Il valore della cura

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“Una società si può dire che è umana nella misura in cui i suoi membri si confermano tra di loro” (Watzlawich,1971).

“L’occhio è una regione di quasi calma situata al centro di un ciclone tropicale. È circondato dall’eyewall, un anello di temporali torreggianti dove avvengono i fenomeni più forti”

Mettiti anche tu con me nell’occhio, lì dove è quiete. Mettiti con me nella tregua che dà vivere un momento alla volta. Attorno ci possono essere agitazioni di ogni sorta e se ci muoviamo da quel punto fermo rischiamo di esserne travolti. Il ritmo delle nostre giornate di lavoro, qualunque sia la nostra qualifica professionale, è spesso incalzante, sfidante. Non entro nei dettagli perché per ognuno è diverso; per me è confortante pensare che dopo il vortice posso trovare un punto fermo: lì dove ci incontriamo.

E’ la relazione che ci salva dall’alienazione.

Così questa mattina quando mi chiedi un attimo di parlare. Ti ascolto ma ho già la mia risposta in testa. Occorre fermarsi. Lo faccio e mi accorgo delle lacrime che vogliono uscire a dispetto dei tuoi tentativi di frenarle: capisco cosa voglia dire mettersi nelle scarpe di un altro. Farò di tutto perché tu possa mantenere il tuo entusiasmo.

Sei una persona discreta e usi spesso un tono di voce più basso del normale, parli quasi scusandoti che devi per forza chiedermi qualcosa. Per sentirti bene devo fermarmi; non meriti una risposta frettolosa. La voce è sottile ma gli occhi sono luminosi.

A volte abbiamo necessità di sentirci al telefono e la prima cosa che mi dici è: “Dottoressa tutto bene, nessuna urgenza”. Sì lo sai che se chiami tu mi preoccupo subito, ma questa tua premura è preziosa. Possiamo confrontarci liberamente, sempre.

Sei arrivata da poco tra noi, il tuo stile è diverso dal mio. Penso di aiutarti con suggerimenti protettivi ma così ti spingo verso l’anello esterno ed inevitabilmente ci scontriamo. Ci rimango male, ma intanto le cose da fare non aspettano. Mi dispiace che sia andata così. Quando non ci penso più ti vedo tornare per un giorno. Un giorno solo ma sufficiente. Quel saluto: grazie per tutto, mi mantiene ancora lì dove tutto è quiete.

Paola Garzi

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