I bambini di Gaza in Italia: rinasce la speranza

Foto per gentile concessione dell'Ufficio Stampa del Bambino Gesù
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Sono 88 le persone, bambini e adulti, giunte nel Belpaese per ricevere cure mediche essenziali

A cura di Aurelio Molè

Nell’immane tragedia della guerra nella striscia di Gaza si accende un piccolo lume di speranza e, come dice il proverbio: “È meglio accendere un fiammifero che imprecare contro il buio”. 88 persone, tra bambini e adulti, sono riusciti ad arrivare in Italia. Il primo gruppo è arrivato il 29 gennaio, il secondo il 5 febbraio. I bambini palestinesi di Gaza, feriti e bisognosi di cure, sono stati trasferiti negli ospedali Bambino Gesù di Roma, Gaslini di Genova, Meyer di Firenze, Rizzoli di Bologna, al Pediatrico Buzzi e all’Ortopedico Pini di Milano. Si è trattata di un’operazione complessa e difficile, l’Italia è l’unico Paese ad averla messa in atto, grazie all’intuizione e all’iniziativa di padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, che da 35 anni vive tra Gerusalemme e Betlemme. Di fronte ad un caffè nella sede della Custodia di Terra Santa a Roma ci racconta com’è andata.

Com’è la situazione dei bambini a Gaza?

Ogni giorno leggiamo notizie e siamo inondati di immagini della guerra a Gaza. Sono notizie e immagini devastanti. Direttamente dai bambini ho ascoltato i loro racconti sulle conseguenze della guerra. Tutti stanno male e soffrono a Gaza, ma i bambini sono le prime vittime innocenti. Manca tutto e dopo quattro mesi sta mancando anche la speranza. I bambini subiscono anche l’impossibilità di essere curati. Sono tanti i bambini ammalati e feriti e sono troppi i bambini che hanno perso la vita.

Come nasce l’iniziativa e come è stato possibile portare dei bambini di Gaza in Italia?

Sono stato ricevuto in udienza privata da Papa Francesco il 23 novembre scorso e informai Sua Santità della situazione in Terra Santa, ricevendo da lui parole di sostegno e di incoraggiamento. Subito dopo andai a salutare i miei amici medici dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù e vedendo la cura e l’affetto con cui seguivano i piccoli pazienti pensai di chiedere la possibilità di fare curare in Italia i bambini della Terra Santa. Scrissi al presidente Tiziano Onesti e la sua risposta fu accogliente e positiva. È stata poi una gara di solidarietà a cui ha partecipato l’Italia intera con il coinvolgimento importante del Governo Italiano e di tante altre istituzioni.

Come è riuscito a mettere d’accordo i vari interlocutori sulla bontà dell’operazione umanitaria?

Abbiamo parlato con tutti, israeliani, palestinesi, egiziani, italiani. I bambini erano al centro e la loro salvezza era l’obiettivo. In alcuni momenti ho temuto che non si potesse realizzare questo miracolo, in altri si raggiungevano gli accordi fra tutte le parti, ma si ponevano dei limiti e bisognava rivedere le liste. A volte i nomi di alcuni bambini presenti nelle liste venivano sostituiti da altri perché nel frattempo erano deceduti o non avevano un accompagnatore perché diventati orfani. Una tragedia nella tragedia.

Da sinistra: Tiziano Onesti, presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù; Issa Kassissieh ambasciatore di Palestina presso la Santa Sede; Padre Ibrahim Faltas, Vicario della Custodia di Terra Santa.

Quali sono le loro storie dei bambini portati in Italia?

Sono storie terribili, tristi e impensabili. I bambini mi hanno raccontato le loro sofferenze, la mancanza di beni essenziali, il distacco dall’affetto dei propri cari per fuggire dalla guerra e arrivare in Egitto per essere poi portati in Italia. Nonostante tanto dolore, sono contenti di essere in Italia. Si sentono al sicuro, curati, amati, protetti. Chiedono solo di poter riabbracciare presto i loro familiari. Ho fatto loro questa promessa: spero che Dio mi conceda la possibilità di aiutarli nel realizzare questo desiderio.

Come sono arrivati in Italia e dove sono stati portati in Italia?

Undici bambini con tredici accompagnatori sono arrivati a Roma il 29 gennaio con un ponte aereo dell’Aeronautica militare italiana e sono stati poi portati al Bambino Gesù a Roma, al Meyer di Firenze e al Gaslini di Genova. Altri diciotto bambini accompagnati e altri adulti erano a bordo della nave ospedale Vulcano che è arrivata il 5 febbraio nel porto di La Spezia. I bambini hanno poi raggiunto gli ospedali pediatrici citati e il Rizzoli di Bologna. La macchina degli aiuti è complessa, ma l’Italia è sempre in prima linea per affrontare le emergenze con competenza e con disponibilità.

Che cosa si può fare per loro?

Bisogna pregare Gesù Bambino che guarisca le ferite visibili e invisibili di questi bambini. Rimarranno in Italia fino a quando le condizioni del loro ritorno a Gaza lo consentiranno. Dopo le cure saranno accolti dalle comunità di Sant’Egidio e da altre istituzioni. Penso che avranno bisogno di tante cose, ma soprattutto avranno bisogno dell’affetto degli italiani. Sono sicuro che non mancherà perché conosco il cuore dell’Italia.

Ci sono altre città in Italia pronte ad accogliere i bambini di Gaza?

Ho ricevuto richieste di accoglienza dei bambini della Terra Santa da ogni parte d’Italia. Regioni, Ospedali, Istituzioni mi hanno chiesto di curare e di accogliere. É una gara di solidarietà che mi commuove. Non avevo dubbi che sarebbe successo. Ritorna la speranza. Che Dio benedica il popolo italiano!

Vedi anche l’esperienza di accoglienza di una famiglia afgana a Roma: https://www.focolaritalia.it/2024/02/27/si-puo-fare-di-piu/

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1 commento

  1. Grazie per questo articolo. E’ realmente un seme di speranza. Non solo per i piccoli bisognosi di cure, ma anche per quanti assistono alle violenze di questa guerra e si chiedono dove è finita la sensibilità, l’umanità, la capacità di essere solidali, unici aspetti che ci rendono veramente umani!

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