Mundialito e festa dell’amicizia tra i popoli – Villa Verrucchio (RN)

MUNDIALITO E FESTA DELL’AMICIZIA FRA I POPOLI

“PER UN MONDO UNITO”

Sabato 8 e Domenica 9  Giugno 2019

Week-end all’insegna dell’integrazione

Questo torneo di calcetto e la Festa dell’amicizia fra i popoli nascono da un percorso di conoscenza e amicizia che facciamo insieme da diversi anni. Abbiamo scelto insieme questa data, alla fine del Ramadan. Sabato 8 giugno, vedere le squadre  allinearsi, i colori che spiccano contro il verde del campo, gli inni nazionali . . . che emozione!

Parte il Mundialito! Quest’anno c’è anche l’Argentina. E’ stato l’amico Carlo di Volontarimini che ha cominciato ad appassionarsi a questa esperienza e presentarceli. Perchè è proprio per attrazione che il gruppo organizzatore cresce. Sono 11 le squadre in campo: Algeria, Argentina, Costa d’Avorio, Guinea, Italia, Macedonia, Marocco, Perù, Romania, Senegal,  Africa West Coast, la quale riunisce ragazzi di varie nazionalità che da soli non sarebbero riusciti a fare una squadra di calcetto (Mali, Ghana, Costa D’Avorio, fam.Rom.)

Hammed poteva stare con la sua squadra, la Costa d’avorio, ma è entrato dentro lo spirito che vuole diffondere questa iniziativa: incontrarsi, conoscersi, creare legami. Così è diventato il coach di una squadra multietnica. Il dado di “sport for peace” viene lanciato, appare la scritta: “Applaudite il successo altrui come il proprio”:  ogni tanto bisogna richiamarsi allo spirito del gioco ma è bello che i ragazzi vivano con passione le partite!

Fra gli arbitri c’è anche Mattia, un giovane di Cesena del Movimento dei Focolari; tutti i giocatori hanno grande rispetto e stima per lui.  Alcuni della comunità , amici coinvolti nel progetto, anche alcuni focolarini e focolarine sono a distribuire acqua, frutta e cioccolata, fare foto o altri servizi. Ci lasciamo stanchi ma felici, pronti per il giorno dopo, dove nella piazza principale ci sarà la festa,  le premiazioni delle squadre, quella vincitrice del torneo e quella del premio fair-play.

Da metà pomeriggio della domenica la gente affluisce, che bello vedere la piazza che si riempie di colori, costumi, bambini…. il gruppo di canzoni tradizionali romagnole “Nun ai sem” accoglie con la sua musica e i balli popolari. Si coglie subito che ognuno dei presenti è lì per esprimere la propria gioia di essere tutti uguali e che insieme possiamo costruire una nuova umanità. Ogni nazione allestisce il proprio stand con i piatti tipici cucinati a casa o anche sul momento: 22 le Nazioni presenti! 

Il desiderio di tutti è farsi conoscere, offrire le cose più buone della propria terra. Anche la famiglia Rom è a suo agio fra tutti! Si percepisce nell’aria un clima di fraternità. La comunità del Movimento dei Focolari oltre a gestire lo stand italiano è a servizio per tutte le necessità. Ci siamo detti che anche se non avessimo potuto parlare di Dio, lo avremmo potuto dare con il nostro amore reciproco. E ci sembrava che un legame invisibile unisse piano piano tutti; la festa rendeva visibile una rete di rapporti tessuti durante tutto l’anno con incontri numerosi e internazionali.

La stanza dei nostri incontri era un laboratorio di idee, proposte, per dirci quanto è importante conoscersi e riacquistare un senso di comunità, di appartenenza e di cittadinanza.  Presenti alla festa anche i bambini dell’Istituto Comprensivo coinvolti già da qualche anno: vivono già  un’ esperienza multietnica e regalano canzoni che ci commuovono. Sul palco viene premiato il disegno del concorso  che sarà la copertina del diario scolastico 2019 -2020 sul tema intercultura, ma tanti sono i disegni. Pure coinvolti i bambini della scuola di ballo “Passi di stelle”provenienti da diversi Paesi.

Prima di partire con le musiche e le danze di ogni Paese la piazza si è fatta attenta per ascoltare alcuni rappresentati delle Nazioni presenti nell’atto di donare a tutti l’esperienza personale che stanno facendo, fra questi alcuni ragazzi richiedenti asilo. Poi un altro momento forte, un minuto di silenzio per l’ambiente; per questo tutte le nostre stoviglie sono compostabili e Romagna acque ha fornito un erogatore di acqua fresca; è un evento plastica free. Ci teniamo per mano mentre viene letta preghiera di Ghandi sull’amore.

Il momento è profondo, tutti insieme un esempio di mondo unito: è visibile la gioia sui volti, segno tangibile dello star bene insieme. Poi la  musica, i ritmi, i balli catturano l’attenzione mentre le persone si affollano ai gazebo  e tornano con il piatto pieno di cibo proveniente dalla tipicità dei vari paesi presenti. Ogni nazione ci attrae e ci stupisce con la sua bellezza, la sua armonia. Non manca il laboratorio artistico per i bambini, i sarti africani.

Come ci sentiamo estranei alle notizie dei TG che vogliono metterci paura e preoccupazione verso gli stranieri! Saremmo veramente più poveri senza di loro! A sera rimettiamo a posto la piazza, non ci sono rifiuti sparsi, siamo stanchissimi e sudati ma su ogni volto spicca il sorriso. E’ festa di Pentecoste, abbiamo veramente sperimentato che l’amore ci può unire,  tante persone di religione, cultura, lingua diverse e sentirci una unica famiglia. Abbiamo toccato con mano la bellezza di un mondo unito e fatto un’esperienza di vera fraternità!

https://youtu.be/4KdZ1mQty_Q




“Camminare insieme verso COP24″ – preghiera ecumenica per il Creato

Il 31 agosto-1° di settembre si è tenuto ad Assisi l’incontro ecumenico di preghiera per il Creato “Camminare insieme verso COP24”, il primo organizzato dal direttivo ecumenico per gli eventi del Tempo del Creato, che include il Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, il Consiglio Mondiale delle Chiese, la Rete per l’Ambiente della Comunione Anglicana, la Federazione Mondiale Luterana, A Rocha, Christian Aid,  Lausanne/World Evangelical Alliance Creation Care Network, Act Alliance e World Communion for Reformed Churches, con la partecipazione del Dicastero della Santa Sede per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Durante la preghiera, i leader delle principali confessioni cristiane hanno fatto appello ai fedeli – circa un terzo della popolazione mondialeaffinché si prendano cura del pianeta, rinforzando la rete esistente di organizzazioni piccole e grandi, già attive in iniziative specifiche per contrastare il degrado ambientale.

La Preghiera Ecumenica per la cura del Creato è iniziata il 31 agosto  nella Sala della Spogliazione di San Francesco  per incoraggiare una riflessione sull’urgenza della necessità di una conversione ecologica. È proseguita poi con una veglia presso la Basilica di Santa Chiara, nella cappella del Crocifisso di San Damiano, per attualizzare il mandato di Gesù a San Francesco “… va e ripara la mia casa…”.  Il 1° di settembre, in occasione della quarta Giornata Mondiale di Preghiera per il Creato, sul Sagrato della Basilica Superiore di San Francesco i leader hanno letto a più voci una dichiarazione congiunta, chiedendo alle Nazioni Unite di impegnarsi coraggiosamente nei negoziati sul clima che si terranno a dicembre 2018 in Polonia. (in allegato l’ appello all’azione).

Dal Sagrato è poi partito il Pellegrinaggio Assisi/Gubbio “Il Sentiero di Francesco” con cui ci si è uniti simbolicamente al cammino verso la COP24.

L’evento è stato realizzato in collaborazione con la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino , la diocesi di Gubbio, il Sacro Convento di Assisi e l’Istituto Serafico. Il Movimento dei Focolari presente ad Assisi ha partecipato attivamente alla preparazione degli eventi, che si sono svolti in un forte clima di unità e armonia.  Presente anche un membro della Commissione nazionale di EcoOne, testimone dell’impegno di tutto il Movimento dei Focolari per l’ambiente.

SoC Declaration 2018 – IT

 

 




MI LIMITO D’IMMENSO: Il limite nelle esperienze umane

Convegno svoltosi a Trento, presso la Sala Conferenze del Muse, sabato 19 maggio 2018

Il limite – nelle riflessioni, nelle narrazioni, nelle esperienze e nei pensieri degli intervenuti – ci viene descritto come qualcosa  che ci sfida e, nel contempo,  ci stimola a vivere, pensare ed agire, tra il principio-realtà e il principio-possibilità; a vedere – in quel confine (talvolta, incerto) – una soglia, un’apertura, un luogo d’incontro, una possibilità di relazione, di crescita, di prossimità, di dialogo, di fratellanza; esso (il limite) è antropologicamente connaturato alla nostra esistenza, e tutti – chi più, chi meno; chi prima, chi dopo – ne sperimentiamo la presenza, abituandoci a progettare (e a riprogettare) la nostra vita; esperendo, entro quel confine (e, ove e per quanto possibile, spostandolo in avanti), la dimensione della libertà/responsabilità/operatività (dagli interventi dei professori Giuseppe Milan e Silvia Peraro, moderatori dell’incontro).

Giuseppe B. (la cui storia ci viene presentata in un cortometraggio), un artigiano della ceramica, d’incommensurabile bravura ed ispirazione, ci incoraggia e ci commuove, nel proferirci, con umile profondità, i problemi che incontra e che affronta (e, in parte, supera) nel vivere e lavorare/creare nello spazio che i limiti derivanti dalla sua malattia progressiva gli offrono/consentono; entro quei confini, lui riconfigura la sua dimensione operativa e, nelle opere, imprime ed esprime la propria umanità, nella dimensione della speranza e della gratitudine per il dono della vita.

Superando numerosi e consolidati limiti teorici, culturali e sociali, il dottor Renzo De Stefani (psichiatra) promuove (nello spirito mai spento di Basaglia), in psichiatria, un approccio terapeutico (del fare assieme) che vede la collaborazione tra operatori, utenti, familiari e volontari, e che si esplica, tra l’altro, nel progetto ‘Amici per casa’; ove si sperimenta, positivamente, la convivenza tra rifugiati per motivi di guerra e utenti con disagio psichico; convivenza nella quale lo svilupparsi di una sincera relazione di mutuo aiuto migliora la condizione di salute di quest’ultimi (utenti) e procura, nel contempo, un senso di soddisfazione e di  realizzazione nei primi; i rifugiati, un po’ per le tradizioni di provenienza, un po’ perché hanno conosciuto l’umana sofferenza  al suo apice, si mostrano particolarmente sensibili e premurosi nel loro approccio cogli utenti/amici (testimonianze di Mutiu Mohamed e di Marco Agostini).

Tre giovani studiosi di Economia (Gloria Comper, Francesco Crepaz e Luca Guandalini) ci mostrano come – in campo economico – limiti ritenuti, in passato, insormontabili vengano, col tempo, ampiamente superati; coll’aumentare della produttività e della disponibilità dei beni, crescono, purtroppo, anche la disuguaglianza, l’inquinamento, la durata dell’orario di lavoro, l’ingiustizia sociale; tutto ciò non deve, però, apparirci come inesorabile; i nostri tre amici ci offrono la prospettiva (e l’esempio) di un’economia che torni ad essere responsabile, solidale e a misura dell’uomo, della famiglia, della comunità; e che sia felice e rispettosa dei valori e degli affetti più cari.

Nel trailer del film ‘Niente sta scritto’ (Marco Zuini ne è il regista; i protagonisti sono Martina Caironi, campionessa paralimpica, e Piergiorgo Cattani, giornalista e scrittore, che, nella distrofia muscolare, non ha riconosciuto un limite frenante il suo vulcanico impegno culturale e sociale), viene presentata l’attività della Fondazione Fontana, nella quale le limitazioni di tipo fisico non condannano alla chiusura/resa/emarginazione autocommiserazione, ma spingono, invece, a un’azione d’aiuto verso i più sofferenti, i più poveri, i più sfortunati della terra; è un percorso controcorrente, una guarigione oltre il corpo, una relazione colla comunità, l’affermazione  di elevati valori umani e civili.

L’intervento vero e proprio (al di là del trailer) di Cattani ci ha accompagnati nell’incontro con alcuni testi poetici fondamentali della letteratura universale. Con Leopardi, l’uomo supera la barriera (siepe) coll’immaginazione (finzione nelle parole del poeta e del relatore; ma è finzione, soltanto? o, entrambi, ritengono che sia sublime e ineguagliabile elevazione dello spirito?) e arriva ad intuire l’infinito. Con Montale, oltre la rete che ci avviluppa, oltre il muro della vita travagliata (con cocci di bottiglia aguzzi alla sommità), tentiamo l’evasione (dalla gabbia, dalla prigione). Con Ungaretti, nel freddo, nella fame, nella stanchezza, nell’angoscia della guerra (colla presenza costante e incombente della morte), d’improvviso, nella nebbiosa mattina invernale, una luce ci avvolge nell’immensità: qui, il limite non viene superato, ma piuttosto, compreso ed accettato; con questa consapevolezza, possiamo abbracciare l’infinito.

Altre suggestioni ci propone Cattani: “Le città, per esistere, devono avere un centro e un limite” (Mario Botta, architetto), e così l’uomo, per potersi relazionare; tutti noi abbiamo dei limiti e siamo  vulnerabili; non marginalizziamoci, dunque, ma, con l’aiuto reciproco, risaliamo la china,  giungendo, così, a una serena presa di coscienza; la società si costruisce  nella mutua accettazione dei propri limiti: essi, delimitandoci,  trasformano gli spazi concreti e interiori in luoghi vissuti, in cui intessere relazioni e far nascere collaborazioni; le difficoltà e la vulnerabilità devono stimolarci a  operare per il superamento dell’emarginazione sociale ed esistenziale e per il miglioramento del benessere collettivo (anche di chi, a prima vista, sta bene): non c’è più, quindi, un ‘noi’ e  un ‘loro’.  Il relatore chiude con Charles Baudelaire (Elevazione): lasciandosi dietro la noia e i tormenti, slanciarsi verso la luce, la serenità e la comprensione del linguaggio dei fiori e delle cose mute.

Nell’intervento di Paolo Crepaz (docente in pedagogia dello sport e medico sportivo), lo sport è, potenzialmente e, (per fortuna) tante volte, realmente, un luogo in cui si misurano, si rispettano, si spostano e si oltrepassano i limiti, nella dimensione dell’impegno, del coraggio, della fatica, dell’amicizia, della fratellanza, del reciproco riconoscimento; della scoperta, dell’avventura, della solidarietà, del rispetto delle regole  del gioco; dove a vincere è l’atleta che non si rassegna al problema fisico (o psicofisico), o, comunque, l’atleta che, umilmente, nobilmente e senza uno  scopo materiale, amplia – dell’umanità –  le frontiere; lo sport è salute e luogo in cui la ricerca medica sperimenta metodi, strumenti, protesi che,  nel venire incontro agli atleti con qualche disabilità, si rivelano utili all’umanità intera.

Ne ‘Il mondo di Lucy’, i gravi problemi di salute diagnosticati precocemente alla nascitura (Lucy) colorano dolorosamente l’attesa – da parte dei genitori (Anna Benedetti e Gianluca Anselmi, entrambi musicisti professionisti) – della sua nascita; ma il coraggio, la speranza e la fede illuminano, man mano, e sempre più fortemente, questo tempo; che diventa tempo dell’accoglienza, dell’aiuto e del sostegno reciproco; dell’impegno, della speranza e della fiducia; Lucy, circondata dall’amore, supera ostacoli indicibili e diventa – lei stessa – centro di irradiazione di amore e di fiducia. Questo cammino affascinante viene espresso in un racconto per immagini, parole e musica. Il sapiente montaggio dei tre elementi suscita intensa partecipazione: le immagini sono drammaticamente belle; le parole trasmettono una verità intimamente vissuta; la musica – melodicamente, armonicamente e ritmicamente – ci immerge nel dolore profondo e ci eleva a una gioia pura. La rappresentazione si colloca all’incrocio tra cinema, teatro e opera in musica (tra pop raffinato, umori jazzistici, sentori di classica contemporanea): è, nel contempo, testimonianza fedele e partecipata, e opera dotata di verità artistica.

Una visitazione del concetto di limite, in un ampio spettro e in variegate declinazioni, che – nelle testimonianze succedutesi – ha inteso approfondire il tema e offrire un messaggio di speranza.

Fonte: sito www.trentoardente.it




Concluso a Roma il “Villaggio per la Terra 2018”

I 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU presentati a Roma nella cornice di Villa Borghese e della Terrazza del Pincio da Earth Day Italia e Movimento dei Focolari. Una consolidata esperienza sempre in crescita e aperta ad ulteriori e più ampie prospettive.

di Emanuele Casarotti e Flavia Cerino

Una scommessa che si ripete da tre anni, quella del Villaggio per la Terra, giocata da Earth Day Italia e Movimento dei Focolari che dal 21 al 25 aprile hanno coinvolto centinaia di associazioni nella cornice di Villa Borghese a Roma. Inutile tentare la descrizione dettagliata delle singole presenze: oltre 150 associazioni e 150.000 visitatori, numeri che crescono di anno in anno. Inevitabile invece sottolineare, con grande gioia degli organizzatori, lo spirito con cui ciascuno si è inserito nella manifestazione che quest’anno si è sviluppata confantasia e creatività – ma anche con rigore scientifico – intorno ai 17 obiettivi del programma ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta. Un progetto unitario che, nelle 5 giornate, ha richiamato contributi musicali, artistici, sportivi e culturali attorno alle “5 P” che riassumono il programma ONU: People, Planet, Partnership, Prosperity e Peace.

In questa cornice il Movimento dei Focolari ha potuto esprimersi nella varietà delle sue componenti ma soprattutto nel far rete tra tutte le realtà associative e istituzionali che hanno popolato il Villaggio. Sorprendente l’espressione più comune utilizzata dai visitatori nel definire la variegata compagine che li ha accolti: si percepisce una profonda armonia. I lavori dei congressi internazionali di Sportmeete di EcoOnehanno avuto conclusione a Villa Borghese nella giornata inaugurale del Villaggio per la Terra  con una riflessione su come i limiti – geografici, naturali, tecnologici – possano diventare trampolini di lancio per un futuro sostenibile del genere umano e dell’ambiente terrestre. L’Economia di Comunione ha sostenuto l’approfondimento sul tema Prosperity, in una visione panoramica che includeva anche l’economia circolare testimoniando la fitta rete di “portatori di interesse” impegnati in questo nuovo orizzonte economico. Il Gruppo editoriale Città Nuova, tramite i suoi giornalisti e autori,ha portato all’attenzione tematiche quanto mai stringenti – disarmo, legalità, relazionalità in famiglia, tutela dell’infanzia, migrazione ecc. – offrendo spazi di dialogo e confronto, in una prospettiva di fraternità, giustizia e comunione.

Davvero straordinaria la partecipazione delle scuole di ogni ordine e grado che, con oltre 3000 studenti, hanno popolato il Festival dell’educazione ambientale colorando il Villaggio di progetti e realizzando animazioni in uno scambio intergenerazionale quanto mai arricchente. Complici le meravigliose giornate di sole, Villa Borghese è stato un pullulare di famiglie che hanno potuto godere delle numerose attività offerte dalle federazioni sportive, dei variegati work-shop per bambini e ragazzi, nonché dei momenti di approfondimento quale il focus sul tema delle adozioni organizzato dal Forum nazionale delle associazioni famigliari. Terminata la manifestazione si fanno i bilanci ma già si guarda con slancio ed entusiasmo al futuro, non solo al prossimo Villaggio per la Terra, ma prima ancora a raccogliere e moltiplicare i risultati raggiunti che certamente non sono solo quelli visti nei giorni della manifestazione. L’intenzione è quella di non disperdere il capitale di idee e di rapporti interpersonali costruiti nel Villaggio per la Terra 2018, a iniziare dall’amicizia costruita con i 60 studenti dell’Università Cattolica che per cinque giorni sono stati  costantemente presenti, coordinati dai docenti dell’Alta Scuola per l’Ambiente, a spiegare ai visitatori i 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030.

L’esperienza consolidata negli anni tra Movimento dei Focolari e Earth Day Italia darà un grande contributo in questa direzione: ampliare gli orizzonti oltre ogni immaginabile confine, stringere alleanze costruttive, cercare insieme ciò che è bene per tutti, diventeranno obiettivi sempre più condivisi ma anche sempre più ampi per coinvolgere quanti sono seriamente e sinceramente rivolti alla diffusione della cultura, dello sviluppo integrale e sostenibile dell’umanità e del pianeta intero.

Se questa strada sarà intrapresa insieme, allora potremo dire che il Villaggio per la Terra 2018 ha raggiunto uno dei suoi principali obiettivi, ossia coinvolgere e convincere persone e iniziative su temi fondamentali per la pacifica e fraterna convivenza tra i popoli.




La Salute: un equilibrio dinamico … nelle relazioni, nell’alimentazione, nelle arti e nello sport”

Comunicato stampa

“La Salute: un equilibrio dinamico … nelle relazioni, nell’alimentazione, nelle arti e nello sport”: questo il titolo del convegno in programma, dal 25 al 27 maggio, all’Hotel Selene & Selene Sporting, a Pomezia (Roma). Il  convegno è organizzato dal Movimento dei Focolari (Movimento Umanità Nuova).

Un congresso sul tema della “salute”, rivolto non solo agli addetti ai lavori, ma a tutti: non si parlerà solo di medicina, ma anche di tutto ciò che contribuisce a determinare la salute e che ha un ruolo fondamentale nell’equilibrio della vita di ogni persona. Il convegno porrà il focus sugli elementi fondanti per la tutela della salute e la promozione del benessere delle persone,  informando e educando ai sani stili di vita, a partire dalle abitudini alimentari. Le riflessioni e gli approfondimenti tematici inseriti nel programma offriranno ai partecipanti un approccio multidisciplinare ed esperienziale al fine di mantenere in equilibrio le diverse parti della persona. 

Parteciperanno singole persone e professionisti interessati a confrontarsi e dialogare sulle esperienze professionali relative ai diversi ambiti di appartenenza. Il convegno offrirà occasioni di confronto e dialogo, con l’obiettivo di costruire una “rete” stabile, che permetta a tutti di interagire e di avviare un percorso interdisciplinare, convergente verso una meta comune.

«La “salute” – spiega Maria Carmela Perrotta, medico di Napoli, una degli organizzatori – non è solo “assenza di malattia”. Lo star bene, il cosidetto “benessere”, è determinato da un insieme di fattori: le relazioni sociali, l’alimentazione, la pratica sportiva, ma anche l’arte giocano un ruolo importante nella costruzione del benessere dell’uomo. Ciascuno di noi può contribuire, in modo diverso, a costruire il vivere sociale e collettivo: l’equilibrio della società, comporta il coinvolgimento di tutti noi. Ognuno è responsabile degli altri. Il nostro convegno mira a rendere evidenti, a far tesoro ed a far conoscere tutte le esperienze di vita, sia in campo medico, sociale e relazionale, ma anche in campo artistico, che contribuiscono a determinare lo “star bene”».

«Oggi – spiegano Rosanna Bianco e Manuel Comazzi, responsabili di Umanità Nuova in Italia – c’è una ricerca esagerata di salute, fatta spesso attraverso vie distorte, senza tener conto che il nostro benessere dipende da vari fattori, non solo dall’assenza di malattia. Si può star bene anche se ammalati, se si è in equilibrio con se stessi e con ciò che ci circonda. Ciò che mangiamo, le relazioni che abbiamo, la musica che suoniamo o ascoltiamo, l’ambiente in cui viviamo, incidono sullo stato di salute, di cui ognuno è responsabile per se stesso e per gli altri. Quando vi è disordine e irregolarità fra gli aspetti della nostra vita, non c’è armonia, quindi non c’è “salute».

Info:umanitanuova.italia@gmail.com| 371 – 16.25.999 | 338 – 86.38.284

Vedi evento: www.focolaritalia.it/events/la-salute-un-equilibrio-dinamico/




Si è concluso il “Siracusa Summer Campus”: un breve resoconto

Comunicato stampa n. 4 – 11 agosto 2017

Giovani e periferie: l’impegno dei Giovani per un Mondo Unito e della Gi.Fra. a Siracusa

Si è concluso il “Siracusa Summer Campus”: nei quartieri Tiche, Akradina, Grottasanta e Mazzarrona, per una settimana, i Giovani per un Mondo Unito (Movimento dei Focolari) e della Gi.Fra. (Gioventù Francescana) hanno organizzato attività, workshop, laboratori per i bambini dei quartieri. Cuore nevralgico del “Campus” sono state le due parrocchie, San Metodio e San Corrado dove i sessanta giovani, provenienti da varie regioni italiane, hanno vissuto un’esperienza full immersion e toccato con mano criticità e problemi dei quartieri.

Momenti salienti sono stati la tavola rotonda “Le periferie, risorsa per la città”, che ha visto protagonisti il parroco di San Corrado, padre Antonio Panzica, l’assessore alle Politiche sociali di Siracusa, Giovanni Sallicano, la presidente della circoscrizione Grottasanta, Pamela La Mesa, la preside dell’Istituto comprensivo “Chindemi”, Pinella Giuffrida, Franco Sciuto, del Movimento politico per l’unità. “Abbiamo conosciuto e toccato con mano – spiega Nicolò Daniele, di Torino – le difficoltà dei quartieri, abbiamo ascoltato chi li rappresenta da un punto di vista amministrativo. Il nostro auspicio è che si avvii un percorso condiviso per dare ai quartieri, ai suoi residenti e soprattutto ai bambini ciò che più serve, perché siano sempre meno periferia e sempre più parte viva della città”. Uno spaccato di Siracusa e delle difficoltà delle sue periferie è stato offerto con il documentario “Siracusa, terra di bellezza e di contraddizioni”, della regista Clara Anicito. Il documentario è visibile sul sito del movimento dei Focolari in Italia.

Tra le azioni attuate la pulizia straordinaria del parco pubblico di via Italia 103 (nei pressi della chiesa di San Metodio). “Il parco è privo di manutenzione – spiega il presidente del quartiere Akradina, Paolo Bruno – i giovani lo hanno ripulito. Noi li ringraziamo per il loro impegno e per ciò che hanno fatto per i bambini. In tanti hanno partecipato alle attività che sono state organizzate ed erano contenti”.

Altri momenti salienti, i laboratori “accompagnati” da Ezio Aceti, esperto in psicologia evolutiva e scolastica. Aceti ha definito il campus “un’esperienza straordinaria di socialità. Questi giovani sono aperti all’altro, aperti ai bambini, che hanno storie particolari. C’è una gratuità che incontra la fragilità: quest’incontro crea una società che può riscattarsi. Questi ragazzi entrano nelle periferie e cercano di curarne le ferite”.

Il “campus” ha ospitato le testimonianze di chi è impegnato in prima linea e si spende concretamente, ciascuno nel proprio posto di lavoro o nell’impegno sociale e politico. Il sindaco di Ferla, Michele Giansiracusa, ha raccontato come la sua città vive, in maniera virtuosa, la raccolta differenziata; Sergio Mazzara, siracusano, giovane imprenditore agricolo, ha raccontato la sua “scelta” di approdare in azienda, dopo il percorso universitario e l’impegno per cercare di innescare circuiti virtuosi di un’economia più sana.

Padre Antonio Panzica, parroco di San Corrado ha tracciato le conclusioni: “E’ stata un’esperienza bella costruttiva e positiva. Il campus era ben organizzato: sono contento di averlo ospitato. I giovani che lo hanno realizzato sono stati un grande esempio di solidarietà e di comunione”.

Il “campus” di Siracusa ha raccolto il testimone da Roma, dove 60 Giovani per un Mondo Unito, provenienti da Italia, Siria, Giordania e Costa Rica, hanno operato nella zona del “Serpentone” di Corviale (un chilometro di cemento armato che ad oggi accoglie circa 8500 persone), hanno incontrato il procuratore Michele Prestipino, poi detenuti di Rebibbia ed i giovani della Città dei Ragazzi. Un collegamento hangout tra Siracusa e Roma, ha permesso di unire idealmente e concretamente due esperienze di donazione e di servizio in due grandi e diverse città italiane.

Due feste serali con i bambini e le famiglie, a San Metodio e San Corrado, hanno concluso il “Siracusa Summer Campus”.

Siracusa Campus Siracusa 11 agosto

Ufficio stampa e comunicazione – Roberta Formisano 3209484000
Per ulteriori informazioni
Siracusa
Melina Morana 3331047718
Giuseppe Arcuri 3881085738
Roma
Sabrina Alesiani 3297114858
Giuseppe D’Avella 3490050973



Rome Half Marathon Via Pacis 17.09.2017

 

il Movimento dei Focolari in Italia aderisce attraverso Sportmeet, una delle sue espressione che si occupa in particolare di diffondere una cultura della pace attraverso lo sport, alla prima edizione della “Via Pacis Half Marathon”, promossa dal Comune di Roma, in collaborazione con Il Pontificio Consiglio della Cultura (Dicastero della Santa Sede) e con la Federazione Italiana di Atletica Leggera.

L’evento si svolgerà a Roma il 17 Settembre 2017. Una bella e significativa occasione da vivere insieme, con persone di religioni e culture diverse, attraverso questo bellissimo sport,  un momento di dialogo e fraternità in vista della pace. 

Vi proponiamo di partecipare sotto il nome di “Sportmeet for a United World” e se supereremo le cinquanta unità, potremo avere la maglietta dell’evento personalizzata per il gruppo, se invece volete partecipare come comunità o altro gruppo basta iscriversi con il nome che si vuole (in allegato vi inviamo tutti i riferimenti per farlo).

Per chi partecipa con sportmeet, o per chi volesse maggiori informazioni, comunicate i vostri recapiti o le vostre domande a info@sportmeet.org , anche per l’eventuale soggiorno a Roma che stiamo organizzando.

“..promuovendo Via Pacis Half Marathon vogliamo contribuire al dialogo tra le culture e le religioni al fine di costruire una città più umana, caratterizzata da una convivenza nella pace e e nella piena integrazione di ciascuno. Intendiamo collegare, attraverso un itinerario podistico alcuni tra i luoghi di culto più significativi delle diverse confessioni religiose presenti a Roma, in una sorta di “pellegrinaggio comune”. E’ un desiderio che questa manifestazione oltre alla dimensione strettamente sportiva, sia contraddistinta da un forte impegno di dialogo interreligioso, che si traduca in gesti concreti e condivisi” (Mons. Melchior Sanchez de Toca – Sotto Segretario Pontificio Consiglio della Cultura)

www.sportmeet.org/it/

Volantino completo: Half Marathon Via Pacis

Pagina Facebook

Vedi anche articolo apparso su Città Nuova www.cittanuova.it/maratona-la-pace/




EcoX, dopo la nube tossica, la Scuola Pertini di Genzano dona alberi a Pomezia

Vi segnaliamo questo interessante progetto a salvaguardia dell’ambiente:

“La Professoressa Elena Pace e due studenti dell’Istituto Pertini di Genzano, promotore del progetto “Dare per salvaguardare l’ambiente”: conservazione del verde, sostenibilità del rapporto tra uomo e natura, promozione e diffusione di una cultura ambientale. Grazie a questo progetto, alunni e docenti hanno individuato negli alberi di leccio un rimedio naturale per assorbire le polveri sottili presenti nell’aria”.

Fonte: leggi l’articolo completo su il Caffè.tv




Mundialito e Festa dell’amicizia fra i Popoli per un mondo unito

Sabato 20 maggio e domenica 21 maggio hanno avuto luogo a Villa Verucchio, presso Rimini, due manifestazioni tuttavia espressione di un unico evento…

Sabato pomeriggio il Mundialito e domenica la “Festa dell’amicizia fra i Popoli per un mondo unito”: scopo dell’evento, creare accoglienza, inclusione, creare amicizia fra persone di diverse etnie e provenienze per condividere la vita nella stessa città di abitazione, costruire insieme brani di fraternità.

Al mundialito hanno partecipato 10 squadre di altrettante diverse nazioni: dal Marocco, alla Nigeria, l’Albania, il Senegal, la Romania, la Macedonia … : si sono esibite in un torneo di calcetto in due gironi, poi semifinali e finale il giorno dopo.

Coinvolta e partecipe al torneo anche la parrocchia del paese, in rappresentanza dell’Italia, con la presenza in squadra del giovane viceparroco.

Prima regola dichiarata giocare per divertirsi e rispettarsi reciprocamente, volersi bene: l’obiettivo, nello svolgersi delle gare, è stato ampiamente raggiunto.

Ha vinto l’Albania in una appassionata finale con la Macedonia.

Domenica, favorita anche dal bel tempo e un bel sole, la festa dei popoli all’aperto nella grande piazza principale del paese, con la nutrita partecipazione di componenti di 17 diverse nazionalità, fra cui l’India e la repubblica Dominicana.

La festa dell’Amicizia si è rivelata un successo travolgente di colori, suoni, gusti, con centinaia e centinaia di persone a riempire piazza Europa.

Bambini, anziani, giovani (tanti), famiglie intere di tante nazionalità nei costumi dai colori sgargianti dei propri paesi: tutti insieme hanno vissuto la città insieme ai Verucchiesi e agli italiani.

Le famiglie han preparato stand gastronomici con assaggi dei piatti tipici e di bevande del paese d’origine ed erano pure esposti tessuti e artigianato.

Tanti hanno collaborato e dato il proprio contributo per l’organizzazione, ma ciò che più colpiva era vedere come ci si aiutava a vicenda, nel prestarsi attrezzi, nel passarsi oggetti di servizio, come bicchieri, piatti, tovaglioli.

Un vero tripudio di gioia, con bambini, tanti, bianchi e neri, a giocare fra loro, un palco e una pista che ha accolto uno per volta i vari gruppi, nei loro tipici costumi, che si sono esibiti in canti, danze, recite e balli caratteristici dei propri paesi.

Anche i 20 ragazzi accolti a Verucchio con il progetto Sprar si sono esibiti e con loro alcune classi di bambini dell’istituto comprensivo Valle del Marecchia.

Davvero difficile raccontare il vissuto, certamente meglio rappresentato e visibile attraverso le foto che meglio esprimono quanto di bello, di gioioso, di fraterno si è visto e sperimentato, ma di sicuro una cosa si può dire: sembrava una festa di amici che si conoscono da sempre.

Fra gli intervenuti alcune autorità e la sindaco di Verucchio, che ha portato il benvenuto della città e della municipalità, premiando poi ad una ad una le squadre partecipanti al Mundialito con una medaglia per ogni giocatore e la coppa alla vincitrice Albania.

Hanno pure partecipato, sia attraverso un contributo organizzativo, che di sponsorizzazione, diverse associazioni del territorio, oltre alla straordinaria partecipazione della chiesa Rumena con Padre Marcian presente.

Un grande merito dell’evento così ben organizzato e riuscito a Giuseppe Malerba, che in veste di assessore ai servizi sociali del comune, ha profuso un impegno notevole sia nel mettere insieme lo staff organizzativo, sia nel coinvolgimento dei vari attori dei paesi stranieri rappresentati.

Ovviamente la comunità ha fornito il suo contributo concreto, la sua presenza attiva, il suo sostegno, la sua unità.

Se dovessimo dire cosa ha maggiormente caratterizzato la manifestazione, diremmo senza ombra di dubbio la bellezza e la gioia, frutto di un amore tangibile che contagiava tutti; dovremmo altresì aggiungere che un senso di soprannaturale ha unito i cuori facendo fare esperienza di una fraternità viva e senza ombre: considerando le varie etnie, le fedi diverse, i tanti musulmani, io credo che solo il “Cielo” poteva legare tutti come fratelli, tutti figli dell’Unico Padre.

La comunità del Movimento dei focolari di Rimini e Villa Verucchio

Puoi vedere maggiori immagini sul sito www.focolaremiliaromagna.org




Roma, il Villaggio per la Terra chiude con successo

Cinque giornate, 130 mila visitatori, due festival, grandi ospiti del mondo politico, culturale e scientifico; sport, ambiente, dialogo e cultura, hanno celebrato la Terra lanciando un messaggio di pace e impegno. 

 

Un grande successo di pubblico oltre le aspettative, con una stima di 130 mila visitatori che per cinque giorni hanno condiviso sport, musica, laboratori ed eventi in nome della tutela dell’ambiente e di tutto il patrimonio del pianeta. Così si conclude l’edizione 2017 del Villaggio per la Terra, organizzato da Earth Day Italia insieme al Movimento dei Focolari sulla terrazza del Pincio e al Galoppatoio di Villa Borghese a Roma

Un programma fitto di eventi e celebrazioni, incontri istituzionali, forum a tema, corsi, spettacoli con big della musica, attività sportive e un grande villaggio dedicato ai più piccoli con laboratori ludico-didattici. Il tutto unito dal fil rouge della tutela dell’ambiente, sull’onda dell’emergenza dei cambiamenti climatici e delle politiche mondiali, ma anche con un forte focus sull’emergenza dell’integrazione sociale, contro l’innalzamento dei muri che dividono, perché migrazioni e clima sono fenomeni fortemente collegati.

Al Villaggio per la Terra si è parlato di mobilità sostenibile, economia circolare e di economia di comunione con l’economista Stefano Zamagni. Un panel dedicato al fenomeno degli eco-profughi e uno al dialogo interreligioso sul clima, alla presenza di sette donne rappresentanti di diverse fedi religiose provenienti da tutto il mondo.

Durante l’evento si sono svolti gli Stati Generali dell’Ambiente per i Giovani, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con il MIUR, in cui gruppi di studenti hanno redatto un documento con le loro proposte che sarà presentato al G7 Ambiente al prossimo giugno a Bologna. Anche la Marcia per la Scienza del 22 aprile è passata per il Villaggio per la Terra, con la presenza di alcuni ricercatori e scienziati: tra gli altri il noto fisico Giorgio Parisi e il climatologo Riccardo Valentini, già premio Nobel per la pace. 

Il Villaggio è stato anche teatro di incontri tra istituzioni e cittadini in diverse giornate; sono stati infatti ospiti: il Segretario di Stato Vaticano cardinal Pietro Parolin; il Ministro per l’ambiente Gian Luca Galletti; il vice ministro per le politiche agricole Andrea Olivero; il ministro per la salute Beatrice Lorenzin; l’ex ministro Livia Turco; il sindaco di Roma Virginia Raggi, in visita privata; l’assessore alla sostenibilità ambientale del Comune di Roma Pinuccia Montanari.

Da ricordare tra i momenti più suggestivi l’ormai tradizionale Concerto per la Terra in occasione dell’Earth Day del 22 aprile, presentato da Fabrizio Frizzi, con Noemi, Sergio Sylvestre, Soul System, Zero Assoluto, Ron e La Scelta e il maestro Cacciapaglia, organizzato da Earth Day insieme a Urban Vision. Quest’edizione del concerto, che per la prima volta si è svolto sulla panoramica Terrazza del Pincio, è stata intitolata “Over the Wall – Mecenati della Bellezza”, perché si è deciso di sottolineare il rischio di perdere i patrimoni naturali del pianeta e culturali dell’umanità. Sull’onda di questo messaggio contrario a ogni muro, al Villaggio per la Terra si sono celebrati anche i 30 anni dell’Erasmus, simbolo della costruzione di ponti per tante generazioni di giovani che hanno creduto e credono nell’Europa. 

“Questo successo – ha dichiarato Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia – testimonia la crescente sensibilità ambientale della cittadinanza e la consapevolezza sempre più diffusa sull’urgenza di intervenire in modo diretto per la salvaguardia del Pianeta. Comincia a prender forma l’idea di un’azione collettiva che parte dal basso e si confronta con le istituzioni in modo critico e maturo sulla questione ambientale sulla quale l’umanità non può più permettersi di temporeggiare”.

“Il Villaggio per la Terra si rivela un modello vincente – ha commentato Antonia Testa, co-responsabile del Movimento dei Focolari di Roma – che permette di esprimere una cittadinanza nuova, è una città nella città, dove piccoli e grandi condividendo la Regola d’oro (fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te) hanno costruito rapporti autentici, si sono scambiati progetti realizzati e traguardi futuri.”

Fonte earthday.it

Leggi anche articolo sul sito focolare.org




La terra non esilia

Cambiamenti climatici, conflitti e migrazioni forzate:

il fenomeno degli ecoprofughi

Villaggio per la Terra, Galoppatoio di Villa Borghese Roma

25 aprile ore 11.00

Il nostro pianeta sta subendo in maniera sempre più chiara e veloce, un cambiamento non dovuto a fenomeni naturali. Gli effetti dei mutamenti climatici, come è noto, riguardano tutti. L’impatto, però, che hanno sui Paesi più poveri e sulle popolazioni più vulnerabili, è decisamente maggiore. Negli ultimi anni, proprio a causa di queste alterazioni e delle susseguenti drammatiche condizioni ambientali, sono aumentate le migrazioni forzate di intere fette di popolazioni nel mondo.

Non è certo facile quantificare il fenomeno degli esseri umani costretti a spostarsi a causa del cambiamento climatico. Secondo l’Internal Displacement Monitoring Agency, in ogni caso, gli individui oggi hanno il 60% di probabilità in più di essere forzati ad abbandonare la propria casa di quanto non ne avessero nel 1975. Si calcola poi che dal 2008 al 2014, oltre 157 milioni di persone abbiano dovuto spostarsi per eventi meteorologici estremi.

Le emergenze umanitarie causate da disastri naturali, molto spesso di naturale non hanno nulla. Un classico esempio è quanto sta avvenendo in Sud Sudan dove centinaia di migliaia di persone sono state colpite da carestia e oltre un milione costrette alla fuga nel periodo tra la fine del 2016 e inizio 2017. Come testimoniano molti fonti accreditate, alla base di tale fenomeno c’è l’impossibilità di allevatori, coltivatori, contadini, di occuparsi del bestiame e delle terre in quanto non accessibili per via del conflitto in corso tra truppe governative e ribelli, non per l’aridità del terreno.

Ci sono poi i casi del Delta del Niger dove a causa di sversamenti petroliferi dei pozzi gestiti da compagnie occidentali, intere fette di popolazione sono state costrette a lasciare le proprie case o sono morte; quelli legati al fenomeno del cosiddetto Land Grabbing (accaparramento della terra per interessi economici ad opera di Stati e multinazionali).

Esistono anche situazioni di conflitto, in apparenza estranee a motivi ambientali, che nascondono in realtà origini strettamente connesse ai cambiamenti climatici in atto.

Una drammatico caso è rappresentato dalla guerra in Siria. La crisi, nota come primavera siriana, esplode dopo quattro anni consecutivi di siccità che avevano trasformato i terreni agricoli in deserto e creato problemi gravissimi all’agricoltura e all’industria.

La ricorrenza della Giornata Mondiale della Terra 2017 offre l’occasione ideale per sollevare il dibattito su quanto siano indispensabili un cambiamento di mentalità globale, una coscientizzazione universale riguardo il tema dell’ambiente e una presa di posizione netta sulla questione dei profughi. L’approccio ormai indispensabile dovrà da un lato favorire in ogni modo misure atte a contenere eventi traumatici ambientali, dall’altro porsi il problema dell’accoglienza.

Earth Day Italia e il Movimento dei Focolari ritengono maturi i tempi per una riflessione seria sulle correlazioni tra disastri, eventi meteorologici estremi, sfruttamento della terra, cambiamenti climatici, guerre, e migrazioni forzate. Nella cornice della 5 giorni organizzata a Roma per festeggiare la Giornata Mondiale della Terra 2017, lanciano il  Forum LA TERRA NON ESILIA. Cambiamenti climatici, conflitti e Migrazioni Forzate: il fenomeno degli ecoprofughi, un primo momento di confronto tra varie realtà che si occupano a diverso titolo di ambiente e di migrazioni, nel tentativo di avviare una riflessione alla base di un percorso di sensibilizzazione e di azione.

“La battaglia per la conservazione dell’ambiente – ha dichiarato Pierluigi Sassi, Presidente di Earth Day Italia – non avrebbe senso se non fosse primariamente una lotta per l’uomo, in particolare l’uomo più fragile, più a rischio, quello che subisce drammaticamente sulla propria pelle gli effetti dei cambiamenti climatici. La nostra organizzazione ha fortemente voluto porre all’attenzione di tutti il tema degli ecoprofughi e ribadire che il modo migliore per celebrare la Giornata Mondiale della Terra è avere coscienza dei rischi che stiamo correndo e intraprendere azioni concrete personali e comuni perché il mondo sia più vivibile, a partire dalle popolazioni più vulnerabili”.

“Il fenomeno degli ecoprofughi – afferma Antonia Testa, co-responsabile del Movimento dei Focolari di Roma – penso richiami da vicino quanto Papa Francesco esprime quando parla di “ecologia integrale”, cioè l’importanza di riportare al centro dell’attenzione la persona. Ci si prende davvero cura del creato, dell’ambiente, se ci si prende cura degli uomini e delle donne che lo abitano, se la loro dignità viene difesa e promossa, sei i loro diritti fondamentali vengono riconosciuti. Lavorare in questa direzione vuol dire lavorare per la pace e questo, direi, è il modo più alto, più nobile di custodire la nostra Terra”.

Interverranno:

Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia WWF

Elisa Nucci, responsabile progetti esteri COMI (Cooperazione per il Mondo in Via di Sviluppo)

Vincenzo Buonomo, docente di diritto internazionale presso la Pontificia Università Lateranense

Cecilia Dall’Oglio, European Programs Coordinator, Global Catholic Climate Movement

Alessandra Morelli, Delegata per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)

Lorenzo Ciccarese, Responsabile dell’Area protezione degli habitat e delle specie – ISPRA

Modera: Luca Attanasio, giornalista.

Uff. Stampa:

Luca Attanasio, attaluca@gmail.com  3397751996;

Elena Coppola, press@romainmariapoli.org 3392184423;

Alessandro De Carolis, decarolisale@gmail.com 3358356271




Run4unity 2017: al via il 7 maggio la staffetta planetaria per la pace anche in Italia!

Al via il 7 MAGGIO 2017 la sesta edizione di Run4Unity

Per maggiori informazioni: www.run4unity.net/2017/

Vedi: R4U Dado sport

Volantini delle varie città dell’Italia

in cui si svolgerà la staffetta per la pace:

Roma

Sito della manifestazione di Roma

Trieste

Milano

Milano: Per maggior informazioni

Sicilia – Giarratana RG

Volantino Giarratana RG

Sardegna – Iglesias

Volantino Run4unitySardegna

La Spezia

TRENTO

Volantino Run4Unity-2017-TRENTO

Puglia – Neviano




Creati in dono

“Creati in dono” è il titolo della giornata di festa, riflessione su Creato e solidarietà che si è svolta domenica 18 settembre presso il centro Mariapoli “Raggio Luce” di Bra.

Questo appuntamento, promosso e organizzato dal Movimento dei Focolari, si è posto in continuità con la Mariapoli – un’esperienza comunitaria che propone uno stile di vita basato sulla fraternità e la reciprocità, svoltasi a Bardonecchia nel mese di luglio – e rappresenta l’ “inizio anno” degli eventi e delle attività proposte per il Piemonte e la Valle d’Aosta.

Settecento persone di cui oltre duecento bambini e ragazzi hanno letteralmente invaso per un giorno le strutture e il parco di questo centro focolarino situato sulla collina braidese.

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Il programma del mattino prevedeva un intervento a più voci sul tema del Creato e del contributo che ciascuno può dare per prendersene cura. I relatori principali sono stati don Flavio Luciano, responsabile della Pastorale Sociale e del lavoro del Piemonte, e Andrea Ponta, ingegnere nucleare ed esperto su tematiche energetiche e ambientali. La fonte ispiratrice è stata ovviamente l’enciclica del Papa “Laudato Sì”, di cui sono stati evidenziati alcuni punti secondo l’esperienza e la passione non solo dei relatori, ma anche di alcuni testimoni: un consulente finanziario e socio dell’AIPEC – Associazione Imprenditori per un’Economia di Comunione, una famiglia di un Gruppo di Acquisto Solidale, il ricordo di Martina, che ha lasciato il segno profondo di un amore vissuto fino all’ultimo anche nella malattia e che ancora si diffonde.

Nel pomeriggio si sono potuti visitare diversi stand e mostre che riprendevano i temi sul Creato, il nostro rapporto con esso e sugli stili di vita orientati alla sobrietà, mentre nel cortile e nel parco erano disponibili giochi per tutte le età, terminati con una merenda davvero speciale grazie al contributo delle torte condivise da molti dei partecipanti.

bra3Per mettere in pratica nel concreto la solidarietà, in sintonia con l’iniziativa promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, nel corso di tutta la giornata erano a disposizione due teche per i contributi per la popolazione colpita dal terremoto in centro Italia. Grazie a questa proposta, insieme a quanto raccolto durante la colletta nella messa alla fine del programma, si è raggiunta la cifra di 2.758 Euro che saranno inviati in parte alle associazioni Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione Famiglie Nuove Onlus (AFN) per i progetti del post-terremoto e in parte alla Caritas Nazionale.

Anche le condizioni meteorologiche hanno contribuito al successo di questo evento: contrariamente alle previsioni di maltempo si è potuto godere di un bel sole, soprattutto nel pomeriggio, che ha consentito a tutti di usufruire degli spazi all’aperto e di vivere nella semplicità la “nuova” opera di misericordia proposta da Papa Francesco sulla contemplazione del Creato, dalla natura alle persone che ci stanno accanto. Un’impressione per tutte lasciata da un partecipante: “Sono tornato a casa contento per quanto vissuto e per aver visto la felicità negli altri… Grazie per quanto ognuno ha donato ed offerto”.

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Tra i prossimi appuntamenti è stato posto in evidenza: dal 30 settembre al 2 ottobre a Loppiano (FI) per LoppianoLab, un variegato mosaico di eventi, forum, laboratori sotto il titolo “POWERTÀ. La povertà delle ricchezze e la ricchezza delle povertà”.




Acquisto solidale “Familygas”

Lavorare nella città e per la città – intervento di Adriana Billò Viara, Gruppo di acquisto solidale “Familygas”, Mondovì (CN)

Il nome che ci siamo dati, “Familygas”, vuole sottolineare che è un’esperienza di famiglie, ma anche un’esperienza di FAMIGLIA. È un gruppo informale di persone che si associano per imparare e mettere in atto uno stile di acquisto e consumo più responsabile e critico.

Critico, vuol dire “ che giudica, che sceglie”.

Leggi l’intervento: FamilyGas

Fonte:OnCity: reti di luci per abitare il pianeta




Giovani e cultura alla scoperta della città

La partecipazione motore di una cittadinanza attiva

Giovani e cultura alla scoperta della città – Moreno Orazi, Architetto coordinatore Cantiere Oberdan, Spoleto (Italia)

Sono nato nella verdeggiante Umbria, terra natale di S. Benedetto e S. Francesco. Sono felicemente sposato, ho due figli e vivo a Spoleto. Dal 1982 esercito la professione di architetto presso la Abaco, società che opera nel campo della progettazione e nella pianificazione territoriale ed urbanistica, di cui sono cofondatore.

Dal 1994 ho partecipato alla redazione di programmi integrati economici e urbanistici per la riqualificazione urbana e territoriale. Attualmente sono impegnato, tra l’altro, in progetti di ricostruzione nei territori aquilani colpiti dal terremoto del 2009. Mi sono occupato anche dei linguaggi artistici e delle estetiche contemporanee, perché nella civiltà delle immagini le arti visuali occupano una posizione centrale nel sistema della comunicazione.

La famiglia è il bene più prezioso che possiedo. Le esperienze che considero più significative nella mia formazione umana e culturale sono quelle sviluppate in comunità. Concepisco il rapporto con gli altri in modo attivo e scambievole. Sento il diritto/dovere di fare fino in fondo la mia parte, di apprezzare l’apporto degli altri e di concorrere con le mie idee e con il mio impegno al loro progredire.

Negli anni ’80 ho animato insieme a una decina di amici un circolo culturale dell’A.R.C.I., un’associazione collegata al Partito Comunista Italiano che ha rappresentato un’esperienza sociale, culturale e politica fondamentale nella mia formazione umana e civile.

Il mio rapporto col Movimento risale al 1994 ed è dovuto all’amicizia di Elio e Letizia, due focolarini sposati. Sono qui perché ho risposto all’invito di partecipare ad uno dei primi congressi del “Dialogo con persone di convinzioni non religiose”. Il resto è venuto da se.

Sono stato incaricato dall’Erica, Associazione collegata al Movimento dei Focolari, di coordinare le attività del Cantiere Oberdan, spazio aggregativo gestito da quattro associazioni laiche. È una specie di “oratorio” (circolo) laico. Proprio per il mio approccio laico alla vita e, al tempo stesso, per l’adesione al Movimento e la condivisione dei valori etici e spirituali del Carisma dell’Unità, sono stato designato come coordinatore dell’iniziativa.

Il Cantiere Oberdan è uno spazio polifunzionale dedicato ai giovani: in questi anni è stato frequentato da compagnie teatrali amatoriali e gruppi musicali informali. Vi si svolgono eventi nell’ambito del famoso festival dei Due Mondi di Spoleto dedicato al Teatro d’Avanguardia. Vi si tengono corsi di musica, danza africana, Yoga ed educazione alimentare. Il Cantiere ha come scopo la promozione del lavoro creativo dei giovani; il confronto e la collaborazione tra soggetti associativi diversi nella gestione di uno spazio comune al servizio della vita culturale cittadina, vista comune strumento di elevazione e di crescita civile; realizziamo progetti educativi rivolti alle scuole, finalizzati alla conoscenza di problematiche sociali scottanti attraverso il coinvolgimento diretto di insegnanti, alunni e studenti.

Il primo di questi progetti, dal titolo emblematico “La città siamo noi” aveva come oggetto proprio la conoscenza della città come luogo fisico organizzato e come spazio relazionale che costruisce l’identità della persona e determina la qualità delle relazioni sociali.

Il Cantiere si propone di contrastare l’atomizzazione delle comunità urbane. Nello spazio disperso della città contemporanea conduciamo una vita nomade che indebolisce la coesione sociale, generando solitudine, sofferenze psichiche e comportamenti devianti.

La Rete supplisce in qualche modo al senso di solitudine, ma non può sostituirsi al bisogno delle persone del contatto umano diretto.

Come architetto durante questi anni, con i miei colleghi di studio, abbiamo restaurato diversi edifici storici di Spoleto, ad esempio la Biblioteca municipale, il Teatro Comunale, la Sede del Comune ed abbiamo voluto illuminare le buie pareti del passaggio sotterraneo che collega la parte bassa della città con quella alta, riproducendo i colori della natura, per rendere più gioioso il passaggio dei nostri cittadini e visitatori.

La mia famiglia negli anni della mia prima infanzia viveva in condizioni di estrema indigenza. Da bambino e poi nella adolescenza, a scuola ed in altri ambienti sociali ho subito molte mortificazioni a causa della povertà che si palesava attraverso il modo di esprimermi, di vestire, nelle amicizie, nella casa dove abitavo, fredda scarna e disadorna.

Questo mio vivere tra gli ultimi, essere stato io stesso uno di questi ultimi, non me lo sono mai dimenticato in tutte le circostanze della mia vita, nel mio lavoro, nella famiglia, nei rapporti di amicizia ed in quelli di vicinato.

Quando vedo le sofferenze dei profughi e le difficoltà degli extracomunitari, sulla strade della mia città, sento una grande vicinanza, mi vedo, in un certo senso, rispecchiato in loro.

Cerco di manifestare concretamente la mia solidarietà verso le persone che vivono ai margini ricorrendo a piccoli gesti umanamente molto intensi (con un cenno di saluto, pagando qualche bolletta, con gesti concreti di accoglienza). Tengo un comportamento rispettoso nei confronti delle maestranze operaie nei cantieri che conduco, nel condominio cerco di stabilire buoni rapporti di vicinato, nello studio tecnico divido alla pari con i miei colleghi i frutti del lavoro comune e nel mio rapporto con i committenti cerco di soddisfare le loro richieste evitando di imporre il mio punto di vista. Stiamo facendo fronte alla crisi grave che travaglia il settore edilizio e che ha determinato una forte contrazione del lavoro ridividendo in modo paritario le esigue entrate tra tutti, indipendentemente dalla condizione lavorativa e dal ruolo professionale, cercando di garantire comunque un minimo stipendio senza procedere a licenziare nessuno.

So che è poco, davvero troppo poco. Sicuramente non salverò il mondo come pensavo quando, dopo aver letto il Manifesto del Partito Comunista di Carlo Marx, diventai seduta stante comunista, ma così facendo penso di onorare la dignità degli altri e la mia. Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Il comandamento dell’Amore è la soglia limite della mia adesione al cristianesimo, un cristianesimo etico ed immanente.

Moreno Orazi

Fonte:OnCity: reti di luci per abitare il pianeta




Gli azzurri e l’Italia

Punti di vista n. 7

Mentre scriviamo è in corso la prima fase degli Europei di calcio. Non sappiamo come proseguirà il torneo, ma dai primi risultati abbiamo imparato qualcosa. L’Italia non sembrava un granché ma alla prima partita ha vinto con il Belgio, che partiva come favorito. Il segreto? Forse più d’uno.

Antonio Conte, più che sulle “star”, ha puntato su un gioco di squadra affidato a calciatori non di primissimo piano ai quali è stata data fiducia. «Qui non ci sono prime e seconde linee. Ci sentiamo tutti partecipi e chiunque scenderà in campo darà il massimo», ha commentato Matteo Darmian, che pure non è stato sempre titolare. E ha aggiunto: «Sbagliare è umano, ma tutti sappiamo che c’è un compagno pronto ad aiutarti, che ti copre le spalle». Anche ai Mondiali dell’82 e del ’96 eravamo partiti da sfavoriti per poi vincere la Coppa del mondo. Le critiche possono abbattere ma anche stimolare; molto dipende da chi le recepisce. Diverse squadre hanno conseguito risultati importanti negli ultimi minuti di partita. Conviene sempre crederci fino alla fine, in ogni “campo” in cui ci troviamo a correre.

Rosalba Poli e Andrea Goller

Tratto dalla rivista Città Nuova n. 7 / Luglio 2016




Iniziano le vacanze, che fare?

Tratto dalla rivista Città Nuova n.7 / Luglio 2016

Iniziano le vacanze, che fare?
di Ezio Aceti

Mi ricordo quando, alla fine della scuola, nei mesi di luglio e agosto, molta gente si preparava a partire per le vacanze. Era come un rito, un desiderio che si stava realizzando e, indipendentemente dal luogo dove si andava, l’importante era rompere con la routine del lavoro o della scuola, per vivere momenti di riposo e di socializzazione con altri.

Ma oggi tutto è cambiato. Il mondo è cambiato e i tempi si sono accorciati, e soprattutto non c’è più l’esodo di massa verso le zone di villeggiatura. Per non parlare poi degli enormi problemi che viviamo in quanto il mondo è divenuto piccolo e i telegiornali sono lì a informarci dei continui problemi che si vivono. Però, forse, c’è una caratteristica comune che è rimasta e che rappresenta il verso motivo delle vacanze: la vacanza è in sostanza un tempo per sé, per gli altri e soprattutto per la cura dei legami. Siamo persone e come tali possiamo essere felici se rispettiamo la nostra natura umana sociale.

Mi sembra che possiamo vivere bene la vacanza se rispettiamo la nostra identità di esseri umani.
Suggerirei: un periodo di riposo in un luogo (non importa se vicino o lontano) ove la mente e il corpo siano in movimento salutare spezzando la routine del lavoro o della scuola, o facendo semplicemente le attività in un modo rilassato; l’esercizio della socialità (verso sé e verso gli altri) volta al positivo, al bene, a nutrire la mente e la volontà di immagini o esercizi positivi ove venga rinforzato il legame con sé e con gli altri (esperienze di volontariato, l’impegno per gli oratori o per i nostri figli, viaggi di istruzione culturale per ampliare la conoscenza, o l’assistenza di un parente anziano, insomma a tutto quanto ci possa riconciliare con il senso di appartenenza alla gente e alla gente più bisognosa); infine, l’esercizio di ascolto della propria interiorità, mediante esperienze dove, un po’ isolati, riprendiamo in mano l’essenza della nostra vita, ricaricando le pile di valori essenziali per vivere. Penso a esperienze di fraternità in alcuni monasteri o di condivisione con altre famiglie dove la socialità venga formata anche con periodi di escursioni alternati a momenti formativi spirituali. Penso anche a esperienze di deserto con Dio, insomma a tutto quanto riguarda l’afflato dello Spirito in noi. L’importante è che alla fine della vacanza possiamo ricongiungerci con la bellezza e l’armonia che alberga in ciascuno, perché in fondo la vacanza è il nutrire il bambino che c’è in noi.

E infine, non dimentichiamoci di portare un buon libro o di visitare una bella città per nutrire di bene il nostro pensiero. In questo modo il bello,
il buono e il bene saranno il nostro riposo. Buona vacanza a tutti.




KICK OFF 3 – Cantiere estivo ragazzi

Kick off 3 – Cantiere estivo Ragazzi per l’Unità (RpU), dall’11 al 17 luglio 2016 presso il Centro Mariapoli di Trecastagni (CT)

Cantiere estivo per ragazzi/e dai 13 ai 17 anni: un’esperienza di donazione, di lavoro (Coloriamo la città) e momenti di svago, turismo, giochi, sport , approfondimenti, vita insieme.

Parteciperanno ragazzi/e provenienti dalla Sicilia e dalla Lombardia.

La quota è di 200,00 euro (comprensiva di gite in pullman, spostamenti, ecc).

Vi aspettiamo numerosi!!!

informazioni ct




Rainbow Camp 2016

 

 

Un campo di lavoro è un’esperienza tipica nella vita di un giovane  perché è sempre un’occasione di vita un po’ speciale che crea rapporti nuovi e relazioni importanti che continuano nei mesi e negli anni. Un campo di lavoro è sempre un’esperienza su cui si costruisce vita.

Rainbow Camp, è il  nome dell’esperienza fatta a Venafro, in Molise da 104 ragazzi molisani, abruzzesi e marchigiani d’età tra i 13 e 18 anni dal 25 al 28 agosto 2016.

Una ventina di essi con qualche adulto costituiva il “cuore” che ha dato vita all’esperienza incontrandosi più volte durante l’estate, per costruire operativamente il campo ma soprattutto per iniziare la vita di relazione che sarà alla base di tutta l’esperienza, la “linfa” che garantirà la vita qualificante della settimana insieme di Venafro.

La vita di un campo nasce da momenti “in profondità” che  caratterizzano tutta la giornata e la vita del gruppo. Si parte con Chiara: l’Arte di Amare e la regola d’Oro, poi quello che il Papa ha detto ai giovani durante il Giubileo,  quindi il racconto, il dono, di esperienze personali e di attività collettive dell’anno appena passato.  

Ogni mattina i gen, responsabili del campo, si vedevano per una “colazione spirituale” con piccole “perle” di Chiara che, dopo averle meditate, davano loro la spinta per vivere la giornata in modo giusto, nell’amore reciproco. La “colazione spirituale” era il momento magico e fondante, cui non è mai mancato nessuno, che contribuiva molto a rinforzare l’unità tra i gen. Ancora adesso sul gruppo WhatsApp degli animatori, per loro richiesta, continua ad arrivare la “colazione” ogni mattina attraverso scritti, audio e video di spiritualità.

Ogni giornata al campo aveva un’attività programmata con workshop interni al campo o con uscite, aperte alla vita della città. Si sceglieva liberamente l’attività, in base ai propri interessi ed alle attitudini ed ogni “uscita” era preparata da attività specifiche proposte nei workshop.

C’è stata la visita di un gruppo al centro di accoglienza “Isernia Solidale”, riferimento per  le famiglie indigenti della città con una festa con giochi, ban’s e palloncini sagomati per i bambini del centro.

Un gruppo è andato a far visita al centro di accoglienza per ragazzi profughi minorenni “Casa di Tom”. Presentazioni, conoscenza reciproca tra i ragazzi, giochi e danze tipiche per conoscersi; ne nasce subito un rapporto di coinvolgente amicizia che segna un po’ il cuore di tutti. Ci si lascia con un invito ai ragazzi a partecipare alla festa di fine campo del sabato sera. Anche la presenza dei ragazzi della “Casa di Tom” avrebbe contribuito a rendere speciale anche quel momento finale di festa.

Il gruppo del workshop sui temi dell’ambiente accoglie dal sindaco la proposta di ripulire il giardino della scuola; tagliano l’erba, sistemano le aiuole e infine piantano un ulivo con una targa-ricordo richiesta dal sindaco stesso, presente alla cerimonia. Sulla targa è scritta una frase di Chiara Lubich. Il venerdì, infine, una visita ai laboratori di ricerca del prestigioso Istituto Neurologico Mediterraneo.

Ma due momenti “interni” al campo lasciano un segno certamente importante in chi ha partecipato al campo: la visita di Ezio Aceti e, il Sabato, un pomeriggio di spiritualità.

Lo psicologo Ezio Aceti è popolarissimo tra i ragazzi:  parla loro di relazioni e del carattere delle scelte, risponde in modo pertinentissimo alle domande preparate dai ragazzi e resta a disposizione l’intera giornata anche per colloqui personali.

Un parroco arrivato in Abruzzo da pochi giorni vede per caso il volantino d’invito e si aggrega al Rainbow Camp con 18 ragazzi del suo paesino. Si coinvolge attivamente realizzando una cappellina in una piccola stanza dell’albergo, con l’esposizione del Santissimo 24 ore su 24, celebra la messa alla fine di ogni giornata ed è ogni giorno a disposizione per le confessioni. Prepara con i gen il momento “A tu per tu con Gesù” del sabato. Ora è felice dell’esperienza, desidera approfondire la nostra spiritualità e chiede di mantenersi in contatto col gruppo per continuare a fare qualcosa insieme.

C’è un momento importante, sabato pomeriggio, “A tu per tu con Gesù”; è stato chiesto ai ragazzi di vivere l’esperienza di “lasciarsi guardare” da Gesù Eucarestia presente in mezzo a loro in un ostensorio al centro di un grande cerchio formato da tutti i ragazzi seduti su un grande prato. È un momento molto solenne e raccolto in cui ogni ragazzo ha potuto “entrare in contatto” con Gesù, affidargli tutto ciò ciò che aveva nel cuore chiedendo anche ad altri di pregare per le sue intenzioni, attraverso biglietti anonimi fatti girare tra tutti.

C’erano due ragazzi di religione musulmana che hanno partecipato con grande entusiasmo a tutte le attività proposte e perfino alla messa finale. La loro presenza, importante e preziosa per aver conferito al campo un carattere interreligioso, ha prodotto effetti di apertura in molti dei presenti, ragazzi e adulti.

I “ritorni” sono tantissimi ed immediati. La solidarietà e la comunione dei beni, regole della vita del campo, hanno colpito l’albergatore che, facendo i conti ha voluto partecipare scontando tre quote dal saldo finale. La città ha guardato, ammirata ed attenta, ai ragazzi del campo ed alla loro vita e tutti i media locali se ne sono occupati (*)

Qui sotto, immediate ed eloquenti, alcune impressioni dei ragazzi:

Tommaso: Grazie per avermi fatto vivere questa esperienza che porterò sempre con me…è stato un campo fantastico e pieno di emozioni

Giulia: Un grazie particolare va a voi che date l’opportunità di vivere queste esperienze… Se prima avevo dubbi nel continuare questo cammino, ora ho solo certezze… 

Grazie a tutti siete una famiglia! Vi voglio bene e grazie perché mi accettate!

Alessandra: Anche io voglio ringraziarvi moltissimo.
All’inizio non ero così entusiasta di partire, ma appena arrivata ho lasciato dietro di me tutte le preoccupazioni e i dolori di questo periodo, ne sono uscita ricaricata e rinnovata e anche se salutarsi è stato doloroso, mi sentivo pronta e carica per ricominciare ogni giorno anche se non sono più con voi fisicamente perché vi sento vicini più che mai!
Grazie di cuore a ognuno di voi

Ettore: Grazie a tutti voi! Iniziare insieme le giornate è stato fondamentale per dire che eravamo uniti nel obbiettivo di voler bene a tutti… Per poi ricevere il centuplo: vedere quali potenzialità hanno questi ragazzi nell’Amore! Unici! Devo ancora riflettere su ciò… Per assimilare ancora meglio … E poi siete tutti speciali! Non conoscevo nessuno di voi! Grazie per le bellissime amicizie che sicuramente andranno ad approfondirsi ancora di più

Alice: È il primo campo che mi impegno a vivere in vesti diverse. È stato fantastico dare l’esempio! Lo rifarei altre mille volte. Grazie a voi per l’opportunità e per la fiducia, e grazie ai miei “colleghi” per l’unità costruita e vissuta!

Alessandro: …grazie a voi ho scoperto che anche quando pensi di non aver niente da dare agli altri non è vero. Ognuno di noi ha tanto dentro e grazie a persone come voi che si riesce a tirarlo fuori. Penso di parlare a nome di tutti dicendo che questo campo sia stata una delle esperienze più belle (lo sono tutte ma questa ci ha messo su un gradino più alto). Grazie di tutto

Luca: Io penso che questo campo non debba essere fine a se stesso e che gli ideali vadano portati anche fuori, ma soprattutto so che nel giro di un anno molte persone si perderanno se non ci rivediamo regolarmente… Secondo me è importante stare con questi ragazzi
Anzi credo che loro stessi abbiano bisogno di avere persone che li accompagnino per modo di dire nella vita di tutti i giorni
Giulia: È bello l’amore che si respira quando stiamo tutti insieme, grazie.

Alessandra: questo campo è stato per me un’ importantissima esperienza e sono contenta di aver avuto la possibilitá di averne fatto parte. Non dimenticherò mai i momenti che ho passato anche nel mettermi a disposizione per offrire il mio supporto. Non sono certa di aver raggiunto il massimo, ma spero di avere un’altra occasione per migliorarmi e non smettere mai di donare il mio aiuto a chi ne ha bisogno, grazie a tutti!
Cecilia: Ho vissuto un’esperienza indimenticabile in cui ognuno di voi mi ha lasciato qualcosa,sia in squadra nei momenti di gioco che nei momenti riflessivi… una traccia che rimarrà… La cosa più bella che ho conosciuto un sacco di persone che mi hanno fatto vivere in questi giorni i colori dell’arcobaleno e la cosa che ho capito è che per diventare felici per godere dell’arcobaleno devi sopportare la pioggia… voglio bene

Dopo il campo, un gen continua tutte le mattine a prendere la messa prima di cominciare la giornata ed al  gruppo WhatsApp degli animatori, su loro richiesta, continua ad arrivare la “colazione” ogni mattina attraverso scritti, audio e video.

(*) Vedi https://www.youtube.com/watch?v=n5HbxtwKBgU al min 3,40 

ed anche https://www.youtube.com/watch?v=bVEcCoIzEtw   al min 5,30.

  

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Yes, we camp

A Tricarico (MT) dal 21 al 24 Luglio p.v., in una struttura (ostello) immersa nel verde. 4 giorni di escursioni, laboratori, workshop, musica e tante occasioni per conoscersi e divertirsi insieme nella semplicità , dando voce alla nostra creatività.

E’ una proposta dei Giovani per un Mondo Unito di Puglia e Basilicata per TUTTI i giovani, dai 16 ai 25 anni.

Pagina Facebook: Yes, we camp

Sito per informazioni: www.focolaripugliamatera.it

Volantino: Yes, we camp

 




Un concerto sui generis

Come trasformare un luogo di dolore in un ambiente dove socializzare e ritrovare serenità

«Le viti». « Le ho in mano». «Hai con te il cacciavite? ». «Ce l’ho in tasca». Mentre montiamo il pianoforte guardiamo l’accettazione pediatrica di fronte a noi: barelle e sedie a rotelle che vanno e vengono, famiglie sedute ad attendere col bigliettino in mano, che chiamino il loro numero, la voce atona che annuncia: «A, zero, settantadue». Non ci sembra possibile che questo sia il luogo dove Enrico terrà il concerto.
Si avvicinano premurose due addette alle pulizie, ci chiedono cosa possono fare per noi. Così inizia il dialogo con loro; saputo che Enrico non è un maestro di musica, ma un pianista, una di loro prende coraggio e va a parlargli. Da sempre le piace la musica classica. Non troviamo la presa per la corrente; la più vicina è all’incirca a sette metri di distanza; guardiamo verso la TV ed in alto, ma proprio in alto, troviamo la soluzione dei nostri problemi. Il pianista mi dice: «Tu ci sai arrivare, vero? Arrampichi». «Certo – rispondo – ma ci vuole una scala». La gente ci guarda, noi sosteniamo la parte…. Al “maestro” viene in mente di suonare un pezzo; chiede alle ormai nostre amiche di ascoltare per dare un giudizio. Attacca.
L’accettazione si trasforma. Il rumore diventa brusio, poi soffio. Le famiglie – col numero in mano – non puntano più gli occhi sul display dei numeri, qualche bimbo si siede a fianco del pianoforte. Sì. La musica porta un’aria magica, trasformante.
Intanto arrivano i e le protagoniste del concerto: un bel gruppetto proveniente da neuropsichiatria, altri da otorino e chirurgia. Bach rompe il ghiaccio, seguito dalla “Marcia turca” di Mozart. Il silenzio è lieve, la trasformazione dell’ambulatorio in sala da concerto è avvenuta. Solo lo schianto rumoroso delle lattine che precipitano lungo la macchinetta delle bibite ricorda dove siamo.
L’idea del concerto è nata dal rapporto con questi degenti, alcuni da mesi ricoverati in ospedale, e dalla scoperta che a diversi di loro piace la musica classica; alcuni addirittura suonano il piano. Una degente chiede la “Sonata al chiaro di luna”. Viene accontentata dal magistrale pianista che … suona il piano senza utilizzare lo spartito … «Me ne sono accorta, sa, che è bravo, anche perché certi pezzi li suonava a memoria», mi confidava il giorno dopo la stessa degente. Seguono pezzi di musica moderna, inframezzati dagli applausi degli astanti e dai dialogo fra loro ed il pianista.
Intanto diversi ragazzini fanno capolino; erano al pronto soccorso (pediatrico) e… la curiosità ha battuto il dolore. E’ proprio vero che l’anima ha sete d’infinito e che questo passa dalla musica.
Una nutrita schiera di dottoresse, infermiere, ausiliarie entra a far parte del pubblico presente e batte a ritmo i piedi sul pavimento mentre ascoltano un rag-time travolgente. Sì, queste periferie dimenticate, questi bambini e bambine a volte soli col loro dolore, fisico e spirituale, che lottano insieme coi genitori battaglie che sembrano più grandi di loro, desiderano in fondo un momento di amore, semplice, profondo.
«Volete che vi suoni qualcosa che vi piace? ». La richiesta è accolta con un «Sì, un adagio di Mozart». Seguono brani di Einaudi ed Allevi, per giungere all’ultimo pezzo: “La campanella” di Liszt. Non è un pezzo facile, ed infatti una signora tenta di rompere l’incanto, prendendo dalle macchinette nell’ordine: una brioche, un caffè, una lattina. Tutto inutile; nonostante i suoi tentativi, il pubblico è ormai passato su un altro piano: quello dell’arte. C’è chi chiede un pezzo di Debussy, chi di Shostakovich o Chopin. E’ passata un’ora e venti , molto più di “quell’ora di serenità” che il pianista aveva dedicato ai presenti. Si forma un crocchio attorno ad Enrico , poi il personale raccoglie i degenti e in pochi minuti ci ritroviamo nell’accettazione pediatrica, insieme alle due signore addette alle pulizie che ci aiutano a rimettere tutto a posto. Tutto finito? No, crediamo proprio di no.

 




Malattia: il limite trasformato in ricchezza

malattia-il-limite-trasformato-in-ricchezza

esperienza apparsa sul sito delle Famiglie Nuove

http://www.focolare.org/famiglienuove

20160213-0215 febbraio 2016
La testimonianza di Giulio Ciarrocchi a margine della Giornata mondiale del malato (11 febbraio), da 21 anni alle prese con le gravi conseguenze di un ictus.
20160213-02«Uscendo da casa il 3 maggio di 21 anni fa per raggiungere la banca dove lavoravo, non pensavo certo che la sera non vi sarei tornato. Un forte mal di testa aveva costretto i miei colleghi a portarmi d’urgenza in ospedale. Avevo 49 anni, una vita professionale ben avviata, una promozione imminente, una bella famiglia con tre figlie dai 18 ai 14 anni. Improvvisamente mi sono ritrovato su una carrozzina che neppure riuscivo a governare perché, oltre all’uso della gamba, avevo perso anche quello del braccio. Ero diventato un nulla: dovevo essere aiutato a mangiare, lavarmi, vestirmi… dipendevo in tutto dagli altri. Sentivo dentro disperazione e angoscia, sentimenti che cercavo di scacciare perché sapevo che non erano la soluzione. Da quando avevo abbracciato la spiritualità dei Focolari, avevo imparato a rendermi disponibile alla volontà di Dio, e anche se non capivo il perché di questo sfacelo, con mia moglie Pina abbiamo voluto credere che pure questo era amore di Dio per me, per noi. Anche le nostre figlie si sono lasciate coinvolgere in questa scelta e fin dai primi giorni mi sono ritrovato una forza e una pazienza che non avrei mai pensato di avere. In pochi mesi ho recuperato l’uso della gamba e seppur con grande fatica e col supporto di un collega che mi accompagnava, sono riuscito a tornare al lavoro per altri 7 anni. Poi non ce l’ho più fatta.

20160213-01Già allora la mia inabilità non mi consentiva di camminare se non per brevi tratti, non potevo più guidare l’auto, farmi la doccia da solo, abbottonare i vestiti, tagliare il cibo nel piatto, avvitare una caffettiera, abbracciare mia moglie e le figlie. Non potevo fare, insomma, tutti quei gesti per i quali occorre l’uso delle due mani. A volte, più amara ancora era la paura. Paura di non farcela ad andare avanti come coppia, paura della solitudine, della mia fragilità di fronte alle diverse situazioni, del dubbio di saper ancora svolgere il ruolo di padre, e così via. Poi sono subentrate altre sospensioni di salute: ricoveri in ospedale, un tumore fermato in tempo, cadute con fratture, ecc. Oggi con tenacia continuo a fare le fisioterapie, anche se so che prospettive di guarigione non ce ne sono. Ma almeno aiutano a rallentare il processo invalidante.

Più forte di tutto questo però, avverto dentro di me la grazia della vicinanza di Dio in ogni attimo. In questi 21 anni la raffinata fedeltà di Dio mi ha sempre accompagnato, con la delicatezza e la tenerezza che solo Lui sa dare. Con Pina abbiamo imparato a lasciarci portare da Lui, a farci sorprendere dal suo amore. E quando tutto sembrava crollare, o diventava precario o confuso, in fondo al cuore percepivamo che questo partecipare – in qualche misura – al mistero di Gesù sulla croce, era per noi un privilegio. Come Lui anch’io, anche noi cerchiamo di superare il dolore amando tutti quelli che sono intorno a noi, sperimentando, in quella che possiamo chiamare ‘alchimia divina’, che il dolore è come un talento da far diventare amore.

20160213-03Dio mi/ci ha presi per mano e, svelandoci poco a poco il suo progetto su di noi, ci ha fatto il dono di entrare in profonda intimità con Lui e fra noi, facendoci comprendere – nella luce – anche il misterioso significato del dolore. E quello che poteva sembrare un limite si è trasformato in ricchezza, quello che poteva fermarci si è tramutato in corsa, anche per la forte condivisione con tanti altri. Dio ci ha resi più sensibili e misericordiosi con tutti quelli che con tanta fantasia ci mette accanto. Facendoci sperimentare che anche una malattia invalidante non toglie la possibilità di essere strumenti nelle mani di Dio per il prossimo».

Giulio Ciarrocchi