Grazie per le sue parole

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Sono un infermiere e mi capita spesso di trovarmi davanti a persone che soffrono, indifese. Provo sempre, tramite un sorriso, una parola di conforto, una battuta, uno scherzo ad amare queste persone, per tirare un po’ su il morale, donare un momento di gioia o almeno di distrazione.

Un giorno arriva in sala emodinamica una signora di circa 50 anni per eseguire un esame al cuore. Aveva un’aria molto preoccupata. L’esito dell’esame purtroppo evidenziava la necessità di un intervento chirurgico. La signora è scoppiata a piangere e, nonostante le rassicurazioni e i consigli del medico, ha deciso di non operarsi, esponendosi così ad un rischio elevatissimo di morte.

Era lì che piangeva ed io ho sentito di doverle dire qualcosa… Le ho chiesto come mai non volesse operarsi e lei, ancora piangendo, mi ha raccontato di come, prima dell’infarto, stesse combattendo con un tumore che l’aveva portata allo stadio terminale, del marito che si trovava anche lui in un letto di ospedale per un enfisema polmonare, e degli 11 figli che erano all’oscuro del tumore. Soprattutto mi ha detto di sentirsi abbandonata da Dio.

Per alcuni secondi sono rimasto senza parole, non sapevo proprio cosa risponderle ma ad un tratto ho pensato che avevo davanti a me Gesù, un Gesù in croce abbandonato da tutti, e le ho detto: “Signora, lei ora è come Gesù sofferente sulla croce, e si trova in un letto d’ospedale ad affrontare la prova più dura della sua vita, lei è amata più di chiunque altro”.

La signora mi ha guardato per un istante e poi mi ha detto: Grazie per le tue parole, sei un angelo. A quel punto le ho sorriso ma sono dovuto scappare via perché ero troppo commosso.

Quando sono tornato, dopo pochi minuti, non l’ho più vista, perché era stata già riportata in reparto, ma ho avvertito nel cuore una gioia enorme perché, anziché limitarmi a dare una pacca sulle spalle come spesso si fa in ospedale di fronte a situazioni simili, avevo cercato di immedesimarmi con il dolore di questa persona e dal cuore erano venute fuori parole che forse per lei erano state davvero di consolazione.

C.P.

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