Ogni generazione è generativa a modo suo

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“L’essere ognuno dell’altro ora maestro, ora discepolo…
Questi e altri simili segni di cuori innamorati l’uno dell’altro
sono l’esca della fiamma che fonde insieme le anime  

e di molte ne fa una sola.”
Agostino

Ogni generazione è generativa a modo suo. Con questo gioco di parole si potrebbero sintetizzare i due giorni di formazione a 360° vissuti da circa 150 giovani del Movimento dei Focolari, provenienti da Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia e Trentino Alto Adige, dal titolo GENeratività
Il weekend, tra le nebbie del Monte Grappa, ha cercato su più piani di affrontare tre temi scelti dai partecipanti: cosa fare di grande, la noità come equilibrio tra identità personale e collettiva, Maria donna del nostro tempo.
Tre sfumature diverse ma ugualmente importanti per capire come poter essere generativi in un tempo che a gran velocità cambia si evolve e ci evolve.
Oltre a momenti di formazione vera e propria, per approfondire e vivere i tre aspetti sono state fondamentali le occasioni di meditazione, condivisione e gioco, che nell’arco del weekend hanno rafforzato il gruppo e calato nella realtà i temi affrontati.

Non solo i contenuti, ma anche il processo di costruzione dei due giorni è stato a suo modo generativo.
Con qualche mese di anticipo, alcuni giovani dei vari territori hanno iniziato a pensare i contenuti del weekend di formazione, insieme ad aiuti esterni e professionisti. Un percorso che tenendo insieme sguardi, strumenti ed esigenze diverse ha portato un arricchimento reciproco prima ancora che venisse definita la struttura dei due giorni.
Le voci di alcuni partecipanti al momento raccontano cos’è stato per loro costruire, un passo alla volta, i due giorni di GENeratività

 

Benedetta racconta le tante voci che hanno animato i due giorni della formazione:
Scelgo di soffermarmi su un punto luminoso che ha animato queste giornate: le voci. Tante e variegate, le voci dei giovani come me che si sono trovati a vivere la Bellezza delle relazioni, dei nuovi incontri; giovani curiosi ed eccitati, pronti a mettersi in gioco e a confrontarsi, pronti a condividere un pezzettino di loro stessi.
Le voci. Quelle “navigate”, quelle di chi ha voluto raccontare la propria Storia per porgere testimonianza di un cammino vissuto, quand’anche fatto di cadute e smarrimento.
Le voci degli altri: coloro che la pensano diversamente da te ma, pur nella differenza d’opinione, sono disposti ad ascoltare; e ad ascoltare con pazienza, perché sanno che il confronto potrà solo arricchirli.
Una voce, infine. La Sua, interiore e personalissima, che mi ha dato coraggio laddove serviva.
In questa dimensione corale ho trovato un mio locus. Ho trovato accoglienza e pienezza come non le avevo mai sperimentate altrove.                  

Chiara ha riscoperto la vocazione come il luogo di gioia più profonda per l’anima:
Cos’è la vocazione, se non il luogo in cui la nostra anima trova la gioia più profonda?
Quella che ci sembra cucita addosso, fatta apposta per noi, lo scopo della nostra vita. Quella che è il nostro specchio: se la guardiamo, nel riflesso vediamo esattamente noi stessi. Questo è stato il congresso: guardarmi allo specchio con occhi nuovi e riconoscermi. Riconoscermi nelle meditazioni, nei momenti più intimi con me stessa, ma anche negli sguardi degli altri, nelle esperienze. Sguardi sorridenti di chi è lì e condivide la tua vocazione: un mondo unito e giusto, che sia uno, ma non solo a parole.
Lo vogliamo, è ciò che ci muove e ci porta avanti, ciò che ci tiene in vita e che ci spinge ad agire per costruirlo. Questo è stato il congresso: riscoprire la propria vocazione e viverla con semplicità e coraggio, ascolto e attenzione: come Maria. E ricordarci che siamo “io” parte di un “noi”, che è grazie all’altro che l’amore si concretizza e che solo insieme possiamo realizzare il nostro obiettivo: che tutti siano uno.

Davide invece racconta il percorso di preparazione dei due giorni:
L’avvincente sfida di “ fare squadra ” a distanza non è stata semplice. I mesi di preparazione infatti sono stati una palestra di pazienza e ascolto profondo, un esercizio importante di comprensione e lettura attenta di quelle sfumature del vissuto dell’altro che non per forza corrispondono con il proprio.
Rileggendo a conclusione i processi del percorso fatto insieme, trovo grande assonanza con un testo tratto dalle Confessioni di S.Agostino, che meglio spiega quanto vissuto insieme.
“I colloqui, le risa in compagnia, lo scambio di cortesie affettuose” […]
“l’essere ognuno dell’altro ora maestro, ora discepolo, la nostalgia impaziente di chi è lontano, le accoglienze festose di chi ritorna. Questi e altri simili segni di cuori innamorati l’uno dell’altro, espressi dalla bocca, dalla lingua, dagli occhi e da mille gesti gradevolissimi, sono l’esca, direi, della fiamma che fonde insieme le anime e di molte ne fa una sola.”

Giovanni torna a casa con una nuova consapevolezza:
Ascoltando Chiara rispetto alle storie dei primi tempi ho avuto l’impressione che si rischia talvolta di alzare l’asticella ad altezze olimpiche.
Quei vissuti straordinari sono una sorta di rampa di lancio nel mio piccolo, forse io non fonderò una cittadella o non aiuterò la vecchietta ad entrare nel rifugio anti bombardamento, sento però che posso provare a vivere come Dio mi chiede oggi nelle mie sfide quotidiane, e che questo può riempirmi ugualmente.
Mi è di sprone la nuova consapevolezza che si può essere perfetti “nell’età di maturazione”, che abbiamo nella misura in cui vivo il rapporto con Lui.

Sofia si è regalata del tempo:
Ho pensato che sarebbero stati due giorni per me, per fermarmi e ritagliarmi lo spazio necessario a coltivare il bisogno di andare al cuore di quelle domande che mi pongo quotidianamente. Il tema della vocazione è stato forse quello che mi ha maggiormente coinvolta, mi sono interrogata su cosa significhi per me essere veramente realizzata.

Maria Stella dà un nuovo valore al ricominciare:
Mi sono sentita riaccolta ed amata dal Boss lassù, anche attraverso gli altri, come se ogni mio sbaglio o mancanza perdesse di valore di fronte al Suo perdono e alla mia volontà di ricominciare a riscoprirlo.

Maria Rita scrive:
Questo congresso è riuscito a tenere in equilibrio alcune “polarità”: contenuti ideali e concretezze vitali, mente e cuore, sentire e volere, corpo e anima, libertà e appartenenza, diverse regioni e unico cuore, programma definito e partecipazione.
Ho vissuto un’esperienza in prima persona che mi ha fatto pensare, ascoltare, donare, rimettere a fuoco ciò che ritengo prioritario.
La fratellanza e l’unità hanno preso sostanza umana, con la gioia mi sono portata via l’impegno rinnovato, quotidiano, per realizzare un sogno.

Stefano condivide le domande che hanno accompagnato il racconto della propria esperienza:
Raccontare la propria vita è una (nuova) attribuzione di senso.
E chi lo attribuisce il senso? Colui che narra?
Non solo. Anche chi ascolta la storia.
Avevate mai pensato a questa cosa?
Io ci avevo pensato, ma non l’avevo realmente capita.
Era una comprensione teorica: un’idea elegante e sovversiva.
Potenziale, fino a quando l’ho sperimentata: raccontando.
Ti chiedi (prima e mentre parli): dico anche questo passaggio dolente?
Turberò qualcuno? Forse lo ometto. Invece dico quest’altro, che secondo me darà coraggio.
Ho capito che occorre imparare ad ascoltare, mentre si parla: se stessi e gli altri.
Mettersi dalla parte dell’ascoltatore. Così finisce che la capisci meglio anche tu, la tua storia. E magari la prossima volta quello che hai omesso per delicatezza sarà l’incipit del racconto. La citazione che avrebbe dovuto spiegare il non detto: una ridondanza intellettuale.
Perché l’ascolto di chi hai davanti ti suggerirà altro. Darà un nuovo senso.
Chi lo sa. Io so che sono grato, perché ho raccontato.
E c’era qualcuno ad ascoltare: volti curiosi, attenti.
Anagraficamente figli. Di fatto GENitori: quelli che ti generano (con l’ascolto).
Forse, il senso (della propria vita) è nell’ascolto.

Giovanni Vecchio

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1 commento

  1. Molto bello tutto lo scritto: l’uminoso, profondo, vitale , che ci aiuta a vivere il carisma dell’unita, dell’amore reciproco, della fraternità,…..che apre a un futuro meraviglioso….GRAZIE DI CUORE

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