Focolari e Brigate Rosse

Valter Di Cera (il primo a sinistra) con Graziella De Luca (ultima a destra) negli anni '80
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La storia di un giovane militante delle BR, Valter Di Cera, s’incrocia con Graziella De Luca, una delle prime focolarine

Valter Di Cera, classe 1958, proviene da una solida formazione cattolica, il padre è impegnato con le Acli, la madre in parrocchia.  Trascorre la sua adolescenza impegnandosi con Comunione e liberazione per dare una mano ai baraccati del quartiere Alessandrino di Roma finché è attratto dall’ideologia delle Brigate Rosse. Ne fa parte per circa due anni, dalla fine del liceo, nel 1978, fino al 1980. Valter è un ragazzo serio, studioso, alla ricerca di un ideale per affrontare la vita ed entra nella lotta armata «più per una specie – racconta – di curiosità antropologica che non per una convinzione ideologica». In meno di due anni di militanza conosce centinaia di brigatisti romani, i contatti, le reti, parte della struttura clandestina delle BR. Il suo stesso acume intellettuale lo porta sulla via della consapevolezza e a capire il suo grande errore di adesione ad una ideologia depersonalizzante e distruttiva. «Ho visto uomini e donne – scrive nel libro L’infiltrato di Dio per i tipi della Tau editrice – dagli occhi vuoti perché avevano premuto quel grilletto per uccidere freddamente e vigliaccamente un uomo indifeso. Avvertivo la sensazione di essere in un ambiente inumano, fetido e questa sozzura provocava in me un grande disgusto».

Il 24 settembre 1979, è il giorno della svolta. Si trova in via Metronia 24 a Roma con Prospero Gallinari, uno dei capi delle BR che aveva partecipato alla strage di via Fani e al sequestro Moro e, anche se di primo pomeriggio, l’operazione da compiere era semplice: sostituire una targa di una macchina parcheggiata per destinarla al parco auto delle Brigate Rosse. Transita, però, una volante della Polizia. Gallinari, accovacciato tra due macchine nell’atto di sostituzione della targa, ordina più volte a Di Cera: «Abbattili!». Un istantaneo, chiaro, deciso moto di coscienza illumina Valter. In quei poliziotti, distanti soli cinque metri, vede il volto di padri di famiglia e decide di non sparare, di non uccidere. Si getta a terra, svicola tra le macchine e si allontana. Gallinari spara, i poliziotti rispondono al fuoco: lo feriscono e lo catturano. Nelle sue tasche trovano un piano dettagliato per una evasione di massa dei brigatisti rossi dal super carcere dell’Asinara: sarebbe stata una strage.

Valter si allontana e avverte come se Dio lo avesse illuminato. Di colpo, la tristezza di quegli anni si dissolve e una gioia interiore, mai provata prima, lo inonda. Non è facile, però, allontanarsi dalla clandestinità con le BR, tanto più ora che temono sia un infiltrato. Chiede di lasciare le BR, ma gli offrono la clandestinità in Francia, come tanti avevano già fatto, cambiando i connotati, con soldi e documenti falsi. Rifiuta e parte l’ordine alle BR di non avere rapporti con lui. La sua vita è a rischio.

Un fatto provvidenziale lo salva. Parte per il servizio militare nella Divisione Folgore, sul confine estremo del Friuli. È lontano da ogni pericolo, finché da Roma arrivano i Carabinieri guidati dal capitano Di Petrillo della Sezione Speciale Anticrimine. Il suo arresto coincide con la sua scelta di collaborare con lo Stato. «Intendo dare – dice al sorpreso capitano Di Petrillo – il mio massimo contributo possibile per pacificare il Paese e distruggere le Brigate Rosse».

Valter Di Cera

Da ora in poi comincia un’altra storia e fino al 2014, in varie forme, collaborerà con lo Stato, diventando un elemento centrale dell’antiterrorismo. Dal 1980 Valter entra nella cosiddetta Squadra Acchiappi dei Carabinieri contribuendo ad arrestare centinaia di terroristi. E nel 1984 per circa tre anni si nasconde, agli arresti domiciliari, dentro un convento degli Oblati di Maria di Frascati dove tra gli altri è seguito da padre Tonino Camelo e da padre Fabio Ciardi che lo mette in contatto con Graziella De Luca, una delle prime focolarine che lo segue condividendo la Parola di Vita del mese, da vivere e mettere in pratica, accompagnandolo nelle preghiere e nell’unità spirituale nella lotta di Valter al terrorismo. In quegli anni Valter è nel mirino delle BR e i Focolari mettono a disposizione varie case dove lui può continuamente spostarsi e nascondersi. «In quel periodo – scrive Valter nel libro L’infiltrato di Dio – ero sempre più attratto dalla Parola di Vita di Chiara Lubich e ogni volta che incontravo Graziella sentivo forte la protezione dell’Unità» anche nella sua attività investigativa. Più volte avverte, girando in osservazione per le vie di Roma cercando di individuare dei terroristi da lui conosciuti, di essere stato ispirato dallo Spirito Santo per dirigersi in una zona piuttosto che un’altra e di aver contribuito ad individuare tanti di loro evitando altri spargimenti di sangue.

Nel corso di una visita ai suoi parenti in via Merulana, camminando a piedi lungo il marciapiedi, si trova faccia a faccia con un noto latitante, Antonino Fosso, autore della rapina ad un furgone postale che, nel 1987, causò la morte di due giovani poliziotti. È un attimo. Fosso fa per estrarre la pistola, Valter attraversa la strada e cerca di coprirsi dai possibili proiettili. Vede sopraggiungere un furgone portavalori che si ferma: scendono dei vigilantes e Fosso desiste. Valter scappa verso la vicina fermata dell’autobus che sopraggiunge in quel momento sfuggendo alla morte perché Fosso lo aveva inseguito.

«Mentre vedevo Fosso scomparire – commenta Valter -, mi si illuminò il cuore. Sentii l’Unità con Graziella. Espressi un grazie profondo per le preghiere che faceva per me. Lo scudo protettivo aveva funzionato».

Non finì li. Valter fornisce alla Squadra Acchiappi, che seguiva da tempo Antonino Fosso,

Padre Tonino Camelo degli Oblati di Maria e Valter Di Cera oggi

tutti i dettagli possibili sui vestiti e su che lato portasse l’arma per poterlo identificare e la mattina dopo è arrestato dal capitano Di Petrillo nei pressi di piazza Navigatori. Dalle carte trovate indosso al terrorista si deduce che vi era un piano per un attentato al segretario nazionale della Dc Ciriaco De Mita che dopo qualche mese sarebbe diventato presidente del Consiglio.

Una storia avventurosa, da film, con una regia invisibile, ma perfetta. Una storia pienamente riscattata con un filo d’oro che ha legato tutti gli avvenimenti e la dimostrazione che «ciò che è in grado di cambiare il cuore di un uomo può cambiare anche il corso della storia».

Sono molti i religiosi e le religiose che hanno seguito Valter Di Cera nel suo cammino, impossibile menzionarli tutti, ma almeno vogliamo ricordare anche padre Angelo Dal Bello, padre Adolfo Bachelet e suor Teresilla Barillà.

Oggi Valter Di Cera è un affermato psicologo, sposato con figli. Ha ripreso la sua frequentazione con Comunione e Liberazione ed è volontario e formatore presso l’Associazione Pacao.

Gabriele Amenta

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9 Commenti

    • La grazia di Dio è più potente di ogni disegno eversivo. Nel suo racconto mi colpisce il fatto che Dio ci ama e ci segue e non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva.
      La foto con i genitori anziani fa vedere che lui non è sereno, non è felice Chies a quanto avrà pregato per lui la sua mamma. È quelle preghiere sono state esaurite. Gloria a Dio!

  1. Grazie, questa storia di riscatto e coraggio ci aiuta a credere nell’Amore e a comprendere quanto forte e potente può essere il frutto dell’Unità tra fratelli.

  2. Sotto la protezione di Graziella “un miracolo quando non fa miracoli”, diceva Foco.. Bellissimo questo filo d oro che lega in unità.Grazie

  3. Grazie! Dio opera sempre. Dobbiamo credere che ognuno dipoi può cambiare la storia attraverso l’unità, la preghiera e la concreta presenza nella quotidianità.

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