Un gesto di giustizia

Foto da Pixabay
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Ieri sera, arrivata a casa e mentre stavo per aprire il cancello, ho visto venire verso di me un ragazzo che era fermo con il motorino e che mi ha fatto cenno di volermi parlare. Io, ricordando che in quella medesima situazione avevo subito uno scippo e un altro era stato tentato ed era fallito solo perché avevo la sicura alle portiere, ho fatto segno di no.

Il ragazzo non ha insistito ma è rimasto a vagare nelle vicinanze del mio cortile. Intanto il cancello automatico si è aperto e io sono entrata. Mentre posteggiavo mi è tornata in mente la Parola di Vita che è anche la frase della settimana per l’unità dei cristiani. E ho ricordato anche quanto avevo vissuto poco prima alla chiesa Battista, dove si erano raccontate tante esperienze di ingiustizia poi deposte, con una pietra come segno visibile, ai piedi del Crocifisso.

La tentazione era di rientrare in casa senza preoccuparmi più di quel giovane. Ma anche se ero consapevole di aver agito con prudenza ora che il cancello si era chiuso non avevo giustificazione di sorta. Perciò sono tornata indietro e attraverso le grate del cancello ho richiamato il ragazzo. Solo allora mi sono accorta che era un ragazzo che doveva consegnare la cena a qualcuno.

Lui era straniero non sapeva dove si trovava e non riusciva a capire cosa gli diceva il cliente al quale nel frattempo aveva telefonato. Perciò mi ha passato la telefonata, ho parlato io con quel signore e in tal modo gli ho potuto spiegare dove andare. E finalmente ha capito. E oltre ai suoi ringraziamenti mi ha dato gioia l’aver potuto vivere la Parola e aver compiuto un gesto di giustizia tanto più verso uno di questi lavoratori che sappiamo bene come spesso sono sfruttati.

Nella Olivieri

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