Genfest in diverse città italiane

Dal 26 al 30 luglio centinaia di giovani a Lamezia da tutto il Sud Italia per il Genfest. Negli stessi giorni, i giovani dell’Italia settentrionale e del centro si ritroveranno a Loppiano, in Toscana.

Lamezia Terme si prepara ad accogliere centinaia di giovani da tutto il Sud Italia e dalla Sardegna dal 26 al 30 luglio. Nella città della Piana, al centro della Calabria, si svolgerà il Genfest, uno dei grandi eventi che hanno accompagnato la nascita del Movimento dei Focolari e la sua parte giovanile. Le regioni del Sud Italia e la Sardegna, in una simbolica staffetta subito dopo l’evento brasiliano, ripropongono la stessa iniziativa a livello locale attraverso un percorso immersivo e pratico di conoscenza della cultura della pace, della fraternità e della solidarietà. Per l’edizione di quest’anno, per l’Italia meridionale e le isole,  è stata scelta la diocesi di Lamezia Terme dove centinaia di giovani avranno la possibilità di raccontarsi, conoscere i testimoni, vivere esperienze nelle realtà del terzo settore, del volontariato, dell’impegno civico.

https://www.focolaritalia.it/events/genfest-lamezia-terme/

PRENOTAZIONI GENFEST LAMEZIA

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Progetto di volontariato MilONGa-Genfest TOSCANA
Dal 13 al 19 Luglio il volontariato in gruppi si svolgerà in varie associazioni e organizzazioni dislocate sul territorio toscano , nelle città di : Firenze, Grosseto, Lucca, Massa Carrara, Pisa, Pistoia e Prato.
Il 19 Luglio i partecipanti partiranno dalle varie città per riunirsi tutti insieme a Loppiano, Incisa Valdarno (FI).
Il 20 e 21 Luglio a Loppiano, saranno organizzati workshop in ambiti di interesse collegandoci col Brasile, fino al pomeriggio di domenica 21 Luglio.
Info : giovanitoscanafocolari@gmail.com

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Genfest MilOnga Toscana ASSOCIAZIONI

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GENFEST ROMA

 

PER INFO: genfestroma2024@gmail.com

Per rimanere aggiornati sulle ultime novità, è possibile visitare il sito del genfest internazionale: www.genfest.org

L’Evento Centrale, che corrisponde alla seconda fase del Genfest, sarà trasmesso in streaming in più di 120 paesi e riunirà migliaia di giovani di tutto il mondo che aderiscono all’esperienza della fraternità universale.

Il programma del festival, la cui prima edizione risale a più di cinquant’anni fa e che quest’anno si svolgerà per la prima volta in America Latina, prevede tanta musica, coreografie, condivisioni di esperienze, buone pratiche e percorsi tematici. Una delle particolarità di questa seconda fase sarà la Band del Genfest, protagonista dell’animazione musicale del programma.

Un altro highlight sarà la presenza del gruppo internazionale Gen Verde, che parteciperà a tutte le fasi del festival.

Il Genfest vuole sensibilizzare e coinvolgere il maggior numero possibile di giovani nella costruzione di un nuovo paradigma culturale fondato sulla fraternità e sulla cura dell’ambiente, con un’attenzione particolare alle persone in condizione di vulnerabilità sociale. Oltre alle esperienze individuali e collettive realizzate dai giovani stessi, il Genfest ospiterà anche alcuni specialisti, chiamati “spark changers”, le cui conoscenze saranno di aiuto e ispirazione per la costruzione di questa nuova cultura.

Tra gli specialisti che hanno confermato la propria presenza vi sono l’economista, saggista e giornalista italiano Luigino Bruni (direttore scientifico di The Economy of Francesco); il coordinatore generale del Progetto Living Peace per l’educazione alla pace Carlos Palma, dell’Uruguay; la co-curatrice del Padiglione delle Filippine alla Biennale di Venezia 2023, Choie Funk; la consigliera e consulente indigena dell’AMIT (Associação das Mulheres Indígenas Tukano) Myrian Vasques, del Brasile; e il cantante, rapper e attivista brasiliano Jander Manauara.

https://www.unitedworldproject.org/workshop/seconda-fase-del-genfest-un-programma-intenso-e-una-diretta-streaming-in-piu-di-120-paesi/

https://www.unitedworldproject.org/workshop/il-tronco-e-i-suoi-rami-i-genfest-nel-mondo/




Congresso Essere sempre famiglia

Dal 10 al 12 maggio 2024 si è svolto al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo il Congresso del Movimento dei Focolari dal titolo: “Essere sempre famiglia.Oltre confini e categorie, verso l’inclusività”. Vi hanno partecipato circa ottocento persone da ogni parte dell’Italia e dall’Albania (come Movimento dei Focolari legata territorialmente all’Italia).

L’esigenza di un Congresso comune, tra le varie realtà, diramazioni del Movimento dei Focolari – di diverse vocazioni, intergenerazionale, con diverso impegno nel sociale ed ecclesiale ecc. . . – è nata durante un Consiglio del Movimento stesso in cui i vari membri hanno deciso di concentrare le forze – tralasciando alcuni altri appuntamenti specifici – per radunarsi su un argomento che fosse trasversale, che accomunasse tutti (cosa ci poteva essere di meglio della famiglia!) e che aiutasse a fare un’esperienza di unità con la “famiglia” completa.

Il Congresso nazionale di maggio si è ripetuto e se ne stanno riproponendo altri in alcune regioni italiane, quindi più a livello locale, per coinvolgere ancora più persone.

Oltre al Congresso Essere sempre famiglia, in questo anno 2024 verrà proposto un secondo appuntamento dal 8 al 10 novembre, sempre al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo in cui, nel solco del secondo anno del Cammino sinodale ed in vista del prossimo Giubileo 2025, le tematiche affrontate saranno più di carattere ecclesiale (a breve ulteriori e maggior informazioni).

Centro Mariapoli Castel Gandolfo

Ma com’è andato questo Congresso? Come si è vissuta la sua preparazione? Chiediamo a Sara Fornaro, giornalista di Città Nuova e facente parte della commissione preparatorio del congresso, di raccontarci qualcosa.

«Se oggi dovessi lasciare questa terra e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi – sicura d’esser capita nel senso più esatto –: “Siate una famiglia”». A novembre 2023 siamo partiti da questa frase di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, per preparare il Congresso.

In questo gruppo ci siamo ritrovati in 14, diversi per provenienza ed età, in rappresentanza delle varie realtà del Movimento: dalle famiglie ai volontari, dai consacrati ai gen, dai separati ai dialoghi. Io rappresentavo, insieme a Miriana, il Gruppo editoriale Città Nuova.

Abbiamo cominciato ad incontrarci via Zoom una volta a settimana, dalle 21 fino (spesso) a notte fonda (sì, abbiamo superato anche la mezzanotte!). Non ci conoscevamo e non c’era un responsabile. Avevamo una “commissione di supporto”, ma era l’unità tra noi a dover metter giù un programma formativo, ma incarnato nella realtà. Soprattutto i giovani avevano chiesto di trattare tematiche di stretta attualità. Chiedevano alla “famiglia di Chiara” di vivere l’unità con testa, mani e cuore, secondo la consegna che ci ha dato Papa Francesco qualche anno fa a Loppiano.

Non doveva essere un Congresso per famiglie, ma un Congresso sull’essere famiglia, secondo le parole di Chiara Lubich. Su alcune cose ci siamo trovati sin da subito tutti d’accordo: nessuno doveva sentirsi escluso, nel Movimento c’è posto per tutti.

Quando abbiamo messo su carta le tematiche proposte la lista sembrava infinita. Come scegliere? Ci siamo lasciati guidare dalla traccia che ci era stata data: Essere famiglia, a cui abbiamo aggiunto la parola “sempre”.

Dopo lunghi confronti, abbiamo immaginato un percorso lungo tre giornate, ognuna delle quali arricchita da momenti artistici. Anche i bambini sono stati protagonisti con giochi ed esperienze, grazie ad un gruppo di animatori davvero speciali.

Siamo partiti da “siate una famiglia” di Chiara: dalle relazioni nella società, nelle famiglie, tra religiosi, sui social, per arrivare al conflitto. In ogni rapporto ci sono conflitti, che possono rivelarsi una risorsa per costruire relazioni più vere e profonde. Si è dunque parlato del superamento del conflitto tra persone di fedi religiose e politiche diverse e in famiglia e delle difficoltà delle coppie. Il secondo giorno si è aperto con l’arte di amare di Chiara: amare tutti, amare sempre, amare per primi, amare il nemico, farsi uno con l’altro, che «significa far propri i loro pesi, i loro pensieri, condividere le loro sofferenze, le loro gioie».

I giovani avevano chiesto di parlare di identità di genere e orientamento sessuale. Con gli esperti intervenuti abbiamo pensato innanzi tutto di capire i termini, a partire dall’acronimo LGBT, perché per parlare di qualcosa, bisogna conoscerne il significato. C’era il desiderio di parlare di tutto, come si dovrebbe fare in famiglia, provando ad ascoltare con il cuore.

Nel pomeriggio il tema è stato articolato in parità di genere, alleanza uomo-donna, la

donna nella Chiesa. Come diceva l’ex presidente dei Focolari Maria Voce: «Il maschile e il femminile sono due modi umani di essere persona. Ad ognuno dei due non manca nulla per essere persona, sono due persone piene, ognuna contiene l’altra, ma sono diverse. Per questo effettivamente l’uomo contiene la donna in sé, ce l’ha dentro, e la donna contiene l’uomo. Due esseri diversi, ma pieni… Insieme fanno qualcosa in più. Sono generativi».

Il terzo giorno c’è stato l’incontro con Silvia e Ray del Centro internazionale del Movimento dei Focolari, il video del Papa che ricordava che nella Chiesa – e potremmo dire nel nostro Movimento – «c’è posto per tutti, tutti, tutti», e un ricco dialogo con i partecipanti.

La cosa più bella di questo congresso, per me, è stata la condivisione con gli amici di viaggio, con i quali – nonostante le diversità – abbiamo avviato un dialogo intenso e costruttivo, col desiderio di dare un contributo, speriamo fruttuoso, al Movimento.

Per gli approfondimenti degli argomenti trattati, vedere il Dossier Essere famiglia edito da Città Nuova ed altri articoli apparsi (e che appariranno) sulla rivista cartacea e sul sito web

ad esempio https://www.cittanuova.it/amore-orientamento-sessuale

https://www.cittanuova.it/amore-tra-sfida-opportunità

https://www.cittanuova.it/educazione-alla-genitorialità

https://www.cittanuova.it/al-cuor-non-si-comanda

https://www.cittanuova.it/relazioni-abusanti




Giornata per l’Europa 2024 a Roma

Il mio impegno di cittadino europeo nelle sfide della società

 “E’ il momento dell’unità. Ci salveremo solo insieme”! (Davide Sassoli)

Quanto cittadini e comunità italiane sono protagonisti della democrazia Europea? Un segnale non certo positivo il continuo calo dell’afflusso alle consultazioni elettorali europee. Ora siamo davanti ad un bivio: questo protagonismo diventa cruciale. E’ quanto è emerso dall’indirizzo di saluto dei rappresentanti delle istituzioni europee, il dott. Fabrizio Spada, il dott. Vito Borrelli e dalla relazione del giornalista Claudio Sardo, intervenuti all’evento promosso per la Giornata dell’Europa 2024 a Roma il 10 maggio dal comitato romano della rete europea “Insieme per l’Europa”.

Sullo sfondo dell’inquietante panorama internazionale, Sardo ha posto in luce con forza questa responsabilità. Non ha taciuto di fronte a quella che ha definito “crudele volontà di potenza”, “violazione del diritto internazionale”, manifestate dai conflitti in corso a est e a sud dell’Europa. Ed ha ricordato che, dopo “aver conosciuto l’abisso” e “toccato con mano la volontà di potenza, la follia razzista e la smania distruttrice nel secondo conflitto mondiale, “è da una promessa di pace scambiata tra i popoli, che è fiorita l’Europa”. Un’Europa che “è più dell’Unione Europea, più dell’Euro, è una civiltà, un grande patrimonio etico e sociale”. Di qui l’urgenza di una “democrazia che sia strettamente connessa al grado di giustizia e di libertà, fattori che dipendono anche dalla coscienza dei cittadini, dal modo di vivere della comunità, dai valori di solidarietà che insieme – comunità e cittadini – esprimono”, divenendo “artefici del proprio futuro”.

E sono proprio i giovani che, davanti a un pubblico vivamente partecipe, hanno testimoniato questo impegno fattivo. Come Giulia Cavalea che si è presentata quale “Ambasciatrice dell’Unione Europea” nelle scuole medie. Un’iniziativa lanciata in nome di Antonio Megalizzi, giovane giornalista appassionato di Europa, vittima dell’attentato a Strasburgo del 2018. Un sogno il suo portato avanti da giovani grazie a una fondazione che porta il suo nome, “nata per rispondere con amore all’odio terrorista”.

Quanto fondamentale sia la formazione europea delle giovani generazioni è stata testimoniata anche da un’insegnante, Paola Aloi e da due giovani del liceo Augusto di Roma. Citiamo solo la partecipazione al Festival del Mediterraneo (Marsiglia, settembre scorso), in dialogo con coetanei di culture, lingue, religioni diverse. Un viaggio che, a detta dei giovani, ha lasciato un ricordo profondo che ha inciso nella loro vita. Un’esperienza eloquente di fronte ad un Mediterraneo che richiama il dramma degli immigrati su cui il relatore ha avuto parole forti: “L’accoglienza e la solidarietà – aveva ribadito –  sono sentimenti europei, mentre alzare i muri e respingere senza umanità costituiscono uno snaturamento di noi stessi”.

Un’apertura che si direbbe connaturale ai giovani che più di tutti percepiscono quanto “i popoli sono ormai continentali”, come aveva detto Sardo in conclusione, auspicando “che prosperi la vocazione e il carisma di unità in nuove forme creative”.  Lo ha testimoniato un’altra giovane, Fabiola Marotti che ha assunto il ruolo di “ambasciatrice del Mondo Unito”, iniziativa nata dalla ong New Humanity del Movimento dei Focolari, aprendo un ampio panorama dell’alleanza dei giovani con l’Unione Europea. Citiamo solo il progetto interamente finanziato dalle istituzioni europee: il “Corpo europeo di Solidarietà e Servizio Civile in Europa.

Fabiola aveva citato un passaggio di David Sassoli da lei intervistato tre anni fa: “i progetti politici vivono anche di spiritualità”.

L’evento di Roma ha avuto una profonda nota di spiritualità nella seconda parte che ha visto il pubblico trasferirsi nella storica chiesa contigua, dedicata a S. Maria in Campitelli. Qui è venuto in luce il volto ecumenico di Insieme per l’Europa, reso visibile lì davanti all’altare dai rappresentanti delle Chiese ortodosse, anglicana, cattolica, luterana, riformata, metodista, battista, evangeliche indipendenti e Esercito della Salvezza.

A detta di molti, si è sperimentato fraternità, comunione illuminate dalla riflessione affidata al teologo ortodosso Vladimir Laiba sul mistero dell’essere costituiti “molti in un solo Corpo” dal comune battesimo. Nella preghiera, per voce dei laici è stato invocato l’aiuto dell’Alto per attuare obiettivi comuni: vita, famiglia, creato, fratellanza, solidarietà con i poveri e gli emarginati, l’unità tra le Chiese, le radici cristiane dell’Europa, la giustizia. E la pace.

Emozionante, sullo sfondo di quanto si sta vivendo in Terra Santa, il Padre nostro in ebraico, eseguito dalla cantante lirica Lisa Daniele, e poco prima, il brano al pianoforte che esprimeva una preghiera araba, suonato da Mirna Okzan, giovane siriana. Particolarmente toccante lo scambio tra i presenti di un piccolo pane, un significativo gesto di pace che manifestava l’unità. Quell’unità che deve abbracciare tutta l’Europa perché, come ha ancora detto Sardo, è “l’unica possibilità per consentire alla nostra civiltà di reggere l’urto e la velocità delle trasformazioni”.

Carla Cotignoli

https://www.focolaritalia.it/events/giornata-delleuropa-a-roma-il-10-maggio-2024/




8xmille alla Chiesa cattolica

Quando firmi per l’ 8xmille.it alla Chiesa cattolica sostieni ogni giorno chi davvero ne ha bisogno: coloro che non hanno una casa, non hanno da mangiare o non hanno un’istruzione, ma anche semplicemente chi non ha una persona con cui parlare. Dare una mano agli altri è molto più semplice di quello che pensi, basta una firma: https://www.8xmille.it/cose-8xmille/

Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica della Conferenza Episcopale Italiana, in occasione del lancio della campagna 8xmille volta a sottolineare l’importanza di firmare a favore della Chiesa cattolica.

Riteniamo importante che, insieme alla promozione del 5xmille, ricordare la possibilità di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica. La destinazione dell’8xmille alla Chiesa cattolica e del 5xmille sono perfettamente compatibili (e non alternativi) e non comportano nessun aggravio fiscale per il contribuente. 

La collaborazione tra il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, le Diocesi e le aggregazioni laicali vuole essere, in questa direzione, un segno di aiuto reciproco per maturare, anche a livello economico, una responsabilità ecclesiale maggiore, consapevoli che proprio la trasparenza nell’uso dei bene e il loro saggio utilizzo pastorale è una irrinunciabile testimonianza evangelica.

Quest’anno sarà possibile firmare fino al 15 ottobre.

Dipende da noi scegliere sempre il bene, fatto di concretezza e di atti di amore come
sostenere la nostra Chiesa destinandole l’8xmille. Non costa nulla, ma può valere tanto per molte situazioni di emarginazione e fragilità. Senza questo gesto concreto le prime porte che rischierebbero di chiudersi sono quelle delle Caritas parrocchiali, dei centri di ascolto, dei doposcuola, dei dormitori, di quella miriade di attività solidali e di welfare che anche grazie all’8xmille sono alimentate e sostenute. Ma pensiamo pure al patrimonio artistico di cui le nostre comunità sono custodi e garanti, o alle nuove chiese che spesso, nelle periferie più degradate del nostro Paese, sono veri e propri polmoni di socialità e di cultura. Infine, da non trascurare l’apporto spirituale, morale e civile degli oltre 32.000 sacerdoti che annunciano il Vangelo, celebrano l’Eucaristia, educano i ragazzi, offrono assistenza spirituale e concreta alle famiglie in difficoltà, agli ammalati, agli anziani soli, ai poveri e agli emarginati. Senza l’8xmille tutti questi gesti d’amore verrebbero a mancare, rendendo la nostra vita e quella del nostro Paese più povera. Ricordiamoci di firmare e facciamoci noi stessi promotori di questo gesto concreto e semplice.

8×1000, il motore portante dei progetti di carità




Genfest Italia 2024, insieme per prendersi cura

Gli appuntamenti e le iniziative in Italia dei giovani dei Focolari

di Aurelio Molè

Alcuni dei momenti più belli della nostra vita li abbiamo vissuti nei Genfest. Ognuno può sfogliare il proprio personale album di ricordi. Nel mio, uno dei miei momenti clou, ma non solo, è stato il Genfest del 1990. Il muro di Berlino, sembrava fino ad allora una barriera impossibile da rimuovere, eppure si sgretolò in pochi minuti nel novembre del 1989. Un mondo più unito si faceva storia concreta. Le frontiere si aprirono e, per la prima volta, era possibile incontrare centinaia di giovani dell’Est Europa. Dalla ex Yugoslavia fino alla Lituania. Dei popoli e dei giovani bellissimi, ancora incontaminati dal consumismo Occidentale, con cui era possibile sperimentare una unità di cuori palpabile. Nel 1990 San Giovanni Paolo II al Palaeur di Roma disse che il mondo unito «è la grande attesa degli uomini d’oggi, la speranza e, nello stesso tempo, la grande sfida del futuro» perché «è la via della pace». Parole quanto mai attuali in un mondo che vive una terza guerra mondiale a pezzi.

Il Genfest, deriva da gen “generazione nuova”, il settore giovanile dei Focolari, e da fest, festival. Nasce nel 1973 a Loppiano, una piccola cittadella dei Focolari vicino Firenze, quando non erano ancora state ideate le Giornate mondiali della gioventù e si ripete ogni sei anni radunando centinaia di migliaia di giovani dai cinque continenti per condividere attraverso esperienze, canti, coreografie, interventi la propria passione per la fraternità universale. L’ultima edizione si è svolta nel 2018 nelle Filippine, la prossima sarà in Brasile dal 12 al 24 luglio 2024 dal titolo “Insieme per prendersi cura” per costruire un mondo di fraternità al di là delle differenze culturali, etniche e religiose prendendosi cura del pianeta e delle persone, soprattutto le più vulnerabili. Si snoderà in tre fasi: volontariato, un evento centrale e la creazione di comunity per continuare a costruire un mondo più unito nel proprio territorio.

In Brasile, ad Aparecida, sono attesi seimila giovani e una diretta streaming in 120 Paesi, ma non tutti potranno partecipare. In Italia sarà possibile vivere una sorta di staffetta. Si comincia dalla Toscana. Dal 12 al 21 luglio si vive dapprima con le mani in pasta in una settimana di volontariato locale diffuso in città della Toscana come Firenze, Prato, Massa, Pistoia, Grosseto, Lucca e Pisa. In collaborazione con associazioni, parrocchie, case di accoglienza e nella cornice più ampia del Progetto Milonga “Embrace Humanity che da anni si occupa di volontariato internazionale.  Lo sguardo sarà rivolto a persone migranti che mettono a rischio la propria vita in cerca di speranza; a chi è costretto a vivere nella disumanità di una guerra; a chi è povero e affamato; a chi è escluso e emarginato dalla vita sociale o, discriminato per la sua appartenenza etnica, per l’identità di genere, perché persona con disabilità mentale o fisica; di chi è prigioniero di una dipendenza, di chi è anziano e solo. Non si tratta solo di azioni ma anche di formazione ai fenomeni e temi e di condivisione nella fase finale che avverrà a Loppiano dal 19 al 21 luglio. Tre giorni vissuti insieme con persone provenienti da varie regioni d’Italia e qualche Paese europeo. Sono previsti collegamenti in diretta con il Genfest internazionale del Brasile e la creazione di community per aree tematiche per formare dei gruppi in base agli interessi che potranno continuare le loro azioni sul territorio perché il Genfest non è solo un evento, ma un processo generativo che si spera continuo nel tempo.

«In Toscana – commenta Nadia Xodo, una delle organizzatrici – abbiamo notato un risveglio nelle comunità, un coinvolgimento con l’organizzazione di cene solidali, nell’ ospitare i giovani presenti nelle loro città, e una nuova coscienza nel prendere cura del proprio territorio».

Il modello è “Una città non basta” proposto da Chiara Lubich in cui invita a prendere le misure della città per cercare i poveri, gli abbandonati, gli orfani, i carcerati per non lasciare nessuno solo e dare sempre «una parola, un sorriso, il vostro tempo, i vostri beni» e condividere ogni cosa «momenti di gioia e di vittoria, di dolore e di fallimento, perché la luce non si spenga». «Ma “una città non basta”: sì, con Dio, una città è troppo poco. Egli è colui che ha fatto le stelle, che guida i destini dei secoli e con Lui si può mirare più lontano, alla patria di tutti, al mondo. Ogni nostro respiro sia per questo, per questo ogni nostro gesto, per questo il riposo e il cammino. Alla fine, facciamo in modo di non doverci pentire di aver amato troppo poco».

Dopo la Toscana, la Calabria che prenderà il testimone per tutto il Sud Italia coinvolgendo la Sicilia, la Campania, la Basilicata, la Puglia, la Sardegna e persone dalla Palestina, dall’Egitto per gettare ponti di fraternità sulle sponde del Mediterraneo. Tre gruppi sono al lavoro da tutte le regioni per il programma dal 26 al 30 luglio per un percorso immersivo e pratico di conoscenza della cultura della pace, della fraternità e della solidarietà. Le tre fasi del Genfest del Brasile saranno declinate anche il Calabria. La mattina del 27 luglio apertura a Lamezia terme (CZ) per andare in profondità su quello che è il primo “ambiente” dove viviamo, e cioè noi stessi, la nostra identità, chi siamo, verso dove andiamo e come prendersi cura di sé. Sono previsti anche collegamenti con il Genfest internazionale del Brasile e con gruppi di giovani in Ungheria e Giordania. Il pomeriggio si continua con la vita, con l’amore concreto, «con i muscoli», l’ascolto, la vicinanza: incontri con comunità di recupero, accoglienza di persone ai margini della società, di minori stranieri non accompagnati e ambiente con la pulizia delle spiagge, visite ad azienda agricole controcorrente che rifiutano di pagare il pizzo. Al tramonto è tempo di festa con una cena e una serata artistica nella piazza di Curinga (CZ) in collaborazione con la Proloco del Comune. La mattina del 28 luglio ci si sposta a Isola di Capo Rizzuto (KR) per approfondire con esperti il tema “Mediterraneo. Un caleidoscopio di crisi, sfide, opportunità”.  Sulla spiaggia di Cutro, nel pomeriggio, si ricorderà la tragedia del naufragio dei migranti con una Messa, l’incontro di alcuni protagonisti del tragico evento e un flash mob. Senza tralasciare la conoscenza delle bellezze culturali e naturali di Isola di Capo Rizzuto. La giornata conclusiva del 29 luglio sarà il giorno della creazione di community per continuare ad agire nel proprio territorio in base ai propri interessi, di tirare le conclusioni e di chiudere il Genfest con una grande festa sul lungomare di Lamezia terme aperto a tutti con cantanti, esperienze, testimoni, interventi.

«I protagonisti e gli ideatori sono i giovani – chiosa Gabriella Zoncapè, tra le organizzatrici –, ma gli adulti dei Focolari sono di supporto per la parte logistica. Si è avviato un processo di comunione, partecipazione, fraternità non solo all’interno dei Focolari, ma con associazioni, movimenti ecclesiali, scuole, comuni, diocesi». Il Genfest è già iniziato!

Per iscrizioni al Genfest in Calabria: link

Instagram: Genfest_ Calabria2024

Email: genfest.italia@gmail.com

Iscrizioni al Genfest Toscana a questo link

Info: giovanifocolaritoscana@gmail.com

LIBRO DEL GENFEST

SITO WEB GENFEST INTERNAZIONALE 




Aprile 2024: Congressi gen3 Italia Albania

SOGNA RAGAZZO SOGNA

Metti insieme quasi 600 ragazzi e adolescenti dai 9 ai 18 anni di tutte le regioni italiane con una dirompente voglia di vivere; circa centocinquanta adulti appassionati e creativi, che provano a lavorare per mesi in rete, e un tema intrigante come l’essere oggetto di una precisa scelta, di Qualcuno che ti dice: “Dai, adesso – se vuoi – vieni con me …” Una miscela di vitalità e gioia, un programma, anzi due, avvincente e vario con attività interattive, giochi collaborativi, musica, sport. Ma anche approfondimenti preparati con i ragazzi stessi e momenti sacri, nel cuore della Settimana Santa.

È questo il “Congresso gen3” per l’Italia che ha visto a Castel Gandolfo dal 27 al 31 marzo una inaspettata partecipazione, tanto che ha costretto gli organizzatori a rivedere al rialzo il primo numero previsto. C’è voglia di esserci, di stare insieme.

Due congressi, in realtà, in cui i ragazzi si sono distinti per fasce d’età: gli JUNIOR (9-13 anni) e i SENIOR (14-18). Ogni giorno una parola, leit motiv delle ore da vivere: Spalancare, Rispondere, Scegliere: non poco! Altrettanti atteggiamenti, davanti alla chiamata di Gesù che invita prima di tutto a superare l’indifferenza. Ma a quell’età, il cuore va subito oltre!

Gli Junior, con l’aiuto di un… mago, sono entrati con la semplicità e la gioiosità tipica della loro età a capire che… c’è un “libretto di istruzioni” che in ogni circostanza e situazione ti può far da guida a realizzare per davvero, senza cadere in inganni, il tuo sogno: è il Vangelo! Per i Senior l’aiuto di esperti, un percorso alla scoperta di sé stessi. Per tutti tante proposte come il grande gioco/esperienza FAME ZERO ispirato all’Agenda 2030, dialoghi in piccoli gruppi, un Talent Show e l’attesissimo concerto degli As One hanno mostrato la grinta e le potenzialità di queste giovani generazioni che ci credono: “Ogni istante della vita è una scelta, una strada in salita… Ci vuole coraggio!” cantano infatti nell’ultimo brano da loro stessi composto in parole e musica.

Un coraggio che è diventato adesione personale, quando in cappella, a partire dal giovedì sera, ragazzi e adolescenti hanno sfilato in gruppetti o singolarmente per apporre liberamente la loro firma su un grande tabellone messo in modo significativo sotto la croce: “Amarci come lui ci ha amato… CI STAI?”

Le lunghe ore dei viaggi di ritorno hanno solo momentaneamente placato i nostri, mentre da un punto all’altro dell’Italia rimbalzavano sulle chat espressioni di gioia e di impegno, la voglia di rimanere in contatto: ci stiamo tutti… qui, in Calabria, in Piemonte, in Veneto, in Sicilia… ovunque!

“Sogna ragazzo, sogna, quando sale il vento nelle vie del cuore…”

Anche Vecchioni sembra avesse colto nel segno…

INTERVISTA AD ANDREINA – ASSISTENTE ACCOMPAGNATRICE

  • Andreina, che effetto ti ha fatto arrivare al Congresso dopo aver collaborato alla preparazione’?

L’aria era effervescente: “gen3 & soda” direi … Anche noi accompagnatori eravamo trascinati dal gusto di vivere con i ragazzi e di aver lavorato con loro e per loro cercando di intuire le loro istanze e le sfide che vivono … Confesso che, arrivata al Centro Mariapoli,  ho sentito un tuffo al cuore … Con gli animatori, avevamo lavorato tanto, in tanti, dai mille angoli della penisola, perlopiù in videochiamate, ed ora c’eravamo sul serio. Sentivamo tutti che c’era stato un intenso percorso comune.

  • Spiegati meglio:che cosa vi accomunava così strettamente?

Abbiamo imparato la fiducia. Fiducia nel futuro, nella possibilità di poter ancora dire/fare qualcosa di significativo, fiducia nei nostri ragazzi e adolescenti e nella loro chiamata al carisma dell’’unità, fiducia tra noi, gli uni degli altri. E poi abbiamo riscoperto la passione. Quella che si nutre di reciprocità, del modo in cui si guarda alla vita. Quella che ci fa credere in ciò che si decide liberamente e gioiosamente di fare. Come, nel nostro caso, occuparsi del Congresso e/o regolarmente dei ragazzi.

  • Quello che descrivi è un bellissimo ‘paesaggio’ da guardare ma qual è l’esperienza che ci sta sotto?

La cosa più significativa è stata aver fatto esperienza di corresponsabilità orizzontale insieme al TeamGen3 Italia.  Infatti  tra noi non è emersa una struttura o qualche personalità più decisionale o dominante ma, a tutti i livelli,  una rete che è stata determinante per superare le difficoltà.

Infatti non avevamo esperienza di eventi per grandi numeri, non ci conoscevamo, non potevamo vederci di persona. Questa complessità avrebbe potuto far saltare tutto … o quantomeno complicarlo ma  … non è accaduto. La linea del programma – definita insieme all’inizio – è rimasta coerente ed anzi si è arricchita notevolmente di spunti inediti, attuali e creativi … Gli ‘ingranaggi’ nonostante gli incidenti di percorso … hanno funzionato!

Credo proprio che questa bella rete sia stata intreccciata da ‘Qualcuno’ che si è ‘immerso’nella rete con noi…!!

  • Se non sbaglio, avete puntato molto sui ‘testimoni’ su storie ‘vere’ da raccontare… ci dici qualcosa della Living Library ?

Sì, è stata una modalità di testimonianza: una ventina di living books: di persone-storia ” che hanno accettato con curiosità e gratitudine la proposta ed hanno sviluppato i loro ‘capitoli’ con originalità e convinzione. Hanno delineato possibili risposte del carisma dell’unità negli ambiti della politica, dell’ecologia, dello sport, nel sociale. Hanno incontrato i ragazzi in piccoli gruppi in modo da poter dialogare: uno scenografo, un frate, un medico, una giovane coppia con bimbi piccoli, una vocal coach, un imprenditore che si spende per migranti e rifugiati, l’iniziatore di un progetto mondiale per la Pace, un testimone dei primi passi del Movimento gen … e tanti altri … tutta gente che è ciò che è in questo momento, perché da ragazzi hanno iniziato –proprio come i gen3 di oggi – con in cuore in grande sogno, l’amicizia solida e sincera con altri e una chiamata, condivisa ma personalissima che ha riempito di senso e di valori le loro vite.

Personalmente, conoscere e dialogare con queste persone ha fatto nascere in me  un pensiero: Il nostro Movimento – da alcuni punti di vista – può anche attraversare un momento difficile riguardo a governance, struttura, rapporti, priorità …. ma credo che persone come queste abbiano il potere di salvare tutti noi: un dono, un vero dono!

E chissà da cosa nasce cosa… è emerso il desiderio di sviluppare l’esperienza con i ragazzi magari attraverso la creazione di un talent multi artistico e musicale o un Supercongresso in nuova formula o  un evento all’interno del progetto ‘Villaggio per la terra’ della città di Roma e…chissà …

  • Andreina, qualcosa per finire…

Non posso che ringraziare tutti … Credo sia stata un’esperienza generativa di altre: ha corroborato di nuova fiducia e passione la nostra vita anche come assistenti, ha innescato relazioni che ci fanno camminare verso il futuro con una nuova luce negli occhi, con nuovo coraggio e vitalità. Un assistente ricordava l’ormai famoso proverbio africano: “Per educare un bambino ci vuole un villaggio …” Ecco, forse abbiamo fatto esperienza di un “villaggio dell’unità” … un grande villaggio!

Andreina e Umberta




La festa del Genstella (1974-2024): 50 anni insieme

Un concerto a Lamezia Terme (CZ) ripercorre la storia di un complesso musicale nato nel solco del Movimento Gen

di Aurelio Molè

Si può raccontare una vita, spiegare una melodia, trasmettere l’emozione di una amicizia, comunicare l’esperienza della presenza di Dio tra gli uomini? La reunion del complesso musicale Genstella ci ha provato, in occasione del suo cinquantesimo, al Teatro Grandinetti a Lamezia Terme lo scorso 23 marzo davanti a 600 persone.

Correva l’anno ’74, in piena contestazione giovanile, con bande armate di terroristi rossi e neri che imperversavano nel Belpaese, l’impennata dei prezzi con l’inflazione al 20%, gli attentati di piazza della Loggia e dell’Italicus che alimentavano la strategia della tensione, il referendum sul divorzio e, allo stesso tempo cresceva, nel solco del Vangelo, del comandamento dell’unità e dell’amore scambievole, il carisma del Movimento dei Focolari. La musica era il veicolo, come oggi i Social, per narrare la propria esperienza nel mondo giovanile e non solo. C’era la passione per la musica, il mettere in gioco i propri talenti, la forza del gruppo per poter donare l’incredibile scoperta di un Dio vicino e innamorato dell’uomo, il rapporto di amicizia che ne scaturiva, la profonda partecipazione gli uni alla vita dell’altro.

Il Genstella nasce a Reggio Calabria da un gruppo di giovani attratti dalla musica e dalla spiritualità del Movimento Gen, cioè Generazione nuova. Il nome “Stella” lo attribuì direttamente la fondatrice dei Focolari Chiara Lubich che in una missiva scriveva: «È così che (per la fede) nacque una posterità numerosa come le stelle del cielo». La band crebbe, maturò, si affermò coinvolgendo 120 giovani tra cantanti, musicisti, mimi, tecnici. In 50 anni sono più di 250 gli spettacoli, 200 mila le persone che hanno partecipato, 70 mila i chilometri percorsi tra Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, Lazio, Polonia, quattro le audiocassette, due le compilation incise su CD. Incontri reali, personali, nei luoghi più impensati, in grandi città e nelle periferie esistenziali e geografiche del nostro Paese. Spettacoli divulgati senza Social, cellulari, mezzi di comunicazione di massa, ma con il passaparola, l’entusiasmo e la convinzione di avere qualcosa da dire e che valeva di più accendere un fiammifero piuttosto che imprecare contro il buio.

Una citazione particolare merita lo spettacolo di Gibellina, nella Valle del Belice, distrutta dal terremoto del 1967, davanti alle baracche di 2 mila terremotati attentissimi. Sui loro volti dipinti il terrore, la paura e la speranza del messaggio cristiano in cuori sensibili perché provati dalla sofferenza. Tra le esperienze più toccanti i due concerti svolti a Gela (CL) e nel carcere di Noto (SR) perché inseriti in contesti in cui, la criminalità organizzata, esercita la sua azione vessatoria sul territorio in modo costante e violento.

Poteva sembrare ingenuo, idealistico, ma l’esperienza era autentica come quando si fa una nuova scoperta. Non importa che si sia inventato solo un grammo di penicillina, ma che si possa moltiplicare per guarire i mali del mondo. O almeno per fare la propria parte per un mondo più unito.

Lo stesso spirito di fratellanza si è respirato sul palco di Lamezia Terme dove si sono alternati i componenti del Genstella tra storie, ricordi, aneddoti divertenti, avventure e brani musicali del loro repertorio. Un concerto che sa di un piccolo miracolo per essere riusciti a mettere insieme 40 persone provenienti da 20 città diverse, che hanno fatto le prove del concerto solo tramite una piattaforma online e che sono riusciti a coinvolgere la platea per più di due ore di spettacolo con il loro entusiasmo e la condivisione di quell’essenziale che è invisibile agli occhi, ma che si respirava tra loro. La commozione era palese nell’esplosione finale con il brano “Resta qui con noi” cantato da tutti. Non sono mancate le profonde esperienze di vita, come quella di Salvatore Ignaccolo che da oltre 30 anni vive come focolarino in Africa e di don Piero Catalano, un sacerdote focolarino che si è speso per i bambini abbandonati, per i malati di AIDS e per il recupero di molti giovani dalla dipendenza della droga.

È stato possibile seguire l’evento anche online e sono molti i riscontri positivi arrivati al Genstella. «Anche a 1.000 km di distanza è arrivato l’amore di tutti voi. È stata una festa bellissima per donare a tutti l’unità che scaturisce dall’amore scambievole che mi ha fatto partecipe della famiglia del Genstella». «Non è la fine di una storia, perché nella vita di ogni giorno dobbiamo continuare a realizzare l’Ideale che ci ha preso il cuore». «Tempo fa, in una situazione molto dolorosa in casa, senza la fiamma che avete acceso in me e che mi ha legato all’amore di Dio, non so che fine avrei fatto. Grazie!». «La sera parlando con mio figlio e i suoi amici quattordicenni, li ho visti con negli occhi una luce diversa». «La musica e i testi sono stati per l’anima carezze di persone rinnovate dall’Amore ricevuto e donato». Tra i presenti anche il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi: «Sono felicemente sorpreso – ha commentato – da questa comunicazione gioiosa del Vangelo. Ci sono state parole di pace, da costruire nel nostro piccolo. I temi dell’amore, della fraternità, dell’amicizia ci hanno trascinato con la forza della musica, in modo empatico e coinvolgente per diventare tutti come il Genstella cantori della pace».

Un bell’incoraggiamento e un passaggio di testimone per i giovani di oggi in vista del Genfest che si svolgerà in Brasile dal 12 al 24 luglio 2024. (qui il link). Il Genfest si svolgerà non solo in Brasile ma anche con dei collegamenti in diverse parti del mondo: uno dei punti sarà proprio a Lamezia Terme (qui le varie informazioni).




Festival delle relazioni 2024: verso una nuova comunità

Dal 2019 un gruppo di persone appartenenti al Movimento dei Focolari, in collaborazione con il Gruppo editoriale Città Nuova, propone una serie di incontri di riflessione e dialogo su tematiche emergenti allo scopo di offrire un contributo alla realizzazione di una società “nuova” che trova le proprie radici nel riconoscimento dei valori di ogni persona, nella cura reciproca, capace di tessere relazioni di reciprocità alle quali tanto anela l’animo umano.

Percorsi formativi che trovano casa nel Festival delle relazioni giunto quest’anno alla sesta edizione dal titolo: Verso una nuova comunità – Rilanciamo nuovi sguardi a partire dalle domande e dalle sfide del nostro tempo.

Come per ogni edizione, la ricerca delle tematiche avviene dietro il lavoro di confronto, rapporti personali nella comunità locale per l’individuazione dei temi da mettere a fuoco. Il comitato scientifico (composto da persone qualificate e dal direttore della casa Editrice Città Nuova) raccoglie le proposte, le osservazioni e i suggerimenti, in merito a contenuti e tempi, dando così corpo al percorso del Festival.

Il focus di questa edizione, come si evince dal titolo, è orientato a dare continuità al percorso iniziato lo scorso anno. Si è voluto rimettere in evidenza le sfide che il tempo presente vive per guardarle con occhi nuovi e identificarne gli aspetti generativi di “buone relazioni”, di piccole oasi di pace.

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A Ragusa il “Laboratorio civico di sussidiarietà politica”.

Ragusa, L’Associazione “Co-Governance – Laboratorio civico di sussidiarietà politica” si è presentata ufficialmente alla città. Nell’aula del consiglio cittadini e amministratori avviano una nuova esperienza di dialogo e di partecipazione propositiva in attuazione del principio costituzionale di sussidiarietà.

L’aula del consiglio comunale di Ragusa ha ospitato sabato 6 aprile 2024 la presentazione ufficiale del laboratorio civico di sussidiarietà politica Co – Governance. L’iniziativa, partita da un gruppo di cittadini che hanno costituito un’associazione, punta a costituire spazi di dialogo tra cittadini e istituzioni.

L’obiettivo – reso noto dai promotori – è “stabilire con le istituzioni locali, con gli organi di rappresentanza, elettivi, di governo e di amministrazione attiva, nonché con il mondo politico nella sua pluralità, un rapporto di collaborazione, attiva e responsabile, che manifesti e certifichi la possibilità nella vita pubblica della città di fare “sistema” e di farne un luogo generativo di comunità, di coesione e di sviluppo, di futuro”.

L’incontro, promosso in collaborazione con l’amministrazione comunale di Ragusa (giunta e consiglio comunale) è stato introdotto dal presidente del consiglio comunale, Fabrizio Ilardo, dal sindaco Giuseppe Cassì e dal presidente dell’associazione Co Governance di Ragusa, Alfio Di Pietro.

Al tavolo dei relatori c’erano il politologo Antonio Maria Baggio e l’economista Gianpietro Parolin, entrambi docenti dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano.

L’intervento di Antonio Maria Baggio su “Coscienza politica erronea nei cittadini e negli operatori, sviluppo di processi valutativi veritieri ed efficaci” ha messo l’accento sulle difficoltà dei cittadini di valutare nella maniera opportuna le scelte degli amministratori, i metodi e i fini, ciò che crea un gap nel rapporto di vero dialogo e di collaborazione attiva tra cittadini e istituzioni. “Nell’ambito della politica – ha detto Baggio – in maniera simile a quanto avviene nella morale, può formarsi nelle persone che vi sono impegnate una ‘coscienza erronea’, che produce abitualmente giudizi errati, basati su convinzioni acritiche o in processi di pensiero viziati. Una vera apertura agli altri aiuta ad incontrare la realtà, spesso diversa da quella dettata dal pregiudizio”.

Gianpietro Parolin ha puntato l’attenzione sulla relazione virtuosa fra partecipazione e rendicontazione. Sono due elementi necessari per stabilire un giusto rapporto tra cittadini e istituzioni, rilevando come sia necessario che i primi abbiano accesso alle informazioni reali. E ha parlato del “dovere dei decisori di rendere conto delle loro scelte, delle azioni politiche e di rispondere delle conseguenze di esse”, “riconoscendo alla collettività il diritto di essere informata di tali decisioni, di criticarle e di avere risposte”. Oggi c’è spesso “informazione” (pubblicazione dei dati e dei documenti sui siti dell’amministrazione pubblica), ma ciò non mette automaticamente i cittadini nella possibilità di poter verificare e valutare. Per creare una relazione virtuosa – afferma Parolin – “la partecipazione si nutre di informazione verificabile, affidabile, comprensibile. Sono due beni comuni che si alimentano reciprocamente. A partire dai dati di realtà possiamo costruire rappresentazioni condivise sulla nostra vita civile”.

Giancarlo Bellina, co-presidente del Movimento politico per l’unità (MppU) della Sicilia, ha preso parte al seminario con un intervento programmato. Bellina ha portato la testimonianza di una esperienza di partecipazione propositiva, un laboratorio di Co-Governance promosso dal MppU a livello regionale, attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro di giovani, imprenditori, funzionari e amministratori pubblici, docenti, terzo settore e cittadini, per analizzare la questione atavica della incapacità della Sicilia di usufruire adeguatamente dei finanziamenti comunitari per lo sviluppo e la realizzazione di investimenti infrastrutturali, di cui la nostra isola avrebbe avuto bisogno. Ha snocciolato i dati dell’emigrazione giovanile negli ultimi anni ed evidenziato che “tutto questo si sarebbe potuto evitare se la Sicilia avesse valorizzato e speso i fondi comunitari in investimenti e opere infrastrutturali, che avrebbero svolto funzione di volano per rilanciare l’economia e l’occupazione in Sicilia”. I risultati che di questo “laboratorio” sono stati presentati al Governo regionale e ai deputati regionali il 6 luglio scorso, presso la Sala PierSanti Mattarella dell’ARS.

Nel dibattito che è seguito sono intervenuti Liboria Di Baudo, del movimento “Idea e Azione” di Palermo, l’assessore Giorgio Massari, i consiglieri comunali Marco Antoci, Mario Chiavola e Gianni Iurato, l’avvocato Giuseppe Gambuzza.

Il sindaco Giuseppe Cassì, che ha introdotto e concluso i lavori, nel complimentarsi per l’iniziativa dell’evento e per il suo alto livello, ha rilevato l’importanza della sfida della partecipazione attiva dei cittadini che “Co-Governance”, il “Laboratorio civico di sussidiarietà politica” sorto a Ragusa, può offrire, sottolineando la necessità di una collaborazione per “un nuovo modo di perseguire l’interesse generale”.

Alfio Di Pietro, presidente di Co Governance Ragusa, ha sottolineato il giudizio positivo e l’apprezzamento che l’iniziativa dell’evento ha riscosso. A partire da questo evento – ha detto – si apre una fase impegnativa nella quale l’Associazione è chiamata ad offrire ai cittadini e alle Istituzioni una prova di coerenza e di concretezza  sul terreno della pratica attuazione del principio costituzionale di “sussidiarietà” che, nel suo significato sostanziale e nella sua traduzione pratica, intende essere espressione di una cittadinanza nuova nel perseguimento dell’interesse generale, ovvero di una “cittadinanza amministrativa”.

Francesca Cabibbo

Info e contatti: sito internet: Co-governancerg.it – mail: info@co-governancerg.it – cell. 3381577238

Francesca Cabibbo




Formato famiglia a Loppiano: “Un fantastico weekend”!

Il weekend era molto atteso, l’argomento interessante e molto coinvolgente, il relatore conosciuto e molto stimato per la sua competenza. E’ cosi che 47 famiglie (139 persone, di cui 46 bambini) si sono ritrovate a Loppiano dal 23 al 24 marzo 2024 con il dott. Ezio Aceti, psicologo dell’età evolutiva, per affrontare il tema dell’educazione 0-12 anni e preadolescenza.

Le famiglie provenivamo da varie città di Italia, e tra queste un nutrito numero di giovani Famiglie Nuove di Torino che ha invitato altre famiglie amiche. Un breve saluto iniziale ed il lancio del dado dell’amore hanno aperto i “lavori” e invitato i presenti a porsi in atteggiamento di “amare tutti”, invito ripreso da Ezio Aceti quale garanzia perché quei due giorni fossero un tempo sereno e proficuo per tutti, e questa proposta ha creato da subito un clima di ascolto reciproco profondo.

Il sabato ci si è concentrati sull’ “Educare in un mondo che cambia” e sull’educazione nella fascia 0-12 anni; con una relazione di Ezio Aceti, confronto in gruppi, e poi un ricco dialogo in plenaria. La domenica mattina Ezio Aceti ha trattato un altro tema “caldo” per i presenti: “Adolescenti oggi: fragilità e risorse” e poi tante domande e riflessioni insieme sull’essere genitori oggi di un adolescente. Ezio Aceti si è dato disponibile anche per colloqui personali che hanno sottolineato il “sentirsi in famiglia”, dato a tanti la possibilità di confrontarsi sullo specifico della loro esperienza e ricevere preziosi consigli personalizzati.

Anche bambini e ragazzi hanno seguito attività specifiche per loro: i ragazzi oltre i 6 anni sabato hanno trascorso il pomeriggio con Gabriel, ballerino e attore, che attraverso alcuni esercizi corporei ha fatto prendere ai ragazzi consapevolezza degli spazi  intorno a sé, oppure abbinare una musica a un animale: un vero divertimento è stato immaginarsi pesci che nuotano nelle profondità del mare attraversando un lungo tubo di stoffa.

Anche la domenica mattina per i ragazzi è stata ricca di spunti e scoperte: hanno fatto un percorso naturalistico-sensoriale nella natura di Loppiano accompagnati da un guida professionista, e scoperto  rumori, odori, vita del bosco, della campagna e percezione di sé a contatto con la natura. Tutti entusiasti! I più piccoli (0-5 anni) hanno svolto attività varie di gioco a seconda dell’età in modo da regalare ai genitori uno spazio tutto per loro, in tranquillità. Il sabato sera è stata offerta a tutti la possibilità di partecipare allo spettacolo organizzato per la Cittadella dagli artisti dell’AIR (Artisti in Rete) con un piacevole viaggio tra canzoni, danze e interpretazioni.

Il prossimo week end Formato Famiglia sarà il 20-21 aprile prossimi e il tema sarà: “Aspetti della disabilità in famiglia: figli, anziani… nuove prospettive”.

Il team Formato famiglia di marzo:

Enrico, Daniela, Ezio, Vanilla, Claudio, Federica, Gianni, Vanna, Paolo, Barbara, Santina e Pier Luigi

 




Ragusa, nasce “CO-GOVERNANCE – Laboratorio civico di sussidiarietà politica”

Il principio della fraternità approda nella politica cittadina. Iniziative di “sussidiarietà orizzontale” per una nuova collaborazione tra cittadini e istituzioni

Un patto di solidarietà e di sussidiarietà tra cittadini e istituzioni. È nata a Ragusa una nuova esperienza associativa, di cittadinanza attiva: Il suo nome è “CO-GOVERNANCE Laboratorio civico di sussidiarietà politica”.

 La nuova associazione è stata costituita il 12 marzo. Undici i promotori: presidente è Alfio Di Pietro, vicepresidente è Mariuccia Guastella, segretaria Patrizia Colucci. Giovanni Ottaviano sarà il tesoriere, Suzen Maria Battaglia è consigliera. Gli altri fondatori sono: Giuseppe Avveduto, Rolando Genovese, Valentina Gulino, Lina Tolaro, Giovannella Licitra, Giovanni Gulino.

CO-GOVERNANCE – Laboratorio civico di sussidiarietà politica” si presenterà ufficialmente alla città il prossimo 6 aprile, alle 9, con un seminario che sarà ospitato nell’aula del consiglio comunale di Ragusa.

Tema del seminario: “Oltre la Politica ideologica: la sfida della partecipazione propositiva”.

Relatori sono Antonio Maria Baggio, politologo, direttore del Centro di ricerca di politica e diritti umani dell’Istituto universitario Sophia di Loppiano (Firenze) e Giampietro Parolin, economista e docente di Strategie aziendali nello stesso Istituto Universitario, autori entrambi di numerosi scritti, articoli e pubblicazioni in tema di politica, di cultura politica e di politica economica.

Sono previsti alcuni interventi programmati di esponenti dei gruppi consiliari di maggioranza, di minoranza e della società civile, nonché un tempo di dialogo e di confronto fra tutti.

 “Il nome dell’Associazione – spiega il presidente Alfio Di Pietro – ne esprime all’evidenza il fine: avviare con le istituzioni comunali, i suoi organi elettivi, di governo e di amministrazione attiva, nonché con il mondo politico nella sua varietà e pluralità, un rapporto di collaborazione che manifesti e certifichi la possibilità nella vita pubblica della città di fare “sistema” e di farne un luogo generativo di comunità, di coesione e di sviluppo, di futuro”.

Il Consiglio direttivo dell’associazione

“Il Laboratorio – prosegue – intende farlo laicamente, senza alcuna colorazione o caratterizzazione partitica, democraticamente, favorendo e rendendo praticabile tra cittadini e istituzioni un confronto stabile, libero da pregiudizi, dando modo, nel contempo, agli attori politici, singolarmente e nel loro insieme, di intrattenere relazioni vere di amicizia attraverso cui ciascuno possa riscoprire la propria originale vocazione politica e le ragioni migliori del proprio impegno e ritrovare la capacità di parlarsi fra diversi senza tentare di coprire le divergenze e i possibili conflitti, ma chiarendole e precisandole nel loro significato costruttivo”.

Quale la ragione che anima il Laboratorio? “È venuto il momento ed è questo – chiarisce Alfio Di Pietro – di comprendere che il governo urbano è un compito complesso e le decisioni dell’oggi determinano il futuro delle nuove generazioni; per questo pensiamo che la città possa e debba divenire uno spazio di sperimentazione per trasformare paure, fratture sociali, conflitti, emarginazione, in opportunità generative di risposte e di crescita. La domanda di fondo è questa: che tipo di mondo e, dunque, che tipo di città desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che in essa stanno crescendo?”

“Il principio di fraternità – prosegue – è la matrice del Laboratorio. Nella sua declinazione politica esso trova traduzione nei principi costituzionali di “solidarietà” (art. 2 della Costituzione) e di “sussidiarietà orizzontale” (articolo 118, comma 4, della Costituzione). L’esperimento che ci proponiamo di realizzare non parte da zero: è stato avviato già un anno fa in prossimità delle elezioni amministrative e – nelle sue varie tappe – ha vissuto vari momenti di dialogo. In questi mesi, si è puntata l’attenzione su alcune iniziative e “buone prassi” della civica amministrazione, già in atto, che lasciano ben sperare”.

 Info e contatti:  Alfio Di Pietro338 157 7238    dipietroalf@tiscali.it

 Francesca Cabibbo

 




Mariapoli 2024 nel Lazio, 27-30 giugno.

Si terrà a Riano (Roma) la Mariapoli per le comunità dei focolari del Lazio da giovedì 27 a domenica 30 giugno 2024.

Cittadella Ecumenica Taddeide, Via Taddeide 42 Riano (RM)




Comunicare bene in famiglia: a Loppiano da tutta Italia.

Si è svolto a Loppiano (Incisa Valdarno) dal 27 al 28 Gennaio 2024, “Formato Famiglia”, una breve “full immersion”  destinata alle famiglie, dal titolo: Comunicare (e litigare) bene per prevenire o superare le crisi familiari, condotto da Lucia Coco e Umberto De Angelis.

Hanno partecipato famiglie da tutta Italia, giovani e meno giovani, oltre ad alcune famiglie provenienti dai continenti che si trovano a Loppiano per partecipare alla Scuola Loreto.

Gli esperti hanno introdotto il tema della giornata, coinvolgendo tutti in un percorso alla scoperta della comunicazione della coppia, delle sue dinamiche e dei frequenti errori nei quali si può cadere.

Infatti, tramite la presentazione di alcune tecniche di comunicazione sono state eseguite delle esercitazioni di coppia e la condivisione in sala ha evidenziato quanto il tema della comunicazione marito/moglie sia strategico in qualunque momento storico ci si trovi.

La domenica mattina è iniziata con un dibattito molto ricco attraverso il quale gli esperti hanno approfondito il tema del conflitto. Nello stesso tempo, si è svolto un programma per una sessantina di bambini e ragazzi di età compresa tra i 0 ed i 14 anni che erano venuti con i genitori.

È stata un’occasione che ha coinvolto attivamente famiglie e membri delle diverse scuole di Loppiano, che hanno aiutato nell’organizzazione.

Con i più piccoli, il sabato si sono svolte attività di baby-sitting, laboratori di giochi motori, pasta sale, creazioni di mascherine, letture animate. La domenica i Gen4 del territorio hanno proposto il gioco del dado dell’amore, concludendo con la messa insieme ai genitori e alla cittadella.

Con i bambini dai 6 ai 12 anni si è svolto un laboratorio di falegnameria per la costruzione di casette per uccelli e un “Condominio per gli insetti”. Laboratorio, con attività manuali di tecniche di costruzione quali: smerigliatura, misura, assemblaggio con colla e chiodi, verniciatura.

Il programma si è concluso tramite un’attività di “percorso sensoriale” nel bosco, che ha fatto percepire ai ragazzi, suoni, rumori, profumi e nozioni sulla fauna e sulla natura. È stata anche l’occasione di posizionare nel bosco i manufatti costruiti il giorno prima.

Un momento artistico importante è stata la performance del Gen Verde che ha animato la serata del sabato, coinvolgendo tutti con canti, animazioni, esperienze di vita.

In tanti, nei ringraziamenti finali, hanno sottolineato l’importanza di questa esperienza per la loro coppia, sia per i contenuti sia per i rapporti di famiglia costruiti tra tutti.




Il giro d’Italia dell’ecumenismo

In occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, dal 18 al 25 gennaio, dedicata al tema “Amerai il Signore tuo Dio e il prossimo tuo come te stesso” molte le iniziative a cui hanno partecipato i Focolari lungo tutto il Belpaese

Non solo preghiere, veglie, meditazioni hanno animato la Settimana di unità dei cristiani da poco conclusa, ma anche pizze, cacce al tesoro, il caffè alla valdostana e tante altre idee frutto della creatività al servizio dell’unità. Un breve excursus sulle iniziative diocesane, il Centro Studi per l’Ecumenismo ne ha censite 162 in tutta Italia, ci porterà in alcuni dei luoghi dove membri dei Focolari sono impegnati in prima persona.

Prima tappa: Avezzano. I due partecipati appuntamenti tenutesi il 23 e il 24 gennaio, rispettivamente nella chiesa cattolica di San Giovanni e nella chiesa metodista evangelica di Villa San Sebastiano, sono stati caratterizzati da «un incontro tra persone – commenta Anna Lucia Botticchio – che da tempo cercano di vivere la comunione, uno scambio di esperienze di vita che parte dalla propria Chiesa, ma arriva ed aiuta anche l’altra Chiesa». Prevale l’unità sulle differenze, la fratellanza sulle divisioni, la carità fattiva e concreta sull’astrattezza dei pensieri. Il frutto concreto è stata una colletta, tra i cristiani delle diverse Chiese, per aiutare una famiglia del territorio in difficoltà. «Il patrimonio comune – conclude Anna Lucia Botticchio – è più grande di quello che ci divide. E nel libro Varcare la soglia della speranza San Giovanni Paolo II scrive: “Non potrebbe essere che le divisioni siano state una via che ha condotto e conduce la Chiesa, a scoprire le molteplici ricchezze contenute nel Vangelo di Cristo?”».

Seconda tappa Bologna. Un elemento emerso quest’anno, è un’attenzione al coinvolgimento dei giovani nel cammino ecumenico. La veglia ecumenica del 19 gennaio alla Santissima Annunziata a Porta Procula è stata organizzata da ragazzi e ragazze di diverse Chiese e sabato 20 gennaio una visita alle chiese sorelle è stata organizzata per i bambini del catechismo, i gruppi delle medie e le famiglie. Un programma itinerante con più 150 partecipanti alla scoperta della bellezza artistica e di fede delle chiese cristiane non cattoliche di Bologna. «Entrare – spiega Ermes Rigon – per conoscere le diversità e i punti in comune della concezione architettonica, dell’uso dell’altare, delle icone delle altre chiese è stata una scoperta affascinante. Le risposte, poi, date alle domande dei ragazzi da parte dei responsabili delle varie Chiese hanno dato spessore ad un evento inedito: era la prima volta che accadeva. Tanti non immaginavano la profondità di quello che è emerso e un genitore ha commentato: “Questo è catechismo vivo e capiamo quanto è importante il dialogo tra cristiani, anche perché i figli frequentano le stesse scuole”. La settimana si è conclusa nella Cripta della Chiesa di Bologna con una preghiera dei cristiani per la pace con un’attenzione particolare al Medio Oriente». Una celebrazione molto partecipata in uno spirito fraterno tangibile aperta alle nuove generazioni.

La tappa di Milano si è conclusa con i cori giovanili e delle diverse chiese cristiane. «La bellezza del canto – commenta Paola Pietrogrande -, nelle sue diverse espressioni tradizionali e culturali, dai tamburi eritrei alle monodie copte, dalla polifonia russa al gregoriano, è sempre un aiuto all’unità. Lo abbiamo sperimentato».

Verona: giovedì 18 gennaio la settimana ecumenica si è aperta con un’ora di preghiera nel Tempio valdese per l’unità e la pace, intensa e partecipata, preparata e presieduta dalla Pastora valdese e il Pastore luterano. «La riflessione del Pastore – commenta Claudio Santin – sulla domanda “chi è il mio prossimo, il tuo prossimo?” ci ha portati a guardare in faccia non tanto chi ci è vicino, ma chi è lontano dal nostro cuore, chi non la pensa come me, chi sta dall’altra parte. E non è stato così anche per Gesù quando dice di lasciare le 99 pecore per quella lontana? Da tempo la mia preghiera è proprio per chi decide la guerra, terroristi, camorristi, chi usa armi, ogni sorta di violenza, chi ha il potere assassino». Una straordinaria presenza di sacerdoti e il coro ecumenico hanno coronato la liturgia della Parola.

Originale il gesto di amicizia compiuto nella diocesi di Civitavecchia-Tarquinia su proposta delle Chiese del Burkina Faso e adattato ad una tradizione della Valle D’Aosta. Per simboleggiare la reciproca accoglienza e la condivisione, è stata usata “la Grolla dell’amicizia” che viene utilizzata con l’intento di accogliere gli ospiti più cari e condividere con loro il “caffè alla valdostana”.

Il gesto profetico si esprime in due momenti. «All’inizio – chiosa Felice Mari – i rappresentanti delle Chiese versano dell’acqua da ampolle diverse nella Grolla (simbolo dei doni spirituali che ciascuno porta); il secondo momento, a fine celebrazione, vede ogni Pastore e Sacerdote versare l’acqua dalla Grolla in un bicchiere e poi porgerlo da bere ad un altro per simboleggiare il reciproco scambio di doni che sono stati messi in comune e che provengono dalla stessa fonte. Ci è sembrato un gesto che ha dato il giusto significato alle liturgie di questa settimana».

Un modo alternativo, che punta alla relazione, per vivere la settimana ecumenica, è stato vissuto a Bari. Alcune persone dei Focolari con i loro amici di Comunione e Liberazione hanno fatto visita alla famiglia di Padre Mykolai della Chiesa ortodossa ucraina e hanno festeggiato il compleanno dei loro due figli gemelli. «La condivisione – dice Rita Sforza Seller – crea una nuova familiarità per camminare insieme nella comune avventura cristiana».

A Roma alcune focolarine si sono recate presso il Pontificio Collegio Beda nei pressi della Basilica di San Paolo fuori le mura. «È stata veramente – scrive Carla Cotignoli – una celebrazione bella, serena e partecipata. La Reverenda Tara Curlewis, della Chiesa Presbiteriana di Scozia, nel suo sermone ha usato questa immagine molto suggestiva: il rapporto tra le varie Chiese dovrebbe essere come quello di due innamorati che ballano insieme, abbracciati, ma lasciando lo spazio perché ciascuno possa muoversi liberamente». La cena a buffet preparata con cura «è stata occasione di conoscere e scambiare esperienze con tante persone, sacerdoti, seminaristi, suore, parecchie delle quali conoscono o almeno hanno sentito il nome del Movimento dei Focolari. Siamo rimasti molto contenti di questa esperienza speciale e del tutto al di sopra delle nostre aspettative. Nel cuore sentiamo tanta gratitudine e il desiderio di intensificare la preghiera e l’azione per l’unità, per realizzare il sogno di Chiara Lubich».

Ultima tappa di questo non esaustivo giro d’Italia si conclude nella Chiesa di San Domenico Savio a Vittoria (RG) con un “concerto ecumenico” (vedi Concerto ecumenico) alla presenza di 400 persone. Sette le chiese che hanno organizzato, quattro quelle che hanno portato un contributo musicale, ma tutte sono state coinvolte nell’organizzazione della serata, nella presentazione e nella lettura dei testi. «Il clima – commenta Cettina Zafarana – è stato di grande condivisione, con la certezza che la fraternità è possibile ed è il dono più grande che Gesù ci ha lasciato. Possiamo viverla e sperimentarla su questa terra al di là delle diversità tra le diverse chiese».

Aurelio Molè




IV edizione Concorso nazionale “Chiara Lubich, cittadina del mondo”.

Il Centro Chiara Lubich e New Humanity indicono la quarta edizione del concorso nazionale “Una città non basta. Chiara Lubich, cittadina del mondo”, indirizzato agli studenti delle istituzioni scolastiche primarie e secondarie di primo e di secondo grado, compresi quanti frequentano Istituti italiani all’Estero.

Gli studenti che intendono partecipare dovranno trasmettere i lavori entro il 22 aprile 2024.

Il concorso, giunto alla sua quarta edizione, continua ad offrire alle comunità scolastiche, sollecitate sempre da nuove sfide educative, un’opportunità di riflessione e approfondimento nell’ambito dei valori delle relazioni, dell’accoglienza nelle diversità, e dello sviluppo delle nuove tecnologie anche nell’ambito dello studio. In questo contesto si intende sottolineare il valore del messaggio di Chiara Lubich (Trento 1920 – Rocca di Papa 2008), considerata una delle personalità spirituali e di pensiero più significative del Novecento, voce anticipatrice di molte delle tematiche che oggi si impongono all’attenzione mondiale, come promotrice instancabile di una cultura dell’unità e della fraternità tra i popoli.

“Premio Unesco per la pace 1996”, è stata insignita di 16 dottorati h.c. nelle più varie discipline e di diverse onorificenze (v. https://www.focolare.org/chiara-lubich/chi-e-chiara/riconoscimenti/), tra cui non poche cittadinanze onorarie, a livello nazionale e internazionale.

Tutte le info sul sito del Ministero dell’Istruzione

Nota Concorso nazionale Chiara Lubich prot. n. 59 del 10-01-2024




Cantiere Ragazzi per l’Unità a Palermo: “Siamo fatti per amare”

Dal 27 al 31 dicembre 2023 a Palermo nei locali dell’ istituto salesiano Gesù Adolescente, si è tenuta una nuova edizione del cantiere dedicato ai Ragazzi per l’ Unità. Ragazzi/e dai 14 ai 17 anni provenienti da tutta la Sicilia accompagnati dai loro animatori con entusiasmo si sono incontrati per vivere questi quattro giorni  insieme.

“ Siamo fatti per amare” il titolo dato a quest’ evento, un titolo che porta in se la risposta ad uno dei più grandi perché, perché sono nato? per amare. Amarsi per amare, amare per vivere in pienezza.

Le ore dei giorni vissuti insieme sono state scandite da un programma intenso. Le due mattine, di giorno 28 e 29, sono iniziate con due motti, la prima mattina “ amare tutti” mentre la seconda “ fa agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” in seguito al motto iniziale sono stati trattati due temi  approfonditi da esperte, mentre il motto del 30, ultima mattina di cantiere è stato “ fare di ogni ostacolo una pedana di lancio” ed in seguito è stata data a ciascuno una matita con tale scritta per indicare che ciascuno continuerà a scrivere la propria storia nella propria città e quotidianità ma i rapporti di amicizia  intessuti durante i giorni vissuti insieme continueranno ad esserci nonostante le distanze.

Nel corso della prima mattina il tema è stato “ il rapporto con gli altri e con se stessi”, un’ opportunità per i ragazzi/e ma anche per gli aduti presenti di riflettere sul rapporto con se stessi, con gli altri, con l’ ambiente che ci circonda perché siamo in constante relazione ma è importante capire come ci relazioniamo e che impatto hanno tali relazioni in noi stessi e nei contesti che abitiamo.

Il tema della seconda mattina invece è stato “ cittadini consapevoli”, con il supporto di  esperte, i presenti sono stati chiamati in causa nell’ analizzare il proprio modo di comunicare, perché le parole sono importanti ed hanno un notevole impatto sia sul mittente che sul destinatario, dopo tale riflessione il focus si è spostato sul convertire parole e azioni che richiamano alla guerra con parole e azioni che richiamano alla pace, un’ occasione per mettere in discussione il proprio modo di agire ed interagire. Mattine in cammino con il cuore e la mente, pomeriggi in cammino per la città. Lo stupore e l’ ascolto sono stati protagonisti dei due pomeriggi.

Il pomeriggio del 28 dicembre i partecipanti al cantiere hanno svolto una caccia al tesoro per alcune vie di Palermo, lo stupore è stato protagonista sia nei giovani palermitani che hanno avuto la possibilità di guardare la propria città con occhi nuovi, scorgendo tra le diverse vie dettagli di norma ignorati per la frenesia della routine, sia nei non autoctoni che hanno avuto la possibilità di sorprendersi di una bellezza inedita, tra colori, profumi, arte e le mille luci natalizie che hanno dato un tocco di magia.

Il secondo pomeriggio è stato dedicato al conoscere alcune realtà della città impegnate nella cittadinanza attiva, tra le quali il Centro Padre Nostro, la Missione Speranza e Carità e la Casa di tutte le genti, un’ occasione per conoscere storie, luoghi e persone che vivono Palermo all’ insegna della reciprocità.

Come consuetudine in questo genere di eventi l’ ultima sera si è tenuto un talent arricchito da diverse esibizioni nel quale erano presenti alcune persone  della comunità del Movimento dei Focolari di Palermo.

Riguardo a tale esperienza un ragazzo dice “ mi sono divertito molto tra alti e bassi, è stata, sicuramente un’ esperienza unica per maturare e arricchire la mente e il modo di pensare” un altro invece scrive “ ogni anno apprezzo sempre di più queste esperienze perché incontro persone che fanno uscire la parte più bella e spontanea di me”, mentre un altro ancora racconta “ questo cantiere mi ha portato tanta gioia e serenità, sono stati giorni bellissimi e ricchi di amore”.

Molti sono i commenti  fatti dai ragazzi/e  per descrivere i giorni vissuti insieme ed in ciascuno emerge gioia, gratitudine e serenità, un commento fatto da uno degli adulti può  essere definito una sintesi “ in questo cantiere […] abbiamo vissuto l’ amore soprannaturale, cioè umano e divino insieme, è quello che il mondo attorno a noi cerca”.

“Siamo fatti per amare” un titolo che si è sviluppato e divenuto concreto nei giorni vissuti insieme nel corso di tale esperienza, una consapevolezza che va oltre i quattro giorni vissuti insieme  per concretizzarsi nei rapporti che ciascuno vive nella propria quotidianità. Ogni esperienza inizia e finisce ma il vissuto resta e si trasforma cammin facendo. Un “a presto” immerso nella bellezza semplice dell’ esserci ha chiuso il sipario di questo cantiere e riaperto quello della quotidianità di ciascuno in cui la parola “insieme” ha assunto un posto di rilievo.

Melina Morana




XIª edizione del Premio Chiara Lubich per la Fraternità 2024

Al concorso possono partecipare Enti Locali (Province, Regioni, Comunità Montane, ecc.) italiani e di qualunque altra parte del mondo e dimensione.

Sono ammesse anche candidature provenienti da Enti Locali, Organismi o persone singole che segnalassero altre Amm.ni territoriali.

Progetti e iniziative possono concorrere se:

  • Istituiscono e/o diffondono, nel territorio principalmente locale, ma anche nazionale e internazionale, pratiche di fraternità universale secondo le diverse accezioni di tale principio specie esperienze di dialogo e di partnership tra Amministrazioni;
  • Stimolano i cittadini a impegnarsi per il bene comune e a partecipare alla vita della comunità civile;
  • Favoriscono la crescita di una cultura della cittadinanza attiva e inclusiva.

Le segnalazioni possono arrivare da Amministrazioni pubbliche, ma anche da Soggetti sociali, economici, culturali, e ancora da cittadini singoli o associati sia via mail associazionecittafraternita@gmail.cominfo@cittaperlafraternita.org sia via WhatsApp ai numeri 3404182127; 3477769897 entro e non oltre il 15 febbraio 2024

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Up2Me: dipende da me

Un progetto educativo integrale per la formazione alla relazione con gli altri

Emozioni, affettività, sessualità, conoscenza di sé, fisiologia umana, mass media, gender, rapporto uomo-donna, lgtb+: l’educazione dei figli è un impegno arduo. I genitori, spesso, non sono preparati. I figli rischiano di vivere in balia degli umori della società dei consumi che nutre interesse per loro solo in quanto target commerciali.

L’educazione, poi, al mondo emotivo è ancora più complicata. I genitori sono cresciuti con modelli di apprendimento e relazionali più cognitivi e razionali. I figli, nativi digitali, dopo l’avvento dei Social, sono esposti alle correnti emotive più ingannevoli.

Eppure, l’educazione al mondo emotivo: emozioni, sentimenti, sessualità resta lo strumento più importante per far diventare i nostri figli veri uomini e vere donne capaci di conquistare la propria libertà diventando padroni di se stessi.

Il dominio del cuore è la vera arte del vivere. I due ostacoli, “acconsenti a ciò che senti” o la sua negazione “vivi negando quello che senti”, sono due argini al cui interno è possibile costruire il fiume della conoscenza di sé che è il primo passo per l’autoconsapevolezza, per poter fare scelte mature e responsabili, a qualsiasi età.

Del resto, i casi dei femminicidi lo dimostrano, si può essere emotivamente immaturi a qualsiasi età. È un affare che riguarda tutti, ogni generazione. Un cuore a briglie sciolte senza una corretta gestione delle emozioni genera sfracelli, dipendenze di vario tipo e violenze tanto efferate quanto incomprensibili.

C’è una frase idiomatica nella lingua inglese che recita: «It’s up to you». Vuol dire dipende da te. Si usa nelle semplici scelte della vita quotidiana e nelle faccende più complesse.

Da 10 anni nei Focolari è nato il percorso educativo Up2Me, che vuol dire “dipende da me”. Vuol dire, una volta, acquisiti alcuni strumenti educativi sta a me navigare tra le onde delle emozioni, governare la nave e approdare in un porto sicuro. È rivolto ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, ai genitori che sono seguiti con dei tutor, degli insegnanti, con un percorso, un metodo e un approccio interattivo, multidisciplinare e scientifico.

Tre mila ragazzi in 25 nazioni di quattro continenti hanno effettuato il percorso che dura diversi mesi ed è calibrato per fasce d’età: bambini (4-8 anni), ragazzi (fino a 17 anni), giovani dai 18 in su. I genitori sono accompagnati in gruppi separati e i tutor sono formati con scuole dedicate. La formazione procede utilizzando giochi di ruolo, materiali multimediali, attività di gruppo, interventi di esperti per fare in modo di avviare il processo di saper compiere scelte consapevoli e saper vivere relazioni positive.

«Up2Me – spiegano Paolo e Barbara Rovea dell’equipe internazionale di Up2Me – si conferma uno strumento, insieme ad altri scaturiti dal carisma dell’unità dei Focolari, per aprirsi ad alcune delle più urgenti e delicate sfide oggi presenti nel mondo intero: aiutare, cioè, ragazzi, giovani e famiglie a fare scelte di vita coerenti con la visione cristiana dell’uomo, in relazione armonica con sé stessi, con tutte le persone e con il creato».

Numerose le esperienze anche in Italia, dal Nord al Sud. Impossibile citarle tutte. Ci concentriamo sulla fascia d’età dell’adolescenza.

Vicino Napoli, a Pomigliano D’Arco, un gruppo di ragazzi dagli 11 ai 14 anni, da maggio a luglio ha approfondito le sei dimensioni della persona (sociale, intellettuale, spirituale, emozionale, fisico-corporale, storico-ambientale), la conoscenza delle emozioni, il corpo che cambia, il rapporto con i coetanei, la sessualità e la fertilità, i rischi dell’ambiente digitale, le amicizie in rete, il progetto di vita.

«L’approccio è induttivo – spiegano i tutor Luigi Fornaro e Nunzia Di Prisco – informa e suscita domande sulle loro esperienze. Molte attività di gruppo rendono attiva la partecipazione dei ragazzi. I genitori ci hanno più volte ringraziato e hanno espresso la loro stima per quanto facciamo. E il parroco che ci ospitava ci ha chiesto di ripetere l’esperienza con i ragazzi della sua parrocchia perché ha trovato validi il metodo e i temi affrontati».

«Per noi – concludono – è stata un’occasione straordinaria per conoscere la ricchezza e la profondità del mondo giovanile attuale che, se stimolato in maniera adeguata, diventa portatore di riflessioni sul bisogno di relazioni autentiche».

Giulia e Luca Adriani di Milano, nonostante le loro professioni e i ritmi familiari molto intensi, hanno deciso di accompagnare i ragazzi come tutor di ragazzi dai 14 ai 17 anni. «Avvertiamo – spiegano Giulia e Luca – che il presente è investire su queste tematiche per aiutare, formare, educare i ragazzi a prendere consapevolezza di chi sono, a capire come funzionano dal punto di vista biologico, psico-affettivo, perché anche l’apprendimento della sessualità passa via Social media. Ognuno di questi ragazzi ci ha dato tanto, sono delle perle preziose e vanno opportunamente stimolati e motivati».

A Milano il percorso di Up2me si è snodato in sette incontri senza “ricette preconfezionate”, ma lasciando emergere il loro vissuto e «attraverso puntuali didattiche si è cercato di guidare i ragazzi ad essere consapevoli nelle proprie scelte e nella conoscenza di se stessi come persona. Hanno vissuto ogni momento con molta serietà. È stato molto importante la presenza dei medici e di una psicologa che sono stati a disposizione dei ragazzi per meglio chiarire alcune criticità e dubbi, instaurando un dialogo fruttuoso».

Positive le impressioni dei ragazzi. Il percorso ha dato loro consapevolezza e sicurezza. Eccone alcune. «Lo consiglierei a qualunque adolescente, qualunque sia le scelte che compirà, ogni ragazzo deve avere gli strumenti per capire cosa vuole». «Up2me mi è servito a crescere, a conoscermi di più come persona, soprattutto in modo più profondo. Mi ha aiutata ad avere più coscienza del mondo che ci circonda, dei rischi e pericoli della vita». «Non è un corso che ti vuole insegnare qualcosa, ma ti aiuta a compiere una crescita a 360°».

Dal 2015 Giampaolo e Irene Filisetti operano come tutor in Toscana al progetto Up2Me seguendo decine di gruppi di adolescenti, dai 12 ai 17 anni, in molte città: da Firenze a Pisa, da Arezzo a Empoli. «Up2Me – commentano – ci appassiona. È sfidante: periodicamente dobbiamo aggiornare i materiali e documentarci perché i ragazzi cambiano continuamente e quello che due anni fa era quasi uno scandalo, per i ragazzi di oggi è la normalità. È gratificante: i ragazzi ci dicono che cambia la loro prospettiva sulla vita, che nel confrontarsi trovano un modo di relazionarsi più profondo con i coetanei».

Il lavoro di tutor è una opportunità di crescita anche per la relazione di coppia, che deve informarsi, confrontarsi, riflettere, valutare, decidere insieme. «Questo ci porta ogni volta a guardare alla nostra storia e anche a scoprire la storia dell’altro, a chiederci che genitori stiamo diventando. Ci porta ad uscire dall’immagine ideale dei figli, a chiederci quali sono le loro reali potenzialità, attitudini e sogni e come possiamo aiutarli a diventare le persone che possono essere. Anche in questo percorso non ci sono docenti e discenti, perché ognuno è esperto dei propri figli; ci sono piuttosto tante domande, tanta condivisione di esperienze, punti di vista e non manca mai la condivisione di buone pratiche e la conclusione che un lavoro prezioso che spesso ci dimentichiamo di fare è quello su noi stessi per essere agli occhi dei figli testimoni che diventare grandi e realizzati è bello e ne vale la pena».

 Up2Me si conferma un ottimo percorso per la formazione e la prevenzione dei nostri figli anche da situazioni a rischio come: bullismo, cyberbullismo, sexting e stalking.

Aurelio Molè

Vai al sito di Up2Me

 




Termoli: “La pace, diritto di tutti i popoli”

L’evento di Termoli si è inserito nel percorso delineato dall’Ufficio CEI di Pastorale Sociale e del Lavoro, insieme a Caritas Italiana, Associazioni e Movimenti.

A partire dal convegno di Roma del 16 novembre 2023 “A 60 anni dalla ‘Pacem  in Terris’: non c’è pace senza perdono”, passando per la 56ª Marcia nazionale per la Pace, che si terrà a Gorizia il 31 dicembre e fino a tutto gennaio 2024, l’invito della CEI è stato ad organizzare nei territori iniziative sul tema della pace. 

 

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Termoli, 15 dicembre “La Pace: diritto di tutti i popoli – A 60 anni dalla Pacem in Terris

Il 15 dicembre a Termoli, presso la Sala ex Cinema Sant’Antonio, ha avuto luogo il convegno dal tema “La Pace: diritto di tutti i popoli – A 60 anni dalla Pacem in Terris”, organizzato da Movimento dei Focolari Italia e da Pax Christi Italia, con la partecipazione della Comunità Papa Giovanni XXIII.

L’evento ha inteso rispondere all’invito della CEI al mondo cattolico, e a uomini e donne di buona volontà, ad essere autentici “architetti” e “artigiani” di pace e di fraternità e ad organizzare localmente iniziative sul tema della pace, nella prospettiva della 56ª Marcia nazionale per la Pace di Gorizia.

Padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme, in collegamento video, ha delineato la situazione in Terra Santa, dall’attacco di Hamas del 7 ottobre alla risposta di Israele, che ha dato inizio ad una guerra e una situazione terribile, a Gaza ma anche in Cisgiordania: mai era stata vissuta una situazione così grave. Da 75 anni, dalla Terra Santa si chiede invano alla comunità internazionale di trovare una soluzione perché i due popoli, palestinese e israeliano, possano vivere in pace ma la soluzione politica dei “due Stati” non è mai stata avviata e nessuno dei “potenti del mondo” chiede oggi il “cessate il fuoco”, a parte papa Francesco. La soluzione ai conflitti non può venire dalla violenza, l’odio e la vendetta, ma solo dal dialogo. E’ fondamentale, inoltre, costruire da subito una strategia per poter affrontare la situazione dopo che la guerra sarà cessata.

Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia, definisce la pace un diritto dell’umanità che richiede il rispetto dei diritti dei popoli, della persona umana e la solidarietà tra nazioni. Nel conflitto in Terra Santa ci troviamo dinanzi a crimini contro l’umanità e a una vendetta che non ha precedenti. La guerra “è follia”, non rassegnarsi ad essa è un dovere, ed è necessario cominciare a denunciare un’informazione a senso unico e incompleta. I cristiani sono chiamati a pregare, parlare e agire in nome della pace: essere “artigiani di pace” (papa Francesco) per realizzare “un mondo nuovo” (La Pira). Conclude citando Papa Giovanni XXIII (Pacem in Terris): “si diffonde sempre più tra gli esseri umani la persuasione che le eventuali controversie tra i popoli non debbono essere risolte con il ricorso alle armi; ma invece attraverso il negoziato”.

Alfredo Scognamiglio, per il Movimento dei Focolari, che opera per la fraternità universale e la pace e, per rispondere “all’economia che uccide” (papa Francesco), ha costituito in Italia il gruppo di lavoro “Economia Disarmata” che individua alcuni “nodi” decisivi a partire dalla destinazione a Paesi in guerra di armi prodotte in Italia, in molti casi violando la Legge 185/90. Emblematico il caso del Comitato Riconversione RWM (Iglesias), per chiedere la revoca delle autorizzazioni di vendita all’Arabia Saudita di bombe prodotte in Sardegna dalla ditta RWM e utilizzate per la guerra in Yemen; revoca ottenuta nel 2021 ma poi rimossa dal governo nel 2023. Il Comitato promuove il marchio “Warfree” che raccorda imprese “libere dalla guerra”. Ha ricordato la campagna “banche armate”, il sostegno alla campagna per l’adesione dell’Italia al trattato ONU di abolizione delle armi nucleari e la promozione di esperienze di dialogo di fronte al conflitto in Terra Santa.

Laila Simoncelli, della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha esordito dalla praticabilità della pace e lo spirito non-violento (Pacem in Terris), e dall’urgenza di organizzare la pace (don Benzi). La Comunità opera in due modi: essere presenti fisicamente nei conflitti con una vicinanza nonviolenta e lavorare per la pace come progetto politico, chiedendo istituzioni di pace: un Ministero della Pace che diventi “casa istituzionale degli artigiani di pace” che in Italia lavorano da anni – con azioni di giustizia riparativa, trasformazione dei conflitti, corpi civili di difesa non armata, cultura della pace nelle scuole – e consenta di costruire un piano strutturale di pace.E’ necessario esportare filosofie di pace (J. Hume), istituire un esercito civile europeo che vada a disinnescare le micce prima del conflitto. L’invito è ad agire prima che sia tardi, perché la pace è stata trascurata, data per scontata, mentre la violenza delle guerre si espande come una pandemia.

Francesca Ciarallo: l’Operazione Colomba, Corpo Civile e Nonviolento di Pace, della Comunità Papa Giovanni XXIII, nasce nel 1992 dal desiderio di volontari e obiettori di coscienza di vivere la nonviolenza in zone di guerra. Si fonda sulla necessità di una risposta nonviolenta a partire dalla vita e la condivisione con le vittime dei conflitti: “abitare il conflitto”. Dal ’92, si contano 3000 volontari, 20 conflitti “abitati”, incontri con le istituzioni (Multitrack diplomacy), azioni di denuncia e, soprattutto, migliaia di vittime con cui si è condiviso un cammino e sei presenze attive oggi: Palestina, Libano/Siria, Colombia, Grecia, Cile e Ucraina. Se un’alternativa alla guerra non parte dal vivere insieme a chi subisce la violenza in prima persona, difficilmente si potranno fermare i conflitti. Anche nei momenti più difficili, c’è una possibilità di alleviare il dolore di chi subisce la guerra. La vera speranza per il futuro sono i giovani, perché la vera pace si costruisce in tempo di pace.

Il moderatore, don Silvio Piccoli, ha arricchito la serata con fini analisi e citazioni storiche. Frequenti le citazioni di don Tonino Bello, importante riferimento per la pace. Tutti i relatori hanno sottolineato il percorso consolidato di collaborazione e convergenza tra le tre associazioni promotrici della serata, vera chiave verso un percorso di dialogo e costruzione della pace.

Salvatore Russo

Riportiamo qui sotto l’intervento di Alfredo Scognamiglio sull’esperienza del Movimento dei Focolari in Italia e la pace.

Il Movimento dei Focolari e la pace

 

 




Il Movimento dei Focolari celebra 80 anni

Il 7 dicembre prossimo Papa Francesco riceverà in udienza la Presidente Margaret Karram insieme ai responsabili dei Focolari nel mondo. Alle 18.00, seguirà una celebrazione eucaristica presso la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, presieduta da S.E. il Cardinale Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita.

Il 7 dicembre 1943 segna la data di nascita ufficiale del Movimento dei Focolari, il giorno, cioè, in cui Chiara Lubich si è consacrata per sempre a Dio. Nasce 80 anni fa una piccola comunità che nella devastazione del secondo conflitto mondiale vuole ricomporre la pace e l’unità tra tutti e che ben presto si diffonderà nel mondo, inserendosi nella corrente dei Nuovi Carismi della Chiesa. Al cuore della spiritualità e dell’azione dei Focolari c’è il Vangelo ed in particolare la preghiera di Gesù: “Che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21).

Oggi il Movimento è presente in 182 Paesi, segno dell’universalità e dell’urgenza dell’unità e della fraternità in questi tempi così frammentati e tragici. Ne fanno parte anche Cristiani di varie Chiese, fedeli di numerose Religioni e persone senza un preciso riferimento religioso.

Il 7 dicembre prossimo Papa Francesco riceverà in udienza Margaret Karram, Presidente dei Focolari, Jesús Morán, Copresidente e il gruppo di responsabili del Movimento. “Essere ricevuti dal Santo Padre proprio il 7 dicembre 2023, ad ottant’anni esatti da quel primo “sì” a Dio di Chiara Lubich, è per noi un dono straordinario e sorprendente”, spiega la Presidente. “Vogliamo portare al Papa l’amore e l’affetto delle migliaia di persone che nel mondo vivono il Carisma dell’unità e rinnovare il nostro servizio alla Chiesa in questo cammino sinodale, in collaborazione con tanti altri che vogliono contribuire alla pace e all’amore per lenire le piaghe dell’umanità”.

Alle ore 18.00 dello stesso giorno, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, ci sarà una Santa Messa di ringraziamento per questi 80 anni di vita dei Focolari presieduta dal Card. Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, insieme a diversi altri Cardinali, vescovi e presbiteri.

“Questa giornata – spiega ancora Margaret Karram – sarà a conclusione di un pellegrinaggio che abbiamo voluto fare in alcuni luoghi sacri e significativi ad Assisi, Loreto e Roma per ringraziare, chiedere perdono e ripartire con coraggio e speranza. Anche le comunità dei Focolari nel mondo vivranno questa ricorrenza con gli stessi sentimenti ed obiettivi, per essere “testimoni di vicinanza con l’amore fraterno che supera ogni barriera e raggiunge ogni condizione umana” (1).

Modalità di accreditamento

I giornalisti e gli operatori media che intendono partecipare alla Santa Messa del 7 dicembre 2023 alle ore 18.00 presso la Basilica di Santa Maria Maggiore devono inviare richiesta, entro 48 ore dall’evento, attraverso il Sistema di accreditamento online della Sala Stampa della Santa Sede, all’indirizzo: press.vatican.va/accreditamenti

Stefania Tanesini

1 Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti all’Assemblea Generale del Movimento dei Focolari – 6 febbraio 2021




Un annuncio che cambia la vita – Sacerdoti a Loppiano

Da mesi, preti e diaconi che aderiscono al Movimento dei Focolari si stanno preparando al Congresso annuale; un evento che si svolge, alternativamente, a livello internazionale e nelle diverse nazioni. Nel 2024, ministri ordinati provenienti dalle regioni italiane si troveranno dal 15 al 19 gennaio a Loppiano, cittadella del Movimento dei Focolari.

In preparazione all’Congresso dei presbiteri e diaconi che aderiscono al Movimento dei Focolari è stato inviato un questionario con lo scopo di condividere la sfida di un rinnovato annuncio del Vangelo che la situazione attuale pone alle nostre diocesi e ai nostri presbitéri. Temi del confronto sono stati il ministero e il servizio che svolgiamo nella Chiesa e per la Chiesa.

Il ministero: «Come affrontiamo la fatica (e la gioia!) del ministero con le sue stanchezze, fatiche, gioie e prospettive? Cosa ci delude e cosa ci dà gioia? Come gli inviti di papa Francesco ci hanno cambiato? L’Ideale ci aiuta a realizzarli?».

Il servizio alla Chiesa: «Come vivere il ministero pastorale oggi, in questa chiesa, con questi cambiamenti, con le difficoltà nell’annuncio della fede, con il “vuoto” che si è aperto in questo periodo post-pandemico? Come vivere oggi la relazione col “mondo” rispetto al quale alcuni hanno l’impressione di sentirsi come alieni, altri avvertono come “nemico” della fede e della Chiesa, altri ancora come luogo in cui soffia lo Spirito?».

In tutto questo lavoro non potevano essere assenti coloro che non hanno più responsabilità dirette per motivi di età o salute: «Come vivere il nostro ministero nella condizione di “pensionati”, spesso senza una responsabilità pastorale?».

Dalle risposte e dalle proposte pervenute, si è giunti a definire luogo e data dell’incontro, il tema: “Un annuncio che cambia la vita”, e il metodo da seguire.

Il programma che si è delineato presterà attenzione, nelle mattinate, alle dimensioni umana e spirituale della formazione: preghiera comune, meditazione sulla Parola di Dio, relazione sulla realtà della missione oggi, con spazi per condividere la vita. I pomeriggi saranno dedicati alle dimensioni culturale e pastorale: cf. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica postsinodale Pastores dabo vobis [25 marzo 1992].

L’aspetto missionario e la prospettiva comunitaria si evidenziano oggi come elementi indispensabili per offrire risposte adeguate al cambiamento d’epoca che incide così fortemente sul modo di vivere ed esercitare il ministero: cf. Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium [24 novembre 2013].

Da aggiungere che ci siamo impegnati a leggere personalmente o insieme la recente relazione finale del Sinodo, così da trarne indicazioni preziose.

Il programma appare particolarmente articolato e offrirà l’occasione di ripensare il ministero alla luce delle sfide che un mondo in continuo cambiamento pone all’annuncio del Vangelo: la cultura dell’incontro come antidoto alla cultura dello scarto. Si tratterà inoltre di imparare a valorizzare lo “stile sinodale”: la prossimità come risposta al dilagante edonismo individualistico. E si apriranno spazi per aiutarci a valorizzare i carismi e, in particolare, il carisma dell’unità sia nella vita che nella missione della Chiesa: fraternità e unità come correttivi all’indifferenza e alla guerra.

Con il dono dello Spirito Santo desideriamo riscoprirci artigiani, umili e creativi, della cultura dell’unità, esito “dall’alto” di uomini e donne che non rinunciano a vivere l’unica legge donataci dal Signore Gesù, il Comandamento nuovo: “Amatevi gli uni gli altri… da questo riconosceranno che siete miei discepoli…” (Gv 13, 34-35). Solo così si rinnova la speranza di vedere realizzata una delle promesse più sconvolgenti di Gesù: “Voi farete cose più grandi di me, perché io vado al Padre” (cf. Gv 14, 12).

Tonino Gandolfo – Emilio Rocchi

FONTE CITTA’ NUOVA




Insieme per l’Europa – Una nuova chiamata all’Unità

Insieme per l’Europa (IpE) – “Incontro degli Amici” in Romania

In tempi così inquietanti per il nostro continente e per il mondo, cristiani di diverse Chiese, riuniti per il loro incontro annuale dal 16 al 18 novembre 2023 a Timişoara, capitale europea della cultura 2023, hanno aperto spazi di speranza. Sin dalle prime battute si sono prospettate le sfide e le urgenze del presente a cui dare la risposta insieme: ha significato entrare nelle spaccature per osare la pace, per rafforzare il cammino di unità tra Est e Ovest Europa, tra le diverse Chiese.

Erano presenti infatti cristiani ortodossi, cattolici, protestanti, riformati, anglicani e delle Chiese libere, da 29 Paesi, dall’Ucraina e dalla Russia. Ed anche dal Medio Oriente. I partecipanti, di 51 Movimenti, rappresentano i più di 300 Movimenti e Comunità cristiane uniti nella rete di “Insieme per l’Europa”. Anche nel gruppo italiano il timbro dell’internazionalità per la presenza di tre giovani ora residenti nelle nostre città: una russa ortodossa, una rumena e un giovane della Sierra Leone.

Significativa in questo incontro 2023 a Timişoara è stata l’apertura al mondo dell’Ortodossia e al mondo politico. Tra i presenti, numerose autorità religiose e politiche, tra cui il già Primo Ministro slovacco Eduard Heger, il Segretario di Stato per il culto rumeno Ciprian Vasile Olinici e Vescovi di varie Chiese: il vescovo greco-cattolico Ioan Călin Bot di Lugosi, il vescovo ortodosso Lucian Mic di Caransebes e il vescovo Reinhart Guib della Chiesa evangelica luterana C.A. in Romania) e il vescovo Christian Krause, già Presidente della Federazione Luterana Mondiale.

La scelta di Timisoara si deve all’invito del vescovo romano-cattolico della città, Josef-Csaba Pál. Si è rivelata la sede ideale, come è stato evidenziato ripetutamente: attraverso cenni della sua storia e testimonianze di giovani e famiglie, sacerdoti e vescovi si è mostrata in miniatura, modello d’Europa per l’armonia delle diversità di cultura e fede, che qui convivono diventando ricchezza reciproca. Ne sono stati espressione sin dalla serata di apertura, non per ultima, la fresca presenza di tanti giovani del posto con i loro canti e costumi tradizionali, “una promessa per un’Europa unita nell’amore”, così una partecipante austriaca.

Di fronte alla crescente incertezza e angoscia provocate dalla guerra in Ucraina e ancor più con il conflitto scoppiato in Medio Oriente, nell’intervento centrale, lo storico tedesco Herbert Lauenroth si è chiesto quali prospettive si aprono per “il nostro Insieme per l’Europa”. Non ha ignorato, statistiche alla mano, la crisi che investe tutte le Chiese. Ha parlato del “disfarsi di una forma di Chiesa, imponente nella sua visibilità”, ma anche dell’apparire di “una forma nuova” quella del “piccolo gregge degli inizi” capace di “testimonianza profetica”, che corrisponde a quelle che lo storico britannico Arnold Toynbee ha chiamato “minoranze creative” “da cui dipende il destino di una società”.

Minoranze, ma aperte ad un dialogo costante, come è l’impegno della rete IpE. Margaret Karram, attuale Presidente del Movimento dei Focolari vi ha dato riconoscimento con gratitudine, evidenziandone l’estrema necessità in questo momento. “Dialogo. Sembra quasi impossibile pronunciare oggi questa parola – ha detto – eppure è uno dei volti della speranza, forse il più efficace, perché è una testimonianza potentissima, perché ha la forza di cambiare le cose se data da comunità unite dalla vita del Vangelo. È in questo che “osiamo” sperare e per cui lavoriamo: stendere nel mondo una grande rete di fraternità, essere quel “lievito” che nell’oggi della storia fa fermentare perdono e riconciliazione”.

I partecipanti al convegno sono poi stati resi partecipi delle ricchezza e grande profondità della Chiesa ortodossa, trasferendosi nella cattedrale ortodossa di Timişoara per partecipare ai Vespri, presieduti dall’arcivescovo ortodosso di Timisoara, Metropolita del Banato, Ioan Selejan.

Particolarmente forte è stato il momento di preghiera per la pace per l’Ucraina e Medio Oriente, ma anche per tutti i conflitti in atto nel mondo nominati uno ad uno. Poi un gesto commosso: la deposizione di un mazzo di fiori ai piedi del monumento che proprio nella piazza antistante la cattedrale ortodossa ricorda le vittime e l’eroismo della popolazione che da quel luogo aveva acceso nel Paese la rivoluzione del 1989. Su questo sfondo ancor più impegnativo e solenne è stato per tutti i partecipanti rinnovare l’impegno per l’unità con un patto di amore reciproco pronunciato in cinque lingue. Un momento che ha voluto simboleggiare la pietra angolare su cui si fonda un’Europa fraterna.

Sei workshop hanno esplorato temi come l’integrazione sociale, le prospettive dei giovani, l’etica e la non violenza, promuovendo una più profonda comprensione della diversità all’interno della comunità cristiana. Toccante l’impegno per la pace nella testimonianza della stessa Margaret Karram israeliana di origini palestinesi, di Donatella, un’italiana da anni prima in Russia e da 9 anni in Ucraina, di Lia, russa ortodossa in Italia impegnata ad accogliere e sostenere i profughi ucraini.

La mattinata conclusiva ha evidenziato le attese del mondo politico. Eduard Heger, già primo ministro slovacco. “I cristiani, ha ricordato, hanno un potenziale molto grande, abbiamo bisogno del vostro sostegno per portare riconciliazione in questo mondo in conflitto”. Vi aveva fatto eco il Segretario di Stato rumeno Ciprian Vasile Olinici richiamando le radici cristiane dell’Europa che le hanno dato di far incontrare la cristianità del Vangelo e la filosofia greca, il tradizionalismo giudaico e la cultura romana. In questo contesto – ha aggiunto – è più facile vedere un futuro che non comincia da oggi, ma ha un continente maturo dal punto di vista culturale e umano”. Ed ha riconosciuto nell’impegno dei presenti “una parte importante per il futuro”.

Il convegno IpE è stato sostenuto economicamente tra l’altro dall’Unione Europea. Philip McDonagh, Direttore del ‘Centro per la Religione, i Valori Umani e le Relazioni Internazionali’ della Dublin City University, nel suo intervento ha parlato dell’apertura dell’Unione Europea al contributo dei cittadini nel dar forma al futuro dell’Unione, citando le Conferenze sul Futuro dell’Europa del 2021 e 2022. Un’apertura che coinvolge governi, Chiese, comunità di fede e società civile nella costruzione della fraternità, dando spazio a nuove idee”.

Nel messaggio finale i partecipanti hanno rinnovato l’impegno del loro “insieme: nel testimoniare che le comuni origini dei loro movimenti qui in Europa sono in Dio e nella forza unitiva del Vangelo. Nel suo discorso di conclusione Gerhard Pross, moderatore IpE, ha riportato l’immagine della messa in rete dei “fuochi di rinnovamento” che come tanti piccoli impianti fotovoltaici trasmettono l’energia.E’ su queste basi che offrono l’opportunirà alle Chiese e alla società di guardare con nuova speranza ad un futuro di pace e coesistenza.

Carla Cotignoli/Beatriz Lauenroth

Vedi anche: https://www.focolare.org/2023/11/23/portugues-spazi-per-la-vita-un-appello-allunita-da-insieme-per-leuropa-a-timisoara/

MAGGIOR INFO SUL NUOVO SITO: https://together4europe.org




Educazione all’affettività e al rispetto delle differenze

Sull’educazione all’affettività e al rispetto delle differenze nelle scuole c’è una proposta del Tavolo sulle misure contro la dispersione scolastica e le povertà educative, coordinato da Silvio Minnetti e promosso dalla rivista Città Nuova e dal Movimento politico per l’unità Italia, presieduto da Argia Albanese. Insieme ad una quindicina di organizzazioni (Adi, Aimc, Andis, Anp, Cidi, Diesse, Edu, Fism, Ius Sophia, Mce, Rete insegnanti Italia, Uciim, Movimento studenti di Azione cattolica, Giovani di Forza Italia, Giovani del Pd, Forum delle Associazioni familiari) il tavolo ha presentato una bozza di punti condivisi dalle diverse associazioni professionali della scuola, dagli studenti e dalle famiglie.

Il testo è stato elaborato a partire da tre proposte di legge. La prima, del 30 giugno scorso, con prima firmataria Laura Ravetto (Lega), è sulle pari opportunità femminili ed è già all’esame del ministro Valditara. La seconda proposta, del 23 marzo 2023, ha come prima firmataria Irene Manzi (Pd) ed è sull’educazione all’affettività e al rispetto delle differenze nelle attività didattiche delle scuole. La terza proposta, prima per ordine di presentazione (19 ottobre 2022), ha come prima firmataria Stefania Ascari (M5S), e chiede l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione e nei corsi di studio universitari

A partire dalle tre proposte di legge, lo scorso 9 novembre il Tavolo sulla dispersione scolastica e le povertà educative ha chiesto all’omonimo Intergruppo parlamentare e alle tre onorevoli che hanno avanzato le proposte di legge, di lavorare insieme per arrivare all’approvazione di un documento condiviso. Erano presenti, oltre a Manzi, Ascari e Ravetto, anche la sottosegretaria all’Istruzione, Paola Frassinetti, Rosaria Tassinari di Forza Italia, Francesca Ghirra di Alleanza Verdi Sinistra, Valentina Grippo di Azione, Giovanna Miele della Lega, Sara Ferrari del Pd.

Serve uno sforzo da parte di tutti i partiti, al di là delle ideologie, per il bene prioritario delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi.

Educazione all’affettività e al rispetto delle differenze

Documento condiviso dal Tavolo contro la dispersione scolastica e le povertà educative

Per fronteggiare in modo adeguato le situazioni di povertà educativa che coinvolgono in diverse forme un’ampia platea di giovani in età evolutiva (collocabili nella fascia di età compresa tra i 12 e i 18 anni) e che riguardano in modo particolare la sfera dell’educazione socio-affettiva e relazionale e alla parità di genere, tutte le realtà associative e le rappresentanze coinvolte nel presente Tavolo parlamentare sostengono in modo convinto e condiviso i seguenti punti:

  • Non introdurre una specifica disciplina scolastica (Educazione alla sessualità o affettività), ma sollecitare interventi specifici di educazione socio-affettiva, sessuale e relazionale nell’alveo delle discipline curricolari e in particolare dell’Educazione civica, evidenziandone il valore formativo.
  • Prevedere l’integrazione di obiettivi specifici di apprendimento e traguardi di competenzelegate all’educazione socio-affettiva, relazionale ed emotiva nell’ambito delle vigenti Linee guida e nelle Indicazioni nazionali per il curricolo, in modo da rendere chiaro, prescrittivo, omogeneo e monitorabile l’intervento delle scuole su tutto il territorio nazionale.
  • Coordinare gli interventi educativi in materia nei vari cicli di Istruzione, garantendone la necessaria continuità.
  • Definire le Linee guida per l’educazione affettiva, sessuale e socio-relazionale nell’ambito di uno specifico tavolo di consultazione con mondo della scuola e famiglie tramite le rispettive associazioni rappresentative, nel rispetto dell’Autonomia scolastica e del ruolo specifico delle famiglie stesse in un’ottica di coinvolgimento degli attori del processo e di creazione di alleanze educative strategiche.
  • Adottare sapientemente come prospettiva-cardine delle Linee guida, scevra da ideologismi controproducenti e divisivi, il tema dell’educazione al RISPETTO per sé stessi e per l’altro, in un’ottica di riconoscimento e accettazione del sé e delle diversità.
  • Il compito educativo spetta in modo primario alla famiglia, come istituto a ciò deputato secondo il dettato costituzionale (artt. 30 e 31). Aiutare e supportare le famiglie attraverso eventi di formazione ad esse rivolti, più capillarmente proposti a livello territoriale.
  • Tale compito è condiviso con altre agenzie educative come la scuola, nel cui ambito esso è primariamente in carico agli insegnanti e al personale scolastico, ossia alle figure impegnate in prima linea nella relazione con gli alunni. Per tale ragione, piuttosto che delegare l’educazione all’affettività ad esperti esterni o relegarla ad iniziative formative estemporanee, occorre agire in modo prioritario sulla Formazione in ingresso e sull’Aggiornamento professionale in itinere del personale docente ed educativo, perché sia realmente accertato il possesso di specifiche competenze di carattere psico-pedagogico.
  • Garantire all’educazione socio-affettiva, relazionale e sessuale i caratteri dell’inclusività e della centralità della dimensione dell’ascolto dei bambini e dei giovani, con un’attenzione particolare alle situazioni di maggiore fragilità e di rischio emarginazione.
  • Definire in modo chiaro il ruolo delle altre agenzie educative presenti sul territorio(associazioni, enti, Servizi sociali, professionisti) incentivando i Patti di Comunità.

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Vedi anche il Comunicato Stampa Mppu Città Nuova




Grottaferrata (Roma), “Quando l’arte adotta la solidarietà”

Riceviamo e pubblichiamo.

Continuano le iniziative dell’Amministrazione del Comune di Grottaferrata in collaborazione con AFN sul tema dei diritti dei bambini più fragili.

Di Giovanna Pieroni

Bambini che soffrono la fame, non hanno un luogo sicuro dove giocare, e sono deprivati dei diritti fondamentali, come quelli della salute e dell’istruzione. Ma anche bambini che in un’altra parte di mondo, forse hanno tutto, ma sono deprivati di sogni, e intossicati da apatia e indifferenza che, spesso purtroppo assistiamo impotenti trasformarsi in  sentimenti di odio e violenza.

A Grottaferrata, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la volontà dell’Amministrazione comunale, in particolare dell’Assessore alle Politiche Sociali Francesca Maria Passini, è stata quella di non trascurare nessuno di loro, sensibilizzare la cittadinanza su questi temi di rilevanza sociale, creare, valore e coesione, e dare un sostegno reale a chi è in difficoltà.

Lo strumento del sostegno a distanza è risultato molto efficace in quanto consente di  approfondire la conoscenza di realtà culturalmente, socialmente e geograficamente diverse, metterle in comunicazione, valorizzando e potenziando sentimenti e capacità di cooperazione, dialogo, reciprocità. Sentimenti che in un’epoca definita di “passioni tristi”, ne abbiamo tutti bisogno!

La serie di iniziative culturali ha visto coinvolti gli Istituti scolastici del Comune, a cui è stato proposto di conoscere di più la realtà difficile di bambini svantaggiati  e il progetto in Thailandia di Azione Famiglie Nuove, attraverso un videoreportage. Gli alunni hanno quindi lavorato realizzando delle creazioni artistiche sul tema dei diritti umani e il 20 novembre,  giorno della ricorrenza, sono tornati a casa con uno zainetto colorato e un piccolo “passaporto dei diritti del Bambino”, donati dal Comune. Uno stimolo a “mettersi in viaggio” idealmente verso i loro coetanei in condizioni di disagio sociale, conoscere meglio quelle realtà.

Un’altra iniziativa comunale ha previsto il coinvolgimento degli artisti del territorio che hanno aderito con entusiasmo all’invito di donare una loro opera per sostenere i bambini della Thailandia: 46 quelle raccolte tra cui anche alcune di particolare prestigio. Tutti gli elaborati compresi quelli delle scuole, sono stati esposti e proposti ad un’asta di beneficienza, dal titolo “Quando l’arte adotta la solidarietà”, che si è svolta il 19 novembre 2023 in Biblioteca comunale.

Oltre all’Assessore Passini, che ha presentato l’iniziativa, era presente il Sindaco Mirko di Bernardo che ha inaugurato la panchina blu dedicata ai diritti dell’infanzia nel giardino antistante la biblioteca; e ha sottolineato che l’idea della politica, è proprio questa: fare qualcosa per gli altri, porsi al servizio della Città. Il valore alla base di tutto questo, è quello della fraternità, che la trasforma  in una comunità.

L’asta, che ha visto il contributo importante dell’associazione Anteas e Elysium Chorus APS, si è svolta in questo clima: i banditori si sono alternati nel chiamare le opere che, dato il numero consistente, sono state necessariamente proposte in slot di quattro unità; e questo è stato di stimolo per i numerosi partecipanti presenti in sala, ad associarsi e collaborare acquistando in gruppo quadri, aventi un prezzo base molto accessibile, e sostenere insieme i bambini della Thailandia. Alcuni artisti in questo clima di stima e fiducia reciproca, non solo hanno presentato la propria realizzazione, ma hanno desiderato condividere l’intimo frutto di un’esperienza interiore da cui è scaturita, percependo che poteva essere compresa e apprezzata al meglio.

Per l’Assessore Passini, “guardare lontano, fino alla Thailandia, ci ricorda quanto sia nostro dovere, a livello individuale ma anche di Amministrazione comunale, non fermarci al nostro ristretto ambito, perché le realtà che hanno necessità di sostegno sono moltissime. La Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia vale per tutti i bambini del mondo: il diritto alla vita, all’istruzione, alla salute, alla protezione dagli abusi sono internazionali e non possiamo dimenticare chi è distante da noi”.

La serie di iniziative si erano avviate con un primo evento svolto il 29 ottobre 2023 dal titolo “Pronti, infanzia e via…!”, realizzato  in collaborazione dall’Amministrazione Comunale con Azione Famiglie Nuove, che ha presentato i programmi nutrizionali, alimentari, sanitari a favore di bambini svantaggiati. Sviluppandosi in centri, doposcuola  e scuole consentono non solo di aiutare il singolo bambino, ma le famiglie e le comunità che gli sono intorno e che gli daranno realmente la possibilità di riscattare la propria condizione  e realizzare il proprio futuro. In particolare in quella occasione è stato approfondito il contesto, le attività e finalità del progetto Thailandia, anche attraverso la viva voce di coordinatore del progetto, in collegamento live con i partecipanti: “Tanti bambini scappano dalla guerra in Myanmar, la guerra più lunga e dimenticata al mondo. Arrivano in Thailandia con la speranza di mettere fine alle sofferenze, ma non è facile ricominciare una vita; provengono da famiglie disastrate, e da gruppi etnici diversi, emarginati non possono andare a scuola; ma grazie al progetto possono tornare a sognare; a sorridere”.

Ed in fondo questo l’obiettivo della serie di iniziative promosse dall’Amministrazione comunale e in particolare dall’assessore Francesca Maria Passini, che ringraziamo sentitamente per la passione e l’impegno profusi: fare qualcosa di concreto per rispondere alle necessità di tanti bambini veramente bisognosi di tutto e  riportare il sorriso nei loro occhi, accendere un sogno nel loro cuore. E mentre facciamo qualcosa per loro e con loro, assistiamo al miracolo di vedere sbocciare anche il nostro!

Sì… perché la solidarietà porta una gioia contagiosa che ha un gusto particolare perché la vita acquista un significato più autentico  e questa è la nostra esperienza e anche quello che vorremmo comunicare alle nuove generazioni.

E non è finita qui… E’ infatti in programma una ulteriore iniziativa a cui diamo vi diamo appuntamento e che potrà portare ulteriore sostegno per i bambini del progetto Thailandia. Il concerto natalizio a cura di Elysium Chorus APS il 21 dicembre 2023. Siamo tutti invitati a partecipare!