Un artista e la pandemia

In quanto musicista, questo periodo di pandemia risultava particolarmente disastroso per la mia attività artistica. L’annullamento degli spettacoli e l’insicurezza del domani erano diventati l’unico argomento di cui discutere in famiglia. Mia moglie invece, donna di grande fede, si rivelava in questa situazione più forte di me, al punto che più volte mi sono sentito come il suo quinto “figlio”.

Su questa base, anche i nostri discorsi hanno cominciato a prendere un tono più aperto alla speranza; affrontare un futuro pieno di incognite non mi è sembrato più una mostruosità da cui fuggire, ma una reale opportunità. Quando poi mi è stato offerto di occuparmi in un supermercato, più che la novità del tipo di lavoro mi ha colpito subito la diversa qualità dei rapporti.

Ero stato un uomo applaudito, ammirato, ora ero uno qualunque, come gli altri. Che dire? È cresciuta la mia fede, un tempo quasi appendice ad una vita di successo. Anche il rapporto con i figli è cambiato. Insomma la tragedia che ci ha colpiti è diventata occasione per un nuovo inizio

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VIII, n. 1, gennaio-febbraio 2022)