del pianeta. Il Carisma dell’Unità permette di affrontare le sfide che quotidianamente ci vengono proposte, non solo mediante l’ascolto, ma anche con la capacità di fare proposte e lavorare per il cambiamento.

La seconda area messa in luce: la condivisione e la relazione. Il vivere per il testamento di Gesù: “Che tutti siano uno” ci deve caratterizzare come agenti di dialogo e relazioni costruttive. In moltissime occasioni possiamo creare ponti, offrire idee e indicazioni per creare spazi di collaborazione. Se valorizziamo la formazione ricevuta, la capacità sviluppata nel tempo di saper cogliere gli elementi di positività grazie alla presenza del Risorto fra noi possiamo essere agenti di nuovi ed efficaci legami sociali. Seguendo le parole di Chiara, possiamo affrontare le difficoltà, i conflitti e le incomprensioni che spesso sono presenti nelle nostre comunità cristiane per fare passi in avanti, per essere costruttori di pace e di fraternità.

Infine la terza area riguarda la proiezione, l’apertura all’inclusione delle varie realtà che compongono la nostra società.

Le innumerevoli esperienze vissute nei vari territori ci dicono che negli ultimi anni stiamo cercando di buttarci più fuori, non per essere attivisti, ma per donare quanto abbiamo maturato e provare a costruire insieme ad altri un’umanità più accogliente, più solidale e con più giustizia.

Ci sembra che le tre parole emerse consapevolezza, condivisione e proiezione sono quelle che sintetizzano un impegno scaturito dal cercare di vivere la Parola di Dio mettendola in pratica negli ambiti quotidiani del nostro operare.

Certamente siamo solo agli inizi di un cammino ancora lungo, ma sentiamo di essere  molto cambiati e gli orizzonti che Chiara Lubich ci ha fatto intravvedere sono quanto mai attualissimi nell’oggi della Chiesa di Papa Francesco e dell’Opera di Maria (Movimento dei Focolari). 

La commissione preparatoria – Percorso Ecclesiale Veneto




Piccole esperienze… pastorali (4)

Continua la pubblicazione di alcune esperienze scritte da sacerdoti che vivono la spiritualità dell’unità.

Riflessioni sulla Parola di Vita (giugno 2019): «Ricevete lo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni» (At 1, 8)

Al di là della critica … “Chi ascolta voi ascolta me”

Un giorno mi dovevo recare dal mio vescovo per aggiornarlo sui due mesi nella nuova parrocchia. Volevo raccontargli del mio inserimento positivo soprattutto, della buona collaborazione con il parroco, delle varie attività che sono coinvolto e, nello stesso tempo, della difficoltà del vivere le varie realtà: disunità su vari livelli pastorali delle comunità, difficoltà di creare unità tra i sacerdoti dell’Unità pastorale, critiche imprudenti. Sentivo che per me era molto difficile aggiornarlo soprattutto di queste difficoltà ma mi sono fidato anche del fatto che avevo condiviso con una persona tutto questo e lei mi aveva incoraggiato ad essere sicuro della frase del Vangelo “Chi ascolta voi ascolta me”, cioè credere nella grazia del Vescovo e che questo poteva essere un momento forte ma importante soprattutto per me e per il vescovo stesso.

Durante il colloquio ho parlato con tanta pace di quello che sentivo nel cuore, gli ho raccontato ciò che ho vissuto il giorno della ricorrenza del mio anniversario di ordinazione: quel giorno mi sono recato a celebrare la S. Messa sapendo che ancora una volta celebravo la messa soltanto per una signora anziana. Con sorpresa, entrato in chiesa, invece della solita signora c’era anche il sacrestano, quindi due persone. Ho celebrato con un desiderio di farlo bene e che in quel momento la messa non era solo per le due persone presenti ma c’era il mondo perché Lui si offre in ogni eucaristia per tutti! Forte è stata l’unione con Dio. Sono uscito da quella messa come se avessi celebrato per una cattedrale gremita di persone.

Il Vescovo è rimasto colpito da questa esperienza. Ma dovevo ancora fare una cosa nei suoi confronti e cioè ristabilire quell’unità che mi lega con il mio vescovo. Ho preso coraggio e gli ho detto del mio soffrire per queste piccole o grandi disunità, a volte provate anche con lui, e ora gli chiedevo in quel giorno particolare per me, il giorno della mia prima messa, di benedirmi. Lui ancora più sorpreso si è alzato dalla poltrona, mi ha abbracciato e poi io mi sono inginocchiato e mi ha benedetto! Ho deciso di dedicare la mia vita a creare relazioni con i sacerdoti qui dell’unità e del vicariato. Ci vorrà tempo? Forse sì, ma sono certo che sono i primi mattoni per creare ciò che lo Spirito sta chiedendo alle nostre comunità.

F.C.

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Piccole esperienze… pastorali (3)




Piccole esperienze… pastorali (3)

Continua la pubblicazione di alcune esperienze scritte da sacerdoti che vivono la spiritualità dell’unità. Queste riflessioni sono tratte dal diario di un sacerdote, sulla Parola di Vita (maggio 2019): «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20, 21)

 Una specie di diario personale alla “luce” della Parola

3 maggio:

 La “parola” è sempre più illuminante e nello stesso tempo sconvolgente. Quel “come” che Gesù usa ti provoca le vertigini: amatevi come io vi ho amato; siate misericordiosi come il Padre, ed ora come il Padre ha mandato me così …! Ma quale abisso tra noi e Gesù al confronto di quello di Gesù col Padre! Il commento alla “parola” è molto bello nel notare la pochezza degli apostoli e la grandezza della missione affidata a loro. Ma l’essere mandati non è solo per i missionari, ma per ciascuno, anche se la nostra missione potrà ridursi ad un sorriso, ad un atto di pazienza, ad un piccolo servizio.

5 maggio:

Pure per me è chiara la “missione” che mi è stata data e confermata in questi giorni dal Vescovo.  Forse è ancora più preziosa perché le forze stano affievolendosi ed il ripetere sempre più spesso: “Gesù è per te” mi aiutano meglio a vivere l’attimo presente.

6 maggio:

La Parola esige il Maestro che la insegna. Quanto bello è pensare che ogni giorno dobbiamo andare alla Sua Scuola. Un giorno senza scuola è un giorno perduto. Tale pensiero mi aiuta averlo più presente e vicino.

7 maggio:

Questa mattina ho seguito la Messa del Papa in Macedonia del Nord. All’omelia ha parlato delle tre Comunioni, ma lui le ha presentate come una preghiera a Gesù per implorare la fame della Parola, la fame dell’Eucaristia e la fame della fraternità. Concludeva che il fratello è un sacramento che contiene la presenza di Gesù; è stato un “viatico” bellissimo per l’intera giornata.

8 maggio:

È un giorno speciale dedicato a Maria, ma è stato pure il giorno del nostro incontro. Bellissimo! La Parola, soprattutto la parola di mese è stato il cuore dell’incontro anche se mai l’abbiamo nominata espressamente. Abbiamo parlato della mia esperienza di Pasqua e del mio rapporto col Vescovo e con la Chiesa.

9 maggio:

Questa mattina ho preparato l’omelia per Domenica: la Parola è il tesoro più grande che possiamo possedere.  La riflessione sul Patto mi ha fatto capire che tutto si basa sulla Parola più importante: “Dio mio, perché mi hai abbandonato!” non avevo mai capito tale parola in profondità ossia il “sentirsi niente!”. Quale liberazione dall’uomo vecchio essa produce!

10 maggio:

“Così io mando voi!” Sentirsi ogni momento “mandati” da Gesù! Come usare bene il tempo senza sprecarlo … Quale responsabilità. Qualche santo ha fatto il voto di scegliere in ogni momento la cosa più perfetta … Certamente non è per me, ma rifletterci maggiormente è un dovere importante.

12 maggio:

La Parola è lo strumento con cui Gesù ci chiama, ci parla, ci fa conoscere la sua volontà. “Essere innamorati della Parola” ripete Papa Francesco. È troppo per dirlo, ma mi ci sforzo ad esserlo.

13 maggio:

Questa mattina ho ricevuto una umiliazione dal Direttore. Soprattutto mi ha fatto soffrire il modo con cui lo ha fatto! Tuttavia le umiliazioni di Gesù da essere chiamato “indemoniato” sono ben più dure che la mia, per cui ben vengano.

14 maggio:

Pensando alla giornata trascorsa mi è tornato alla mente che vivere o essere Gesù Abbandonato comporta il sentirsi “nulla”. Quanto è difficile viverlo e quanto spesso ci si dimentica. Ma dovrò tentare di ricordarmelo spesso, almeno in questo giorno!

18 maggio:

Oggi sono stato in famiglia a trovare i miei fratelli ancora viventi. Sono stato impressionato nel constatare che il Signore non solo ci manda, come lui lo è dal Padre, ma anche ci accompagna e ci spinge e raddrizza le nostre decisioni qualora esse non sono opportune. Gli incontri, i discorsi, sembravano tutti guidati dallo Spirito Santo.

20 maggio:

Oggi mi è sembrato che lo Spirito Santo fosse particolarmente presente nell’aiutarmi a completare i servizi che mi erano richiesti momento per momento e a risolvere le difficoltà per cui lo invocavo. Mi è pure scivolato a terra, da una certa altezza, lo smartphone, che mi è di grande utilità nella recita del Breviario: nessuna conseguenza. L’ho considerato una grazia particolare dello Spirito Santo.  Ho esperimentato anche lo smarrimento che avviene quando si è presi dal dubbio che tutto sia una illusione: ho pensato, invocandoli, a Bernardette e Santa Teresa del Bambino Gesù, che hanno fatto l’esperienza di tale buio.

23 maggio:

La “parola di vita” mi ha fatto oggi riflettere che Gesù è stato mandato e ci invia per proclamare la “verità”. I martiri sono tutti testimoni della Verità ad iniziare da Gesù. Pure gli avvenimenti politici di questi giorni ci invitano a riflettere su questo. Pure nella vita quotidiana siamo invitati a fare la “verità” anche se spesso ci costa, perché essa comporta sempre sofferenza: non suscitare risposte spiacevoli o mettere a rischio la stima di noi stessi o suscitare reazioni spiacevoli e così via. Tutto ciò mi aiuta a riflettere e ad esaminarmi più in profondità sulla mia coerenza.

G.B.

 

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Piccole esperienze… pastorali (2)

Continua la pubblicazione di alcune esperienze scritte da sacerdoti che vivono la spiritualità dell’unità.  Nell’ambito del Movimento dei Focolari, ogni mese viene scelta una parola di vita che aiuta tutti a concentrarsi su un messaggio evangelico per metterlo poi in pratica durante il mese. Non è sempre scontato che i sacerdoti comunichino i momenti nei quali l’impegno della loro vocazione sia messa alla prova o, più semplicemente, momenti in cui venga condivisa la fatica che ciascuno mette nel proprio impegno quotidiano. Sono esperienze semplici, esperienze d’anima ma che vogliono raccontarci tutto lo sforzo per amare, tramite il ministero sacerdotale, le persone che sono state loro affidate o incontrate “per caso”.

Parola di Vita (maggio 2019): «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20, 21)

 All’interno della comunità

La pace è il primo dono che il Risorto dona ai suoi. È il dono che ho chiesto anche quest’anno al Signore nella celebrazione pasquale per me e per la mia comunità. Noto infatti con quanta facilità talvolta si possano adirare animi per cose da poco conto; purtroppo, come spesso accade, “… a costruire ci si mette una vita, mentre a distruggere basta un niente”.

Qualche tempo fa ci sono rimasto molto male per l’atteggiamento scorretto di alcune persone, non tanto nei miei confronti, quanto più in generale nei confronti dell’intera comunità. La cosa mi faceva parecchio soffrire, anche perché il torto ricevuto era ad opera di persone con le quali avevo l’impressione di aver speso tanto tempo e costruito qualcosa di significativo.

Dopo qualche tempo è tornata la serenità nel cuore che riconosco essere la Sua Pace, specie dopo essermi accostato al sacramento della riconciliazione dove ho sperimentato un dono tutto speciale. In quella circostanza ho capito veramente che tutte le cose belle hanno sempre un “prezzo” e che la sofferenza (anche quella interiore) diventa feconda nelle mani di Dio in modo misterioso e porta frutto fecondo là dove noi proprio non ce l’aspettavamo.

S. M.

Leggi piccole esperienze pastorali (1)




Summer school 2019: “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”

Siamo Lisa e Sara Maria, due giovani del Movimento dei Focolari ed abbiamo partecipato alla summer school organizzata dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della CEI che si è tenuta a Monte Sole (Marzabotto – Bologna) dal 5 all’8 settembre 2019, in collaborazione con COREIS, UCOII e CII.
Il titolo della summer school era “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” e il programma ripercorreva alcuni punti del Documento di Abu Dhabi quali fratellanza umana, tutela dell’ambiente e identità religiosa. Gli argomenti trattati sono stati i più vari, dall’immigrazione alla guerra, dalla tutela dell’ambiente a come conciliare giustizia e perdono.
È stato bellissimo vedere una cinquantina di ragazzi tra i venti e i trent’anni, con varie sfumature di colore della pelle, di origini diverse, ma tutti con accenti italianissimi, dal nord al sud, pronti a rimboccarsi le maniche per il Paese in cui viviamo, mantenendo uno sguardo allargato a tutta l’umanità.

Il gruppo era molto vivace e tutti avevano voglia di intervenire e dire la loro. Non ci sono mai stati momenti di silenzio, senza interventi o senza domande. Quello che più ci ha colpito è quella che ha fatto notare un ragazzo musulmano: al di fuori degli interventi degli esperti, si è parlato poco di religione; non si è quasi mai parlato di dialogo ma lo si è proprio vissuto, sia in sala che nella quotidianità, condividendo le stanze, i pasti e tutti i momenti di ‘svago’.

Negli incontri fatti in “piccoli” gruppi tutti avevano ben chiara la problematica che si stava affrontando e cercavano di mettere in rilievo criticità, possibili soluzioni, personali o collettive. L’impressione è stata una bellissima gioventù italiana, pronta a vivere per migliorare ciò che li circonda. Ci ha fatto tanto bene sperimentarlo!! Aiuta ricordarsi le bellissime e silenziose persone che esistono ed operano il bene, al di là delle tragedie dei telegiornali. Visitare insieme i luoghi dell’eccidio di Monte Sole, guidati dai formatori della Scuola di Pace, ed ascoltare insieme la testimonianza di un sopravvissuto alla strage è stato commovente. L’impressione era che tutti volessero custodire quella memoria, farne tesoro, per costruire un mondo migliore.
Siamo tornate a casa con la consapevolezza e la “chiamata” ad un rinnovato impegno a portare anche noi,il nostro Carisma dell’unità, ovunque saremo e nel dialogo interreligioso in particolare, chiedendo a Dio di indicarci la via!

Lisa e Sara Maria

La Summer School è un’iniziativa promossa dall’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (UNEDI) della CEI in collaborazione con la Comunità Religiosa Islamica Italiana (CO.RE.IS.), l’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (UCOII) e la Confederazione Islamica Italiana (CII).
Lo scopo dell’iniziativa è duplice:

a. quello di riunire da tutta Italia giovani cristiani e musulmani in età universitaria, per un’attività di formazione, riflessione, scambio sui temi centrali dell’identità religiosa specifica a ciascuno e del rapporto di questa identità con la comunità civile alla quale tutti apparteniamo.

b. far si che questo progetto pilota possa incoraggiare la promozione di iniziative simili nelle regioni italiane.

La seconda edizione della Summer School, si è svolta nel contesto particolare di Monte Sole (Marzabotto – BO) si concentrava su tre piste del documento di Abu Dhabi firmato congiuntamente da Papa Francesco a il Grande Imam di Al-Azhar Aḥmad Muḥammad Aḥmad al-Ṭayyib:

1. la fratellanza umana alla prova della guerra,
2. la fratellanza sperimentata nel comune impegno per la tutela dell’ambiente,
3. la capacità di collegare credenti di religioni diverse.




Popolo di Dio in uscita!

“Il soggetto dell’uscita è la Chiesa, il popolo di Dio” ribadisce don Sergio Pellegrini dando così un filo conduttore a tutto il percorso di questa scuola.

Il principio di unità è il Risorto. La Chiesa entra nella storia degli uomini ed è seme di unità. Se la realtà del Risorto è viva, la Chiesa deve uscire dai confini dove è stata generata.  Il Risorto comprende tutti perciò, chi è oltre la Chiesa,  deve potersi scoprire nell’esperienza che anche loro vivono pur non conoscondola.

In questo cammino in uscita per scoprire oltre sé la presenza e la Luce del Risorto  è imprescindibile il discernimento comunitario (che presuppone quello individuale) che, come ama dire papa Francesco, è “artigianale”, nel senso che non è fatto in serie, ma specifico per ogni persona.

Tutta la giornata di venerdì è stata dedicata a scoprire come attuare questo discernimento, anche con dei giochi di ruolo che ci hanno aiutato a capire vitalmente come procedere.

Certo, non si genera la comunità senza avere presente alcuni elementi fondamentali:

  • L’Arte di amare, che vuole dire riconoscere e amare Gesù nell’altro
  • L’amore a Gesù crocefisso e abbandonato, che vuole dire il confronto e l’accoglienza della diversità
  • Maria Desolata, il saper perdere per fare spazio al fratello

Con queste convinzioni, si parte con un nuovo entusiasmo per costruire comunità vive, lì dove siamo!

Le prospettive sono tante ed ognuno cerca di individuarle per incarnarle nel proprio ambiente. Ma ci sono anche progetti comuni:

  • Trovare delle vie per moltiplicare questi corsi per operatori pastorali ed aprirli a tanti altri
  • Cogliere l’invito di Mons. Vicenzo Zani e andare avanti nell’approfondimento del progetto educativo dell’Opera con iniziative dedicate a questo argomento fondamentale per il tempo in cui viviamo
  • Fare dei corsi su pastorali specifiche, magari iniziando con quella giovanile, anche con dei momenti di incontri per giovani durante l’anno.

Tante le impressioni:

In questi giorni abbiamo ricevuto un “pronto soccorso pastorale”:  abbiamo imparato ad usare degli strumenti di pronto soccorso per  l’“ospedale da campo” che ci è affidato.

Questo è il futuro: l’orizzonte in cui viviamo qui, con l’apertura a persone di tutte le religioni e culture: una Chiesa che comprende tutti! Bisognare aggiornare il nostro stile di pastorale e scoprire modi nuovi in questo mondo nuovo in cui ora viviamo

Importanti i laboratori che ci hanno fatto fare un’esperienza viva di comunità

C’è un solo verbo capace di illuminare l’oscurità: amare (Socrates)

Bellissima l’esperienza intergenerazionale che abbiamo fatto insieme, adulti e giovani.

Ciò che mi porto è che non possiamo avvicinare l’altro con dei pregiudizi. Vorrei vivere la vita come ho vissuto qua.

Partiamo convinti che in ogni angolo di terra dove andremo troveremo il “super amore” che è Gesù stesso che ha già dato la vita per tutti. A noi scoprirlo perché emerga la Luce che c’è in ognuno!

Maria do Sameiro Freitas

Vedi anche:http://www.focolaritalia.it/2019/07/04/come-trasmettere-il-vangelo-in-unepoca-di-cambiamento-mistica-del-noi-e-cultura-del-dialogo/

http://www.focolaritalia.it/2019/07/02/percorsi-pastorali-passaggio-dallio-al-noi/




Come trasmettere il Vangelo in un’epoca di cambiamento? Mistica del noi e cultura del dialogo

Come trasmettere il Vangelo in un’epoca di cambiamento, in un periodo dove sembra che la “cristianità” intesa come “universo cristiano” non esista più?

Sono alcune questione poste nelle due relazioni di questi due giorni, tenute dal Professore Vincenzo Di Pilato su Vita e annuncio del Vangelo e da Mons. Vincenzo Zani su La comunità cristiana: educante.

La vita della Parola porta con sè un cambiamento di mentalità, di vita, di modo di agire. Ma non solo,  crea la comunità, una comunità che genera e continua a generare uomini e donne rinnovate dal Vangelo. Bisognerebbe trasmettere sempre di più e con forza che la Parola va vissuta. Una proposta in questo senso sono gli incontri chiamati della “Parola di vita” dove, oltre a conoscere la Parola, la si cerca di vivere, di raccontarsi vicendevolmente le proprie esperienze vissute, ed infine di agire in conformità. Incontri che aiutano ad imparare il linguaggio del Vangelo ed aiutano a creare una comunità che sia allo stesso tempo “scuola e casa di comunione” e comunità “in missione”.

Ma, come ci ha ricordato Mons. Vincenzo Zani,  ci vuole un cambiamento di paradigma nella trasmissione della Parola, e della formazione in generale: occorre passare dall’insegnamento all’apprendimento, ossia non dare solo nozioni ma dare gli strumenti perchè  l’altro possa apprendere. Bisogna evitare il tecnicismo, anche se i tempi che viviamo esigono preparazione e efficacia. Bisogna imparare a conoscere, imparare a fare, imparare a convivere, imparare ad essere.

L’Opera di Maria nel suo insieme è un progetto educativo. Porta con sé un Carisma che ci aiuta ad aprire orizzonti e ad entrare nella complessità dell’ oggi. E Maria stessa ci indica la vita, con la sua vita, per un metodo di pastorale adatto ai tempi di oggi.

La visita all’Istituto universitario Sophia ci ha fatto toccare con mano un metodo di trasmissione di cultura che è anche vita perché basato sulla “mistica del noi” e la “cultura del dialogo”, tanto care a Papa Francesco. Ed allo stesso tempo è un luogo di incontro dove il progetto educativo dell’Opera di Maria può esplicitarsi in tutte le sue componenti.

Poi, ieri pomeriggio, un momento molto arricchente: alcuni di noi si sono trasformati in “libri” che venivano letti da altri, a gruppetti (le proprie esperienze condivise come fossero dei libri pieno di vita della parola vissuta).

Alla fine della giornata qualcuno diceva: “Questo non  è un corso, ma un percorso di vita che si spiega davanti a noi”. E ci sembra che esprima molto bene ciò che stiamo vivendo in queste belle, intense e calde giornate a Loppiano!

 




Percorsi pastorali: passaggio dall’io al noi

Una insolita e gioiosa animazione riempie il cortile del Centro di spiritualità “Vinea Mea” a Loppiano:  è infatti iniziata domenica 30 giugno la Scuola per Operatori Pastorali promossa dal Centro Evangelii Gaudium e dal Movimento dei Focolari Italia. I partecipanti provengono dalle diverse regioni italiane e rappresentano un bello spaccato del Popolo di Dio: giovani, sacerdoti e diaconi, sposati, catechisti e operatori pastorali laici, religiose e seminaristi, persone “appassionate” della Chiesa e spese nel costruire le comunità cristiane locali.

Da subito, tra tutti un clima bello di reciproca accoglienza e apertura, il desiderio di mettersi in gioco nella comunione e di sperimentare relazioni autentiche. Lo si legge sui volti di ognuno, lo si sperimenta ad ogni intervallo, mentre si prepara la colazione per gli altri corsisti, mentre ci si accompagna lungo le strade della cittadella.

La Scuola si propone di essere in ogni suo momento “luogo” in cui sperimentare l’azione dello Spirito, la passione dell’impegno a costruire rapporti comunionali e la libertà che scaturiscono dalla vita del Vangelo, con l’apertura a lasciarsi “sorprendere” da ciò che si comporra’ col contributo di ognuno.

La prima mattina Gerard Rosse’, Docente di Sophia, esegeta esperto del Nuovo Testamento con la sua relazione “Io – l’altro – Dio”,ha posto le basi della Scrittura al Corso, aiutando a riscoprire che “Chi ama il prossimo ama Dio e chi ama Dio ama il prossimo”. A partire dai testi biblici Gerard ha infatti affermato che “l’unione con Dio e la comunione fraterna, sono inseparabili in Gesù Crocifisso e Risorto”.

Nel pomeriggio il Cardinale dell’Aquila mons.Pino Petrocchi è intervenuto con grande Sapienza e incisività con il tema: “Essere protagonisti della vita delle Parrocchie e delle Diocesi”. Emblematiche le sue espressioni sulla necessità di “attivare cantieri sinodali”,  cioè cantieri di esercizio concreto della sinodalita’ perché le nostre comunità ecclesiali necessitano di “fisioterapia comunionali”.

Richiamando ognuno dei presenti a partire dalla contemplazione delle dinamiche della vita trinitaria per generare e attuare nelle comunità, processi di comunione, il Cardinal Petrocchi ha affermato: “Come dalla reciprocità tra Padre e Figlio scaturisce lo Spirito Santo, così i cristiani devono sperimentare che l’amore è darsi, acaccogliere e ridonarsi. Ed ecco il ‘novum’: nel NOI c’è qualcosa in più, un ‘oltre’, la semplice somma delle parti.” Ha poi proseguito: “Non c’è comunione senza le 3 P: Parola, Pasqua, Pentecoste”.

Nel pomeriggio il laboratorio all’aperto con giochi di relazione e di costruzione dei team hanno  coinvolto i partecipanti alla Scuola in esercitazioni alla scoperta che: “solo insieme si può!”

Il secondo giorno si è aperto con le attività di laboratorio sulle dinamiche di gruppo che possono aiutare ad arricchirsi nella pluralità delle esperienze e dei gruppi ecclesiali. Insieme si è riscoperto che il contenuto è nel metodo: ascoltarsi, uscire da sé verso l’altro, trovare la “Luce del NOI”.

La relazione lucidissima di don Alessandro Clemenzia nel pomeriggio ha illuminato con una nuova  comprensione che il passaggio dall’IO al NOI, è la rottura di una unità interna che genera l’apertura, l’uscire, per ritrovare Cristo dove sta, cioè fuori, oltre le mura dove è stato Crocifisso. Questo genera la dimensione missionaria della Chiesa, l’andare verso quel mondo che dà alla Chiesa il senso del suo esistere.

Vivissima tra noi la presenza di don Mario Benedini, grande sostenitore e costruttore del Corso, che ci ha lasciati pochi mesi fa per il Paradiso. …

Patrizia Bertoncello

foto di Francesca Zitoli

Vedi anche: http://www.focolaritalia.it/2019/07/04/come-trasmettere-il-vangelo-in-unepoca-di-cambiamento-mistica-del-noi-e-cultura-del-dialogo/

http://www.focolaritalia.it/2019/07/06/popolo-di-dio-in-uscita/




Apporti metodologici del Carisma dell’unità all’agire pastorale

Un seminario promosso dal Centro Evangelii Gaudium dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano.

Un metodo per pensare insieme?

Proprio così! È stata questa l’esperienza fatta da una trentina di presbiteri, laici, religiosi da diversi Paesi dell’Europa, che si sono radunati a Loppiano in un seminario promosso dal CEG dal 26 al 28 giugno.

Ma pensare su che cosa?

Siamo in un momento in cui occorre sincronizzarsi con l’attuale cammino sinodale della Chiesa, con un metodo che porti ad un pensiero condiviso, non facile in una situazione di grande pluralità e di varietà di situazioni, contesti, modi di agire pastorale. Si sente la necessità di avere luoghi di condivisione, di sinergia, di confronto e verifica. Il Centro Evangelii Gaudium si mostra sempre più come un soggetto previlegiato in questo senso.

Si è cercato di guardare la realtà dell’agire pastorale partendo da buone pratiche ispirate dal Carisma dell’unità di Chiara Lubich.

L’orientamento di fondo è quello di Papa Francesco: “farsi prossimo” andando incontro alle persone, per far emergere le domande nascoste, spesso inespresse, anche le più dolorose.

Non si butta via niente delle vie tradizionali ma si agisce dal di dentro per illuminarle, senza perdere la creatività di cui la pastorale ha bisogno. Importante avere capacità di costruire relazioni, di dialogo. La relazione costruisce fiducia, e la fiducia genera corresponsabilità. 

Molto arricchenti gli interventi di Padre Mariano Steffan, fc, sulla teologia pastorale alla luce dell’esperienza di Chiara Lubich e di Mons. Brendan Lehay, vescovo di Limerick (Irlanda), sulla sua esperienza pastorale in una Chiesa segnata da non poche difficoltà.

Dalle 4 esperienze raccontate (Germania in ambito accademico, Repubblica Ceca con i giovani, Italia sia in parrocchia che nella pastorale familiare) emerge l’importanza di agire nel segno di un Noi-Chiesa, un NOI che agisca anche se siamo da soli. Un metodo questo che ci porta a sentirsi Chiesa, “sentire cum Ecclesia”, secondo l’invito di Papa Francesco nella veglia dell’ultima GMG in Panama.

MARIA DO SAMEIRO FREITAS




WORD, WAY, WORK Conoscere, riflettere e attualizzare la Parola

A Benevento presso il Centro “La Pace” dal 1 al 3 giugno si è svolto il 4° meeting giovani e giovanissimi delle parrocchie della Campania, Puglia e Lazio.
85 giovani e una quindicina di adulti-accompagnatori, danno vita ad una esperienza:
WORD, WAY, WORK Conoscere, riflettere e attualizzare la Parola.

Chi è questa Parola? Come esserNe riflesso? E come viverLa?

Mons. Lucio Lemmo, vescovo ausiliare di Napoli, in un dialogo molto intimo e familiare illumina sulla Parola invitando a riscoprirsi autentici, non un copia ed incolla, ma un tesoro unico e irripetibile spronando ad essere protagonisti nell’ andare controcorrente vivendo la Parola.

Cinque i laboratori dove si cerca di fare esperienza di Dio Amore e relazione in vari ambiti:

  • sociale, focalizzandosi sul termine “Accoglienza”, nel superarsi per andare incontro all’altro
  • musicale, con Dennis NG, per sperimentare l’armonia del Noi;
  • nel canto, con Ciro Ercolanese, dove si saggia la bellezza e la difficoltà nell’imparare un canto fatto insieme agli altri;
  • nella comunicazione, grazie a Raffael Tronquini, riflettendo su come vivere i social media nella maniera più sana e creativa;
  • nelle dinamiche di squadra, con Mariano Iavarone, con attività e giochi conoscenza cooperazione e fiducia, che prevedevano una necessaria osservazione di sé e dell’altro.

Nel pomeriggio con Marco, Sameiro e don Mariano della Segreteria Centrale del Movimento Parrocchiale e Ciro e Dennis del Gen rosso, si mette a fuoco la seconda tappa del programma: riflettere la Parola (esserne riflesso).

Rispondendo ad alcune domande semplici e dirette Dennis racconta la sua esperienza nella vita di Focolare: un costante allenamento. Sameiro svela quanto sia importante dirsi la verità, soprattutto quando le cose non vanno bene. Ciro racconta, emozionato, come 20 anni fa è nato uno dei brani più conosciuti dell’album “streetlight” del Gen Rosso da una esperienza di amore e dolore nelle dinamiche di vita di unità

A gruppi ci si incontra per condividere quanto originato in ciascuno da tutto quanto ascoltato, meditato e vissuto finora, ritrovandosi ad essere dono l’uno per l’altro.

Attraverso segni simbolici Daniel Tamborini spiega come attualizzare la Parola nelle comunità:

  • il “terreno”, composto da tanti granuli. Ciascuno di noi può considerarsi come un granello, insignificante da solo, ma che insieme ad altri granuli diventa potenzialmente adatto ad accogliere semi di vita nuova.
  • Il “vaso”, contenitore del terreno che rappresenta il contesto in cui siamo chiamati a vivere: che può essere la parrocchia, la famiglia, la scuola…
  • il “seme”, pronto per essere accolto e morire nel terreno, espressione dell’essere dono continuo di sé.
  • gli “elementi”, che alimentano e favoriscono a svilupparsi, come l’acqua, la luce del sole e l’aria: l’importanza degli strumenti di spiritualità collettiva.
  • il “concime”, come dare nuova linfa nelle nostre comunità, non perdere di vista l’obiettivo di morire a sé stessi per essere dono, non tagliare istintivamente l’erba della zizzania ma imparare a conviverci, guardarla negli occhi, chiamarla per nome e avere fiducia.

Si continua con una caccia al tesoro in quattro tappe che dalla vita della Parola, attraverso Gesù Eucarestia portano a costruire la comunità.

È infine esperienze arrivate da tutte le comunità presenti e lontane, che dimostrano come sia possibile attualizzare la Parola. Tutte hanno il sapore di famiglia, pronta a servire e ad accogliere.

E’ tempo di tornare casa: a ciascuno è dato un vasetto con dei semi di girasole: la Parola da seminare in noi e nelle nostre comunità, fino a divenire girasoli, guidati e orientati nella e dalla Sua Luce… in attesa dell’incontro del prossimo anno.




Maria Voce e Jesús Morán a Matera, Capitale europea della cultura

18 giugno 2019

Comunicato stampa

Abitare lo spazio e il tempo. La cultura dell’unità al servizio della città.
Matera, 22 giugno, ore 10
Sala Congressi Casa Sant’Anna, via Lanera, 14
Intervengono la presidente dei Focolari Maria Voce e il copresidente Jesús Morán

 In un momento storico in cui appare difficile costruire significative relazioni tra le persone e stabilire dialoghi costruttivi con le istituzioni, nella Capitale europea della cultura ci si confronterà su se e come si possa oggi abitare la città rendendola “comunità integrata”, in grado di coniugare la dimensione identitaria e l’apertura al nuovo.

All’evento – organizzato dalla comunità di Matera del Movimento dei Focolari e dall’Associazione l’Elicriso di Matera, e coordinato da Gianni Bianco, giornalista RAI – interverranno anche il Sindaco, avv. Raffaello De Ruggieri, l’Arcivescovo di Matera-Irsina S.E. Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, ed il dott. Giovanni Oliva segretario generale della Fondazione Matera Basilicata 2019. I diversi interventi si alterneranno con spazi di carattere artistico-musicale affidati al gruppo Freilach Ensemble.

Nella prima parte della mattinata sarà data voce alla comunità locale del Movimento dei Focolari che, attraverso alcuni suoi rappresentanti, delineerà il profilo di un percorso di vita di oltre 50 anni in cui il tragico evento del terremoto del 1980 rappresentò l’occasione per suscitare in ognuno dei suoi membri la spinta ad essere a fianco degli ultimi organizzando turni di assistenza per gli sfollati prontamente accolti presso la casa di riposo Mons. Brancaccio.

Seguirà l’intervento di Maria Voce, attuale presidente del Movimento, al suo secondo mandato, subentrata a Chiara Lubich dopo la sua morte avvenuta nel 2008. Calabrese di nascita, laureata in Giurisprudenza, primo avvocato donna del foro di Cosenza, lascia una promettente carriera per seguire Dio nella via del Focolare. In Turchia dal 1978 al 1988 matura importanti esperienze in campo ecumenico e interreligioso stabilendo proficui rapporti con il Patriarca di Costantinopoli e con leader di altre chiese e religioni. Nel 2008 partecipa al Sinodo dei Vescovi su La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesae nel 2009 è nominata da Benedetto XVI, unica donna tra i 15 nuovi consultori, membro del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Maria Voce lancerà da Matera Capitale europea della cultura, visitata ogni giorno da migliaia di persone provenienti da ogni continente del pianeta, la proposta di porsi come modello nel vivere e promuovere una cultura, decisamente controcorrente, orientata all’unità dei popoli attraverso l’Amore evangelico concretamente vissuto e cominciando da chi ci vive accanto e manifesta ed esprime un pensiero molto diverso dal nostro.          

Un dialogo – intessuto tra il giornalista Gianni Bianco e il copresidente Jesús Morán– su come la cultura dell’unità possa esprimersi con un respiro internazionale e in particolare europeo, concluderà la mattinata. Nato in Spagna, Morán, appena ventenne entra a far parte del Movimento dei Focolari e vive per lungo tempo in America Latina tra Cile, Bolivia, Messico e Cuba. Filosofo con un dottorato in teologia, si specializza in antropologia teologica e teologia morale.     

Tra i molteplici eventi artistico-culturali che nell’arco dell’intero anno si susseguiranno a ritmi incalzanti a Matera e dintorni, questo si configura come un momento importante per la città per il coraggio della proposta rivolta all’intera Europa, di promuovere l’unica cultura capace di superare le diversità e di unire i popoli: la cultura dell’Amore reciproco proclamata da quel Gesù di Nazareth che, nella finzione filmica, più volte ha percorso le strade di Matera trasformate in set cinematografico.

            L’evento sarà trasmesso in diretta streaming. Per seguirlo collegarsi a www.focolaritalia.itwww.focolaripugliamatera.it o alla pagina Facebook @focolaritalia

Vedi anche: www.focolaritalia.it/events/abitare-lo-spazio-e-il-tempo-matera-22-giugno-2019/

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Insieme per l’Europa: iniziative in Italia

Da Bruxelles, la capitale dell’Unione europea, a Praga, dalla Slovenia alla Svizzera, Francia, Germania all’Austria, Italia e tanti altri, migliaia di cittadini di più di 300 confessioni religiose hanno partecipato a convegni, seminari, momenti di preghiera, promossi da “Insieme per l’Europa” (IPE), un organismo internazionale formato da Comunità e Movimenti che agiscono insieme per scopi condivisi, portando ciascuno il contributo del proprio carisma.

Il cammino di sei settimane di preghiera, che dal 25 marzo ha portato tante comunità verso il 9 maggio, giorno dell’Europa, è stata un’occasione per approfondire i temi della fraternità e della convivenza di religioni e culture diverse.  

Alcuni appuntamenti importanti si sono tenuti a Roma, Palermo, Viterbo, Milano, Padova, Trento e Castel Gandolfo.

Puoi vedere quanto è stato vissuto in queste singole città italiane, accedendo al sito ufficiale di Insieme per l ‘Europa:

 

 

http://www.together4europe.org/europe-day-2019-palermo/

http://www.together4europe.org/europe-day-2019-trento/

http://www.together4europe.org/europe-day-2019-castel-gandolfo/

http://www.together4europe.org/europe-day-2019-padova/

http://www.together4europe.org/europe-day-2019-viterbo/

http://www.together4europe.org/europe-day-2019-milano/

http://www.together4europe.org/europe-day-2019-roma/




Momento INeDItO, Momento in Dio

“Noi arriviamo all’unione con Dio amando il fratello. […] Spieghiamo ciò con l’esempio di una pianticella nella quale più s’interrano le radichette, più si alza il fusticino; e più cresce il fusticino, magari a causa dell’ossigeno dell’aria, più s’approfondiscono le radichette. L’amore di Dio è raffigurato nelle radichette, quello del prossimo nel fusticino.” (Chiara Lubich, Unione con Dio e con i fratelli nella spiritualità dell’unità, Castel Gandolfo, 15 giugno, 2002).

Sono state queste le parole d’apertura, le linee guida del fine settimana di formazione che si è tenuto a Schilpario (Bg) dal 26 al 28 aprile e che ha coinvolto alcuni giovani del Movimento dei Focolari che lavorano o studiano nelle varie provincie della Lombardia, per approfondire alcuni dei temi fondanti e impellenti della vita.

L’appuntamento, dal titolo “Momento INeDItO”, si è dedicato infatti al rapporto con Dio e al rapporto con gli Altri, intesi nella loro accezione più ampia.

“Il rapporto con Dio è una cosa che mi ha sempre messa in crisi, perché così come i rapporti con le persone in carne ed ossa sono altalenanti, allo stesso modo (se non il doppio) è il rapporto con Dio, che non posso fronteggiare fisicamente. Interrogarmi su questo è stato un buon punto di partenza, perché è anche attraverso questo tipo di spunti che posso lavorare su me stessa e con gli altri”. Così dice Giulia (22 anni), mentre Luca (28 anni) è rimasto particolarmente colpito dalle esperienze condivise: “Porto a casa le storie di gente che ha saputo mettere in gioco pezzi importanti della propria esistenza scommettendo sulla relazione con l’altro, diverso da sé, e uscendo dal piccolo e sicuro recinto in cui è cresciuto”.

Andrea invece (22 anni) è stato affascinato dall’esperienza di Abdul, di religione musulmana, che all’età di sei anni è arrivato in Italia dove la sua famiglia lo ha portato in oratorio senza problemi, affinché fosse pienamente integrato con i bambini del suo quartiere pur essendo di una religione diversa. “Nel racconto di Abdul ho colto le sue origini salde, ma anche una forte curiosità per tutto ciò che è diverso da lui”.

Anche l’incontro con Anne Zell, pastora della Chiesa Valdese a Brescia, si è rivelato un momento prezioso di confronto ecumenico: “Nelle nostre chiese, sopra l’altare, noi non abbiamo un Crocifisso, ma una croce nuda, spoglia. Questo ci ricorda che Cristo è sceso dalla croce, che è risorto e che la morte è stata vinta”.

Per Lucia (24 anni), invece, la testimonianza più forte è stata quella raccontata da Yalu Zhang, una ragazza cinese proveniente da una famiglia atea e che si è convertita al cattolicesimo durante l’adolescenza: “Non sono stata io a scegliere”, ci confida, “ è stato Dio che mi ha chiamata”.

Chiedersi come sia il mio rapporto con Dio, se sia un legame granitico e che do per scontato oppure se sia qualcosa che si evolve; chiedersi come nutro la mia fede; in quale modo gestisco la relazione con i fratelli e se vivo nella convinzione che l’altro sia per me davvero un “dono”: questi sono stati i punti di partenza per meglio conoscerci, per interagire e creare coesione, scoprendo quanto i fili del tessuto “Io-il fratello-Dio” siano strettamente annodati e inscindibili.

Non solo infatti la relazione con Dio necessita di un allenamento costante, ma è anche una conquista che si rinnova quotidianamente tramite l’Amore al prossimo.

Luca (20 anni) racconta: “Mi è capitato di pensare che il rapporto con Dio potesse crescere soltanto con la preghiera, invece ho capito che è soprattutto attraverso l’amore al fratello che questo si arricchisce. Solo vedendo Dio nel prossimo e amandolo come lui mi ha amato, sarò in grado di arricchire la mia fede ed esserne testimone”.

Lo scopo dei tre giorni trascorsi a Schilpario non è stato quello di fornire risposte univoche e definitive ai dubbi, agli interrogativi che di volta in volta ci affollavano (e ci affollano) la mente e il cuore, bensì l’occasione di fornire spazi di ascolto profondo e generativo che può essere più appassionante se vissuto insieme.

Come racconta Stefano (20 anni): “Torno a casa con una nuova consapevolezza: in fondo siamo tutti in cammino, il che vuol dire percorrere un sentiero dove le domande non trovano risposte concordi e immediate, ma consentono di sperimentare la concretezza della Fede”. Anche Emanuele (28 anni) e Serena (29 anni) confidano di “aver cercato a lungo di capire dove fosse l’interruttore della luce …dopo dieci minuti a brancolare nel buio, siamo riusciti raccoglierci un pochino  con Gesù in cappellina”.

Letizia (20 anni) racconta: “l’esperienza di Schilpario mi ha permesso di aprirmi di più e di sfatare dei pregiudizi che mi sono accorta di avere nei confronti di chi è diverso da me”.

“Ho vissuto un’esperienza profonda!”, dice Luca (23 anni), “al di là degli argomenti affrontati, mi porto a casa le storie che ho incontrato, i legami che ho stretto e la consapevolezza che arrivare al fratello vuol dire arrivare a Dio”.

In una location suggestiva e fresca, incorniciata dalle montagne innevate e da un soffuso silenzio, si è creata l’occasione ideale per fare vuoto dentro di noi, per tendere il cuore verso quel seme di Comunione fraterna che solo in Dio trova compimento, e verso quell’Amore reciproco che possiamo donare a piene mani per le vie del mondo.

Benedetta Appiani




Percorso ecclesiale in Sicilia: “La cultura del noi. La sfida dell’oggi nella Chiesa”

Enna: 31 marzo. Nella grande sala dell’Hotel “Federico II” si ritrovano in tanti. Sono venuti dalle nove province siciliane i membri del Movimento dei Focolari nell’isola. Qui l’Opera di Maria (questo è il nome con cui è riconosciuto il Movimento dei Focolari) ha radici antiche: erano gli anni 50 quando Graziella De Luca, una delle prime compagne di Chiara, arrivò nell’’isola, facendo tappa a Siracusa. Da qui l’Opera di Maria vuole ripartire in un percorso di consapevolezza e di impegno.

Il convegno ha un titolo. Emblematico. «La cultura del noi. La sfida dell’oggi nella Chiesa». Poche parole ed un programma ricco di contenuti. Soprattutto di vita.

Si parte da lontano. Dal Convegno della Chiesa italiana a Firenze nel 2015 e dal percorso avviato per indicare i nuovi obiettivi della Chiesa in una società che cambia: obiettivi che intersecano la pastorale, la liturgia, l’impegno dei laici nella società, la vita stessa della Chiesa in un rapporto con città che mutano costantemente i loro volti e con bisogni sempre diversi, specie da parte delle giovani generazioni.

È un nuovo percorso avviato in Italia dal Movimento dei Focolari e che coinvolge, contemporaneamente, varie realtà locali dell’Opera di Maria e non solo. Un percorso che vede delle tappe fondamentali, ad esempio il convegno ecclesiale l’1 e 2 giugno 2018 ed il corso per operatori pastorali dell’Italia che si è svolta a Loppiano nel luglio del 2018.

La Sicilia muove i primi passi. Con una consapevolezza forte: quella di essere un unico territorio che fa capo alla Conferenza Episcopale Siciliana, un unico popolo che, pur nelle diversità delle diverse province e territori, vuole donarsi alla Chiesa.

Ci si ritrova attorno ad un tavolo: focolarini, sacerdoti, laici impegnati nella pastorale delle parrocchie e delle diciotto Diocesi siciliane.

Lo sguardo ed il cuore si volge spesso al passato, quasi a riannodare i fili della memoria con quel memorabile gennaio 1998, quando Chiara Lubich venne per la prima ed unica volta in Sicilia. Fu a Palermo, incontrò tutta la comunità dell’isola, visitò luoghi storici encomiabili, come la Cattedrale di Monreale o la Cappella Palatina. Tesori d’arte e di storia che, da soli, testimoniano la vivacità culturale di un popolo che è stato, nel Medioevo e non solo, culla della civiltà europea.

Erano gli anni bui e difficili della lotta contro la mafia e la criminalità organizzata: i delitti, le stragi (Capaci e via D’Amelio, ma non solo) avevano insanguinato l’isola e, in alcuni momenti, sembravano aver spento la speranza dei siciliani onesti. Chi aveva incontrato l’ideale dell’Unità, spesso si era trovato affranto, a condividere i dolori dell’isola, quasi sentendosi impotente dinanzi a tanto male.

Si chiese a Chiara quale strada lei potesse indicare per amare di più e meglio la propria terra. A sorpresa, Chiara rispose che «qui, dove prevalgono disvalori», si sarebbe dovuta trovare una strada «per costruire una cultura nuova» che ha radici nel cristianesimo. Per questo, invitava a rafforzare il rapportocon altri movimenti, altre associazioni, gruppi ed il servizio alla Chiesa locale: era quella che lei stessa definì – e che poi venne indicata – come «la stradetta».

Ma di quella «passione per la Chiesa» Chiara aveva parlato fin dal 1966. E sono quelle parole, pronunciate più di 50 anni fa, ad animare il percorso che ha portato all’appuntamento del 31 marzo.

È il primo convegno con questa tipologia in Italia. Altri ne seguiranno nelle varie regioni. Si lavora a stretto contatto con il Centro del Movimento dei Focolari in Italia, con l’Istituto Universitario Sophia ed il Centro Evangelici Gaudium nella cittadella di Loppiano.

Il 31 marzo, la grande sala del “Federico II” si riempie oltre le aspettative. Sono più di 400 a vivere questo momento ed a condividere un percorso. Tanti, in questi anni, hanno speso le loro energie, il loro impegno nella chiesa locale, hanno dato con generosità il loro tempo nelle diverse realtà ecclesiali: nelle parrocchie, nella catechesi, nella carità, nella formazione degli adulti e delle giovani coppie, nell’accompagnamento di tante situazioni di difficoltà. È una rete diffusa a macchia d’olio che ora, a partire da Enna, prova a riannodare i suoi fili. Va avanti con la consapevolezza di un corpo, quello dell’Opera di Maria in Sicilia, che vuole dare il suo contributo. Di idee, di impegno, soprattutto di comunione ecclesiale. Dal palco Maria Curatolo e Salvo Casabianca accolgono tutti.

«C’è un clima di festa e un’attesa gioiosa nel ritrovarsi dai vari punti della Sicilia – spiega Maria Curatolo, a nome degli organizzatori – Si comincia con una sventagliata di esperienze, sprazzi di vita vissuta, che donano uno scampolo dell’impegno che già c’è sul piano ecclesiale in Sicilia. Poi ci immergiamo nella meditazione di Chiara: “La Passione per la Chiesa”, del 1966. È risuonata come una bomba; alcuni la conoscevano, ma tutti siamo stati stravolti nella consapevolezza di una chiamata nuova a vivere per la Chiesa».

Gera e Salvatore Falzone, di San Cataldo, raccontano l’impegno nella diocesi di Caltanissetta come “tutor” nel percorso di formazione e preparazione al matrimonio. Le difficoltà non mancano, per le differenti visioni, ma prevale il desiderio di un percorso comune, nasce la “comunione”.  Enrica Bonanomi, del focolare di Trecastagni nella parrocchia: animazione dei ragazzi post-cresima attraverso i giochi utilizzati dai ragazzi e bambini (gen 3 e gen 4). La lettura della Parola di Dio nelle messe, il coro, il consiglio pastorale parrocchiale e vicariale, la partecipazione ad un corso di approfondimento della Parola di Dio e alle funzioni religiose.

 

 

Salvatore Poidomani ed Enza Maria Pitti raccontano il loro impegno, insieme agli altri dell’Opera, all’interno della Pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Palermo, nel rispondere alla chiamata del vescovo a tutta la Consulta, a spendersi senza misura per i giovani, lavorando in comunione insieme agli altri movimenti e ordini religiosi.

 

Poi l’intervento di Vincenzo Di Pilato, membro del CEG: «L’irruzione del Carisma – spiega – ha dato a Chiara una comprensione della Chiesa, assolutamente nuova nel tempo preconciliare. Si è trattato di una illuminazione straordinaria dello Spirito Santo in lei: un “carisma”, appunto. La radice di questa visione è una Luce che si rende visibile a chi ha “uno sguardo contemplativo” – come scrive papa Francesco in “Evangelii gaudium”, 71 – uno sguardo di fede capace di scoprire l’«oro», ovvero il divino, nelle città, nella chiesa stessa, nelle case, nelle strade, nelle piazze. Per Papa Francesco il sacramento della presenza di Cristo è nel “popolo”. Chiara, fin dai primi tempi, ci ha indicato il “Dove due o più …”». E conclude: «La cultura del noi è fatta da persone che 1. hanno occhi semplici, 2. scoprono Dio come unico Padre, 3. si riconoscono fratelli e sorelle, 4 vedono tutti i prossimi candidati all’unità, 5. unità già realizzata dal Padre in Gesù Abbandonato e sacramentalmente accolta nell’Eucaristia».

Poi, a conclusione della mattinata, la Santa Messa. Anche la liturgia, animata dal coro della comunità di Enna, è stata un continuare in questa ricomprensione della Chiesa alla luce del Carisma dell’Unità.

Nel pomeriggio, un video sintesi sul Sinodo dei giovani, un’esperienza della comunità di Niscemi, in cui le protagoniste sono in particolare delle giovani del movimento parrocchiale, che si impegnano nell’iniziativa di una mensa per i più poveri, insieme alla chiesa cristiana avventista del settimo giorno, che ha collaborato fino al giugno 2017. Giada, Giorgia, Ilenia, Alessia, Dalila, Gloria, Ludovica raccontano la loro esperienza, la nascita del progetto, la scelta di spendere il loro tempo libero al servizio degli ultimi. Ludovica racconta del rapporto con una giovane donna straniera, quando il marito viene arrestato e lei non ha i soldi per pagare l’affitto. Ludovica, pur giovanissima, riesce a starle accanto, a portarle il cibo della mensa, a festeggiare con lei il compleanno della figlia, a darle sostegno. «Tu sei un angelo, meriti tanto» le dice un giorno la donna abbracciandola (vedi in allegato l’esperienza).

«Tutto questo – continua Maria Curatolo – sottolinea il nostro essere Chiesa giovane con i giovani. Il loro donarsi nella mensa per i poveri mostra una maturazione umana a tutto campo che questo “darsi” ha operato in loro e attorno a loro”. È seguito un aggiornamento a cura di Antonio Olivero, del centro nazionale del Movimento dei Focolari, su ciò che è avvenuto dopo il Convegno della Chiesa italiana a Firenze nel 2015: quanto abbiamo vissuto negli ultimi anni ci sembra sia stato una risposta al discorso del Papa a quel Convegno.

Poi un dialogo franco e vero, con domande e risposte. «Il dialogo – aggiunge Salvo Casabianca – è il fondamento del nostro essere amore che costruisce la famiglia nella Chiesa e la apre all’uscire in sinodalità. Nell’umanità che ci circonda c’è fame di amore che faccia famiglia, una famiglia in cui possiamo sentirci accolti e riconosciuti per il valore che ciascuno ha in Dio. Per tutti noi, questa giornata ha rappresentato un momento importante, ci ha permesso di riscoprirci tutti, giovani e adulti, nelle varie vocazioni, un’unica famiglia nella Chiesa e per la Chiesa».

Francesca Cabibbo

esperienza mensa niscemi




Il coraggio del nuovo

Le priorità e l’impegno del Movimento dei Focolari in Italia. Un laboratorio aperto. Articolo pubblicato su Città Nuova n. 3/2019 – Aurora Nicosia

A Firenze, nel novembre 2015, si era svolto il V convegno nazionale della Chiesa italiana, aperto da papa Francesco con un importante discorso programmatico ricco di indicazioni . .

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Ritiro per sacerdoti e religiosi in Calabria: un’esperienza di gioia e speranza

Dal 26 al 28 Febbraio 2019 si è svolto in Calabria un ritiro per sacerdoti e religiosi organizzato dalla comunità del Movimento dei Focolari. Ecco quanto ci scrivono.

 “A conclusione di una delle più luminose esperienze che ho celebrato nella mia vita, voglio ringraziare per questo respiro di Paradiso che il vostro carisma mi ha consegnato in queste ore stupende passate insieme a voi. Dio vi benedica tutti. Grazie per la risposta che date al Signore, alla Chiesa e a Chiara. Spero di poter in seguito attingere a questa sorgente fresca e profonda che Dio ha dato alla Chiesa e al mondo…”. E’ quanto ci ha scritto uno dei 22 partecipanti al ritiro per sacerdoti e religiosi – provenienti da varie diocesi della Calabria – che si è svolto a Lamezia Terme dal 26 al 28 febbraio. Di questi, 8 venivano dalla diocesi di Mileto. Era la prima volta che in questa regione si faceva una cosa del genere.

Da vari anni un gruppo di circa 30 sacerdoti e religiosi si trovano mensilmente nel nostro focolare di Lamezia. La scorsa estate è nata l’idea di fare un incontro di più giorni, idea che a settembre è stata accolta con entusiasmo da tutto il gruppo che ha anche dato dei suggerimenti per il programma.

Nel fare gli inviti ci siamo resi conto che alcuni sacerdoti non riuscivano a partecipare a tutto il ritiro… per questo abbiamo pensato di invitarli solo per il secondo giorno. Poi ci è venuta un’altra idea: da tempo avevamo il desiderio di rincontrare i seminaristi di Cosenza, che erano stati in focolare lo scorso giugno, anche per rispondere ad una esplicita richiesta del Vescovo. Abbiamo pensato quindi di invitare pure loro a questo secondo giorno. Perciò il secondo giorno si sono aggiunti altri sacerdoti e 13 seminaristi di Cosenza accompagnati dal loro Padre spirituale. Quel giorno eravamo in tutto una cinquantina.

Ogni momento del programma è stato vissuto e accolto in un clima di grande unità e ascolto. La prima mattina abbiamo approfondito “La Carità”, mentre al pomeriggio “Gesù abbandonato”, anche con esperienze di membri del Movimento dei Focolari, molto apprezzate.

La mattina del secondo giorno era dedicata alla trasmissione di quella esperienza mistica vissuta da Chiara Lubich nell’estate del 1949: è stata una mattinata straordinaria! Il momento di comunione successivo ha confermato che era scesa una grazia su tutti. E le Tre Comunioni (con l’Eucaristia, con la Parola, con il fratello) sono state davvero prese da ciascuno come un viatico da portare via per rimanere in questa realtà. A conclusione della mattinata la S. Messa, durante la quale abbiamo fatto il Patto dell’amore reciproco.

Molto bello e fruttuoso nel pomeriggio di quello stesso giorno il momento che abbiamo chiamato: “Il Carisma dell’unità nella vita dei sacerdoti e dei religiosi”. Soprattutto attraverso esperienze sono venuti fuori spunti molto interessanti: la scelta radicale di Dio, la vita fraterna con gli altri sacerdoti, la comunione dei beni… che sono stati ripresi – anche dai seminaristi – nella successiva condivisione tra tutti.

L’ultima mattina, dopo una meditazione sulla Chiesa, ricorrenti erano le espressioni di gratitudine, di gioia e desiderio di andare avanti in questa vita di unità alla luce del carisma di Chiara: “Grazie di questi giorni inattesi e incredibili anche per le prospettive che si possono intravedere…”. “Un incontro rivoluzionario a mio parere, che riempie di gioia e di speranza”.

Prima della partenza, ci siamo tutti insieme interrogati su come andare avanti adesso, dopo questi giorni… E’ emersa l’esigenza di continuare senz’altro con gli incontri mensili in focolare, ma anche di inserire momenti locali per diocesi, in cui sia possibile andare più a fondo nella vita di comunione e anche nel confronto su tematiche pastorali inerenti al proprio territorio. Vedremo quindi come attuare queste esigenze.

Focolare di Lamezia Terme
tel.0968-419024  email: focmcz@gmail.com




Corso per operatori pastorali dal 30 giugno al 6 luglio 2019

Le iscrizioni sono chiuse – Il Corso è al completo

Programma Corso Operatori Pastorali_2019

La proposta del Corso per Operatori pastorali è maturata da una coscienza nuova dell’importanza di una formazione pastorale adeguata all’oggi della Chiesa e della società nel Movimento dei Focolari.

Papa Benedetto XVI il 21 gennaio 2008, in una lettera alla Diocesi e alla città di Roma, aveva ben espresso l’emergenza educativa che caratterizza la nostra epoca ed il nostro contesto culturale. Il suo appello è stato poi accolto, ampliato e rilanciato[1]all’interno degli Orientamenti Pastorali per il primo decennio del Duemila: “Educare alla vita buona del Vangelo.” In questo Documento così prezioso per la Chiesa che è in Italia al n. 43 a proposito della funzione formativa che Movimenti ed Associazioni ecclesiali possono esercitare si legge:

“…fedeli di ogni età e condizione sperimentano la ricchezza di autentiche relazioni fraterne; e si formano all’ascolto della Parola e al discernimento comunitario; maturano la capacità di testimoniare con efficacia il Vangelo nella società”.

Questo ci ha molto stimolato e incoraggiato, unitamente all’aver accolto la proposta di Papa Francesco ai Delegati delle Diocesi Italiane convocate a Firenze, di trarre cioè dalla Evangelii gaudium i principi ispiratori per l’agire della Chiesa. L’attuazione di questa scuola ci è sembrata perciò un modo di rispondere alle molteplici sollecitazioni che lo Spirito Santo sta facendo alla nostra Chiesa.

Per questi motivi si è svolto a Loppiano, dal 15 luglio al 21 luglio 2018, un corso ad experimentum, per operatori inseriti nelle strutture delle Chiese locali per individuare contenuti e metodo di una rinnovata azione pastorale; Scuola promossa dal CEG dell’Istituto universitario Sophia[2]. Il titolo che abbiamo individuato per questo primo Corso è: “Chiesa locale: comunione e missione – Percorsi pastorali alla luce della Evangelii gaudium”.

L’esperienza vissuta con una settantina di operatori pastorali provenienti da varie regioni italiane, ci ha incoraggiati a precisare e rilanciare in una modalità più ampia di partecipazione quanto si è vissuto, e questa scuola si svolgerà dal 30 giugno al 6 luglio 2019, sempre al Centro di spiritualità “Vinea Mea” nella Cittadella di Loppiano (FI).

Vorremmo indicarvi alcuni obiettivi che motivano questa proposta formativa:

  • Essere per alcuni giorni in una vita di comunione tra vari soggetti del popolo di Dio per approfondire l’intelligenza della fede così da rispondere come “Chiesa-in-uscita” alle sfide dell’attuale cambiamento d’epoca;
  • Offrire strumenti teorici e pratici tratti dall’Evangelica gaudium a quanti sono impegnati nelle articolazioni della Chiesa valorizzando le prassi in atto;
  • Preparare figure qualificateche, con competenza, possano mettersi al servizio delle parrocchie e delle diocesi accogliendo lo specifico contributo della spiritualità di comunione.

Il metodo del Corso, così come quelli promossi dal CEG, è caratterizzato da alcuni atteggiamenti fondamentali.

  • Prima di tutto creare un luogo in cui non soltanto si pensa e si organizza, ma ci si pone insieme in ascolto dello Spirito, lasciandosi sorprendere dalla sua azione e dalla sua luce che apre nuove possibilità di comprensione alla scuola dell’Unico Maestro.
  • Altro fattore determinante è che, sia chi offre degli approfondimenti sia chi partecipa, sia animato da una sincera “passione per la Chiesa”e da uno stile sinodale. Questa passione è essenziale per “gustare” i contenuti, comprendere la portata e le prospettive di una ecclesiologia del popolo di Dio.
  • Infine, è luogo di libertà in cui sperimentare un dialogo a tutto campo e senza preclusione alcuna valorizzando gli apporti di tutti, per quanto possibile.

In apertura al Corso stesso ci sarà una introduzione al metodo trinitario di mons. Piero Coda, direttore dell’Istituto universitario Sophia, e un tema programmatico di S.Em. card. Giuseppe Petrocchi, Presidente del CEG, dal titolo: “Protagonisti nella vita della diocesi e delle parrocchie”.

Nei giorni seguenti, mons. Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, entrerà nello specifico della formazione offrendo spunti per la formazione ecclesiologica dei singoli e delle comunità.

Nelle giornate successive si proseguirà con altri temi di approfondimento proposti da don Vincenzo Di Pilato (Direttore del Corso) su: “La vita della Parola” e “Il dialogo”. Mentre don Sergio Pellegrini darà delle prospettive di attuazione del Discernimento Comunitario, così da sperimentare la presenza del Risorto che guida la Chiesa. Don Alessandro Clemenzia approfondirà alcune tematiche fondamentali per una Pastorale in conversione.

Queste riflessioni faranno tesoro dei quattro principi enunciati dall’EG: la realtà è più importante dell’idea, il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul conflitto, il tutto è superiore alla parte.

 In conseguenza di quanto detto, si può capire che ogni giornata avrà, insieme a comunicazioni, momenti dedicati al dialogo e ampio spazio per dei laboratori, dove applicare concretamente quanto ascoltato nelle relazioni.

Successivamente si proporranno dei Tirocini Pastorali di alcuni giorni – se ne individueranno i luoghi nel mese di giugno – per vivere in alcune diocesi o parrocchie che cercano di applicare ed elaborare quanto presentato al Corso.

 In questo momento in cui siamo chiamati ad essere “Chiesa in uscita” e ad imparare ad operare con stile sinodale tra membri del popolo di Dio, ci sembra strategico formare persone impegnate nell’azione pastorale in scuole come questa.

Siamo certi, anche per quanto sperimentato, che la presenza di Gesù Maestro ha molto da illuminare e da dire all’agire pastorale nei suoi concreti percorsi di attuazione.

[1]Cfr n. 3 del documento “Educare alla buona vita del Vangelo”: “Il Santo Padre ci incoraggia in questa direzione, mettendo in evidenza l’urgenza di dedicarsi alla formazione delle nuove generazioni. Egli riconosce che l’educare, se mai è stato facile, oggi assume caratteristiche più ardue: siamo di fronte ad una grande emergenza educativa” confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi di formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita”.
[2]Il Centro Evangelii Gaudium è un laboratorio di formazione, studio e ricerca promosso dall’Istituto Universitario Sophia che trae ispirazione e nome dall’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium.

 

INVITO CORSO OPERATORI PASTORALI 2019




Nuova tappa dell’evangelizzazione e sinodalità: il rinnovamento ecclesiale alla luce della Evangelii Gaudium

CONVEGNO
Promosso dal Movimento dei Focolari in Italia in collaborazione con il “Centro Evangelii gaudium” dell’Istituto Universitario Sophia (IUS)
Loppiano – Figline e Incisa Valdarno (Fi) 18-20 febbraio 2019

Sinodale è l’aggettivo che esprime il volto nuovo della Chiesa oggi. Questa l’idea forte che ha caratterizzato lo svolgimento dei lavori del convegno rivolto ai vescovi italiani, promosso dal Movimento dei Focolari in Italia in collaborazione con il “Centro Evangelii gaudium” (CEG) dell’Istituto Universitario Sophia (IUS). Circa una quarantina i vescovi dalle diverse diocesi italiane che sono convenuti a Loppiano, la cittadella dei Focolari per una tre giorni di incontro all’insegna della comunione, «un’esperienza di famiglia», come l’ha definita il card. Petrocchi nelle conclusioni. «In tante delle diocesi presenti qui, sono già avviati dei cantieri sinodali, ed è importante che queste esperienze circolino», afferma l’arcivescovo dell’Aquila e presidente del consiglio scientifico del CEG, invitando il Centro a studiarle e approfondirle. «Esco da questa esperienza fortificato nella speranza, rassicurato nella fratellanza, e con una spinta ancora più forte a spendermi perché le nostre chiese siano oggi dentro un mondo che cambia segno della speranza che non delude», dichiara Petrocchi.

La traccia dei lavori, come recita il titolo stesso del convegno, si è ispirata all’esortazione apostolica di papa Francesco ponendo l’accento su temi importanti, tutti intrinsecamente correlati fra loro: evangelizzazione, sinodalità, rinnovamento ecclesiale. A fare da sfondo a tutto, poi, il V convegno della Chiesa italiana svoltosi a Firenze nel novembre 2015 che aveva visto in apertura l’intervento programmatico di papa Francesco e l’approfondimento delle “cinque vie”: annunciare, uscire, educare, abitare, trasfigurare.

«Le tante sfide che il Paese si trova di fronte – ha scritto nel suo messaggio ai partecipanti al convegno di Loppiano il presidente della CEI, card. Bassetti – domandano a noi vescovi anzitutto una concreta testimonianza di dialogo e comunione, da porre come esempio costruttivo e sereno dinanzi alle situazioni di conflitto e frammentarietà che, tante volte, sembrano la risposta più semplice ai problemi e alle paure diffuse». E riprendendo il discorso introduttivo alla sessione invernale del Consiglio permanente CEI, in cui proponeva lo stile sinodale come metodo, supportato «da continue verifiche, da un luogo di elaborazione culturale che non sia semplicemente una vetrina per proporre se stessi», Bassetti ha esortato: «Non è più sufficiente “pensare la sinodalità” o “parlare di sinodalità”.Dobbiamo pensare, parlare, agire sinodalmente. Il “luogo di elaborazione culturale” è quello spazio relazionale efraterno che si genera tra noi quando decidiamo di lasciarci portare, con coraggio e libertà, dal soffio dello Spirito», come papa Francesco incoraggiava nel suo discorso di Firenze 2015.

«Sinodo è termine della Chiesa antica – ha spiegato il teologo Coda, preside dell’Istituto universitario Sophia– ma l’aggettivo sinodale è una maturazione della coscienza ecclesiale», dunque un percorso che vede già in attotante buone prassi e pone al contempo numerose sfide. «Siamo alla soglia ormai di un nuovo decennio pastorale. Che sia il momento propizio?», si chiede fiducioso mons. Coda. Lo confermano i vescovi presenti, coi loro interventi, testimonianza delle numerose esperienze che rendono viva la “gioia del Vangelo”. «Occorre sognare un modello di chiesa – afferma Coda – capace di affrontare le grandi sfide, sia al suo interno che di fronte ai fenomeni globali del nostro tempo, dalle migrazioni alla nuove frontiere della biogenetica, della tecnocrazia, dell’economia. È un grande cantiere che ci interpella e in cui la Chiesa in Italia vuole entrare sinodalmente».

In un convegno che aveva a cuore questi temi non poteva mancare un focus sul recente Sinodo dei giovani, a partire dal quale e in un parallelismo con l’Evangelii Gaudium, mons. Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica, ha messo in evidenza «tre aspetti significativi sui quali la Chiesa è chiamata a compiere scelte chiare e coraggiose»: essere accompagnatori di qualità, preparare nuovi formatori per rispondere alla complessità, fare della Chiesa, una casa per i giovani. E ha invitato a «privilegiare l’attenzione alle giovani generazioni», perché «educare significa puntare sulla speranza e costruire una Chiesa che si cura del presente ma guarda al futuro».

E mons. Russo, segretario generale della CEI, intervenuto nella giornata finale, ha ribadito: «Il nostro convivere in unum qui a Loppiano, è già una risposta concreta a quanto il Papa ci ha chiesto, in quanto non stiamo qui a parlare di sinodalità, ma a vivere la sinodalità tra di noi». «La difficoltà è di rendere effettiva, efficace la sinodalità: costa tempo, fatica, tempo per il dialogo, il confronto, del mettersi in discussione». In conclusione, ha affermato, «camminare insieme cambia anche la prospettiva su di noi, non ci basta più stare l’uno accanto all’altro. Bisogna generare luoghi di comunione episcopali, non per trovare soluzioni pastorali ma per trovare spazi insieme di cammino e vivere la Chiesa».

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Invito Vescovi Italiani

Programma Convegno Vescovi Loppiano 2019

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Dal Sinodo della Chiesa antica alla Chiesa sinodale oggi

Nella cittadella dei Focolari di Loppiano è in corso un convegno rivolto ai vescovi italiani, promosso dal Movimento dei Focolari in Italia, in collaborazione con il “Centro Evangelii gaudium” dell’Istituto universitario Sophia.

«Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». Non lascia dubbi l’affermazione di papa Francesco nel discorso pronunciato il 17 ottobre 2015, in occasione del cinquantesimo dell’istituzione del Sinodo dei vescovi da parte di Paolo VI.

Potrebbe racchiudersi in questa citazione, ripresa da mons. Piero Coda, preside dell’Istituto universitario Sophia (Ius), il senso del convegno promosso dal Movimento dei Focolari in Italia, in collaborazione con il “Centro Evangelii gaudium” dello Ius, il cui titolo recita: “Nuova tappa dell’evangelizzazione e sinodalità: il rinnovamento ecclesiale alla luce della Evangelii gaudium”.

Sono circa quaranta i vescovi convenuti sulle colline toscane dalle diverse regioni italiane, accolti per tre giorni nella cittadella dei Focolari dove è ancora viva l’eco della visita di papa Francesco il 10 maggio scorso.

Nel corso della sua relazione, dal titolo “La sinodalità esercizio di Chiesa”, mons. Coda ha indicato proprio nella sinodalità il filo conduttore del magistero di Bergoglio, evidenziando come in numerosi interventi papa Francesco ne parli come di una dimensione costitutiva della Chiesa. Una sinodalità che è dunque un esercizio di Chiesa nel quale avviene una manifestazione particolare dello Spirito.

«Sinodo è termine della Chiesa antica, ma l’aggettivo sinodale è una maturazione della coscienza ecclesiale», afferma infatti Coda; il quale propone cinque sentieri da percorrere: essere, come pastori, artisti e artigiani della sinodalità; strutturare percorsi formativi comuni tra giovani laici, giovani religiosi e seminaristi; educarsi ed educare a quello che papa Francesco descrive come “cultura dell’incontro” e “coraggio dell’alterità”; inaugurare una nuova stagione nella costruzione collettiva di una democrazia realmente partecipativa e popolare; avviare – si chiede – un processo sinodale che coinvolga in un cammino comune tutte le nostre chiese particolari in Italia. E chiude con una domanda rivolta ai vescovi presenti: «Come si progetta la Chiesa in Italia? Siamo alla soglia ormai di un nuovo decennio pastorale. Che sia il momento propizio?».

In apertura del convegno, ieri pomeriggio, mons. Coda oltre ad esprimere «la gioia di avere a Loppiano una presenza qualificata della Chiesa in Italia», aveva sottolineato: «Sentivamo di doverci mettere al servizio della Chiesa nel nostro Paese, camminare con i nostri vescovi, servire questa tappa nuova dell’evangelizzazione. Camminare insieme, è la parola di vita di questi giorni».

A vederli, i vescovi presenti a questa assise alla prima edizione, fa pensare alla possibilità di un comune sentire, di condividere un percorso che li fa fratelli fra loro e con tutto il resto del popolo di Dio. Conoscendone diversi fra i presenti, si può dire che è vita quello a cui Jesus Moran, co-presidente del Movimento dei Focolari, nel saluto iniziale, fa riferimento come necessario alla Chiesa e alla società oggi: «Lo stile cristiano come stile mariano, quindi generativo, materno, accogliente, concreto nell’amore, pieno di tenerezza e misericordia» che esprime il «potere della debolezza». 

Il tema del convegno, chiaramente, non può che far tornare con la mente e col cuore al V convegno ecclesiale che si è svolto poco distante da qui, a Firenze, nel novembre del 2015. Mons. Mario Meini, vescovo di Fiesole e quindi ordinario del luogo, ne ripercorre le tracce.

Fonte: Città Nuova. Leggi tutto l’articolo:

www.cittanuova.it/dal-sinodo-della-chiesa-antica-alla-chiesa-sinodale-oggi/