Inaugurazione della scuola “Chiara Lubich” a Pesaro

Sabato 20 maggio, mattina presto, Pesaro. Pioggia a tratti torrenziale. Le insegnanti della scuola elementare di Largo Baccelli, per nulla allarmate, sono all’opera per rifinire i preparativi della festa di intitolazione della loro scuola a Chiara Lubich che avverrà da lì a poco.

20 maggio, h 10:30: il giardino addobbato a tema con le facce del dado della pace è gremito di gente. Ci sono tutti: c’è il vicario del Vescovo, don Stefano Brizi. C’è l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Ricci, dall’assessore Ceccarelli, l’assessore Bertolucci, il presidente della Circoscrizione Schiaratuta. Ci sono i parroci delle chiese limitrofe tra cui don Guido che questa scuola, restata per più di 40 anni senza nome, l’ha vista nascere. Ci sono i cittadini del quartiere e i parrocchiani.

Significativa è la presenza di persone di confessioni cristiane non cattoliche, ma ancora di più lo è, per una scuola multietnica e multiculturale quella della comunità musulmana. Ci sono ovviamente la preside Anna Scimone, gli allievi e i loro genitori. E c’è anche una nutrita rappresentanza della comunità locale del Movimento dei Focolari, a cui si sono aggiunti focolarini provenienti da altre diverse parti d’Italia e che hanno voluto leggere il messaggio della presidente Maria Voce, che ha voluto esprimere la sua gratitudine per aver scelto Chiara quale “pattern di riferimento didattico e come paradigma morale e sociale”, utilizzando le stesse parole scelte dalla preside nella sua lettera di annuncio e invito ricevuta dal Centro Chiara Lubich. Aggiungendo la sua personale speranza, che “la scuola Chiara Lubich possa davvero vivere e trasmettere gli alti ideali di fraternità universale per cui Chiara ha vissuto.

La fraternità che diventa strumento pedagogico è, come ha spiegato il prof. Milan, ordinario di pedagogia interculturale a Padova, un’intuizione avuta da Chiara Lubich a Washington, in occasione del conferimento della laura honoris causa in pedagogia. In quella occasione aveva intravisto la scuola come “luogo fondamentale per la costruzione di un mondo unito”.

La scelta di intitolare la scuola a Chiara Lubich è il frutto di un percorso condiviso e poi maturato attorno ad uno stile inclusivo e ad una didattica e pedagogia rinnovate, dove lo studente è al centro, che ha trovato l’approvazione dalla Commissione scuola del Consiglio Comunale prima e della giunta poi. Il terreno era pronto, perché in questi ultimi anni le maestre della scuola avevano aderito al progetto “Coloriamo le città per un mondo unito”, promosso da Verso un Mondo Unito (onlus),  Movimento Ragazzi per l’Unità e AMU – Movimento Umanità Nuova, espressioni nel sociale del Movimento dei Focolari, che aveva come presupposto e fondamento delle attività previste, la “Regola d’oro”, comune a tutte le culture, ”Fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, principio e condizione indispensabile per ogni educazione. La reciprocità, le relazioni di pace, e la “cultura del Dare” sono divenuti così punti fermi per tutti a Largo Baccelli.

Per rendere accogliente la scuola il giorno dell’inaugurazione, gli insegnanti si erano dati da fare già a partire dai mesi scorsi, sacrificando le loro vacanze di Pasqua per ristrutturare la recinzione e spendendosi per rimettere a posto la facciata. Un contributo concreto è arrivato anche dalla comunità dei Focolari, che ha organizzato una cena di raccolta fondi con i quali sono state acquistate le lettere dell’insegna. Quello intorno alla scuola è stato un lavoro di squadra, reso possibile dall’aiuto di tutti: oltre al loro, infatti, la scuola ha ricevuto anche l’aiuto del Comune, che ha offerto il mezzo per tinteggiare, e della Circoscrizione che ha procurato la pittura. L’assessore al dialogo del Comune ha voluto offrire il suo contributo per la stampa delle locandine e la foto di Chiara Lubich ora affissa nell’atrio. E la scuola ha pensato al resto.   

Anche il tempo atmosferico ha voluto dare il suo piccolo contributo, concedendo, almeno nel momento della scopertura e del lancio dei palloncini, una tregua dalla pioggia incessante.


Video di Tanino Zacchia

I sentimenti più palpabili, alla fine della mattinata, erano due. Innanzitutto la gratitudine della comunità dei Focolari, che ha sottolineato come “nella cerimonia d’intitolazione e nel lavoro che ha preceduta l’evento, sia emersa tutta la spiritualità di Chiara, che guarda ad ogni persona quale elemento essenziale della comunità, che riconoscere l’altissima dignità del Tu, che accoglie le diversità, che accetta le difficoltà e le ritiene un trampolino di lancio per costruire nella relazione reciproca tra tutti un nuovo tipo di società. (..) Proprio nella scuola può crescere e svilupparsi questo tipo di ‘cultura nuova’, quella che Chiara chiama l’Arte di amare, condensata nel dado della pace esposto durante la festa: amare tutti, amare per primi, amare come sé, amarsi a vicenda, perdonare l’altro, ascoltare l’altro”.

Ed insieme uno squarcio aperto sulla speranza: in un periodo dove spesso rimbalzano alle cronache le notizie di attentati, di violenze, le parole lasciate dai bambini della scuola a margine dell’inaugurazione testimoniano come la tensione alla pace deve cominciare attraverso quanto si vive e si condivide tra i banchi di scuola. Come racconta Giulia: “Noi vogliamo la pace e vogliamo che tutti stiano bene. Conoscendo Chiara Lubich e il suo ideale del mondo unito che ha raggiunto tutti i popoli del mondo, abbiamo capito che la pace è possibile e noi, anche se ancora molto giovani, vogliamo contribuire a costruirla sin da ora, a partire dalla nostra famiglia, dalla nostra scuola per raggiungere l’obiettivo del mondo unito“.