Centro Culturale TrentUno ONLUS

Il Centro Culturale TrenUno ONLUS promuove iniziative nel campo della solidarietà, dei diritti umani, della cooperazione e dello sviluppo internazionale, della difesa popolare non violenta, della pace, del disarmo: iniziative racchiuse nel comune obiettivo di contribuire ad una cultura della fraternità per l’unità dei popoli. 

Persegue queste finalità in quanto espressione territoriale in ambito sociale e culturale della più universale esperienza del Movimento dei Focolari a cui si ispira in quanto allo spirito, alle finalità, ai metodi e ai contenuti. Per tali scopi promuove, prevalentemente sul territorio del Trentino, iniziative culturali, formative e ricreative nei diversi campi della vita sociale, con particolare riguardo a quelle aventi carattere aggregativo e continuativo; si apre allo scambio culturale con tutto il mondo a partire dalla vicina provincia di Bolzano, sia con la cultura italiana, che con quella tedesca e quella ladina.

Trento Ardente è tra i progetti cui il Centro Culturale TrentUno dà il proprio concreto contributo. Contribuendo con il 5 per mille in favore del Centro Culturale TrentUno ( Cod. Fiscale 96036430229 ) si possono sostenere economicamente anche le iniziative di Trento Ardente.

http://www.trentoardente.it

http://www.flickr.com/photos/trentoardente/sets/72157633260111494/show/

 




Associazione “Insieme per il bene comune” – Vibo Valentia

L’Associazione intende promuovere e diffondere, ad ogni livello ed in ogni campo della vita sociale, una cultura della Pace e dell’Unità tra le persone e tra i popoli, con particolare attenzione al mondo giovanile e nell’ottica di uno sviluppo integrale della persona umana.

Essa si ispira allo spirito del Movimento del Focolari e desidera contribuire alla diffusione, in ogni ambito della società, dell’idea del mondo unito, promuovendo, tra quanti vorranno condividerne l’azione, lo spirito della fraternità universale proclamata nell’art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Tale scopo potrà essere perseguito attraverso ogni operazione o iniziativa che sia direttamente o indirettamente strumentale al suo raggiungimento.

Nell’ambito delle suddette finalità l’Associazione, a titolo esemplificativo, si propone quanto segue:

a) suscitare una mentalità della solidarietà come elemento determinante dello sviluppo integrale dell’uomo, promuovendo in tal senso opere, azioni e iniziative in ogni campo della vita sociale;

b) favorire anche a livello locale, un dialogo ed una maggiore conoscenza reciproca tra i popoli, razze ed etnie, che porti alla stima dell’altrui cultura come della propria e alla diffusione di una cultura planetaria che goda dell’apporto delle singole culture;

c) educare alla pace e alla non violenza, valorizzando il pensiero ed i messaggi di quanti nel mondo hanno favorito e favoriscono la pace e l’unità tra gli uomini;

d) assicurare con iniziative ricreative, ecologiche e sportive, la riscoperta dell’importanza che anche lo sport e l’ambiente rivestono nello sviluppo pacifico delle persone e dei popoli; promuovere, organizzare e gestire iniziative ed attività sportive, musicali e teatrali sia avvalendosi di strutture dell’Associazione stessa, ovvero messe a disposizione da enti pubblici o privati;

e) promuovere e diffondere l’economia civile e di comunione in tutte le sue implicazioni, organizzando a tal fine corsi, workshops, mostre, convegni, tavole rotonde, forum, seminari, studi, cineforum, corsi di formazione, premi e borse di studio, viaggi e visite culturali;

f) promuovere e diffondere gli ideali di una politica di comunione e per l’unità;

g) promuovere le scienze e le arti, operando per mettere in rilievo i valori morali e spirituali che uniscono le culture e garantendo la ricchezza delle loro diversità, nonché il progresso del sapere in ogni disciplina, per contribuire a migliorare la vita umana e l’ambiente naturale e sociale;

h) sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo le finalità generali e le iniziative dell’Associazione attraverso i mezzi di comunicazione di massa e attraverso manifestazioni di vario genere, pubblicazioni e notiziari.

L’Associazione può svolgere tali compiti anche in collaborazione con altri enti aventi finalità analoghe.

L’Associazione potrà compiere ogni atto, azione o negozio direttamente o indirettamente strumentale al perseguimento degli scopi istituzionali, nelle forme e nei limiti stabiliti dalla legge.”  

Viale Matteotti pal. Ubi Carime – Vibo Valentia 

c.f. 96045370796  – viboinsieme@gmail.com  infoline 392 9863470




Cantieri Ragazzi per l’unità: Palermo #insiemeperBallarò

Progetto Ballarò: “Guardo la mia città”

La comunità del Movimento dei Focolari opera a Palermo da quattro anni all’interno del quartiere “Ballarò”, dando vita a legami di amicizia con molti abitanti della zona e con altre associazioni che vi operano. Ed è qui, in questo quartiere storico di Palermo, che dal 2 al 12 Luglio 2018 si sono svolte attività ludiche ed ecologiche volte a sensibilizzare le persone verso il rispetto dell’ambiente e ad aiutarle a guardare la città con occhi nuovi. L’obiettivo principale è stato ed è tutt’ora quello di creare unità all’interno della zona per coinvolgere, a piccoli passi, non solo il quartiere ma anche chi vive in altre parti della città.

Ognuno ha messo in gioco se stesso, condividendo le proprie conoscenze ed esperienze; hanno partecipato sia associazioni che già da tempo operano all’interno del quartiere sia chi ne fa parte da poco, come l’associazione ALAB (Associazione Liberi Artigiani-Artisti Balarm) che ha organizzato laboratori artigianali per i bambini. Molti ragazzi hanno partecipato al progetto, tra cui giovani provenienti da altre città, come Trapani, alternandosi nei vari momenti previsti nel programma: giochi con i bambini, laboratori di disegno e pittura, laboratori artigianali, canto e spettacolo teatrale, mimo, pulizia e riqualificazione degli spazi urbani, delle strade, di un campetto di calcio.

Gli adulti della comunità hanno collaborato nella ristrutturazione di alcune abitazioni e nella realizzazione dei momenti ricreativi, come il mimo, e dello spettacolo teatrale.

L’ultimo giorno infatti si è svolto lo spettacolo interpretato da alcuni bambini del quartiere e da alcuni gen 3 di Trapani e Palermo, alla presenza del sindaco Leoluca Orlando che ci ha incoraggiati a continuare a promuovere iniziative culturali, di fraternità e unità: “La cultura è stare insieme”, ha detto. 

Il progetto è stato sostenuto economicamente da alcune aziende tra cui BRICO CENTER che ha scelto e premiato il nostro progetto, presentato come progetto vincitore dell’edizione 2018 dell’iniziativa “Insieme per il nostro quartiere” e anche la cooperativa COOP di Palermo, il Comune di Palermo e il rinomato focacciere della zona Ninu ‘u ballerinu che ha offerto la cena finale con prodotti della tipica gastronomia siciliana.

  Questa esperienza ha permesso a noi giovani di comprendere nuove realtà, che spesso sembrano lontane dalla nostra. Stando a contatto con la gente del quartiere, essendoci immedesimati nelle loro vite abbiamo capito quanto sia importante dare una mano a chi ne ha più bisogno, anche solo stando loro vicino. Vedendo soprattutto come i bambini percepiscono questa realtà, ridendo e giocando con loro, abbiamo appreso che uno degli obbiettivi principali è agire per preservare il loro futuro. Grazie a questo progetto, molti volontari, giovani e adulti, hanno potuto dare un contributo per migliorare la nostra città, alimentando in ognuno di noi un senso di unità e fratellanza. Solo partendo da questi piccoli gesti d’amore verso il prossimo possiamo realizzare qualcosa di più grande; citando Chiara Lubich: “Gli avvenimenti veramente grandi nascono da piccole cose”.

Chiara Morello, redazione Teen4Unity

Articolo pubblicato sul blog di Teens4Unity

 




Continua l’azione di SlotMob contro la pubblicità al gioco d’azzardo

L’abolizione della leva della pubblicità dell’azzardo è la prima incrinatura del muro del profitto.

Bandire la pubblicità dell’azzardo così come già avviene con quella del tabacco rappresenta un elementare atto di giustizia. Non ci stupisce che la decisione annunciata con il cosiddetto decreto dignità varato dal governo, stia alimentando la forte reazione da parte di settori economici e dell’informazione che hanno finora goduto dell’assenza di regole in materia. La norma favorisce la libertà di stampa dall’influenza diretta e indiretta dei ricchi inserzionisti. Parlare di proibizionismo in questo caso è del tutto fuori luogo e fuorviante.

La vera anomalia è stata, finora, l’assenza di una tale normativa che poteva essere approvata dal precedente parlamento portando in aula le proposte già avanzate in maniera traversale. Così come siamo rimasti increduli davanti all’ostinato silenzio di esponenti del mondo dello spettacolo e dello sport nei confronti delle istanze pubbliche che li invitavano a smettere nel  prestare il loro volto per pubblicizzare l’azzardo. Come movimento Slot Mob ribadiamo che il vero obiettivo da raggiungere è quello di sottrarre l’intero settore dell’azzardo alle imprese strutturalmente orientate al profitto.

Uno Stato realmente attento al bene comune deve saper gestire l’offerta di tale settore in maniera non ossessiva e incentivante per arrivare a ridurre un fenomeno che, come tutti possono vedere, divora i  territori e ostacola una sana e reale economia che crea ricchezza da redistribuire tra tutti.

Non si tratta di un risultato impossibile da raggiugere, ma ciò crea la necessità di trovare altre entrate fiscali diverse da quelle dell’azzardo. Per questo motivo occorre un vero dibattito sulle scelte di politica economica per impedire che le casse pubbliche dipendano patologicamente dal sistema dell’azzardo (circa 10 miliardi di euro). Senza tale svolta radicale,  tutta l’attenzione sulla questione “azzardopoli” in Italia rischia di ridursi in una istanza moralistica destinata ad estinguersi. Ci troviamo, pertanto, davanti ad un caso esemplare che permette di comprendere i rapporti di forza esistenti nel nostro Paese e la possibilità reale di capovolgerli.

Come movimento di democrazia economica e per la giustizia sociale siamo persuasi che tale scelta non può essere scollegata da una visione complessiva della dignità umana integrale. La nostra decisa opposizione al sistema di sfruttamento dell’azzardo di massa si associa, perciò, in questo stesso momento storico, alla necessità di una società aperta all’accoglienza dei migranti. Persone che da diverse parti del mondo sono approdate in un Paese ricco di umanità, capace di resistere alla logica dell’idolatria del denaro che lucra sulla vita dei più fragili e istiga ad erigere muri e barriere.

Movimento Slot Mob 

info: http://www.economiafelicita.it/slotmob/

Vedi anche articolo su Città Nuova:

Azzardo e pubblicità, un divieto pesante

slotmob1@gmail.com 




Associazione Famiglie Nuove Sicilia

“Operiamo in favore di famiglie in necessità per cause morali o materiali,
Siamo impegnati in progetti di formazione inerenti a contenuti e aspetti della vita famigliare. Insieme alle “Famiglie Nuove” di tutto il mondo ci stiamo già occupando dei bambini del Sud del mondo. Ancora tanti aspettano cibo, educazione, salute”.
 
L’Associazione di solidarietà familiare e sociale “Azione per Famiglie Nuove Sicilia” è al suo 11° anno di attività, ma la sua storia parte da più lontano, e il suo impegno – radicato nel territorio regionale – vuole avere come orizzonte il mondo.
 
www.afnsicilia.it



Cooperativa Loppiano I

Il 9 Maggio 1973 viene costituita la Cooperativa Loppiano Prima , che nasce per offrire una testimonianza di Vangelo vissuto attraverso un’esperienza di lavoro concreto.
Senza alcuna sicurezza di lavoro e di casa, i primi pionieri trasferiti dal bergamasco , cominciarono a ristrutturare alcuni casolari e, con sacrifici e duro lavoro, iniziarono la costruzione della cittadella e la coltivazione dei terreni circostanti.

Si trattava d’incarnare nel lavoro concreto di ogni giorno la spiritualità del Movimento e di mantenere il rispetto nei confronti della natura e di conseguenza per l’uomo. Di conseguenza, in questi anni non sono mai stati usati prodotti di sintesi su tutte le coltivazioni, facendo tesoro invece dei processi fisici, conseguendo l’ottenimento della certificazione biologica su tutti i terreni.

Vedi la Presentazione completa

www.loppianoprima.it

Vendita online Fattoria

www.agriturismoloppiano.com

www.facebook.com/fattorialoppiano/

 



Meno spreco, più risorse – Progetto Mt 25 onlus

UN PROGETTO VOLTO A RIDURRE GLI SCARTI ALIMENTARI E FAVORIRE UNA MAGGIORE CONDIVISIONE DEI PRODOTTI

Il progetto di Mt 25 onlus è composto di tanti ingredienti, tre soprattutto: fornire un aiuto alimentare a sostegno delle famiglie in necessità; ridurre lo spreco delle risorse; favorire più condivisione e meno assistenzialismo. Tutto ciò avviene attraverso il recupero delle eccedenze alimentari e del cibo in scadenza nei supermercati, che vengono poi distribuite alle famiglie.

«È un lunedì, ore 19. Abbiamo finito la distribuzione dei viveri. Mentre stiamo riordinando, arriva una coppia in bicicletta. “Eccovi, finalmente, ci hanno detto che aiutate tante persone; ecco il nostro Isee”. Rispondiamo che stiamo per andare via e che sarebbero dovuti arrivare prima, magari fissando un appuntamento. “Veniamo da un comune distante circa 5 km”, ci rispondono. In realtà non abbiamo mai mandato via nessuno a mani vuote. Vorrà dire che anche stasera faremo tardi. Si fa per chiudere e arriva una giovane mamma con una ragazzina. L’odore sgradevole dell’alcool riempie la stanza. “Abito non lontano, ho bisogno di aiuto. Ma capisco, è proprio tardi. Scusate, magari torno un’altra volta”. Ci guardiamo negli occhi e manco a dirlo ci fermiamo per lei; le si riempie la borsa, si chiedono notizie. E va via contenta».

La vita comoda non fa per loro. A Tanino e Maria Giovanna Caruso, entrambi medici, di origine siciliana e da diversi anni nel bergamasco, non basta ricoprire posti di responsabilità nel loro ambito lavorativo. Incontrandoli, ci si rende conto che la passione per l’umanità bisognosa è una spinta interiore così forte da prevalere su ogni possibile giustificazione, tipo «non ho tempo, non ce la faccio». Se poi vai in giro con loro per le strade di Bergamo, devi mettere in conto di fermarti spesso lungo il percorso perché c’è sempre qualcuno con cui salutarsi, scambiare due parole, chiedere notizie sulla salute, la famiglia, la scuola dei bambini, i parenti lontani nei vari Paesi del mondo…

Il progetto di cui stiamo parlando è composto di tanti ingredienti, tre soprattutto: fornire un aiuto alimentare a sostegno delle famiglie in necessità; ridurre lo spreco delle risorse; favorire più condivisione e meno assistenzialismo. Tutto ciò avviene attraverso il recupero delle eccedenze alimentari e del cibo in scadenza nei supermercati che vengono poi distribuite alle famiglie. I numeri parlano più di ogni altra cosa: nel 2015 sono state recuperate 100 tonnellate di viveri, per un valore commerciale di 500 mila euro, e sono state aiutate 170 famiglie; attualmente ricevono questo tio di aiuto circa 300 famiglie di 22 nazionalità diverse. Un’esperienza, quella di cui stiamo parlando, che era iniziata in parrocchia, ma non volendosi limitare alle famiglie del proprio quartiere, è poi sfociata, dal marzo dell’anno scorso, in una onlus, “Mt 25”. Così me ne parlano i due nostri amici: «Consapevoli che la sola buona volontà non basta, oltre all’esperienza sul campo, abbiamo studiato le normative, visitato centri di distribuzione, stretto legami con il Banco alimentare della Lombardia, incontrato istituzioni, parroci e laici. All’interesse iniziale di tanti, non sempre è seguito un vero e proprio impegno. Comunque siamo andati avanti cercando di farlo in modo professionale per salvaguardare la salute di tutti». All’inizio era tutto da inventare: un’impresa difficile ma non impossibile. «Qualcuno ci ha proposto di puntare sul secco – spiegano – perché avrebbe richiesto una gestione più semplice. Era vero, ma quest’idea non ci convinceva perché pensavamo che tutto quel cibo sarebbe finito in discarica e non sulle tavole delle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Il nostro progetto, piuttosto, vuole essere innovativo perché propone di superare la prassi diffusa del “pacco mensile per i poveri” per giungere a trasformare l’enorme spreco di risorse in un reale sostegno al reddito familiare e a beneficio dell’ambiente in cui viviamo». Tant’è che le famiglie ricevono ogni settimana la spesa. E i nostri amici, col loro furgone frigorifero, fanno la spola tra 6 supermercati e 3 piattaforme logistiche (depositi fuori Bergamo da cui vengono distribuiti gli alimenti e a cui torna l’invenduto o il cibo vicino alla scadenza).

Le vedi arrivare le persone, all’orario di apertura. “Mt 25 onlus”, infatti, ha oggi una sua sede, inaugurata il 22 novembre dell’anno scorso: 350 mq dove 24 volontari garantiscono una presenza giornaliera. Fra questi non pochi sono le stesse persone che beneficiano dei “pacchi” e che si mettono a loro volta a disposizione. Ci sono spazi adatti a custodire i beni alimentari con le dovute attenzioni igienico-sanitarie e anche stanze adibite a contenere vestiario e giocattoli, materiale scolastico da mettere in comune a poco prezzo.

C’è una saletta riservata ai giochi dei bambini, un’altra dove è possibile svolgere incontri, spazi dove condividere i diversi aspetti pratici della vita degli ospiti. «Per noi “Mt 25” è il luogo ove vorremmo testimoniare che nel XXI secolo non “si fa la carità” ma ci si impegna. Non si tratta di dare poco o tanti soldi come facevamo prima, ma tutti noi stessi, tempo ed energie», commentano Tanino e Maria Giovanna, che aggiungono: «Il nostro agire ha la sua radice nel Vangelo, a partire dal nome stesso della onlus che fa riferimento al passo di Matteo, appunto, “avevo fame e mi avete dato da mangiare”, ma anche alla parabola dei talenti. Ci verrà chiesto un giorno come abbiamo utilizzato le capacità che Dio ci ha dato. Abbiamo sotterrato i talenti ricevuti sotto tante scuse oppure ci siamo dati da fare per il bene comune? Noi vorremmo trovarci nella seconda condizione». E di un’altra cosa sono convinti: il loro è un modello replicabile.

Aurora Nicosia

Fonte: Rivista Città Nuova n.4 Aprile 2017

Per info: dasprecoarisorsa@gmail.com

 



Associazione Legami di solidarietà

Inizio: 23 aprile 2015
Mission: Assistenza a lavoratori cassaintegrati, lavoratori atipici, disoccupati e inoccupati del territorio.

Legami di solidarietà un’associazione promossa da Libera Campania, FIOM-CGIL Campania e Parrocchia S. Felice in Pincis nell’ambito della campagna Miseria Ladra

· Legami è una Associazione laica, apartitica ed indipendente, che si ispira ai principi di solidarietà umana, di mutuo rispetto della dignità individuale e collettiva nella promozione della cittadinanza attiva.

· Promuove la cultura della legalità, del lavoro, della solidarietà e dell’ambiente, basata sui principi della Costituzione

· L’Associazione non ha scopi di lucro, persegue finalità di solidarietà sociale ed ha per oggetto la promozione e realizzazione di iniziative nei settori dell’assistenza
sociale e socio-sanitaria, della formazione, della beneficenza e degli aiuti umanitari.

Per la realizzazione delle proprie finalità, l’Associazione si propone principalmente di:

ideare e implementare progetti volti al miglioramento delle condizioni di vita delle comunità in cui si opera per rafforzare i legami di solidarietà con particolare attenzione a lavoratori atipici, disoccupati, inoccupati, lavoratori in cassa integrazione;

sviluppare progetti di formazione e affiancamento rivolti ai soggetti sopraelencati
apprestare gli aiuti materiali ed i supporti ritenuti utili tesi a produrre
condivisione e scambio tra i membri della comunità in cui opera;

favorire e promuovere la coesione sociale e territoriale di collaborare con le realtà associative territoriali per costruire reti di solidarietà, servizi sociali e assistenziali comuni;
incoraggiare la partecipazione della società civile;

realizzare progetti, in coordinamento con le scuole del territorio, tese a
contrastare il fenomeno della dispersione scolastica attivando meccanismi di attivazione dei soggetti senza lavoro. Animazione e giustizia sociale sui territori insieme costituendo un noi di corresponsabilità e partecipazione.

Pagina Facebook
legamidisolidarieta@gmail.com



Associazione Polo Accoglienza e Solidarietà

Nasce ad Ascoli Piceno l’Associazione Polo Accoglienza e Solidarietà (Associazione PAS)

Lunedì 25 settembre è stata costituita l’Associazione Polo Accoglienza e Solidarietà (Associazione PAS).

La nascita dell’Associazione PAS, un’associazione di associazioni, rappresenta il traguardo di un percorso di rete avviato a partire da aprile 2015 da vari soggetti che sul territorio offrono, in modo diretto o indiretto, servizi e sostegno ai poveri.

L’iniziativa, inizialmente promossa da alcune associazioni, ha via via coinvolto altre realtà sia laiche che ecclesiali, che pur nel rispetto dello specifico di ciascuna, si sono messe in gioco con l’obiettivo di ottimizzare le risorse e migliorare i servizi a favore dei poveri.

In questi due anni e mezzo si sono condivisi esperienze, informazioni, dati, sono stati avviati tanti micro progetti soprattutto è maturata la consapevolezza che la complessità delle problematiche di oggi richiede un approccio sinergico, uscire quindi dall’autoreferenzialità ed entrare sempre più in una logica di rete. Un welfare che parte dal basso e che con l’associazione PAS assume una strutturazione, pur leggera, per poter andare avanti.

I soci fondatori dell’Associazione PAS sono: Ass. Betania (Caritas), CRI, S.Vincenzo, Zarepta, CAV, ACLI, Movimento Diocesano, B&F, l’UNITALSI e l’Azione Cattolica. L’AGESCI ha assicurato il suo sostegno all’iniziativa.

La presenza di tante realtà associative eterogenee tra loro è il vero valore aggiunto dell’iniziativa, perché si è creato un fronte unico del “bene”, una rete di prossimità capace di intercettare le povertà vecchie e nuove, visibili e nascoste.

La costituzione dell’Associazione PAS non è solo un traguardo di un percorso di rete ma vuole essere un punto di ripartenza accelerata per la realizzazione nel territorio di una struttura, che oggi manca e se ne sente il bisogno, in cui poter dare un servizio integrato ai poveri e fornire loro nel contempo una possibilità per poter ripartire. Realizzare cioè quella “cittadella della carità” di cui S.E. il Vescovo D’Ercole ha parlato all’inizio dell’anno della Misericordia.

Era l’autunno del 2015, con il Vescovo si sono fissate le priorità e il metodo di lavoro e mano a mano è venuto alla luce il “sogno” del PAS “Polo di Accoglienza e Solidarietà”, un progetto finalizzato allo sviluppo della coesione sociale sul territorio cittadino e provinciale, attraverso pratiche virtuose di inclusione sociale e l’attivazione di azioni integrate di solidarietà, assistenza e salute pubblica. Questi i servizi previsti nel PAS: una nuova mensa, un dormitorio (maschile e femminile) di emergenza, un centro diurno (docce, lavanderia, stireria, servizi igienici alla persona), un ambulatorio medico-infermieristico (ivi compreso un dispensario farmaceutico e di apparecchi elettromedicali); a seguire un centro di distribuzione vestiario e oggetti vari, eventuali laboratori di falegnameria e cucito (etc.) per l’avviamento al lavoro, botteghe e atelier.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno sostiene il progetto, per la realizzazione del quale ha previsto, nel Piano pluriennale 2017 – 2019, un investimento di 600 mila Euro nel triennio.

Insomma ci sono tutti gli ingredienti per far sì che Ascoli sia sempre di più la città dell’accoglienza e della solidarietà: la ferma volontà del Vescovo, la disponibilità del Sindaco, l’aiuto concreto della Fondazione nella tessitura della rete di solidarietà, la determinazione di una solida base di oltre 1.000 volontari… manca solo di individuare un luogo idoneo di almeno 500 metri quadri per la realizzazione del Polo.

Il Consiglio Direttivo dell’Associazione PAS, composto da Pino Felicetti di B&F (Presidente), Mimmo Bianchini di Betania, Claudio Ricci di Zarepta, Emanuela Tranquilli della S. Vincenzo, Luciano Gabrielli dell’UNITALSI, Elisa Floridi della Croce Rossa e Anita Gasparrini del CAV/ACLI, è già al lavoro per concretizzare al più presto questo “sogno”.

PAGINA FACEBOOK

VIDEO DI PRESENTAZIONE

Articolo apparso su adriatico 28.9.17




RomAmoR – Tra i senza tetto nelle stazioni di Roma

Ognuno di noi è chiamato ogni giorno a vivere la bellezza dell’incontro e a volte si sceglie di incontrare l’altro che è più emarginato, che non viene visto, ma che fa parte del nostro  piccolo grande mondo.
L’esperienza è nata così, dall’incontro di Dino Impagliazzo, il fondatore della nostra Associazione, con i senza fissa dimora della stazione Tuscolana: dal suo desiderio di prendersi cura di loro, di andare incontro all’altro, di amarlo incondizionatamente e accettarlo così com’è.

Nasce la prima squadra tra i fornelli delle piccole case romane: chi preparava il sugo, chi la pasta, chi ordinava qualche panino ai banchi dei mercati rionali.

Ma la bellezza delle piccole cose cattura ogni essere umano: l’amore genera altro amore… Così, piano piano, questa famiglia diventa sempre più grande, aumentano sempre di più le persone pronte a dedicare il loro tempo rendendo sempre più concreto il sogno di Dino. E’ così che siamo diventati un’associazione. Abbiamo trovato un luogo dove poter cucinare per grandi numeri e, con l’aiuto di sempre più numerosi volontari, siamo riusciti a portare pasti caldi sia alla stazione Tuscolana che alla stazione Ostiense.

Dietro ad un pasto caldo ed una coperta, nella gioia della condivisone, nel desiderio del donarsi senza volere nulla in cambio , semplicemente assaporando la bellezza dell’incontro, si intrecciano volti, storie, lacrime e sorrisi. Pakistan, Marocco, Polonia, Italia, Romania, Afganistan, Tunisia, tutto il mondo si incontra in una stazione della capitale: anche tu sei lì e, scegliendo di donare il tuo tempo all’altro, quel mondo diventa anche un po’ tuo. Ti rendi conto allora che quella diversità non è un limite, ma la possibilità di tornare arricchito, con negli occhi il sorriso di chi hai incontrato.

Per saperne di più www.romamor-onlus.com

ARTICOLO CON VIDEO SU ROMATODAY

Interviste all’associazione RomAmoR mandate in onda durante la trasmissione “Siamo Noi” del 6 gennaio 2015, emittente TV2000




B&F Foundation – Progetto per un’economia civile e solidale

B&F sono le iniziali in inglese di “pani e pesci”, che vogliono simboleggiare le poche cose che ciascuno può mettere a disposizione per il bene comune.

Con il piccolo contributo di ciascuno (i pochi “pani e pesci”) e con un po’ di tempo si punta ad accumulare un capitale (Fondo di solidarietà) da destinare ai bisogni più urgenti del territorio siano essi connessi alla creazione di nuovi posti di lavoro, sia connessi ai più svariati casi di disagio sociale.

Creare quindi una comunità di persone che ha coscienza che il bene del nostro “vicino” porta sempre il nostro bene e che le emergenze sociali riguardano tutti indistintamente.
L’idea si basa sullo sviluppo di varie iniziative comuni (Gruppo d’Acquisto, Turismo Sociale, Riuso di beni, banca delle professionalità e del tempo …).

Di queste,  la principale è il Gruppo d’Acquisto. Un gruppo d’acquisto che punta alla qualità coniugata con l’economicità e, ove possibile, orientata sul biologico e sul locale.

Di fatto come un gruppo d’acquisto qualunque. Ma c’è di più, si stabilisce un patto “solidale” tra produttore/venditore e compratore o tra intermediario e compratore che, per effetto delle quantità acquistate, tiene bassi i prezzi. I bassi prezzi d’origine consentono un piccolo ricarico, unanimemente accettato,  che confluisce nel Fondo di solidarietà.
Sono stati fatti degli esperimenti e il tutto funziona, si sono coinvolte un centinaio di famiglie, sono state fatte alcune prove d’acquisto, è stato chiesto, a chi poteva e voleva,  di versare un qualcosa in più ad ogni acquisto (di fatto quello che si risparmia per effetto del “patto”) ed è già creato un piccolo accantonamento, che ancora non ci consente di poter sostenere ed aiutare eventuali necessità ma che ci ha convinto che il meccanismo è vincente.

Anche il riuso, la banca del tempo e delle professionalità, e altre iniziative allo studio saranno finalizzate all’incremento del Fondo con la stessa logica: raccogliere mediante svariate attività piccoli rivoli di denaro, insignificanti se presi singolarmente ma che possono assumere rilevanza se messi insieme.

Agli enti pubblici di qualsiasi genere verrà chiesto una compartecipazione al Fondo e di sostenere l’iniziativa.

Risorse private che si affiancano a quelle pubbliche, quindi, in un inedito mix che trova  nella “sussidiarietà” il suo principio ispiratore.

Maggiori informazioni http://www.bf-foundation.it/chi-siamo/

Articolo_Città_Nuova_Ott_2017




“Cartiera open” a Torino: spazio aperto sulla fraternità

Il quartiere San Donato è uno dei quartieri che da sempre fa corona al centro di Torino. Qui, dove si può ancora ammirare in alcuni palazzi l’eredità lasciata dell’epoca liberty, sono sorte anche alcune delle grandi industrie torinesi: qui è stato inventato il famoso “Giandujotto”, qui nacquero le celebri “Pastiglie Leone” e oggi ha ancora sede il rinomato panettonificio “La Torinese”.

Per la sua posizione strategica, a pochi passi dall’ex area industriale oggi Parco Dora, la parte bassa del quartiere si è presto trovata ad accogliere gli immigrati di ogni epoca: quelli che arrivavano dal Sud Italia prima, e ora chi arriva soprattutto dal Nord Africa. Una mescolanza di lingue, culture, tradizioni, religioni che è ben visibile per le strade e nella scuola elementare, dove la maggioranza degli alunni, oggi, arriva da altri Paesi. Qui la convivenza multiculturale è una sfida davvero quotidiana e concreta, e non certo sempre facile, anche tra persone che sottolineano la diversità culturale che corre anche sotto il cappello di una stessa fede.

Proprio accanto alla scuola elementare è sorta “la Cartiera”, ex-fabbrica riconvertita a spazio polivalente per lo sport, la creatività e il protagonismo giovanile di proprietà della Città di Torino, che l’ha data in gestione ad alcune cooperative e associazioni. Unite dalla passione per i giovani, queste sei associazioni mettono in comune le rispettive esperienze, ognuna nel proprio ambito per provare a rispondere se non a tutte, almeno ad alcune delle esigenze dei ragazzi e giovani che abitano il quartiere.

Gli spazi qui non mancano: c’è un anfiteatro all’aperto, una palestra, una sala danza, diverse stanze e salette e un bar, il “Mangialibro Caffè, che unisce l’aspetto culturale, con una piccola biblioteca e quello più proprio di un bar, gestito con tanto spirito di iniziativa da Raffaella e suo marito, che con la loro presenza costante rappresentano il vero punto d’unione di tutto il complesso.

Dal 2014 la comunità torinese dei Focolari, per rispondere al desiderio di fare qualcosa di concreto per la propria città, ha deciso di affiancarsi alle realtà già operative per portare il proprio contributo per qualcosa di più grande: aprire spazi di dialoghi e provare a gettare ponti di fraternità proprio lì dove le diversità, anche tra persone che condividono la stessa fede, possono sembrare invece ostacoli insormontabili alle relazioni. Si è cominciato offrendo un aiuto concreto… muniti di secchi, ramazze e tanto olio di gomito!

Tanti poi sono stati e sono i modi concreti di mettersi a servizio. La prima iniziativa è stata quella dei “venerdì in Cartiera”, che hanno visto diversi giovani dare disponibilità alcune ore a settimana nell’organizzazione di giochi per i (molti) bambini che spesso affollano la Cartiera dopo il suono della campanella pomeridiana. È così partito un progetto che sotto il nome di “CartieraOPEN” promuove occasioni d’incontro per gli abitanti del quartiere, ormai diventate appuntamenti fissi. Ci è voluto del tempo di rodaggio, ma poi, soprattutto le feste di Natale (nonostante gran parte della comunità sia musulmana) e quelle di Carnevale, sono diventate un appuntamento imperdibile, di anno in anno sempre più partecipate.

A Natale, grazie alla generosità di tanti che portano i regali per i bambini, il momento più atteso è quello della distribuzione dei regali. I loro occhi luccicanti raccontano che la gioia di scartare un dono parla la stessa lingua, in tutto il mondo! In ogni appuntamento, poi, i bambini e i loro genitori sono coinvolti in laboratori, come ad esempio la preparazione delle maschere durante la festa di Carnevale.

Momenti del Torneo Fluo di pallavolo

Il lavoro portato avanti dalle associazioni cerca di mantenere viva la vocazione originaria della Cartiera, quella di essere un centro polivalente, dove la protagonista è la pluralità. Questo vale per le persone che la frequentano, ma anche per il tipo di eventi proposti, sempre “nuovi” e attenti ad ogni esigenza. È qui, infatti, che da due anni i giovani dei Focolari organizzano un simpaticissimo e partecipatissimo torneo di pallavolo fluo. Ed è questa la sede scelta anche da Città Nuova per i suoi eventi del Salone Off, quella serie di eventi del Salone del Libro che si svolgono parallelamente in tutta la città. Perché, per un dialogo vero, è necessario crescere anche nell’aspetto culturale.

Nonostante l’apparenza, la Cartiera non è solo un insieme di attività. È luogo di rapporti, dove possono nascere anche nuove amicizie dall’incontro di culture diverse. È quello che è successo a Maria Luisa, che insegna italiano agli stranieri. In uno degli eventi ha conosciuto una mamma irachena, che già frequenta i corsi di italiano offerti in Cartiera, che le ha chiesto di poter frequentare anche le sue lezioni. Maria Luisa abita dall’altra parte della città, ma attraverso WhatsApp è riuscita a continuare l’amicizia che si è subito creata: la mamma irachena l’ha sorpresa, ad esempio, con un bellissimo messaggio il giorno della Festa della Donna e spesso le manda le foto della sua bim

ba. Il desiderio che sta alla base di questi rapporti è spesso quello di rendere partecipi “gli amici italiani” della propria cultura e tradizioni, come quando Maria Luisa ha ricevuto alcune immagini che ritraevano la sua amica con vestiti bellissimi, da “mille e una notte”.

Durante l’ultima festa di Natale i bambini sono stati invitati a scrivere su un cartoncino un loro desiderio: quasi tutti contenevano le parole pace e amicizia, scritte in tante lingue diverse. Sono i piccoli semi di una fraternità che cresce nel silenzio, senza fare rumore. Di una speranza che sa farsi spazio anche in mezzo alla contraddizione delle notizie che leggiamo arrivare dal mondo. E che in piccolo insegna che, se lo vogliamo, lo spazio per la fraternità c’è.




“Fare sistema oltre l’accoglienza”, il Progetto continua . . .

https://youtu.be/SBVmLYU0Phc

Fonte: www.faresistemaoltrelaccoglienza.it

Le famiglie che accolgono: esperienze che fanno rete

17 famiglie in tutta Italia hanno fatto l’esperienza di accogliere un giovane migrante, per periodi brevi o lunghi, all’interno del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza. Vi raccontiamo quella di Grazia e della sua famiglia, proposta il 10 marzo a Loppiano (Fi), all’interno del workshop “Reti di famiglie e comunità solidali”.

“Abbiamo accolto per una settimana a casa nostra Rubel del Bangladesh, 18 anni, per permettergli di fare una prova di lavoro in un’azienda della Toscana, e sin da subito ha vissuto nella nostra famiglia con spontaneità e semplicità. A conclusione di questa esperienza possiamo dire che è stato più facile di quanto ci eravamo immaginati. Inizialmente, infatti, siamo stati assaliti da tanti timori e non è stato semplice uscire dall’influenza che i mass media hanno su tutti noi e che ci porta a vedere solo i lati negativi dell’accogliere un estraneo. Allo stesso tempo, erano mesi che, davanti alle immagini dei barconi che arrivavano sulle nostre coste, ci chiedevamo cosa potevamo fare. La decisione di accogliere Rubel è stata presa da tutta la famiglia insieme, eravamo felici di fare qualcosa di concreto.

Siamo stati accompagnati e supportati in vari modi sia prima, sia durante la permanenza di Rubel: dal tutore legale di Rubel e dall’educatore della comunità in cui Rubel era accolto, dall’equipe psico-sociale di AFNonlus, dalla comunità del nostro territorio, tra cui c’è anche un’amica musulmana che ci ha dato informazioni sulla religione e anche sui cibi da cucinare.

Con la collaborazione dei miei familiari, ho cercato di dedicarmi a Rubel, affinché si potesse sentire a suo agio nella nostra famiglia, tenendo conto che per lui era la prima esperienza di convivenza in un contesto familiare. I nostri figli lo hanno accolto con grande disinvoltura e lui si è subito ben integrato. Non ci siamo accorti di avere un ospite, ma un altro figlio.

Questi ragazzi hanno bisogno di orientamento e di un punto fermo. L’essere stati in balìa di tutto e di tutti, senza certezze e chissà con quali peripezie per arrivare in un paese e poi ripartire e raggiungerne un altro, li mette in una condizione di continua corsa e incertezza.

Abbiamo quindi cercato di rispettarlo, incoraggiarlo, accompagnarlo nel suo percorso senza imporre le nostre prospettive.

Insomma, è stata un’esperienza impegnativa per certi versi, allo stesso tempo siamo stati molto felici di aver colto questa opportunità di “vivere fuori di noi” e di aver partecipato concretamente al progetto Fare sistema oltre l’accoglienza.

Ci siamo salutati all’aeroporto entrambi commossi e da allora tutti i giorni Rubel mi manda un sms con scritto “Buongiorno zia come stai?” ed invia messaggini anche ai miei figli con foto e saluti. In realtà siamo noi a ringraziare Rubel, perché è entrato nella nostra famiglia con grande rispetto e ci siamo sentiti ben accolti da lui. È stata un’esperienza di accoglienza reciproca, molto importante per la nostra famiglia perché ci ha fatto sperimentare che insieme a tutti (la rete è infatti una potenza) il peso si alleggerisce e si acquisisce coraggio e libertà interiore.

Inoltre, di fronte al grosso problema dell’immigrazione, la cui risoluzione appare a tutti noi al di fuori della nostra portata, il progetto Fare sistema oltre l’accoglienza rende possibile la soluzione al problema più sfuggente che riguarda la seconda accoglienza verso chi, come noi, ha diritto di vivere una vita serena. La famiglia è sicuramente l’approdo migliore”.

Quella di Grazia è solo una delle molte esperienze di accoglienza che vedono protagoniste le famiglie e i ragazzi stranieri nell’ambito del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza. Sono, per i ragazzi, storie di riscatto, ma anche di solidarietà per le famiglie che hanno aperto le porte del cuore.




“A cuore aperto”: emporio solidale ad Appignano (Macerata)

A cuore aperto è il nome di un emporio solidale che è stato allestito per dare una risposta concreta ai bisogni e alle esigenze di tanti cittadini che si trovano in un momento di difficoltà.




Fare sistema oltre l’accoglienza: due storie

In questo video trovate due racconti di inserimenti lavorativi realizzati nell’ambito del progetto Fare sistema oltre l’accoglienza: si tratta delle storie di Nicholas e Abdoulay che lavorano presso un ristorante e un panificio a Vittoria (RG)

 

http://www.amu-it.eu/2017/02/01/tutti-i-numeri-e-non-solo-del-progetto-fare-sistema-oltre-laccoglienza-parte-prima/?lang=it




Progetto “Apriamoci” – “More” Associazione culturale

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 Progetto Apriamoci 

attività di informazione e accompagnamento
per una reciproca accoglienza fra i giudicariesi e i richiedenti asilo

Domanda: Questi nostri fratelli immigrati quando lasciano Lampedusa spesso risalgono l’Italia … Infatti un anno fa giungevano a Roncone, in provincia di Trento, un gruppo di richiedenti asilo, non senza un iniziale duro impatto su una comunità di appena 1500 persone. In che modo la vostra associazione More è riuscita a innestare un cambiamento in questa situazione? Quali sono i punti di forza di questa vostra esperienza?

(Stefano)
I punti di forza sono sostanzialmente tre:

  • Non chiedere alla comunità di guardare i “poveri” profughi da aiutare, ma fare della presenza di queste persone una “occasione” provvidenziale per lavorare con loro ai bisogni di tutta la comunità.
  • In questo senso, ed è il secondo punto di forza, è stato importante creare una rete integrata non solo tra operatori e il gruppo di volontari della nostra singola associazione, ma anche tra tutte le associazioni e le reti di comunità che stanno loro attorno.
  • Il terzo punto di forza è la parola connettere, nel senso di rimettere insieme in modo generativo le attività concrete che tanti di noi fanno ma che sono anch’esse frantumate nella società frantumata … sprigionare la Ferrari dalle nostre tante lambrette in connessione.Domanda: Un lavoro, quindi, dentro la vostra comunità che ha portato ad accogliere, superando i tanti steccati e muri che invece vediamo erigere in altre parti d’Europa … ma come avete fatto concretamente a favorire l’integrazione sociale dei vostri profughi?(Ilaria)Quando il 27 agosto del 2015, la Provincia Autonoma di Trento (nel nostro sistema non sono le prefetture ma l’assessorato alle attività sociali ad avere la responsabilità di questa emergenza) inviò alla casa “don Santo Amistadi” di Roncone i nostri primi richiedenti asilo (10 e poi 12), non potevamo contare su una precedente esperienza né su molte conoscenze.L’associazione More fino a quel momento si era occupata sì di stranieri, soprattutto per l’insegnamento dell’italiano, ma ora, di fronte a persone in fuga dai loro paesi, spesso traumatizzate, occorreva fare un salto di qualità e dedicarsi a servirle in compiti più vasti e complessi.È nato così il progetto “Apriamoci” che prevede un’accoglienza gestita da 5 operatori stipendiati e da un gruppo di una trentina di volontari che si occupano della struttura, situata nel centro storico del paese, delle spese per vitto o trasporti o medicinali, dei contatti con i servizi del territorio, delle procedure per la richiesta del riconoscimento dello status di rifugiato.

    Inizialmente, è vero, ci si è trovati a fronteggiare una forte contrarietà all’accoglienza di molte persone del paese. Abbiamo quindi sentito su di noi, insieme al dolore di chi era sopravvissuto ai naufragi e aveva perso tutto, anche il dolore dell’ostilità nei loro confronti, delle paure che questa emergenza genera a torto o a ragione, sforzandoci sempre di rispondere con la consapevolezza di dover agire anche “per” loro, per tutti, per l’unità. 

    Dopo un anno e più possiamo dire con i fatti che la strada imboccata ci conduce proprio lì, all’unità, con sviluppi maggiori – senza le immancabili difficoltà – di quanto potevamo ottimisticamente sperare. Oggi la presenza di questi ospiti è pacifica e, ci sembra negli effetti che constatiamo, anche benefica.

    Da subito abbiamo puntato molto al lavoro, ossia a rendere possibile ai nostri ospiti un’attività di volontariato o retribuita, affinché le loro giornate fossero riempite di dignità, di crescita e di rapporti. È stato necessario a questo scopo affiancarci ad altre associazioni, come Mato Grosso o Croce Rossa, e altre associazioni locali entrando nelle loro iniziative ma portando anche loro nelle nostre attività, in una vicinanza e condivisione che prima non avevamo mai sperimentato.

    (Stefano)

    Un fatto inaspettato ci ha però spinti ancor più su questa strada: un’azienda del paese ci     ha offerto in comodato gratuito un capannone inutilizzato. Lì un nostro operatore, Hector, si è messo ad insegnare a saldare (nel suo paese di origine, l’Equador, lui era saldatore) utilizzando il ferro delle discariche e poi ad aggiustare biciclette rotte. Era un altro modo di “fare per la comunità”.

dsc04963Da questa attività è nato un “corso per saldatore” di 150 ore che interessa i nostri ospiti e i profughi di altre strutture della provincia. A lui si sono affiancati altri artigiani del paese che, gratuitamente, si sono avvicinati al laboratorio con le loro competenze: elettricità, idraulica, falegnameria. Non solo: si è creata una sinergia con altre realtà che lavorano nel campo del riuso (un negozietto di vestiti usati e una distribuzione di cibo in scadenza).

E’ arrivata così l’idea di costituire una impresa di EdC, un “centro eco-formativo” aperto a tutti (non solo ai rifugiati), inserito nel tessuto produttivo locale, grazie alla rete fra le imprese artigiane e le scuole di formazione professionale.
Ci stiamo accorgendo che, lavorando al futuro dei nostri fratelli in fuga dalla loro terra, ci si è aperto un mondo di possibilità e di futuro per le nostre comunità.

“Reciproca integrazione” l’abbiamo denominata nel progetto Apriamoci: per essa non esiste asimmetria fra chi aiuta e chi è aiutato, ma mette concretamente le persone a fare per gli altri, e le porta a scoprire nell’esperienza che la diversità è risorsa, è opportunità.

Progetto: Apriamoci

Sito:Associazione More

Esperienza raccontata al congresso “Condividere”

da Ilaria Pedrini e Stefano Sarzi




Progetto Mondo Unito – United World Project

Siamo i Giovani per un Mondo Unito, viviamo in 180 Paesi dei cinque continenti e siamo di culture, religioni e nazionalità diverse. Ci unisce la scelta di vivere per la fraternità universale.
Vogliamo che essa diventi il nuovo cardine della politica, dell’economia, del lavoro, della salvaguardia dell’ambiente, dello sport, della comunicazione, della scienza, dell’arte.

Ci impegniamo a vivere la regola d’oro:

“Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te; non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te”.

Essa è cuore di tante civiltà e tradizioni, perché il cambiamento comincia da ciascuno in prima persona. L’idealità che ci anima suscita svariate azioni a livello locale e mondiale: i “frammenti di fraternità ”.

A livello mondiale, interveniamo tempestivamente per assistere vittime di terremoti, alluvioni, carestie, guerre. A livello locale, attiviamo micro realizzazioni di tutti i generi
per costruire la fraternità nella nostra città, quartiere, università. C’è un fermento d’iniziative nei cinque continenti: opere a favore di bambini di strada, senzatetto, anziani abbandonati, carcerati, immigrati, secondo le necessità più urgenti del posto.

Sosteniamo la costituzione dello United World Watch che possa dare rilievo all’idea della fraternità anche attraverso studi, ricerche, e azioni di sensibilizzazione. Aperto alla più ampia collaborazione, dovrà monitorare e far conoscere, in tutto il mondo, le esperienze di fraternità messe in atto da singoli, gruppi e istituzioni.

Chiediamo il riconoscimento a livello istituzionale e internazionale della Settimana Mondo Unito, operativa dal 1996: sono sette giorni in cui si concentrano le più varie iniziative per incidere sull’opinione pubblica dei nostri Paesi, e testimoniare insieme che costruire un mondo unito è possibile. È una proposta alle città, alle istituzioni, a tutti, per promuovere la fraternità e la pace ad ogni livello.

http://www.unitedworldproject.org

http://www.milongaproject.org

 

 

 



I molti volti di una storia – Progetto “Sempre persona”

“Un amore che nulla chiede e tutto dà” è il segreto di Alfonso che insieme a tanti ridona speranza dentro e fuori le sbarre del carcere di Rebibbia a Roma.

Video: I molti volti di una storia

Testo del video:

Rosalba Ciocca, madre di Patrizio: Alfonso è stato grande, ha sostenuto mio figlio in carcere.. se non era per Alfonso che gli faceva capire che non serve andare a rubare…! Sono angeli intorno a te!

Patrizio Ciocca, aiuto pizzeria: Lui un giorno viene a trovarmi a Rebibbia, alla Casa Circondariale… Gli chiedevo come stava pure mio figlio, perché io non potevo vederlo tutti i giorni… Ormai si era instaurato un rapporto di famiglia…, ormai è come se fosse mio padre… Uguale! (musica) Purtroppo la vita è così… un momento stai bene, un momento stai giù… poi ristai bene…, la vita è così… Il rapporto prima era mio e suo, poi è diventato mio, mio padre, mia madre, perché pure mio padre e mia madre vogliono bene ad Alfonso, capito? Poi adesso siamo in tanti, siamo in tanti. E quello è il bello!

Alfonso Di Nicola, focolarino, iniziatore progetto “Sempre Persona”: Circa 20 anni fa un mio amico mi ha dato tre indirizzi di detenuti… Io ho scritto a queste tre persone e di queste tre mi ha risposto una sola: Giorgio. Io gli ho chiesto se voleva essere mio amico. Lui mi ha detto: “Magari! Sono proprio felice. A te ti manda Dio”. Poi mi ha chiesto un favore: “Potresti andare a trovare mia mamma? Vai a trovarla e le dai un bacio da parte mia”. Questa signora si è messa a piangere… “Io sto morendo, sto proprio male… Vedo che lei vuole bene a mio figlio, lo affido a lei”. Ho incontrato Giorgio, che è stato molto molto contento… Poi mi ha detto: “Potresti farmi un favore? Qui c’è un mio amico che vuole parlare con te. Se avessi un minuto da regalare…”.  Si aggiungevano sempre persone nuove. E poi qualcuno mi ha voluto aiutare, adesso per esempio ci sono più di 30 persone. E tanti sono ex detenuti. Le famiglie che noi seguiamo sono più di 200.

Anna Del Villano, vicedirettrice Casa Circondariale Rebibbia (Roma): Con l’associazione “Sempre Persona” si è creato un rapporto per cui noi operatori possiamo segnalare a lui dei detenuti le cui famiglie hanno dei problemi e si crea quindi una circolarità che mi sembra molto importante. Questo anche nell’accompagnamento all’uscita, perché su questo aspetto c’è sicuramente una difficoltà per carenza di risorse. E di volontariato in carcere ce n’è tanto, ma molto che lavora all’interno. Sul territorio è sicuramente un’esigenza che serviva e a cui questo progetto dà una risposta importante.

Alessandra D’Orazio: Sono 9 anni che lo conosco… C’è sempre stato… E per me è importante. Un messaggio tutti i giorni “buona giornata Alfonso” “buona giornata Alfonso”… E io a lui ci tengo tanto… E’ che mi emoziono… eh lo so!… perché è un papà per me, ecco!

Alfonso Di Nicola: Non riuscirei (…) a voler bene a queste persone se io durante il giorno non mi fermo un po’, così, e cerco di trovare, da Dio, la forza di riuscire ad amare… così che il mio cuore tocca il loro cuore, si avvicina al loro cuore…

Franco Lippera: (…) Sono andato a fare una rapina a mano armata… Perché io sono un professionista; se faccio una cosa so già quello che devo fare… Dentro di me c’è la convinzione mentale che il miracolo è successo, perché se ti sparano 14 botte [colpi – n.d.r.] addosso non ti puoi pigliare [non puoi prenderne – n.d.r.+ due, una a un piede e una a un fianco… E’ così che Dio si esprime, mica [non – n.d.r.+ si fa capire da te… Va beh, ho perso la famiglia, ho perso tutto, non mi frega niente: ho trovato Alfonso, che è un amico vero! Io quando vieni te sono contento. Perché? perché tramite te la gente non si muore di fame. Ma, tu lo fai perché dentro di te…, capito? E’… un favore che fai a Dio!

Massimo Mallini, finanziaria Renault, volontario progetto “Sempre Persona”: In questo luogo ci sono una molteplicità di sentimenti… c’è la gioia di poter dire, anche una volta che sono usciti, che sono ridiventati delle persone luminose, vere. Le loro storie, le loro speranze, i loro successi, i loro insuccessi, poi alla fine fanno una storia, una gran bella storia!

Marco Beraldi, meccanico motociclismo: Già il pensiero, cioè già il sapere che comunque hai un punto fermo nella tua vita qua dentro, e mi auguro anche fuori, al quale far fede, nel senso: sai che comunque è una persona sulla quale puoi sempre contare, sai che è un’amicizia vera! Mi preme continuare a coltivarla anche quando queste sbarre se ne andranno… mi auguro presto. Io quando uscirò da qui, in una maniera o nell’altra, io devo fare agli altri quello che loro stanno facendo a me!

Don Roberto Guernieri, cappellano Casa Circondariale Rebibbia (Roma): Una delle più grosse sconfitte a cui possiamo assistere è quella dell’impotenza…Questa cosa ci tormenta, tormenta in modo tale da poter intervenire là come possiamo…Il fatto di essere dentro, in mezzo a queste storie, a queste situazioni, ci permette di accendere un po’ il fuoco della speranza…

Roberto Mirco, cuoco: Pensavo che la mia vita fosse finita, che finiva per strada, perché l’indifferenza della gente e il giudizio della gente ti fa morire piano piano…, però lui mi ha ridato la speranza, mi ha ridato la forza, il senso di nuovo alla vita… e questo senso è aiutare gli altri. Forse anche perché ho fatto un po’ del male in passato… ho fatto del male a tanta gente, ho fatto soffrire… Però poi volevo ricominciare… Ma dopo il carcere le porte non si sono più aperte… Molte persone mi sputavano pure addosso…Grazie a Dio e grazie a Alfonso, grazie a lui, sono riuscito ad abbracciare papa Francesco… Non me lo sarei mai immaginato… Questa è tutta la forza della misericordia di Dio che ti porta… Son felice. Mi sento amato…

Alfonso di Nicola: Da quando ho iniziato a voler bene a questi fratelli, per me la mia vita è cambiata, sento che ho la pienezza. E questo lo auguro, vorrei augurarlo a tanta gente! Un amore che nulla chiede e tutto dà. E basta! E’ essenziale essere vicino alle persone, poi si fa quello che si può per togliere qualche spina.Io spero che diventiamo migliaia e migliaia di persone che tolgono le spine a questi Cristi abbandonati.

Fonte: dal sito http://collegamentoch.focolare.org

Progetto “SEMPRE PERSONA“. Avvio ed approvazione (dicembre 2007) da parte del Consiglio Direttivo Associazione “ AZIONE PER FAMIGLIE NUOVE ONLUS “ di un nuovo progetto intitolato: “ SEMPRE PERSONA “.

Il progetto prevede l’aiuto alle famiglie di detenuti ed ex detenuti del carcere romano di Rebibbia, in grave difficoltà economica, l’accompagnamento nel reinserimento familiare, la mediazione per la riconciliazione con i familiari, il mantenimento di un rapporto attivo tra i detenuti e la propria famiglia, specialmente la coppia.
Attualmente circa 30 volontari (tra ex detenuti e animatori di Nuovi Orizzonti) sono impegnati nel progetto per seguire oltre 170 famiglie (numero che aumenta costantemente), portando loro sostegno morale, aiuti alimentari e altri generi. In carcere si ha un primo contatto con i detenuti, spesso ci parlano delle loro famiglie molto povere che hanno bisogno di beni di prima necessità e quasi tutte con bambini, a volte molto piccoli, spesso neonati. Queste famiglie sono a Roma e nei paesi vicini.
Lo spirito che anima questa iniziativa è quello di essere famiglia per loro, sostenendo ed aiutando.
Referente e Responsabile: Alfonso Di Nicola. tel. 3284871912 – 3806371027

dinicola.alfonso@tiscali.it  
info@progettosemprepersona.it
www.facebook.com/progettosemprepersona/
Azione per Famiglie Nuove- onlus: sede legale in Via Isonzo, 64-00046 Grottaferrata (RM) tel. 06.9411565 – 06.97608300 – fax 06.9411614 famiglienuove@focolare.org www.famiglienuove.org
Nuovi Orizzonti: www.nuoviorizzonti.org 

 



Associazione Città Fraterna – Genova

Città Fraterna è una Associazione Onlus, con sede Operativa a Genova Sestri Ponente e iscritta all’ Albo Regionale Ligure delle associazioni di Volontariato. Si occupa di raccogliere e distribuire generi alimentari a favore di persone disoccupate o in difficoltà economica.

DEPLIANT CITTA FRATERNA – GENOVA

PER SAPERNE DI PIU’

ASSOCIAZIONE CITTA’ FRATERNA

 




Città in azione

CONVEGNO INTERNAZIONALE
OnCity: reti di luci per abitare il pianeta
Laboratorio internazionale di cittadinanza per il bene comune

Atti del Convegno Internazionale Oncity-reti di luci per abitare il pianeta, che dal 1° al 3 Aprile 2016 ha riunito al Centro Congressi di Castel Gandolfo (Rm) 900 partecipanti provenienti da tutto il mondo: tre giorni di lavori, riflessione e confronto su alcuni grandi temi d’attualità legati alla vita nelle città.

Il convegno, organizzato dal Movimento Umanità Nuova, AMU e Movimento Giovani per un Mondo Unito, è un’iniziativa che si colloca nel quadro dello United World Project (UWP).

Progetto Officine di fraternità – Alessandra Picariello e Roberta Formisano, Movimento Giovani per un mondo unito Campania (Italia)

Roberta Formisano: Il progetto «Officine di Fraternità» è nato diverso tempo fa, con un duplice scopo: offrire ai giovani la possibilità di mettersi in gioco e di lavorare, e realizzare delle attività concrete in Campania, soprattutto nelle periferie e ferite presenti in diversi territori.

Con questi presupposti, il progetto è stato presentato e approvato nell’ambito dell’Avviso pubblico “Giovani per il sociale” del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile e Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il titolo del progetto non è a caso: la cultura della fraternità ha fatto da sfondo all’ideazione dei vari laboratori, portando con sé tutte le sfumature da essa derivanti (legalità, solidarietà, impegno civico e partecipazione attiva nelle problematiche sociali, sostegno alle fasce più deboli e disagiate, rispetto delle regole e dei diritti altrui…). Il progetto ha visto circa 25 giovani, esperti e tutor, per la formazione dei beneficiari, tra i 18 e i 35 anni; mentre più di 150 ragazzi tra i 14 e i 30 anni hanno partecipato attivamente come beneficiari del progetto. Il tutto in una cornice che ha visto il coinvolgimento di 8 realtà associative presenti e attive su tutto il territorio campano (Aps Focus Focolari, Associazione di volontariato Fare Comunità, Arcidiocesi di Benevento, Associazione SNC Libero Pensiero, Comitato Caserta Città di Pace, Cooperativa sociale NeWhope, Associazione Centro Vita onlus, Associazione Mondo Unito Giovani).

Ciascuna associazione ha presentato una o due “officine” per rispondere al meglio alle esigenze giovanili e sociali dei diversi territori.

11 officine di fraternità, 11 realtà diverse, 11 attività diverse ma un unico filo conduttore: la fraternità. Ognuna delle officine ha lavorato singolarmente ma c’è stato un momento di incontro tra tutti i 150 giovani coinvolti dal progetto.

Il momento cruciale, infatti, si è tenuto dal 1 al 4 maggio 2015 a Benevento, con “Forti senza Violenza” – il progetto portato avanti da anni dal gruppo internazionale Gen Rosso, sul tema della legalità, dell’amicizia e di una scelta giusta di unità. Si è trattato di una vera sfida: preparare da zero il musical “Streetlight” in soli tre giorni, e al contempo condividere la quotidianità con persone sconosciute.

È stato l’apice del progetto, il momento più ricco e formativo per tutti i ragazzi, dove hanno potuto sperimentare questa fratellanza universale non più solo con i giovani del proprio gruppo ma con tutti i 150 giovani delle officine e con ogni membro del Gen Rosso.

Alessandra Picariello: Non è stato sempre tutto facile, c’è stato molto lavoro da fare di organizzazione e soprattutto di coesioni tra queste realtà così diverse tra di loro, ma ne è valsa la pena.

Per chi tra noi gen è stato “protagonista” di quest’esperienza è stato un momento di crescita veramente importante. Questo progetto ci ha permesso, grazie all’aiuto degli adulti che ne hanno permesso la realizzazione, di creare qualcosa più grande di ogni nostra aspettativa. È stata davvero una scia di luce per le nostre città, siamo sicuramente riusciti a seminare tanti germogli di fraternità e molti di questi stanno già dando i primi frutti.

Le officine si sono concluse ma i rapporti creati non possono finire.

C’è anche chi sta continuando con le attività dell’officina, a Ponticelli ad esempio dopo la realizzazione di “Life Love Light”, ci si sta impegnando nella costruzione di un altro spettacolo; il percorso di quest’anno è incentrato sulla Pace, con tutte le sue sfaccettature perché non possiamo smettere di vivere la fraternità e quale mezzo migliore della musica per lanciare messaggi in luoghi purtroppo non sempre semplici.

Personalmente, quando ho raccontato ad amici e parenti quello che stavo vivendo molti mi hanno subito detto di stare attenta, che quelle zone sono pericolose ( le periferie di Napoli), che lì uccidono… lì come chissà di quale città lontana stavano parlando, ma in realtà quella è la MIA nonché la loro. Non mi sono mai fatta fermare da queste paure (che non ho mai avuto in realtà), quei ragazzi ci vivono ed io non posso andarci una o due volte a settimana?!

Con la mia famiglia abbiamo iniziato ad andare a messa lì ogni domenica per rafforzare quei rapporti creati durante l’anno e questo ci aiutato molto a conoscere meglio i ragazzi e le loro famiglie. Siamo stati invitati a pranzo da molti di loro; io sono andata a pranzo a casa di uno dei ragazzi, in una di quelle case popolari che mettono molta tristezza a vederle, ma entrando l’amore con cui sono stata accolta mi ha resa felicissima.

Ci sarebbero tante storie da raccontare su ognuna delle persone che ho incontrato ma posso sicuramente testimoniare che una rete di fraternità tra tutti coinvolti dal progetto è stata creata e spero che continui.

Roberta Formisano e Alessandra Picariello

Video Officine di fraternità

Fonte: dal sito ufficiale del unitedworldproject




Facciamo casa insieme

Cos’è: un progetto pilota promosso dall’Associazione Una città non basta ONLUS, AMU Onlus e AFN Onlus per un percorso di accoglienza e accompagnamento volto a favorire l’integrazione di rifugiati o richiedenti la protezione internazionale all’interno delle comunità territoriali del Lazio. Nel corso del 2016 due nuclei familiari di richiedenti asilo, provenienti dall’Egitto e dall’Iran, hanno dato la loro disponibilità ad entrare a far parte di questo percorso. Il primo nucleo familiare, composto da quattro persone, è stato accolto presso il comune di Castel Gandolfo (RM) mentre il secondo nucleo familiare, una giovane coppia di sposi, è stato accolto presso Marino (RM).

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Scheda progetto: facciamo-casa-insieme

 




Comitato Umanità Nuova Genova

comitatoumanitanuovagedescrizione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leggi di più ComitatoUmanitaNuovaGenova

http://www.comitatoumanitanuova.org

 




Progetto Cibo Bene Comune

L’associazione Il Samaritano di Porto Sant’Elpidio presenta a Tipicità 2016

il progetto CIBO BENE COMUNE – Intervista di Laura Meda

al Presidente Antimo Panetta




Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira

NOSTRA META IL MONDO UNITO

Nel 1978, a pochi mesi dalla scomparsa del Professor Giorgio La Pira, l’Arcivescovo di Firenze, Card. Giovanni Benelli, costatava la solitudine, l’amaro disorientamento, le difficoltà concrete dei molti studenti esteri universitari presenti in città, particolarmente – come si diceva allora – di chi proveniva dai Paesi in via di sviluppo.
Volle dar vita ad un Centro Internazionale che dedicò significativamente a Giorgio La Pira – già Sindaco della città e grande uomo di pace – mettendo a disposizione alcuni bei locali nel centro storico.


Il Centro divenne subito luogo di accoglienza fraterna dei giovani internazionali e luogo d’incontro e di dialogo tra chi giungeva a Firenze da tante parti del mondo ed era diverso per abitudini, per cultura o per religione.

In questa Azione, si recuperava il percorso virtuoso dell’Umanesimo fiorentino, cercando di vivere l’Anima cristiana di Firenze, offrendo una piccola porta aperta su un’Europa pronta a dare, ma anche a ricevere, a imparare da tutti.

Per l’animazione e la gestione di un’opera così nuova, che avrebbe dovuto coinvolgere l’intera Diocesi con il Volontariato, il Cardinal Benelli chiese aiuto a Chiara Lubich e ai membri del Movimento dei Focolari, che risposero subito con entusiasmo.

Da allora il Centro è mutato ed è cresciuto, proponendo svariate attività formative e culturali, svolgendo un servizio sociale molto apprezzato perché attento alla dignità della Persona, e davvero numerosi sono i suoi frequentatori.

Ma il sogno che lo anima resta sempre lo stesso: è il Sogno del Vangelo, l’Ideale della fraternità universale, il sogno della Pace… che ha di fronte a sé la Meta del Mondo Unito.

VEDI SITO