L’amicizia tra un giovane militante delle BR e un religioso

Padre Tonino Camelo e Valter Di Cera oggi
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Valter Di Cera e padre Tonino Camelo si sono conosciuti in un convento degli Oblati di Maria Immacolata

Trovare la propria strada nella vita, a volte, sembra frutto di coincidenze. Una serie di fatti che portano in una direzione piuttosto che un’altra. Tonino Camelo è un contabile per una ditta edile. Paga gli operai, segue i registri contabili, ha un ruolo e uno stipendio, ma, fondamentalmente, anche se ha un lavoro, un’auto propria, la sua indipendenza, è triste. Manifesta una spiccata sensibilità verso gli altri e siccome alcuni operai lavoravano fino alle 10 di sera provvedeva lui stesso, contro il parere del datore di lavoro, a consegnare l’assegno dello stipendio direttamente a casa delle famiglie dei lavoratori perché erano impossibilitati a farlo e avevano subito bisogno del salario. Per Tonino è occasione di ascoltare le loro storie, i loro problemi, le difficoltà ad arrivare a fine mese.

In ufficio, un giorno, arriva una rivista di una famiglia religiosa e il datore di lavoro gli chiede, tanto per lavarsi la coscienza, di mandare un’offerta di 500 lire. Tonino prima di spedire dei soldi, la apre e la legge. È colpito dalla storia di una suora missionaria che opera con i lebbrosi, e dalla vicenda di una ragazza che scopre Dio come Amore, mentre per lui Dio era sempre stato solo un giudice severo da temere. «Come vorrei incontrarlo – è il suo desiderio – un Dio così». Da allora si appassiona del Vangelo, lo legge, a casa, al ritorno del lavoro e lo dice ai colleghi: «Dobbiamo amare i poveri, gli ultimi». Gli danno del matto. Siamo agli inizi degli anni Settanta in Molise a Santa Croce di Magliano in provincia di Campobasso e la realtà sociale è molto ideologizzata. Gli operai sono quasi tutti comunisti. Un giorno Tonino gli lancia una provocazione». «O mi portate delle strisce di lenzuola vecchie o non vi pago lo stipendio». Tutti accettano: servono per i lebbrosi della suora missionaria.

In parrocchia il viceparroco lancia un gruppo missionario e Tonino comincia a girare il territorio per una esperienza di evangelizzazione e comunione con tante persone. Tra gli incontri fortuiti nota un missionario degli Oblati di Maria Immacolata, una famiglia religiosa fondata da Sant’Eugenio de Mazenod nel 1816. L’impressione che ne riceve è forte quanto inattesa e sorprendente. Tonino lo osserva e vede se stesso con quella divisa. Lascia tutto: casa, affetti, lavoro e la macchina e parte per Roma. Trascorre un anno da osservatore, un periodo di discernimento per capire la propria strada, ma l’esperienza con gli Oblati di Maria gli piace. C’è un clima di comunione, di amore reciproco, di vita vissuta per il Vangelo e per gli altri e allora non sapeva dell’influenza del carisma dell’unità di Chiara Lubich anche nel mondo dei religiosi. Si ferma ed entra in noviziato a Vermicino (RM), studia Filosofia e Teologia alla Lateranense e nel 1979 diventa sacerdote.

Valter Di Cera, il primo a sinistra, con la Squadra Acchiappi dei Carabinieri

Dopo alcuni anni, come missionario è spesso in viaggio per l’Italia, torna a Vermicino come formatore e nell’estate del 1984 incontra un giovane solare, sorridente. Non sa chi sia, ma sa che, solo per una quindicina di giorni si fermerà nello studentato degli Oblati di Maria a Vermicino. Lo scoprirà qualche tempo dopo. Si tratta di Valter Di Cera, un giovane militante delle Brigate Rosse che ora collabora con i Carabinieri. Li accumuna il fatto che anche lui, da parte di padre, ha origini molisane. «In convento – racconta padre Tonino – mi dicono di stare attento, di essere prudente, ma penso che l’unica cosa da fare è avere l’impronta di Cristo in ogni cosa. Valter mi pone tante domande sul Vangelo e rispondo solo citando la Parola di Dio. É interessato alla mia scelta, alle ragioni per cui avevo lasciato ogni cosa, ma anche per me la vocazione era stato solo un dono che avevo ricevuto».

A volte c’era tensione. Valter ha paura di essere scoperto dalle Brigate Rosse e la notte fatica a dormire. Da una terrazza controlla, come una sentinella, e osserva il territorio. Di giorno, ogni tanto vengono a prenderlo i Carabinieri perché è uno studente universitario e lo conducono a Roma per sostenere gli esami oppure con la Squadra Acchiappi con cui collabora in importanti attività antiterrorismo.

Valter si doveva fermare in convento per due settimane, restò per più di due anni. «Lo attira – racconta padre Tonino – la preghiera potente, in comune, perché nel Vangelo è scritto: “In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. Non erano solo parole. Lo viviamo e lo sperimentiamo. Valter avverte un effetto di protezione in tutte le sue attività con i Carabinieri».

Valter Di Cera, oggi volontario della Pacao, con Papa Francesco

Naturalmente c’era paura, perché Valter è ricercato dalle BR, «ma – spiega padre Tonino – ci affidiamo a Dio perché Lui ci custodisse. Quando Valter esce in missione con la Squadra Acchiappi dei Carabinieri preghiamo per lui e al ritorno era importante per lui condividere, non le informazioni, ma l’esperienza che faceva».

Dopo due anni, Valter è stato scagionato, la famiglia gli ha comprato un appartamento e lui girava tra varie case messe a disposizione dei Focolari, «e il rapporto con lui, negli anni – racconta padre Tonino – non è mai venuto meno. È rimasta un’amicizia spirituale forte, vera, che si nutriva della Parola. Ho cambiato tante case degli Oblati di Maria e Valter sempre è venuto a trovarmi per parlare, confrontarsi, trovare pace. In fondo era un ragazzo buono che era stato attratto dall’ideologia, ma ha capito che nel disegno di Dio su di lui era compreso tutto il suo lavoro fatto per pacificare il Paese».

Seguendo Dio, cercando e trovando la propria strada, Dio ha messo Tonino sui passi di Valter. Un incontro non nato dal caso, ma dall’infinita misericordia di Dio fatta di uomini di Dio.

Aurelio Molè

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