InDIvisibili – Il nuovo spettacolo di Medison

https://youtu.be/1cm-ZEywYBg

Presentazione del complesso “Medison” e del loro ultimo spettacolo di testi danze e musica, intitolato “In(di)visibili”: un’esperienza che stanno facendo a Bisceglie (BAT) con un gruppo di profughi che vivono nel centro di accoglienza.

Sono disponibili per portare lo spettacolo in altre città.
All’interno del volantino, trovate l’indirizzo per un contatto.

IN(DI)VISIBILI_Medison

https://youtu.be/H8DLduWYuCA




Il diritto in Europa – Summer School

 

Comunione e diritto

24 luglio 2016 – 29 luglio 2016

“Il diritto in Europa tra accoglienza e rifiuto: immigrazione sicurezza ambiente”. A Chiaromonte Gulfi (Ragusa).
Organizza: Comunione e Diritto

Partecipanti: 25/30 giovani

(Con possibilità di borsa di studio per giovani studenti)

La Summer School dedicata principalmente a studenti di materie giuridiche e giovani professionisti (età prevista: 20-35 anni) permetterà, accanto a sessioni di studio e di dialogo, di prendere direttamente contatto con la realtà dell’ambiente siciliano e delle migrazioni.

È un percorso che si sta costruendo con un gruppo di giovani e vuole essere un seguito del Congresso svoltosi a Castel Gandolfo nel novembre 2015: Ambiente e “diritti”: tra responsabilità e partecipazione.

Info: info@comunionediritto.org

www.comunionediritto.org




Mariapoli sulle Dolomiti

3 – 10 LUGLIO

Località: SULLE DOLOMITI

Contatto: Famiglia Roggio 0461 986467 indirizzo e-mail: fam.roggio@fastwebnet.it




I principi del dialogo

Articolo apparso sulla rivista Città Nuova n. 4/aprile 2016

JesusMoran-a

I princìpi del dialogo

Jesús Morán è copresidente del Movimento dei Focolari. Laureato in Filosofia,
è specializzato in antropologia teologica e teologia morale.

Se vogliamo che il dialogo non resti una tragica ingenuità, sogno e traguardo irraggiungibile, ci vuole – vedi il mio articolo di marzo – un’adeguata antropologia e un’efficace pedagogia che lo sostenga. Proporrò quindi alcuni princìpi basilari.

Primo. Il dialogo è sempre incontro personale. Non si tratta di parole o pensieri, ma di donare il nostro essere. Non è semplice conversazione ma qualcosa
che tocca gli interlocutori nel profondo. Diceva Rosenzweig: «Nell’autentico dialogo qualcosa accade sul serio». In altre parole: non si esce indenni da un vero dialogo, qualcosa cambia in noi.

Secondo. Il dialogo richiede silenzio e ascolto. Il silenzio è fondamentale per
un retto pensare e parlare. Un silenzio profondo, coltivato con pazienza in solitudine e messo in pratica di fronte all’altro, al suo pensare, al suo parlare. Ecco un bel proverbio indù: «Quando parli fa in modo che le tue parole siano migliori del tuo silenzio». Oggi è più che mai necessario – affermava Benedetto XVI – «un ecosistema che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni». Nell’esercizio del dialogo abbiamo bisogno del silenzio per non logorare le parole stesse.

Terzo. Nel dialogo rischiamo noi stessi, la nostra visione delle cose, la nostra identità, anche culturale. Dobbiamo conquistare una «identità aperta», matura, e allo stesso tempo allenata su un assioma antropologico fondamentale: «Quando ci capiamo con qualcuno, so meglio anche chi sono io». Parafrasando una idea di K. Hemmerle: se mi insegni il tuo pensare, io potrò imparare di nuovo il mio annunciare.

Quarto. Il dialogo autentico ha a che fare con la verità. Ma attenzione: la verità è una realtà relazionale (non relativa, che è diverso). Significa che la verità è la stessa per tutti, ma ognuno mette in comune con gli altri la sua personale partecipazione e comprensione della verità. Quindi la differenza è un dono, non un pericolo. «Il dono della differenza» è un altro pilastro della cultura del dialogo.

Quinto. Il dialogo richiede volontà. L’amore alla verità mi porta a cercarla, a volerla, e per questo mi metto in dialogo. Spesso si pensa che dialogare sia cosa da deboli.
In realtà è il contrario: solo chi ha una grande forza di volontà rischia se stesso nel dialogo. Ogni atteggiamento dogmatico o fondamentalista nasconde paura e fragilità. Bisogna diffidare di chi normalmente ricorre alle grida, usa parole altisonanti o frasi squalificanti per imporre le sue convinzioni. La forza bruta, anche dialettica, potrà vincere ma mai convincere.

Sesto. Il dialogo è possibile solo tra persone vere. L’amore, l’altruismo e la solidarietà preparano le persone al dialogo facendole vere. Gandhi e Tagore avevano un’idea molto diversa del sistema educativo da impiantare nell’India indipendente, ma questo non ha ostacolato la loro amicizia. Papa Wojtyla e il presidente Pertini ebbero, durante un lungo periodo, un’intesa profonda sul destino dell’umanità, eppure viaggiavano su categorie quasi opposte.

Settimo. La cultura del dialogo conosce solo una legge, quella della reciprocità. Solo in essa il dialogo trova senso e legittimità.
Se le nazioni ricorressero al dialogo prima che al tacere omicida della vendetta o della ricchezza o dell’affermazione personale, nuoteremmo nella felicità di cui oggi ci priviamo. Se le religioni dialogassero per onorare Dio; se le nazioni si rispettassero e capissero che la propria ricchezza è fare ricca l’altra; se ognuno percorresse un “piccolo sentiero personale” di novità, ci potremmo lasciare alle spalle la notte di terrore nella quale annaspiamo. Quali gli ostacoli sul piccolo sentiero? Il giudizio, la condanna, la superbia intellettuale.

Il lavoro da fare è artigianale per l’impegno che richiede, senza distrazioni o compromessi, ma è pregno di cultura, più di una professione. È un’attività faticosa e impietosa. Ma ci salva la Misericordia.




Mariapoli Bardonecchia

Le comunità del Movimento dei Focolari del Piemonte organizzano la Mariapoli vacanze a Bardonecchia.

13 – 17 LUGLIO

Località: BARDONECCHIA (TO)

Contatto: Focolare femminile Torino 011539484

 




Mariapoli vacanze Siusi (da Bologna)

Le comunità del Movimento dei Focolari di Bologna organizzano una Mariapoli vacanze

2 – 9 LUGLIO

Località: SIUSI ALLO SCILIAR (BZ)

Altipiano dello Sciliar – Val Gardena

Contatto: Famiglia Saccani 0521244895 dariajac@alice.it




Scuola di partecipazione a Rovigo

Inaugurazione scuola di partecipazione alla cittadinanza attiva a rovigo

Articolo pubblicato sul sito del Movimento Politico per l’unità – Italia

Il 14 maggio a Rovigo, con la Lectio Magistralis “Politica, Potere. Il perché di un impegno politico” della sociologa Ilaria Pedrini, è stata aperta la scuola Mppu di partecipazione e formazione alla cittadinanza attiva. “La scuola per coltivare la passione della politica”: significativo il titolo del quotidiano locale che annunciava l’inaugurazione della scuola di partecipazione e formazione alla cittadinanza attiva. La Lectio Magistralis si è tenuta all’Accademia dei Concordi nel centro storico della cittadina veneta.

Qualche minuto dopo le 16 la sala era già piena: più di cento persone, con una trentina di giovani e una numerosa presenza di giovani musulmani. Sorprendono le realtà che hanno voluto questa scuola: 5 amministrazioni comunali, insieme a 7 associazioni e movimenti del territorio, segno che l’anima del Mppu sta emergendo, mettendo insieme o meglio unendo sempre più la società civile con le amministrazioni del territorio. I commenti dei due conduttori del convegno:
“Provengo da esperienze formative simili – spiega Federico Amal, vicesindaco di Lendinara, da sempre attivo anche nel volontariato – sono percorsi che educano ad un confronto, superando muri e barriere che vengono erette anche nelle piccole comunità, si impara ad essere concreti e ci si allontana dalla disaffezione per la politica”; anche Mirella Zambello, oggi attiva nell’associazione Nihal, con un passato da sindaco di Villadose, collega l’impegno civico alla preparazione: “La mia passione per la politica è nata anche frequentando esperienze analoghe da giovane. Ho capito, però, che per fare politica occorre formazione”.
“Non siamo un movimento legato ad un partito, ma vogliamo promuovere una buona politica indipendentemente dal partito di appartenenza. Partecipano amministratori di diverse provenienze perché crediamo nella ricchezza della diversità” spiega Mario Chieregato, uno dei promotori della scuola.
Importante e significativo è stato il saluto dell’assessore Dott. Gianni Saccardin, intervenuto a nome dell’Amministrazione Comunale di Rovigo. Molto apprezzati gli interventi dei rappresentanti di tutte le associazioni partecipanti: Consultorio Familiare Diocesano, Centro servizi del volontariato, Giovani Musulmani d’Italia, Forum Giovani di Rovigo, ARCI e Libera.
Ecco le impressioni di alcuni partecipanti:
Emanuela: “… mi ha fatto tanto piacere vedere il gruppo dei giovani, in particolare i numerosi musulmani. E’ veramente l’inizio di una nuova avventura nella realtà del nostro territorio e delle nostre comunità”.
Luca: “… la scuola di partecipazione alla cittadinanza non poteva partire meglio di così. Tutti gli interventi sono stati profondi e interessanti. Il video molto avvincente. Poi Ilaria Pedrini è stata fantastica”.
Proprio la sera precedente alcuni giovani musulmani erano stati ad un convegno nel cui dibattito finale si era creato un clima di tensione e odio verso l’Islam. Arrivati alla scuola del Mppu hanno sentito parlare di politica e di amore: non avevano mai sentito una cosa del genere.
Adesso nasce una speranza dove il dialogo delle diversità è una realtà: a noi la responsabilità di non tradire questa speranza.
Prossimo appuntamento sabato 4 giugno alle ore 16.00 presso la Biblioteca Comunale di Lendinara, con la seconda lezione, anche questa aperta alla cittadinanza, in cui interverrà la ex-parlamentare Lucia Fronza Crepaz, che parlerà della Fraternità come categoria politica da riscoprire.




Malattia: il limite trasformato in ricchezza

malattia-il-limite-trasformato-in-ricchezza

esperienza apparsa sul sito delle Famiglie Nuove

http://www.focolare.org/famiglienuove

20160213-0215 febbraio 2016
La testimonianza di Giulio Ciarrocchi a margine della Giornata mondiale del malato (11 febbraio), da 21 anni alle prese con le gravi conseguenze di un ictus.
20160213-02«Uscendo da casa il 3 maggio di 21 anni fa per raggiungere la banca dove lavoravo, non pensavo certo che la sera non vi sarei tornato. Un forte mal di testa aveva costretto i miei colleghi a portarmi d’urgenza in ospedale. Avevo 49 anni, una vita professionale ben avviata, una promozione imminente, una bella famiglia con tre figlie dai 18 ai 14 anni. Improvvisamente mi sono ritrovato su una carrozzina che neppure riuscivo a governare perché, oltre all’uso della gamba, avevo perso anche quello del braccio. Ero diventato un nulla: dovevo essere aiutato a mangiare, lavarmi, vestirmi… dipendevo in tutto dagli altri. Sentivo dentro disperazione e angoscia, sentimenti che cercavo di scacciare perché sapevo che non erano la soluzione. Da quando avevo abbracciato la spiritualità dei Focolari, avevo imparato a rendermi disponibile alla volontà di Dio, e anche se non capivo il perché di questo sfacelo, con mia moglie Pina abbiamo voluto credere che pure questo era amore di Dio per me, per noi. Anche le nostre figlie si sono lasciate coinvolgere in questa scelta e fin dai primi giorni mi sono ritrovato una forza e una pazienza che non avrei mai pensato di avere. In pochi mesi ho recuperato l’uso della gamba e seppur con grande fatica e col supporto di un collega che mi accompagnava, sono riuscito a tornare al lavoro per altri 7 anni. Poi non ce l’ho più fatta.

20160213-01Già allora la mia inabilità non mi consentiva di camminare se non per brevi tratti, non potevo più guidare l’auto, farmi la doccia da solo, abbottonare i vestiti, tagliare il cibo nel piatto, avvitare una caffettiera, abbracciare mia moglie e le figlie. Non potevo fare, insomma, tutti quei gesti per i quali occorre l’uso delle due mani. A volte, più amara ancora era la paura. Paura di non farcela ad andare avanti come coppia, paura della solitudine, della mia fragilità di fronte alle diverse situazioni, del dubbio di saper ancora svolgere il ruolo di padre, e così via. Poi sono subentrate altre sospensioni di salute: ricoveri in ospedale, un tumore fermato in tempo, cadute con fratture, ecc. Oggi con tenacia continuo a fare le fisioterapie, anche se so che prospettive di guarigione non ce ne sono. Ma almeno aiutano a rallentare il processo invalidante.

Più forte di tutto questo però, avverto dentro di me la grazia della vicinanza di Dio in ogni attimo. In questi 21 anni la raffinata fedeltà di Dio mi ha sempre accompagnato, con la delicatezza e la tenerezza che solo Lui sa dare. Con Pina abbiamo imparato a lasciarci portare da Lui, a farci sorprendere dal suo amore. E quando tutto sembrava crollare, o diventava precario o confuso, in fondo al cuore percepivamo che questo partecipare – in qualche misura – al mistero di Gesù sulla croce, era per noi un privilegio. Come Lui anch’io, anche noi cerchiamo di superare il dolore amando tutti quelli che sono intorno a noi, sperimentando, in quella che possiamo chiamare ‘alchimia divina’, che il dolore è come un talento da far diventare amore.

20160213-03Dio mi/ci ha presi per mano e, svelandoci poco a poco il suo progetto su di noi, ci ha fatto il dono di entrare in profonda intimità con Lui e fra noi, facendoci comprendere – nella luce – anche il misterioso significato del dolore. E quello che poteva sembrare un limite si è trasformato in ricchezza, quello che poteva fermarci si è tramutato in corsa, anche per la forte condivisione con tanti altri. Dio ci ha resi più sensibili e misericordiosi con tutti quelli che con tanta fantasia ci mette accanto. Facendoci sperimentare che anche una malattia invalidante non toglie la possibilità di essere strumenti nelle mani di Dio per il prossimo».

Giulio Ciarrocchi




Il lavoro e la vita dello Spirito – Luigino Bruni

La vocazione deve servire e potenziare i talenti umani, perché le attività spirituali non sono superiori a quelle lavorative. La capacità di mantenere le promesse delle vocazioni giovanili dipende molto dall’uso che i responsabili di comunità e movimenti ideali fanno della generosità del tempo della giovinezza. Da Avvenire




Slotmob

 

Vedi video da Tg2000 Se questo è un gioco

Articolo apparso sul sito www.focolare.org il 9 maggio 2016

Slotmob: una piccola idea che si allarga sempre più

Un’iniziativa nata da un piccolo gruppo di giovani romani che si estende come macchia d’olio su tutta l’Italia. È stata presentata durante la Mariapoli di Roma alla presenza di Papa Francesco
Era l’estate del 2013, e dalla condivisione tra un gruppo di ragazzi di Roma nasce l’idea di fare qualcosa per frenare il proliferare del gioco d’azzardo. Sempre più capitava di vedere anziani e giovani incollati davanti alle slot machine, presenti in moltissimi bar. Negli ultimi anni, nonostante la crisi economica, l’offerta e il consumo di azzardo in Italia sono cresciuti vertiginosamente: gli italiani spendono 85 mld all’anno e le slot macchine di ultima generazione sono più di 50.000, gli “azzardopatici” stimati sono circa 800.000. Vediamo come l’azzardo stia devastando le nostre città, impoverendo il tessuto sociale, creando solitudine e isolamento. A guidare l’esponente crescita dell’offerta di azzardo c’è una visione dell’economia in cui importa il solo profitto delle multinazionali del settore, con il consenso da uno stato che vede in esso la possibilità di guadagnare.

Davanti a questo scenario desolante quel gruppo di ragazzi romani si è domandato cosa poter fare… e da lì è nata l’idea di premiare quei baristi che hanno scelto di non avere l’azzardo nel proprio locale, andando a fare colazione in massa nei loro bar: facendo quindi uno Slotmob. Inizialmente si pensava di proporlo a Roma e Milano, ma l’idea semplice e concreta ha affascinato diverse persone dal nord al sud della penisola. In questi due anni e mezzo sono stati realizzati 120 slotmob, che hanno visto la partecipazione di più di 10.000 persone, mettendo in rete più di 200 associazioni. Si sono creati così rapporti tra realtà molto diverse tra loro, creando spazi di incontro e conoscenza, ritessendo quel legame sociale che l’azzardo aveva disgregato.

«A Roma abbiamo concentrato le nostre forze su una zona soprannominata la “Las Vegas” di Italia – racconta Maria Chiara –. In poco tempo si è creata una rete che coinvolge 7 associazioni locali, che si occupano di azzardo sotto diversi profili. È nato un rapporto sincero, non privo delle difficoltà dal lavorare insieme. Così è partito il progetto “Non Azzardiamoci”, che vede coinvolte alcune scuole della città. Parlare con i ragazzi del potere delle nostre scelte e di come possiamo cambiare una realtà ingiusta a partire da noi, non è affatto facile; ma è davvero importante costruire un mondo più giusto e coinvolgere i giovani in questo processo di cambiamento».

«Nell’esperienza Slotmob – continua – stiamo incontrando tante persone, tante storie, che ci fanno capire quanto l’azzardo sia una ferita aperta nella nostra società. Durante uno di questi slotmob, un signore che ci aveva aiutato ad organizzare i giochi con i ragazzi, prende il microfono e ci racconta la sua esperienza in quanto assiduo consumatore di azzardo. Ci dice:“La mia vita è fatta di luci ed ombre e quello che mi spinge a giocare d’azzardo è la solitudine, ma oggi che vedo tutti voi qui non mi sento più solo. Quindi mi impegno a non giocare più d’azzardo e se mi doveste trovare davanti ad una slot machine, siete autorizzati a riprendermi ricordandomi questa promessa che vi faccio oggi”».

«Se guardiamo indietro – conclude Maria Chiara – abbiamo raggiunto risultati impensabili: sono state bloccate due leggi che avrebbero ridotto i poteri dei sindaci nella limitazione dell’azzardo; abbiamo ottenuto il divieto parziale di pubblicità in televisione ed una maggiore attenzione dei media sull’argomento. Siamo consapevoli che la strada è ancora lunga, vogliamo che la pubblicità dell’azzardo sia vietata totalmente e vogliamo che si rimetta in discussione la possibilità di affidare la gestione dell’azzardo alle multinazionali».

 




Fraternità con la Chiesa Ortodossa di Mosca

(esperienza dell’Associazione “Murialdo” e del Movimento dei Focolari di Padova)

I rapporti con i nostri amici russi e con l’allora Padre Savva, che diventerà poi Vescovo, iniziano nel 1990 quando rappresentanti della Regione del Veneto, assieme a Fratel Valeriano dell’Associazione “Murialdo” di Padova, sono andati a Mosca per uno scambio culturale e di esperienze sulle problematiche giovanili.

Alcuni mesi dopo una delegazione del governo russo, del Municipio di Mosca e Padre Savva hanno ricambiato la visita e voluto conoscere la varie realtà esistenti nella Regione veneta, fra le quali il “Murialdo” che, per la sua specifica vocazione verso i giovani abbandonati, ha particolarmente colpito Padre Savva: da questi contatti ha preso il “Murialdo” come modello per avviare a Mosca, presso la sua Parrocchia, un centro di accoglienza.

L’incontro nel Veneto è stato l’occasione per instaurare rapporti personali con i membri della delegazione di San Pietroburgo e di Mosca: dal rapporto personale ai fatti concreti il passo è stato breve, tant’è vero che nel 1992 sono partiti da Padova aiuti umanitari di varia natura (alimenti, medicinali, vestiti, parti meccaniche …).

La disponibilità immediata di aiuti concreti ha particolarmente colpito i nostri fratelli di fede ortodossa al punto da rimanere sorpresi che i cattolici fossero così sensibili alle loro necessità.

In quegli anni Padre Savva ci invitò frequentemente a Mosca per attingere e confrontarsi con la nostra esperienza, per impostare la sua Casa denominata “Murialdo 2” al modello delle case-famiglia italiane.

Il Padre era in un atteggiamento di ascolto profondo e faceva tesoro di ogni particolare: per esempio il predisporre per i ragazzi stanze a due letti con bagno …

La strada per realizzare la sua opera incontrò tanti ostacoli, perché completamente innovativa rispetto alla logica corrente nella gestione degli Istituti russi per l’infanzia.

Per tutto questo noi ci sentivamo di non mancare ai suoi inviti perché lo si faceva per il bene dei  ragazzi e per sostenerlo in questa importante fase di organizzazione e fondazione della casa-famiglia.

Successivamente, quando le necessità concrete diminuirono, ci esortò sempre a continuare nell’amicizia fraterna.

Nel dicembre 1994, nel momento della consegna ufficiale della Casa del Fanciullo da parte del Comune di Mosca alla Chiesa Ortodossa, il Patriarca di tutte le Russie Alessio II ci ha salutati e ringraziati con queste parole:

“Grazie a voi è venuta questa idea (della casa-famiglia): questo dimostra che uniti insieme cattolici e ortodossi possono fare tante cose belle”.

Adesso, ripercorrendo le varie tappe di questa esperienza, ci risuonano in modo nuovo i “sì” del Convegno di Stoccarda del 2007: il sì alla vita e alla dignità inviolabile della persona, alla solidarietà con i poveri e gli emarginati…

Questi ragazzi erano stati tolti dalla realtà dell’Istituto e questa casa-famiglia aveva rappresentato un riferimento importante per gli organi istituzionali e religiosi russi.

Era un’esperienza che nasceva da rapporti basati sull’amore scambievole, dal vivere alla luce della Sua Parola e mai ci sono parse così vere le parole del Card. Walter Kasper, pronunciate proprio a Stoccarda nel 2007:

“Penso che Dio abbia un sogno e voi ne siete parte. Dio non vuole una Chiesa nuova, ma un modo nuovo di essere Chiesa … Il Vangelo dà speranza e slancio e questo manca all’Europa”.

Essendo l’esperienza della casa-famiglia di Mosca strettamente legata alla spiritualità di San Leonardo Murialdo, in quegli anni l’Associazione “Murialdo” ha orientato tante sue energie al suo sostegno e Fratel Valeriano è sempre stato e continua a essere l’anima e la garanzia di questi rapporti. A lui si sono uniti negli anni tanti altri amici e appartenenti al Movimento dei Focolari sia in Italia che a Mosca.

Nell’ottobre 1994 il Vescovo Savva ha conosciuto alcuni focolarini dei Focolari di Mosca e la sua meraviglia è stata grande quando ha saputo che tra gli aderenti al Movimento c’erano molti ortodossi.

 

((Ci sono state tante persone che hanno pregato, offerto e lavorato per questo, alcune hanno raggiunto il Paradiso: in particolare ricordiamo Nino Miolo, Alice Borille e don Giancarlo Broetto. Parlando di loro si ripercorrono dei momenti significativi di questa esperienza.

Nino Miolo nei primi anni ’90 ha diretto un settore di un cantiere nell’ambito di una grande opera civile presso l’Università di Mosca e ciò si rivelerà provvidenziale per creare nuovi rapporti di collaborazione e per far arrivare a Mosca aiuti umanitari in una gara di solidarietà che coinvolse tanti.

I camion non partivano dall’Italia se non erano ben stipati: i materiali del cantiere non coprivano l’intera superficie dei TIR: ogni piccolo spazio libero veniva occupato per l’invio di materiali di prima necessità (una lavatrice, alimentari, stoviglie, attrezzature per fabbricare candele, vino …).

 

Inventò cento forme diverse per raccogliere aiuti, medicine, beni di prima necessità, coinvolgendo parrocchie, movimenti ecclesiali, gruppi giovanili.

Credeva nell’aiuto della Provvidenza e ogni ostacolo veniva superato. Così come quella volta che riuscì a trovare un chirurgo italiano disposto a eseguire un delicato intervento chirurgico a un bambino della Casa “Murialdo 2” che altrimenti rischiava la dialisi.

Diceva: “A Mosca mi attendono: vedere la gioia nei loro volti vi assicuro che mette in secondo piano tutto e i sacrifici non sono mai troppo grandi”.

Il Vescovo Savva in occasione dei suoi settant’anni le consegnò una pergamena con queste parole:

“Certificato vescovile di merito a Borille Alice per il suo giubileo, uno dei primi e più fedeli rappresentanti dell’Associazione ‘Murialdo’. Per ringraziarla per il suo lavoro ed esprimerle la nostra benedizione per l’instancabile impegno per la gloria della nostra santa Chiesa. Firmato da un ossequioso Savva, Vescono di Krasnagoski e Segretario del Patriarcato di Mosca. Mosca 16.6.2003”.

E’ venuta a mancare improvvisamente il 18 ottobre 2003, giorno di San Luca, l’apostolo dell’ecumenismo che unisce la Chiesa d’Occidente alla Chiesa d’Oriente.

 

La comunione della vita per le necessità concrete dei fratelli russi coinvolse con stupore varie realtà ecclesiali della Diocesi di Padova, Associazioni e Movimenti.

I Giovani per un Mondo Unito del Movimento dei Focolari, in collaborazione con l’Associazione “Murialdo”, con diverse iniziative nelle varie parrocchie e non solo (bancarelle di dolci e oggetti russi, lotterie, confezioni di regali natalizi presso un supermercato), hanno raccolto fondi per la Casa “Murialdo 2”, per famiglie russe in difficoltà e per varie realtà giovanili.

Nell’ottobre 1999, nell’ultimo giorno della sua permanenza a Mosca, Alice viene informata da Monica, pediatra focolarina, di una nuova necessità: l’ospedale in cui lavora mancava di farmaci indispensabili per la cura dei bambini.

Partì subito con il tipico entusiasmo dei giovani una raccolta di farmaci e di fondi da inviare a Mosca nel più breve tempro possibile.

 

Fin dai primi anni Padre Savva ha incontrato personalmente il nostro Vescovo di Padova, Monsignor Antonio Mattiazzo, in un rapporto di gioiosa fraternità.

Varie sono state le tappe ufficiali.

Dal 23 al 31 agosto 1999 l’Arcivescovo di Padova si è recato in Russia e in Ucraina invitato dal Vescovo Savva e dal Vescovo ucraino Jonafan, già vescovo di Sumy.

Così scriveva la “Difesa del Popolo”, settimanale diocesano, nell’agosto 1999 alla vigilia del viaggio:

“L’auspicio di questo viaggio è che la nostra Diocesi possa avviare nuove e fraterne relazioni con la Chiesa ortodossa di Russia e di Ucraina, nel corso di quell’evento di grazia che sarà il grande Giubileo del Duemila, tra le cui principali finalità sta proprio il cammino delle Chiese verso l’unità visibile”.

Dal 16 al 21 ottobre 2000 in occasione della festa di San Luca la Diocesi di Padova ha vissuto un’importante momento di unità tra rappresentanti delle Chiese cattolica, ortodossa e anglicana con il Congresso “San Luca Evangelista – Testimone per il 2000 della fede che unisce”. Il Vescovo Savva con tanta gioia ha partecipato con una delegazione.

Grazie all’Associazione Murialdo abbiamo continuato con più slancio questo cammino, iniziato nel 1991. Sono stati anni di intensi rapporti portati avanti da Alice, Nino, Valeriano, insieme a tanti del Murialdo e dell’Opera, anni di tanto lavoro e tanta gioia. A Mosca, anche i due focolari hanno sempre continuato a cercare occasioni di rapporto per far crescere ed alimentare questo legame.

A questi anni, ne sono seguiti altri di difficoltà e di grandi prove.

Nel 2000, la casa di accoglienza a Mosca, chiamata “Murialdo 2”, per ragazzi in difficoltà, venne chiusa.

Per questi motivi, i rapporti con Mosca si erano progressivamente allentati. Sono stati momenti dolorosi, ma non abbiamo mai avuto un attimo di dubbio nel continuare l’amicizia con il Vescovo Savva.

Sono passati così circa cinque anni di silenzio, interrotti solo da qualche telefonata per far giungere i nostri auguri di Pasqua e di Natale al Vescovo.

Nell’estate del 2008, il Vescovo Savva ci invita con tanto calore a Mosca e i rapporti riprendono. In occasione di questo viaggio gli assicuriamo che è sempre nei nostri cuori, che la nostra amicizia continuerà e si rafforzerà.

 

Avere a cuore, vivere e pregare per i passi – a volte anche faticosi – della Chiesa nel cammino dell’unità è una grazia particolare.

 

 

Sono questi i frutti di un rapporto che negli anni è andato approfondendosi nella condivisione di gioie e dolori, nel vivere l’uno per le difficoltà dell’altro in una comunione della vita che ci ha fatto superare insieme tante difficoltà: ci ha fatto comprendere e amare la sacralità delle reciproche tradizioni, in un incontro che va al di là della propria confessione e ci fa crescere nella nostra fede e nella scelta quotidiana di Dio.

Con stupore e gratitudine a Dio abbiamo compreso che questi rapporti di fraternità sono piccoli semi di resurrezione e possono, anche per vie a noi sconosciute, contribuire a rendere più unita e a ridare un’anima all’Europa.

Ci sono risuonate in maniera nuova le parole di Chiara Lubich a Ginevra nel 2002:

“Il tempo presente domanda a ciascuno di noi amore, unità, comunione, solidarietà. E chiama anche le Chiese a ricomporre l’unità lacerata da secoli. È questa la riforma che il Cielo ci chiede, è il primo necessario passo verso la fraternità universale con tutti gli altri uomini e donne del mondo”.




Gemellaggi ecumenici giovanili

Riportiamo qui l’intervista effettuata a don Giorgio Paolini della Diocesi di Pesaro sull’esperienza che da anni stanno facendo con i gemellaggi e meeting ecumenici giovanili.

L’intervista è apparsa sulla rivista Gen’s 1/2016 ed è stata curata da Maria do Sameiro Freitas

In occasione del Giubileo del 2000 tra alcuni sacerdoti della diocesi di Pesaro è nato il progetto di “Gemellaggi ecumenici tra parrocchie europee”. L’obiettivo era di attuare un rapporto di conoscenza, fraternità e collaborazione stabile con parrocchie non cattoliche, in modo da fondare l’impegno della Nuova Evangelizzazione sulla testimonianza dell’unità tra cristiani, in armonia con la preghiera di Gesù: «Che tutti siano uno, affinché il mondo creda». Abbiamo rivolto alcune domande a don Giorgio Paolini, sacerdote cattolico di Pesaro, e padre Niku Chiosa, sacerdote ortodosso di Resita (Romania), primi protagonisti di questa storia ecumenica che sta avendo un grande risvolto, con notevoli frutti.

Don Giorgio, come è nata questa esperienza?

Il vescovo mi aveva incaricato di lavorare nella Consulta diocesana per l’ecumenismo e il dialogo. Quando, ormai 15 anni fa, un mio amico sacerdote della vicina diocesi di Fano mi aveva proposto di stendere un progetto interdiocesano per promuovere gemellaggi ecumenici tra parrocchie europee, gli avevo detto di no. È stato un video di Chiara Lubich del ’96 a Londra, che delineava le prospettive di un “ecumeni- smo del popolo e della vita”, a farmi riflettere sulle potenzialità di una simile iniziativa. Ho ripreso allora i contatti con l’amico di Fano e mi sono lanciato con lui e altri amici sacerdoti nell’esperienza dei gemellaggi ecumenici.

La prima parrocchia con cui vi siete messi in contat- to è stata quella ortodossa di Padre Niku in Romania, vero?

L’allora segreta- rio del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE), don Aldo Giordano, ci ha aiutato a fare il primo passo, mettendoci in contatto con padre Dorel, sacerdote ortodosso della chiesa “cattedrale” di Resita, già collegato con un parroco cattolico di quella città, don Jozsef Pal. Lì ho incontrato Niku, allora cantore in quella chiesa, che, dopo aver trascorso qualche mese da noi in Italia, ha deciso di proseguire gli studi verso il sacerdozio. Con la benedizione del vescovo ortodosso del posto, in quella prima visita si è subito acceso un piccolo “fuoco” di fraternità, che ben presto ne ha accesi vari altri in Romania. Quel focherello si è successivamente di uso in altre parrocchie europee, sia anglicane, sia luterane, no a coinvolgere i vescovi delle rispettive diocesi.

Una delle collaborazioni, che si sono progressivamente sviluppate, è quella tra giovani della diocesi di Pesaro e giovani della Romania, sia cattolici che ortodossi. Abbiamo anche avviato alcune esperienze di camposcuola insieme, con la condivisione della Parola di Vita e della spiritualità dell’unità. Dopo i primi approcci un po’ titubanti, si sono creati rapporti di fraternità più continuativi e stabili confluiti in due mo- menti forti: il campo di Nata- le che facciamo in Romania e quello estivo che svolgiamo in Italia.

è stato il Meeting Ecumenico Giovanile. Come è iniziato?

È nato dall’amicizia con il responsabile del centro Giovanni Paolo II che ha sede a Montorso in Loreto, il quale ci ha proposto di fare un campo ecumenico con tutti i giovani contattati attraverso i gemellaggi ecumenici e non, per scambiarci le ricchezze delle rispettive Chiese di provenienza. Ora questa iniziativa è portata avanti autonomamente dall’équipe del suddetto centro giovanile Giovanni Paolo II.

Nel 2015 ha avuto luogo la VII edizione con la partecipa- zione di oltre 200 giovani ortodossi e greco-cattolici dalla Romania, luterani dalla Dani- marca e dalla Svezia, anglica- ni dall’Inghilterra e cattolici dall’Italia, in un’esperienza di fraternità tesa a trasformare i giovani in costruttori di unità evangelica nei loro ambienti.

C’è anche un e etto moltiplicatore di questa iniziativa. Ce lo vuole spiegare?

Sì, nasce anche un terzo cerchio, se così possiamo chiamarlo: la promo- zione della cultura del dialogo nel proprio territorio, sia in Romania che a Pesaro o nelle altre diocesi.

Ad esempio, in occasione del- la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2015, la parrocchia di Borgo Santa Maria ha ospitato una ventina di ragazzi rumeni della parrocchia con cui sono gemellati. Assieme ai giovani italiani del Meeting ecumenico, questi giovani ortodossi hanno in- contrato gli studenti di quattro licei della provincia di Pesaro e Urbino. In un mondo oppresso dalle guerre, dalle divisioni e dal terrorismo, questi ragazzi hanno voluto proporre e donare un messaggio di speranza e di gioia e testimoniare una nuova cultura: quella della relazione e dell’incontro che fa comprendere che nella diversità dell’altro si può scoprire una ricchezza che unisce e non divide. Dopo aver ascoltato le testimonianze dei giovani del Meeting ecumenico, gli studenti si sono divisi in gruppetti per approfondire la conoscenza reciproca ed è stato bello vedere come, nonostante la di coltà della lingua, i ragazzi si siano prodigati per riuscire a comunicare nel miglior modo possibile.

Padre Niku, lei è stato presente a questo incontro. Ci vuole dire una sua impressione?

Confermo che questi giorni di fraternità nel Signore, fatti di attenzione alla Parola, di preghiera rispettosa delle varie Chiese, di scambio di testimonianze di fede, di corresponsabilità fraterna nella conduzione delle varie attività programmate, aiutano i nostri giovani non solo a riscoprire e accrescere la loro fede, ma anche a farsi portatori dello “spirito di Lo- reto”, che è “spiritualità della Casa di Nazareth”, per favorire l’unità e la fraternità nei loro ambienti.

Mi auguro che il desiderio espresso in uno dei nostri incontri da un giovane anglicano – «Se stiamo così bene insieme, perché non siamo uniti?» – diventi per tutti uno stimolo a impegnarsi ancora di più per accelerare i tempi dell’unità tra i cristiani, in vi- sta di un mondo più unito.

E come vanno le cose a Resita?

A Resita, la Spiritualità dell’unità vissuta ha suscitato, molti anni fa, una “tradizione locale”: andare ogni sera dell’Ottava ecumenica di preghiera per l’unità dei cristiani in un’altra chiesa della città, sacerdoti e lai- ci di varie Chiese cristiane: ortodossi, romano-cattolici, greco-cattolici, luterani, riformati, per pregare e canta- re insieme e per arricchirsi a vicenda l’uno delle bellezze dell’altro. Lungo gli anni, il numero dei partecipanti a queste serate di preghiera è aumentato sempre di più.

Don Giorgio, dopo il momento iniziale di entusiasmo, si riesce ad andare avanti con la stessa dinamicità?

Dopo le intense esperienze di fraternità vissute nei campi viene naturale alimentare anche durante l’anno i rapporti tra noi, sia a livello personale che in piccoli gruppi. Il tutto culmina con il Meeting a Loreto che è frutto di questo cammino di fraternità, ma cur anche altri appuntamenti. Le di coltà evidentemente non mancano, sappiamo che il cammino ecumenico è in salita, e quando i problemi si a acciano amiamo pensarli come “segnali” che siamo nella via giusta. Ultimamente si sta aprendo ancora un altro capi- tolo: stanno nascendo significative collaborazioni anche con i nostri amici musulmani, per incrementare lo spirito del- la fraternità universale.

E lei, Padre Niku, cosa ne pensa?

Mi dà gioia particolare raccontare questa esperienza, perché sento che in tutti arde lo stesso fuoco per l’unità. Allora mi auguro che la fiamma accesa tra noi, per il contributo di tutti, possa diventare un incendio.

a cura di Maria do Sameiro Freitas




Esercizi spirituali per Consacrate – Loppiano

Loppiano – Esercizi spirituali per Consacrate

22 agosto 2016 – 28 agosto 2016

Nell’Anno della Misericordia, le Consacrate che aderiscono al Movimento dei Focolari indicono una settimana di esercizi spirituali nella cittadella di Loppiano, al Centro di spiritualità “Casa Emmaus”.

«Le Consacrate avranno anche la possibilità di approfondire il proprio carisma alla luce della spiritualità dell’unità – dichiara la responsabile, suor Antonia Moioli – e in questo contesto potranno vivere la reciprocità dei carismi, crescendo dell’essere costruttrici di ponti verso tutti coloro che incontrano».

Invito Raduno Consacrate Loppiano agosto 2016




Gen Verde – Io credo nel noi

 

Il primo video clip del nuovo album “On the Other Side” del gruppo musicale Gen Verde.




Basma e gli amici cristiani

Esperienza apparsa sul sito www.focolare.org:

(foto Rosario De Rosa)

Basma e gli amici cristiani




Dopo la crisi, l’amore quello vero

Esperienza apparsa sul sito www.focolare.org:

Dopo la crisi, l’amore quello vero




Testimoni dell’essenziale

A Genova, in direzione di Via del Campo, appoggiati all’ingresso della chiesa di S. Siro, quando il via vai di mezzogiorno è intenso, due uomini di un’età indefinibile, ma certamente ancora giovani, discutono animatamente tra loro……
Sono cingalesi, ma fanno parte del numeroso popolo degli inesistenti, di quelli cioè che non abitano da nessuna parte, anche se vivono a Genova. clochard1Di quelli che d’inverno dormono nei portoni di antichi palazzi, su un materasso fatto di scatole di cartone, spesso coperti da altri scatoloni o, accucciati in un sacco a pelo lercio e maleodorante. Mentre d’estate invece dormono sulle barche nei porticcioli, sulla spiaggia, a ridosso degli stabilimenti balneari. I due sono talmente sporchi che avvicinarsi richiede un notevole coraggio, ma mi incuriosiscono e resisto al fetore.
Sono senza documenti, non svolgono alcun lavoro, ma, mi spiega uno dei due, sopravvivono con dei piccoli furtarelli. Non faccio fatica a crederci e presto mi convinco che, così malridotti, di furti veri e propri non sarebbero in grado a compierne pur mettendoci tutta la buona volontà. Avevano viaggiato da clandestini, nelle stive di una nave portacontainer, battente bandiera indiana. Da quando erano arrivati a Genova, mangiavano quando capitava, non si lavavano quasi mai e tanto meno si cambiavano d’abito. I pantaloni sono lucidi per lo sporco, li ho dovuti guadare attentamente, perché sembravano di tela cerata e invece era solo lo strato di lercio che luccicava sulle gambe, fino alle ginocchia.
Gli indico un centro di ascolto, dove possono rifocillarsi, pulirsi e avere coperte e abiti. Ma non riesco a convincerli. «Siamo clandestini», mi dicono e la paura di essere cacciati è invincibile. Li rassicuro più volte che non sarebbe successo nulla, che si potevano fidare, ma è tutto tempo sprecato. Quando li avevo incrociati, stavano litigando e, appena avevo fatto per allontanarmi, avevano ripreso a brontolare. Così sono tornato sui miei passi e chiedo, con una certa sfacciataggine, il motivo del litigio.
Quello apparentemente più anziano, cercando forse un alleato, mi spiega di avercela con il compagno perché una signora, vedendoli così mal ridotti, si era impietosita e gli aveva regalato due litri di latte e due scatole di biscotti. Il fatto che lo aveva irritato è stato che secondo lui il suo amico non avrebbe dovuto accettare tutta quella quantità di cibo, per loro due bastavano un litro di latte e un pacco di biscotti.
«Ma è un regalo”, dico cercando di riportare la pace, “e in fondo un litro di latte e un pacco di biscotti non sono poi una così grande quantità di cibo». “E invece no” mi ha spiegato l’anziano. «A noi basta una razione e questo latte e questi biscotti potevano essere dati a qualcun altro che ha fame come noi». Ammirato per il suo altruismo, resto un istante in silenzio. Poi, mi viene un’idea. «Perché, dico, non date semplicemente quello che vi avanza a un altro che ha fame». Mi guardano compiaciuti e subito l’anziano porta un litro di latte e un pacco di biscotti a un altro clochard che poco più in là chiede l’elemosina.
“Abbiamo molto da ricevere dai poveri, che sono testimoni dell’essenziale”. Ha detto papa Francesco recentemente. Il numero crescente di persone emarginate e che vivono in grande precarietà ci interpella e domanda uno slancio di solidarietà per dare loro il sostegno materiale e spirituale di cui hanno bisogno…. E nello stesso tempo noi abbiamo molto da ricevere dai poveri che accostiamo e aiutiamo. Alle prese con le loro difficoltà sono spesso testimoni dell’essenziale, dei valori familiari; sono capaci di condividere con chi è più povero di loro e ne sanno gioire”.
Silvano Gianti
http://focolareliguria.altervista.org/testimoni-dell-essenziale/#sthash.SRmMhbKT.dpuf




AIPEC, per un’economia “per”

Articolo apparso sul sito focolare.org:

http://www.focolare.org/news/2016/05/20/aipec-per-uneconomia-per/

Logo Aipec




Mariapoli a Bobbio (Piacenza)

Dal 2 al 4 giugno, per il secondo anno consecutivo, si svolgerà la Mariapoli a Bobbio, in provincia di Piacenza.




Settimana Mondo Unito 2017




Settimana Ecumenica 2017

“Saluto i partecipanti alla settimana ecumenica promossa dal Movimento dei Focolari e li esorto a proseguire il comune cammino dell’unità, del dialogo e dell’amicizia tra le religioni e i popoli”. Con queste parole Papa Francesco, al termine dell’udienza generale del mercoledì 8 maggio, ha salutato i membri del movimento fondato da Chiara Lubich impegnati nella Settimana Ecumenica conclusasi il 13 maggio a Castel Gandolfo

Dal 8 al 13 maggio 2017 a Castelgandolfo, incontro per cristiani di tutte le Chiese in occasione dei 500 anni della Riforma Luterana

Settimana Ecumenica Focolari_Comunicato Stampa




Chiara e la famiglia

Dal 10 al 12 marzo 2017 a Loppiano converranno 700 partecipanti, si svolgeranno eventi in contemporanea in tutto il mondo, in occasione dell’anniversario di Chiara Lubich.




Associazioni in Toscana

Percorso di conoscenza delle Associazioni in Toscana

Associazioni in Toscana




S.E. Mons. Stefano Russo

Ingresso nella Diocesi di Fabriano – Materica del nuovo Vescovo S.E. Mons. Stefano Russo

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