Come fosse l’ultima volta

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Alcuni amici mi avevano parlato di un loro conoscente, sposato e padre di due bambini, al quale un tumore lasciava pochi mesi di vita. Non molto tempo dopo, assieme a quegli amici, venni invitato a cena proprio da questa famiglia.

La prospettiva di incontrare un morituro mi riportò alla mente qualcosa che mi aveva colpito in un libro di spiritualità, e cioè che bisognerebbe amare il prossimo come faremmo se sapessimo di incontrarlo per l’ultima volta nella vita.

Eravamo una decina di invitati, fra i quali c’era appunto una coppia con due bambini. Senz’altro era lui la persona col tumore. Ne fui impressionato: così giovane e destinato a morire! Misi tutta l’attenzione nel servirlo, ascoltarlo, come fosse l’ultima occasione per farlo.

Conclusa la serata, quella famigliola partì; anch’io, congedandomi, ringraziai gli amici di avermi fatto conoscere quel papà che avevo identificato nel malato. E loro: «Ma no, non è lui che ha un tumore, è un altro!». Presi quella come una lezione da parte di Dio per impegnarmi ad amare chiunque come fosse l’ultima volta.

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VI, n.6, novembre-dicembre 2020)

 

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