Cambiare le regole del gioco è possibile

Una “iniezione di ottimismo e di speranza” cosí è stata definita l’intensa giornata vissuta a Valdocco (Torino) sabato 25 novembre.  Era incentrata su “Persone e imprese al servizio del bene comune”. Promossa dall’AIPEC, (l’Associazione italiana imprenditori per un’economia di comunione), ha visto la partecipazione di numerosi protagonisti del mondo economico, finanziario e sociale italiano.  “Abbiamo toccato con mano non esperienze di nicchia, ma un germe che puó contaminare tutto il mercato e lo sta giá facendo”.

Sono i giovani, ‘i nuovi poveri”, vittime delle attuali dinamiche del mercato, numerosi  nell’Auditorium salesiano gremito da oltre 600 persone da tutta Italia che, nel loro articolato manifesto conclusivo, hanno espresso il sentire comune. Ben motivato. Sul palco sono state presentate non solo idee innovative, ma innumerevoli fatti che hanno rivelato quale energia generativa si produce dal capovolgimento dei parametri economici dominanti. I primi a dare il loro saluto: la sindaca di Torino, Chiara Appendino che ha evidenziato la preziositá di questa iniziativa nell’attuale momento di crisi e il primo cittadino di Bra, Bruna Sibille che ha auspicato uma prossima iniziativa dove a Persone e imprese al servizio del bene comune, si aggiungano anche le istituzioni.

Chiara Lubich (in video), con un messaggio di grande attualitá,  aveva richiamato il grave ‘prodotto’ del crescente divario tra Paesi ricchi e poveri provocato dall’attuale sistema economico: l’odio e la vendetta causa prima del terrorismo. “Ma, aveva aggiunto, i beni non si muovono, se non si muovono i cuori”. E indicava la fraternitá, “come la radice da piantare in tutti i popoli”. 

L’economista Stefano Zamagni (in video) aveva presentato l’emergente ”economia civile” come antidoto ad una economia individualista,  conflittuale e “predatoria”. Economia che, come aveva evidenziato il prof. Luigino  Bruni “crea solitudine e poi offre merci per colmarla”, produce “ludopatia” con  l’azzardo, alimenta la crisi ambientale, la violenza con il redditizio traffico di armi. Mentre l’”economia di comunione” (EdC) valorizza il capitale umano “come prima ricchezza”, la generositá del dare come “fonte di generativitá”,  “ha nei poveri la parte fondativa”.

Passiamo ai fatti:  il semplice gesto di condivisione del progetto di un nuovo impianto, – come racconta l’imprenditore Alberto Ferrucci, tra i pionieri dell’EdC –  viene ricambiato con altre conoscenze che, applicate con successo alla raffineria in cui lavorava,  ha  portato ad un importante avanzamento di carriera. Con un vantaggio non solo personale, ma dell’azienda stessa di 1.000 dipendenti in crisi: è ancora la condivisione con i dipendenti di informazioni sulla precaria situazione aziendale – sino ad allora riservate al Consiglio di amministrazione – che, con la loro collaborazione si aprono nuove prospettive e nuovo sviluppo. Per l’entrata in circolo dei beni piú determinanti, i cosiddetti “beni relazionali”.

Uno stile incoraggiato anche da Papa Francesco tanto da orientare trattative ad alto livello sul nuovo accordo siglato tra sindacati e Federmeccanica sull’attuale problematica evoluzione industriale provocata dalle nuove tecnologie. “Si sono ‘capovolte le regole del gioco”, come ha raccontato l’allora presidente di Federmeccanica Fabio Storchi: “si è  passati dalla conflittualitá tra imprenditori e lavoratori, a un nuovo approccio di collaborazione e partecipazione dei dipendenti alle scelte dell’impresa e ai risultati conseguiti. Col riconoscimento che l’impresa è un bene di interesse comune”.

Impossibile citare tutti gli interventi, accomunati dai valori della condivisione, inclusione, partecipazione. Possiamo elencarne solo alcuni: dal Polo imprenditoriale di EdC “Lionello Bonfanti” sostenuto da un azionariato popolare diffuso, ai 6 consorzi e trentatré cooperative del Gruppo Tassano con l’inserimento dei piú fragili e alle aziende innovative nel settore ambientale e agricolo che offrono lavoro alle fasce piú deboli a cui si dedicano le Comunitá Papa Giovanni XXIII e il Sermig. E ancora: dal progetto “Fare sistema oltre l’accoglienza” dei migranti, a quello di solidarietá per la ripresa delle imprese delle zone terremotate (Re-impresa), che vede assieme l’Aipec e la Ong Amu (Azione per un mondo unito), operante da decenni a livello Internazionale nel segno della fraternitá, ai 14 progetti internazionali di iniziative imprenditoriali innovative, dall’Italia all’Africa, ancora ispirati dall’EdC. Di rilievo il progetto imprenditoriale Michele Ferrero che opera anche in paesi africani valorizzando materie prime e manodopera locali per favorirne lo sviluppo e la trasformazione da scarto in produttività e nuovi posti di lavoro dell’Eco-pesce.

Ma si è parlato anche di finanza sostenibile, di banca etica, di formazione all’economia civile e di comunione, con attori di primo piano, ciascuno con una storia di scelte coraggiose e feconde in netta controtendenza. 

Valori tutti accolti in pieno daí giovani che nel loro manifesto lanciano due proposte a livello político: elaborare “una nuova metrica della qualitá” che superi il criterio di misurazione del Pil,  colmi le lacune dei nuovi indicatori di benessere equo e sostenibile e  entri nella legge di stabilitá; trovare spazi comuni di progettazione tra studenti, docenti, imprenditori, per focalizzare il valore educativo dei principi oggi respirati”, per proporre un miglioramento della legge che ha reso obbligatoria l’alternanza  scuola-lavoro. 

Un panorama quello presentato a Valdocco, in chiara sintonia con il messaggio del Papa ascoltato in apertura, che al recente incontro con imprenditori, giovani e studiosi dell’EdC, aveva concluso invitando a continuare a “dire no ad una economia che uccide e sí a una economia che fa vivere perché condivide e include i poveri, usa i profitti per creare comunione”.

Carla Cotignoli

Foto tratte dal sito www.aipec.it

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Comunicato stampa finale

Rivedi lo streaming:

https://youtu.be/eLY-kxlF9ZU