Non ho scelto il sacerdozio, ho scelto Dio e questo mi basta!

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In questo periodo segnato dall’emergenza Coronavirus, facciamo circolare delle buone pratiche di fraternità che si vivono quotidianamente.

La lettura della chiamata di Abramo (la prima della II domenica di Quaresima): “Vattene dalla tua terra . . . “, mi ha fatto ricordare un canto di tanto tempo fa e le tante esperienze personali vissute. Uno dei primi focolarini,  Giuseppe Zanghì da noi chiamato Peppuccio, nel cuore della trasformazione del seminario e dei nostri ideali giovanili ci aveva “spinti” con forza e convinzione (anche se con scarsi risultati!) a scegliere Dio solo e non il sacerdozio.

La prima volta che ci ho provato a farlo è stato il giorno dell’ordinazione quando ho avuto un pensiero fisso: “E se morissi prima che mi mettano le mani in testa?”. Meglio fare la Volontà di Dio ora … per tutto il giorno. Un secondo momento forte: dopo nove mesi dall’ordinazione mi chiama il vescovo e con ansia aspetto finalmente la destinazione, ma con sorpresa mi sento dire che per me non c’è accoglienza da parte di nessun parroco.

Entro in una cappella, ci rimango un’ora e quando esco torno nella mia stanza e scrivo: “Anche se in tutta la mia vita non dovessi mai più celebrare messa, esercitare nulla nel ministero, battesimi, matrimoni, predicazione … non mi importa nulla. Io non ho scelto il sacerdozio, ho scelto Dio e questo mi basta: Cristo niente e nessuno me lo potrà togliere”. Ancora oggi, davanti ad ogni taglio delusione o chiusura, posso dire con coscienza, che per grazia di Dio non ho più perso quella serenità, quella gioia e quella decisione.

Vivo questi momenti di sospensione legati alle varie circostanze del Coronavirus, consapevole della serietà e gravità della situazione, ma senza paura, cosciente di essere nelle Sue mani. Capisco che posso rischiare di sembrare insensibile e freddo, ma non posso rinnegare il dono di Dio.

Don Dante 

http://www.focolaritalia.it/2020/03/10/contagiamoci-con-le-buone-pratiche-di-fraternita/

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1 commento

  1. Grazie Carissimo Don Dante per la tua testimonianza; veramente va direttamente al mio cuore e mi aiuta a riscegliere Dio come solo ed unico ideale della mia vita. Certo in questo perido le occasioni non mancano essendo, come tanti, costretto all’ esilio in casa. Per cui ogni cosa, anche la più semplice, può essere un “dono” a Dio che io spero posso servire, per la Comunione dei Santi, ad alleviare le sofferenze di chi è costretto a letto, magari da solo e senza il conforto dei propri cari. Un caro saluto ed un abbraccio. Franco

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