Ispica, una città fraterna. La marcia per la pace unisce la città

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L’8 gennaio scorso si è svolta un’iniziativa organizzata dalle associazioni e dai movimenti ecclesiali, riuniti nella Commissione delle aggregazioni laicali. Vi hanno partecipato anche i membri della comunità islamica Assalem, i giovani migranti ospiti del centro Sprar (centro di accoglienza per richiedenti asilo) e l’amministrazione comunale. E’ un momento pubblico, di testimonianza nella città, ma è anche, e soprattutto, occasione per costruire dialogo autentico e rapporti nuovi tra tutti gli organizzatori, tra i vari gruppi cattolici ed i musulmani.

La sera dell’8 gennaio, un grande striscione con la scritta “pace”, in diverse lingue, precede il corteo. Rosacarmen Lorefice, coordinatrice della Commissione, ha introdotto il tema: “Ci ritroviamo per manifestare “il nostro desiderio e il nostro impegno di una convivenza pacifica tra gli uomini. La pace sembra una utopia, una illusione: tanti popoli e tanti cittadini nel mondo ancora non godono della pace, della giustizia, di una terra sicura in cui abitare e di un adeguato sviluppo sostenibile.

Desideriamo unire le nostre forze per reinventare la pace che, nello spirito della Carta delle Nazioni Unite. Desideriamo concorrere alla missione di supportare i popoli “nel comprendersi vicendevolmente”.

Tutto questo ha un risvolto concreto, anche nella cittadina: “Desideriamo promuovere la vita della città come spazio di valori di una umanità nuova, nella quale la persona umana è chiamata oggi a essere “uomo/donna-mondo”, “persona-planetaria”.

Anche i musulmani hanno offerto la loro riflessione: Lo ha fatto la giovane Amal, dell’associazione Assalem, collegata alla comunità islamica:

“In nome di Allah il compassionevole ed il misericordioso.

La pace è la cosa più importante del mondo. Spesso provo a capire come mai ancora ai nostri giorni ci sono certe guerre, ma non sempre ci riesco perché alcune guerre hanno motivazioni che per me sono incomprensibili e soprattutto durano così a lungo che forse i veri motivi sono stati dimenticati.

Credo che noi siamo un Paese che vive in pace e dovremmo aiutare tutti quelli che hanno il diritto di vivere lontano dalle guerre.

Le differenze reali oggi non sono tra le razze o religioni, ma tra coloro che abbracciano la pace e coloro che vogliono distruggerla, tra chi guarda al futuro e chi si aggrappa ancora al passato, tra coloro che usano le armi e le persone che sono determinate a ripudiarle ….

La pace è la cosa fondamentale in assoluto e dobbiamo preservarla e mantenerla non solo per noi stessi ma anche per le future generazioni, per un mondo migliore.”

La marcia ha attraversato la città e si è conclusa davanti al municipio, Palazzo Bruno di Belmonte Lì, il sindaco, Pierenzo Muraglie, ha rivolto a tutti alcuni pensieri sulla pace: “Non esiste una guerra santa … Solo la pace è giusta e santa …. e la sua costruzione passa attraverso di noi, attori protagonisti nel dialogo tra popoli e culture diverse”. In piazza, il sacerdote, don Salvo Bella, assistente delle aggregazioni laicali, ha elevato una preghiera. Ed ha concluso: “Apri il cuore degli uomini al dialogo e sostieni l’impegno degli operatori di pace, perché sul ricorso alle armi prevalga il negoziato;effondi sui governanti di tutte le nazioni lo Spirito dell’unità e della concordia, dell’amore e della pace, perché risuonino in tutta la terra canti di fraternità e di pace”.

Anche i bambini hanno detto il loro desiderio di pace, lasciando l’impronta della mano su dei pannelli situati nella piazza.

Poi i presenti hanno ribadito il loro impegno a vivere per la pace, attraverso “l’arte del vivere insieme”: dieci punti che testimoniano pubblicamente il loro impegno nella città. Eccone alcuni:

Vogliamo impegnarci a dialogare con tutti, di qualsiasi nazionalità, etnia o religione, senza paura e senza diffidenza.
Fare il primo passo verso l’altro in modo disinteressato senza aspettarci nulla.
Formarci e formare le giovani generazioni all’arte del vivere insieme nelle scuole, nelle parrocchie e nelle comunità, e in tutti i luoghi di aggregazione civile, sociale e culturale.
Favorire occasioni di incontro e di conoscenza reciproca tra persone di origini e culture diverse.
Lavorare insieme affinché le città, con la partecipazione di tutti, divengano luoghi di solidarietà e di accoglienza per tutti, soprattutto per chi sta vivendo un disagio o è solo
L’ultimo atto è affidato ai ragazzi ospiti dello Sprar: i giovani migranti, arrivati in Italia spesso per sfuggire dalle guerre, alzano solennemente una grande bandiera della Pace. Sul suolo della piazza viene realizzata una grande colomba artisticamente scolpita.

Alla fine, un tunisino è andato al microfono, ringraziando Ispica per la sua accoglienza, che lui ha sperimentato in tutti questi anni in cui è vissuto nella città.

Anche questo, un segno di pace: una pace costruita ogni giorno, attraverso i comportamenti quotidiani. Nasce una città accogliente e solidale. Una città fraterna”.

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