Condividere è una via all’unità

A Castel Gandolfo il primo incontro nazionale delle e dei volontari d’Italia

Sono 1850, arrivano da tutta l’Italia, con una piccola rappresentanza dall’Albania, e popolano ogni angolo del Centro Mariapoli di Castel Gandolfo.

Sono le e i volontari del Movimento dei Focolari (http://www.focolare.org/movimento-dei-focolari/scelte-e-impegno/volontari/), donne e uomini particolarmente impegnati a rinnovare ogni ambito del sociale. Ci sono quelli della prima ora, tanti, e quelli più giovani, numerosi anche loro. E’ la prima volta di un congresso nazionale che vede insieme comunqueimg_3752 solo una rappresentanza dei 7 mila (tra volontarie e volontari) presenti in Italia.

Inutile dirlo, in apertura, insieme a tanta gioia c’è anche una buona dose di emozione. “Condividere – Una via per l’unità”, il titolo del congresso, racchiude in sè un desiderio forte: leggere insieme il vissuto che si ispira al carisma dell’unità ed estrapolare buone prassi per indicare una via d’impegno per l’Italia.

img_3756E il pannello che campeggia all’ingresso del Centro Mariapoli esprime proprio lo sfondo su cui si situano i tre giorni del congresso. La frase è di Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari: «Ma, se dovevamo essere pronte a dare la vita l’una per l’altra, era logico che, intanto, occorreva rispondere alle mille esigenze che l’amore fraterno richiedeva: occorreva condividere le gioie, i dolori, i pochi beni, le proprie esperienze spirituali. Ci siamo sforzate di fare così perché fosse vivo tra noi, prima d’ogni altra cosa, l’amore reciproco».

Come dicono in apertura Franca Fiore e Manuel Comazzi, introducendo i lavori, ci si è mossi fra il coraggio di rischiare e la paura di osare, rimanere ormeggiati in un porto sicuro o prendere il largo. La decisione è evidente: uscire dalla zona comfort e mettersi in gioco. Perché un grande ideale, quello dell’unità, e le tante significative esperienze in grado di incidere sulla società fino a trasformarla, non possono essere tenuti nel cassetto.

Maria Voce, la presidente dei Focolari, si rende presente con un caloroso messaggio in cui parla, tra l’altro, di gioia nel vedere persone pronte «a testimoniare il carisma nelle sue espressioni più concrete» e augura di «guardare ogni particolare» con gli occhi di Maria Assunta.

Ad aiutare i presenti in un lavoro di riflessione spirituale e culturale intervengono Pasquale Ferrara, ambasciatore d’Italia in Algeria, e Gennaro Iorio, sociologo all’Università degli studi di Salerno.

img_3758L’unità dei popoli come orizzonte dell’agire quotidiano, con un impegno che parte dalla città e attinge radici in una dimensione “altra” è quanto emerge dall’intervento di Ferrara. Tre i testi di riferimento – tutti della Lubich – che cita: una sorta di “magna charta” particolarmente adatta ai volontari. Una città non basta, perché «l’ideale della nostra generazione è l’unità di tutti i popoli»; Ho un solo sposo sulla terra, perché per portare il Cielo nel mondo bisogna amare l’umanità che soffre; La resurrezione di Roma, testo nel quale la Lubich invitava a far sì che Gesù venisse «risuscitato nella Città eterna ed immesso dovunque. È la Vita e la Vita completa». E spiegava quanto questo atteggiamento non fosse «solo un fatto religioso», ma portasse ad avere lo stesso «occhio di Dio sull’umanità (…) Allora tutto si rivoluziona: politica ed arte, scuola e religione, vita privata e divertimento». «I volontari in Italia – conclude Ferrara – sono chiamati a intercettare le grandi questioni e, stando nel mondo “uomo accanto a uomo”, fare del Paese un laboratorio di unità».

“Condivisione o appropriazione. Verso un nuovo paradigma socio economico”, recita il titolo della relazione del sociologo Iorio, che inizia condividendo con la sala alcune domande: «È ancora attuale l’Ideale dell’Unità? Il testamento di Gesù ha un senso in quest’epoca segnata dalla frammentazione? O costituisce un nuovo tentativo di fuga dal mondo? O un pio desiderio che ha la funzione di confortare persone disorientate dal vortice del cambiamento? I volontari di Dio, propiziati da un fatto storico, dall’invasione dei carri armati russi in Ungheria, per fermare l’ondata dell’ateismo militante, hanno ancora un senso nel tempo che viviamo?». Domande importanti, che suscitano risposte articolate.

In maniera sintetica, Iorio ripercorre il percorso delle tre rivoluzioni (le prime due industriali, la terza tecnologica) che hanno inciso profondamente sul cammino dell’umanità, evidenziando che si sono verificate perché c’è stata una doppia esplosione: di energia e di informazione. Quanto sta avvenendo con l’innovazione tecnologica in atto offre una maggiore possibilità di dare attuazione al paradigma della condivisione che è collaborativo, aperto, trasparente, paritario e democratico.

A supporto della condivisione anche alcuni studi sociologici secondo i quali quando la ricchezza va oltre circa 20 mila dollari procapite la felicità decresce, mentre ciò che più si desidera è l’inclusione, cioè essere amati, appartenere.

«È il tempo della nostra responsabilità oggi – conclude Iorio -: il carisma dell’unità, che porta a condividere, ci mette nel cuore del tempo».

Il pomeriggio è dedicato a 150 gruppi di lavoro per ambiti e in serata si svolge una tavola rotonda dal titolo “Condividere: realtà, utopia, futuro”. Ne parleremo su un prossimo articolo

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Foto di Enzo Parenza